Presa la banda di rom che razziava i turisti in stazione

ma ci sono delle zone franche “legali”?
Visto che i nomadi godono anche di particolari tutele in seno alla UE ed in Italia, mi dite “fuor di propaganda” (da ambo le parti) cosa c’è di così strano nel volerli censire e sapere quanti hanno la cittadinanza italiana e quanti no? Si può pretendere che le leggi italiane siano applicate anche a loro e non solo i benefici e le particolari tutele? quale strano concetto di integrazione avete, se la legge non è uguale per tutti ma solo per chi dite voi?
Se non si fosse chiamato Salvini, ma Orsini, Fassino, Fiano, etc, nessuno si sarebbe scandalizzato.
Chiarito questo, concordo che sia anche l’ennesimo caso di distrazione di massa. Un vero assist per opposizioni e media mainstream, nonostante il problema esista eccome. Lo sappiamo bene tutti.
Ora, senza se e senza ma, si deve cominciare a fare, tangibilmente anche in altri campi, le cose ben più urgenti e sentite, senza trascurare anche queste. Magari, da portare avanti sottotraccia, senza troppo clamore, che finisce sempre per far rima con “indolore”.
Janos Dex
18-06-2018
Sono tornate in azione, ma sono state prese in flagranza di reato dagli agenti della Polfer, due delle componenti della cosiddetta banda delle bosniache, specializzata…

Migranti, è scontro con la Ue: “Non firmiamo bozza predefinita”

la Merkel rischia il governo e noi dobbiamo accogliere e mantenere i respinti/espulsioni loro. Sarà contenta mafia capitale MA allora sono loro che ci spingono fuori dall’eurozona. Ma non erano tanto accoglienti loro e noi i vomitevoli? Solo per il fatto di aver pensato di far accordi ALLE SPALLE dell’Italia e SULLE SPALLE dell’Italia SENZA l’Italia è sufficente PER RESCINEDERE OGNI appartenenza all’EU, questo sarebbe un rapporto paritario tra stati membri? Ci si potrebbe appellare all’art 11 della costituzione (strano che i cosiddetti depositari della carta non abbiano niente da eccepire)  che prevede appunto la parità nei rapporti internazionali “  consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”?

“Se andiamo a Buxelles per avere il compitino già scritto da Francia e Germania, se pensano di mandarci altri migranti invece di aiutarci, allora non andiamo nemmeno, risparmiamo i soldi del viaggio”.
L’Europa studia il piano per ridurre gli sbarchi. Ma Salvini attacca: “Un compitino già scritto, Conte non vada al vertice”
Mer, 20/06/2018 – 23:04
“Se andiamo a Buxelles per avere il compitino già scritto da Francia e Germania, se pensano di mandarci altri migranti invece di aiutarci, allora non andiamo nemmeno, risparmiamo i soldi del viaggio”.
Matteo Salvini, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, sfoga tutta l’irritazione del governo nei confronti dell’Europa che – a pochi giorni dal vertice informale di domenica a Bruxelles che precede il Consiglio europeo – sta già preparando la bozza di accordo da sottoporre ai leader degli Stati membri: “Spero che Conte vada a far valere le nostre ragioni, ma l’Italia non è più scontata, il popolo italiano non è più in vendita”, ha attaccato il ministro dell’Interno.
“Forte irritazione” da parte di Palazzo Chigi era già trapelata inel pomeriggio, soprattutto sul tema dei ricollocamenti. Il governo considererà “inaccettabile” se al pre-vertice di domenica prossima tutto fosse già deciso, in particolare per quanto riguarda la vicenda dei “secondary movements”. Il governo ritiene infatti impensabile concentrarsi sui movimenti secondari se non sarà affrontato prima il tema degli sbarchi nei Paesi di primo approdo.

SOVRANITÀ, NAZIONE, PATRIA, IDENTITÀ, CONFINI .… LA DESTRA? ACCOGLIENZA, NO BORDERS, INTEGRAZIONE, EUROPA…. LA SINISTRA? — LA RISPOSTA DELLA GRECIA IN COMA (VIGILE)

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/06/sovranita-nazione-patria-identita.html

MONDOCANE

MERCOLEDÌ 20 GIUGNO 2018

 

Cari amici, interlocutori, compagni, ora ci sarà una pausa di qualche settimana. Forse incontrerò qualcuno di voi nelle valli o sulle pareti delle Dolomiti. Mi perdonerete la lunghezza (prolissità?) di questo testo, forse, considerando che non di quisquilie spero si tratti e che il tempo per leggerlo è da qui a metà luglio. Buon tutto.

Atene, le voci dei leader della Resistenza greca.

“Dico con tutta la forza della mia anima che il nostro paese realmente fa parte del quadro occidentale, appartiene all’Unione nEuropea, alla NATO e questo non si mette in discussione” (Alexis Tsipras, Antenna TV, maggio 2014)

Voci Bilderberg per tenere a galla i negrieri

L’altra sera ho aperto la finestra di destra del canale di Urbano Cairo, quella che la sua conduttrice e autrice definisce “progressista” alla maniera con cui il PD si definisce di centrosinistra, Saviano di sinistra tout court, Fratoianni di estrema sinistra e “il manifesto” quotidiano comunista. Mi riferisco alla trasmissione della signorina Lilli-Bilderberg-Gruber “Otto e mezzo”, che tutte le sere e anche il sabato ci dà la misura della professionalità con la quale il giornalismo bilderberghiano e quello subordinato affrontano le questioni dirimenti del nostro tempo. Tipo gli eroi MSF di Aquarius, che ormai pescano migranti sul bagnasciuga libico, per risparmiare costi e fatiche ai colleghi in terra. C’erano i soliti tre ospiti; due a far squadra con la conduttrice, l’altro a fare da vaso di coccio, dovendosi guardare dai due lati e anche da davanti. Equilibrio divenuto fisso nelle tv, non solo della signorina Lilli, in queste temperie di terrorizzanti cambiamenti  di uno Status quo rimasto tale, con interruzioni, dal Congresso di Vienna del 1815 (restaurazione) e allargato al Sud del mondo dalla Conferenza di Berlino del 1884-5 (spartizione delle colonie).

Bilderberg e giornalismo: compatibili?

Nell’occasione, a farsi sostenere dal tacco 15, dalla tinteggiatura ramata della chioma e dalla boccuccia di rosa gonfiata dell’estasiata Gruber, testè reduce dall’annualeconvention acchiappamondo della conventicola bancario-globalista a Torino, c’erano, a completare la triade “progressista”, Massimo Giannini, frammento laico, ma sanamente anti-5Stelle, di Eugenio Scalfari, santone che divide le sue devozioni tra due divinità, Bergoglio e Draghi, e tale Diego Bianchi, detto Zoro. Uno che, se non lo avete visto, siete distratti di molto, dato che nei suoi programmi quel faccione rustico, da paracomico rurale e cripto-agitprop “progressista”, lascia ad altre immagini lo spazio del raccattapalle alla finale di Wimbledon tra Federer e Nadal.  Accomunati, tutti e tre,  da una viscerale avversione ai 5Stelle, che si direbbe al limite della psicopatia, se non la si riconoscesse subito di stampo bilderberghiano. Poi c’era, fuori dal coro, Andrea Scanzi, arguto editorialista del Fatto Quotidiano.

L’argomento era Aquarius, le nefandezze di Salvini-Toninelli, l’eroismo dei soccorritori Medici Senza Frontiere, la disperazione di 630 sottratti al naufragio. E non c’era partita. Con i tre progressisti che si lisciavano il pelo  a forza di umanità, generosità, donne incinte e bambini abbandonati; con lo Zoro che innescava addirittura la bomba del Regeni torturato e ucciso  da Al Sisi, tanto per far capire che hic sunt leones: a sud del Canale di Sicilia in mano a libici ed egiziani e in quell’inferno che è tutta l’Africa (ma anche il Medioriente, l’Asia, tutto quello che non è Occidente), cosa poteva dire il povero Scanzi, fatto camminare sui carboni ardenti dei migranti a rischio annegamento?  L’occasione sarebbe stata d’oro perché i tre professionisti della comunicazione si togliessero la curiosità di conoscere, da una protagonista che c’è stata, cosa diavolo si fosse detto, letto, scritto, combinato, deciso, nella riunione dei fenomeni dotati di superpoteri, capeggiati dai Rothschild. I vertici di quell’1% dell’umanità che detiene il 48% delle risorse mondiali, di quel 10% che ne detiene l’80%, avendolo rubato a quel 50%  che non detiene una mazza (tra i quali anche 5 milioni di nostri concittadini che non hanno da mangiare, i 17 milioni che ne hanno poco, i 12 milioni che non possono curarsi).

Occasione sfuggita ai giornalisti ospiti, né offerta dalla giornalista ospitante. E’ la nuova caratura della categoria. Della Gruber e della qualità professionale di una che partecipa a segreti consessi di portata planetaria e poi non dice nulla a quelli che dovrebbero essere i suoi utenti, s’è detto. Su Giannini, scriba scalfarian-debenedettiano, nulla c’è da aggiungere. Zoro, fattosi una credibilità politica in testate bolsceviche come “Il Riformista”, “il Venerdì di Repubblica” e Canale 5 del Berlusca, dalla nicchia di Serena Dandini (“Parla con me”), sfottendo benevolmente le evoluzioni del PCI-PDS-DS-PD, si guadagna i galloni per una prima serata griffata buonismo ridanciano, migrazionista, femminista, genderista, antipopulista, di alto gradimento sorosiano. Con Mattarella, dopo il noto episodio di sapore golpista, si complimentano a vicenda di aver salvato l’Italia.

Mi sono dilungato su questo esempio di impeccabile deontologia perché si tratta di una mera tessera, neanche tanto clamorosa, nel mosaico urlante dei media, cioè dei padroni dei media, compostosi nei giorni  in cui la chiusura dei porti ai negrieri del moderno schiavismo coincideva con l’epifania nei cieli d’Italia del sole Soros, maitre à penser et à financier  del fenomeno migrazioni. Uno schiavismo frutto del nuovo colonialismo che non occupa più terre, ma ne estrae le ricchezze e non deporta più persone, ma  le induce ad autodeportarsi e poi le convoglia dove servono meglio. Magari là dove, per abbattere le anacronistiche pretese di diritti, sovranità, pane e libertà degli autoctoni, c’è bisogno  dei collaudati eserciti industriali (logistici e agricoli) di riserva.

Licantropi in veste di agnelli

Il raziocinio, la chiaroveggenza, la memoria storica degli italiani è stata travolta in questi giorni da uno strapparsi i capelli e un lacerarsi delle vesti sulle scelleratezze anti-migranti tali da rendere bisbigli gli strepiti di 20 secoli di prefiche calabresi. Il parossismo dell’ipocrisia nel quale, ancora una volta, eccelleva “il manifesto” (sostituto volenteroso della defunta “L’Unità” nella disinformazione umanitarista pro-PD), con metà del giornale dedicata  a santificare i negrieri Ong e l’altra a sostegno delle operazioni Cia-Soros anche in America Latina (Nicaragua) e alle escursioni culturali della tribù degli eletti. Una specie di catarsi collettiva, una lavacro, risoltosi in  un riciclaggio gigantesco della cattiva coscienza, finalizzato a seppellire, sotto un’immensa fioritura di diritti umani profumati all’iride, i macigni delle proprie frustrazioni e impotenze. Ma anche i sensi di colpa, maceranti anche se non ammessi.

Frustrazioni e impotenze per aver subito, subito ancora, risubito e non essere stati capaci di reagire, di concepire, proporre, far passare l’alternativa alla tirannia del pensiero e modo unico. Alternativa che si sa bene indispensabile per prolungare il cammino della specie, delle specie, su questo pianeta. Sensi di colpa per essere stati e voler continuare ad essere registi e attori di un cannibalismo dall’esito letale per tutti (ma per loro un po’ dopo), per aver celato sotto una teatrale virulenza anti-razzista, il razzismo vero, genocida, delle guerre Nato condotte in combutta con l’UE buro-oligarco-fasciocratica, strumento continentale della cupola mondialista.

Diceva Alexis de Tocqueville che la storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie. Non per caso mi sono riferito prima al Congresso di Vienna. Sconfitto il messaggio napoleonico, pur sanguinario, della legge uguale per tutti e della costituzione dei popoli in nazioni, le monarchie assolute imperiali, compresa quella ecclesiale,  provano a riavvoltolare la Storia. A ogni decennio successivo moti popolari, memori dell’89, alzano barricate contro la restaurazione: anni ’20, ’30, il ’48 in tutta Europa e a Roma con Garibaldi. Risorgimento italiano, tedesco, Comune di Parigi. Ne saranno eredi, un secolo dopo, le nazioni in lotta di liberazione dal colonialismo, Algeria, Cuba, Vietnam, mezza Africa, Egitto, Libia, Siria, Iraq, Afghanistan…. Tutte nello sconveniente nome di “patria”.

E’ la solita storia: quelli del Congresso di Vienna contro quelli della Repubblica Romana

Le comunità omogenee, unite da storia, lingua, cultura, progetto sociale, desiderio di democrazia e sovranità si stabilizzano in nazioni. Le monarchie si estinguono. Ma non quelle forze, in costante cospirazione per la rivincita, oggi come allora costituitesi sulla base della ricchezza rapinata. Il mundialismo si è dotato di tecnologie di persuasione e controllo senza precedenti dai tempi di inferni e paradisi minacciati e promessi, di armi di sterminio, di formidabili quinte colonne nel campo avverso. Ma ha conservato e aggiornato l’arma della tratta degli schiavi,  oggi anche di 68 milioni di migranti, sfollati, bombardati, rapinati, pronti a essere spostati e riposizionati dove occorra annientare resistenze fondate su coscienza di sé, del proprio passato e del proprio futuro. E’ in vista un nuovo Congresso di Vienna, la restaurazione si chiama mondialismo e guarda al Sud del mondo come gli spartitori di Berlino 1884.

Da noi gli facilitano il compito gli assist agli zombie del PD e della “sinistra sradicale” di un trucidone come Matteo Salvini e dei suoi detriti parafascisti, della cui identità e del cui ruolo vero resta da dubitare fortemente. Del resto, più questo energumeno vernacolare viene spernacchiato dai Lerner, Boldrini, Zucconi, Speranza, noti  combattenti per il proletariato, e più il furbo bifolco cresce. E’ questa l’intenzione? Se ne diano una ragione i 5 Stelle, se qualche bagliore in quegli astri è rimasto e saltino il fosso prima che quello ve li faccia affogare.

Basta vedere, ascoltare i greci

La Grecia, che ho raccontato nel docufilm “O la Troika o la vita – Non si uccidono così anche i paesi?” ha subito, grazie a quelle famose quinte colonne, la sorte che in America Latina viene attualmente riservata alle nazioni dell’arco antimperialista. E’ stata la prima e ci sono tutti i segni che noi se ne debba seguire la sorte. Forse, a dare la precedenza ai figli dei classici, è la saldezza e la forza di una civiltà che ha insegnato all’uomo e alle comunità coesione, dignità e bellezza e che non rinuncia ad ergersi, come Zeus padre, a denunciare la ferinità dei barbari. Il boia della Grecia, idolo delle eurosinistre migrantifere e genderiane, ha ridotto il suo popolo allo stremo. Ne ha svenduto tutto. Giorni fa, ligio al diktat della Troika, Tsipras ha dato un altro giro al cappio sulla gola dei pensionati e lavoratori. Ma stavolta, innescato anche dalla rabbia del cedimento tsiprasiano alla Macedonia slava del nome usurpato al greco per eccellenza Alessandro Magno,  rinuncia finalizzata a permettere al vicino del Nord l’ingresso nei lager UE e Nato, il popolo greco, nelle sue varie componentidi popolo, si è mosso. Manifestazioni imponenti come quelle del grande ciclo 2010-2015 si sono riviste nelle maggiori città. Le guida una sinistra vera, qualcuno direbbe populista. L’abbiamo ascoltata.

ATENE

Alekos Alavanos, economista, psicoterapeuta, già presidente di Synaspismos e poi capogruppo di Syriza, oggi segretario della formazione “PLAN B”, staccatasi da Syriza dopo il referendum.

F.G. Cos’è il Plan B?

A.A. E’ un’idea alternativa per una politica totalmente diversa rispetto a quelle dettateci da Bruxelles, Francoforte e Berlino e che hanno distrutto la società e l’economia della Grecia. Non siamo io e altri compagni che abbiamo cambiato idea, è stata Syriza a cambiare totalmente. La rottura avviene nel 2011 quando Syriza sostiene che non era possibile avere una linea autonoma nel quadro dell’eurozona e dell’UE.

F.G. Che Grecia sarebbe quella del Piano B?

A.A. Nessuno può pensare che ogni cosa possa essere fatta senza correre rischi, trappole, difficoltà. Proponiamo una cosa molto semplice: le politiche che la maggioranza dei paesi evoluti ha attuato dopo una prolungata recessione. Significa liquidità, domanda, salari e pensioni in grado di far girare la ruota. Significa un ruolo diverso dello Stato, creativo e dinamico, una politica di bilancio opposta a quella dell’UE.

F.G. Pensi che ci possa essere vita fuori dall’UE?

A.A. Certamente c’è vita fuori dall’Europa. Ma non c’è alcuna Europa, non è Europa. Per oltre vent’anni sono stato un membro del Parlamento europeo, amo l’Europa, tengo al confronto con gli altri paesi, le altre forze politiche. Abbiamo bisogno di cooperazione in Europa. Ma deve essere una cooperazione basata sulla solidarietà, sul mutuo beneficio, sul rispetto. Se vuoi essere filo-Europa devi essere contro l’UE e la sua valuta. Siamo all’ennesimo memorandum: ancora tagli, riduzione delle pensioni, più tasse, meno esenzioni. Tutto questo mentre già stiamo in una gravissima depressione.

F.G: Il popolo greco aveva deciso diversamente…

A.A. Il venerdì, prima del referendum della domenica in cui vinse il no alla Troika, vidi la Merkel in tv che diceva che se i greci avessero votato no, il lunedì non sarebbero più stati membri dell’UE e dell’euro. Ci minacciò. Usano campagne terroristiche, ora anche in Italia, di fronte alla rivolta della gente. I greci non si fecero intimidire: oltre il 60% votarono no. Poi furono traditi, ingannati. Se io voto no e il governo il giorno dopo dice sì, ciò che si perde sono l’autostima, la fiducia, la prospettiva, la dignità morale.

F.G. E adesso?

A.A. Credo che ci siano dei buoni segni, che non ci vorrà molto prima che il popolo greco si svegli e riprenda in mano il fucile, il fucile della politica.

F.G. Anche noi abbiamo vinto un referendum contro i desideri della Troika. Credi che l’UE abbia per l’Italia un progetto come quello imposto a voi?

A.A. Spero che i poteri sistemici in Italia non si comportino come i nostri e le sinistre come le nostre sinistre. In effetti l’Italia è un boccone grosso. Ma potrebbe anche essere la leva per cambiare l’intera Unione. Le recenti elezioni, chiunque governi ora, hanno espresso una chiara volontà della maggioranza contro quanto all’Italia viene imposto. L’Europa non può sopravvivere nella forma e con i contenuti di adesso. Brexit è la soluzione. Spero che i popoli italiano e greco ritrovino la propria autostima e lottino, insieme ai francesi, ai tedeschi, a tutti, per un’Europa diversa, senza la BCE, senza questa valuta tossica. Un’Europa della libertà, creatività e della capacità sovrana dei popoli di autogovernarsi.

F.G. Vedi un filo che corre dalla vostra guerra contro i nazifascisti, alla guerra civile, a quella partigiana contro i britannici, alla dittatura Nato di Papadopulos, fino alla Troika?

A.A. C’è un filo, un filo assai pericoloso. E’ il filo della dipendenza, della subordinazione, militare, politica, anche psichica. La Grecia, inizio e simbolo della nazione che resiste, fin dall’800, è un simbolo increscioso, intollerabile. Dobbiamo farla finita. Non siamo agli inizi dell’800, quando qui comandavano i sultani. Sai, non c’è più sovranità nazionale. Una sovranità che non sarebbe  in contraddizione con la collaborazione internazionale. Anzi.C’è sovranità nazionale quando il popolo si autogoverna e quando la cooperazione internazionale rispetta e favorisce una sovranità nazionale democratica. Il frutto è sull’albero. Lasciamolo maturare. Arriverà sulle nostre tavole.

Panagiotis Lafazanis,  segretario di “Unità Popolare”, già dirigente del KKE (PC greco) e ministro nel primo governo Tsipras, poi staccatosi da Syriza

F.G. Sembra che in Grecia rinasca una resistenza.

P.L. Per la prima volta dopo molto tempo si sono viste manifestazioni popolari di massa davanti al parlamento e in molte città contro la Troika, l’alleanza con Israele di un paese da sempre vicino ai palestinesi, la cessione del nome Macedonia (“Macedonia del Nord”), nome greco di terra greca, al vicino slavo. E si è vista la brutalità della repressione di un governo che si dice di sinistra, per quanto alleato all’estrema destra. Pensiamo che il movimento risponderà e si rafforzerà, in vista anche di una data molto importante, quella del referendum vittorioso contro l’austerità e la Troika, il 5 luglio.

F.G. Come siete messi, dopo l’ennesimo memorandum?

P.L. La condizione della società greca è catastrofica, una situazione in cui non ci si vuol far vedere nessun futuro. Il 34,6% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, 3.796.000 persone su 10 milioni. E il debito che dovremmo pagare con questo strangolamento continua a crescere. E’ ancora forte la sensazione che tutto è perduto. Ma c’è anche l’altra faccia della luna: resta un potenziale sociale in grado di riprendere in mano la situazione e reagire. Insomma, c’è un corpo sociale che si convince di essere fottuto e un altro che è deciso a uscire dal vicolo cieco impostoci da Tsipras.

F.G. Basteranno le sole forze greche, o ci vorrà il concorso di altri paesi?

P.L. In effetti, perché il popolo greco possa liberarsi, gli occorre il concorso di altri popoli europei, in prima linea di quello italiano. Però a noi tocca l’impegno di non aspettare che si muova un popolo vicino. Dovremo comunque essere i primi a rompere le sbarre del carcere tedesco. Forse saremmo l’ispirazione per altri, fino all’affondamento di tutta l’eurozona, come di questa Unione Europea.

F.G. Qual è il progetto strategico dei vostri nemici?

P.L. Per la Grecia è la distruzione del paese, non c’è dubbio. Per l’Europa si tratta di una nuova feudalizzazione che elimini i soggetti nazionali in modo da riunire sotto il controllo dell’oligarchia tutte le ricchezze dei singoli paesi. Per noi del Sud si tratta dell’applicazione di classici criteri colonialisti. Sono questi i caposaldi del progetto europeo. Sono caposaldi razzisti, ma a dispetto del suo razzismo, l’Europa sta conoscendo l’inserimento massiccio nel suo seno di altre popolazioni spodestate e sradicate e chi nutre dubbi sull’onestà del fenomeno, che non nasconda qualcosa di letale, viene accusato di xenofobia.

F.G. Potrebbe trattarsi di una strategia dei globalisti finalizzata a svuotare delle proprie generazioni giovani il Sud del mondo, ricco di risorse appetite dall’imperialismo?

P.L. Evidentemente. Ma si noti che i paesi costretti a ricevere queste masse di migranti sono la Grecia e l’Italia. Non è un caso. E si prevede che queste masse aumenteranno man mano che l’Africa viene impoverita e si diffondono altre guerre. Non per nulla gli Usa e la Nato hanno intensificato in questi giorni i bombardamenti su Iraq e Siria, mentre si accentua la militarizzazione dell’Africa. Di questi sviluppi Grecia e Italia sono le grandi vittime.

F.G. Siamo tutti figli della civiltà greca. E’ per questo che la Grecia deve essere punita?

P.L. E’ da qualche secolo che ci si vendica della nostra civiltà. Poi, per le élite euro-atlantiche punire la Grecia alla vista di tutti gli altri ha lo scopo di fornire un esempio. Se voi non accettate incondizionatamente l’impero, sarete puniti come i greci. Ma potrebbe anche succedere che la Grecia si riveli il tallone d’Achille di questo progetto.

Grigoriou Panagiotis, antropologo, sociologo, economista,  giornalista, autore di “Asimmetrie” sulla vicenda UE-Grecia,  intellettuale di punta della sinistra greca

F.G. Anche qui per certe finte sinistre del neoliberismo globalista la parola sovranità è diventata reazionaria e sovranismo sinonimo di destra?

G.P. Posso solo dirti che il governo Tsipras ha ceduto controllo e sovranità del paese, compresi i beni pubblici, ai creditori, titolari di un debito sistematicamente creato da dominanti esterni e complici interni. E questo per 99 anni. Si è perso il 40% dell’industria, il 40% del commercio, il 30% del turismo, tutti i porti, tutti gli aeroporti. Il 30% dei greci sono esclusi dalla sanità pubblica e al 30% è anche la disoccupazione reale. Per un po’ si è ricevuta un’indennità di 450 euro, poi più niente. Tutto questo si chiama effetto Europa, effetto euro. L’ingresso della Grecia nell’UE e nell’euro ha comportato il progressivo smantellamento della nostra economia produttrice. Importiamo addirittura gran parte dei nostri viveri. E’ una condizione di totale dipendenza. Non c’è patria, non c’è autodeterminazione e, ora con il vicino slavo titolato “Macedonia del Nord”, non ci sono più neppure gli spazi e confini della nazione greca. Un processo che interessava a UE e Nato che ora possono incorporare anche Skopje.

F.G. Come e più dell’Italia  questo massacro sociale ed economico è stata aggravato dall’afflusso di decine di migliaia di migranti da Siria e altri paesi.

G.P. Un gravame terribile, insostenibile e sicuramente non innocente da parte della Turchia e di coloro che hanno messo queste persone in condizione di dover fuggire. E’ sconcertante come a questi profughi sia garantita, giustamente, un minimo di copertura sociale, mentre a milioni di greci è stata tolta. Le Ong straniere sollecitano l’immigrazione, per esempio affittando abitazioni a basso prezzo e riempiendole di migranti, cui pagano anche elettricità, gas e acqua. Migliaia di greci rimangono senza casa e senza niente.

F.G. Stavo filmando un gruppo di persone dell’OIM (Organizzazione Internazionale Migranti), un organismo a metà tra Onu e privati. Non gradivano essere ripresi. Poi mi è piombato addosso un arcigno poliziotto che mi ha intimato di cancellare quelle riprese, se no mi avrebbe addirittura arrestato. Cosa significa tutto questo?

G.P. Non appena si affrontano queste cose si viene accusati di razzismo. Qui abbiamo una strategia contro certi paesi del Sud. Da un lato la gente viene indotta a lasciare casa sua dalla violenza o dalla miseria importate a forza; dall’altro, chi li riceve non deve sentirsi più padrone a casa sua. Tanto meno, in quanto forze ed enti esterni assumono il controllo della tua economia nazionale. E qui, a difenderla, sei tacciato di nazionalismo. I greci pensano a ragione di aver perduto la loro sovranità. E’ come essere sotto occupazione. Di nuovo un’occupazione tedesca. Pensa che in tutti i settori dello Stato ci sono dei controllori della Troika!  Ricevono i ministri all’Hotel Hilton. Della Costituzione non c’è più traccia e neppure i diritti fondamentali del lavoro sanciti dall’UE sono rispettati.

F.G. Perché si impedisce di filmare migranti e chi se ne occupa? Cosa si vuole nascondere?

G.P. Il fatto è che altri decidono sulle sorti del tuo paese e che devi fare o non fare quello che vogliono loro. Sempre di più la vicenda dei migranti, come in Italia, diventa un segreto.  Un segreto delle ONG e dei loro finanziamenti occulti o, comunque, finalizzati a fargli assumere un ruolo che non è il loro e che sottrae prerogative allo Stato nazionale, uno Stato che non è più padrone delle proprie frontiere, del proprio territorio, delle persone che vuole o può accogliere. Tutte queste decisioni sono prese altrove, con le Ong che gestiscono un fenomeno, in effetti nella piena illegalità, dato che non esiste un quadro giuridico entro le quali farle agire. A cosa ti fa pensare un paese mandato in default dall’Europa e a cui l’Europa, Dublino, impongono di ricevere e tenersi decine di migliaia di migranti che ne sono la rovina definitiva? Dobbiamo integrare chi non lo vorrebbe quando dalla nostra comunità nazionale, costituzionale, espelliamo tre quarti dei greci? A cosa ti fa pensare un paese mandato in default dall’Europa e a cui l’Europa, Dublino, impongono di ricevere e tenersi decine di migliaia di migranti che ne sono la rovina definitiva?

F.G. All’Italia.

Abbiamo sentito parole come sovranità, nazione, patria, identità, confini .… Che i dirigenti della Sinistra radicale greca, quella che lotta contro UE, euro, BCE, Berlino, Nato, FMI, ONG speculatrici, per salvare la Grecia, possano essere di destra, nazionalisti, razzisti, xenofobi, compari di Orban?

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 17:42

Tav, Toninelli: “Vogliamo ridiscutere l’accordo”. E annuncia valutazioni costi-benefici anche per Terzo Valico e Av Firenze

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/20/tav-toninelli-vogliamo-ridiscutere-laccordo/4440272/

Tav, Toninelli: “Vogliamo ridiscutere l’accordo”. E annuncia valutazioni costi-benefici anche per Terzo Valico e Av Firenze

La linea del governo nelle parole di Toninelli nel primo question time alla Camera della prima legislatura: “Ascoltiamo territori, anche per risparmiare”. Pd: “Revisione Tav già fatta da Delrio”. Forza Italia: “Rivalutare il Terzo Valico? Ma se è già quasi conclusa…”

 

Ridiscutere l’accordo sulla linea Tav Torino-Lione, ma anche rivedere la fattibilità di tutte le principali grandi opere in corso di realizzazione sotto il profilo della sostenibilità economica o anche ambientale: dal Terzo Valico dei Giovi che da Genova va a Tortona all’altra Tav che dovrebbe attraversare Firenze. E’ la linea del governo espressa dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli durante il primo question time alla Camera dopo l’inizio della nuova legislatura. Toninelli, sull’alta velocità Torino-Lione ha sostanzialmente confermato quanto scritto nel contratto di governo firmato da M5s e Lega: “Ci impegniamo – ha ribadito nell’Aula di Montecitorio, rispondendo a un’interrogazione del Pd – a ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia“. Sono vari i punti di riflessione, secondo il ministro. Per esempio cita il fatto che “su questa direttrice non si sia verificato il previsto incremento dei traffici di merci che era il presupposto fondamentale dell’opera, come ha recentemente confermato anche il commissario di governo”. E’ proprio su questo che replica il presidente della Regione PiemonteSergio Chiamparino, secondo il quale la riduzione delle merci sulla Torino-Lione è “dovuta sia al fatto che nell’attuale tunnel passano solo treni che, per lunghezza e dimensione, sono sempre più marginali nel trasporto merci, sia alla rilevante questione di sicurezza: le vie di fuga sono a distanza di 7 km l’una dall’altra, e mancano anche gli impianti di aerazione”. Aspetti, ricorda, scritti “nero su bianco, nella relazione del commissario di governo”.

Terzo Valico e Tav di Firenze
Lo stesso discorso vale, dice Toninelli, per il Terzo Valico dei Giovi che dovrebbe collegare Genova a Tortona. “Servono ulteriori valutazioni costi-benefici e deve essere chiaro che le opere devono essere condivise con le istituzioni locali e con i cittadini, dando ampio risalto alla trasparenza; i cittadini devono sentirsi tutelati dall’azione del governo”. Infine Firenze, con la linea ad alta velocità che dovrebbe passare sotto alla città e la possibile espansione dell’aeroporto. Anche qui il ministero “si riserva di valutare proposte alternative” ripete Toninelli alla Camera. “Stiamo parlando di un’opera vista da molti come molto impattante dal punto di vista delle bellezze storiche e naturalistiche dell’area – dice il ministro – Un’opera che consentirebbe un risparmio di tempo sulla tratta Roma-Milano di appena cinque minuti, secondo calcoli diffusi ampiamente. Stando a uno studio di Rfi, datato 2016, la nuova stazione, data la sua posizione, sarebbe usata dal 15 per cento di viaggiatori in meno rispetto a Santa Maria Novella e la potenziale riduzione di viaggiatori Av sarebbe del 10 per cento”. Quanto allo scalo aereo Toninelli parla di “tante perplessità sugli impatti dell’opera, soprattutto in relazione alle traiettorie di volo molto vicine al centro storico di Firenze”.

Il nervo scoperto in maggioranza
E’ un tema più che delicato, da maneggiare con molta cautela all’interno della maggioranza che sostiene il governo di Giuseppe ConteSulle due grandi opere toscane il M5s in Regione Toscana aveva inviato a Toninelli un dossier per chiederne lo stop. Ma la Lega, almeno in Toscana, è favorevole soprattutto all’allargamento dell’aeroporto di Peretola. Lo stesso vale per il Terzo Valico perché la Regione Liguria e il suo presidente Giovanni Toti (uno dei forzisti più vicini a Matteo Salvini) sono energici sostenitori della linea ferroviaria che dovrebbe unire Genova alle principali tratte tra Milano e Torino. Meno di un mese fa in consiglio regionale la Lega votò a favore di un ordine del giorno di maggioranza che chiedeva la prosecuzione del progetto. “Il ministro Toninelli – dichiara il sindaco di Genova Marco Bucci (centrodestra) – ha detto che quest’opera deve essere condivisa con le istituzioni locali, possiamo assicurargli che in Liguria e a Genova troverà amministratori impegnati a far sì che l’opera venga realizzata e completata nel più breve tempo possibile”. Anche Bucci ritiene che il Terzo Valico sia ormai in una situazione “irreversibile”, come il governatore Toti e esponenti del Pd.

Pd: “Revisione Tav già fatta da Delrio”. Fi: “Terzo Valico? Ma se è già quasi conclusa…”
E d’altra parte le interrogazioni alle quali Toninelli ha risposto durante il question time sono state firmate proprio da deputati del Pd del Piemonte e della Liguria. “La richiesta di una verifica di costi/benefici – dice una di loro, Raffaella Paita, che ha illustrato l’interrogazione – appare del tutto pretestuosa e finalizzata ad assecondare un certo ideologismo ‘anti’ anche perché su tutte le opere, per esplicito intendimento del precedente governo, sono state già effettuate le analisi costi/benefici e compiuti importanti percorsi istituzionali per la più ampia condivisione possibile”. Ad esempio, ricordano i firmatari, una revisione del progetto del Tav è stata fatta con l’ex ministro Graziano Delrio che per la tratta nazionale “ha dimezzato i costi, riutilizzando una parte rilevante della linea storica”. Dopo la risposta di Toninelli è stato Davide Gariglio a replicare che il ministro “si trasforma da ministro della Trasparenza in quello della Reticenza”. “In attesa di questi fantomatici risultati – insiste Gariglio – che scelte sono state assunte dal governo per la continuazione dei lavori visto che, ad esempio, per quanto concerne il Terzo Valico si è già giunti al 40 per cento di realizzazione, mentre nel caso della Tav la negazione degli accordi internazionali prevede il pagamento di penali e la restituzione dei finanziamenti ottenuti? Sono tutte domande alle quali il ministro Toninelli si è sottratto”.

Per Giorgio Mulè, altro parlamentare ligure di Forza Italia, Toninelli si è fatto “trovare come uno scolaro totalmente impreparato” perché “non è stato in grado neppure di balbettare qualcosa di men che fumoso del solito e stantio annuncio della mai chiarita valutazione costi/benefici. Sul Terzo Valico, opera fondamentale per lo sviluppo del nord-ovest, siamo addirittura all’annuncio di ‘ulteriori valutazioni costi-benefici’ di un’opera in gran parte già completata”.

La linea di Toninelli: “Ascoltiamo i territori, anche per risparmiare”
L’obiettivo di Toninelli è “riesaminare in tempi brevi le diverse grandi opere per individuare quelle necessarie e buone per i cittadini, che dovranno quindi essere concluse a partire da quelle già iniziate. Tra quelle invece non a vantaggio della popolazione dovremo in un secondo momento analizzare e valutare nel dettaglio come agire, in un processo del tutto analogo a quello svolto in altri Paesi europei come la Francia“. La strada è quella della “politica del confronto” e del “project review” perché sono “strumenti di programmazione e valutazione delle scelte strategiche” anche in chiave di perfezionamento dei progetti e di risparmi. Su tutti questi dossier il ministero darà i primi responsi “nelle prossime settimane” ha detto Toninelli senza dare scadenze precise. Gli uffici del ministero sono già al lavoro, spiega, “sui singoli dossier per un’attenta analisi dei costi-benefici e per la valutazione della sostenibilità effettiva dal punto di vista economicoambientale e sociale” quindi approfondendo il quadro anche sotto il profilo dell’utilità “per i cittadini e imprese”, dei bisogni e delle esigenze del territorio “e non incentrando le priorità sull’interesse esclusivo di chi realizzerà le opere”.

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FLASH INFO/ GUERRE DU FOOTBALL A LA FIFA (II). BLATTER ALLIE DE POUTINE CONTRE LES USA (GEOPOLITIQUE DU FOOTBALL)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Info Géopolitique/ Geopolitical Flash News/

2018 06 19/ #008-2018

FLASH.GEOPOL - 008 - Fifa blatter à moscou II (2018 06 19) FR (2)

‘Le Monde‘ (Paris, financé par la fondation OSIWA de Sorös), toujours à la pointe de la Russophobie et qu’on a pu qualifier de « moniteur de l’Américanisme en France », consacre à son tour un long article à l’invitation de Blatter en Russie pour la Worldcup. Et surtout aux rapports entre Poutine et l’ex homme fort de la FIFA, qui expliquent mieux que de longues analyses, le pourquoi de la guerre ouverte par Washington au sein de la FIFA. Et qui visait Moscou …

* Voir aussi notre édition de ce 18 juin :

GUERRE DU FOOTBALL A LA FIFA. POUTINE INVITE BLATTER A LA WORLCUP 2018 A MOSCOU (GEOPOLITIQUE DU FOOTBALL)

sur http://www.lucmichel.net/2018/06/18/luc-michels-geopolitical-daily-flash-info-guerre-du-football-a-la-fifa-poutine-invite-blatter-a-la-worlcup-2018-a-moscou-geopolitique-du-football/

* Sur la lutte des USA contre la Russie au sein de la FIFA :

Ecouter le podcast sur EODE-TV/ RADIO CAMEROUN :

LUC MICHEL. FIFAGATE A QUI PROFITE LE SCANDALE ?

sur https://vimeo.com/130627045

# MONDIAL-2018:

« SEPP BLATTER S’INVITE EN TROUBLE-FETE AU MONDIAL 2018 » (LE MONDE, CE 19 JUIN 2016).

Extraits :

« L’ex-président de la FIFA, qui quitte rarement la Suisse par peur d’être extradé aux Etats-Unis, a été invité par Vladimir Poutine à venir assister au tournoi (…) « C’est avec une certaine émotion que je vais assister à ma onzième Coupe du monde. » Extatique, le Suisse Sepp Blatter a confirmé au Monde son arrivée en Russie, mardi 19 juin, pour suivre plusieurs matchs du Mondial 2018. L’ex-président de la Fédération internationale de football (1998-2015), 82 ans, est l’invité de marque de Vladimir Poutine, dont il est proche depuis l’attribution du tournoi planétaire à son pays, en décembre 2010. A l’époque, l’Helvète avait été un fervent partisan de la candidature russe (…) Le Qatar avait enterré ses rêves de décrocher, un jour, le prix Nobel de la paix. En décembre 2015, M. Poutine avait d’ailleurs demandé à ce que cette distinction soit remise à son ami Blatter. « Il a fait un travail considérable pour le football mondial. Sa contribution dans le domaine humanitaire est colossale », avait alors déclaré le président russe.

Le maître du Kremlin voulait alors défendre celui qui venait d’être suspendu pour huit ans par la FIFA, dans l’affaire du versement des deux millions de francs suisses (1,8 million d’euros) fait, en 2011, à Michel Platini, lui-même banni quatre ans. Entre-temps, l’ex-patron du foot mondial a vu sa radiation réduite à six ans puis confirmée, en 2016, par le Tribunal arbitral du sport. C’est donc avec le statut d’un monarque déchu et écarté des affaires du ballon rond que Sepp Blatter arrive en Russie. Dès octobre 2017, l’octogénaire avait confirmé son intention de répondre favorablement à l’invitation de Vladimir Poutine, avec lequel il converse en allemand. »

« Selon son porte-parole, Sepp Blatter devrait rencontrer Vladimir Poutine avant d’assister, mercredi 20 juin, au match entre le Portugal et le Maroc, au stade Loujniki de Moscou. Deux jours plus tard, le Suisse se rendra à Saint-Pétersbourg pour la rencontre Costa Rica-Brésil. Au terme de ce séjour de trois jours, il retournera à Zurich, où il réside, près du siège de la FIFA (…) Depuis la tornade judiciaire initiée par les autorités américaines, en mai 2015, l’octogénaire n’avait presque plus quitté la Suisse, où il fait l’objet d’une procédure pénale dans l’affaire des deux millions et pour un contrat de droits de télévision signé, en 2005, avec l’Union de football des Caraïbes. Connu pour avoir défendu le réalisateur Roman Polanski, son avocat, Lorenz Erni, lui avait déconseillé de se rendre à l’étranger afin d’éviter une extradition aux Etats-Unis. « Aussi longtemps que les Etats-Unis avaient mis le grappin sur la FIFA, on m’avait dit : “Restez en Suisse, il ne vous arrivera rien” », glisse l’ex-patron du foot mondial. Cette menace ne plane pas en Russie, où Sepp Blatter bénéficie du soutien et de la protection de Vladimir Poutine. C’est d’ailleurs à Saint-Pétersbourg, en juillet 2015, que le Suisse avait effectué sa dernière visite à l’étranger en tant que président de la FIFA, à l’occasion du tirage au sort des qualifications pour le Mondial 2018. » (Source : Le Monde)

# ALLER PLUS LOIN

AVEC NOTRE DOSSIER « RUSSIE-GEOPOLITIQUE DU FOOTBALL » SUR ‘LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY’ …

* LA WORLDCUP 2018 DE FOOTBALL EN RUSSIE :

FOOTBALL, SOFT POWER ET RUSSOPHOBIE (GEOPOLITIQUE DU SPORT ET SOFT POWER III)

sur http://www.lucmichel.net/2018/06/13/luc-michels-geopolitical-daily-la-worldcup-2018-de-football-en-russie-football-soft-power-et-russophobie-geopolitique-du-sport-et-soft-power-iii/

* LES JO D’HIVER 2018 ET LE MONDIAL 2018 DE FOOTBALL ARENES DE LA CONFRONTATION USA-RUSSIE

sur http://www.lucmichel.net/2017/12/05/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-du-sport-et-soft-power-ii-les-jo-dhiver-2018-et-le-mondial-2018-de-football-arenes-de-la-confrontation-usa-russie/

* GEOPOLITIQUE DU SPORT ET SOFT POWER :

POUTINE ACCUSE LES ETATS-UNIS D’ŒUVRER EN SOUS-MAIN POUR EMPECHER LA RUSSIE D’ETRE PRESENTE AUX JEUX OLYMPIQUES D’HIVER 2018, A PYEONGCHANG.

sur http://www.lucmichel.net/2017/10/24/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-du-sport-et-soft-power-poutine-accuse-les-etats-unis-doeuvrer-en-sous-main-pour-empecher-la-russie-detre-presente-aux-jeux-o/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Infos géopolitiques en bref /

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

Olimpiadi, ecco il dossier Torino: budget intorno ai due miliardi di euro

https://torino.corriere.it/cronaca/18_giugno_20/olimpiadi-ecco-dossier-torino-budget-intorno-due-miliardi-euro-b2c88ec2-7470-11e8-993d-4e6099a1c06b.shtml

Il polo degli sport del ghiaccio in città con una appendice a Pinerolo. La Medal Plaza al Valentino, per il Villaggio olimpico si pensa all’ex Manifattura Tabacchi

La Medal Plaza al Castello del Valentino, il nuovo Villaggio olimpico nella zona nord della città, magari alla Manifattura Tabacchi, o in un’altra delle aree che da anni attendono un’opportunità di rinascita. Il modello con cui Torino vuole proporsi prima al Coni, e poi al Cio per ospitare le Olimpiadi invernali nel 2026 è quello che viene definito della «doppia eredità»: quella del 2006, da riutilizzare negli impianti, ma anche nelle conoscenze per costruire un evento low cost; e quella che i Giochi lasceranno all’indomani della cerimonia di chiusura. Per il futuro: residenze universitarie e sociali, luoghi per le imprese innovative, impianti gestibili anche dopo, per dare slancio al turismo nelle valli olimpiche. Ecco la mappa dell’Olimpiade, o masterplan come lo definisce l’autore dello «studio di fattibilità», l’architetto Alberto Sasso, emerge dalle 128 pagine del pre-dossier per la «Candidatura di Torino quale sede dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali 2026». Il documento classificato come «riservato» è lo stesso che la sindaca Chiara Appendino ha portato nella borsa quando mercoledì scorso ha incontrato il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Si tratta di una bozza — datata 11 giugno —, che sarà affinata per arrivare a una versione definitiva entro il 3 luglio. Ed stata alla base dei ragionamenti esposti ieri dalla prima cittadina durante un incontro con il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. 

 
La «doppia eredità»

I giochi olimpici si svolgeranno dal 9 al 25 febbraio 2026, quelli paraolimpici dal 9 al 18 marzo. Torino si propone di ospitarli utilizzando «un perfetto modello di doppia legacy», cioè di eredità, per il riutilizzo degli impianti (previsto per la gran parte di essi) e per il bagaglio di conoscenze acquisite ai tempi di 2006: la città riutilizzerà infatti «l’eredità ricevuta» e «lascerà una eredità». Il decalogo di Torino I principi a cui si ispira il modello Torino sono dieci: riuso degli impianti esistenti; nuove strutture destinate sin da subito al post per residenze, cultura, imprese e innovazione; riduzione del consumo di suolo; un piano di gestione prestabilito per gli impianti sportivi che guardi al dopo; trasparenza nella gestione; progettazione partecipata; programmi educativi; innovazione e sostenibilità; prevenzione dell’illegalità anche in relazione ai contratti di lavoro; basso impatto ambientale.

I luoghi dell’Olimpiade

Gli sport del ghiaccio si giocheranno a Torino, con una appendice a Pinerolo. In città ci sarà anche il villaggio olimpico, da costruire in un’area della zona nord, mentre al Lingotto Fiere verrà allestito il Media Center, a due passi dall’Oval. Gli impianti utilizzati saranno gli stessi del 2006, mentre gli sport acrobatici, big air e cross country saranno ospitati anche al Valentino, dove sarà allestita la Medal Plaza (dodici anni fa in piazza Castello) per le premiazioni; le cerimonie di apertura e chiusura si terranno invece allo Stadio Olimpico. In montagna lo spazio sarà tutto per lo sci alpino a Sestriere; per lo snowboard a Bardonecchia; per il cross country, il biathlon (da costruire nuovo) la combinata nordica, il salto e lo sci di fondo a Pragelato; per il bob a Cesana; per lo sci alpino a San Sicario e per il free style a Sauze d’Oulx. Prali, Claviere e Chiomonte per gli allenamenti.

I villaggi degli atleti

Mentre in montagna gli atleti tornerebbero a essere ospitati a Sestriere e Bardonecchia, in la città si prevede la costruzione di un nuovo villaggio olimpico da 1900 posti. L’indicazione di massima è di concentrarsi nella zona nord, sfruttando le varianti urbanistiche già imbastite. Le località candidate: Manifattura Tabacchi, ex Scalo Vanchiglia, caserma La Marmora, ex Mardichi e corso Marche. Lasciando uno spazio di manovra anche sull’ex Moi. Il pre-dossier di Sasso indica anche le disponibilità alberghiere: 30.461 in città e 37.035 in montagna.

Il nodo trasporti

Rispetto al 2006, Torino oggi può contare, oltre che su un aeroporto, sulla linea ad alta velocità con Milano. E in vista del 2026 si prevede di sfruttare il completamento del tunnel di corso Grosseto, che renderà più veloce il collegamento con Caselle. E quindi più facile per atleti e famiglia olimpica raggiungere la sede dei Giochi.

L’incognita del budget

Per elaborare il dossier di candidatura da presentare al Cio viene stimato un costo di 5,7 milioni di euro, prendendo come riferimento il lavoro fatto per Roma 2024. Costi che si conta di coprire per 4,4 milioni con contributi del Coni, della città e della Regione, e per 1,3 milioni con sponsor privati. Un altro discorso vale, invece, per il budget vero e proprio, che ancora da definire nel dettaglio, ma si stima possa aggirarsi attorno ai 2 miliardi di euro, uno in meno rispetto a Milano, dove gli impianti sarebbe tutti da realizzare ex novo.

Il post-olimpico

Il lascito dei Giochi andrà alla città e alle valli, che torneranno ad avere impianti pienamente funzionanti e accessibili. «L’obiettivo è ricollocarsi nel panorama nazionale e internazionale del circuito sportivo e turistico», si legge nel dossier. Per assicurare la riconversione dopo le Olimpiadi sarà costituito un «fondo di legacy» gestito dall’Agenzia 2026, che servirà anche a rinaturalizzare i luoghi usati in maniera temporanea e demolire eventuali strutture provvisorie. A Torino questo si tradurrà in particolare in una risposta al problema della casa: «Le strutture del villaggio olimpico (quello nuovo, ndr) e dell’ex Moi saranno riqualificate in spazi e servizi dedicati a residenze universitarie, sociali e servizi di quartiere o per lo sviluppo di imprese giovanili, start up e poli di ricerca». L’idea di fondo è proiettare Torino nel futuro grazie alle Olimpiadi, considerate un «motore di sviluppo»: «I Giochi possono mettere di fronte alla scena internazionale — si legge nel documento — una città nuova e pronta per le sfide del futuro: l’auto elettrica, la mobilità urbana a guida autonoma, l’utilizzo dell’innovazione nello sport e nella medicina».

Torino, apertura del Pd: “Pronti a votare con Appendino le delibere sulle Olimpiadi”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/06/20/news/torino_apertura_del_pd_pronti_a_votare_con_appendino_le_delibere_sulle_olimpiadi_-199498826/
Torino, apertura del Pd: "Pronti a votare con Appendino le delibere sulle Olimpiadi"

Prove tecniche di intesa tra il capogruppo Pd in Sala Rossa, Stefano Lo Russo, e la sindaca Chiara Appendino 

“Soccorso dem” per la sindaca alle prese con la fronda interna contraria ai Giochi: “Lavoriamo insieme per la candidatura”. I 5 Stelle respingono l’iniziativa: “Chiara sa che non le servono stampelle”

di JACOPO RICCA

 

20 giugno 2018

  
Soccorso democratico in Sala Rossa per la sindaca Chiara Appendino in difficoltà con la sua maggioranza sulla candidatura olimpica per Torino 2026. Dopo mesi di minacce da parte dei cinque dissidenti del Movimento 5stelle contrari ai riportare i Giochi in città, l’incontro di ieri tra la prima cittadina e il presidente Sergio Chiamparino sembra aver sbloccato l’impasse. Il capogruppo in consiglio comunale del Pd, Stefano Lo Russo, e il segretario provinciale dem Mimmo Carretta sciolgono gli indugi: “Pur essendo convinti che la  candidatura olimpica di Torino non sia  sufficiente a mascherare l’assenza di  visione strategica di Appendino sulla Città, le ribadiamo che, se ritenesse di coinvolgerci, troverebbe disponibilità da parte del Partito Democratico a fornire i numeri per l’approvazione degli atti consiliari necessari all’avvio del comitato organizzatore”.
 
A convincere i democratici le prime indiscrezioni sul dossier olimpico, curato dell’architetto di Beppe Grillo Alberto Sasso, e l’apertura del vicesindaco Guido Montanari sulla valorizzazione della periferia nord della città dove dovrebbe sorgere il nuovo villaggio olimpico, nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi. Lo Russo spiega: “Dovrà essere la sindaca a chiederci aiuto”. Secondo il Pd questa scelta rilancia la necessità di far partire i lavori per il metrò 2 da nord: “Ribadiamo la piena disponibilità del Partito Democratico a lavorare insieme all’amministrazione comunale al fine di rendere ottimali le  scelte da compiere per la predisposizione del documento di  candidatura – scrivono Lo Russo e Carretta – In particolare l’opzione di collocare il Villaggio Olimpico nell’area della Manifattura Tabacchi non solo ci trova particolarmente favorevoli ma rende del tutto evidente l’opportunità di proseguire nella progettazione della Linea 2 della Metropolitana tenendo in considerazione non solo l’attuale domanda trasportistica ma anche quella futura”.
 

Torino, apertura del Pd: "Pronti a votare con Appendino le delibere sulle Olimpiadi"

I consiglieri del Movimento 5stelle respingono al mittente l’offerta del Pd sulla questione olimpica e avvisano la sindaca Chiara Appendino: “Sa bene che non le servono stampelle”. Dopo giorni di tensioni e di ipotesi di maggioranze a geometria variabile sulla candidatura di Torino alle Olimpiadi del 2026, i grillini chiedono al Coni e al Governo di prendere posizione sui Giochi: “Dal momento in cui la manifestazione di interesse è stata presentata dalla città nel mese di marzo, riteniamo sia giunto il momento per il Coni e per il Governo di fare chiarezza, considerando i tempi ristretti imposti dal cronoproramma del Cio”. Questa è la sollecitazione del gruppo M5S al Consiglio comunale di Torino dopo le indiscrezioni “sull’esistenza di una bozza del pre-dossier olimpico, di cui ad oggi non conosciamo il contenuto e al momento”.

 

La capogruppo Valentina Sganga chiarisce: “Non abbiamo gli elementi necessari per fare una valutazione complessiva ed oggettiva della candidatura di Torino, su cui restano dubbi e perplessità”. I consiglieri della maggioranza dicono no al tandem Torino/Milano: “Riteniamo comunque irricevibile l’ipotesi di una candidatura congiunta congiunta e rigettiamo al mittente qualsiasi offerta da parte delle opposizioni. Nessuno delle minoranze consiliari pensi ora di ergersi a salvatore della patria perché la maggioranza è del Movimento 5 Stelle, come sa bene anche la sindaca, e non servono stampelle”. Sul tema interviene anche l’ex 5 Stelle Deborah Montalbano, oggi nel gruppo Misto Uscita di Sicurezza, che annuncia la richiesta di comunicazioni alla sindaca Appendino “per mettere fine al suo teatrino olimpico anche perché il pre-dossier è rimasto solo nella sua borsa e il Consiglio comunale è all’oscuro di tutto”.

“Cricca” dei favori in procura, chiusa l’inchiesta a Torino: indagato noto penalista

http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/06/19/news/_cricca_dei_favori_in_procura_chiusa_l_inchiesta_a_torino-199459669/

Altri sei sotto inchiesta tra cui Gigi Marchelli, socio di Eataly, e un appuntato dei carabinieri di Palazzo di Giustizia

di SARAH MARTINENGHI e JACOPO RICCA

 

19 giugno 2018

 

Facevano assegnare i fascicoli a un pm più gradito, “in violazione dei criteri di assegnazione automatica dei procedimenti stabiliti nel programma organizzativo della procura della Repubblica di Torino”. Per questo sette persone, tra cui l’avvocato penalista Pierfranco Bertolino, l’appuntato dei carabinieri Renato Dematteis per vent’anni in procura e altre cinque persone sono indagate a vario titolo per corruzione e corruzione in atti giudiziari. Il pm cui cercavano di indirizzare le inchieste è Andrea Padalino, famoso per essersi occupato per molti anni della galassia No Tav e ora applicato alla procura di Alessandria. Al momento non è indagato ma su di lui è stato aperto un procedimento disciplinare al Csm, ma le vicende torinesi della “cricca” dei favori potrebbero essere di oggetto di approfondimenti da parte della procura di Milano, competente sull’operato dei magistrati che lavorano a Torino.

Tra gli indagati c’è anche un noto imprenditore, Gigi Marchelli, socio della catena Eataly e finito nei guai per aver raccomandato il figlio di uno dei pubblici ufficiali per un posto alla Banca d’Alba. Negli atti di chiusura indagine, notificati nel pomeriggio, si legge che l’appuntato dei carabinieri “valendosi di relazioni d’ufficio procurava che i relativi procedimenti venissero assegnati nell’ambito del gruppo Criminalità organizzata della procura della Repubblica al magistrato con il quale collaborava invece che con il criterio automatico”.

 

Non solo per quasi due anni, cioè dall’inizio del 2016 fino all’inizio del 2018, il militare, violando il “divieto di consigli circa la scelta del difensore”, ha suggerito a quattro persone che volevano denunciare reati “di nominare quale difensore di persona offesa l’avvocato Bertolino”. Entrambi, avvocato e carabiniere, sono stati iscritti nel registro degli indagati per corruzione per atti contrari al dovere d’ufficio. L’appuntato, nel frattempo trasferito in una stazione in provincia di Cuneo, è contestata anche la violazione dei “doveri di imparzialità, lealtà e riservatezza”. Secondo l’accusa dei pm Francesco Saverio Pelosi, Livia Locci e Paolo Toso, Dematteis forniva all’avvocato informazioni riservate sulle indagini, informazioni che aveva perché se ne occupava lui in prima persona o altri suoi colleghi. In cambio l’avvocato aveva fornito gratuitamente un’assistenza “stragiudiziale” in una causa civile al tribunale di Asti, per la quale procurava anche un avvocato civilista, prometteva una raccomandazione per i figli del carabiniere al concorso di ammissione alla polizia di Stato e gli faceva ottenere dei trattamenti di favore da parte di un grosso concessionario di auto di Torino.

Sempre nell’atto di chiusura indagine si legge che Dematteis è accusato di quattro episodi di corruzione in atti giudiziari perché, in cambio dell’occhio di riguardo sui casi denunciati, aveva ottenuto dalle persone offese la disponibilità di 2 Panda usate dal carrozziere, Angelo Marello, difeso da Antonio Rossomando, e ancora il pagamento di una cena per 18 persone, delle visite oculistiche gratuite per i figli e due interventi chirurgici agli occhi (sempre gratis) in una struttura privata da parte di un medico di una struttura pubblica, l’oculista Raffaele Nuzzi, anche lui assistito da Rossomando. Anche Luigi Marchelli, difeso da Gianluca Visca, da vittima sarebbe diventato parte del sodalizio.

JAN VANZEEBROECK (EXPERT EODE) PARLE DE SUR LE SITE ARABE ‘SITA INSTITUTE’ DES ANALYSES GEOPOLITIQUES DE GEORGES FRIEDMAN (EX ‘STRATFOR’, USA) : ‘LES 100 PROCHAINES ANNÉES’ OU COMMENT L’AMÉRIQUE VEUT RESTER LA SUPERPUISSANCE ?

 

EODE/ 2018 06 13/

“Se faire enseigner par l’ennemi est un devoir et un honneur”

– Général Haushofer, géopoliticien allemand

(le père du concept de « Bloc continental »).

Capture

Jan Vanzeebroeck (Expert EODE et consultant du SITA Institute de Beyrouth) parle des analyses géopolitiques prévisionnelles de Georges Friedman (ex patron du Think Tank ‘Strator’, qui dirige aujourd’hui ‘Geopolitical Futures’) et de son livre « Les 100 prochaines années » ou « comment les USA veulent rester LA superpuissance mondiale » :

 Une analyse qui résume les très nombreux travaux du géopoliticien Luc MICHEL sur ces sujets (1) (2) (et dont le principe inspiré du Général Haushofer, le théoricien des « Blocs continentaux  est « que se faire enseigner par l’ennemi est un honneur et un devoir ») …

 ANALYSES PREVISIONNELLES …

« Les 100 prochaines années ». Livre écrit par l’ancien patron de Stratfor ( think-thank lié au Pentagone) G. Friedman, où il détaille « comment les États-Unis devront rester la super puissance du XXIe siècle » ! Nous analyserons certains acteurs majeurs dans les préparatifs de ce plan géopolitique, le rôle de la grande-Turquie, la Pologne devenue l’un des grands partenaires des États-Unis en Europe, le rôle du ‘groupe de Visegrád’ (Pologne, Roumanie, Hongrie, Slovaquie, République tchèque) dans cette Mitteleuropa face à la Russie (avec le projet anti-russe dit des « Trois mers ») … Le rôle de ces pays sera pour Friedman le début de la 3e guerre mondiale … qui opposera la Grande-Turquie à la grande-Pologne (Moscou et Pékin ayant été éliminés et démembrés !!!).

* Lire sur sita :

المائة عام القادمة”: أمريكا قوة عالمية عظمى

https://sitainstitute.com/?p=2909

NOTES :

(1) Cfr. Luc MICHEL sur EODE THINK TANK /

LA GEOPOLITIQUE VUE DES USA : LES ANALYSES GEOPOLITIQUES ET GEOSTRATEGIQUES DE “STRATFOR INTELLIGENCE” SUR EODE

sur http://www.lucmichel.net/2015/02/11/eode-think-tank-la-geopolitique-vue-des-usa-les-analyses-geopolitiques-et-geostrategiques-de-stratfor-intelligence-sur-eode/

(2) Voir la PAGE SPECIALE ‘Luc MICHEL’s Geopolitical Daily’ :

sur https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) …

Le centre SITA INSTITUTE est un site spécialisé dans l’étude, le suivi et le diagnostic de situations politiques, internationales, stratégiques et géopolitiques, où il cherche toujours à impliquer des personnes spécialisées dans ces domaines pour l’écriture, l’analyse et/ou l’explication. Informer l’utilisateur sur les questions importantes et les publier clairement et profondément afin d’en apprendre davantage sur ces événements et leurs implications sur l’humain et la communauté. En outre, le Centre est considéré comme un lieu scientifique ouvert pour l’écriture et l’encouragement de tous les écrivains et spécialistes à la recherche d’un site pour publier leurs idées et analyses, à condition qu’il soient compatibles avec les termes et conditions d’utilisation du site.

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# EODE ORGANISATION :

* EODE-TV :

https://vimeo.com/eodetv

* ЕВРАЗИЙСКИЙ СОВЕТ ЗА ДЕМОКРАТИЮ И ВЫБОРЫ (ЕСДВ)/

EURASIAN OBSERVATORY FOR DEMOCRACY & ELECTIONS

(EODE) :

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org/

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

https://www.facebook.com/EODE.africa/

https://www.facebook.com/EODE.russia.caucasus/

* GROUPE OFFICIEL ‘EODE – AXE EURASIE AFRIQUE’

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

Sequestrato Il Furgone Del Presidio Notav Davanti Alla Regione

L’iniziativa di ieri davanti alla Regione aveva un carattere molto chiaro: portare davanti al palazzo dove Chiamparino aveva convocato parlamentari e consiglieri pro tav le vere priorità della Valle di Susa e del Paese.
Basta con il Tav Torino Lione e tutte le altre grande opere inutili a favore d’investimenti pubblici corposi verso la manutenzione degli edifici pubblici, la messa in sicurezza dei territori, la cura delle nostre scuole e dei luoghi che viviamo quotidianamente.
Non richieste campate in aria, ma sostanziate dagli avvenimenti che hanno colpito la nostra Valle, incendi e frane di fango, e la situazione italiana che necessita di tante piccole opere utili che porterebbero reddito a chi lavora e non ai grandi speculatori finanziari come per le grandi opere.
L’idea era quella di utilizzare una delle nostre caratteristiche cioè l’ironia e portare in piazza una bara per simboleggiare il funerale del Tav e alcune carriole con il fango di Bussoleno, da far vedere ai politici chiusi nel palazzo.
Le due cose non sono mai giunte in piazza perchè la digos, ha fatto di tutto per non farle giungere al presidio, fermando il furgone in Valle, portandolo in questura con la scusa di avere alla guida Giorgio, al quale doveva essere fatta una notifica perchè soggetto a dover scontare degli arresti per le condanne inflittegli (con la solerte generosità del tribunale di Torino) per le manifestazioni degli anni scorsi.
Così Giorgio e il furgone sono stati trattenuti in questura fino alla fine della manifestazione, con l’unico intento di non far arrivare carriole e bara in piazza.
Inoltre, non ravvisando reati particolari, visto che le cose che portavamo non erano illegali, hanno sequestrato il furgone, applicando anche un’ammenda di 3000 euro, cercando per un paio d’ore i cavilli necessari a cui attaccarsi.
Che fosse un fermo premeditato non ci sono dubbi e che il carattere del fermo fosse rivolto a non far arrivare il materiale in piazza, per poi non far parlare della manifestazione, è palese.
Non ci abitueremo mai a queste ingiustizie, che vedono questura e procura sempre coordinati a difendere chi vuole il Tav (a proposito consigliamo di leggere L’indagine sul pm Padalino (con l’elmetto) ), chi si dice “disposto a farsi passare sopra” pur di realizzarlo.
Infine ci teniamo a dire, a differenza di alcune ricostruzioni basate su qualche telefonata fatta da agenti della digos distratti ai giornali amici, che Giorgio deve scontare poco più di 3 mesi e non 12 come abbiamo letto, e di questo siamo molto contenti.