L’Europa trema di paura davanti al cambio di paradigma

tremano i servi

Perchè l’Europa sta tremando di paura ? Non si tratta di una esagerazione  di chi scrive, visto che lo ha appena detto lo stesso ministro tedesco degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier.
euro-trump
Esiste un allarme davanti al tsunami che gli europei ritengono si stia avvicinando, uno tsunami denominato: Donald Trump. Le autorità europee in pratica sono atterrite per 4 cose che ha detto o che sono implicite con l’arrivo di Trump.
Uno: la Organizzazzione del Trattato dell’Atlantica Nord (NATO), il sistema di difesa militare che agli europei ha dato la sensazione di sentirsi unici, protetti e forti, di fronte alla minaccia esterna, di fronte all’Unione Sovietica, alla Cina ed adesso di fronte alla possente Russia, uno scudo protettivo che potrebbe sparire.
Questo perchè Trump minaccia l’integrità della famosa Alleanza Atlantica e perchè  potrebbero cambiare le cose per completo, per una semplice ragione: gli USA comandano nella NATO, perchè pagano e ne sostengono i costi, circa il 70% di  tutte le spese militari dell’Esercito comune europeo, se loro si sottraggonono, la NATO cade “come una pera”.Ciascuno rimarrebbe  con il proprio esercito.
Due: il “Brexit“, il potenziale del Regno Unito si è dissolto, ha divorziato dall’Europa, la sua economia, la sua forza militare, il suo peso politico mondiale già non fa più parte dell’Europa Unita, l’isola della Gran Bretagna, naviga ormai da sola per questo 2017 senza trascinare o essere trascinata, senza essere accoppiata con l’Europa di Bruxelles; gli inglesi  hanno lasciato sola l’Europa e il fatto notevole è che Donald Trump lo celebra come un fatto positivo.
Tre: la Russia, il tema della Russia è un tema preoccupante, è un tema di umiltà, ed è un tema che forse, per gli europei, adesso sarà arrivato il momento di abbassare la testa e dimenticarsi dell’atteggiamento altezzoso che hanno sempre mantenuto di fronte alla Russia? Dovranno iniziare a rispettare il potere della potenza euroasiatica, ed iniziare a dialogare e ritirare le loro sanzioni?
Cosa questa che non farebbe  piacere per nulla ai governi europei che sempre hanno detto, o si sono detti fra loro, di sentirsi superiori ai russi.
Quattro: nel vedere che la nave si sta affondando molto probabilmente, altri paesi europei vorranno fare il loro brexit, vorranno uscire e convocare un referendum per abbandonare l’ Unione Europea, il che significa che stiamo assistendo all’inizio inevitabile della frammentazione dell’Europa, del suo potere e della sua leggendaria egemonia, e sappiamo chi ha predetto questo e lo va anche a festeggiare? Donald Trump, proprio lui.
Quinto: L’Economia, senza l’appoggio finanziario del Regno Unito, senza il buon gesto degli USA, come è stata mantenuta fino adesso, cosa accadrà con l’euro? Addio anche all’euro? Si vedranno un’ altra volta le monete nazionali di ciascuno Stato sulla scena monetaria, perchè lo Yuan ed il Rublo ottengano un altro livello ? Più ancora, il prodotto interno lordo dell’Unione Europea, già non sarà più lo stesso senza i 3 bilioni di dollari del Regno Unito.
Davanti a tutta questa minaccia di terremoto, Angela Merkel, la cancelliera della Germania (la maggiore responsabile del disastro della UE), assieme ai suoi amici, hanno soltanto fatto dichiarazioni con frasi smozzicate e di circostanza, “che bisogna unire le forze, restare uniti come una famiglia e fare fronte comune”, soprattutto contro quello che vedono come una minaccia: Trump. Che si sta preparando per il mondo, si sta forse cambiando l’ordine del pianeta?
Nota: Queste e più domande turbano i sogni di Angela Merkel, di Junker, di Francois Hollande, di Matteo Renzi, di Gentiloni  e di Mariano Rajoi.
Ricordiamoci di quanti ci raccontavano che “la globalizzazione era un processo ineluttabile”, che i mercati venivano prima di tutto, che quello dell’euro era un “processo irreversibile”, che l’Unione Europea “doveva essere il nostro futuro” e che “bisognava cedere la sovranità” a questa “splendida entità” con sede a Bruxelles e Francoforte.
Si era partiti nell’inizio di questo secolo con il vento in poppa della Globalizzazione come fenomeno che sembrava inarrestabile e duraturo. Veniva descritta questa come una trasformazione positiva per il popoli, apportatrice di progresso e di benessere per tutti, con l’abbattimento prossimo dei confini, delle barriere e con il superamento della logica degli Stati Nazionali.
Molta gente credeva ingenuamente che tutto questo fosse un fenomeno spontaneo ed ineluttabile, come lo descrivevano i media, in Italia gli opinionisti di regime e gli intellettuali del “progresso permanente”, dai Saviano ai Severgnini.
La sinistra ex marxista era balzata lesta sul carro del globalismo come una necessità ed aveva fatto di questa la sua bandiera, tacciando di “retrogradi” e “populisti” tutti coloro che osavano metterne in dubbio gli aspetti positivi e decantati del fenomeno.
“Guai ad un ritorno ai vecchi nazionalismi! Bisogna abbattere gli steccati, i muri e costruire ponti”.
Bisogna accogliere masse di migranti provenienti da  culture estranee come “risorse” per la società italiana. Lo dicevano in Italia l’ex presidente Napolitano,  adsso lo dice anche Mattarella, ce lo raccontava Renzi dalle TV, lo affermava la Boldrini, lo scriveva Scalfari e lo dichiarava persino il Papa Francesco. Come si poteva non credergli?
Nonostante tutta la campagna mediatica degli apologeti della UE e della globalizzazione, nel tempo si è accresciuta la ripulsa di buona parte dei popoli al globalismo forzato che tanto piace ai detentori del grande capitale. La gente ha fiutato l’inganno. Sono cresciuti esponenzialmente i partiti e movimenti nazionalisti in tutta Europa.
Poi sono arrivati il Brexit, negli USA è stato eletto un anti globalista come Trump, in Italia ha vinto il fronte del NO al referendum contro le riforme globaliste volute da Renzi e dalla Boschi.
Non è però cambiato niente in Italia: con la massima sfrontatezza la classe politica della sinistra mondialista ed i suoi fiancheggiatori ci raccontano che non è il momento di andare alle elezioni, che non c’è una legge elttorale, che i tempi non sono maturi, che bisogna assecondare l’Europa, ecc…
Non hanno però calcolato che il vento della Storia potrebbe spazzare via d’un colpo i truffatori della UE e della Globalizzazione.
Gen 18, 2017 di  Roberto de la Madrid
Fonte: Hispan Tv – Traduzione e nota:  Luciano Lago

Miliziani siriani arresisi parlano del loro addestramento fornito da istruttori occidentali

Miliziani dei gruppi terroristimiliziani-consegnatisi
La tv siriana ha divulgato il Martedì le confessioni fatte da un gruppo di terroristi che si sono arresi alle forze siriane e che hanno roconosciuto di aver ricevuto addestramento da istruttori degli USA, del Regno Unito e della Francia nella regione del Qalamun.
Secondo le informazioni, sette miliziani si sono consegnati con le loro armi e tre veicoli artigliati nella località di Rebebeh, nella regione del Qalamun Orientale, ubicata a pochi kilomentri al nordest della capitale siriana.
Mohamed Hamra, uno di quelli, ha ammesso nelle confessioni diffuse dalla Tv che il suo gruppo armato ha ricevuto addestramento in Giordania da parte di agenti e ufficiali statunitensi, britannici e francesi.
Il miliziano ha spiegato che si era messo in comunicazione con le unità dell’Esercito e gli ha descritto la sua situazione e la volontà di consegnarsi, ha evidenziato di essere stato trattato bene dai soldati e che aveva ricevuto l’indulto in conformità con un recente decreto di amnistia.
Da parte sua, Mohamed Zidan, un’altro miliziano dello stesso gruppo, ha detto che gli estremisti ricevono appoggio finanziario dall’estero ed i loro capi rubano i soldi dei combattenti, ed ha aggiunto che “le battaglie che si sono realizzate da parte di questi gruppi armati contro l’ISIS sono state false e fittizie”.
Il Ministero siriano della Giustizia ha annunciato in una recente informativa che, nel corso dell’anno 2016, 4746 miliziani armati si sono consegnati all’esercito siriano e son stati indultati per effetto del decreto di amnistia dopo essersi impegnati a non commettere nessuna azione o delitti che pregiudichino  la stabilità o che violino le leggi del paese.
Fonte: Al Manar
Traduzione:  Juan Manuel De Silva – Gen 18, 2017

Usa, Donald Trump giura da 45° presidente degli Usa: “Oggi restituiamo il potere al popolo” – ORA PER ORA

trump giuramentoun mostro pericoloso…..populista…ma se democrazia significa governo del popolo perché ci si scandalizza tanto? Forse che l’elite con questo termine intendeva altro? Quali interessi curano coloro che temono le scelte del popolo?
Usa, Donald Trump giura da 45° presidente degli Usa: “Oggi restituiamo il potere al popolo” 
– ORA PER ORA
Oggi restituiamo il potere al popolo. Con queste parole Donald Trump ha inaugurato il proprio mandato da presidente degli Stati Uniti d’America. Nel primo discorso da capo della Casa Bianca, dopo il tradizionale giuramento prestato sul palco di Capitol Hill, a Washington, il miliardario newyorkese divenuto contro ogni previsione leader della più grande potenza mondiale ha dettato le linee guida che ispireranno il suo operato. Utilizzando espressioni che suonano come un ideale manifesto politico dei vari populismi che nel 2017 aspirano a diventare forza di governo: “In questi anni – ha detto Trump in una Washington blindata e divisa, capitale di un’America altrettanto divisa sulla sua elezione – “l’establishment ha protetto se stesso, ma non i cittadini del nostro Paese”. Ma “il 20 gennaio del 2017 sarà ricordato come il giorno in cui il popolo è diventato di nuovo governante. Gli uomini e le donne dimenticati del nostro Paese non lo saranno più”.
A differenza di quanto accaduto finora, ha specificato il leader dei Repubblicani puntando idealmente il dito contro il suo predecessore Barack Obama, seduto poco distante sul palco, che appena un attimo prima aveva ringraziato per l’aiuto prestatogli durante la fase di transizione. Al centro del movimento creato, ha spiegato il presidente, “c’è la convinzione che un Paese esiste per servire i suoi cittadini. Gli americani vogliono scuole buone per i propri figli, aree sicure in cui vivere con le loro famiglie e buoni posti di lavoro. Si tratta di richieste ragionevoli, ma per molti la realtà è diversa”.
La direzione tracciata è chiara, il discorso di Trump contiene tutti i concetti utilizzati in campagna elettorale. Cambia il paradigma cui Washington ha improntato le proprie relazioni con gli altri Paesi: “Da questo giorno una nuova visione governerà terra, da questo giorno sarà America first (per prima l’America, ndr). Ogni decisione su commercio, tasse, immigrazione e affari esteri sarà fatta per i lavoratori e le famiglie americane, dobbiamo proteggere i nostri confini dai saccheggi di altri Paesi che distruggono la nostra occupazione”. Per questo “da oggi ci saranno due regole da seguire: comprate americano e assumete americano“.
Le prime conseguenze della nuova visione dei rapporti internazionali che Trump porta nell’amministrazione Usa le elenca il sito della Casa Bianca mentre Trump è ancora sul palco per il giuramento: “La nostra strategia parte con il ritiro dalla Trans-Pacific Partnership – si legge – e dall’accertarci che gli accordi commerciali siano nell’interesse degli americani. Il presidente Trump è impegnato a rinegoziare il Nafta“, l’accordo di libero scambio con Canada e Messico, e se i partner rifiutano di rinegoziare il presidente insisterà sulla “sua intenzione di lasciare l’accordo di libero scambio del Nafta”. Non solo: l’amministrazione annuncia anche un piano di rilancio dell’economia con l’obiettivo di una “crescita annua al 4%” e la “creazione di 25 milioni di nuovi posti di lavoro in dieci anni”.
Ma il sito della White House annuncia anche un’altra novità dirompente, destinata a influire sui rapporti tra l’America e i maggiori Paesi dell’Asia: “Svilupperemo uno scudo missilistico all’avanguardia per proteggerci da attacchi missilistici da paesi come l’Iran e la Corea del Nord“.
L’entourage del nuovo leader della Casa Bianca ha lasciato trapelare nei giorni scorsi che il discorso che Trump ha pronunciato al giuramento è un invito alle divisioni emerse tra gli americani durante la campagna elettorale ed è ispirato a quelli di Ronald Reagan, John F. Kennedy e Richard Nixon. Ma tra gli appelli alla riconciliazione e la realtà c’è di mezzo il mare. Poco prima della cerimonia ufficiale di Capitol Hill, nelle strade della capitale è scoppiata la protesta: un gruppo di manifestanti, tutti vestiti di nero e con il volto coperto che ricordano i black block, si sono scontrati con la polizia in assetto anti-sommossa, agitando con scritto ‘Make racist afraid again‘, in chiaro riferimento allo slogan usato da ‘Make America Great Again‘ usato da Trump in campagna elettorale. La polizia di Washington ha effettuato “numerosi” arresti, 90 secondo i media. Secondo la nota diffusa dal dipartimento di polizia, i fermati sono stati accusati di disordini. “Spray urticanti e altri dispositivi di sicurezza sono stati usati per sedare i rivoltosi e per proteggere le persone”, si legge nel comunicato della polizia in cui si precisa che due agenti hanno riportato lesioni non gravi.
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Circa 28mila membri di differenti corpi di sicurezza sono stati dispiegati nell’ambito del massiccio dispositivo programmato per questa giornata particolare, con barricate lungo un esteso perimetro mirate a evitare eventuali attacchi di lupi solitari in stile Nizza o Berlino, cioè con camion che si lanciano sulla folla. Stamattina, per il presidente eletto, risveglio alla Blair House, residenza che si trova molto vicino alla Casa Bianca, solitamente usata per ospitare capi di Stato nelle visite ufficiali a Washington. Tradizione vuole che i presidenti eletti passino qui gli ultimi giorni della transizione, ma Trump ha preferito trascorrervi solo l’ultima sera e rimanere prima nella sua residenza di New York.
Nelle prime ore della mattinata americana Trump e la famiglia hanno assistito alla messa nella St. John’s Episcopal Church e poi si sono recati a prendere un tè alla Casa Bianca, su invito di Barack e Michelle Obama. La cerimonia ufficiale, sulla scalinata del Congresso, ha avuto inizio alle 11.30 ora locale (le 17.30 in Italia), e un minuto dopo mezzogiorno (le 18.01 in Italia) Trump è divenuto presidente giurando su due Bibbie, una delle quali apparteneva al presidente Abraham Lincoln. Oltre allo stesso Lincoln, che abolì la schiavitù, a giurare su questa Bibbia era stato soltanto Obama. L’altra Bibbia è invece un cimelio di famiglia: fu la madre a regalarla a Trump nel 1955, quando Donald aveva nove anni, al termine del corso di religione della scuola domenicale presbiteriana.
ORA PER ORA
Ore 18.15 – Trump: “Comprate americano, assumete americani” – “Da oggi il potere torna al popolo e ci saranno due regole da seguire: comprate americano e assumete americano”, ha detto Trump nel suo discorso inaugurale.
Ore 18.12 – Trump: ““Cancelleremo il radicalismo islamico dalla faccia delle Terra”
Ore 18.10 – Trump: “Da oggi verrà per prima solo l’America”
Ore 18.06 – Trump: “D’ora in poi ogni decisione in politica estera sarà presa in base agli interessi degli Stati Uniti”
Ore 18.05 – Trump agli americani: “Questo Paese appartiene a voi” – “Questo momento è il vostro, è un momento che appartiene a voi”. Così Donald Trump rivolgendosi agli americani: “Questo è il vostro giorno, gli Stati Uniti sono il vostro Paese”.
Ore 18.01 – Trump: “Grazie agli Obama per la transizione” – Aprendo il suo primo discorso, Trump ha ringraziato Barack e Michelle Obama: “Sono stati magnifici”.
Ore 18.01 – Trump: “Oggi trasferiamo il potere da Washington al popolo” – “Oggi è una cerimonia storica, il potere viene trasferito da Washington a voi, agli americani”, ha affermato il presidente nel suo discorso inaugurale.
++ Ore 18.00 – Trump giura da 45° presidente degli Stati Uniti ++
Ore 17.53 – Mike Pence giura da vicepresidente – Mike Pence, vicepresidente designato, giura tra le mani del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas.
O – Donald Trump ha preso posto sul palco sul quale a breve avverrà il suo giuramento. Trump, accolto da un lungo applauso della folla presente davanti alla scalinata ovest di Capitol Hill, è stato preceduto dal vice presidente eletto Mike Pence. Prima del suo ingresso sul palco, il nuovo presidente Usa, inquadrato dalle telecamere, è apparso visibilmente concentrato. Trump ha quindi salutato la folla e ha baciato sulle guance la moglie Melania e Michelle Obama. Poi, una stretta di mano con il presidente uscente Barack Obama.
Ore 17.21 – Melania Trump a Capitol Hill – Melania Trump entra nella tribuna di Capitol Hill, sorridendo fra gli applausi del pubblico.
Ore 17.17 – Capitol Hill, Michelle Obama accolta da applausi – Michelle Obama è stata accolta da applausi all’ingresso nella tribuna del Capitol Hill. La figlia di Trump, Ivanka, applaude. Michelle si ferma a salutare Hillary.
Ore 17.16 – Scontri a Washington, polizia usa spray urticante – Le proteste a Washington si fanno violente e la polizia usa lo spray al peperoncino contro i manifestanti nel centro di Washington. Molte vetrine sono state rotte.
Ore 17.09 – Trump e Obama accolti al grido “Usa, Usa” – Obama saluta e appare disinvolto, contrapponendosi a un teso Trump. Il pubblico presente esplode in un’ovazione all’annuncio del loro ingresso, mentre dalla tribuna si alzano cori “Usa, Usa”.
Ore 17.01 – Trump e Obama arrivati a Capitol Hill –  Il convoglio delle limousine con Barack Obama e Donald Trump è arrivato a Capitol Hill. Il prossimo presidente degli Stati Uniti e quello uscente sono entrati nella sede del Congresso.
Ore 16.58 – Amministrazione Trump arriva a Capitol Hill – I membri dell’amministrazione Trump sono giunti a Capitol Hill. Reince Priebus è stato uno dei primi ad arrivare. Negli ultimi minuti è giunto anche Steve Mnuchin, nominato a segretario al Tesoro, con sua moglie. Presenti anche molti membri delle ex amministrazioni, fra i quali Dick Cheney.
Ore 16.48 – Barack e Michelle Obama lasciano per l’ultima volta la Casa Bianca – Barack e Michelle Obama, dopo il té con Donald e Melania Trump, hanno lasciato per l’ultima volta la Casa Bianca, per recarsi alla cerimonia del giuramento del nuovo presidente degli Stati Uniti.
Ore 16.42 – Scontri in strada a Washington Scontri a Washington nel corso delle proteste anti-Trump. Un gruppo di manifestanti, tutti vestiti di nero e con il volto coperto che ricordano i black block, si stanno scontrando con la polizia in assetto anti-sommossa. Fra le vetrine infrante a colpi di mazza, agitano un cartello con scritto ‘Make racist afraid again’, rifacendosi allo slogan usato da ‘Make America Great Again’ usato da Donald Trump in campagna elettorale.
Ore 16.18 – Hillary e Bil Clinton a Capitol Hill Hillary e Bill Clinton arrivano a Capitol Hill per il giuramento di Donald Trump. Hillary è tutta vestita in bianco, con completo pantalone e cappotto. “Sono qui oggi per onorare la democrazia”, ha detto l’ex candidata democratica alla Casa Bianca.
Ore 15.55 – Famiglia Trump arriva a Capitol Hill – La famiglia Trump è giunta al Capitol Hill, dove Donald Trump giurerà per diventare il 45° presidente americano. Ivanka e il marito Jared Kushner entrano per primi, seguiti dal resto della famiglia, Barron incluso. Barron, il figlio più piccolo di Trump, era l’unico assente nei primi due eventi della cerimonia inaugurale.
Ore 15.54 – Vietati gli ombrelli e le banane – Contrariamente a quanto annunciato in vista delle previsioni di pioggia, non sono ammessi neppure gli ombrelli tascabili nella tribuna del giuramento. Ai controlli col metal detector la polizia sta facendone collezione. Vietate, a sorpresa, anche le banane: si teme che possano essere lanciare contro il neo presidente.
Ore 15.43 – Casa Bianca, Melania dà un regalo a Michelle – Donald Trump e Melania sono arrivati alla Casa Bianca, dove prenderanno un tè con Barack e Michelle Obama. A precedere il loro arrivo, quello del vice presidente eletto Mike Pence, accolto da Joe Biden e sua moglie. Michelle e Melania si abbracciano, e la futura First Lady consegna a Michelle un pacco regalo di Tiffany.
Ore 15.35 – Trump e Melania verso la Casa Bianca – Donald Trump e Melania lasciano la chiesa di St. John, diretti alla Casa Bianca dove prenderanno un te con Barack Obama e Michelle. Con il presidente eletto c’è anche Mike Pence.
Ore 15.34 – Cortei anti-Trump, primi fermi a Washington – Quando mancano circa due ore al giuramento, il centro di Washington è già percorso da diverse manifestazioni di protesta: si tratta di piccoli gruppi sparsi in vari punti della città che nella gran parte dei casi protestano in maniera pacifica. Le forze dell’ordine, dispiegate in maniera massiccia in tutta la capitale, sono però già intervenute in alcuni casi effettuando almeno due fermi.
Ore 15.29 – Obama lascia lo Studio Ovale – Barack Obama ha lasciato per l’ultima volta lo Studio Ovale. Con lui il vice presidnete Joe Biden accompagnato dalla moglie. A breve il presidente e il vice presidente riceveranno Donald Trump e Melania. “E’ stato il più grande onore della mia vita servirvi”, ha scritto Obama su Twitter salutando gli americani. “Avete fatto di me un leader migliore e un uomo migliore”.
Ore 14.34 – Trump e Melania lasciano la Blair House – E’ iniziata per Donald Trump la giornata in cui si insedierà come 45° presidente degli Stati Uniti. Il presidente eletto, con la moglie Melania e la famiglia, il vice presidente eletto Mike Pence e membri della sua squadra, iniziano la giornata prendendo parte a un servizio religioso nella chiesa episcopale di St. John, vicina alla Casa Bianca. Trump ha percorso a bordo di un veicolo blindato la distanza tra la Blair House, dove ha trascorso la notte, e la chiesa. Normalmente il breve tratto viene compiuto a piedi, ma le imponenti misure di sicurezza imposte e la pioggia potrebbero aver spinto il Secret service a optare per il trasporto in auto.
IL PROGRAMMA
Ore 8.30 (14.30 italiane) – Trump partecipa con la famiglia a un servizio religioso alla chiesta episcopale di St John. Va poi alla Casa Bianca con la moglie, per un té con il presidente uscente Barack Obama e la moglie Michelle Obama. Poi, un convoglio di auto porta tutti al Campidoglio.
Ore 9.30 (15.30 italiane) – La cerimonia di insediamento inizia con esibizioni musicali. A cantare l’inno nazionale è Jackie Evancho, ex concorrente di ‘Americàs got talent’.
Ore 11.30 (17.30 italiane) – Dichiarazioni di apertura della cerimonia, poi Pence giura come vice presidente.
Ore 12 (18 italiane) – Trump pronuncia il giuramento, davanti al presidente della Corte suprema John Roberts, poi il discorso inaugurale. La banda dei Marine interpreta l’inno presidenziale ‘Hail to the Chief’, poi vengono esplosi 21 colpi di cannone.
Poco dopo le 12 (le 18 italiane) – La famiglia Obama si congeda e lascia il piazzale a est del Campidoglio. – Primo pomeriggio: pranzo con membri del governo e vari invitati, con spettacoli musicali e discorsi in onore dei nuovi presidente e vice presidente; in seguito, Trump passa in rassegna le forze armate.
Ore 15-17 (21-23 italiane) – Trump e Pence partecipano alla parata lungo i 2,4 chilometri di Pennsylvania Avenue, tra Campidoglio e Casa Bianca.
Ore 19-23 (mezzanotte-5 del 21 gennaio italiane) – Trump, Pence e le loro mogli partecipano a tre balli inaugurali ufficiali. Secondo le previsioni, Trump parlerà e danzerà in tutte tre le occasioni.
SABATO 21 GENNAIO
Ore 10 (16 italiane) – Trump e Pence partecipano alla cerimonia di preghiera interreligiosa alla Washington National Cathedral, che mette fine alle cerimonie ufficiali.
di F. Q. | 20 gennaio 2017