Picchiata infermiera italiana a bordo della nave Acquarius. Volevano abusarne

Nessun messaggio di solidarietà e nessun arresto per il tentato stupro. C’è chi è più eguale degli altri, alla faccia del femminismo de sinistra (eh si perché i destri maltrattano le donne, narra la leggenda)

Migliorano le condizioni di un infermiera italiana picchiata dai dei migranti tunisini a bordo della nave Acquarius.
La donna si era recata nella stiva della nave per recuperare dei viveri da distribuire, quando tre ragazzi tunisini di 27, 30 e 22 anni l’hanno afferrata da dietro e hanno iniziato a strapparle i vestiti di dosso, la donna dopo aver fatto resistenza è stata brutalmente picchiata, solo le urla e i rumori che hanno attirato alcuni membri dell’equipaggio l’hanno salvata da una fine quasi certa. La donna, una giovane infermiera di 27 anni ha riportato qualche livido ed un evidente stato di shock dovuto allo spavento,  è stata trasportata al più vicino ospedale di Valencia non appena sbarcata, e sottoposta a visita ortopedica e psichiatrica.
Intanto, la gloriosa accogliente antirazzista Spagna di Sanchez:
Il premier socialista Pedro Sánchez, accogliendoli e restituendo a tutti il diritto universale per la salute, è stato anche fermo nel ricordare che chi non ha «le carte in regola, in Spagna non può restare». Quindi, meglio smorzare subito la festa perché la luce del giorno che inonda Valencia porta già spiacevoli notizie: i minorenni saranno portati a Malaga, le donne in attesa e i malati in un’altra unità, sconosciuta, mentre per gli altri li attende un Cie, centro di identificazione ed espulsione che Amnesty International vuole chiudere.
La Spagna è il paese europeo che dal 2006 attua una severa politica di respingimenti e rimpatri. Nel 2009, all’apice della peggiore emorragia d’immigrati giunti alle Isole Canarie provenienti dalla zona sub-sahariana, ogni mese i voli charter riportavano in Africa dai 15mila ai 25mila rifiutati. Tanto che in Spagna chi vince l’appalto statale dei rimpatri, vince la lotteria di Natale: un affare da svariati milioni d’euro, pagati da Madrid. fonte

«Cari illuminati di sinistra, vi siete mai chiesti perché gli italiani non la pensano come voi?»

«Cari illuminati di sinistra, vi siete mai chiesti perché gli italiani non la pensano come voi?»

Ieri non ha letto su Repubblica l’appello dei dodici finalisti del Premio Strega che chiedono venga revocato immediatamente l’ordine di chiusura dei porti, «ma è come se l’avessi fatto, questo genere di appelli sono tutti eguali ed estremamente prevedibili». Solo il giorno prima Luca Ricolfi, sociologo, docente di Analisi dei dati all’Università di Torino e responsabile scientifico della Fondazione David Hume, sulla scorta del sondaggio Ipsos che dava il 71 per cento degli italiani a favore della linea dura di Salvini – «non solo gli elettori che votano destra o Cinque Stelle, ma anche un terzo degli elettori del Pd» –, aveva firmato una lettera agli illuminati sul Messaggero: «Cari politici progressisti, cari intellettuali impegnati, cari manager illuminati, cari prelati, scrittori, cantanti, professori, conduttori televisivi, giornalisti che ogni giorno vi esercitate in accorati appelli a coltivare il senso di umanità, vi siete mai chiesti perché tanti italiani non la pensano come voi?».
In compenso, racconta a tempi.it, «ho ascoltato (sta su youtube) il pensiero di uno di questi premi-Strega, che pochi giorni fa, quando la Aquarius non era ancora arrivata a Valencia, ha confessato: “Io stesso, devo dire, con realpolitik, di cui mi sono anche vergognato, ieri ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: e adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede del nostro governo”.
Non è nemmeno il caso di specificare chi, in particolare, abbia fatto un simile miserabile ragionamento perché, a giudicare dalle non-reazioni del mondo progressista (e anzi dalle difese d’ufficio delle sue parole, che sarebbero state “estrapolate dal contesto”) viene da pensare che quel che è scappato a un singolo intellettuale sia il retro-pensiero di molti. Un retro-pensiero che non è solo segno di mancanza di umanità ma anche di scarso interesse per il bene comune. Io trovo profondamente barbaro l’atteggiamento di chi cova in sé un odio e un disprezzo per l’avversario politico così grandi da augurarsi qualsiasi cosa possa nuocere al nemico: oggi che muoia un bambino, domani che salga lo spread e l’Italia vada a picco. E guardi che io non amo per niente questo governo, e l’unica posizione pubblica esplicita che ho preso prima del voto è stata contro Lega e Movimento Cinque Stelle, perché li ritenevo (e li ritengo) un pericolo per l’economia italiana.
Ma questo non mi induce a sperare che mandino a picco il paese, tutto al contrario spero siano in grado di dimostrarmi che mi sbagliavo».
 Repubblica ripropone la copertina dell’Espresso “Uomini e No”: questo schema manicheo volto a sintetizzare il problema in categorie così assolute non sembra una forma uguale e contraria agli slogan cosiddetti populisti?
No, non mi sembra uguale e contrario: mi sembra peggiore. Perché c’è una profonda differenza fra sinistra e non-sinistra. La sinistra, o meglio una componente ancora importante della sinistra, è convinta della sua superiorità etica rispetto alla destra, mentre il contrario non succede. La destra e i populisti possono detestare l’establishment di sinistra, ma raramente si sentono portatori di una superiore moralità. Quando scrissi Perché siamo antipatici? (quasi quindici anni fa) pensavo che nel giro di qualche anno la sinistra sarebbe guarita dal suo complesso di superiorità morale, ma mi sbagliavo: è migliorata molto con Veltroni e il Renzi di governo, ma è bastata la sconfitta del 4 marzo a farla tornare ai peggiori anni dell’antiberlusconismo. Forse la classe dirigente che guida la sinistra, non avendo vere soluzioni per i problemi del paese, ha bisogno di un nemico da demonizzare, disprezzare, odiare: ieri era Berlusconi, oggi è Salvini.
Ha senso dare del non-uomo a Salvini come se le sue idee circolassero in una setta marginale di fanatici? Applicare lo schema di solito utilizzato per i partiti dello zero virgola (penso a Casapound o Forza nuova)?
È vero che il fatto che le idee di Salvini piacciano a tanti, anche a sinistra, dovrebbe fare riflettere. Ma questo non preoccupa troppo la cultura di sinistra, perché quella cultura prevede (non senza motivo, a giudicare dalla storia) l’eventualità che sia la maggioranza a sbagliarsi, e sia la minoranza ad avere ragione. Dico “non senza ragione” perché l’esperienza nazista ha dimostrato una volta per tutte che la maggioranza può benissimo avere torto. Ma il punto vero è un altro: ha senso trattare l’ondata populista come se fosse l’invasione degli Hyksos o l’ascesa del Führer? Quel che l’establishment di sinistra si ostina a non capire è che, mentre il linguaggio di Salvini e alcune sue prese di posizione sono indifendibili, la sostanza della politica migratoria di questo governo è discutibile ma non irragionevole, e per questo è appoggiata dalla maggioranza dei cittadini. La gente pensa che Salvini voglia solo mettere un po’ di ordine (e di equità europea) nei flussi migratori. E, per quanto sia continuamente sollecitata a farlo, non riesce proprio a vedere il parallelismo fra disumanità nazista e disumanità salviniana. Anzi, si potrebbe congetturare che siano proprio l’antifascismo e l’antinazismo che legittimano Salvini: la cultura progressista, e la retorica della Resistenza, hanno tenuta viva per oltre mezzo secolo un’idea così estrema del male incarnato dal nazi-fascismo, che alla gente vien da sorridere quando personaggi come Giorgia Meloni o Matteo Salvini vengono accostati al male assoluto.
Lei ha ricordato, dati Ipsos, che il 71 per cento degli italiani è a favore della linea dura di Salvini basata sulla chiusura dei porti, tra questi un terzo degli elettori del Pd: cosa è successo? Quando e per quale ragione il dubbio sulle politiche di accoglienza ha iniziato a serpeggiare in quello che lei ha definito «l’elettorato malconcio del Pd»?
Il dubbio c’è sempre stato, negli ultimi 20 anni, ma la moltiplicazione degli sbarchi dopo le cosiddette primavere arabe e la crisi libica ha determinato un salto di qualità. Però, più ancora degli sbarchi, ha contato l’atteggiamento negazionista (“l’immigrazione non è un problema, è una risorsa”) di tutto l’establishment politico della sinistra, con l’unica tardiva eccezione di Marco Minniti.
Qual è il nocciolo del problema migratorio e chi è oggi il vero nemico dei migranti?
Il nocciolo del problema, come ha spiegato lo storico britannico Niall Ferguson su The Times, è che l’Europa non può accogliere che una piccola parte degli africani che vorrebbero trasferirvisi, nel 90 per cento dei casi non in quanto rifugiati ma in quanto portatori di legittime aspirazioni a cambiare la propria vita. Chi è il nemico dei migranti? I migranti hanno molti nemici, a partire dai trafficanti d’uomini, ma il nemico più grande sono le classi dirigenti dei loro paesi, che hanno lasciato quei paesi in balia della povertà, del disordine, dell’arbitrio e della corruzione. Una condizione che potrà cambiare sul serio, se mai cambierà, quando i cittadini di quei paesi si convinceranno che la soluzione è sostituire i propri governanti, non fuggire verso i paesi che hanno governanti migliori. di Caterina Giojell – 19/06/2018 Fonte: Tempi

Atene respira elogio della troika del Manifesto

dopo l’elogio a Mario Draghi in funzione “antipopulista” mi pare ovvia l’esaltazione della troika…quando il “populista” è sinistro….

SIAMO SICURI CHE RESPIRI ANCORA? 
– Il debito/Pil è del 179% (prima della Troika era al 146%)
– Tasso di disoccupazione 20%
– Tasso di disoccupazione giovanile 43%
– Il Pil è diminuito del 28%
– Il 15% della popolazione vive sotto la soglia di povertà
– la mortalità infantile è aumentata del 400%
– la aspettativa di vita è diminuita per la prima volta da inizio secolo.
Inoltre deve mantenere un avanzo primario del 3,5% fino al 2022 e del 2,2% fino al 2060, quindi si continuerà a peggiorare tutto quello di cui sopra…
Cosa hanno da festeggiare a Il Manifesto?

LETTERA DI UN CITTADINO AI MEDIA

PresidioEuropa

Movimento No TAV

Comunicato Stampa

27 giugno 2018

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=15508 

Siamo venuti a conoscenza di una lettera scritta da un cittadino ad un.a giornalista innominato.a che, per volontà o per caso, è imprigionato.a e ha perso la capacità di scrivere liberamente, ossia di servire i lettori e non fornire agli stessi gli argomenti desiderati dal suo datore di lavoro.

Gliela inviamo alla Sua attenzione augurandoci che, spinto dalla sua curiosità professionale, non la cestini e la legga fino in fondo.

Grazie e cordialmente,

PresidioEuropa No TAV

Caro.a giornalista,

mi chiamo Mario Lettore Ascoltatore Telespettatore, seguo da tempo il progetto “Tav” Torino-Lione, saranno giusti 30 anni, a Dio piacendo, il 30 settembre 2018.

Vengo subito al dunque: non mi è piaciuto il suo servizio che giorni fa è venuto nelle mani, giunto alle orecchie e visto dagli occhi dei lettori, ascoltatori, telespettatori.

Non penso che questo giudizio possa turbarla, per carità, la mia è solo l’opinione di un singolo cittadino tra milioni.

Ma è un’opinione fondata e condivisa da chi, come me, fa parte da anni di un gruppo di docenti, legali, esperti, che da sempre offrono una consulenza più che gratuita (ci paghiamo noi anche le spese di strumenti di lavoro, trasferte, ecc.) alle istituzioni locali: i sindaci di 25 Comuni della bassa valle di Susa cui si è aggiunta fin dal suo insediamento Chiara Appendino Sindaca di Torino e Presidenta della Città metropolitana.

Può chiedere in giro ai suoi colleghi se in questo profondo lembo di nord-ovest siamo tutti valligiani retrogradi, nemici del ferro e adepti della gomma o – peggio – “semplicemente ecoterroristi” come alcuni PM (forse un po’ prevenuti) hanno tentato di dimostrare venendo sconfessati per tre volte e definitivamente dalla Cassazione.

Ma ovviamente non voglio convincerla delle nostre ragioni, quanto piuttosto – scusi se mi permetto – di consigliarla di adottare anche nella sua professione quello che (a puro titolo di esempio) gli scienziati adottano come stella polare nella loro attività: il principio di precauzione.

Lei, nel suo lungo e inabituale racconto per questo tipo di notizia, ha fatto proprie pressoché tutte le affermazioni dei proponenti, ed in particolare del Commissario Governativo (ma di quale governo?) del progetto Torino-Lione, architetto Paolo Foietta.

Potrei contestare tutte le sue affermazioni – non mi giudichi presuntuoso – pur non avendo i titoli, l’incarico e soprattutto gli emolumenti del Commissario.

Ma a maggior ragione potrebbero farlo Angelo Tartaglia, Marina Clerico e Alberto Poggio – docenti preso il Politecnico di Torino, il naturalista Luca Giunti, l’ingegner Roberto Vela (esperienza trentennale nella progettazione e direzione lavori tra l’altro delle AV Torino-Milano e Bologna-Firenze), e tantissimi altri che – con il meteorologo Luca Mercalli, svolgono questo singolare mestiere dimostrabilmente non profit in un paese dove continuano a farla da padrone le tangenti o le “compensazioni” per consulenze “para-gratuite”…

Mi permetto di consigliarle di contattare altri docenti che non fanno parte del “mondo No Tav”, ma che sono anzi critici verso chi si schiera pregiudizialmente contro quella che noi riteniamo essere la “fabbrica di debito pubblico a nostra insaputa” (le “Grandi Opere”).

Provi a sentire il prof. Roberto Perotti alla Bocconi, il sociologo Andrea Boitani della Cattolica, o il citatissimo economista Marco Ponti (che solo chi è un po’ “troppo nervoso” come il Commissario Foietta può considerare un “No Tav”…uno che è stato consulente di più ministri dei trasporti, di RFI, ma soprattutto della Banca Mondiale e che ama definirsi liberista e contesta il tunnel con attorno niente (quale è ridotta ad essere oggi la fu-Lyon-Turin, meno di 60 km sui 270 del faraonico disegno originale) perché è antieconomica e non perché disturba le mucche di Heidi che fanno il cioccolato al latte…

Se poi il suo datore di scrittura le passa una trasferta, vada a intervistare un economista d’oltralpe. C’è il celeberrimo prof. Rémy Prud’homme, ma più a portata (a Chambéry) Daniel Ibanez di cui può trovare qui l’intervento ufficiale di una sua audizione della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo del 20 giugno 2018: http://lyonturin.eu/analyses/docs/180620_R%C3%A9ponse_Question_DI_Italien.mp4

Vedrà/sentirà quante fake news confezionano gli uffici di PR dei proponenti Tav e quante fondate ragioni ci sono per essere contro, non tanto e non solo alla Torino Lione, ma alla maggior parte delle Grandi Opere Inutili e Imposte e non solo in Val di Susa (o Val Maurienne) e altre località italiane, ma a Stoccarda, a Londra, a Notre-Dame-des-Landes (Bretagna) dove il governo del banchiere Macron ha finalmente cancellato il raddoppio dell’aeroporto di Nantes che era ancora “giustificato” oggi come indispensabile al supersonico Concorde a 20 anni dalla sua “prematura” scomparsa dai cieli atlantici…

Non scommetto sulla sua curiosità di giornalista, e quindi sulla lettura di quanto le ho scritto, ma le chiedo un favore: non mi tolga il gusto leggere, ascoltare, vedere il suo giornale, radio-tele giornale fino a ieri “fuori del coro” che è l’unico che leggo, ascolto, vedo ancora.

Mario Lettore Ascoltatore Telespettatore

Valle di Susa, 26 giugno 2018