SCENARIO/ Violante: subito un “fronte costituzionale” contro M5s e Lega

giornale renzisecolo kyengeci ha già pensato SALVINI, abbagliato da sondaggi “casualmente” usciti dai FUORIONDA. Si si, lo sappiamo, istituire il reddito di cittadinanza, abolire vitalizi, togliere la fornero, rivedere la legge sui vaccini è da fascisti

Uno schieramento repubblicano anti-Lega ed M5s centrato sui valori costituzionali” cos’è una battuta?
poi: salvarlo da una politica “dove tutto è lasciato ai rapporti di forza Ah ecco, la gestione alle banche, coop, LOBBIES e mafie di ogni RISMA è VERA DEMOCRAZIA, lo sappiamo
Il Pd che cambia idea ogni paio d’ore sull’appoggio a Cottarelli non è un gioco di rapporto di forza, per Violante è “uno scambio di idee”….
‘na barzelletta st’intervista, e questa è l’intellighenzia che ha gestito il paese fino ad oggi e vuole impartire lezione di democrazia…..ma per favore
“Serve uno schieramento repubblicano anti-Lega ed M5s centrato sui valori costituzionali per salvare il paese da una politica dove tutto è lasciato ai rapporti di forza”. LUCIANO VIOLANTE
30 maggio 2018 – agg. 30 maggio 2018, 14.25 I
Uno schieramento repubblicano anti-Lega ed M5s centrato sui valori costituzionali e sul ruolo del Capo dello Stato per dare stabilità al paese e salvarlo da una politica “dove tutto è lasciato ai rapporti di forza”. Luciano Violante, ex presidente della Camera, ne parla al Sussidiario al termine di una giornata convulsa su tutti i fronti, politico e finanziario, che si chiude con l’inaspettato spiraglio di una nuova possibilità per il governo M5s-Lega.
Ieri Carlo Cottarelli avrebbe dovuto ufficializzare, d’accordo con il Capo dello Stato, la lista dei ministri, invece tutto è stato rinviato a oggi. A imprimere una svolta lo spread sopra i 300 punti base, che regala una rivincita politica a Di Maio e Salvini, e la frase pronunciata dal commissario europeo al Bilancio Günther Oettinger, “i mercati insegneranno agli italiani a votare”, criticata perfino dal Pd, che cambia idea sul governo di Cottarelli annunciando di astenersi. Si parla di voto ravvicinato, il 29 luglio; Lega, M5s e Pd si dichiarano a favore, Cottarelli esce dal Quirinale senza annunciare il governo ma il Colle conferma che l’uomo del Fondo monetario sarà di nuovo dal presidente della Repubblica stamane. Poi le aperture di Di Maio, che senza Salvini rinuncia all’impeachment e si dice “pronto a collaborare con Mattarella per risolvere la crisi di governo”. A fine giornata anche il leader del Carroccio frena sul voto estivo, ma i suoi tempi per tornare al governo non sembrano collimare, per ora, con quelli di Di Maio.
Presidente Violante, che cosa sta succedendo?
Difficile pronunciarsi perché non conosciamo le ragioni che hanno motivato il rinvio a domani (oggi, ndr) dell’incontro tra Cottarelli e il presidente Mattarella. Forse la richiesta di elezioni subito è solo tattica politica, un modo per dire “non abbiamo paura”. In ogni caso la Lega vuole le elezioni e le voleva anche prima di domenica scorsa.
Vuol dire che la difesa di Savona era strumentale?
Dubito che Salvini volesse davvero andare al governo. Se uno vuole governare e si rende conto che uno dei nomi proposti non è accettabile, sceglie un’altra soluzione. Altrimenti cerca l’occasione per potersi staccare.
Vale anche per il Movimento 5 Stelle?
No, gli interessi di M5s e Lega non sono convergenti. M5s non ha interesse a votare, perché da questi ottantaquattro giorni di trattativa esce sconfitto. Di Maio doveva portare a termine il progetto che gli era stato affidato: sedersi a Palazzo Chigi e portare i 5 Stelle al governo del paese.
Non ha ottenuto né l’una né l’altra cosa.
Stando poi alle notizie che sono trapelate, lo steso Di Maio non si sarebbe impegnato fino in fondo per avere Savona all’Economia. Quindi l’impuntatura era soltanto di Salvini e questo conferma che il suo vero interesse era andare al voto il prima possibile, visto che tutti i sondaggi danno la coalizione di centrodestra al 40 per cento. Vorrebbe dire aggiudicarsi il premio di maggioranza. Però ieri sera Di Maio ha accantonato l’impeachment e ha dichiarato che è pronto a incontrare il presidente Mattarella.
Martina è passato dal voto a favore del governo (lunedì) all’astensione (ieri mattina); ma il renziano Marcucci ha chiesto il voto in luglio. Cosa succede nel Pd?
Sono cambi di opinione che dipendono dal confronto interno al gruppo dirigente e tra i parlamentari. E poi è normale tattica politica. I partiti maggiori chiedono il voto e solo il Pd dice di no? Rischierebbe di venire frantumato.
Renzi intende giocare “da mediano”, così ha detto, nella coalizione degli anti-sfascisti. Come commenta?
Sfascisti è un’espressione che non condivido, non ha senso e va bene solo per i titoli dei giornali. Preferisco l’ipotesi fatta da Calenda di un raggruppamento repubblicano, formato dalle forze che credono nella Costituzione — ivi compresa la funzione del presidente della Repubblica —, nella collocazione europea dell’Italia e nei valori propri della cultura democratica del nostro paese. Non è tempo di gridare, ma di lavorare per definire un’area nella quale coloro che vogliono farne parte possano riconoscersi.
Un fronte antipopulista.
Un raggruppamento che si oppone al tentativo di schierare il popolo contro la Costituzione.
Ne farebbe parte il Pd innanzitutto. E poi?
Non farei riferimento a forze già organizzate, ma alla società dei cittadini, tutti coloro che credono nei valori della Repubblica. Occorre parlare al paese, a quella sua parte, io credo maggioritaria, fatta di semplici cittadini prima che di forze organizzate, interessata alla difesa dei valori costituzionali.
Potrebbe starci anche Berlusconi, no?
A costo di rompere il centrodestra?
Perché no? E’ già diviso.
Ma quel 40 per cento interessa a Salvini. Il centrodestra si candida alla vittoria; Berlusconi non farebbe una scelta suicida.
Però Berlusconi ha fatto delle dichiarazioni esplicite di europeismo che Salvini non può condividere.
Può accadere di tutto. Se la coerenza fosse una costante della politica avrebbe ragione lei, ma se stiamo alle magliette “no euro” di Salvini e al fatto che nel contratto si dice che di uscire dall’euro non se ne parla, si capisce che siamo davanti al principio della mera convenienza, non a quello della verità.
Prima ha parlato del tentativo di schierare il popolo contro la Costituzione. Che cosa intende?
Ci sono due forze politiche, M5s e Lega, che stanno cercando di usare il consenso e l’umore del paese contro la Costituzione. Il vero tema non è Salvini e Di Maio contro Mattarella, ma Salvini e Di Maio contro la Costituzione. La Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, e aggiunge che quella sovranità va esercitata non discrezionalmente, ma “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Salvini e Di Maio sottoscriverebbero in pieno.
Se lo fanno sono contento. Ma dovrebbero cambiare radicalmente linea. La linea tenuta dai due vincitori nei giorni scorsi distrugge gli equilibri costituzionali. Rischiamo di vivere in un Paese dove tutto è lasciato ai rapporti di forza.
Domenica scorsa il presidente della Repubblica è parso obiettivamente in difficoltà. Lei cosa pensa in proposito?
Nel momento in cui chi doveva ragionevolmente lavorare per un governo ha deciso di non farlo, per pura convenienza, è chiaro che il Capo dello Stato si è trovato oggettivamente in difficoltà, perché veniva meno la possibilità di avere un governo frutto della scelta elettorale. Ma è una difficoltà che ha superato brillantemente.
Cosa risponde a chi dice che Mattarella si è fatto esecutore di voleri e poteri esterni?
La risposta è contenuta in quello che ha detto lo stesso Capo dello Stato: quando lievita il costo di rifinanziamento del nostro debito, quando i nostri titoli sono piazzati con fatica, quando chi ha un mutuo a tasso variabile pagherà non più l’1,5-2 per cento ma il 5-6 per cento, è allora che ci si accorge cosa vuol dire tutelare i risparmi degli italiani.
Anche la discrezionalità di Mattarella è rimasta nei limiti della Carta?
Assolutamente sì.
Come come commenta la frase del commissario europeo al Bilancio Günther Oettinger circolata oggi (ieri, ndr) in varie versioni?
Alla fine Oettinger si è scusato e ha dichiarato di rispettare la volontà degli elettori italiani, a qualunque schieramento appartengano.
Lei auspica il governo di Cottarelli?
Il mio unico auspicio è che nasca un governo che faccia quello che deve fare. Cottarelli verosimilmente andrà al Senato, non avrà la fiducia, quindi non andrà neanche alla Camera, si presenterà dimissionario, il presidente gli dirà di andare avanti fino a settembre-ottobre, cioè fino al voto. Se non avrà la fiducia, come ha detto lunedì, si voterà “dopo agosto”, cioè non in luglio. A meno che le cose non cambino ancora una volta.
Il Capo dello Stato come può difendersi dall’obiezione di avere spianato la strada a una nuova vittoria di M5s e Lega?
Il presidente della Repubblica deve garantire il rispetto della Costituzione, non delle convenienze politiche, e questo ha fatto con l’abituale fermezza. Poi gli italiani decideranno cosa fare.

ALERTE INFO AFRIQUE DU SUD : MORT DE WINNIE MANDELA, ICÔNE DE LA LUTTE DE LIBERATION AFRICAINE

LM pour PANAFRICOM/ 2018 05 31/

* « Elle était une formidable égérie de la lutte, une icône de la libération », dira d’elle le Prix Nobel de la paix, Desmond Tutu, président de la TRC et ami de Nelson Mandela …

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* Elle critiquait vertement l’accord historique passé par son illustre mari avec les Blancs pour mettre fin à la ségrégation. « Mandela nous a abandonnés », assène-t-elle, « l’accord qu’il a conclu est mauvais pour les Noirs ».

Afrique du Sud : mort de Winnie Mandela, l’ex-épouse de Nelson Mandela !

Winnie Mandela fut une héroïne du parti sud-africain ANC …

Winnie Mandela, l’ex-épouse de Nelson Mandela, est décédée à l’âge de 81 ans des suites « d’une longue maladie », lundi dans un hôpital de Johannesburg, a annoncé son porte-parole. « C’est avec une grande tristesse que nous informons le public que Mme Winnie Madikizela Mandela est décédée à l’hôpital Milpark de Johannesburg lundi 2 avril », a déclaré Victor Dlamini dans un communiqué. Winnie Mandela fut une héroïne du parti sud-africain ANC (Congrès national africain). Elle a notamment longtemps soutenu le combat de son ex-mari, malgré certaines divergences.

Le parcours de Nomzamo Winifred Zanyiwe Madikizela, connue sous le nom de « Winnie », est indissociable du premier président noir d’Afrique du Sud, dont elle a été l’épouse pendant trente-huit ans, y compris les vingt-sept qu’il a passés en prison. Née le 26 septembre 1936 dans la province du Cap oriental (Sud), dont est également originaire Nelson Mandela, elle décroche un diplôme universitaire de travailleur social, une exception pour une femme noire à l’époque. Son mariage en juin 1958 avec Nelson Mandela – elle a 21 ans, et lui, divorcé et père de famille, presque 40 – est vite contrarié par l’engagement politique de son mari. « On n’a jamais eu vraiment de vie de famille […], on ne pouvait pas arracher Nelson à son peuple. La lutte contre l’apartheid, la Nation venaient d’abord », écrit-elle dans ses mémoires.

Après leur mariage, Nelson Mandela entre très vite dans la clandestinité. Restée seule avec leurs fillettes après son arrestation en août 1962, Winnie maintient la flamme du combat contre le régime raciste blanc. La jeune assistante sociale est alors la cible de manœuvres d’intimidation et de pressions constantes. Emprisonnée, astreinte à domicile, bannie dans un bourg à l’écart du monde où sa maison est visée par deux attaques à la bombe…

Mais rien n’arrête la résistante, qui continue à défier les autorités blanches. Contre vents et marées, elle devient l’une des figures de proue du Congrès national africain (ANC), fer de lance de la lutte antiapartheid. En 1976, elle appelle les lycéens de Soweto révoltés à « se battre jusqu’au bout ».

La répression continuera sous e nouveau régime, dont elle condamne les compromissions. En 1998, la Commission vérité et réconciliation (TRC) chargée de juger les crimes politiques de l’apartheid déclare Winnie « coupable politiquement et moralement des énormes violations des droits de l’homme » commises par le MUFC. « Grotesque », répète celle que l’on surnomme la « Mère de la Nation » ! Nommée vice-ministre de la Culture après les premières élections multiraciales de 1994, Winnie est renvoyée pour insubordination par le gouvernement de son époux, un an plus tard. Mise au ban de la direction de l’ANC, condamnée une nouvelle fois en 2003, Winnie fait tout de même son retour en politique quatre ans plus tard en intégrant le Comité exécutif du parti, l’instance dirigeante de l’ANC. Elle critique vertement l’accord historique passé par son illustre mari avec les Blancs pour mettre fin à la ségrégation. « Mandela nous a abandonnés », assène-t-elle, « l’accord qu’il a conclu est mauvais pour les Noirs ».

L’image du couple Mandela, marchant main dans la main à la libération du héros antiapartheid en 1990, a fait le tour du monde. Mais les époux ne se sont jamais retrouvés. Ils ont fini par divorcer en 1996 à l’issue d’une sordide procédure. Leur animosité a continué même après la mort de Nelson Mandela en 2013. Il ne lui a rien légué. Furieuse, elle a engagé une bataille pour récupérer la maison familiale de Qunu (Sud). La justice l’a récemment déboutée de ses demandes.

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COTTARELLI FARA’ LA PATRIMONIALE. E COS’ALTRO?

TANTO SALVINI OGGI HA GIA’ DECISO PER TUTTI, richiameranno il cottarello

29 maggio 2018
Dispiace  ricordare le scoperte dell’acqua calda ma può esserci chi ancora non ha capito.
Cottarelli, vecchio apparatchik del Fondo Monetario,  al governo non avrà la maggioranza in parlamento? A lorsignori non importa nulla.
Si governa per decreto, come del resto ha già fatto abbondantemente Renzi. Cottarelli emana un decreto e Mattarella lo firma.
Quel che conta è che un governo golpista andrà ai vertici internazionali e agli eurogruppi europei, a prendere gli ordini ed applicarli.  Sarà questo governo a “portare il paese alle elezioni”, che forse non verranno mai.
Conta ancora di più, il governo farà le nomine” in scadenza, mettendoci suoi scherani e servi di obbedienza piddina. Sono 350 nuove nomine in 79 enti di sottogoverno: sono qui i veri vasi della marmellata di partito e di potere, i serbatoi dei miliardi che stanno fuori dalla vista del grande pubblico, i distributori di potere, poltrone, gettoni di presenza, clientele.  Il Deep State italiota.
La Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce i risparmi postali degli italiani ed è controllata per l’83% dal Ministero Economia e Finanze e per il restante 17% da una pluralità di fondazioni bancarie, è un condominio Massoneria-Partito Democratico da sempre. Ciò perché non solo ha un patrimonio consolidato  35,7 miliardi,  ma è  capace di mobilitare attività totali per 410 miliardi di euro. Il PD l’ha usata per “salvare” imprese  cui teneva, per le sue clientele, come finanziatore-tappabuchi.
Le  mani del PD sul Deep State  (e i soldi pubblici)
Adesso a maggio, in Cassa scadono  banchieri Claudio Costamagna (presidente) e Fabio Gallia (amministratore delegato), nominati entrambi da Matteo Renzi.
Cottarelli, governo senza maggioranza, farà le nomine del nuovo consiglio d’amministrazione della RAI, la cui importanza come strumento di potere e diffusore del Verbo totalitario non sfuggirà a nessuno: un altro gire per le Goracci e Berlinguer a 200 mila l’anno;  a Leonardo-Finmeccanica (12 miliardi di euro), Sogei (la grossa informatica dello Stato), Arexpo SpA ed altre entità meno note  (ma piene di soldi e posti da distribuire) direttamente controllate dal Ministero. Poi ci sono le controllate indirettamente:
Ferrovie dello Stato (tra cui l’amministratore unico di Anas Concessioni Autostradali S.p.A.), Poste Italiane (specificamente, il consiglio d’amministrazione i Poste Welfare Servizi S.r.l. e i collegi sindacali di: Consorzio Logistica Pacchi S.c.p.a., Europa Gestioni Immobiliari S.p.A. e Postel S.p.A), Sogin. Tutti i vertici dell’ENEL, gruppo con sei società, dell’Eni ( 10 consigli d’amministrazione  e 5 collegi sindacali a Eni Fuel, Eni Progetti, Servizi Aerei Spa, eccetera). Questo solo per elencare le più importanti.
Questo è il Deep State italiano, che Cottarellia affiderà al partito che ha perso le elezioni.
Ma soprattutto, Cottarelli  è lì per fare la patrimoniale, il prelievo straordinario sui patrimoni degli italiani. Weidmann (Bundesbank) non fa che ripeterlo in tutte le sedi: voi italiani siete più ricchi di noi, avete risparmi e patrimoni per centinaia di miliardi – usateli per ridurre il vostro debito pubblico.
 
Il Parlamento lo boccerà? Ma mai, mai in Italia è occorso un voto parlamentare, mai una discussione in aula,per taglieggiarvi veramente. Quando Giuliano Amato operò il prelievo forzoso sui conti correnti lo fece “nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1992 operò un prelievo forzoso ed improvviso del 6 per mille su tutti depositi bancari. Un decreto legge di emergenza l’autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla Lira  (l’attacco di Soros, che costrinse poi Amato a farci uscire dal serpente monetario) erano state inzeppate alla rinfusa misure le più svariate. Dall’aumento dell’età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all’introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata.
 
Prelievo sui conti correnti e Isi fruttarono insieme 11.500 miliardi di lire. L’imposta straordinaria sugli immobili, nella migliore delle tradizioni italiane, perse subito il prefisso “stra”  per diventare una gabella ordinaria: l’imposta comunale sugli immobili, ovvero  l’Ici”.
Il divorzio Tesoro-Bankitalia non fu discusso alle Camere
Del resto anche la più fatale e grave decisione di politica economica   nella storia dell’Italia repubblicana, il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia, avvenne scavalcando totalmente le Camere. Mai fu discusso e dibattuto. Semplicemente, il ministro del Tesoro (Beniamino Andreatta) e il governatore della banca centrale (Carlo Azeglio Ciampi) si scambiarono fra loro due la lettera con cui liberarono la Banca d’Italia dall’acquisto dei titoli  invenduti di debito pubblico italiano. Naturalmente tutto ciò era perfettamente “legale”, come   lo è l’ultimo atto di Mattarella. Persino il ministro delle Finanze, che era Rino Formica, non era d’accordo e alzò la voce: Andreatta lo  descrisse comeossessionato dall’ideologia della crescita ad ogni costo e del pieno impiego, grazie a bassi interessi e cambio debole”, ossia svalutazione. Di questo cruciale scontro fra due ministri, tutto quel che passò sui media fu  “la lite delle comari”, il Parlamento non se ne occupò. Poi Rino Formica è stato perseguito per tangenti, da cui è stato assolto 17 anni dopo con formula piena. Si può sempre affidarsi alla magistratura, nei passi decisivi della demokràzia.
Nessuno oggi è più ossessionato dall’ideologia della crescita e del pieno impiego.  Il rapporto debito-pil è  così aumentato, dal 60% al 120.
 
Cottarelli farà  patrimoniale, tagli,  austerità di ogni genere.  Come chiede l’Europa. Ovviamente, con il risultato –  già comprovato dalle austerità di Monti e Renzi – di avvitare l’Italia, e poi l’Eurozona, in una “spirale recessiva senza uscita”
 
Il motivo lo ha spiegato Alberto Bagnai in un dotto articolo del 2011.
Ne diamo qui il passo essenziale:
 
Del resto, supponiamo che i paesi periferici adottino le strategie di rigore proposte: combattendo questa battaglia perderebbero in ogni caso la guerra. Infatti, se le politiche di “tagli” non riuscissero a incidere sul differenziale di inflazione  [l’ìinflazione interna alla zona euro, dove la Germania ha la più bassa. I paesi che l’hanno più alta vedono la loro competitività diminuire,ndr.] , i sacrifici sarebbero vani, perché persistendo lo squilibrio esterno proseguirebbe l’accumulazione di debito privato (a fronte di riduzioni del debito pubblico rese modeste dal rallentamento della crescita, e vanificate periodicamente dalla necessità di salvare la finanza privata). Ma anche se i tagli avessero successo, riportando l’inflazione dei paesi periferici in linea o leggermente al di sotto di quella della Germania, la risposta tedesca non si farebbe attendere: ulteriori ribassi competitivi dell’inflazione, come sperimentato anche nel passato recente (vedi sempre il lavoro di Cesaratto), e così via. L’eurozona si avviterebbe in una spirale recessiva senza uscita. E questo i mercati lo intuiscono benissimo: ecco perché sono così nervosi.
Attenzione: sono tutte cose che Cottarelli sa benissimo. Non si illude affatto che applicando le regole di Berlino, stia aiutando il Paese.  Qui  c’è un video in cui Cottarelli dice  “con strategia €xit, conviene antagonizzare UE, fare più deficit e farci spingere fuori” – insomma le stesse idee di Paolo Savona.
In un altro video, dice: “siamo entrati nell’Euro pensando di (…) avere più inflazione che in Germania e questo ci ha fatto perdere competitività. Siamo entrati troppo presto, forse non avremmo dovuto entrare….”
 
Allora perché accetta di raschiare il fondo del barile italiano per ridurci alla più completa rovina? Per il potere, è una risposta possibile: il Pd non può stare lontano dalla Cassa Depositi e Prestiti, dalle decine di milioni a disposizione insindacabile dalla presidenza del  consiglio  (ricordate, l’UNAR a difesa degli lgbt  è finanziato  con  quei milioni), non può ovviamente rinunciare al possesso della Rai.
 
Un’altra risposta è  la punizione che pende sui disobbedienti. “Abbiamo qualche strumento di tortura”; come ha ridacchiato Juncker.  Una minaccia abbiamo intravisto, rivolta al possibile governo Salvini-Di Maio: “L’intelligence tedesco –  diceva il dispaccio da Berlino – non collaborerà per la sicurezza con un governo anti-UE”, non condividerà con esso le informazioni di intelligence. Sul terrorismo islamico, ad esempio.
 
Se serve a lorsignori, avremo il nostro Bataclàn.
Frattanto, le ONG hanno ripreso a sacricarci 1500 africani al giorno dalle loro navi.
 
Frattanto, la Mogherini, residuo tossico di un governo caduto e comunque illegittimo, ha firmato l’estensione delle sanzioni alla Siria e al suo popolo.
 
Nell’attuale contesto internazionale, un altro atto di guerra contro la Russia.
 
Il rinnovo arriva nonostante le urgenti richieste da parte della società civile siriana di revocare le sanzioni per consentire al paese di ricostruire. Così, i leader delle chiese cristiane hanno sottolineato che le sanzioni stavano guidando i siriani a fuggire a causa della mancanza di prospettive economiche. Il presidente russo Vladimir Putin ha anche invitato la visita del cancelliere Merkel a Sochi per chiedere all’UE di porre fine alle sue sanzioni al fine di rafforzare la popolazione civile.
Una dichiarazione del Consiglio dell’UE afferma: “Di fronte alla continua repressione della popolazione civile, l’UE ha deciso di mantenere le sue misure restrittive nei confronti del regime siriano e dei suoi sostenitori, in linea con la strategia dell’UE per la Siria

Onida: la scelta di Mattarella? Impropria

ha posto un veto sostanziale, ossia politico e non formale ma secondo taluni, non sarebbe un presupposto per un impeachment…..eh già, se no si rincorre nel reato di villipendio per minacce ed insulti vedi stampa mainstream e d’altronde, è pur sempre Milano FINANZA

Così l’ex presidente della Corte Costituzionale a Class Cnbc. “Mattarella è arrivato a interpretazioni della Costituzione che, secondo me, non sono giuste”, aggiunge. A Savona ministro “si è oppposto per ragioni politiche”. Non ci sono gli estremi per l’impeachment, ma “il governo non è una dipendenza del capo dello Stato”
di Carlo Cerutti – Class Cnbc
Scarica il pdf 29/05/2018
Valerio Onida è professore emerito di Diritto Costituzionale alla Statale di Milano e nel 2004-2005 è stato presidente della Corte Costituzionale. Di seguito l’intervista rilasciata ai microfoni di Class Cnbc.
Domanda. Professor Onida, il primo partito del Paese, il M5S, già invoca l’impeachment per Mattarella: c’è il rischio di uno scontro istituzionale?
Risposta. L’articolo 90 della Costituzione prevede che nei casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione il presidente della Repubblica possa essere messo in stato d’accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi membri. In questo caso non siamo di fronte a una possibilità concreta di messa in stato d’accusa. Il presidente Mattarella ha esercitato al limite delle sue prerogative uno dei suoi poteri, arrivando a interpretazioni della Costituzione che secondo me non sono giuste. Ciò detto non parlerei di messa in stato d’accusa, non è questa l’ipotesi in campo.
D. E dunque come giudica il comportamento di Mattarella?
R. La scelta di Mattarella di impedire la formazione di un governo dopo una lunga trattativa tra i due partiti mi ha sorpreso, mi sembra abbastanza impropria. Nel nostro sistema la formazione dei governi dipende essenzialmente dalla presenza o meno di una maggioranza in Parlamento. Il governo non è una dipendenza del capo dello Stato, bensì una dipendenza del suo Parlamento, della sua maggioranza. Non dare vita a un governo per la presenza di una persona e le possibili idee politiche che potrebbe portare avanti, mi sembra andare al di là di ciò che dice la Costituzione quando parla della formazione di governo.
D. Poteva o non poteva Mattarella rispedire al mittente la proposta di Savona come ministro dell’Economia e delle Finanze?
R. Sul piano strettamente giuridico può dire “io non firmo”. Ma guardiamo alla logica del sistema: il presidente della Repubblica ha fatto un lungo giro di consultazioni per verificare l’esistenza di una maggioranza. Alla fine la maggioranza è emersa: i suoi esponenti hanno concordato una certa ipotesi di governo, invocando rigidamente la necessità di nominare Savona. Di fronte a questo il capo dello Stato si è opposto per ragioni politiche, non personali. A mio parere Mattarella è andato contro l’idea che il nostro sistema è un sistema parlamentare. Se Mattarella avesse avuto obiezioni in merito al programma di governo, avrebbe potuto farlo presente, rilevando aspetti di incostituzionalità. Ma non si è opposto per nulla al contratto di governo. Si è opposto solo a una persona, temendo che potesse mettere in pericolo la stabilità dei mercati finanziari, e la difesa dei risparmiatori.
 
D. E non è corretto?
 
R. Così facendo si dà ai creditori dello Stato un potere immenso, che va al di là delle obbligazioni di un debitore. Un debitore non può diventare così politicamente asservito da accettare ingerenza sulla maggioranza. In questo caso mi sembra sia andato un po’ troppo oltre.
D. Che poteri potrebbe avere un esecutivo Cottarelli che non ottenga la fiducia delle Camere?
R. Cottarelli potrebbe sbrigare gli affari correnti. Sarebbe però più corretto fare subito nuove elezioni. Immaginare che si possa governare con un governo che non ha la maggioranza, contro una maggioranza alla quale si è impedito di formare un esecutivo, mi sembrerebbe veramente troppo. Bisogna andare immediatamente a votare. Non capisco perché, in presenza di una crisi istituzionale, di grave sbandamento nel Paese, non si possa andare a votare ad agosto. Andiamo a votare subito: dobbiamo richiamare i cittadini alle loro responsabilità.