PARTE SECONDA—– SULLO SFONDO DEL CORNO D’AFRICA NORMALIZZATO—– ORRORI ERITREI O ORRORI COLONIALISTI ?

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/09/parte-seconda-sullo-sfondo-del-corno.html

MONDOCANE

DOMENICA 2 SETTEMBRE 2018

Provo a postare su Facebook la seconda parte dell’articolo su Eritrea e cambiamenti strategici nel Corno d’Africa, con ripercussioni tragiche sullo Yemen. Vediamo se la rimuovono o se mi bannano. In ogni caso tutti questi materiali sono visibili su www.vk.com e su fulviogrimaldi.blogspot.com. I commenti si possono fare sia qui che sul blog.

Vedere cammello

L’Eritrea, come l’ho conosciuta io, frequentandola fin dalla trentennale lotta di liberazione dall’Etiopia e fino a oggi, non è questa. L’Eritrea per i colonialisti di ritorno ha gravi colpe che forse oggi va emendando. L’Eritrea era l’unico paese dei 52 africani che non ha mai accettato un presidio militare straniero, tantomeno statunitense o Nato. Sotto sanzioni, precisamente per questo, dall’inizio del secolo, ha dovuto cavarsela da sola, ma non ha mai chiesto l’assistenza del FMI o di altri organismi sovranazionali, ontologicamente ricattatori e giugulatori. Ripetutamente e in due guerre maggiori è stata aggredita dall’Etiopia (100 milioni di abitanti contro 4) su mandato delle sue potenze madrine: Usa e Regno Unito. Ha adottato un sistema a partito unico, che è quello che l’ha guidata nella lotta rivoluzionaria, Il Fronte Popolare per la Liberazione dell’Eritrea (FPLP). Sotto assedio economico, politico e militare del colonialismo di ritorno, ha saputo rendersi autosufficiente sul piano alimentare. Quella della spaventosa carestia, denunciata da “L’Avvenire”, è una bufala-pretesto per sollecitare un “intervento umanitario”. Con un sistema di dighe e bacini che raccolgono l’acqua piovana, l’Eritrea ha potuto salvarsi dalle ricorrenti siccità che affamano i popoli del Corno.

In ogni città eritrea, dove abbiamo visto vivere e lavorare una popolazione serena, libera di comunicare con lo straniero, di andare per le sue faccende, senza che vi si veda mai uno solo dei mille e mille poliziotti e soldati che presidiano le nostre democratiche strade,vi sono caffè internet aperti a tutti, frequentati anche da noi quando filmavamo per il nostro documentario. In ogni locale pubblico o albergo le menzogne dell’Avvenire sono smentite da televisori che trasmettono la BBC, la CNN, la CBS e altre emittenti delle presstitute occidentali. Quanto al famigerato servizio militare “a vita” , dura 18 mesi. I magliari dell’informazione includono in quel servizio perenne coloro che scelgono il militare come professione, che vengono richiamati per l’emergenza di una minaccia etiopica (per 25 anni l’Eritrea ha dovuto vivere in uno stato di no pace-no guerra) e che svolgono dopo il militare un servizio civile di alcuni mesi a sostegno dello sviluppo nazionale (scuole, edilizia, agricoltura, costruzione di infrastrutture, terrazzamenti, sistemi idrici).

visionando@virgilio.it

Tutto questo, con tante visite, tanti percorsi, tanti incontri, tante interviste, sempre liberi di parlare con chicchessia, studenti, operai, donne, intellettuali, artisti, baristi… Sandra Paganini e io lo abbiamo raccontato e fatto vedere nel nostro documentario: “Eritrea, una stella nella notte dell’Africa”. Una stella che il nuovo colonialismo, in sinergia con solidarismi buonisti degli accoglitori impegnati nella spoliazione dell’Africa, ha costantemente tentato di oscurare. Oggi non sappiamo se vi è riuscito. Ciò che pasolinianamente sappiamo è che la coordinata operazione Diciotti, eritrei, manifestazione milanese, orrori libici e relativo tsunami mediatico, sono l’ennesima offensiva delle forze colonialiste con le loro armi di distruzione di massa. Colonialisti che si trascinano dietro un sacco di gente in buonafede e ansiosa di compensare profondi sensi di colpa coloniali e razzisti, innestatagli dalla storia dei “valori euroccidentali”. Colonialisti che vedono crescere un fronte avverso che non solo conta di salvaguardare la propria sopravvivenza materiale e culturale, ma che inizia a rendersi conto come quegli africani in ininterrotto esodo sono destinati, insieme ai loro paesi d’origine che, prima di noi, con la loro agricoltura di sussistenza erano autosufficienti grazie ad autoproduzione e autoconsumo, a costituire con la propria manodopera schiavistica, la garanzia delle utilissime disoccupazione e povertà domestiche in Europa.

Caffè ad Asmara

Giro d’Eritrea internazionale con squadra italiana

Corno normalizzato. A vantaggio di chi?

Resta da dire dei clamorosi sviluppi che stanno cambiando la configurazione del Corno d’Africa e la sua collocazione geopolitica in una delle zone strategicamente più cruciali, militarmente ed economicamente, del pianeta, con tragici effetti sul vicino Yemen. C’è stata la sbalorditiva riconciliazione tra Etiopia ed Eritrea dopo quasi un secolo di conflitti intermittenti. E’ seguita nei giorni scorsi, l’altrettanto sorprendente accordo tra Asmara e il governo somalo, insediato dagli Usa, riconosciuto dall’ONU, ma non dalla popolazione somala, la cui resistenza (oggi sostenuta dagli islamisti di Shabaab) ne ha ristretto il potere su una ridotta parte della capitale Mogadiscio, mentre le aree staccatesi dal corpo centrale del paese, il Puntland  e il Somaliland, sono governate da autonominati autocrati di stretta osservanza occidentale.

Difficile dire in che direzione si muova il giovane premier etiope Abiy Ahmed. Ma osservatori esperti, come Finian Cunningham, danno meno peso ai suoi atti “liberali”, la scarcerazione dei prigionieri politici, la pacificazione delle tante minoranze, Oromo in testa, la pace, appunto, con Asmara, quanto a un apparente ritorno nella zona di influenza occidentale, in fattispecie americana. Non è che i suoi predecessori l’avessero antagonizzata, l’Etiopia era infestata da basi Usa e israeliane, ma poi ci sarebbe stato un rapporto sempre più stretto con la Cina, grande investitrice nelle infrastrutture e nell’agricoltura dell’immenso paese., soprattutto col precedente premier, Desalegn. Cosa sgraditissima a Usa e alleati europei e del Golfo, di cui avrebbe tenuto conto Abiy Ahmed raffreddando i rapporti con Pechino e tornando all’ovile. La situazione si chiarirà presto. Nel frattempo, però, a dispetto di quella che viene detta pacificazione interna, appaiono moti di rivolta sia in Tigray, il cui Fronte Popolare di Liberazione (FPLT) era al potere da decenni e si oppone alla pace con l’Eritrea, sia in Ogaden, regione al confine della Somalia, popolata da etnie somale e sottratta alla madrepatria da Menelik II nel 1897.

Nessun dubbio, invece, sul gradimento occidentale e dei paesi africani clienti, come Kenia, Uganda, Sud Sudan, per le recenti mosse del presidente eritreo Isaias Afewerki. Se si ricorda come le sanzioni all’Eritrea fossero state inflitte con il pretesto del suo appoggio alle milizie somale degli Shabaab, fa colpo, dopo la ricomposizione con Addis Abeba, anche l’amicizia tra Eritrea e regimetto somalo, sancito il 28 luglio scorso ad Asmara, dagli abbracci tra Isaias e il presidente-fantoccio somalo Mohamed Abdullah detto “Formajo”.

Somalia libera? Mai!

Sono stato testimone, per il TG3, prima della collega Ilaria Alpi, del tentativo degli Usa di rimettere le mani sulla Somalia, subito dopo che, nel 1991, una rivolta di popolo, guidata dal generale Mohamed Farah Aidid, aveva posto fine al trentennale potere assoluto di Siad Barre, grande amico di Craxi e grande protagonista del criminale traffico armi-contro rifiuti tossici allestito con l’Italia che costò la vita a Ilaria e a Miran Hrovatin. Intervistai sia Aidid, proclamato presidente, sia Ali Mahdi, un contropresidente inventato da Italia e Nato, da opporre ad Aidid che puntava a una Somalia unita e libera di vincoli capestro con l’Occidente. Il Tg3 pubblicò l’intervista con il fidato Mahdi, non quella dell’incontrollabile Aidid. A proposito, da che parte pensate io abbia trovato il presidio di Medici Senza Frontiere a Mogadiscio? Da quella del burattino dei neocolonialisti, ovvio no?.

Ci fu poi il fallito tentativo di Restore Hope, brigantesca spedizione ONU, di riprendersi la Somalia con la forza, culminato nella fuga degli Usa e dei suoi ascari, anche italiani. Aidid cadde in combattimento, una forza popolare di islamisti moderati, chiamata  Unione delle Corti Islamiche, riuscì nel 2006 a interrompere la devastazione del paese per mano di capiclan di una fazione filoccidentale e l’altra e a ricomporre nella pace l’unità della Somalia. Gli fu lanciata contro un’altra offensiva imperialista, prima utilizzando truppe etiopiche e poi una spedizione ONU, Amisom, che fece nuovamente strame del martoriato paese.

Accompagnati da continui bombardamenti Usa, truppe dei paesi vassalli, Uganda, Kenia, Ruanda, imperversano da allora, a forza di ogni sorta di violenza, contro la popolazione civile, in gran parte sostenitrice della resistenza degli eredi delle Corti Islamiche, gli Shabaab, detti parte di Al Qaida, sebbene, diversamente da questa e dall’Isis, non siano certo stati creati e finanziati da Usa e Golfo. Intanto in un albergo di Mogadiscio si pretende governo della Somalia una successione di pseudo-presidenti e pseudo- parlamenti nominati a Gibuti da Washington, Parigi e Londra. Ultimo questo Formajo. Tutti del tutto incapaci di evitare che gran parte del paese resti sotto controllo o esposto alle operazioni, anche contro i nemici della Somalia a casa loro, dei “terroristi” Shabaab.

Al Shabaab

Dimmi con chi vai…

E’ evidente il segno che si può dare alla disponibilità dell’Asmara di stringere amicizia e accordi vari con una simile entità. Come altrettanto drammaticamente evidente è il significato di una scelta come quella che, aperti i porti eritrei al lungamente agognato accesso al mare dell’Etiopia, ha concesso agli Emirati Arabi Uniti una base militare nella città portuale dancala di Assab, di fronte allo Yemen. Base che, come riferiscono fonti ormai non più smentibili, da chi sta compiendo genocidi in Yemen, insieme ai sauditi e sotto madrinaggio Usa e Nato, viene utilizzata per gli attacchi navali e aerei contro l’opposta riva del Mar Rosso, dove 22 milioni di civili, donne, bambini sono esposti a un blocco alimentare e di farmaci di una ferocia senza precedenti nella storia delle cosiddette democrazie. La vergogna di tale sudditanza agli interessi imperialistici di satrapi del Golfo e bellicisti occidentali è esaltata dal ricordo che fu lo Yemen a sostenere la lotta di liberazione eritrea e ad accoglierne combattenti e profughi civili in fuga dalla repressione etiopica.

 

Yemen

Resta qualche spiraglio di incertezza nell’interpretazione da dare alla pacificazione tra la piccola Eritrea e il gigante etiope. Nessuno spiraglio, invece, per quanto riguarda il sostegno ai necrofori di un genocidio. Il che, beninteso, nulla toglie al carattere razzista e colonialista di coloro che infamano l’Eritrea per ragioni false.

Ma adesso che l’Eritrea promette di entrare nel giro dei nostri amici e alleati, come la mettiamo con “gli orrori della dittatura”, cari “manifesto”, “Nigrizia”, “L’Avvenire”, Ong e umanitari vari? Niente più asilo politico automatico? Tutti clandestini?

https://www.youtube.com/watch?v=PUupPymm-Y8&feature=youtu.be (documentario sulla guerra allo Yemen)

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 17:06

No TAV: Comunicato Stampa 1 settembre 2018 – Conferenza dei Territori – Firenze, 6-7 ottobre 2018 – Viva l’Italia, l’Italia che resiste

Conferenza dei Territori – Firenze, 6-7 ottobre 2018

Viva l’Italia che resiste

Promossa da: Comitato No Tunnel TAV e Movimento No TAV

Viva l’Italia, l’Italia che resiste (F. De Gregori)

Le ragioni e gli obiettivi

   Il degrado ambientale dei territori è crescente, la vivibilità presente e futura dei residenti è visibilmente minacciata. Le soluzioni, note da anni, sono la cura e il risanamento dei territori, la pianificazione degli investimenti delle infrastrutture, la prevenzione per evitare i danni provocati da ogni evento naturale o derivante da opere infrastrutturali.

   La drastica riduzione delle riserve di materie prime e fonti energetiche, evidenziata dal raggiunto picco del petrolio convenzionale, impone di ripensare alla radice il sistema dei trasporti e delle infrastrutture, così  come le trasformazioni edilizie ed urbanistiche del territorio e delle città.

   Siamo convinti che la mobilitazione dei cittadini sia indispensabile per affermare dal basso le iniziative per contrastare questa deriva distruttiva quasi sempre descritta come conseguenza inevitabile del “progresso” e/o delle “catastrofi naturali”.

   Cura, risanamento e messa in sicurezza del territorio hanno bisogno di nuove ‘geografie mentali’ e progettuali costruite dal basso e insieme agli abitanti, capaci di  considerare il territorio come ecosistema complesso e vitale, arrestandone  la morte ambientale, ecologica ed in fin dei conti economica.

    Le associazioni e i movimenti che si oppongono contro le Grandi Opere Inutili e Imposte, – riconosciuti come soggetto politico, e quindi fortemente contrastati -, hanno indicato da tempo che per il raggiungimento degli obiettivi per la difesa e il risanamento dei territori è indispensabile che i Governi e ogni altra istituzione preposta ad assumere decisioni diano ascolto ai cittadini ed esaminino i loro argomenti, come richiesto dalla Convenzione di Århus, che è legge dello Stato.

     Il Comitato No Tunnel TAV e il Movimento No TAV promuovono la Conferenza dei Territori del 6-7 ottobre 2018, un evento al quale contribuiranno le associazioni e i movimenti che lottano da anni contro le GOII – Grandi Opere Inutili e Imposte, con l’obiettivo di:

     – documentare, con la collaborazione di esperti e scienziati, in che modo gli obiettivi che animano le lotte popolari (ad esempio, contro il metanodotto TAP,  il tunnel Torino-Lione, le Grandi Navi, il Tunnel di Firenze, il Terzo Valico, nuovi aeroporti e porti, gli inceneritori e decine di altre), siano in grado di dare risposte efficaci per fermare devastazioni naturali e sprechi di risorse pubbliche, e allo steso tempo indicare soluzioni alternative di qualità per il futuro dei territori e la salute dei residenti,

     – inviare un forte segnale di attenzione e di ascolto alle imprese, alla ricerca scientifica, ai sindacati, ai partiti e soprattutto al Governo affinché, in relazione agli investimenti infrastrutturali e di cura e risanamento dei territori, ognuno di questi soggetti ed istituzioni si assuma le proprie responsabilità e siano riconsiderati gli investimenti pubblici e privati e le loro priorità.

La sede della Conferenza: Circolo Arci Lippi – Via Fanfani, 16 – Firenze

Il programma indicativo sarà qui disponibile nei prossimi giorni.

www.PresidioEuropa.net/bloghttp://notavfirenze.blogspot.com/

info@PresidioEuropa.netnotavfirenze@gmail.com

RISPOSTA A MASSIMO FINI DE “IL FATTO QUOTIDIANO” A PROPOSITO DI AL SISI, ISIS E REGENI

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/09/risposta-massimo-fini-de-il-fatto.html

MONDOCANE

SABATO 1 SETTEMBRE 2018

(Una versione ridotta è stata inviata a lettere@ilfattoquotidiano.it)

Caro Massimo Fini,

da un giornalista esperto e libero come Lei mi sarei aspettato una maggiore circospezione nei giudizi su Al Sisi, Fratelli Musulmani e Regeni e una minore adesione alla vulgata propagandistica del colonialismo occidentale (Il “Fatto Quotidiano, “Il cielo poco stellato dei 5 Stelle tra Al Sisi e la guerra afghana“, 1 settembre 2018).

Non dovrebbe esserle sfuggito che i FM, creatura partorita dagli inglesi nel 1924 contro il nascente risveglio panarabo, sono da sempre al servizio del recupero del controllo anglosassone sul mondo arabo, che Morsi, eletto appena dal 17% dei cittadini,  è stato cacciato da una rivolta popolare di cui si sono fatti carico i militari, ma sostenuta da 20 milioni di firme, tra l’altro per la sua repressione sanguinosa dei copti e delle lotte operaie, per il suo integralismo religioso con l’imposizione della Sharìa a una nazione storicamente laica e per la sua fornitura di volontari al jihadismo anti-siriano. 

Se in Egitto vige un forte controllo sulla popolazione, non certo nei termini da Lei acriticamente sussunti dalla disinformazione occidentale (tenga presente le grottesche – e poi smentite – bufale di organi del Dipartimento di Stato come Amnesty o HRW su Iraq, Libia, Siria), dovrebbe anche dirsi che il paese è sottoposto a una feroce guerra terroristica dell’Isis che non distingue tra civili, poliziotti, soldati e alti funzionari dello Stato e che è il braccio armato dei FM. 

Dal sua articolo esplode una contraddizione sbalorditiva. L’Isis le va bene se massacra egiziani per conto dei suoi mandanti occidentali e del Golfo, e le va male quando sabota il sacrosanto sforzo di liberazione dei Taliban da questi stessi mandanti. 

Quanto a Regeni, ne andrei a vedere il curriculum, tutto segnato dalla formazione di quadri dell’Intelligence negli Usa, da collaborazione con gli spioni John Negroponte (Squadroni della Morte in Centroamerica e Iraq) e McColl (MI6) in “Oxford Analytica”, probabilmente soppresso dai suoi stessi datori di lavoro una volta bruciato dal video in cui offriva 10.000 dollari al sindacalista purchè gli fornisse un “progetto”, ovviamente eversivo. Bruciato ma ancora da utilizzare da morto.

Non le provoca il minimo sospetto la circostanza che venisse tolto di mezzo nel momento in cui Roma e il Cairo concludevano grandi affari petroliferi a spese di altre potenze occidentali e serviva un cadavere tra i piedi di Al Sisi?  

Affermare poi che i servizi segreti egiziani, eredi di Nasser e Mubaraq, temuti in tutto il Medioriente, non siano capaci di far sparire un cadavere torturato,”come fa bene la mafia”, fa davvero torto alla sua rispettabile storia professionale. Il cadavere di Regeni, con terrificanti segni di tortura, andava trovato, visto, mostrato al mondo e utilizzato per togliere dalla scena politica e petrolifera egiziana un concorrente robusto come l’Italia dell’ENI. 

Oltrechè per additare alla riprovazione universale un governante laico, sostenitore del generale Haftar in Libia, esponente dell’unico parlamento e governo eletti dai libici, e dalle intollerabili aperture verso la Russia di Putin.

Con stima,

Fulvio Grimaldi

Giornalista, inviato di guerra, già BBC, RAI-TG3 e di molte testate italiane e internazionali.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 16:07

2e CONFERENCE DE MACRON AUX AMBASSADEURS : LA FRANCE DE MACRON ENTRE STORYTELLING, DOUBLE LANGAGE, IMPERIALISME AMERICAIN, OTAN ET FRANCAFRIQUE 2.0

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 08 31/

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« Je crois au bloc occidental. Je pense qu’aujourd’hui, en termes de sécurité et d’économie, nous en avons encore plus besoin (…) Nous avons donc besoin d’un bloc occidental cohérent et convergent »

– Emmanuel Macron (‘Monocle, mars 2017).

« Gouverner, c’est faire croire »

– Nicolas Machiavel.

Dans le ‘ZOOM AFRIQUE’ de ce 29 août sur PRESS TV (Iran), j’analysais le « 2e discours aux Ambassadeurs » du président français Macron. Je mettais l’accent sur le double langage de Macron et expliquais comment la France des Sarkozy-Hollande-Macron est devenue un pion atlantiste sur le Grand échiquier de l’impérialisme américain : allié étroit de Washington dans l’OTAN (c’est l’axe stratégique Washington-Paris) et « shérif occidental de l’Afrique » (dixit le général Mattis, chef du Pentagone et de l’Africom, sous trump, sur la base française de Djibouti en avril 2017) …

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

ZOOM AFRIQUE DU 29 AOUT 2018 SUR PRESS TV, IRAN – AVEC LUC MICHEL:

« 2e CONFERENCE DES AMBASSADEURS ».

LA FRANCE DE MACRON ENTRE IMPERIALISME AMERICAIN, OTAN ET FRANCAFRIQUE 2.0

sur https://vimeo.com/287340147

DIPLOMATIE : ENTRE STORYTELLING ET DOUBLE DISCOURS, EMMANUEL MACRON FIXE LE CAP POUR 2018-2019

« Face aux ambassadeurs, Emmanuel Macron a annoncé ce 27 août les grandes lignes de sa politique extérieure entre Russie, Syrie, Méditerrannée, Europe et États-Unis » titre l’AFP. Le souci est que le cap réel du bateau France, sous commandement de la Flotte américaine, se fixe en réalité entre Washington, OTAN, Africom et la « Nouvelle Françafrique 2.0 » du « shérif » français de l’Afrique …

Ce lundi 27 août marquait le coup d’envoi de la campagne européenne d’Emmanuel Macron. Il s’est adressé aux ambassadeurs européens pour défendre une « Europe comme rempart face à la vague de repli nationaliste » plaide, dans son discours, pour une Europe plus intégrée et pour le multilatéralisme. D’une part, le vieux slogan des « mondialistes contre les nationalistes », alors que les petit-nationalismes faisandés sont les meilleurs alliés de l’Impérialisme américain, leader géopolitique de la Globalisation.

Voir la fascination de Jean-Marie Le Pen pour Reagan, celle de Marine Le Pen pour Trump et Bannon,  et la prise en main de Marion Maréchal par les néoconservateurs US et la Famille Mercer (1). D’autre part, l’alignement total, militaire et diplomatique, dans les dossiers syrien et iranien, par exemple, sur les USA et l’OTAN. Curieux « multilatéralisme » (sic) !

Le président français Emmanuel a annoncé ce lundi qu’il présenterait « dans les prochains mois » un projet de « renforcement de la sécurité en Europe », estimant « qu’elle ne peut plus reposer uniquement sur les Etats-Unis ». « L’Europe ne peut plus remettre sa sécurité aux seuls États-Unis. C’est à nous aujourd’hui de prendre nos responsabilités et de garantir la sécurité, et donc la souveraineté européenne », a-t-il déclaré. Le souci est que cela ne correspond nulle part à l’alignement français sur l’impérialisme américain, en Eurasie et en Afrique !

« Nous devons tirer toutes les conséquences de la fin de la guerre froide », a-t-il osé ajouter, précisant qu’il souhaite le lancement d’une « réflexion exhaustive sur ces sujets avec tous les partenaires de l’Europe, et donc avec la Russie ». Mais selon lui, des « progrès substantiels vers la résolution de la crise ukrainienne, tout comme le respect du cadre de l’OSCE » (Organisation pour la sécurité et la coopération en Europe), « seront, bien entendu, des conditions préalables à des avancées réelles avec Moscou ». Un discours irréaliste en 2018.

Pour « revisiter l’architecture européenne de défense et de sécurité », il entend lancer « un dialogue rénové sur la cybersécurité, les armes chimiques, les armements classiques, les conflits territoriaux, la sécurité spatiale ou la protection des zones polaires, tout particulièrement avec la Russie ». Mais le nœud du problème de l’indépendance réelle, et non plus verbale, de l’UE, nain géopolitique et géant économique, la question du l’OTAN et la rupture avec le « harnais de l’Europe », n’est nulle part soulevée. Voir le récent 26e sommet de l’OTAN à Bruxelles ! (2)

Emmanuel Macron souhaite aussi réformer le G7, mais « en lien avec les USA » ! Après le fiasco de juin dernier au Canada. Le président américain Donald Trump ayant rejeté le texte final et s’étant lancé dans une virulente diatribe contre le Premier ministre canadien Justin Trudeau sur fond de désaccords commerciaux. «  Nous ne devons pas reproduire ce théâtre d’ombres et de divisions qui nous a davantage affaiblis qu’il ne nous a fait avancer  ». La France assumera la présidence tournante du G7 en 2019 après le Canada. «  Je proposerai d’ici à la fin de l’année aux autres pays membres une réforme en lien avec les États-Unis qui prendront après nous la présidence du G7 en 2020  », a précisé le chef de l’État.

Le président français a aussi annoncé la tenue d’un sommet sur la Méditerranée «  au début de l’été 2019  » à Marseille, dans le sud-est de la France, pour «  retrouver le fil d’une politique méditerranéenne  ». «  Dix ans après l’Union pour la Méditerranée, il nous faut retrouver le fil d’une politique méditerranéenne  ». Cette politique «

 indispensable  » sera «  différente  » et devra inclure «  toutes les sociétés civiles  », a-t-il ajouté, en précisant que le sommet sera l’occasion de «  parler de la jeunesse, de la mobilité, de l’énergie des échanges universitaires  » entre les deux rives de la Méditerranée. Bref un cheval de Troie occidental en Afrque, comme le révèlent les thématiques issues des « révolutions de couleur » sur les « sociétés civiles » … Initiée par le président Nicolas Sarkozy, l’Union pour la Méditerranée avait été lancée en 2008 (3) par les pays de l’Union européenne et 15 pays méditerranéens d’Afrique du Nord, du Moyen-Orient ou d’Europe du Sud non membres de l’UE. Mais cette organisation a rapidement perdu son influence, notamment dans le contexte du soi-disant « printemps arabe » du début de la décennie (machine américano-occidentale pour changer les régimes arabes).

Persévérant dans l’alignement sur Washington, Emmanuel Macron a aussi considéré qu’un « retour à la normale » en Syrie avec le maintien de Bachar el-Assad à sa tête serait « une erreur funeste ». « Nous voyons bien ceux qui voudraient, une fois la guerre contre Daech achevée, faciliter un retour à la normale : Bachar el-Assad resterait au pouvoir, les réfugiés […] retourneraient dans leur pays et l’Europe et quelques autres reconstruiraient », a déclaré le chef de l’État au cours de son discours annuel face aux ambassadeurs de France. Visant Moscou et Pékin, Macron oublie que Damas ne veut pas de la France dans la reconstruction de la Syrie, que Paris a largement contribué à détruire. Bel exemple de « storytelling » médiatique !

Avec l’inévitable discours sur la « guerre au terrorisme » occidentale, vaste théâtre dissimulant l’instrumentalisation des djihadistes par les occidentaux (j’ai appelé cela le « scénario du diable ») (4). Et le refus de reconnaître les responsabilités majeures occidentales, dont celles de Paris, dans la catastrophe géopolitique qu’a été leur « printemps arabe » :

« Si je considère depuis le premier jour que notre premier ennemi est Daech [acronyme arabe du groupe djihadiste État islamique, NDLR] et que je n’ai jamais fait de la destitution de Bachar el-Assad une condition préalable à notre action diplomatique ou humanitaire en Syrie, je pense qu’un tel scénario serait néanmoins une erreur funeste », a-t-il estimé. « Qui a provoqué ces milliers de réfugiés ? Qui a massacré son propre peuple ? (sic) Il n’appartient pas à la France de désigner les futurs dirigeants de la Syrie, pas plus qu’à un autre pays, mais c’est notre devoir et notre intérêt de nous assurer que le peuple syrien sera bien en situation de le faire », a-t-il ajouté.

Macron persiste dans le double langage occidental. Disant « combattre Daesch », mais plus al-Qaida, il participe à la grande opération anti-syrienne « Sauver le soldat djihadiste al-Nosra » (c’est-à-dire al-Qaida en Syrie). La région d’Idleb pourrait selon lui être « une nouvelle crise humanitaire ». Cette région constitue le dernier refuge des groupes insurgés à majorité djihadiste (Avec l’aide de l’Armée turque, membre comme Paris de l’OTAN, les « nosristes » y contrôlent 80% de la province, à eux seuls) chassés de leurs principaux bastions en Syrie. Le gouvernement de Bachar el-Assad, reconnu par l’ONU, se dit déterminé à la reprendre. En Syrie, « nous sommes à l’heure de vérité » alors que « nous abordons, je crois, les derniers mois du conflit » entamé en mars 2011, a ajouté Emmanuel Macron.

MACRON ROI DU DOUBLE DISCOURS

En Inde face à la Chine, en Australie toujours face à Pékin, quand il dénonce les « nouvelles routes de la Soie » (5), en Afrique où la France est devenue le « nouveau shérif » (dixit le général Mattis, chef du Pentagone), en Syrie ou face à Moscou, quand il propose de renégocier avec Téhéran, la France de Macron, « l’américain »,  est le premier vassal et le meilleur allié politico-militaire des USA. Sans oublier que l’élection de Macron est le choix d’un scénario politique

: celui de la « French American Foundation » (6), dont Macron est un « young leader » de la promotion 2012. Son premier ministre Philippe étant un « young leader » de la promotion 2016 !

* Voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ QUE PENSE VRAIMENT MACRON ?

MAITRE DU DOUBLE DISCOURS OU MACHIAVEL AU PETIT PIED ?

sur http://www.lucmichel.net/2018/05/01/luc-michels-geopolitical-daily-que-pense-vraiment-macron-maitre-du-double-discours-ou-machiavel-au-petit-pied/

* Et voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE : GEOIDEOLOGIE.

LE REGIME MACRON OU LE CHOIX DE CEUX QUI VEULENT IMPOSER LE MODELE SOCIAL ANGLO-SAXON EN FRANCE ET EN EUROPE

sur http://www.lucmichel.net/2018/05/04/luc-michels-geopolitical-daily-lactualite-qui-confirme-lanalyse-geoideologie-le-regime-macron-ou-le-choix-de-ceux-qui-veulent-imposer-le-modele-social-anglo-saxon-en-fr/

NOTES :

(1) Cfr. COMMENT L’EXTREME-DROITE PRO-AMERICAINE SOUTIENT LA COLONISATION DE L’EUROPE PAR WASHINGTON : MARION MARECHAL-LE PEN VA PARTICIPER À UNE IMPORTANTE CONFÉRENCE NÉOCONSERVATRICE À WASHINGTON SUR LA MÊME SCÈNE QUE DONALD TRUMP ET NIGEL FARAGE sur http://www.lucmichel.net/2018/02/20/europaischer-widerstand-comment-lextreme-droite-pro-americaine-soutient-la-colonisation-de-leurope-par-washington-marion-marechal-le-pen-va-participer-a-une-importante-conference/

Et cfr. LE FN EN CRISE CHANGE DE NOM (I). LA TENTATION AMERICAINE …

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/12/europaischer-widerstand-revue-de-presse-le-fn-en-crise-change-de-nom-i-la-tentation-americaine/

(2) Cfr sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ 31e SOMMET DE L’OTAN A BRUXELLES : COMMENT L’ALLIANCE ATLANTIQUE MENACE LA PAIX !?

sur http://www.lucmichel.net/2018/07/07/luc-michels-geopolitical-daily-31e-sommet-de-lotan-a-bruxelles-comment-lalliance-atlantique-menace-la-paix/

Et cfr. LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ FLASH VIDEO/ 26e SOMMET DE L’OTAN A BRUXELLES (I): COMMENT ANALYSER LA POLITIQUE DE TRUMP ? (LUC MICHEL SUR ‘GEOPOLITIQUE INTERNATIONALE’)

sur http://www.panafricom-tv.com/2018/07/17/luc-michels-geopolitical-daily-flash-video-26e-sommet-de-lotan-a-bruxelles-i-comment-analyser-la-politique-de-trump-luc-michel-sur-geopolitique-internationale/

(3) Mon jugement sur « L’Union pour la Médirerranée » sur :

LUC MICHEL : PENSER EN CONTINENTS !

POUR UNE PHILOSOPHIE DE L’ACTION ! POUR UNE MISE EN ACTION DE LA PHILOSOPHIE : CHANGEONS LE MONDE ! (Tripoli, 2009)

sur http://www.elac-committees.org/2009/10/25/lucmichel-net-penser-en-continents-pour-une-philosophie-de-laction-pour-une-mise-en-action-de-la-philosophie-changeons-le-monde/

(4) Sur le « scénario du diable », Cfr. :

INTERVIEW DE LUC MICHEL PAR LE SITE ARABE ‘SITA INSTITUTE’ :

DJIHADISMES – TERRORISME – IMMIGRATION. QUAND L’AGENDA PROCHE-ORIENTAL S’IMPOSE EN EUROPE … La grande interview du géopoliticien Luc MICHEL par Jan Vanzeebroeck et Samar Radwan (Beyrouth), pour le site arabe libanais ‘SITA INSTITUTE’

sur http://www.eode.org/eode-think-tank-interview-de-luc-michel-par-le-site-arabe-sita-institute-djihadismes-terrorisme-immigration-quand-lagenda-proche-oriental-s/

(5) Cfr. LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ GEOPOLITIQUE DE L’OCEAN INDIEN (II) : EN INDE MACRON POISSON-PILOTE DE LA POLITIQUE ANTI-CHINOISE DES USA DE TRUMP

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/13/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-de-locean-indien-ii-en-inde-macron-poisson-pilote-de-la-politique-anti-chinoise-des-usa-de-trump/

(6) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ FRANCE 2008-2018 (II) : COMMENT LE ‘SOFT POWER’ AMERICAIN S’EST EMPARE DE LA FRANCE AVEC LA ‘FRENCH-AMERICAN FOUNDATION’

sur http://www.lucmichel.net/2018/04/23/luc-michels-geopolitical-daily-france-2008-2018-ii-comment-le-soft-power-americain-sest-empare-de-la-france-avec-la-french-american-foundation/

(Source : AFP – Press TV – Panafricom-TV – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

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EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

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LE PRESIDENT DE DNR, NOTRE CDE ZAKHARTCHENKO, ASSASSINE DANS UN ATTENTAT TERRORISTE A DONETSK !

# NOVOROSSYA INFO/ НОВОРОССИЯ ИНФО /

НОВОСТИ РЕСПУБЛИКИ ДОНБАС И УКРАИНЫ –

DONBASS REPUBLICS & UKRAINE NEWS – AUGUST 31, 2018

z1

Le principal dirigeant des séparatistes prorusses de l’est de l’Ukraine, Alexandre Zakhartchenko, a été tué vendredi dans une explosion dans le centre de sa capitale, Donetsk, dernière victime en date d’une série d’assassinats visant des chefs rebelles. Fils d’un mineur de charbon, ancien mécanicien et homme d’affaires, selon sa biographie officielle, Alexandre Zakhartcheko, 42 ans, était depuis le début du conflit dans l’est de l’Ukraine le “président” de la République populaire de Donetsk, autoproclamée par les insurgés.

DENIS POUCHILINE, FONDATEUR DE LA DNR :

« IL S’AGIT D’UNE NOUVELLE AGRESSION DE LA PART DE L’UKRAINE »

z2

“Il s’agit d’une nouvelle agression de la part de l’Ukraine (…) Donetsk va se venger pour ce crime”, a lâché un haut responsable séparatiste et président-fondateur de la DNR en mars 2014, Denis Pouchiline, cité par DAN.

MARIA ZAKHAROVA, PORTE-PAROLE DE LA DIPLOMATIE RUSSE :

« CE N’EST PAS LA PREMIERE FOIS QUE LE REGIME DE KIEV UTILISE DE TELLES METHODES »

z3

La porte-parole de la diplomatie russe, Maria Zakharova, a également estimé qu’il y avait “toutes les raisons de croire” que le gouvernement ukrainien est responsable de cet attentat. “Ce n’est pas la première fois que le régime de Kiev utilise de telles méthodes pour éliminer ceux qui ne sont pas d’accord avec lui et les indésirables”, a-t-elle affirmé, citée par l’agence de presse publique TASS.

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http://www.lalibre.be/actu/international/ukraine-zakhartchenko-le-principal-dirigeant-separatiste-tue-dans-une-explosion-5b8965cbcd700399a104dc5f

(Будьте осторожны, информация из средств НАТО – (attention Média de l’OTAN ! Lire avec esprit critique …)

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Photos :

Alexandre Zakhartchenko.

Luc Michel, président du PCN, avec Denis Pouchiline, à Yalta en Crimée en août 2014.

Fabrice Beaur, SG du PCN, avec Alexandre Zakhartchenko, à Donetsk en novembre 2014.

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