sindacati stanno con Mattarella, ma i militanti no

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Sulla solidarietà al presidente della Repubblica si consuma tutta la distanza tra i piani alti di Cgil, Cisl e Uil e la base dei tesserati. «Siete come una Confindustria qualunque», scrivono alla Cgil. In discussione una manifestazione comune delle tre sigle Cgil, Cisl e Uil

I dirigenti dei sindacati dicono una cosa, i lavoratori un’altra. Sulla solidarietà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo lo scontro istituzionale con la Lega e i Cinque stelle, poi rientrato (forse) dopo la possibile riapertura della trattativa e la marcia indietro di Di Maio, si è consumata tutta la distanza tra i piani alti di Cgil, Cisl e Uil e la base dei tesserati confederali.
I segretari generali della delle tre sigle, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno firmato una lettera indirizzata al Capo dello Stato in cui ribadiscono «con forza» l’impegno «a difesa della Costituzione che fissa con chiarezza ruolo e prerogative del presidente della Repubblica e delle istituzioni democratiche». Ma il commento più gentile che hanno avuto in risposta è stato: «I vostri iscritti non vi seguono, siete dalla parte dell’establishment», come scrive un rappresentante sindacale Cisl su Twitter alla segretaria Furlan.
Dopo la richiesta di impeachment da parte di Luigi Di Maio, che però ora avrebbe cambiato idea, Susanna Camusso ha espresso solidarietà per Mattarella. Dalla Cgil hanno subito twittato: «Difendiamo prerogative Presidente Repubblica e istituzioni democratiche. Nessuno s’azzardi a pensare una guerra alle istituzioni».
Ma le reazioni arrivate sono tutte più o meno di questo tenore: «Strapperò anche la vostra tessera, non mi rappresentate più»; «Pensare che una volta eravate un sindacato comunista… Oggi invece state dalla parte della finanza»; «Come una Confindustria qualunque»; «Venduti, venduti»; «Traditori» e via così. Mentre sulla pagina della Uil, c’è chi in risposta sostiene che i sindacati siano stati ormai affidati ai «deficienti».
La spaccatura interna al sindacato, tra base e dirigenti, si può percepire soprattutto tra le fila della Cgil, dove molti degli iscritti hanno virato verso i pentastellati. Il 4 marzo uno su tre degli tesserati Cgil ha votato per il Movimento Cinque stelle. Con l’aggiunta del coming out di uno dei componenti della segreteria nazionale della Fiom, Rosario Rappa, che ha ammesso di aver scelto i grillini alle urne (come abbiamo scritto).
Le reazioni arrivate sul profilo Twitter della Cgil sono di questo tenore: «Strapperò anche la vostra tessera, non mi rappresentate più»; «Pensare che una volta eravate un sindacato comunista… Oggi invece state dalla parte della finanza»; «Come una Confindustria qualunque»; «Venduti, venduti»; «Traditori»
Lo scontro si vede tutto nel documento che la segreteria nazionale della Cgil ha inviato alle sue strutture. «La Cgil», si legge, «ritiene indispensabile in una situazione che consideriamo di vera e propria emergenza democratica, la compattezza dell’organizzazione e del suo gruppo dirigente, un saldo rapporto unitario con Cisl e Uil». E ancora: «Non può essere in discussione l’unità di tutta la Cgil nel difendere il diritto/dovere del Presidente di esprimere le proprie opinioni e valutazioni e nel respingere con ferma determinazione gli attacchi volgari e le suggestioni irresponsabili di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica. Occorre rinsaldare, tra militanti e iscritti, attraverso la discussione e un confronto pacato, il nostro orientamento strategico: vogliamo più Europa».
La Fiom, che sembra avere ormai un’anima a sé, ha emesso invece un comunicato stampa in cui si dice che «l’evolversi della crisi politica produce effetti istituzionali inediti e potenzialmente dirompenti nel rapporto tra istituzioni e cittadini», ricordando che «l’integrità della Costituzione» insieme al bilanciamento e alla separazione dei poteri sono «l’architrave per la tenuta democratica del Paese». Senza però mai esprimersi in difesa del presidente Mattarella, come invece hanno fatto i metalmeccanici della Fim Cisl.
La Fiom, vicina ai Cinque Stelle, ha emesso invece un comunicato stampa che ricorda “l’integrità della Costituzione”, il bilanciamento e la separazione dei poteri, senza però mai esprimersi in difesa del presidente Mattarella
Secondo l’analisi post-voto fatta dall’Ipsos all’indomani delle elezioni, tra gli operai il 37% ha votato Cinque stelle e quasi il 24% Lega (contro l’11% che ha messo la croce su Pd). E i grillini hanno sbaragliato anche in un’altra fascia altamente sindacalizzata, quella di insegnanti e impiegati, dove hanno superato il 36 per cento.
Cgil, Cisl e Uil ora stanno anche valutando insieme «iniziative sindacali» da intraprendere per esprimere «vicinanza e solidarietà» a Mattarella, ha scritto Furlan in una lettera agli iscritti cislini. In queste ore si sta decidendo se e quando fare una manifestazione di piazza comune delle tre sigle sindacali in contrasto con quella grillina del 2 giugno (che a questo punto potrebbe cambiare toni e modalità), ma senza aderire a quella convocata dal Pd per il 1 giugno a Roma e Milano.
I sindacati, allora, potrebbero addirittura spaccarsi tra dirigenza e base in due distinte piazze: una con le bandiere dei confederali in difesa di Mattarella; l’altra, quella convocata dai Cinque stelle, con gli iscritti che se la prendono invece con le istituzioni e (forse) con il Capo dello Stato. «Penso che non si possa chiamare il Paese a manifestare contro il Presidente della Repubblica, si mette in discussione l’organizzazione dello Stato», ha detto Susanna Camusso. Eppure è probabile che molti di quelli che hanno in tasca la tessera della Cgil il 2 giugno scenderanno in piazza a farlo.
di Lidia Baratta 30 Maggio 2018

 

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