PROGETTO TAV TORINO-LIONE … l’obiettivo non è perdere tempo ma fermare l’opera …

PresidioEuropa

Movimento No TAV

Comunicato Stampa

13 luglio 2018

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=15625

PROGETTO TAV TORINO-LIONE

… l’obiettivo non è perdere tempo ma fermare l’opera …

Ecco perché

Intervista al prof. Angelo Tartaglia, tecnico consulente dell’Unione Montana dei Comuni della Bassa Valle Susa e della Città di Torino

Si tratta di una lucida analisi della Torino-Lione, tutti coloro che desiderano farsi un’opinione sullo stato del progetto e sulle sue prospettive dovrebbero leggerla

Ringraziamo il settimanale La Val Susa per averne concesso la diffusione.

La Val Susa – La Torino-Lione di oggi non è più quella del 2005. Gran parte del percorso interesserà la linea “storica” e questo potrebbe anche accadere nella tratta italiana, evitando di “bucare” la collina morenica. Rimane il tunnel di 57 km tra Italia e Francia. Perché protestare?

Angelo Tartaglia – Perché il problema è proprio il tunnel. Anzi, diciamolo meglio: è l’intera opera ad essere altamente diseconomica. Un’opera a debito pubblico che, se venisse messa in funzione, avrebbe un costo di gestione e manutenzione che non riuscirebbe ad essere coperto dal traffico e che quindi continuerebbe ad accumulare debiti. Dicevamo del tunnel, di 57 km, la parte più rilevante dell’opera: il CIPE nell’agosto scorso ha attualizzato il costo a 9,6 miliardi di €. Chi sostiene quest’opera non lo fa dal punto di vista dei trasporti e dell’economia ma con una motivazione ideologica, quasi un assunto “ottocentesco”, secondo cui il progresso è costituito dalle grandi manipolazioni del mondo che abbiamo intorno. Le stesse dichiarazioni dei politici di vari schieramenti non sono argomentazioni ma esprimono indignazione verso “chi è contro il progresso”. Nel merito si dice ben poco. Inizialmente si dava per scontato che ci fosse tantissimo traffico pronto a passare su questa linea. Questi traffici non c’erano in passato, non ci sono oggi, e il Quaderno n. 10 dell’Osservatorio ha preso atto che quelle previsioni erano inattendibili, si basavano su ipotesi palesemente assurde e su parametri palesemente manipolati. Quindi il problema non è spostare la linea un po’ di qua o di là, ma rivedere il progetto”.

Chiamparino ha ammesso che il traffico è in calo, ma ha aggiunto che la Torino-Lione è stata pensata proprio per attirarne di nuovo. Questo non può accadere?

È un’affermazione gratuita. Se è in grado di dimostrare che la nuova linea può attirare nuovo traffico, siamo pronti a discutere. In realtà il traffico attraverso l’intera frontiera con la Francia – dal valico di Ventimiglia al Monte Bianco – risulta in calo, su strada e su rotaia. Mentre è in aumento sulla frontiera con la Svizzera e su quella austriaca. Quindi è un problema strutturale, che non riguarda l’assenza o la presenza di infrastrutture. Un’altra argomentazione che viene spesso tirata fuori è questa: il traffico cala, perché il tunnel storico è inadeguato, insufficiente. Se noi prendiamo il tunnel analogo che fino al 2007 ospitava il traffico verso la Svizzera centrale, il tunnel del Lötschberg, scopriamo che è alto 1400 metri (il Fréjus 1335), che è lungo 14,6 km (1 km in più del Fréjus). Mentre il Gottardo “storico” è lungo 15 km ed è un po’ più basso e le pendenze simili. Come mai là il traffico continuava ad aumentare e qui diminuiva? La mia interpretazione è legata alla destinazione dei flussi. Noi abbiamo flussi est-ovest, lungo la frontiera italo francese, che collegano la Francia centro meridionale, la regione spagnola e portoghese e, marginalmente, le isole britanniche. In quest’area risulta in calo anche il traffico su strada. Il punto è che i mercati sui due lati delle alpi, lungo la fascia est-ovest si somigliano, e sono materialmente saturi. La quantità di manufatti ha raggiunto il top. Le merci vengono cambiate, rinnovate, ma aumentarne la quantità è pressoché impossibile. Sull’asse nord-sud non è così, perché è collegato ai porti: Genova, Trieste, La Spezia, Marsiglia. E i porti sono collegati su linee che intercettano il sud-est e l’est asiatico, fino alla Cina. Lì i mercati non sono per niente saturi. Qui abbiamo 6,5 automobili per 10 abitanti, in Cina c’è un’auto ogni 55 abitanti. C’è lo spazio fisico per il traffico merci. Risultato: l’asse sud ha continuato a crescere e continuerà a farlo. Per cui non c’entra il fatto che la linea sia vecchia, cosa vera fino a un certo punto, visto che sono stati spesi molti soldi per ammodernarla. Ma se facciamo il nuovo tunnel quale traffico dovremmo riuscire ad attirare?”.

Il ministro Toninelli dice: si potrebbe fare un’altra analisi costi-benefici. Virano dice: ne abbiamo già fatte sette … “Ma voi avete visto le altre sei?

Io ne conosco una pubblica. A tutti quelli che dichiarano questo, chiedo: mi fate vedere le altre?”

C’è chi dice che con un’altra analisi si farebbe melina per perdere tempo …

“A me pare che da parte dei proponenti l’opera, il tentativo sia quello di arrivare al fatto compiuto. Stanno facendo la corsa per creare altri cantieri. Ammettono, come nell’ultimo Quaderno dell’Osservatorio (il n. 10) che le previsioni erano inattendibili. Però aggiungono che ormai ci siamo, che dobbiamo andare avanti, che non si può tornare indietro. L’obiettivo di chi si oppone, quindi, non è perdere tempo. È proprio quello di fermare l’opera…”

Ed è possibile secondo lei?

“Certo. Fino ad oggi sono stati spesi circa 1,6 miliardi e abbiamo la prospettiva di spenderne svariati altri. Sono soldi pubblici. Se abbiamo buttato via soldi (e vorrei chiederne conto a chi l’ha fatto), perché mai dovremmo buttarne via altri?”

Si propone anche di rivedere gli accordi. Chiamparino dice che non è possibile, che sulla tratta internazionale è tutto deciso. Mentre su quella nazionale si può ancora discutere, valutando le opzioni tra tunnel sotto la collina morenica o quadruplicamento della linea attuale …

“Gli accordi Italia-Francia del 2012 e del 2015, dividono l’opera in tre parti: una di competenza francese, una transfrontaliera e una di competenza italiana. Gli accordi prevedono, a parte il tunnel di base transfrontaliero, altri due tunnel a due canne in Francia, per un totale di 33 km (i tunnel di Belledonne e di Glandon), mentre in Italia era previsto un tunnel a due canne, quello dell’Orsiera, per 19,5 km. Poi i due Paesi ci hanno ripensato. In Francia, la parte comune di competenza, è stata rinviata per qualunque decisione a dopo il 2038, di qui a 20 anni. Dalla nostra parte, è stato valutato che si poteva fare a meno del tunnel dell’Orsiera. Questo vuol dire che le due parti, ciascuna per conto suo, ha modificato di fatto l’accordo precedente. Accordo che dice che il tunnel di base avrà un costo di 8,6 miliardi di € (oggi attualizzato a 9,6 miliardi di €). Non solo, ma prevede che la ripartizione dei costi sia fatta per il 57,9% a carico dell’Italia e per il 42,1 % a carico della Francia. Nel tunnel di base, però, 45 km su 57 sono in Francia e 12 in Italia. La giustificazione di questa ripartizione anomala sta nel fatto che i francesi hanno un carico più grande perché dovrebbero realizzare quei due tunnel da 33 km mentre l’Italia dovrebbe realizzarne uno soltanto, da 19,5 km. In realtà sappiamo che i francesi hanno rinviato a chissà quando quei tunnel e anche l’Italia ha di fatto rinunciato alla galleria dell’Orsiera. Per quale motivo a questo punto l’Italia dovrebbe pagare il 57,9% di un’opera che all’80 % è in Francia? Mi pare siano motivi sufficienti per ridiscutere l’accordo, chiedendo conto ai francesi delle loro politiche”.

Parliamo di finanziamenti …

“Il CIPE ha autorizzato con delibera di agosto 2017 l’erogazione di fondi per 2,8 miliardi di € per la realizzazione di due lotti costruttivi del tunnel di base, fissando un massimo di spesa per l’Italia a poco più di 5 miliardi di €. Nell’accordo del 2012 è previsto che condizione per l’inizio dei lavori sia la disponibilità dei finanziamenti dell’intera opera. Nell’accordo del 2012 si parla di tratte funzionali, non di lotti costruttivi. Per lotto costruttivo intendiamo la realizzazione di parte di un’opera fino ad esaurimento fondi, per poi riprendere i lavori quando arrivano altri fondi. Certo, è impossibile pretendere di avere subito tutti i fondi per un’opera, ed è possibile iniziare a realizzarne una parte, ma quella parte deve servire a qualcosa. Ora, pare difficile scavare un pezzo di tunnel e dire che è funzionale. I francesi hanno avuto qualche perplessità quando sul nostro versante si è parlato di lotti costruttivi. Una giustificazione ai lotti costruttivi, accettata malvolentieri dalla Corte dei Conti, è che se la cosa riguarda più attori, noi, i francesi e l’Europa, La soluzione ipotizzata? Italia, Francia ed Europa mettono a disposizione tutto quello che compete loro, e a quel punto tutti i lotti costruttivi, insieme, diventano funzionali. In Italia il CIPE ha autorizzato questa soluzione mentre la Francia non ha autorizzato un bel niente, perché c’è la pausa di riflessione, che ancora non è finita. Macron ha detto che il tunnel si deve fare ma che non sarà finanziato con i fondi ordinari dello Stato.  Il suo obiettivo è quello di finanziarlo con le entrate dei pedaggi del trasporto su strada. Quindi, in questo momento, la parte francese del tunnel internazionale non è finanziata, checché ne dica Chiamparino. È stata affidata la direzione lavori per 90 milioni, ma per le opere non c’è ancora nulla”.

In Francia però hanno iniziato a scavare un tratto di 4 km (su 9), che unisce due discenderie lungo l’asse del tunnel di base.

“Sì. ma quello è dichiarato ufficialmente come un tunnel geognostico. Poi è vero che ha le dimensioni della canna reale del tunnel. Ma allora perché dicono che è solo un tunnel geognostico? Mi pare tanto una furbata, l’Europa finanzia fino al 50% le opere preliminari e al 40% il tunnel principale…. Così riescono a farsi dare la metà anziché il 40%. Sul nostro versante c’è il fatto che la delibera CIPE ha elementi di illegittimità: una delle condizioni del trattato italo-francese è la disponibilità della somma complessiva per realizzare il tunnel. Questa disponibilità non c’è, per cui l’Italia ha autorizzato l’esborso di una spesa che non si sa che effetti potrebbe avere visto che i francesi non hanno ancora stanziato nulla. Vedremo cosa valuterà la Corte dei conti. Il Governatore del Piemonte ha detto che se non si facesse più la Torino-Lione verrebbe a mancare un collegamento storico con la zona d’Europa più dinamica e ricca e con la Francia. Una scelta che farebbe molto male al Piemonte del futuro. “Se la politica ha un difetto, è che le questioni di merito sono considerate marginali. La politica assume decisioni sempre per altri motivi che non sono mai di merito. Come si fa a dire una cosa del genere? Il Piemonte è tagliato fuori da cosa? Tra Piemonte e Francia abbiamo un terzo del traffico attraverso le Alpi, che è in calo, anche sulla strada, proprio per la struttura dei mercati. Se uno vuole andare oggi in Francia non ha alcun problema. Oggi il traffico merci sulla ferrovia è sceso al di sotto di tre milioni di tonnellate all’anno. Tra l’altro, perché in Svizzera la ferrovia ha un peso molto più alto? Non certo per le infrastrutture. Il motivo è che loro ammettono una tariffazione dell’attraversamento delle merci sul loro territorio proporzionale ai km percorsi, al tonnellaggio e al tipo di autoveicolo. A quel punto diventa più conveniente la ferrovia. Italia e Francia non hanno mai fatto qualcosa del genere. Perché non lo fanno? I motivi sono i soliti: l’Europa non vuole e non è così facile vedersela poi con i camionisti … Nelle loro previsioni c’era anche scritto che con il nuovo tunnel e la nuova linea il traffico sarebbe aumentato moltissimo e che sarebbe molto migliorata la ripartizione tra ferrovia e strada. Oggi siamo al 15% su ferrovia e il resto su strada. Con il tunnel saremmo arrivati al 55% su ferrovia e al 45 su strada. In Svizzera questo succede perché costa caro trasportare su strada. Ma se non si è in grado di far pagare meno la ferrovia, perché i trasportatori, molto attenti ai costi, dovrebbero spostarsi sui binari?”.

Chiarimento su scavo in Francia

Tavola tunnel di base

Il traforo tra St.Jean e Susa è lungo 57 km (come noto, 45 in Francia e 12 in Italia).
E’ previsto che vengano scavate due canne (ognuna da 57 km), collegate tra loro da bypass di sicurezza ogni 333 m.
Per raggiungere l’asse del futuro traforo sono state scavate 3 discenderie in Francia (St. Martin, La Praz e Villarodin, 9 km complessivi, concluse nel 2010) e 1 in Italia (La Maddalena a Chiomonte, 7 km, finita nel 2018).
La direzione di scavo delle discenderie è, sostanzilamente, Sud-Nord, mentre quella del tunnel sarà Ovest-Est.
In base ai regolamenti comunitari, queste 4 gallerie sono state finanziate per il 50% dalla UE perché il loro scopo era di indagine, di studio e di progettazione (mentre i lavori definitivi veri e propri sarebbero finanziati dall’Europa al 40%).
Questi 4 cunicoli geognostici hanno diametro di circa 6 metri, mentre le due canne del futuro tunnerl di base dovranno avere ciascuna un diametro più largo, di circa 9 metri.

LTF/TELT ha chiesto e ottenuto dalla UE di poter proseguire uno scavo geognostico (di indagine, quindi finanziato al 50% e non al 40%) tra le discenderie di St. Martin e La Praz, perché la composizione geologica di quella zona è particolarmente complessa. Hanno quindi cominciato a scavare da Ovest verso Est per collegare le due discenderie francesi con una galleria di circa 9 km. Ad oggi risulta che siano stati già scavati un po’ più di 4 km, con metodi sia tradizionali (esplosivo e ruspe) sia meccanizzati (talpa TBM).

Il punto è il seguente:
questa galleria (anche se formalmente effettuata per ragioni di studio) è in asse con una delle due canne del futuro traforo e inoltre viene scavata con diametro di 9 metri anziché 6. Quindi viene comodo ai sostenitori dell’opera sostenere che si tratta dell’inizio dei lavori definitivi per “completare” il tunnel di base, anche se mancano ben 110 km da scavare (57×2 meno 4) senza considerare i bybass e altro.

IL NAUFRAGIO dei tre “neonati” e sciacallaggio

sciacalli

ed i genitori? Com’è che su sta imbarcazione c’erano degli sconosciuti e tre neonati non figli di questi? Mah, suona tutto così strano, chi mai darebbe neonati a sconosciuti? Bei genitori, ed ovviamente guardacaso non sono responsabili. Ovviamente dobbiamo credere a tutti quei media che accusano di complottismo e diffusione fake news chi dubita della casualità e di altre stranezze delle foto, certo, avevano programmato tutto, dall’anticipazione di chi si augurava la morte di bambini a chi organizzava già manifestazioni in piazza. Ovviamente anche chi dubita perché non gradisce essere preso per i fondelli è un criminale, stragista, cannibale, sadico, senza cuore e bla bla bla. Insomma, mafia capitale ed il traffico di umani è un bene per l’umanità.
Il terribile naufragio di ieri (causato da un incendio ad un motore montato su un gommone da poche lire ( consapevolezza di un meccanismo consolidato dai mercanti di schiavi : metto dei poveracci su un gommone da due spicci tanto ci sono sempre le Ong a due passi a caricare) è avvenuto a due passi dalla costa libica.
In una zona sar libica e dove mai poteva esserci una Ong. Nemmeno prima del decreto Minniti sulle Ong.
Utilizzare , strumentalizzare una tragedia che nulla collima con la chiusura dei porti di Malta e Italia alle ong .
Additare ad assassini Italia e Malta (perché non tutta Europa?!) Come hanno fatto i razzisti di #lifeline e #openArms (che fino al 2013 faceva il lavoro opposto. Agenzia privata che pattugliava le coste iberiche. Con il boom di sbarchi diventano charity e senzzzibbili . Miracolo) è rivoltante.Rivoltante!
Stimolare la pancia degli italiani (non era da populisti?!) con fake news ( non era da analfabeti funzionali?!) su donne e bimbi morti….
quindi
È rivoltante! Ribadisco
Luigi Cianciox – 30 giugno alle ore 08:44
Andreina Fabbri Andrea Guglielmo Gardin
3 bambini affogati nel naufragio a 6 miglia dalla Libia, un egiziano e due marocchini.
Tutti i propagandisti a piangere lacrime di coccodrillo, quando invece dovrebbero ‘dire’ di arrestare i genitori per omicidio colposo perchè non c’è nessuna guerra per “scappare” da Egitto e Marocco.
La verità è una sola: per venire in Italia in aereo da Egitto, Marocco etc. serve la fedina penale pulita e dopo 3 mesi quando scade il visto te ne devi andare, anche se poi purtroppo nessuno se ne va…
Se vieni invece con il barcone e rimani 2 anni a babbo morto in hotel e con il figlio resti a vita anche se non ne hai diritto.
sabina guzzanti
Punto

Nave Open Arms giunta a porto Barcellona – Flash news – Cagliaripad

l’estratto del primo pezzo è tratto dal Manifesto

mappa

chi ha deciso di lasciarli affogare? La ong Pro activa sulla quale era a bordo la eurodeputata Eleonora Forenza, perché non li hanno tirati sulla nave ong (ci stavano sopra, è bella grande) in attesa che arrivasse la guardia costiera libica dato che era stata avvisata  e che si trovavano in acque di sua competenza? Semplice, non li hanno tirati su perché l’Italia poi non li faceva consegnare a mafia capitale. Stesso copione per i 59 poi presi a bordo successivamente, a 6 kms dalla costa libica (non proprio a largo della Libia, ma proprio davanti) secondo questi trafficanti doveva arrivare la guardia costiera italiana a prenderli.

Se c’è qualche responsabile sono quelle della nave ong, che li hanno lasciati affogare i 120 sul barcone di cui si sono salvati in 16.

L’Open Arms accusa: «Italia responsabile del naufragio»

Adriana Pollice

EDIZIONE DEL01.07.2018

PUBBLICATO30.6.2018, 23:58

«Si scordino di arrivare in Italia», dice Matteo Salvini. Il ministro degli Interni se la prende questa volta con la ong spagnola Proactiva Open Arms che ieri, al largo della Libia, ha tratto in salvo 59 migranti, tra loro quattro bambini di cui due non accompagnati: erano «alla deriva e in pericolo di vita», spiega l’ong. Salvini nega l’approdo nei porti italiani fin dal mattino, ma a sera dal Viminale arriva una spiegazione che ha tutta l’aria del pretesto: «L’attracco può provocare rischia per la sicurezza», spiega una nota.

punto

Per intervenire l’Open Arms ha deciso di non aspettare l’arrivo della Guardia costiera di Tripoli. Venerdì avevano rispettato l’ordine del Centro di coordinamento di Roma ma, accusano, dopo un ritardo nei soccorsi di un’ora e mezza, i libici hanno trovato in vita solo 16 dei 120 stipati sul barcone, affondato da ore.

Nave Open Arms giunta a porto Barcellona

Dopo il rifiuto ad accoglierla di Malta e Italia

Da Ansa News 4 luglio 2018

La nave Open Arms con a bordo 60 migranti è giunta al porto di Barcellona ha reso noto su twitter la omonima Ong catalana, pubblicando una foto dell’imbarcazione all’ingresso nel porto. “Benvenuti a casa”, scrive Open Arms. La Croce Rossa spagnola, il comune di Barcellona e le autorità catalane hanno allestito un dispositivo di accoglienza simile a quello previsto per l’arrivo dell’Aquarius il mese scorso a Valencia.

I 60 migranti tratti in salvo al largo delle coste libiche il 30 giugno sono stati portati nel porto di origine della catalana Open Arms a Barcellona dopo il rifiuto delle autorità di Malta e Italia di accoglierli. Una conferenza stampa è prevista nel pomeriggio con il sindaco di Barcellona Ada Colau e il fondatore dei Open Arms Oscar Camps.

I 60 migranti, di 14 diverse nazionalità, saranno esaminati a bordo dai medici di Sanidad Exterior. Poi scenderanno a terra e saranno trasferiti nei centri di accoglienza previsti dal comune di Barcellona.

I ‘DISPERATI’ DI AQUARIUS HANNO PAGATO 3MILA EURO A TESTA

quanti soldi per chi fugge dalla povertà e guerra, mutuo con microcredito tramite ong?

Il reporter del giornale francese Figaro rivela che i clandestini dell’Aquarius – quei disperati africani in fuga dalla guerra in Siria – hanno pagato 3mila euro a testa per essere traghettati in Italia. Hanno poi vinto una crociera in Spagna.
Se facciamo il conto si tratta di oltre 1,5 milioni di euro per tutto il carico. Sarebbe interessante – è solo una domanda – sapere se e quanto di questa cifra è andata ai volontari dell’Aquarius o se, come i loro colleghi di Msf in Africa, si sono fatti pagare in natura.

Il prete che si è intascato 600mila euro fingendo di accogliere profughi: quando il buonismo diventa business

maggio 21, 2018

Un arresto e tre denunce nei confronti di un sodalizio dell’accoglienza che si occupava dei bandi per i servizi nei centri di accoglienza profughi, in particolare una struttura di Monticiano e due di Sovicille, in provincia di Siena. E’ il bilancio dell’operazione Picket della Guardia di finanza, che ha anche sequestrato 317mila euro.
Tra i soggetti anche un sacerdote della Diocesi di Grosseto: lasciate che i migranti vengano a noi, coi soldi.
Avrebbero incamerato ben 600mila euro che venivano girati ai conti correnti personali intestati ai responsabili del disegno criminale e a società ad essi riconducibili.
Le indagini condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria e dirette dal procuratore della Repubblica Salvatore Vitiello hanno messo nel mirino una società creata appositamente sulle ceneri di un’altra società fallita nel 2014. Secondo l’ipotesi accusatoria, tre soggetti figuravano nell’organigramma societario ma la gestione era esercitata da un imprenditore fallito e con precedenti penali, che quindi non avrebbe potuto prendere parte ai bandi di gara pubblici.
Inoltre serviva una convenzione con operatori privati attivi nell’assistenza sociale per partecipare ai bandi, ostacolo aggirato sottoscrivendo una convenzione con un ente della provincia di Grosseto che si impegnava a fornire servizi senza avere la struttura né i mezzi per tenere fede agli impegni.
Le accuse vanno dall’autoriciclaggio all’appropriazione indebita e alla turbativa d’asta, reati che prevedono pene pesanti.
Il business dell’accoglienza è una mostruosa truffa. Il Pd ha di fatto creato un ‘complesso migratorio industriale’ che è cresciuto in maniera abnorme. Sarà complicato togliere loro l’osso.

“Grave denuncia della Caritas a Cagliari: il 90 per cento delle nigeriane indotte a prostituirsi dopo gli sbarchi”

STRANO CHE AGLI ANTIRAZZISTI ANTIFASCISTI TANTO SOLIDALI NON INTERESSA MINIMAMENTE LA SORTE DI QUESTE RAGAZZE, d’altronde non interessa loro la sorte di coloro che finiscono a lavorare a 3 euro l’ora e vive in BARACCOPOLI

Una volta sbarcati, mafia capitale incassa e chi s’è visto s’è visto
“La Caritas diocesana di Cagliari, tramite lo sportello Antiracket, ha denunciato pubblicamente che il 90 per cento delle ragazze nigeriane che sbarcano in Italia finisce nel racket della prostituzione. Quello che denuncia la Caritas è veramente grave ma altrettanto grave è accorgersi solo adesso di questo fenomeno. Abbiamo denunciato tutto questo con una lettera alla Prefettura di Cagliari chiedendo interventi e maggiore presenza delle Forze dell’ordine qualche mese fa”. Lo dichiara Salvatore Deidda di Fdi
“La Caritas diocesana di Cagliari, tramite lo sportello Antiracket, ha denunciato pubblicamente che il 90 per cento delle ragazze nigeriane che sbarcano in Italia finisce nel racket della prostituzione. Quello che denuncia la Caritas è veramente grave ma altrettanto grave è accorgersi solo adesso di questo fenomeno. Abbiamo denunciato tutto questo con una lettera alla Prefettura di Cagliari chiedendo interventi e maggiore presenza delle Forze dell’ordine qualche mese fa”. Lo dichiara Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d’Italia che ha presentato una interrogazione al Ministro dell’Interno in cui chiede se “è a conoscenza di questo fenomeno e quali azioni intende intraprendere”.
“Nell’interrogazione inoltre – conclude Deidda – chiedo di sapere se chi gestisce le cooperative e i centri che ospitano questi immigrati sia informato su quanto denunciato dalla Caritas e su quello che fanno i loro ospiti, se sono assenti la notte o se la prostituzione avviene proprio nei centri. Infine, chiedo se sia vero che molte di queste donne ricorrono abitualmente alla pratica dell’interruzione di gravidanza presso le strutture sanitarie locali: sarebbe un dramma e una violenza che si aggiunge all’ennesimo risvolto criminale nato da una politica immigratoria senza regole”.
Ultima modifica: 19 giugno 2018

Scandalo nella ONG di Gino Strada: donne africane costrette a prostituirsi per i farmaci

Saviano o la Grueber da “giornalisti” indagheranno????

ROMA – Medici Senza Frontiere è di nuovo sotto i riflettori internazionali: dopo l’autodenuncia del febbraio scorso per casi di abusi sessuali all’interno dell’organizzazione, membri del personale addetto alla logistica sono accusati adesso da alcune ex dipendenti di aver pagato prostitute in vari Paesi africani e in alcuni casi di aver ottenuto prestazioni sessuali in cambio di medicinali.

Secondo testimonianze ottenute dal programma della Bbc Victoria Derbyshire, questo comportamento era «diffuso» nella Ong in Africa. L’organizzazione, che vieta l’uso di prostitute, ha affermato che non tollera «abusi, molestie o sfruttamento».

Le accuse non riguardano il personale medico, ma sono comunque pesanti. Un’ex dipendente ha raccontato di aver visto un dirigente rientrare negli alloggi in Kenya con «ragazze molto giovani», presunte prostitute, mentre un’altra dipendente ha riferito di un collega in Liberia che si vantava di dare medicine a «ragazze facili» in cambio di sesso.

La Ong ha detto di aver bisogno di maggiori informazioni per avviare indagini.

LUCIANA ESPOSITO (giornalista di Napoli impegnata sul fronte della lotta alla Camorra)

così scriveva due anni fa (perciò in periodo estraneo alla recente polemica) in una lettera aperta a Saviano

luciana esposito
“Due aggressioni fisiche, l’ultima sfociata persino in un tentativo di sequestro di persona, all’incirca 15 denunce sporte dall’inizio del 2016, minacce di morte da parte della madre del boss dei Barbud…os, plurimi raid vandalici alla mia auto. Le intimidazioni, le minacce e gli avvertimenti, sono all’ordine del giorno: questi i fatti che sintetizzano il mio lavoro di giornalista, direttrice di un giornale online qualunque. Il tutto viene ulteriormente aggravato da un dettaglio che fa la differenza: vivo nel posto in cui lavoro e di cui racconto le malefatte, Ponticelli, quel quartiere che hai intravisto attraverso talune scene di Gomorra. Eppure, ho scelto di restare e di non fare nemmeno mezzo passo indietro.
Non me ne volere, ma credo che tu non abbia la minima percezione di cosa voglia dire vivere costantemente sotto minaccia. Eppure, non vivo sotto scorta, le spalle ho imparato a guardarmele da sola, ma non credo che la mia vita valga meno della tua, meno che mai lo penso del mio lavoro. Mi ha sempre affascinato ed incuriosito il fatto che, invece, tu non subisci questo genere di difficoltà, nonostante ti trovi a raccontare Napoli dall’altro capo del mondo. Romanzare la camorra sta mietendo più danni dell’affiliazione stessa, ma per rendertene conto dovresti vivere Napoli da Napoli.
Se dovesse accadermi qualcosa, tu sei una di quelle persone dalle quali desidero ricevere solo indifferenza: vedermi appioppare uno dei tuoi sermoni, vorrebbe dire gettare fango prima sul mio cadavere e poi sulla credibilità del mio lavoro, più silenzioso del tuo, ma, anche assai più sincero e disinteressato“

Saviano, da otto anni in TV senza contraddittorio

secondo Saviano questo governo toglierà diritti, E’ STATO L’UNICO a riconoscere dignità e diritti ai riders, ed è l’unico che vuole togliere fornero e modificare il jobs act

Tredici giugno, su RAI2 con il format “Il supplente”, e il giorno prima a “Di Martedì” su La7, per concludere nuovamente sul canale televisivo di Andrea Salerno venerdì sera, a festeggiare la puntata finale di “Propaganda Live”. Non si contano naturalmente le apparizione in RAI a “Che tempo che fa”, vera vetrina da one-man show. Saviano Channel trasmette l’Angelus a reti unificate, sull’etere pubblico e sul privato, per commentare la politica, la società, presto lo sport e l’oroscopo.

Oggi Saviano è naturalmente impegnato in un’opera di resistenza attiva contro il governo Conte, perché “le uniche riforme di questo governo saranno quelle che toglieranno i diritti”, ha scritto su Twitter, e dunque “è tempo che ognuno faccia il suo, è tempo di iniziare a perdere un po’ di tempo per smentire tutte le cazzate che girano in rete”, come ha ribadito ieri su La7.
Presunto pezzo forte del nostro, il tema migranti: “Fra anni ci chiederemo come sia stato possibile rendere il Mediterraneo un cimitero. Non tutti avranno partecipato a questo scempio, c’è chi ancora resiste e resisterà”. Come nel biennio 2015-2016, anno d’oro delle ONG nel mare, le cui traversate hanno causato rispettivamente 3500 e 4733 morti -e poi crollati verticalmente-.
Ma, essendo il nostro particolarmente istruito, ne approfitta per spiegare che l’Europa ci ha dato quasi 800 milioni di Euro in sei anni. Lo ha detto non solo tralasciando il fatto che 133 milioni di Euro l’anno su 5 miliardi spesi di tasca nostra sono una miseria, ma dicendo testualmente che questi ultimi, “essendo scorporati dal rapporto deficit/PIL, non pesano sulle tasche degli italiani”. Probabilmente ce li restituiranno nella prossima bolletta.
Saviano, insomma, è invitato a parlare a tambur battente in ogni dove, senza che qualcuno gli dica cortesemente “frena un attimo”. E’ consentito? Purtroppo la legge in materia, la 8/2000, “raccomanda”, ma non obbliga, la parità di condizioni “nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione”.
Cercando su YouTube non si trova una sola trasmissione nella quale Saviano abbia avuto un confronto diretto con qualcuno: o il giornalista parlava da solo, o altre persone parlavano di lui in sua assenza. Unica timida eccezione, la puntata di “Vieni via con me” del 22 novembre 2010, quando all’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni fu concesso un piccolo spazio di replica nella trasmissione -ma fu necessario l’intervento del Governo, perché inizialmente il cda della RAI negò il permesso.
Indimenticabile il giudizio di Aldo Grasso: “[Saviano] non è opinionista (deludenti i suoi interventi settimanali), non è showman, è solo Saviano che recita Saviano, un marchio da sfruttare”. Non si capisce, al netto delle sue continue apparizioni televisive e dei suoi monologhi spesso pieni di strafalcioni, imprecisioni e vere inesattezze (come dimenticare il monologo del 26 marzo 2018 sulla Siria?) quale sia la ritrosia nel trattare il giornalista campano come un ospite al pari degli altri e non una sorta di assiso al trono, indegno di parlare da pari a pari con chiunque non la pensi come lui e impegnato solo a portare avanti il proprio brand come un piazzista alle prime armi.
In attesa di trovare risposta a queste domande ancestrali, la gomorrea continuerà per molto tempo. Speriamo in un vaccino.
(di Arturo Zaia)