Allarme sui derivati del Comune: potrebbero costare 100 milioni

ecco perché si pagano i tributi tasse balzelli ed estorsioni varie

La Corte dei Conti: problemi su cassa e riscossioni

Da qui al 2025 – se la situazione resterà invariata – il Comune dovrà pagare 100 milioni per onorare i 18 contratti derivati ancora in pancia, sottoscritti tra il 2000 e il 2005 durante la prima giunta guidata da Sergio Chiamparino. L’allarme arriva dalla Corte dei Conti, nella pronuncia con cui analizza i bilanci della Città nel 2015 e 2016, traccia una prima ricognizione sul 2017 e sul piano di riequilibrio finanziario 2018-2021. I derivati, che risalgono agli anni della febbre olimpica, oggi valgono 586 milioni. Se la Città decidesse di estinguerli adesso pagherebbe un salasso negativo di 148 milioni. Ma anche tenerli potrebbe non essere troppo vantaggioso: colpa dei tassi di interesse molto bassi, attualmente inferiori al tasso fisso che il Comune paga per onorare i suoi 18 contratti. Ecco da dove deriva quel costo di 100 milioni (sempre che i tassi non salgano) nei prossimi sette anni. Ed ecco perché, su indicazione della Corte, la giunta Appendino ha previsto un accantonamento di 6,5 milioni a copertura del rischio derivati.  

LEGGI ANCHE: Il via libera della Corte dei Conti: bene il rigore della giunta Appendino sul piano di rientro

 MULTE E TRIBUTI  

Nelle sessanta pagine inviate in Comune i magistrati della Sezione controllo passano in rassegna ombre e luci dell’amministrazione, in un anno – il 2016 – a metà del quale è avvenuta la staffetta tra Piero Fassino e Chiara Appendino. Rispetto al 2015 i «parametri di deficitarietà» – le voci critiche – sono passati da due a quattro: residui attivi e passivi, anticipazione di cassa e indebitamento. La Corte rammenta che se diventassero cinque si aprirebbe la strada del dissesto finanziario.  

Su alcuni aspetti la situazione è migliore rispetto al passato. Spesa corrente e debito scendono, confermando un trend in corso da anni. Nel 2016 – a differenza che nell’anno precedente, quando i magistrati avevano sollevato il problema – si è verificata una corretta applicazione dell’avanzo di amministrazione. 

Restano problemi sulla cassa: sul conto corrente del Comune non ci sono soldi per far fronte alle spese. Nel 2015 la Città ha chiesto anticipazioni per 337 milioni, chiudendo l’anno con anticipi non restituiti per 120 milioni. Nel 2016 ha fatto ricorso a «prestiti» per 823 milioni e non ne ha rimborsati 272. E a fine 2017 aveva anticipazioni da rendere per 250 milioni. «Se c’è stato un miglioramento, esso è lievissimo», scrivono i giudici. «Per altro non deve dipendere da un’artificiosa contrazione dei pagamenti». I tempi con cui il Comune paga i suoi fornitori nell’ultimo anno sono raddoppiati. 

La Città, nel piano di risanamento, ha previsto azioni incisive per migliorare la situazione della cassa, a cominciare dalla riscossione di multe e tributi. La Corte prende atto e rimanda alla verifica dei risultati, ma sottolinea un dato da correggere: nel 2017 su 447 milioni di crediti da riscuotere Soris ne ha incassati 303; nel 2016 ne aveva riscossi 307 su 371. 

C’è anche un passaggio sul caso Ream, il debito di 5 milioni per l’area ex Westinghouse restituito poche settimane fa anziché a fine 2016 e su cui indaga la procura. I giudici non entrano nel merito ma si dicono d’accordo con il Comune (e non con i vecchi revisori) nel non considerare la somma un debito fuori bilancio. 

I RISCHI DEL PIANO GTT  

Infine, le partecipate. Negli anni scorsi la Corte aveva bocciato sonoramente il piano di ricognizione effettuato dalla giunta Fassino, giudicandolo inadeguato. Appendino viene promossa, tuttavia i giudici le chiedono attenzione nel vendere società usando i ricavati per mantenere i livelli di spesa del Comune. Così si rischia «un definitivo depauperamento del patrimonio: tali decisioni peseranno sulle generazioni future». 

Qualche incognita anche sul piano di salvataggio di Gtt, cui la Città dovrebbe contribuire con una ricapitalizzazione da 25 milioni. Per la Corte va considerata «la delicatezza dell’intervento pubblico in favore di soggetti privati che dovrebbero essere caratterizzati da una gestione economica», senza contare le ripercussioni sul piano di rientro.  

Pubblicato il 07/03/2018 ltima modifica il 07/03/2018 alle ore 10:58 ANDREA ROSSI

http://www.lastampa.it/2018/03/07/cronaca/allarme-sui-derivati-del-comune-potrebbero-costare-milioni-CrVVaYPELt3LhUI35pVDLN/pagina.html

Allarme sui derivati del Comune: potrebbero costare 100 milioniultima modifica: 2018-03-22T09:02:41+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo