Intervista a Paolo Foietta, commissario straordinario per la Tav

Paolo Foietta è il commissario straordinario del governo per la linea Torino Lione. Gli abbiamo chiesto cosa ha convinto la Francia a dare nuovo impulso alla realizzazione del tunnel di base fra Susa e Saint Jean de Maurienne.
«I dati sui transiti transfrontalieri di merci hanno fatto molta presa sul governo Francese» spiega il commissario «Le ultime cifre (2016) sul trasporto fra l’Italia e gli stati continentali sono impressionanti: attraverso i valichi con la Francia passano ogni anno 42,5 milioni di tonnellate di merci, il 93% viaggia su Tir, solo il 7% via treno. Verso l’Austria, con i lavori di modernizzazione del Brennero ancora non conclusi, i trasporti ferroviari sono il 29% del totale, verso la Svizzera, dove sono partiti prima con l’adattamento delle ferrovie e i tunnel, il rapporto è inverso: 71% su rotaia».
Quali sono i motivi di questa grande differenza?
La linea che passa per il Frejus ha pendenze che consentono di avere, a parità di locomotiva, meno della metà del carico. E il tracciato non consente di formare treni più lunghi di 500 metri, quando oggi, se la linea lo consente, i convogli possono raggiungere i 750. In sostanza, l’attuale linea Torino Lione è un’opera fuori mercato; quando entrerà in funzione quella nuova avrà un gap da recuperare rispetto agli altri tracciati.
Ecco, appunto, i tempi. Qual è oggi la tabella di marcia?
Gli appalti principali del tunnel transfrontaliero di 57,5 km – per i lavori veri e propri, scavi compresi – saranno aggiudicati da Telt (società costituita da Ferrovie dello Stato e Ministero delle Finanze francese, soci al 50%) entro il 2019. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029.
L’Europa sostiene con convinzione la futura linea Torino-Lione?
Sì, a fine opera avrà sostenuto il 40% dei costi del tunnel di base. L’ha confermato al recente vertice Italia-Francia e sta onorando l’impegno in questo esercizio finanziario che si chiude nel 2020. Sulle risorse del prossimo mandato, dal 2021, non c’è ragione di credere che l’impegno europeo diminuirà.