È abbastanza evidente che l’alleanza gialloverde ha portato al governo una squadra deludente per coerenza, competenza e chiarezza di idee. Ma non è uno scherzo della storia. Il livello della classe dirigente è questo e la vicenda del Tav Torino-Lione lo conferma. Sono soldi buttati. Ma la variopinta alleanza tra partito del cemento e provincialismo piemontese pensa di riuscire nello spreco faraonico al servizio di carriere politiche miserabili accusando il Movimento 5 Stelle.
Inventano un partito del “no a tutto” e gli contrappongono competenza, razionalità e progresso. Ideologia pura.
Anche un piemontese non provinciale come l’ex direttore di Repubblica (e de La Stampa) Ezio Mauro ha versato lacrime sulla perdita “dell’appuntamento con il progresso” e sul “totem ideologico” che sarebbe il no al Tav.
Magari avesse ragione. Ma è il partito del Sì a incarnare il fanatismo.
Chiedete per esempio al sussiegoso Paolo Foietta, l’uomo dell’Osservatorio, quello che “mi ha nominato Mattarella” e che, messo lì dai governi Pd a fare la guardia all’affare si offende se il governo gialloverde lo ignora. Chiedete a Foietta, l’uomo che predica l’apertura alla Francia senza sapere il francese, se la nuova ferrovia porterà merci o persone.
Su una ferrovia o vanno i passeggeri a 300 all’ora o le merci a 80.