Trasparenza sui derivati del comune di Torino

Assemblea21

1 marzo alle ore 22:04 ·

#Trasparenza sui contratti #derivati.

Lo scorso 23 febbraio una delegazione di Assemblea21 è stata ricevuta presso gli uffici della ragioneria del Comune di #Torino per una primo incontro volto alla consultazione delle copie dei contratti inerenti i derivati.

Ciò è avvenuto a seguito della petizione firmata da oltre 500 cittadini che chiedeva di rendere pubblici i termini di tutti i contratti di finanza derivata sottoscritti dal Comune, dalla quale è scaturita la mozione approvata dal Consiglio Comunale sulla trasparenza dei contratti stessi.

Abbiamo appurato che la documentazione non è “mezzo metro cubo di carta”, come affermato in audizione dall’assessore Rolando, ma ammonta ad un centinaio di pagine in tutto.

Considerata la mozione consiliare, auspicavamo di non dover ricorrere alla richiesta formale delle scansioni dei contratti come invece richiestoci durante l’incontro. Anzi, viste le dimensioni contenute, riteniamo sarebbe opportuna la pubblicazione dei documenti sul sito del Comune.

Nell’incontro abbiamo comunque chiarito cosa intendiamo per aspetto prettamente speculativo dei contratti, dimostrando che alcuni di essi, sebbene ufficialmente sottoscritti a tutela dei mutui sottostanti, siano chiaramente e matematicamente sempre in perdita per la Città e i Cittadini e a favore delle banche sottoscrittrici, tradendo così lo scopo di tutela.

A tutto questo vanno aggiunti i costi relativi alle commissioni pagate alle banche, al momento non disponibili ma che possiamo senz’altro ipotizzare di entità consistente. Inoltre, abbiamo constatato che su 21 contratti ben 11 sono in lingua Inglese, ed escludendo qualche contratto con banche italiane, tutti gli altri sottostanno alla normativa ISDA, per la quale il foro competente sulle controversie è spesso quello londinese (con inevitabile aggravio di costi e penalizzazione in termini di trasparenza).

Abbiamo proposto e chiesto di verificare la possibilità di unirsi con altri Comuni vittime di queste operazioni speculative, per contrastare insieme l’ulteriore taglieggiamento speculativo.

Infine, abbiamo convenuto di rivederci prossimamente, previa acquisizione della documentazione richiesta e successiva analisi della stessa, al fine di verificare anche la volontà politica di fermare questa emorragia finanziaria che toglie risorse ai cittadini regalandole alle banche.

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Bande di stranieri lottano per il controllo del territorio, nuova rissa a Trento centro

video al link. Normale condivisione kulturale pacifica e civile

9 marzo 2018 By Alfonso Norelli

Non si placa la guerra tra bande di stranieri fra il centro storico di Trento e la zona della stazione e piazza Dante, mercato dello spaccio che viene conteso tra le diverse fazioni. Ieri pomeriggio in via della Prepositura pare si fossero riuniti alcuni gruppi pronti ad affrontarsi, quando qualcuno ha chiamato i carabinieri. Alcune decine di stranieri, forse trenta, sono scappati via vedendo arrivare le pattuglie sul posto mentre stavano già dando luogo a un litigio violento.

Da giorni si parla di risse, aggressioni, accoltellamenti tra bande costituite spesso da africani che commerciano in sostanze stupefacenti. A quanto pare si tratta di guerra per il controllo del territorio.

http://www.lavocedeltrentino.it/2018/03/09/bande-di-stranieri-lottano-per-il-controllo-del-territorio-nuova-rissa-a-trento-centro/

La spudorata ipocrisia delle Ong

Si fanno chiamare Ong, Organizzazioni Non Governative, ma sono le nuove e crudeli divinità di un umanitarismo cinico e spregiudicato. Divinità pronte a scegliere, nel nome del proprio esclusivo interesse, quale morte imporre a chi non può né decidere, né difendersi. Il medico nazista Josef Mengele torturava le sue vittime nel nome d’una medicina al servizio di una razza superiore. Le nuove divinità dell’emergenza umanitaria non razzolano molto lontano. Nel nome di un impegno promosso a mantra del politicamente corretto accettano lo stupro di donne innocenti e la morte di migliaia di disgraziati. È successo in Siria e in Libia, due Paesi a lungo utilizzati dai professionisti dell’umanitarismo per far leva sui nostri sensi di colpa e incoraggiare un’accoglienza senza regole o limiti.

Ma non è stata la loro colpa più grave. Ben più ignobile è stata la decisione di considerare le violenze sessuali imposte a decine, centinaia o forse migliaia (chi lo sa?) di inermi donne siriane un male minore rispetto all’esigenza di Nazioni Unite e Ong di proseguire la distribuzione di cibo nelle zone controllate dai ribelli jihadisti.

In Libia è andata anche peggio. Lì per oltre due anni una mezza dozzina di Ong ha ritenuto ammissibile la morte di una quota di migranti (1304 nel 2014, 3771 nel 2015, 5022 nel 2016) pur di garantire quegli accordi con i trafficanti di uomini che permettevano alle loro navi d’esibirsi nel salvataggio di decine di migliaia di disgraziati.

A innescare questa spregiudicata sovversione dei concetti di generosità e compassione hanno contribuito i giganteschi interessi che fanno da cornice alle operazioni umanitarie. A gestire quella torta miliardaria ci pensano l’Onu e quelle agenzie – come Unicef, Fao o Alto Commissariato per i Rifugiati – delegate a suddividere fra le varie Ong sia le missioni umanitarie, sia i denari per portarle a termine.

Se quelle missioni s’interrompono le agenzie dell’Onu non possono garantire la propria presenza sul terreno e le Ong non possono continuare a incassare. Accanto a questa immensa torta c’è poi quella delle donazioni private. Per attirarle i professionisti dell’umanitarismo devono esibire risultati. E allora ecco gli spot televisivi in cui l’ostentazione di bambini affamati è seguita dalla richiesta di oboli mensili indispensabili per garantirne la sopravvivenza. Ma quegli oboli garantiscono soprattutto la sopravvivenza di centinaia migliaia di «volontari» a stipendio fisso. Proprio per questo lo spettacolo deve andare avanti. Anche quando un pugno di riso equivale allo stupro di una donna. Anche quando le navi delle Ong cariche di migranti navigano indifferenti su silenziosi cimiteri sottomarini.

di Gian Micalessin – 01/03/2018  Fonte: Gian Micalessin

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60217