Dopo la manifestazione Si Tav. Altri elementi di riflessione

12 NOVEMBRE 2018 

E’ chiaro che i promotori della protesta di piazza castello si ripropongono di far cadere giunta Appendino e governo prima che fermino il Tav. E allora che fare?

di Fabrizio Salmoni

A seguire sui quotidiani l’evoluzione della situazione politica creatasi a Torino sul tema Tav risulta chiara la strategia delle forze che hanno promosso e sponsorizzato la manifestazione del 10 novembre: far cadere la giunta Appendino in primis, logorare il M5S e, alla media distanza, far cadere il governo (possibilmente prima che blocchi il Tav e altre Opere) per poi annientare e definitivamente cancellare l’esperienza Cinque Stelle, la componente governativa che più si caratterizza come potenziale “forza di cambiamento”.

Dai salotti tv a tutti i giornaloni, l’attacco al M5S è concentrico mentre la Lega e Salvini sono “raccontati” ampiamente con evidente indulgenza. Non c’è da stupirsi: per l’establishment e per i rimasugli dei vecchi partiti, ma soprattutto per i poteri orfani di rappresentanza e di incidenza, oggi la Lega è la scialuppa a cui aggrapparsi. Tutti si appellano alla Lega per fermare o edulcorare i provvedimenti di legge che la faticosa coalizione di governo già deve annacquare, delegittimandone i promotori. Cosi a Roma come a Torino, dove la Lega locale sta con i promotori della manifestazione e si prepara ad incassare l’appoggio dei poteri forti, grazie al peso acquisito sul piano nazionale, per la scadenza delle elezioni di primavera. E’ la prospettiva più inquietante: quando si saldano gli interessi dei grandi imprenditori e delle categorie corporative con quelli di un partito che gestisce gli umori più retrivi della piazza, il pericolo di una svolta MOLTO autoritaria diventa reale. Come nel 1920, come nel Cile del 1973.

 Organizzazione politica?

La storia ci insegna che di fronte agli assalti della reazione chi si impaurisce perde (come i sindacati nel 1919 e nel 1980). La reazione della Appendino che offre dialogo e comprensione (alle “sette bellezze” che sono solo lo strumento degli industriali) va nella direzione sbagliata. La si può capire: ha voluto flirtare con banche e imprenditori (e con Chiamparino) andando in direzione opposta al suo programma elettorale e ora che la controparte si è tolta la maschera amica e tentatrice non sa bene cosa fare, marcata stretta com’è da una parte dei suoi stessi consiglieri. La sua strategia imperniata prevalentemente sul recupero finanziario del debito ereditato non le ha permesso di realizzare il suo programma sociale e si ritrova a metà mandato con poche cose realizzate, sotto attacco frontale e con un elettorato confuso.

Dovrebbe capire che non le resta che accettare la sfida e combattere, ribattere colpo su colpo mobilitando tutte le forze disponibili, riesumando una comunicazione finora fallimentare, se non nulla, ristabilendo un rapporto con le istanze che le hanno permesso di vincere le elezioni. E magari attuare un rimpasto di giunta “da battaglia” per dare un giusto segnale. Questo sarebbe necessario che facessero anche i movimenti dei cittadini attivi sul territorio, primi fra tutti i No Tav. Non per salvare la Appendino ma per vincere. Paradossalmente oggi le circostanze evidenziano che gli interessi delle lotte e quelli istituzionali dei 5S coincidono. Bisogna prenderne atto senza fare gli schizzinosi cioè mettendo da parte momentaneamente le differenze ideologiche e sapendo che il prezzo delle divisioni è una sconfitta storicaE’ interesse dei movimenti interagire con i consiglieri 5S più vicini alle lotte per dare loro forza (come si è già fatto per le Olimpiadi e per la mozione Tav) ed utilizzare tutti i mezzi che un Comune può offrire per combattere e parlare con i cittadini ed è interesse dei 5S riprendere il programma sociale e appoggiarsi ai movimenti per farlo passare.

Se gli industriali vogliono “spiegare il Tav” alla gente, sarebbe opportuno avviare una robusta campagna di comunicazione (non solo sul web) che dia spazio ai sindaci di Valle, ai tecnici, chiamare alla mobilitazione per l’8 dicembre tutti i soggetti legati al territorio: i comitati per i beni comuni, per la casa, il Terzo Valico, gli ambientalisti, gli antifascisti, la Fiom, Cub, Usb e Si Cobas; lavorare sui giovani per esempio portando in città anteprime dell’Alta Felicità, insomma ricomporre su più piani un fronte popolare che ricacci la minoranza silenziosa nelle sue botteghe. Ricordando a tutti che quella non è “la città” bensi solo una piccola parte della città, quella che ha perso le elezioni, quella egoista, disinformata e manipolata dai media dei potenti e dei vecchi partiti; che non è “apartitica” perchè in fin dei conti delega ai suoi partiti di riferimento, tutti presenti sul palco e nel parterre di piazza Castello, le proposte   e le trattative.

Non è quindi il momento di ritrarsi, c’è tanto da fare e si può ancora vincere. (F.S. 12.11.2018)

Dopo la manifestazione Si Tav. Altri elementi di riflessioneultima modifica: 2018-11-12T21:09:48+01:00da davi-luciano
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