No Tav, l’8 dicembre manifestiamo contro il nulla

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No Tav, l’8 dicembre manifestiamo contro il nulla

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Ambientalista e avvocato

Ho partecipato a tante manifestazioni No Tav, ma non ricordo l’ultima. In effetti sono alcuni anni che non sono della partita, ma non perché non ci creda più, tutt’altro. Solo perché sto troppo male a vedere la montagna stuprata da un macchinario infernale indegnamente definito “talpa”. Per cosa poi? Per il nulla. Nulla che giustifichi l’opera. Per un’opera che non esiste.

Come diceva il collettivo Wu Ming: “Le grandi opere servono solo a chi le costruisce, l’importante è far girare avanti e indietro i camion del movimento terra e far girare le betoniere, come spiedi su un fuoco spento. Farle girare a ogni costo. Tanto, mentre i profitti sono privati, le perdite le paghiamo tutti. Un capitalismo morto-che-cammina, con la carne che si disfa, simile a fanghiglia, e un tanfo di marciume che si sente da lontano, ma tutti lo respirano facendo gli gnorri”.

Torino, donne No Tav in piazza. La sindaca di San Didero: “Italia cade a pezzi. Operazione devastante”

Un nulla ma ben militarizzato. Un nulla che ha compattato la sinistra e la destra in questi decenni. Un nulla che ha visto i mass media lodare l’opera che toglierà Torino dall’isolamento, che porterà benessere, che farà aumentare il Pil, che blablabla. Un nulla che ha smascherato il vero volto di tanti, troppi giornalisti che all’epoca del Movimento avremmo definito “servi del potere”. Quel nulla conclamato delle madamin paladine Sì Tav, con la loro frase esemplare: “posso assolutamente dire che non siamo, né io né le altre organizzatrici, competenti per poter entrare nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell’opera”. Un nulla però enorme, ricco e potente, un Golia contro cui in questi anni ha combattuto Davide: alcune migliaia di persone della Valle e non, che proprio non ci stanno a veder realizzata una minima parte di quel corridoio 5 che non esiste. Esattamente come il nulla.

nulla

Sabato ci sarò anch’io in piazza, a manifestare contro il nulla. So già che incontrerò tante facce note, un po’ invecchiate, e molte facce nuove. Alcuni che non erano neppure ancora nati quando già si parlava del nulla. Tutti contro il nulla. Come se si fosse dentro La storia infinita, convinti che la vicenda finisca bene come finisce lì.

La manifestazione No Tav di Torino in diretta

08 dicembre 2018

L’8 dicembre i cortei sono partiti da piazza Statuto alle 14: «Siamo 70 mila». Ci sono anche i gilet gialli. Il questore: «Sarà un evento pacifico». In molti hanno chiesto al M5s di mantenere le promesse elettorali. Contestato il vicesindaco della città.

Un mese dopo la piazza Sì Tav, è toccato a chi si oppone alla Torino-Lione far sentire la propria voce contro «una narrazione fasulla e falsata». Dell’opera, considerata un «inutile sperpero di risorse» e un «danno per l’ambiente», ma anche di una idea di futuro diverso, per loro «più che mai attuale». I cortei sono partiti da piazza Statuto alle 14. In una nota, il movimento ha fatto sapere che erano circa 70 mila i manifestanti che hanno marciato lungo le vie del capoluogo piemontese scandendo slogan sino all’arrivo in piazza Castello dove gli organizzatori hanno tenuto un comizio come avvenuto alcune settimane prima per la manifestazione di chi l’alta velocità la voleva. Ad aprire il corteo contro la Torino-Lione sono state le donne con uno striscione in mano che recitava: «C’eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav». Dietro la testa del corteo una folta delegazione di sindaci in fascia tricolore. Anche il vicesindatoco di Torino Guido Montanari contestato da una decina di anarchici che lo hanno accusato di star svendendo la lotta No Tav. Brevi momenti di tensioni risolti subito dall’intervento sia degli addetti alla sicurezza che di altri manifestanti. Ma non sono mancari anche altri slogan e frecciatine contro il Movimento 5 stelle a cui è stato chiesto di rispettare quando in campagna elettolare sull’alta velocità.

Tra i partecipanti alla manifestazione anche le donne No Tav, gli studenti, i rappresentanti di numerosi comitati contro le grandi opere. Non mancava nemmeno Erri De Luca, il 68enne scrittore che è tra i personaggi più noti della battaglia contro la Torino-Lione in Val di Susa. Tra i gruppi più folcloristici le ‘Partigiane della terra e del futuro”, come recita il loro striscione. Tutte con un cappello di carta, di colore azzurro, con la scritto «Meglio montagnina che madamin». «Il vostro progresso è nato vecchio, il futuro è nostro», si legge in un altro striscione ancora con il treno crociato, simbolo del movimento No Tav. Proprio nella notte prima dell’evento, è ricomparsa, sulle pendici del monte Musinè, all’imbocco della Valle di Susa, la scritta «Tav=mafia» che, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, qualcuno, probabilmente riconducibile al movimento Sì Tav, aveva parzialmente rimosso. Lo slogan, visibile a chilometri di distanza da chi attraversa la bassa valle, era stato realizzato con grandi teli bianchi. «Era già capitato in passato che qualcuno la rimuovesse», avevano commentato, negli scorsi giorni, alcuni attivisti, «questa volta si tratta evidentemente di una provocazione in vista del corteo dell’8 dicembre».

ALBERTO PERINO ATTACCA IL M5S

Sul palco a lanciare un appello dal sapore di monito al M5s è stato Alberto Perino, storico leader del Movimento che si oppone alla Torino-Lione. «Chiediamo che tutto questo abbia fine, lo chiediamo con forza a Di Maio e al partito che rappresenta. Lo chiediamo perché l’avevano scritto nel loro programma», ha spiegato. Per poi aggiunger: «Ci rendiamo conto che non sono soli al governo ma gli chiediamo di resistere e portare a casa quello che hanno promesso. Non accettiamo nessun tunnel». Parole analoghe sono arrivate da un’altra figura importante dei No Tav, Lele Rizzo del centro sociale Askatasuna: «Ci hanno lanciato la sfida e abbiamo vinto. In questa piazza vedo tanta normalità, ci sono moltissimi giovani e nessuno di chi ha manifestato oggi è stato precettato. Ci fanno passare per retrogradi – ha aggiunto – ma noi abbiamo la vera idea di futuro. Siamo motivati non da interessi personali, ma da un linguaggio di chi pensa per la collettività».

L’ASSESSORE UNIA: «NON CI INTERESSANO I CONFRONTI»

Alla manifestazione, oltre ai movimenti storici No Tav e i centri sociali come Askatasuna, sono presenti diverse delegazioni: da quella Fiom-Cgil con la segretaria generale Francesca Re David, fino ai Verdi, che il 7 dicembre hanno fatto sapere di aderire all’appello No Tav, passando per la Federazione anarchica italiana e un gruppo rappresentativo di gilet gialli francesiAnche tutto il gruppo consiliare del M5s Torino ha garantito la sua partecipazione in piazza. «Il confronto fra le piazze ci interessa poco. Tutti gli anni l’8 dicembre si fa una manifestazione, oggi si voleva dare un segnale più forte quindi la valle è scesa a Torino», ha detto all’inizio dei cortei, l’assessore comunale all’Ambiente Alberto Unia. «Siamo scesi in piazza perché siamo assolutamente No Tav», ha sottolienato, «come è scritto anche nel nostro programma elettorale, quindi era giusto farlo». Quanto all’analisi costi benefici sull’opera, Unia ritiene che “non darà esito positivo per la realizzazione. In questo momento – aggiunge – nel nostro Paese c’è bisogno di usare le risorse dello Stato per altro. Le ricadute dell’opera si riversano solo su un certo gruppo di poche persone, per i cittadini non portano sviluppo. È ora di pensare più al presente meno al futuro a cui si potrà pensare quando i cittadini staranno meglio”.

PRESENTE ANCHE UN DRAPPELLO DI GILET GIALLI FRANCESI

A sfilare coi No Tav anche una rappresentanza francese. C’è Gilles Margueron, sindaco del comune francese di Villarodin Bourget, che sfila con la fascia tricolore insieme a numerosi primi cittadini e amministratori italiani. «Siamo qui per dimostrare che anche in Francia e non solo in Italia si protesta contro il Tav», ha dichiarato, per poi aggiungere: «In Francia poche persone sanno quello che può succedere, non c’è informazione si dice sempre che il tunnel in Italia è partito e non è vero, così come da noi. Per ora ci sono solo i soldi dell’Europa per le discenderie non per l’opera. Un’opera non utile e quei soldi potrebbero essere spesi per cose più utili». Al corteo partecipa anche un gruppetto di una quindicina di gilet jaunedalla Valle francese della Maurienne. «Questo progetto», ha detto Jeanluc di Montricher Albanne, «è uno spreco di soldi che potrebbero essere spesi diversamente. E la vecchia Torino-Lione potrebbe benissimo essere adattata se solo si volessero investire delle risorse. Intanto, a Villarodin, dove si stanno scavando i 9 chilometri dell’ultima galleria preparatoria, gli abitanti non hanno più l’acqua».

IL QUESTORE MESSINA: «MANIFESTAZIONE PACIFICA»

Il questore della città, Francesco Messina, ha rassicurato circa la civiltà dei cortei che saranno impegnati nell’eventi. «C’è stata un’interlocuzione eccellente», ha spiegato, «con gli organizzatori e non ci sono segnali di preoccupazione». Poi ha continuato: «Torino è abituata a queste importanti manifestazioni. Noi garantiremo la libertà di manifestare il pensiero e, in accordo con gli organizzatori, cercheremo di evitare fastidi alla città, secondo la dottrina della questura da un anno a questa parte».

LE MADAMIN DEI SÌ TAV: «RISPETTIAMO LE OPINIONI ALTRUI»

«Ci sono momenti per scendere in campo e momenti per riflettere. Oggi lasciamo che siano altri a contarsi in piazza». Così le ‘madamin‘ promotrici della manifestazione sì Tav dello scorso 10 novembre. «Nel giorno delle manifestazioni di Roma e di Torino, da parte di persone con idee diverse dalle nostre, ribadiamo il nostro rispetto per le opinioni altrui», hanno scritto su Facebook, «e per le istituzioni democratiche che ne consentono l’espressione». Le sette donne preferiscono concentrarsi sul manifesto dei Sì: «Proviamo a rileggere attentamente e con occhio critico i suoi punti chiedendoci quali contenuti concreti vorremmo aggregare intorno a ciascuno di essi», è il loro invito, «proviamo a chiederci quali di questi punti sono più importanti per la comunità in cui ciascuno di noi è inserito e come potremmo discuterne all’interno della comunità stessa. Su questa base, grazie ai volontari che hanno risposto al nostro questionario (li stiamo lentamente contattando uno ad uno), potremo creare dei tavoli veri di discussione in cui ritrovarsi, né troppi né troppo pochi, per dialogare in modo civile e costruttivo. Abbiamo cominciato dalle scuole, ma con il vostro aiuto vogliamo coinvolgere altre comunità di cittadini a Torino e nella regione intorno a noi».

No Tav, il corteo a Torino: “M5s faccia quanto ha promesso”. Organizzatori: “Siamo 70mila”. Sindaca: “Opera del passato”

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CRONACA

Da piazza Statuto a piazza Castello: sotto la mole sfila la marcia che è anche una risposta alla manifestazione del sì di un mese fa. Secondo La Presse i manifestanti sono circa 50mila, per la questura non più di 20mila. Appendino su Fb: “Futuro disegnato su un modello di sviluppo alternativo, sostenibile e collettivo è possibile”. Toninelli: “Analisi costi benefici rende più consapevole e informata la discussione pubblica”

Un mese dopo la piazza del sì, la Tav torna a riempire le strade diTorino. Da piazza Statuto è partito il corteo del fronte del No che poi è confluito in piazza Castello. “C’eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav”, è lo striscione che ha aperto la manifestazione contro la Torino-Lione. “Mentre la coda non è ancora partita, possiamo già dire che siamo 70mila e faremo i conti alla fine. Una marea No Tav”, scrivono gli organizzatori. I manifestanti sono invece circa 50mila secondo La Presse, mentre per la questura sarebbero non più di 20mila. All’iniziativa organizzata dai favorevoli all’Alta velocità il 10 novembre gli organizzatori avevano parlato di circa 30mila presenti, mentre per la questura erano 25mila.

Perino: “M5s faccia quello che ha promesso” – “Chiediamo che tutto questo abbia fine, lo chiediamo con forza al M5S perché l’avevano scritto nel loro programma“. È l’appello lanciato dal palco della manifestazione No Tav di Torino da Alberto Perino, leader storico del Movimento. “Ci rendiamo conto – ha detto – che non sono soli al governo ma gli chiediamo di resistere e portare a casa quello che hanno promesso“. “La Tav si può solo non fare o ci troverete tutti davanti alle vostre ruspe– aggiunge – ci interessa fermare questo spreco assurdo e idiota che non possiamo permetterci”. “Hanno voluto fare l’analisi costi benefici, se è fatta in modo serio non potrà che dare un solo risultato: l’opera economicamente è insostenibile, inutile e devastante per l’ambiente”, ha concluso Perino.

Il messaggio della sindaca Appendino – Alla manifestazione No Tav di oggi pomeriggio c’erano “persone che vogliono ribadire che un futuro disegnato su un modello di sviluppo alternativo, sostenibile e collettivo è possibile. E che non può essere rappresentato dalla linea Torino-Lione“. La sindaca Chiara Appendino, su Facebook, definisce la Tav “una grande opera che rappresenta un modello di sviluppo del passato a fronte di un mondo che sta cambiando molto velocemente con prospettive inedite”. “Non ho mai esitato a ribadire la mia contrarietàall’opera – aggiunge – e la vicinanza a chi condivide queste istanze”. 

Airola (M5s): “Opera non si farà o tutti a casa” – “L’analisi costi benefici prima o poi arriverà e la Tav non si farà, lo stiamo dicendo chiaramente e credo stiano facendo un buon lavoro”, ha affermato, dal palco della manifestazione, il senatore M5S Alberto Airola: “L’opera – ha ribadito – non si farà mai. Sono sei mesi che stiamo lavorando. Ci sono differenze, ma ce la faremo”. Airola è “certo” che il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli “stia aspettando che arrivi il risultato definitivo dell’analisi. Uno studio – ha concluso – che confermerà che questa grande opera è inutilecome diciamo da sempre. Se così non fosse andremmo tutti a casa“.

Toninelli: “Piazza a favore di idea sostenibile di futuro” – Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli su facebook ha espresso “grande rispetto e considerazione per chi è sceso in piazza oggi a favore di una idea alternativa e sostenibile di futuro, di progresso”, ricordando che “l’analisi costi-benefici sul Tav Torino-Lione non serve solo ad ‘aiutare’ il decisore politico, ma anche a rendere più consapevole e informata questa sana discussione pubblica“. La capogruppo M5S al Consiglio comunale Valentina Sganga però sollecita “i ministri, i nostri ministri, a fermare subito l’opera” perché “settantamila persone vanno oltre gli esiti, più che scontati, che potrà produrre la stessa analisi costi/benefici. È una questione di giustizia, di civiltà e di democrazia: fermiamo subito il Tav”. Per la Sganga “oggi dovevamo essere 50mila amici, eravamo qualche migliaio in più e questa massa democratica non può soggiacere a nessun valore economico”.

Per il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli “gli oltre 70mila No Tav a Torino sono il segnale indiscutibile del fatto che siano in tanti a pensare che il progetto sia figlio di esigenze e visioni superate. Se è vero che la politica deve essere espressione di un popolo, non si può non prendere in seria considerazione la manifestazione di oggi. A chi strumentalizzò la manifestazione “Si Tav” etichettandola come protesta contro la sindaca Appendino arriva la risposta: le strade di Torino piene di persone e idee per il futuro. Avevano preso una bella cantonata”.

“Siamo in 100mila, grazie alle madamin” – Il leader No Tav Perino dal palco ha urlato “siamo in 100mila, ve ne rendete conto?”, mentre la testa del corteo con alle spalle una folta delegazione di sindaci in fascia tricolore entrava in piazza Castello. E poi le donne No Tav, gli studenti, i rappresentanti di numerosi comitati contro le grandi opere. “A sarà dura“, ha aggiunto Perino, scandendo lo storico slogan del movimento. La manifestazione “sta andando oltre le più rosee aspettative. Tanta gente No Tav che aveva perso la voglia e la grinta – ha continuato – si è sentita spronata dagli insulti delle madamin“. “Ci hanno lanciato la sfida e abbiamo vinto. In questa piazza vedo tanta normalità, ci sono moltissimi giovani e nessuno di chi ha manifestato oggi è stato precettato”, ha ribadito Lele Rizzo, leader del centro sociale Askatasuna.

Riuniti sotto la Mole anche vigili del fuoco, ambientalisti e centri sociali, la Fiom-Cgil, una delegazione di amministratori francesi e anche il Movimento 5 stelle, dopo l’ordine del giorno con cui il Comune di Torino ha chiesto al governo di fermare l’opera. “È una manifestazione che a spanne è da 100mila persone. Essere qui significa rappresentare una città e una maggioranza che ha votato un programma. La sindaca Appendino la pensa come me e io qui la rappresento”, ha detto il vicesindaco Guido Montanari mentre sfilava dietro lo striscione ‘Amministratori No Tav’ insieme a molti consiglieri.

I sì Tav: “È un flop, meno di 10mila persone” – Anche Montanari concorda dunque con la stima di Perino, mentre i detrattori, come Silvio Viale, esponente radicale di Più Europa, hanno commentato: “È un flop. Invece dei 70mila annunciati, sono meno di 10mila intruppati nei 400 metri tra piazza XVIII dicembre e piazza Statuto”. “Alla manifestazione No Tav stanno partecipando molte persone in meno rispetto a quella dei favorevoli al Tav. Insomma, tanto rumore per nulla“, ha detto anche il leader di Moderati Giacomo Portas, eletto alla Camera nel Pd.

No TAV – Comunicato Stampa 7 dicembre 2018 – La perdita dei fondi Europei e le responsabilità di TELT

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

7 dicembre 2018

www.presidioeuropa.net/blog/?p=17980

La perdita dei fondi Europei e le responsabilità di TELT

 La Commissione europea sta studiando un Piano B

In relazione all’attuale situazione “di messa in pausa” del progetto Torino-Lione da parte della Francia e dell’Italia, che potrebbe procurare alcuni ritardi, il portavoce della Commissione dr. Enrico Brivio ha affermato ieri a Bruxelles che “La Commissione Ue non può escludere di dover chiedere all’Italia di restituire i contributi CEF già sborsati se non possono essere ragionevolmente spesi in linea con le scadenze dell’accordo di finanziamento, in applicazione del principio ‘usare o perdere i fondi’ “.

Il Regolamento CEF non prevede di ripagare i contributi ricevuti e utilizzati da TELT, ma ovviamente, se vi sono fondi trasmessi a TELT come acconto di tesoreria, non vi sarebbe nessun problema ad applicare per tali acconti la clausola “use it or lose it”.

Sappiamo che TELT ha già accumulato un forte ritardo prima ancora che i ministri Toninelli e Borne decidessero congiuntamente il 3 dicembre una pausa di riflessione. Siamo pronti a ricevere da TELT il cronoprogramma che dimostra che tutti i fiondi promessi indicati nel Grant Agreement avrebbero potuto essere utilizzati entro il 31 dicembre 2019.

La Commissione tecnica Torino-Lione, che segue da vicino i lavori in corso, informa che i lavori banditi e non aggiudicati da parte di TELT, tutti relativi a lavori preliminari, ammontano ad un valore di 352 milioni di € cui aggiungere 19,5 milioni di € per la direzione lavori dal lato Italia. L’Unione Europea non ha titolo a richiedere fondi già spesi per altre opere, quali le discenderie e i tunnel geognostici già realizzati o, sul suolo francese, attualmente in corso.

I lavori in corso in Francia riguardano il tunnel geognostico (così è ufficialmente qualificato sul bilancio di TELT) che collega la discenderia di Saint Martin La Porte e La Praz il quale è giustificato dalla presenza di faglie da caratterizzare.

Il portavoce della Commissione europea ha informato i media che la Commissione europea, con riferimento agli sviluppi delle negoziazioni tra l’Italia e Francia sul futuro del progetto, sta già studiando il Piano B.

Il dr. Brivio ha infatti affermato che “A seconda degli sviluppi nelle prossime settimane, nella prima parte del prossimo anno potrebbero diventare necessari modifiche all’accordo di finanziamento per modificare l’ambito dei lavori e i suoi tempi”.

Come indicato nel GRANT AGREEMENT del 25 novembre 2015 i fondi europei concessi all’Italia e alla Francia per € 813,781 milioni devono essere utilizzati da TELT entro il 31 dicembre 2019. Comprendono attività geognostiche o accessorie (Fase 1) e fondi per lo scavo del tunnel di base (Fase 2).

Ma, per iniziare i lavori della Fase 2, occorre che l’Italia e la Francia dimostrino di aver stanziato tutti i fondi per completare lo scavo del tunnel (art. 16 dell’Accordo di Roma del 30 gennaio 2012).

Alcuni fondi della Fase 1 non potranno quindi essere utilizzati se i relativi lavori non saranno completati entro il 31 dicembre 2019, sulla base del principio dell’Unione europea “use it or lose it”. Più probabilmente la loro erogazione sarà rinviata, sempre che il progetto non sia nel frattempo annullato.

Ricordiamo che già nel 2013 LTF (ora TELT) era incorsa nello stesso infortunio, come illustrato in questo Rapporto.

È da ribadire tuttavia che in caso di annullamento del progetto, la UE non avrebbe alcun diritto a richiedere all’Italia o alla Francia la restituzione dei fondi già utilizzati.

Da mesi PresidioEuropa No TAV ha allertato l’opinione pubblica sui ritardi accumulati da TELT, argomentando la probabile difficoltà/incapacità di TELT a seguire i lavori previsti in questa fase.

Ma vi è anche un’altra ipotesi: TELT non è stata capace fino dall’inizio a comunicare alla Commissione europea una corretta programmazione delle varie fasi dei lavori.

TELT da settimane fa campagna di promozione per la Torino-Lione utilizzando il denaro pubblico che dovrebbe essere invece impiegato per costruirla.

TELT non dovrebbe fare propaganda ma solo condurre responsabilmente i lavori affidatigli dall’Italia e dalla Francia, rispettando i tempi che essa stessa ha previsto, e comunicare responsabilmente ogni difficoltà incontrata strada facendo.

Perché i servitori dello Stato italiano e francese che siedono nel Consiglio di Amministrazione di TELT, invece di dirottare denaro pubblico nella propaganda, non mettono subito a disposizione i dati di bilancio, insieme a tutta la documentazione che consenta all’opinione pubblica di giudicare il loro operato?

Stiamo parlando del cronoprogramma, degli stati di avanzamento dei lavori, dei consuntivi presentati alla Commissione europea per il rimborso, dei rimborsi ricevuti o respinti, delle gare di appalto assegnate, di quelle che TELT vorrebbe assegnare.

Pro Natura Piemonte: nuovo ritrovamento Uranio in Val Susa

https://www.tgvallesusa.it/2018/12/pro-natura-piemonte-nuovo-ritrovamento-uranio-in-val-susa/?fbclid=IwAR0540A307PPicmx1nW3dnuqNSqLcfCVyxZedzAMT_eI0ukRlKkXDcmysNo

Uranio in Val Susa, un nuovo ritrovamento. Mentre molti politici, madamine e Confindustria parlano di progresso, si confermano i pericoli per i cittadini.

COMUNICATO STAMPA

30 novembre 2018 Comunicato stampa Pro Natura Piemonte

Valle Susa: ritrovato nuovo giacimento di 

Nel corso di una indagine per verificare ed aggiornare i dati in merito ai pericoli per la salute connessi al progetto di scavo di un tunnel di base, il team di persone che nel novembre di 21 anni fa avevano ritrovato e segnalato le gallerie ed il giacimento di uranio di Venaus, hanno ritrovato anche il secondo importante giacimento della valle che risultava essere in comune di Salbertrand in località San Romano.

L’affioramento non fu scavato con gallerie geognostiche probabilmente per la sua vicinanza al paese da cui dista 1 chilometro ed è localizzato in un prato in cui, in una area piuttosto circoscritta, si misurano alti valori di radioattività, provenienti da rocce profonde uno o più metri rispetto al suolo ed, al momento attuale, irraggiungibili.

I valori registrati sono stati di circa 100 volte il fondo naturale, quest’ultimo misurato ad un centinaio di metri di distanza, sul fondovalle, presso la fontana comunale, Il giacimento è anche a meno di un chilometro a ovest del previsto cantiere della  Lione dove si porterà il materiale scavato per frantumarne una parte da mescolare al
cemento da utilizzare per la preparazione dei “conci” che serviranno a sostenere le volte del tunnel.

Il rimanente materiale di scavo sarà avviato ai luoghi di deposito. Inoltre il giacimento è solo a qualche decina di metri di differenza di quota. Questo conferma l’esattezza degli studi e delle prospezioni eseguite nel 1980 dall’Agip mineraria che aveva rilevato 19 “anomalie spettrometriche” nella parte italiana del Massiccio dell’Ambin in cui deve essere scavato il tunnel.

Due di esse sono i giacimenti di pechblenda di Venaus e Novalesa. LTF/TELT, la società che ha progettato la Torino Lione, non ha mai esplicitato come intende gestire il reperimento di materiali radioattivi, restando assolutamente nel generico su di un rischio che nel peggiore dei casi potrebbe impedire l’attraversamento di una parte del massiccio, mentre in una previsione più “ottimistica” potrebbe mettere in pericolo la salute degli abitanti ovunque siano trasportate o lavorate le rocce estratte.

Per la valutazione del rischio direttamente connesso allo scavo del tunnel di base occorre ricordare che LTF/TELT, relativamente alla galleria geognostica di Chiomonte, non ha mai spiegato:

1) perché a dicembre 2014 ad un solo anno dall’inizio dei lavori di scavo con la “talpa” TBM, ha interrotto le misurazioni della concentrazione del radon, anche se i lavori sono proseguiti nel 2015 e tutto il 2016

2) perché la galleria geognostica di Chiomonte preventivata di 7.540 metri di lunghezza, sia stata bruscamente interrotta a 7.020 metri, cioè 520 metri prima del termine fissato, originando il problema del licenziamento anticipato delle maestranze addette allo scavo.

I problemi per la salute connessi alla costruzione della Torino Lione sono di drammatica attualità anche dopo l’esame degli ultimi progetti: Per il problema dell’amianto la soluzione proposta del deposito nell’ex tunnel geognostico di Chiomonte riguarda un quantitativo di rocce corrispondente ai primi 420 metri di galleria dopo l’imbocco di Susa.

Eventuali altri reperimenti dovrebbero essere affrontati con lo scavo di altre gallerie di deposito che bloccherebbero i lavori per due o tre anni. Ci sarebbero quindi forti pressioni per ignorare il pericolo. Il problema delle polveri sottili PM10 è tutt’ora irrisolto, perché anche valesse la soluzione di utilizzare dei silos, aumenterebbero enormemente i travasi.

Resta quindi di piena attualità la valutazione contenuta nello stesso studio di VIA sul progetto preliminare di LTF secondo cui, “in caso di lavori, ci si dovrà attendere un incremento del 10% delle malattie (e quindi della mortalità) di natura cardiocircolatoria e polmonare.”

Il giacimento di pechblenda di Salbertrand, secondo gli studi pubblicati dal Politecnico di Torino nel 1999 e nel 2004, esprime livelli di radioattività analoghi a quello di Venaus. Ma differenza di questo, a Salbetrand non si può raggiungere la roccia madre ed avvicinare lo strumento di misurazione alla fonte radioattiva.

A Salbertrand è disponibile solo una stretta buca profonda una sessantina di centimetri in cui bisogna infilare la testa ed il braccio attendendo che il contatore raggiunga i valori massimi. In questo modo si son visti valori di 8,50 mR/h (milliRoentgen/ora, uno dei metodi per misurare la radioattività). Estraendo il contatore la misura decade velocemente e questo è il motivo per cui la foto dà una misurazione di 6,52 mR/h. Essendo una operazione pericolosa senza le necessarie protezioni, ci si è fermati a due tentativi.

Il sito di Salbertrand dovrebbe avere una notevole estensione perché ad un centinaio di metri, sempre in una zona a prato montano, è presente almeno un secondo affioramento, qui probabilmente molto più profondo perché i valori sono risultati di dieci volte inferiori. Politecnico di Torino, che dice testualmente: “L’eventuale estrazione del minerale ed il suo abbandono non controllato potrebbe essere molto pericoloso per la salute, anche perché
un contatore geiger non darebbe alcun risultato. La radioattività è proporzionale alla massa del minerale e la polverizzazione delle pechblenda (che avviene all’estrazione, nel deposito e nella frantumazione per produrre sabbia) non consentirebbe una sua facile rilevazione”.

Dal punto di vista biologico il pericolo è costituito in particolare dalle polveri di rocce uranifere, in quanto gli ossidi di uranio emettono radiazioni alfa e beta che, al contrario dei raggi gamma, hanno una massa maggiore ed impattano fortemente persino contro le molecole dell’aria. In condizioni normali queste si esauriscono in distanze dell’ordine di centimetri ma, per questa stessa caratteristica, quando una particella di polvere di pechblenda si posa sulla pelle o viene inalata ed entra negli alveoli polmonari, crea gravi danni perché, la radiazione beta, non attraversa ma colpisce le molecole delle cellule viventi e danneggia il loro DNA, aprendo la via a malattie degenerative.

Il presidente
(Mario Cavargna)

Conferenza Stampa 6 dicembre 2018 – MEDIA KIT + asimmetria costi Italia / Francia

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

6 dicembre 2018

www.presidioeuropa.net/blog/?p=17886

Conferenza Stampa No TAV

6 dicembre 2018

MEDIA KIT

L’ASSEMBLEA POPOLARE : 8 DICEMBRE VI ASPETTIAMO A TORINO

Il popolo No TAV riunito venerdì 30 novembre a Bussoleno lancia un’ampia mobilitazione verso l’8 dicembre 2018 con la manifestazione di Torino segue…

Appello per l’8 Dicembre 2018 – 9a Giornata Internazionale contro le Grandi Opere Inutili e Imposte e per la Difesa del Pianeta

Le Resistenze nei Territori Rilanciano il Bel Paese e Difendono il Futuro del Pianeta – Adesioni e Iniziative in Italia

LE AMBIZIONI E GLI OBIETTIVI DEL VERTICE DI CONFINDUSTRIA

Il 3 dicembre, giorno in cui si inaugurava la COP 24 in Polonia, Confindustria si è riunita a Torino, Città No TAV e ha affermato: “Dobbiamo proteggere i “nostri” grandi Progetti dei Corridoi europei” segue…

LA MINISTRA BORNE: SENZA UNA DECISIONE ALL’INIZIO DEL 2019 I LAVORI SARANNO FERMATI

La Francia non l’ammette pubblicamente ma  è ansiosa che l’Italia denunci gli Accordi, con particolare riguardo all’asimmetria della ripartizione di costi che trasferisce alla Francia oltre 2 miliardi di € di fondi pubblici italiani rispetto ad una divisione “condominiale” dei costi. Ma nessuno in Italia ha il coraggio politico di dirlo.

I COSTI NASCOSTI DEL PROGETTO TORINO-LIONE

Ma c’è un altro fatto sul quale desideriamo richiamare l’attenzione di Confindustria, ricordando nuovamente le parole del Presidente Mattarella: il bilancio dello Stato è un bene pubblico.

Gli accordi con la Francia statuiscono che l’Italia dovrà pagare la maggior parte dei costi della parte transfrontaliera della Torino-Lione: perché l’Italia deve finanziare la Francia? segue…

INCERTEZZE NELLA REALIZZAZIONE DEI MEGA PROGETTI

Circa le incertezze, il prof. Bent Flyvbjerg lancia un allarme: “Ci sono sempre stati dei grandi progetti che sono falliti, la differenza oggi è che adesso ce ne sono molti di più, sono molto più grandi, e i fallimenti sono più spettacolari”. segue …

TRA IDOLATRIA E MISTIFICAZIONE

Analisi puntuale del documento ufficiale del 3 dicembre 2018 diffuso da Confindustria a conclusione dell’incontro alle OGR

Boccia, Confindustria:

guerra ai NO TAV per garantirsi profitti parassitari

 …

Invitiamo le/i giornaliste/i a consultare anche il Media Kit della Conferenza Stampa del  7 novembre 2018

CONFERENZA STAMPA NO TAV 7 NOVEMBRE 2018 DOSSIER PER I MEDIA

Ma c’è un altro fatto sul quale desideriamo richiamare l’attenzione di Confindustria, ricordando nuovamente le parole del Presidente Mattarella: il bilancio dello Stato è un bene pubblico.

Gli accordi con la Francia statuiscono che l’Italia dovrà pagare la maggior parte dei costi della parte transfrontaliera della Torino-Lione: perché l’Italia deve finanziare la Francia?

La ripartizione asimmetrica dei finanziamenti tra i due Paesi prevista nell’Art. 18 dell’Accordo di Roma del 30.1.2012 genera un costo al km del tunnel per l’Italia di €287 milioni, ben 4,8 volte più caro del chilometro francese di €60 milioni al km (cfr. il grafico al fondo).

E’ bene ricordare che questa asimmetria aveva portato i Commissari francesi che hanno redatto il Dossier dell’Inchiesta preliminare alla Dichiarazione di Utilità pubblica della sola parte francese del tunnel a scrivere: “L’operazione è positiva per la Francia a causa dell’assunzione della maggior parte dell’investimento da parte dell’Italia”.

La Francia, mentre continua ancora in questi giorni a dichiarare “a parole” di voler rispettare gli accordi con l’Italia, non ha mai aperto il rubinetto dei finanziamenti per il tunnel di base, nonostante debba mobilitare un piccolo investimento per la Torino-Lione (€2,68 Mld. per 45 km di tunnel) di fronte a quello dell’Italia che sarebbe ben più oneroso (€ 3,50 Mld. per soli 12,2 km).

Confindustria e il Governo in carica sono al corrente di questo futuribile trasferimento di ricchezza italiana alla Francia di circa €2,19 miliardi?

 Costo del Tunnel di Base e Importi delle relative quote (11/2018)


Confronto tra la lunghezza delle tratte italiana e francese del tunnel di base e il relativo costo/km

Francia (km 45) € 60 milioni/km

Italia (km 12,5) € 287 milioni/km

LE CAMEROUN PRIVE DE LA CAF: UNE DESTABILISATION ANGLO-SAXONNE ?

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

LE CAMEROUN PRIVE DE LA CAF :

UNE DESTABILISATION ANGLO-SAXONNE ?

(‘ZOOM AFRIQUE’ SUR PRESS TV, IRAN, CE 05 DECEMBRE 2018)

sur https://vimeo.com/304825484

Capture

Après avoir été choisi pour accueillir la Coupe d’Afrique des nations de l’année 2019 (CAN 2019), le Cameroun vient de se voir retirer cette organisation au cours d’une réunion extraordinaire du comité exécutif de la Confédération africaine de football (CAF) qui s’est tenue le 30 novembre 2018 à Accra au Ghana.

« CERTES, IL S’AGIT D’UNE INSTANCE AFRICAINE MAIS C’EST SOUS LA PRESSION ANGLO-SAXONNE QUE CETTE DECISION VIENT D’ETRE PRISE » (PRESS TV)

Certes, il s’agit d’une instance africaine mais c’est sous la pression anglosaxonne que cette décision vient d’être prise. Ces mêmes puissances anglo-saxonnes (USA, Grande-Bretagne, Canada et cie) et leurs complices « africains » qui déstabilisent déjà le Cameroun avec la « crise anglophone » au Southern Cameroun, et la sécession terroriste de la soi-disant « Ambazonie » …

Ce qui n’est pas du goût des autorités camerounaises qui expriment leur mécontentement, surtout après le lourd investissement de plus de mille milliards de francs CFA consenti, soit 1,5 milliard d’euros !

Images : PressTV

Montages : PressTV & PANAFRICOM-TV

Diffusion : PANAFRICOM-TV

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(Editée par PANAFRICOM) :

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L’8 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO TAV, PER IL CLIMA E LA DECRESCITA FELICE

http://www.decrescitafelice.it/2018/11/l8-dicembre-in-piazza-contro-il-tav-per-il-clima-e-la-decrescita-felice/

La linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione è l’emblema delle le grandi opere inutili e dannose che devastano il mondo. Un’opera segnata ormai da una clamorosa mole di documenti e dati che ne dimostrano l’assoluta inutilità e l’enorme danno ambientale e sociale. Basata su previsioni di traffico assolutamente divergenti dalle tendenze riscontrate nella realtà e progettata prima per persone, poi ripensata per merci.

Perché allora costruirla?

La manifestazione “Si TAV” del 10 novembre a Torino è stata voluta e promossa da un cartello di interessi politici ed economici variegato ed alquanto inquietante. Non ha proposto nessun nuovo contributo documentale o tecnico a supporto dell’opera, dato che, per stessa ammissione delle organizzatrici, non vi era grande interesse ad essere competenti in materia: “Non ne sappiamo niente di trasporti – va fatta perché….va fatta’ è stata la dichiarazione quasi letterale di una di loro” .

Ed ecco che allora bisogna “fare per fare”, perché bisogna crescere – investire miliardi in un tunnel che quasi nessuno utilizzerà è più importante dello spreco di denaro, è più importante del disastro ambientale, è più importante dello stravolgimento della vita di una comunità. Questo perché siamo accecati dalla speranza di una crescita che non averrà mai.

Più che una manifestazione, quella del 10 Novembre è stata l’ingenua espressione di una profonda paura dei tanti cambiamenti che accompagnano la fine di un’epoca, un attaccamento irrazionale ad un modello ideologico morente. Potremmo quasi definirla una sorta di “crisi d’astinenza da crescita”.

Il distruttivo modello basato sulla ideologia di una crescita infinita e a “qualsiasi costo” su di un pianeta finito, ha dominato l’immaginario collettivo degli ultimi due secoli, ed ora, dopo aver fallito tutte le sue promesse di prosperità e benessere, sta collassando sotto il peso della propria insostenibilità trascinando con sè l’intera biosfera. Siamo circondati dai disastri ecologici e sociali prodotti da questo modello: cambiamenti climatici, rialzo della temperature, innalzamento del livello dei mari, inquinamento di acqua, aria e suolo, migrazioni di massa ed esclusione sociale crescente. Insieme stiamo concorrendo alla distruzione delle condizioni che permettono la vita della specie umana sulla Terra.

Eppure c’è qualcuno che sembra ignorare tutto questo: il grado di distanza della piazza “Si TAV” dalla realtà si è palesato nelle dichiarazioni di una delle organizzatrici sulla decrescita felice.

Chiunque cerchi di proporre un paradigma culturale diverso, più sostenibile e che aspiri ad un maggior benessere per tutti, viene scimmiottato, travisato, percepito come forma di disturbo o addirittura di “minaccia” dimostrando l’assoluta cecità a ciò che sta avvenendo nel mondo.

Per questo l’ 8 Dicembre saremo in piazza a Torino.

Il Movimento per la Decrescita Felice aderisce pienamente alla manifestazione NO TAV e invita tutte e tutti a presentarsi in Piazza Statuto a Torino l’8 Dicembre alle ore 14.00 saremo in piazza per affermare la necessità di un paradigma diverso da quello delle grandi opere inutili e dannose.

Saremo in piazza per ribadire la nostra vicinanza alla lotta NO TAV e alla Val Susa, nella quale si è creata una comunità che ama il suo territorio senza escludere, che ha rafforzato i suoi legami con la natura e tra le persone e ha iniziato a costruire concretamente un’economia diversa: compatibile con l’ambiente, solidale ed equa.

Saremo in piazza come azione di lotta ai cambiamenti climatici, perché dal 3 al 24 Dicembre a Katowice in Polonia, si terrà la COP 24 nella quale i capi di governo di tutto il mondo si riuniranno per concordare delle strategie per la riduzione di produzione di CO2. Saremo in piazza per far sentire la nostra voce, per ricordargli che non c’è più tempo! Che abbiamo bisogno di una strategia a emissioni zero ora!

Saremo in piazza perché questo è decrescita: non rinuncia, ma la costruzione collaborativa e partecipata di alternative sul territorio.

Saremo in piazza per iniziare un percorso di cambiamento, per un Mondo nel quale diminuiscano globalmente produzione e consumi di materie prime ed energia, si riducano quindi emissioni e i rifiuti; ridisegnando allo stesso tempo i rapporti sociali di comunità, per una vita più equa, solidale e felice.

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Tav, la pasionaria del no: “Quel treno è pornografia. Paghino gli industriali”

REPORTERS
 
Doriana Tassotti: “Progetto inutile: i convogli merci e passeggeri viaggiano vuoti
 

INTERVISTA

«Guardi, per me, per noi che siamo contro quest’opera, il Tav è soltanto pornografia. Di fronte ai disastri del Paese, davanti a ponti che crollano,a scuole che cadono a pezzi, sentire parlare di un treno che costa miliardi, è inaccettabile». Doriana Tassotti, è dal 2005 che indossa la bandiera la No Tav. Insegnante di inglese in un liceo, valsusina da sempre, la causa l’ha abbracciata ormai 13 anni fa. E dice. «Davanti ad una situazione di questo tipo non essere contro il supertreno è da irresponsabili».

Andiamo con ordine. Parliamo di crescita del Paese. Lei non crede che questo collegamento sarebbe utile all’economia del territorio?

«Sa a chi sarebbe utile?A chi vuole guadagnarci. Se agli industriali quest’opera piace così tanto, perchè non tirano fuori loro i soldi e se la fanno da soli? Io questo non l’ho sentito l’altro giorno alla super riunione delle Ogr».
Ma del Piemonte isolato non gliene importa nulla?
«Questa è una storia finta, che piace soltanto a Chiamparino. Tav non sarebbe un treno passeggeri. E noi che vediamo ogni giorno passare decine di convogli verso la Francia, sia merci che passeggeri, sappiano benissimo che passano mezzi vuoti. Usino quei denari per sistemare i convogli dei pendolari. Non per un’opera inutile». 
Ma questi sono slogan…
«No, questa non è ideologia, sono dati di fatto. Sono anni che studiamo le carte. Che ci confrontiamo con studiosi, che lavoriamo sulla Tav. Ideologia e slogan sono quelli di chi sostiene che questa linea è fondamentale per un ipoteco sviluppo».
E non crede che la lina servirebbe come volano per l’economia?
«Guardi, noi non siamo contro le infrastrutture, ma quelle utili. Per questo diciamo che l’economia si rilancia con tante piccole opere sul territorio. Se ci sono questi soldi, perché dobbiamo metterli su un treno? Andiamo a sistemare quelle infrastrutture che cadono a pezzi. La verità è che con quei denari si arricchirà soltanto qualcuno e non si fa nulla ci davvero utile per la gente». 
Secondo lei il Paese è favorevole alla Tav?
«Il Paese va dove lo si vuole far andare. Io sono contro un referendum. Perchè la gente voterebbe da disinformata. Gli fanno credere altre cose mentre quest’opera porterà soltanto devastazione e sperpero di soldi».
Ma in valle è stato eletto un senatore della Lega che è tutt’altro che contro la Tav. Come se lo spiega?
«Con il fatto che molti No Tav neanche vanno più a votare. Lo diciamo da sempre: non ci sono governi amici. Questo forse ha qualche interesse in più verso di noi».
Quindi lei spera che l’analisi costi-benefici blocchi il progetto?
«Io spero che si investa sui progetti importanti. E poi: in trent’anni di lotta, siamo riusciti sempre a rallentare la macchina. A metter sabbia negli ingranaggi. Qualcosa vorrà pur dire. Noi non ci arrendiamo». 

INTERVISTA AD ANTONIO FERRENTINO SUL TAV.

https://inarchpiemonte.it/intervista-ad-antonio-ferrentino-sul-tav/?fbclid=IwAR2WOOXdq9XOUY-mAzuSU2C-wwO2Yh2NtQwn8WX_y_JprMwLyHE439g7DFY

Intervista ad Antonio Ferrentino sul TAV.

Antonio Ferrentino, Lei inizialmente non era persona che poteva annoverarsi fra i sostenitori dell’opera, anzi. Che cosa le ha fatto cambiare idea?

Il collegamento ferroviario Torino – Lione è nato in modo pessimo agli inizi degli anni novanta, con un totale disinteresse per il nostro territorio. Un progetto in sinistra orografica della Dora che avrebbe prodotto un impatto insopportabile sul territorio, era pensato per raggiungere direttamente Milano, la Lombardia e così avrebbe marginalizzato totalmente Torino e il Piemonte e condannato definitivamente lo scalo di Orbassano.

Un territorio di solo transito quindi e perciò che accadde?

Il territorio e le istituzioni si mobilitarono e si arrivo così ai gravi scontri di Venaus, l’8 dicembre 2005, la data che invece i NO Tav di oggi celebrano. Il Governo comprese l’errore e cancellò il progetto già approvato al CIPE condividendo l’idea di attivare un tavolo tecnico con esperti di tutte le parti coinvolte. Fu la nascita dell’Osservatorio tecnico in contrapposizione al becero falso decisionismo della Legge obiettivo.

Quali erano i compiti affidati all’Osservatorio e chi vi partecipava?

L’Osservatorio era ed è un organo tecnico istituto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ne fanno parte i tecnici dei comuni della Valle di Susa e della cintura ovest e sud di Torino, della provincia/città metropolitana, dei diversi settori regionali (ambiente, urbanistica, trasporti…), dell’Arpa Piemonte, dell’Asl, della Città di Torino, dei ministeri coinvolti (Ambiente, trasporti). Era Presieduto da Mario Virano ed oggi da Paolo Foietta, la nomina spetta al Presidente della Repubblica su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Normalmente, ancora oggi,  si riunisce a cadenza settimanale presso la prefettura di Torino.

Il compito dell’Osservatorio è di individuare una metodologia di lavoro, che prevede il coinvolgimento dei rappresentanti territoriali nella costruzione del processo decisionale, per il miglior progetto possibile con le ricadute di sistema per l’area coinvolta.

Per i territori sono disponibili per interventi diretti, quelli definiti dalla legge come “opere compensative”, con risorse pari al 5% del finanziamento nazionale quindi valgono una cifra di circa 130 milioni di euro. Ripeto sono opere che non riguardano i lavori della TAV ma diretti a finanziare opere sul territorio, dall’assetto idrogeologico agli interventi sui nuclei abitati, alle attività produttive. Ovviamente le risorse sono di accompagnamento ai lotti di lavoro dell’opera e sono disponibili solo se l’opera viene eseguita.
Dopo ca 70 riunioni l’osservatorio decise di organizzare un momento seminariale, un focus sul lavoro svolto e optò per una due giorni nella struttura di Pra Catinat, lontani da condizionamenti dei media e degli amministratori.

A quale scopo?

Si doveva dare una svolta al lavoro dell’Osservatorio, dare un esito a quella lunga sequenza di riunioni e trovare un punto di accordo che fosse soddisfacente per tutti sul quale basare i passaggi futuri del lavoro. Una full immersion di due giorni senza distrazioni, altri impegni, orari, era l’unico modo per farlo, le premesse c’erano ma accorreva tirare le fila con un documento che sottoscrivesse gli impegni sul pano politico/tecnico.
Allora ero Sindaco e Presidente della Comunità Montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia, con altri 6/7 Sindaci della Valle e della cintura torinese aspettavamo, il secondo giorno, che i due tecnici che ci rappresentavano nell’Osservatorio, Ing. De Bernardi e Ing. Tartaglia, venissero a riferirci sull’andamento dei lavori. Ho questo ricordo preciso, ci raggiunsero mentre eravamo a pranzo in una trattoria ad Usseaux ed iniziarono ad illustrarci il lavoro, facemmo alcuni interventi nel testo, precisazioni, limature come si dice in gergo, ma nella sostanza condividemmo il testo dell’accordo, demmo il nostro assenso.

Un buon risultato dunque da parte di chi, voi stessi, individuava forti criticità nel progetto dell’opera e sino a quel momento si opponeva. È così?

Direi di sì, tanto che si arrivò presto a concludere. Il 29 giugno 2008, in Prefettura a Torino, venne organizzata una conferenza stampa per illustrare il testo dell’accordo approvato dai Sindaci che lo salutarono anche con un applauso convinto e liberatorio. Intervenendo a nome dei Sindaci chiarii che non vi era un accordo sul nuovo tracciato (al quale avrebbe dovuto lavorare l’Osservatorio) ma un accordo politico sul percorso sancito dal documento condiviso di Pra Catinat.

Tutto bene quindi ma allora perchè ancora oggi siamo in questa situazione a dieci anni di distanza?

Il giorno dopo, l’ala oltranzista del movimento No Tav, al posto di condividere l’accordo ed iniziare a lavorare sul nuovo tracciato, cominciò a fare pressioni sui Sindaci ed iniziarono i distinguo, ci furono prese di distanza con la motivazione, molto sibillina, che si trattava di un accordo tecnico che non impegnava i consigli comunali e i Sindaci. Questo non corrispondeva assolutamente al vero perché almeno i Sindaci che come ho raccontato erano presenti in trattoria a Usseaux avevano dato il loro assenso all’accordo, anzi per la precisione fu proprio uno dei Sindaci a scrivere le condizioni per il si dei tecnici usando un tovagliolo di carta del locale.

Potrebbe essere un reperto storico, lo avete conservato?

Bisognerebbe chiederlo agli ingegneri, loro si portarono via gli appunti.  

Era una battuta ovviamente, però ora saremmo curiosi di chiederlo a De Bernardi e Tartaglia. Ma come andò a finire?

L’Osservatorio riprese i lavori ma alcuni Sindaci continuarono a non riconoscere quell’accordo che è stato e rimane una pietra miliare in questa vicenda. Accettava la realizzazione per fasi e poneva attenzione al territorio e alla richiesta di utilizzare la linea attuale assolutamente non in grado di fornire risposte esaustive per il traffico misto previsto(merci, alta velocità, regionali).
Quello di Pra Catinat fu un ottimo risultato, che l’intero movimento avrebbe dovuto riconoscere.
In quei giorni tutti i riferimenti istituzionali (Sindaco di Torino, Presidente di Provincia e Regione, Presidente dell’Osservatorio) hanno dovuto riconoscere che l’opposizione territoriale aveva ragioni fondate e attraverso la discussione si è evitato un progetto, quello sulla sinistra orografica della Dora assolutamente sbagliato.
L’attuale cantiere e il nuovo progetto sono il risultato di quell’accordo e questa è la risposta alla prima domanda, attraverso la discussione ed anche l’opposizione, il territorio attraversato dalla linea Torino/Lione ha trovato un punto di equilibrio positivo.

Per questo oggi sono favorevole alla realizzazione dell’opera.

Le vogliamo fare ancora una domanda. Il Suo racconto è chiaro e convincente, tuttavia ancora oggi movimenti di opposizione ci sono e conducono ancora una battaglia contro l’opera. La sensazione che abbiamo in questo periodo che la discussione si è riaccesa è che ci sia una contrapposizione anche sui dati e sulla loro veridicità. IN/Arch perciò ha immaginato di mutuare qui a Torino un’esperienza che i francesi hanno realizzato in relazione alla stessa opera. A Modane, come certamente sa, c’è un centro di documentazione sulla Totino/Lione dove chiunque può conoscere il progetto ed approfondirne la conoscenza, IN/Arch propone di fare un centro analogo anche qui a Torino, lei che ne pensa? Non crede che possa contribuire a mitigare la tensione sociale?

Un centro di documentazione sul collegamento ferroviario misto (merci, TAV, regionale), sul modello francese di Modane, è stato preso in esame più volte e sempre accantonato per ragioni di ordine pubblico. La prefettura deve già gestire il cantiere di Chiomonte come se fosse un sito militare strategico e non un normalissimo cantiere ferroviario, l’ipotesi di dover proteggere un secondo punto sensibile in prossimità del cantiere ha sempre allontanato la sua realizzazione.

Lo stesso progetto è stato modificato evitando, al momento, un secondo cantiere a Susa e allargando l’area di Chiomonte proprio per evitare un secondo sito da proteggere.

L’ipotesi di realizzare il centro di documentazione a Torino potrebbe avere una diversa valenza. Forse adesso si può prendere seriamente in esame la proposta che IN/Arch ha fatto.

Nella foto una vista della Val di Susa dalla Sacra di San Michele.

ABOUT THE AUTHOR

Antonio Ferrentino

Nato a Nocera Inferiore (SA) e residente dal 1976 a Sant’Antonino di Susa. Dal 1976 insegna Elettrotecnica presso vari istituti tecnici e ora presso l’Istituto Professionale di Stato per l’industria e L’Artigianato “Galileo Ferraris” a Torino. E’ stato Sindaco del Comune di Sant’Antonino di Susa e nel 2009 è stato eletto Consigliere Provinciale. Dal 2005 al 2008 è stato Presidente del distretto industriale della meccanica Pianezza-Pinerolo e dal 1995 ad oggi presta servizio nella giunta dell’Unione Comuni Montani (UNCEM), nel direttivo dell’Unione Province Italiane (UPI), come componente dell’ufficio di presidenza del C.A.L. (Consiglio Autonomie Locali) e della Lega Autonomie Locali.