SI ‘LE CRIME NE PAYE PAS’ LA TRAHISON POLITIQUE NE PAYE PLUS COMME LE DECOUVRE VALS …

LM/ En Bref/ 2017 05 10/
2017-05-10_141243
Après avoir poignardé le candidat du PS, Hamon, qui l’avait battu à la suicidaire « primaire de la gauche » (éléments essentiels de la manipulation des élections « à l’américaine », importée par les spindoctors de tous bords), voilà Vals qui trahit sans vergogne son propre parti saigné à blanc, dont il annonce « la mort » … Tout çà pour être snobé par Macron !
“Valls ne remplit pas les critères pour être investi par le mouvement En Marche!” (VIDEO), déclare son sélectionneur des investitures !
“Aujourd’hui, Valls ne remplit pas les critères pour être investi par le mouvement En Marche! ?”, demande ce mercredi matin le journaliste d’Europe 1 à celui-ci, qui répond “non” …
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(attention Média de l’OTAN ! Lire avec esprit critique …)
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NOUVELLES ATTAQUES CONTRE LA GUINEE EQUATORIALE. UNE DESTABILISATION SANS FIN ! (SUR ‘LIGNE ROUGE’)

PANAFRICOM-TV/ 
LUC MICHEL: 
NOUVELLES ATTAQUES CONTRE LA GUINEE EQUATORIALE, LE CŒUR DU NEOPANAFRICANISME. 
UNE DESTABILISATION SANS FIN !
2017-05-08_073603
Luc MICHEL,
Dans LIGNE ROUGE
Sur AFRIQUE MEDIA 
Thème de l’émission :
« Une grève des taxis sert de prétexte à une nouvelle tentative de déstabilisation de la Guinée Equatoriale »
QUE SE PASSE-T-IL EN GUINEE EQUATORIALE ?
Différents problèmes mineurs touchant à la vie des équato-guinéens sont exploités par l’opposition fantoche en exil et ses relais sur place, le tout orchestré par Paris et Madrid.
 Ainsi la grève des taxis à Malabo est prise en otage par les relais de l’opposition fantoche en Guinée Equatoriale (refus notamment de dialoguer avec les autorités), la CDPS (relais du PS français) (un député au Parlement), le groupuscule non légalisé « Forces démocrates réopublicaines » et les relais de la CORED et de Severo Moto (site Diario Rombe et Asodegue). Des « appels à l’insurrection » sont lancés …
Derrière il y a la volonté du gouvernement de régulariser le secteur des taxis (notamment au niveau des documents nécessaires pour exzercer), et d’y expulser les délinquants qui y sont implantés (problème bien connu  à Malabo, notamment).
 Cette opération prend place dans la réactivation de la CORED (opposition fantoche dite « en exil ») par les lobbies tapis derrière les procès dits « des biens mal acquis » en liaison avec les Ong occidentales Transparency International  et Sherpa, en vue de la reprise du procès de Paris en juin prochain.
En direct de Bruxelles, le géopoliticien Luc MICHEL (et patron de EODE Think Tank), analyse la situation en Guinée Equatoriale …
LA DESTABILISATION DE LA GUINEE EQUATORIALE CONTINUE …
COMMENT UNE GREVE DES TAXIS SERT DE PRETEXTE A L’OPPOSITION FANTOCHE LOCALE ET A SES MENTORS OCCIDENTAUX POUR ATTAQUER LE CŒUR DU NEOPANAFRICANISME !?
Le géopoliticien Luc MICHEL répondra aux questions :
* Nous allons à nouveau en Guinée Equatoriale, qui connait une nouvelle affaire de déstabilisation, une de plus ! Qu’est-ce qui se passe au pays du Président Obiang Nguema Mbassogo pour êttre ainsi une cible quasi permanente ?
* Venons-en à ce que Malabo qualifie de « nouveau complot » ? Tout part cette fois d’un événement mineur, une grève des taxis ?
* Au cœur de toute ces affaires, on retrouve la participation de l’opposition fantoche équato-guinéenne, qui se dit « en exil ». Comment fonctionne cette « opposition » sans soutien aucun en Guinée Equatoriale même ? 
* Et qui la maraboutise, pour utiliser un terme africain ?
* Derrière ces événements montés par l’étranger, il y a une grande affaire, celle dite « des biens mal acquis ». On y retrouve maintenant précisément cette opposition fantoche que vous dénoncez, dans un rôle de force auxiliaire des Ong occidentale ?
Images EODE-TV (Bruxelles)
Duplex avec Douala-Malabo
Emission LIGNE ROUGE du 8 mai 2017
Sur AFRIQUE MEDIA
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Il vicesindaco Guido Montanari: “La Tav? Un’opera inutile”

http://www.lastampa.it/2017/05/06/multimedia/cronaca/il-vicesindaco-guido-montanari-la-tav-unopera-inutile-Lr4uo3jkMMhebHSXcacT8J/pagina.html

Montanari

Insieme agli amministratori valsusini, anche il vicesindaco di Torino con la fascia tricolore : «Sono qui, in rappresentanza della sindaca Appendino e in coerenza con il voto del Consiglio comunale che ha votato contro il Tav e per l’uscita dall’Osservatorio». Guido Montanari replica cosi alle opposizioni che hanno criticato la scelta di sfilare con la fascia tricolore «simbolo di tutta la città e non solo di una parte». Montanari si dice invece convinto del contrario: «Siamo stati eletti sulla base di un programma dove era chiara la contrarietà a quest’opera inutile». Per Sandro Plano, presidente dei sindaci della bassa Valle: «Si tratta di una presenza importante, un forte segnale politico».

Discorso di  Maura Paoli al Consiglio Comunale di Torino 

Maura Paoli

Sabato 6 maggio ho partecipato alla grande manifestazione popolare NOTAV da Bussoleno a San Didero. Migliaia di persone hanno marciato sotto la pioggia battente. 
Tra loro c’era anche il vicesindaco Montanari, con la fascia tricolore in rappresentanza della Città di Torino; ho marciato con orgoglio al suo fianco.
Lunedì 8 maggio le minoranze in Consiglio Comunale chiedono le comunicazioni polemizzando sull’opportunità di trascinare le istituzioni comunali in una battaglia di parte.
Nel video la mia risposta.

“Oltre a tutto il movimento e i sindaci della Valle, era presente una delegazione delle Brigate di Solidarietà Attiva, impegnate da tempo nel terremoto del centro Italia, di cittadini di Amatrice e delle Mamme della Terra dei Fuochi.
Alla manifestazione si arriva dopo fatti importanti come la firma della ratifica del trattato tra Italia e Francia, la fine (a modo loro) del tunnel geognostico e le lettere di esproprio recapitate in Valle da Telt. Tutti fatti che dovrebbero in qualche modo deprimere chi si oppone alla Torino Lione, ma che invece hanno avuto l’effetto inverso, riaccendendo creatività e passione nella Valle che Resiste, che tutto si potrà dire, ma non che sia stata (o sarà) domata.”
http://www.notav.info/

Sganciato dalla moneta unica L’ euro perde un altro pezzo: la Repubblica Ceca si sgancia

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Praga come Berna. Il governo della Repubblica Ceca ha imitato la Svizzera tagliando il cordone ombelicale che legava la sua valuta all’ euro. Niente più cambio fisso a 27 corone per un euro come negli ultimi tre anni. Dopo l’ annuncio la moneta unica si è svalutata 3% a 26,6. Secondo gli esperti si stabilizzerà intorno a 26,1 Ovviamente il gesto compiuto dal governo del piccolo stato dell’ est ha un significato politico molto alto. Niente a che vedere con la Banca centrale svizzera che ha fatto un semplice calcolo di convenienza finanziaria.
 
La decisione del premier Bohuslav Sobotka ha una forte valenza simbolica. Un’ altra picconata alla costruzione europea. La Repubblica Ceca fa parte della Ue: vuol dire che la sua corona, prima o poi era destinata a finire nel calderone della moneta unica. Invece il governo di Praga ha deciso di riguadagnare la libertà di fluttuazione. Non è un gesto paragonabile alla Brexit però all’ orecchio dei mercati suona come una nuova presa di distanza da Bruxelles.
Ora tutta la partita è in mano ai francesi che votano fra due settimane. Al primo turno la vittoria di Marine Le Pen appare scontata. Bisognerà vedere il ballottaggio. L’ anno scorso non andò benissimo. I candidati del Front Nationale Avevano vinto al primo turno ma poi sono stati battuti dal vecchio “patto repubblicano” che unisce gollisti e socialisti.
 
La missione della Le Pen questa volta non appare impossibile. Sia per la maturazione dell’ elettorato francese sia perchè Emmanuel Macron il suo più accreditato rivale non appare irresistibile La decisione della Repubblica Ceca per quanto il Paese sia marginale nell’ ambito dell’ economia della Ue sembra il canto del canarino nella gabbia. Indica l’ avvicinarsi di un grande pericolo.
 
Tre anni fa la Banca centrale ceca aveva deciso di introdurre il cambio fisso con l’ euro per evitare che un eccessivo rialzo della propria moneta inasprisse la deflazione. La Bce, come qualche anno prima la Fed, ha azionato nel 2015 il quantitative easing per tenere basso l’ euro. La Banca di Praga ha risposto (muovendosi anche in anticipo) creando un ancoraggio artificiale. In questa maniera ha evitato la gelata sui prezzi.
 
«Bloccare il cambio però comporta dei costi – spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig. Per questa ragione Praga ha deciso di lasciare fluttuare liberamente la corona dopo tre anni di interventi». In quattro anni l’ istituto centrale ha acquistato 47,8 miliardi di euro. Tanto è costato mantenere il cambio fisso a 27. Adesso le sue riserve valutare ammontano a 110 miliardi di euro. Un tesoro sufficiente per dormire tranquilli.
 
Due anni fa la Svizzera si era dissanguata per bloccare il franco a 1,20. Poi, però, la speculazione ha vinto come sempre in questi casi. Se le divergenze fra le diverse economie diventano troppo grandi è impossibile tenere il cambio. E difatti negli ultimi anni i risultati della Repubblica ceca sono stati costantemente migliori dell’ eurozona. I prodotto interno lordo è cresciuto del 2,3% nel 2016. Certo è calo rispetto al +3,5% del 2016, ma più in alto del +1,7% esibito dall’ area euro.
 
Dal 2008 il confronto tra le due aree è ancora più ampio.
 
Il Pil dell’ area euro è riuscito a riportarsi in positivo (dopo il crollo del 2009) e oggi vale il 4,6% in più. Nello stesso arco temporale la Repubblica Ceca ha archiviato una crescita del 9,2%. Alla fine la piccola tigre dell’ est si stancata delle lentezze del resto d’ Europa e ha deciso di correre per i fatti suoi.
di Nino Sunseri

Più pericoloso della NSA ? L’imponente agenzia di spionaggio di cui non avete sentito parlare

Uffici-della-NGAQuartier Generale della National Geospatial-Intelligence Agency
Se tu sei uno degli innumerevoli americani sconvolti dalle rivelazioni apprese dall’ex contractor della National Security Agency (NSA) Edward Snowden, la sola idea che là fuori ci possa essere ancora un’altra agenzia – forse altrettanto potente e molto più intrusiva – dovrebbe far venire la pelle d’oca.
Foreign Policy (1) riporta come la National Geospatial-Intelligence Agency, o NGA, sia un’oscura agenzia di spionagggio su cui l’ex presidente Barack Obama si è arrovellato sin dal 2009. Ma siccome il presidente ha aumentato la sua passione per la guerra coi droni, cercando un modo per poterne iniziare qualcuna senza dover ottenere la debita autorizzazione del congresso (2), anche la NGA è diventata sempre più importante. Attualmente ci si aspetta che il presidente Trump esplori ulteriormente le opportunità offerte da questa rete di sorveglianza da miliardi di dollari.
Come la Central Intelligence Agency (CIA) e la NSA, la NGA è un’agenzia di intelligence, ma funge anche come istituzione di supporto al combattimento sotto il comando del dipartimento della difesa (U.S. Department of Defense, DOD).
Il quartier generale dell’NGA è più imponente di quello della CIA; nel 2011, al completamento dell’opera, è costato 1,4 miliardi di dollari. Nel 2016 l’NGA ha acquistato ulteriori 99 acri a St. Louis per edificare delle strutture supplementari costate ai contribuenti un extra di $ 1,75 miliardi di dollari.
Nel godersi il budget aggiuntivo che Obama gli ha fornito, la NGA è diventato uno dei servizi segreti più oscuri proprio perché si basa sull’operatività dei droni. In quanto organo di governo che ha un solo compito – analizzare le immagini e i video catturati dai droni in Medio Oriente – la NGA è molto potente.
Allora, perché non ne abbiamo sentito parlare prima?
NGA Ingresso
L’ agenzia ombra che tutto vede
Prima dell’insediamento di Trump, l’obbiettivo dell’NGA era solo il Medio Oriente o qualsiasi cosa i satelliti spia inquadrassero intorno al globo.
Per quanto ne sappia la maggior parte di noi, l’agenzia ha evitato di puntare le sue telecamere ad alta risoluzione sugli Stati Uniti. E questo potrebbe essere il motivo per cui la NGA è stata in grado di rimanere per la maggior parte dei casi fuori dagli scandali.
Ma con Trump le cose potrebbero diventare molto peggiori, come se spiare un’infinità di gente all’estero non bastasse. Di recente, ad esempio, ha dato alla CIA (3) il potere di condurre una guerra segreta tramite droni nascondendo importanti informazioni su tali operazioni semplicemente permettendo all’agenzia di svolgere missioni senza prima chiederne l’autorizzazione al Pentagono.
Ora, Trump potrebbe anche decidere di fare lo stesso con la NGA, nella speranza di aumentare la “sicurezza nazionale” puntando tutte le telecamere dell’agenzia sull’America.
Dal momento che il presidente spera di ottenere maggiori risorse per la Difesa (4), molti si chiedono se i droni verranno utilizzati (5) anche in patria, soprattutto considerando che ha già dichiarato (6) di volersi avvalere di agenzie come la NSA nel suo desiderio di colpire i “terroristi”.
Nulla indica che (7) che voglia allentare la stato di sorveglianza. La Casa Bianca ha espresso (8) il suo desiderio di rinnovare i poteri di spionaggio dell’era Obama anche per controbattere i critici che negano la veridicità delle dichiarazioni del presidente sulle intercettazioni delle sue conversazioni assieme a quelle di cittadini stranieri sotto sorveglianza nel 2016 (8).
Un rapporto parziale (9) redatto dal Pentagono a marzo 2016 rivela che i droni sono già stati utilizzati a livello nazionale in circa una ventina di occasioni, tra il 2006 e il 2015. Anche se alcune di queste operazioni riguardavano calamità naturali, operazioni della Guardia Nazionale e missioni di soccorso e recupero (10), c’è anche il riferimento alla revisione di un articolo di legge sull’Air Force. In questo, Dawn M. K. Zoldi ha scritto che la tecnologia progettata per spiare obiettivi all’estero potrebbe presto essere utilizzata anche contro i cittadini americani.
 
Droni USA per sorveglianza e bombardamenti
 
“Man mano che queste guerre si esauriranno – spiega il report – quelle risorse diverranno disponibili come supporto ad altri comandi combattenti (COCOM) o altre agenzie degli Stati Uniti, e la voglia di usarle anche in ambiente domestico per raccogliere immagini in volo continuerà a crescere.”
Fino al 2015, la sorveglianza era talmente blanda che le funzionalità offerte dai sistemi aerei senza pilota del DOD non venivano prese in considerazione da nessuna agenzia. Senza leggi che specifichino le regole che queste agenzie del governo federale dovrebbero seguire, per chi controlla sarebbe difficile seguire il loro comportamento. Ma sarebbe meglio se ci fosse un’agenzia o un ramo dello stesso Governo che supervisionasse ciò che il governo stesso sta facendo?
 
La risposta in breve è no (11).
L’NGA ha un precedente e Trump probabilmente ne vuole sapere di più
Con il crescente timore che Trump voglia a riorganizzare la NGA, vengono alla luce storie di dipartimenti nazionali di polizia che utilizzano i droni per spiare la gente del posto.
Alcuni casi molto pubblicizzati hanno coinvolto Baltimora (12) e Compton (13), dove la polizia locale ha usufruito della tecnologia di sorveglianza aerea senza che sia stato emesso un mandato d’arresto o la richiesta di una autorizzazione alle autorità locali o statali.
 
Con dei precedenti alle spalle, il Presidente potrebbe innescare una nuova lotta nel suo continuo sforzo di combattere una guerra contro un immaginario, inesistente nemico (14). Dopo tutto non è estraneo agli scandali e probabilmente non verrebbe preso neanche un po’ da rimorsi qualora decidesse di installare le telecamere ad alta definizione del paese verso i suoi cittadini.
Quello che potrebbe aiutare a porre fine ai suoi piani potrebbe essere esattamente ciò che a suo tempo ha contribuito a bloccare i tentativi del Presidente George W. Bush di creare dei satelliti spia (15) per uso interno. Nel 2007, il Dipartimento della Sicurezza Nazionale istituì un’agenzia conosciuta come la National Application Office con l’obiettivo di realizzare delle postazioni di controllo per lo spionaggio satellitare sopra l’America. Fortunatamente il Congresso intervenne e tagliò i fondi dell’agenzia.
Ma con degli americani che raramente mostrano interesse (16) per le importanti violazioni della privacy o perfino per i diritti umani fondamentali (17) sia qui che all’estero, è facile credere che questa potente agenzia di spionaggio possa ottenere carta bianca per fare ciò che vuole qualora Trump si accorga di averne il potere. Dopo tutto chi farà pressione sul Congresso per fermarlo?
Alice Salles via TheAntiMedia.org, Fonte: www.zerohedge.com Traduzione  a cura di ALE.OLIVI Apr 18, 2017

Le piroette del professor Pira sul cantiere Tav

 post 10 maggio 2017 at 11:43

da Spinta dal bass

Tre settimane fa abbiamo anticipato la Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS) del cantiere Tav di Chiomonte commissionata da TELT e realizzata da Enrico Pira. La scorsa settimana TELT ha finalmente presentato la VIS, con una campagna promozionale fatta di video, brochure, conferenza stampa e sito dedicato. Avevamo mosso critiche pesanti allo studio di Pira, a una in particolare ha provato a rispondere, e lo ha fatto, ad esempio, in questa intervista, che merita di essere letta con attenzione.

Contestavamo a Pira l’utilizzo fatto nel suo studio dei dati di monitoraggi del 2012 presentati da lui come ante-operam. In realtà nel 2012 il cantiere a Chiomonte era in pieno svolgimento: sbancamenti, preparazione della berlinese, costruzione di strade e allestimento del cantiere. Quei dati, a nostro giudizio, non possono essere considerati indicativi della situazione precedente l’avvio dei lavori, semplicemente perché i lavori erano già stati avviati. Il monitoraggio ante-operam non è soltanto una nostra fissazione, un vezzo dei valsusini, ma è una precisa fase che il Piano di Monitoraggio Ambientale deve prevedere, e ha delle caratteristiche ben definite, indicate nelle Linee Guida redatte dalla Commissione Speciale di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente. Il piano di monitoraggio deve “correlare gli stati ante-operam, in corso d’opera e post-operam, al fine di valutare l’evolversi della situazione ambientale” (p. 5). Inoltre il Piano di Monitoraggio Ambientale deve “sviluppare in modo chiaramente distinto le tre fasi temporali nelle quali si svolgerà l’attività di MA [monitoraggio ambientale]: Monitoraggio ante-operam, che si conclude prima dell’inizio delle attività interferenti con la componente ambientale; Monitoraggio in corso d’opera, che comprende tutto il periodo di realizzazione, dall’apertura dei cantieri fino al loro completo smantellamento e al ripristino dei siti”. Non c’è spazio per le interpretazioni. Il monitoraggio fatto da TELT nel 2012 non può essere considerato ante-operam. Il problema è che TELT non poteva derogare da queste Linee Guida, perché erano indicate esplicitamente dal CIPE (prescrizione 19, CIPE 86/2010). Ma torniamo a Pira. Nel suo studio fa costantemente riferimento ai dati del 2012 paragonandoli a quelli degli anni successivi, utilizzandoli come se fossero dati ante-operam fatti come si deve, non li mette mai in discussione o esplicita che si tratta di monitoraggi svolti mentre il cantiere era in piena attività. E quando glielo si fa notare? Cosa risponde Pira quando qualcuno, come la consigliera regionale Frediani, gli contesta il punto?

Ecco la sua risposta: “Abbiamo cominciato il monitoraggio un anno prima dello scavo, poi abbiamo i dati del durante e adesso del dopo. Dico una cosa elementare che forse è sfuggita. I dati del prima opera servono solo se durante o dopo vengono riscontrate delle anomalie, ma se è tutto nei parametri, com’è a Chiomonte, a cosa serve sapere com’era prima?

Sorvoliamo sul tono del professore. Ma la sostanza di questa affermazione è grave, e merita una analisi accurata.

1-A Chiomonte non è tutto nei parametri, basti citare i superamenti del limite per la protezione della salute umana per il PM10, ben oltre quelli consentiti dalla legge, avvenuti nel 2013 alla Maddalena, o la questione del rumore al Borgo Clarea.

2-Sapere “com’era prima” serve eccome, nonostante quello che dichiara Pira, perché serve a capire “l’evolversi della situazione ambientale” come riportato dalle Linee Guida della Commissione Speciale di Valutazione di Impatto Ambientale. Se non conosco la situazione iniziale, il “bianco”, tutti i dati successivi sono relativizzabili. Senza contare che il Piano di Monitoraggio Ambientale, con relativo ante-operam, era un esplicito obbligo indicato dal CIPE per quel cantiere.

3-Pira dovrebbe spiegare cosa diavolo c’entri l’inizio dello scavo da lui citato nell’intervista. Intende forse sostenere che essendo iniziato lo scavo a gennaio 2013, e il monitoraggio a inizio 2012, allora c’è stato l’anno di ante-operam? Ma l’ante-operam deve finire con l’inizio dell’allestimento del cantiere, non con quello dello scavo, le Linee Guida sono chiarissime su questo punto! Pare un tentativo goffo di affrontare una questione ineludibile; ma Pira non sa che con questa affermazione si sta infilando in un enorme ginepraio. Nella sua VIS indica come inizio dello scavo gennaio 2013. Questa è la data che viene riportata anche da Arpa. Ma in tutti i documenti finanziari la data dell’avvio dello scavo è novembre 2012! Nel TEN-T Action Status Report 2013, il documento attraverso cui Ltf certifica l’avanzamento dei lavori per poter ottenere il finanziamento europeo, sta scritto che “i lavori di scavo sono stati avviati alla fine del mese di novembre 2012”. Nel bilancio 2012 di LTF (ora TELT) c’è scritto che “l’excavation de la galerie a débuté à la fin du mois de novembre 2012”. E anche il coordinatore europeo del progetto Laurens Jan Brinkhorst, nella sua Relazione Annuale del 2013 scriveva: “a novembre 2012, con un considerevole ritardo e dopo una lunga preparazione del cantiere, sono iniziati i veri lavori di scavo nella galleria geognostica e di accesso della Maddalena nei pressi di Chiomonte, in Italia”. Specificando a pagina 4 del documento che i lavori di scavo sono iniziati il 29 Novembre 2012.

Insomma, per gli aspetti economici lo scavo è iniziato a fine Novembre 2012, per quelli ambientali a Gennaio 2013. Qualcosa non quadra. Ma torniamo al professore.

4-Curiosamente Pira utilizza la prima persona: “abbiamo iniziato il monitoraggio” riferendosi al 2012; la convenzione fra Università e TELT è stata fatta però nel 2015. Questa prima persona inopportuna, che ascrive a sé i monitoraggi svolti da TELT, spalanca un mondo, perché davvero a leggere la VIS di Pira e le sue dichiarazioni l’impressione è che siano sempre volte a sostenere che il cantiere Tav non abbia problemi di sorta; per usare le parole scelte del professore i dubbi e le paure sono state fugate e le preoccupazioni sono svanite. Più che quella di uno studioso imparziale, si ha l’impressione di leggere l’intervista di un avvocato difensore. In effetti Pira ha portato le sue conoscenze tecniche in diversi processi, pochi giorni fa il Corriere lo descriveva come “professore di medicina del lavoro a Torino e spesso consulente delle difese delle aziende nei processi di amianto”. Lo scorso anno è stato consulente della difesa di Corrado Passera e Carlo De Benedetti nel procedimento che li vedeva imputati per l’amianto all’Olivetti di Ivrea, e anche la Fiat si è avvalsa della sua consulenza per il processo, sempre per amianto, all’Alfa di Arese. Ma quello del cantiere di Chiomonte non è un processo, e ci aspetteremmo che lo studio dell’impatto sulla salute fosse rigoroso, non lasciasse spazio ai dubbi e soprattutto non diventasse una questione di propaganda, brochure patinate e video promozionali.

Non ci risulta che Pira abbia risposto alle altre critiche puntuali che avevamo mosso al suo studio, in particolare ai dati che abbiamo portato per criticare la sua curiosa affermazione sulla sospensione del monitoraggio del PM2,5. Ma se il tono e la sostanza delle risposte è quello dell’intervista che abbiamo riportato forse è meglio così.

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