Operazione di polizia con fogli di via ed avvisi orali per i No Tav

notav.info
post — 28 settembre 2018 at 11:30

 

E’ in corso da stamattina una tiepida operazione della Questura di Torino a danno di diversi attivisti del Movimento No Tav.

La chiameremo l’operazione “ogni maledetta domenica” poichè si può dire che mai operazione fu più annunciata (nella ultime settimane l’ufficio stampa della questura ha mandato un numero illimitato di veline a tutti i giornali dicendo che le reti non si possono tagliere e che prima 70, poi 50, poi altre 60 persone e così via erano state denunciate) ed è diretta conseguenza di ciò che scrivevamo giusto qualche giorno fa Ogni maledetta domenica-any given sunday

Sintetizzando, poiché le notifiche sono ancora in corso, si tratta di decine di provvedimenti di varia natura, dai fogli di via (Giaglione o Giaglione e Chiomonte o solo Chiomonte), denunce, avvisi orali e chi più ne ha più ne metta. Colpiti attivisti No Tav abitanti in Valle o a Torino (abbiamo anche un caso noto in Toscana), una forbice ampia di età che va dai 22 anni ai 72 anni e che di fatto cerca di individuare tutti quelli che nelle ultime settimane più di frequente si sono recati alle reti o hanno partecipato alle iniziative organizzate dal movimento No Tav.

Con la notizia rimbalzata oggi anche sui telegiornali di come Telt abbia annunciato che ritarderà l’allargamento del cantiere ed altre azioni tipo il bando per il tunnel definitivo in attesa delle direttive di governo, il questore Messina appare sempre più guardiano di una fortezza vuota.

Il cantiere è fermo, non vola mosca che non siano militari e forze dell’ordine li schierati ad annoiarsi, ma nonostante questo il Prefetto emette le ordinanze che impediscono l’avvicinamento alla zona strategico nazionale per chilometri, e il Questore  tira su dispositivi per garantire l’ordine pubblico che oltre a costare un sacco di soldi sistematicamente i No Tav aggirano e/o danneggiano (vedi jersey, filo spinato nei boschi, filo spinato sopra i cancelli, telecamere nascoste e chi più ne ha più ne metta).

Mentre ci si inventerà qualche idea in stile No Tav per rispedire al mittente questa ennesima schifezza, qualcuno informi il questore Messina, tra un’intervista e l’altra che concede cercando la notorietà, che i tempi cambiano e che quel cantiere grazie al Movimento No Tav è destinato a chiudere. E’ rimasto solo lui, insieme ai suoi sottoposti della Digos ad averne cura. Che brutta fine!

Solidarietà invece a tutti i No Tav, non ci fermeranno mai!

La Stampa: TAV “la partita è aperta”

Da approfondire per dare una nostra interpretazione.

La Stampa, o non capisce nulla o tenta ancora una volta di imbroglire le carte.

Potrebbe essere la risposta a questo ? 

L’ACCORDO 2012 DELLA TORINO-LIONE FERMA IL PROGETTO.

Oppure TELT si prepara a dover dichiarare che non riuscirà a completare i lavori in corso entro il 31/12/2019 per sua incapacità ?

Da capire perché La Stampa scrive di appalti da € 2,3 Mld. quando i lavori in corso sono stati appaltati a fronte di un dono della UE di 813,781milioni per lavori di €1,915 Mld.

Grant Agreement, cfr. anche le Schede progetti della Commissione Europea:

https://ec.europa.eu/inea/sites/inea/files/fiche_2014-eu-tm-0401-m_final.pdf  

Novembre 2015

Studi € 477.600.000 – contributo UE 50,0% = € 238.795.500,principalmente per terminare la prima fase degli studi geognostici in Italia, la cui scadenza era 2013, poi prorogata al 2015 – Attività 3, e gli studi “geognostici” in corso in Francia Attività 4.

Lavori € 1.437.463.750 – contributo UE 40,0% = € 574.985.500

totale   €  1.915.054.750  per un contributo totale di € 813.781.000 (42,49% degli studi e dei lavori previsti)

31 luglio 2018 La Stampa – Tav, il mega-appalto da 2,3 miliardi è stato è stato congelato

http://www.lastampa.it/2018/07/31/economia/tav-il-megaappalto-da-miliardi-stato-congelato-NwQzS60K6UrQt43T40RhAO/premium.html

I vertici di TELT per evitare conflitti con i ministri M5S hanno rinviato il lancio della gara per il tunnel di base previsto alla fine di luglio. Per evitare prove di forza con i cinquestelle al governo dell’Italia, evitando che decisioni pur legittime possano essere lette come un atto di arroganza e insensibilità rispetto ad una parte della maggioranza di governo. ….

28 sett 18 Stampa Tav, sfuma la gara per il tunnel. A rischio gli 813 milioni dell’Ue

Maurizio Tropeano Torino

http://www.lastampa.it/2018/09/28/cronaca/tav-sfuma-la-gara-per-il-tunnel-a-rischio-gli-milioni-dellue-2E04cFMPgk1Dl42cmZSx5J/pagina.html

Adesso il rischio di perdere, in parte o del tutto, gli 813 milioni che l’Unione Europea ha messo a disposizione per la realizzazione del tunnel di base della Torino-Lione è diventato concreto.

Infatti Telt, la società incaricata di costruire e gestire l’opera e che avrebbe dovuto pubblicare il bando di gara internazionale per 2,3 miliardi di euro entro l’estate, ha deciso di non farlo «perché la società non intende agire contro la volontà dei due Paesi», fanno sapere dall’impresa. In realtà il Paese che si sta opponendo alla Tav è uno solo, cioè l’Italia del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte.

Nella bozza del Def circolata ieri pomeriggio, infatti, viene ribadito che per quanto riguarda la Torino-Lione sarà sottoposta al riesame di un’attenta analisi costi e benefici.  

Secondo il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, la verifica dovrebbe essere pronta a novembre, cioè due mesi dopo la dead line fissata nel planning dei lavori concordato con l’Ue per la concessione dei finanziamenti. In realtà il ritardo è più ampio.

Alla fine di luglio Telt decise di lasciare nei cassetti il bando di gara già pronto dopo l’aut aut arrivato via social da Toninelli: qualsiasi avanzamento dei lavori in mancanza dell’analisi costi e benefici sarebbe interpretato come atto ostile.  

Da allora il ministro e il governo non hanno adottato atti formali per bloccare l’opera – tra le proteste dei No Tav – tanto che Telt ha lanciato un bando da 37 milioni e mezzo per il monitoraggio ambientale.

In molti avevano interpretato quella scelta come l’anticipo della gara da 2,3 miliardi da pubblicare sulla Gazzetta Europea a fine settembre, al limite dei tempi del cronoprogramma internazionale.  

Ieri è arrivata la scelta di Telt di non forzare la mano. A questo punto, in caso di mancato rispetto dei tempi Bruxelles potrebbe decidere di ridurre o rimodulare i finanziamenti. A meno di un accordo politico internazionale. Non è un caso, allora, che Telt abbia inviato a Bruxelles e non solo a Roma e Parigi, la conclusione delle analisi tecnico-giuridiche legate a un eventuale scelta di non andare avanti con i cantieri.  

Il bando, insomma, sarà lanciato solo con il via libera dei governi.

Nelle scorse settimane Parigi non ha messo fretta a Roma anche se non ha mai messo in discussione la realizzazione del tunnel di base.

E nei giorni scorsi il nuovo ministro dell’Ambiente, François de Rugy, ha puntato a scoraggiare il traffico merci su gomma, ipotizzando una tassazione sui Tir con targa straniera. Bruxelles ha sempre ribadito che ritiene l’opera strategica. A questo punto anche se le risposte di Parigi e Ue arrivassero a breve è improbabile che il governo italiano decida prima dei risultati dell’analisi costi e benefici.  

E in caso di risposta affermativa italiana alla Tav l’entità dei finanziamenti sarà legata alla benevolenza o meno della Commissione. Intanto oggi a Torino, chiamati a raccolta dal governatore Chiamparino, si troveranno le forze economiche e sociali a favore della Torino-Lione. Ci saranno gli assessori ai Trasporti di Liguria e Lombardia colpite dal taglio delle risorse per il Terzo Valico. La partita è aperta.  

No TAV – Comunicato Stampa 27 settembre 2018 —> L’ACCORDO 2012 DELLA TORINO-LIONE FERMA IL PROGETTO

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

27 settembre 2018

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=16634

L’ACCORDO 2012 DELLA TORINO-LIONE

FERMA IL PROGETTO

La Commissione consiliare Trasporti del Comune di Torino richiede che i fondi siano trasferiti alla mobilità collettiva e sostenibile nel territorio della

Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte

Ieri 26 settembre 2018 la 2ª Commissione consiliare Viabilità e Trasporti del Consiglio Comunale di Torino ha approvato la Proposta di Ordine del Giorno presentata dal M5S che sostiene l’abbandono della Torino-Lione, opera che il Vice Sindaco Guido Montanari ha giudicato “Grande Opera Inutile”.

Il testo, presentato e difeso dalle Consigliere del M5S  Viviana Ferrero e Maura Paoli, sarà sottoposto nelle prossime settimane al Consiglio Comunale di Torino per la votazione finale in aula, impegna la Sindaca di Torino e la Giunta Comunale con un articolato programma di otto punti a spronare il Governo ad accelerare tutte le iniziative annunciate per il riesame del progetto ferroviario Torino-Lione, la revoca dell’attuale Direttore generale di TELT, per abolire il ruolo del Commissario Straordinario del Governo per la Torino-Lione e per sospendere le attività dell’Osservatorio tecnico.

In questo contesto spicca per il positivo effetto che avrebbe per tutti i cittadini dei Torino e del Piemonte la decisione di chiedere al Governo di “destinare i fondi attualmente previsti dal Governo per la Torino-Lione sia per la parte internazionale che per la parte italiana, alla mobilità collettiva e sostenibile nel territorio della Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte”.

Nel corso dei lavori è stato nuovamente richiamato il fatto che il progetto è fermo perché l’articolo 16 dell’Accordo tra Italia e Francia del 2012 non permette l’avviamento della fase di scavo del tunnel fino a quando Italia e Francia non abbiano assicurato tutti i fondi necessari al completamento dell’opera.

L’inserimento di questa previsione nell’Accordo del 2012 è stato un atto meritorio che richiama oggi il Governo ad operare con responsabilità e prudenza.

Questa fase di pausa permette infatti al Governo non solo una più matura riflessione sull’autentica “necessità” di iniziare i lavori definitivi del progetto (scavo del tunnel) ma anche e soprattutto di attivare “la partecipazione del pubblico in una fase iniziale (del progetto, N.d.R.), quando tutte le alternative sono ancora praticabili e tale partecipazione può avere un’influenza effettiva l’ascolto di tutte le parti”, come previsto dalla Convenzione di Århus, legge dello Stato in Italia, Francia e Unione europea.

Vi è stata un ricco dibattito che il consigliere Claudio Lubatti del PD ha inutilmente tentato di ostacolare ricorrendo a cavilli regolamentari, prima di abbandonare sconfitto l’aula.

La consigliera Eleonora Artesio di Torino in Comune – La Sinistra ha sostenuto il testo dell’Ordine del Giorno.

Il Vice Sindaco Guido Montanari ha quindi invitato i tecnici della Commissione Torino-Lione nominati dalla Giunta Comunale nel 2016 che collaborano a titolo gratuito, prof. Angelo Tartaglia, prof. Alberto Poggio e ing. Roberto Vela, ad illustrare alcuni aspetti tecnici relativi allo stato dei lavori (… non un metro del tunnel di base è stato scavato) e ai traffici delle merci con la Francia attraverso le montagne piemontesi (… in diminuzione da decenni).

È stato anche ricordato dai tecnici che l’investimento, al netto dei contributi dell’UE sempre che questi siano confermati nel prossimo bilancio pluriennale UE 2021-2027 la cui approvazione è prevista nel 2020, sarà a carico soprattutto dall’Italia che dovrebbe pagare il 57,9% di tutto il tunnel (per riceverne solo 12 km) a fronte del 42,1% per la Francia (sul cui territorio giacciono 45 chilometri).

Allo stato attuale, il progetto Torino-Lione, ormai terminate le attività di studio geologico nel cantiere della Maddalena in Italia e in via di completamento quelle in Francia, non può passare alla fase successiva di scavo del tunnel di base perché l’articolo 16 dell’Accordo tra l’Italia e la Francia del 2012 impone di stanziare tutti i fondi necessari all’intera realizzazione dell’opera, decisione non ancora presa dalla Francia e dall’Italia.

Il Governo francese, anche se il maggior costo dell’intero tunnel di base ricadrà sulle spalle del Bilancio italiano, non ha ancora messo a disposizione i suoi fondi per realizzare il tunnel di base. La Francia si trova quindi ancora nella fase definita pausa dalla Ministra dei Trasporti Elisabeth Borne il 19 luglio 2017.

Il Governo italiano non ha ancora assicurato la disponibilità di tutti i fondi, come richiesto negli Accordi con la Francia, per iniziare i lavori di scavo del tunnel di base, lo ha confermato la Delibera CIPE 67/2017: “l’opera comporta un importo residuo da finanziare per la quota italiana pari a 2.681,59 milioni di euro, inclusa la quota a carico dell’Unione europea ancora da determinare, più 57,26 milioni di euro per ulteriori misure di accompagnamento, per un totale di 2.738,85 milioni di euro”.

I fondi europei necessari per realizzare il tunnel di base non sono ancora disponibili tanto che la Commissaria Violeta Bulc ha dichiarato il 13 settembre 2018 che per “i finanziamenti post 2020 è prima necessario concludere i negoziati sul quadro finanziario pluriennale” (it is first necessary to conclude the negotiations on the Multi-Annual Financial Framework).

APRES L’AFGHANISTAN, LA SYRIE : WASHINGTON SE PREPARE A UNE AUTRE GUERRE ILLIMITEE

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 09 26/

LM.GEOPOL - Guerre eternelle us en syrie (2018 09 26) FR (2)

« Et surtout, un lien aussi direct change la nature de l’intervention en Syrie, justifiée légalement par la lutte contre les jihadistes après plusieurs attentats meurtriers en Europe: il ne s’agit plus d’une guerre contre l’EI mais d’une guerre indirecte contre l’Iran »

– AFP (ce 26 sept. 2018).

Derrière la grande hypocrisie de l’assemblée générale de l’ONU, une autre réalité prend place dans la coulisse. Là où se forge la véritable géopolitique mondiale. « Washington se prépare à une autre guerre illimitée, en Syrie », titre ce jour l’AFP !

Après l’Afghanistan où l’armée américaine est embourbée depuis 17 ans, les Etats-Unis se préparent à une autre guerre illimitée, en Syrie cette fois: l’administration Trump a fait savoir cette semaine « qu’elle restera sur le territoire syrien tant que l’Iran n’en partira pas ». « Nous ne partirons pas tant que les forces iraniennes resteront en dehors des frontières iraniennes, et cela inclut les alliés de l’Iran et les milices armées », a déclaré ce lundi à des journalistes le conseiller à la sécurité nationale de la Maison Blanche, John Bolton.

Ce n’est pas la première fois qu’un responsable américain laisse entrevoir une présence américaine prolongée sur le sol syrien, où Washington a déployé quelque 2.000 soldats, sous prétexte de la « lutte internationale contre le groupe Etat islamique » (EI) et sans y avoie été invitée par Damas : en janvier, le Pentagone avait fait savoir que les Etats-Unis maintiendraient une présence militaire en Syrie “aussi longtemps que nécessaire” pour prévenir tout retour de l’EI (sic). Et en juin, le ministre de la Défense, Jim Mattis, avait prévenu les alliés des Etats-Unis que « quitter la Syrie dès la fin des combats contre l’EI serait une bourde stratégique ».

LA VRAIE NATURE DE L’INTERVENTION AMERICANO-OCCIDENTALE EN SYRIE :

DERRIERE LE PRETEXTE DU TERRORISME, LA CONFRONATION IRAN VS USA-ISRAEL

Mais c’est la première fois qu’un départ des forces américaines est lié aussi directement à la présence de soldats iraniens et pro-iraniens en Syrie. C’est vrai qu’avec l’arrivée du neocon Bolton, issu du Régime Bush II, le cynisme et la brutalité des néoconservateurs ont renforcé ceux de Trump ! « Et surtout, un lien aussi direct change la nature de l’intervention en Syrie, justifiée légalement par la lutte contre les jihadistes après plusieurs attentats meurtriers en Europe: il ne s’agit plus d’une guerre contre l’EI mais d’une guerre indirecte contre l’Iran », commente avec raison l’AFP.

Questionné sur les propos de M. Bolton, M. Mattis a assuré que la politique américaine en Syrie n’avait pas changé. “Nous sommes en Syrie pour vaincre l’EI (…) et nous assurer qu’il ne revient pas dès que nous aurons tourné le dos”, a-t-il déclaré. Le ministre de la Défense, qui apparait souvent plus mesuré que le bouillant John Bolton, a affirmé “lire la même partition de musique” que lui. Mais la situation sur le terrain est “complexe”, a-t-il ajouté. “Il y a des centaines de subtilités et de nuances, je suis le premier à le reconnaître.”

LA “GUERRE PERPETUELLE” AMERICAINE :

UNE INSECURITE ORGANISEE

La perspective d’une telle guerre illimitée inquiète notamment la France. “C’est de la responsabilité de Bachar al-Assad, mais aussi de ceux qui le soutiennent, d’engager une solution politique (…) sinon on risque d’aller vers une forme de guerre perpétuelle dans la zone”, a osé avertir ce lundi le chef de la diplomatie française Jean-Yves Le Drian. “Il y a aujourd’hui cinq armées qui se font face en Syrie et les récents incidents montrent que le risque de guerre régionale est bien réel”, a-t-il ajouté.

« Outre le risque de divergences au sein de la coalition antijihadiste menée par les Etats-Unis qui mène les opérations dans le nord de la Syrie en coopération avec les Forces démocratiques syriennes (FDS), une coalition de combattants kurdes et arabes, ce virage stratégique est dangereux », souligne Andrew Parasiliti, du centre de réflexion Rand Corporation (un think tank influent US). « En tant que candidat et en tant que président, Trump a dit que la guerre en Irak était une erreur et qu’il voulait retirer les soldats américains de Syrie », rappelle cet expert des questions de sécurité nationale. « Mais la politique américaine est maintenant de rester en Syrie aussi longtemps que l’Iran y restera, et l’Iran ne semble pas pressé de partir », ajoute-t-il. « Il y a donc un risque d’escalade ou d’accidents avec l’armée russe, comme on l’a vu la semaine dernière avec Israël ».

LES AVERTISSEMENTS DE DAMAS ETAIENT MOTIVES …

Washington, annonce aujourd’hui ne pas vouloir se retirer de la Syrie même après l’éradication du groupe terroriste Daech et elle a révélé sa véritable intention d’envoyer des militaires sur le sol syrien.

C’était en 2014 où on murmurait sur la création d’une soi-disant « coalition anti-Daech » en Syrie et en Irak. La question a été petit à petit médiatisée et on a vu que les États-Unis se sont déclarés commandant de cette alliance. Mais après la publication des nouvelles sur le lancement d’une telle coalition, le gouvernement de Damas avait annoncé que toute présence américaine sur le territoire syrien est considérée comme une occupation insistant sur le fait que le véritable objectif des États-Unis n’était pas de combattre Daech, mais de garder la présence de leurs forces en Syrie ad vitam aeternam.

Aucune information détaillée n’est disponible pour le moment sur le nombre exact des forces américaines présentes dans le nord et l’est de la Syrie, mais il semble qu’il y ait plus de 4.000 hommes. Sans oublier les forces alliées françaises et britanniques …

# L’ANALYSE DE REFERENCE :

La guerre permanente en Syrie, C’est déjà ce que j’analysais début janvier 2018 :

* Cfr LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

COMMENT WASHINGTON ET TEL-AVIV ENTENDENT PROLONGER LA GUERRE EN SYRIE ET DESTABILISER DAMAS ET TEHERAN !?

sur http://www.lucmichel.net/2018/01/04/luc-michels-geopolitical-daily-comment-washington-et-tel-aviv-entendent-prolonger-la-guerre-en-syrie-et-destabiliser-damas-et-teheran/

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

 

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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LE MYTHE ROMAIN DANS LE SOFT POWER CHINOIS. OU COMMENT LE CINEMA CHINOIS FAIT LA PROMOTION DES ‘NOUVELLES ROUTES DE LA SOIE’

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 09 25/

vignette DRAGONBLADE

Un de mes lecteurs parisien (et professeur de philosophie et d’histoire) me pose ce matin une question importante à propos de mon analyse « Terre et Mer au XXIe siècle » ; je le cite longuement et je salue la qualité de son questionnement :

« Cher M. Michel, je vous lit depuis fort longtemps, j’étais déjà abonné à votre revue « La Cause des Peuples » à la fin des Années ’90.

Et je salue votre constance à propos de l’utilisation du mythe de Rome dans la construction de vos thèses géopolitiques. Mythe dans son sens de construction mentale fondatrice. J’en viens à votre dernière et passionnante analyse. Où comment passer des théories sur « l’Europe de Vladivostock à Lisbonne » (slogan repris par Poutine et Lavrov, vous annonciez déjà l’avenir il y a des décennies) à votre « Axe Eurasie-Afrique ». Je comprends parfaitement la nécessité de l’utilisation des mythes (Rome, Carthage, etc.) pour populariser la Science géopolitique (puisque sur les traces du général Haushofer vous revendiquez avec talent le statut de « science majeure du XXIe siècle » pour la Géopolitique). Et je comprends encore mieux comment la nostalgie de la civilisation romaine peut à la fois séduire un Russe, qui connaît déjà le mythe de la « 3e Rome moscovite », et un européen de l’Ouest qui refuse le mercantilisme épuisé de l’Union Européenne (tout en refusant le retour aux tribus des petits nationalismes que vous dénoncez justement). Je peux encore comprendre, et vous l’avez encore démontré hier (1), que le mythe méditerranéen de la « Mare nostrum », puisses séduire des africains. Mais n’y a-t-il pas une faiblesse dans vos thèses sur le passage de la théorie géopolitique au mythe mobilisateur (condition de votre praxis). Au cœur de votre Axe Eurasie-Afrique, il y a la Chine et ses « nouvelles routes de la soie ». Comment intéresser des chinois à vos mythes historiques romains ?

Telle est ma question ».

COMMENT LE SOFT POWER CHINOIS UTILISE DEJA LA DOUBLE NOSTALGIE DE L’EMPIRE ROMAIN ET DE L’EMPIRE CHINOIS DE LA ROUTE DE LA SOIE ANTIQUE !?

La réponse est déjà donnée par le Soft power chinois (2) et l’on connaît bien à Pékin la nécessité de l’utilisation des mythes historiques pour populariser les thèses politiques et géopolitiques.

AUX SOURCES DE LA GEOPOLITIQUE CHINOISE

Jusque là, la Géopolitique chinoise reposait sur une assise historique, celle de la renaissance de l’Empire chinois avec la dynastie Ming (après 1368). Et sa géopolitique suivait les lignes de direction de celle de l’Empire chinois : expansion vers la Mer de Chine, la Mer du Japon, l’Océan indien, l’indochine et l’indonésie (3). C’est aussi les Mings qui lancèrent les grandes expéditions maritimes chinoises, celles de l’amiral Zheng He (1371 – 1433) notamment. Depuis l’Océan indien, Zheng He explore, durant toutes ces années de voyage, de nombreuses îles de l’océan Indien (notamment l’actuel Sri Lanka). Il remonte la mer Rouge jusqu’en Égypte et descend les côtes africaines jusqu’au Mozambique. Xi Jinping se souviendra de tout cela dans sa vision géopolitique et géoéconomique des « nouvelles routes de la Soie » et de leur extensions africaines.

Mais surtout avec ce projet que l’on appelle aussi en chine OBOR (acronyme de One Belt One Road), Pékin renoue avec la géopolitique chinoise antique, celle des Années –100 à +400, et de la Route de la Soie antique !

LE FILM CHINOIS « DRAGON BLADE » :

UNE UCHRONIE LOURDE DE MESSAGES POLITIQUES …

Un film à grand spectacle, qui a aussi été une énorme réussite commerciale, a été produit par le Cinéma chinois, en guerre contre Hollywood : c’est DRAGON BLADE. Et il répond précisément à la question de mon lecteur parisien. Car il utilise et fusionne, vu de Pékin, les mythes de Rome, de l’empire chinois et la Route de la Soie antique.

Car une route va dans les deux sens, et celle-ci reliait précisément les empires chinois et romain !

* Voir la présentation du film sur EODE-TV/ SOFT POWER CHINOIS ET EURASIE :

PROMOTION DES « NOUVELLES ROUTES DE LA SOIE » ET DE LA FRATERNITE D’ARMES CHINE-ROME ( LIRE PEKIN-MOSCOU, LA 3e ROME) AVEC LE FILM ‘DRAGON BLADE’

sur https://vimeo.com/291497176

Dragon Blade est un film chino-hongkongais, écrit et réalisée par Daniel Lee. Avec Jackie Chan, qui sert désormais le cinéma chinois. Le film, qui réunit trois stars internationales, a connu un grand succès commercial en Chine. Il s’agit d’un film avec des milliers de figurants et des batailles spectaculaires. Important succès commercial, le film a rapporté 120 millions de dollars US rien que sur le territoire chinois. Je l’ai moi-même découvert par hasard dans un avion des ‘Ethiopian Airlines’ qui me menait d’Addis-Abeba à Malabo … Uchronie historique dans un passé eurasiatique, le film se déroule en 48 avant JC et Jackie Chan incarne Huo An, commandant d’un bataillon de soldats chinois (de la garde de la « Route de la Soie », qui reliait, dans la réalité historique antique, la Chine impériale à l’Empire romain) qui va s’allier avec un centurion romain, Lucius, interprété par John Cusack, pour protéger les frontières chinoises et « les 36 nations traversées par la route de la soie » de potentiels envahisseurs.

Le méchant est un dictateur occidental, ivre de puissance, et qui parle le langage … des neocons du régime Bush II ! Et dont les bannières bleues ont la couleur de l’OTAN … Il se termine par une allégorie géopolitique : ayant vaincu le dictateur occidental, gardes chinois et légionnaires romains partent ensemble assurer la paix sur la Route de la Soie. « Empire chinois vs Occident. Et nous perdons », disait une critique américaine du film !

Le moment de bravoure du film chinois étant la chanson du film :

l’hymne romain « Fidèle à la Rome éternelle ». On se rappelle alors opportunément, pour ceux qui n’auraient pas encore compris le message: la Chine d’aujourd’hui marche la main dans la main sur les « nouvelles routes de la Soie » avec les héritiers de l’Empire romain, cette 3e Rome moscovite … J’espère avoir répondu à mon cultivé lecteur philosophe.

PS :

Un salut particulier aux amis chinois de Shenzhen et d’Addis-Abeba, qui me suivent par Satellite sur ‘Afrique Media’.

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

COMMENTAIRES: CARTHAGE IMPLANTATION COLONIALE SUR LE SOL AFRICAIN (TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE III)

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/24/luc-michels-geopolitical-daily-commentaires-carthage-implantation-coloniale-sur-le-sol-africain-terre-et-mer-au-xxie-siecle-iii/

(2) Sur la notion de Soft Power, voir sur EODE-TV/

* LUC MICHEL:

A BATONS ROMPUS SUR LE ‘SOFT POWER RUSSE’ ET LA ‘DIPLOMATIE PARALLELE’

D’EODE – (SOFT POWER PARTIE 1)

Sur https://vimeo.com/242079030

* Et LUC MICHEL:

A BATONS ROMPUS SUR LE ‘SOFT POWER RUSSE’ ET LA ‘DIPLOMATIE PARALLÈLE’

D’EODE – (SOFT POWER PARTIE 2)

Sur https://vimeo.com/242637227

(3) Voir sur EODE THINK TANK / LUC MICHEL :

GÉOPOLITIQUE. LA CHINE ET L’AVENIR DE L’EURASIE AU XXIe SIECLE

Sur http://www.lucmichel.net/2015/03/16/eode-think-tank-luc-michel-geopolitique-la-chine-et-lavenir-de-leurasie-au-xxie-siecle-2/

# COMMENTAIRES SUITE AUX ANALYSES DE REFERENCE :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (I) :

AU CŒUR DE LA CONFRONTATION GEOPOLITIQUE FONDAMENTALE

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/21/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-i-au-coeur-de-la-confrontation-geopolitique-fondamentale/

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (II) :

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE, SCIENCE DU XXIe SIECLE, VONT DETERMINER LES CENTS PROCHAINES ANNEES

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/22/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-ii-comment-les-fondements-de-la-geopolitique-science-du-xxie-siecle-vont-determiner-les-cents-prochaines-annees/

(Sources : EODE-TV – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

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* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

CARTHAGE IMPLANTATION COLONIALE SUR LE SOL AFRICAIN (TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE III)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 09 24/

LM.GEOPOL - COMMENTS terre et mer III (2018 09 24) FR (()

Un de mes lecteurs burundais me pose une question importante pour les africains à propos de mon analyse « Terre et Mer au XXIe siècle » :

« M. Michel je vous ai lu avec passion. La projection que vous faites de vos thèses géopolitiques à la fois sur l’Espace (votre « géopolitique mondiale ») et surtout le temps (le lien que vous faites entre les guerres puniques il y a 2250 ans et les deux guerres froides

actuelles) est passionnante. Mais elle me pose un problème en tant qu’africain. Vous prônez un « Axe Eurasie-Afrique » et vous nous dites que la confrontation entre cet Axe et le Bloc américain serait « la 4e guerre punique ». Mais Carthage, que vous désignez comme l’ennemi à la fois du lointain passé et du présent, n’était-elle pas une ville africaine ? N’y a-t-il pas une contradiction dans votre position ? «

CARTHAGE COLONIE PHENICIENNE SUR LE SOL AFRICAIN !

J’avais déjà répondu à cette objection dans mon analyse video.

Carthage n’était pas africaine et encore moins une civilisation africaine ! Colonie de l’empire commercial phénicien (Tyr), elle avait implanté sur le sol africain une civilisation phénicienne, avec ses dieux avides de sang et de sacrifices humains, la langue punique étant une langue sémitique proche-orientale sans aucune racines africaines.

Pour reprendre ma comparaison entre antiquité et temps présent, Carthage était en Afrique une implantation coloniale du type de l’Algérie française (1830-1962) ou encore d’Israël au sein du monde arabe. Et Carthage s’opposait au royaume nord-africain numide (Massinissa), de civilation berbère et donc nord-africaine. Lors des trois guerres puniques, Rome était alliée à ce royaume numide (1).

Déjà un Axe Rome-Afrique …

Aujourd’hui, l’Etat tunisien entend prendre ses racines dans la Carthage antique. Mais cette Carthage dont elle présente les ruines n’est pas la ville punique. Qui fut entièrement détruite par les romains. C’est Jules César, un siècle après la 3e guerre punique, qui décida de refonder une carthage romaine sur leterritoire de l’ancien ennemi punique devenu province romaine. Ce sont ces ruines romaines que l’on présente aujourd’hui. Carthage refondée sera une des grandes cités de l’Empire romain, empire méditerranéen, et ceci jusqu’à la conquête islamique et l’établissement d’une nouvelle civilisation.

ROME EN AFRIQUE :

UNE SYNTHESE FECONDE QUI DEBOUCHERA SUR DES EMPEREURS AFRICAINS…

L’Afrique romaine jouera un grand rôle et donnera même une dynastie d’empereurs africains : les Sévères, native de Leptis Magna (aujourd’hui en Libye) (2). Alliés à une grande famille syrienne, les Domna, ils représentent l’ère des empereurs africains et syriens, qui pendant un peu moins d’un demi-siècle dirigeront l’empire.

Sous la Jamahiryah libyenne de Khadafi, le passé romain de la Libye et la gloire des sévères étaient intégrées au patriotisme jamahiriyen .

Leptis Magna, la ville des Sévères, était devenue une ville-musée contribuant à la renommée de la Jamahiriah. A plusieurs reprises, passionné de la Rome antique, j’ai fait visiter Leptis Magna à des groupes de visiteurs venus assister aux Congrès du MCR libyen (3).

Parcourir la ville des Sévères, engloutie 13 siècles sous les sables (abandonnées lors de la conquête musulmane), est une plongée fascinante dans le temps …

NOTES ET RENVOIS :

(1) Massinissa, ou Masnsen (en tamazight), né vers 238 av. J.-C. et mort en janvier 148 av. J.-C., était un roi berbère, fils du roi Gaïa,. Il fut le premier roi de la Numidie unifiée. Massinissa, s’alliant à Rome après la mort de Gaïa, contribue en 204 av. J.-C. à la défaite de Syphax, roi des Massæsyles. En remerciement de son aide, les Romains accordent le royaume de Syphax à Massinissa. À la tête de sa fameuse cavalerie numide, celui-ci contribue largement à la victoire de Rome sur Carthage lors de la bataille de Zama contre Hannibal.

(2) Les Sévères sont une dynastie d’empereurs romains. Fondée par Septime Sévère, elle vit se succéder cinq empereurs qui régnèrent de 193 à 235 apr. J.-C. À strictement parler, seuls les trois premiers empereurs étaient des Sévères : Septime Sévère, le fondateur de la dynastie (193-211) et ses deux fils, Caracalla (211-217) et Geta (211). À la mort de Caracalla en 217, aucun héritier mâle ne pouvait revendiquer le trône. Les deux derniers représentants de la dynastie, Élagabal (218-222) et Sévère Alexandre (222-235), n’étaient pas des parents consanguins de Septime Sévère, mais des petits-enfants par alliance d’une princesse syrienne, Julia Maesa, belle-sœur de Septime Sévère et sœur de Julia Domna, seconde épouse de celui-ci. Ces deux « empereurs syriens » insistèrent toutefois sur leur lien de parenté avec le fondateur de la dynastie et avec celle des Antonins qui l’avait précédée pour asseoir leur pouvoir.

Avec cette dynastie s’ouvre l’ère des empereurs africains et syriens qui pendant un peu moins d’un demi-siècle dirigeront l’empire. En s’appuyant sur l’armée et les provinces (l’Afrique du Nord fournissait Rome en blé et en huile alors que la Syrie était le carrefour du commerce international), ils substitueront à l’ancienne aristocratie sénatoriale une nouvelle aristocratie administrative et militaire constituée principalement de membres de l’ordre des chevaliers. Rome et l’Italie furent dépouillées de leurs prérogatives traditionnelles et la fiction républicaine du Principat céda la place à une « monarchie militaire » …

(3) Voir mon « parcours libyen » :

Ma vie engagée s’est doublée d’un parcours en Afrique, une seconde vie parallèle et co-existant avec mes combats en Eurasie, avec la Jamahiriyah de Kadhafi et ses Comités Révolutionnaires (dont j’ai dirigé le Réseau paneuropéen à partir de 2003), puis avec PANAFRICOM et son « Néopanafricanisme » (les africains, dont je partage le combat, dans la ligne de Joe Slovo ou de Gaston Donnat, m’ont surnommé « le panafricaniste blanc »).

Voir mon parcours libyen (1985-2011) vu par ‘La Voix de la Russie’

(Radio Moscou) :                                       

sur http://www.elac-committees.org/2015/04/14/lucmichel-net-le-parcours-libyen-de-luc-michel-vu-par-la-voix-de-la-russie-moscou/

# COMMENTAIRES SUITE AUX ANALYSES DE REFERENCE :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (I) :

AU CŒUR DE LA CONFRONTATION GEOPOLITIQUE FONDAMENTALE

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/21/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-i-au-coeur-de-la-confrontation-geopolitique-fondamentale/

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (II) :

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE, SCIENCE DU XXIe SIECLE, VONT DETERMINER LES CENTS PROCHAINES ANNEES

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/22/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-ii-comment-les-fondements-de-la-geopolitique-science-du-xxie-siecle-vont-determiner-les-cents-prochaines-annees/

(Sources : ELAC Website – EODE Think Tank)

Photos :

Luc MICHEL, dans son parcours libyen, en 2005 et en 2007 à Leptis Magna.

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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