Raid saudita in Yemen fa una strage durante un funerale: 700 tra vittime e feriti

ONU CI SEI??? NESSUNO CHE CHIEDE LA NO FLY ZONE PER GLI YEMENITI??? FANNO GOLA I PETROLDOLLARI SAUDITI
Raid saudita in Yemen
08.10.2016
(aggiornato 00:22 09.10.2016)
Il bilancio delle vittime a seguito di un raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita durante un funerale in Yemen è salito ad 82, mentre altre 534 persone sono rimaste ferite, segnala l’Associated Press riferendosi al governo dei ribelli del vice ministro della Sanità Nasser al-Argaly.
 
In precedenza si parlava di 45 vittime, mentre il numero totale di morti e feriti veniva stimato a 700 persone.
 
Secondo il ministro, il bilancio delle vittime potrebbe aggravarsi.
 
Una fonte ha riferito all’agenzia russa Sputnik che l’attacco aereo della coalizione saudita è stato diretto contro l’edificio in cui si celebravano i funerali del padre del ministero degli Interni del governo dei ribelli sciiti Huthi.
 
La capitale dello Yemen è sotto il controllo dei ribelli Huthi, le cui posizioni sono attaccate dalle forze aeree di una coalizione di Paesi arabi sunniti guidata dall’Arabia Saudita. La coalizione araba appoggia il governo ufficiale yemenita.
 
Nello Yemen dal 2014 divampa un conflitto armato, in cui da una parte combattono gli Huthi del movimento sciita “Ansar Allah” e l’esercito fedele all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, dall’altra le forze governative e le milizie fedeli al presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.
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Coop Connection: ‘la Verità è la mamma della Libertà’

il libro sarà stato scritto da un “fascista”….le coop che sono tanto buone e solidali
 
martedì, 4, ottobre, 2016
 
Al di là degli steccati ideologi dei partiti, lunedì 3 ottobre nel Centro Congressi dell’Hotel Europa a Roma, si è tenuto il Convegno per la presentazione del libro COOP CONNECTION con la partecipazione dell’autore Antonio Amorosi.
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L’evento, che ha registrato la partecipazione di un folto e soprattutto selezionato pubblico e, cosa più unica che rara, ha visto la presenza di alcuni media, è stato promosso da Uniti Si Vince, la Lista Civica che ha consentito di esprimere le loro opinioni a diverse persone del pubblico nonché a: Daniele Carella, Lorenzo Tomassini e Michele Facci, in qualità di responsabili delle lista civica e organizzatori dell’incontro.
 
COOP CONNECTION, edito da Chiarelettere è, nello stile di Amorosi, un libro di denuncia dove si può dire che l’autore mette a nudo gli stakeholders di un sistema, quello delle Coop, ‘uno Stato dentro lo Stato’ che parrebbe intoccabile e, attraverso i tentacoli avvelenati di un’economia parallela, fattura oltre 150 miliardi di euro.
 
COOP CONNETION è, dopo anni di silenzio, la prima inchiesta sulle coop in Italia. E nonostante le inimmaginabili difficoltà, Antonio Amorosi è riuscito a introdursi in un mondo a sé stante, un sistema border line, sia con la fiscalità che con la legalità, ma che garantisce potere a pochi, continuità politica e soldi a tanti e lavoro a tantissimi. Insomma, un universo economico e soprattutto finanziario che da solo genera 151 miliardi di fatturato e che, dando lavoro a più di un milione di persone, automaticamente si garantisce milioni di voti.
 
Uno ‘Stato dentro lo Stato’ che, in nome di una storia secolare, di una falsa solidarietà e della retorica e demagogica difesa dei lavoratori, concentra potere e si arricchisce si grazie alla grande distribuzione, grandi opere, servizi, alimentazione, assicurazioni, medicinali, soprattutto grazie alle speculazioni finanziare e sistemi che vanno oltre il lecito ed anche l’illecito.
 
Antonio Amorosi, nel suo intervento – come fa nel libro – ha smontato quella becera e sterile propaganda che alimenta l’universo coop ed ha raccontato la realtà di quel business protetto, in cui la fanno da padrone: sfruttamento, corruzione e speculazione finanziaria seppure mai denunciati perché coperti dal marchio della legalità. Legalità ottenuta grazie alla compiacenza politica e di una gran parte della magistratura per le quali ‘per fare del bene tutto è concesso’: godere di un regime fiscale particolare (lo garantisce la Costituzione); allearsi con le mafie locali; pilotare gare d’appalto; pagare tre euro l’ora un lavoratore italiano o straniero che sia; arricchirsi col business della così detta accoglienza dei presunti migranti. Un molok: economico, politico, culturale che fa comodo a un’intera classe dirigente e che si basa sulla ‘distrazione’ della magistratura in un intreccio di potere difficile da scalfire.
 
COOP CONNECTION, è libro che denuncia un sistema che in nome dei  valori in cui credono tanti lavoratori, donne e uomini che hanno ispirato la nascita delle prime cooperative, attraverso i tentacoli avvelenati di un’economia parallela fattura più del Pil di alcuni Paesi Membri della Ue.
 
Armando Manocchia – – @mail

Tutti assolti (o quasi) dalle inchieste mediatiche del 2011: i giudici fecero politica per cambiare il governo? Fu un golpe?

http://comedonchisciotte.org/tutti-assolti-quasi-dalle-inchieste-mediatiche-del-2011-giudici-fecero-politica-cambiare-governo-fu-un-golpe/

Come Don Chisciotte – Controinformazione

Davide

DI MITT DOLCINO
scenarieconomici.it

Oggi scopriamo che nelle indagini mediaticamente esposte del 2011 tutti o quasi sono stati incredibilmente assolti. Come in Tangentopoli, sembra la prova che la magistratura italiana (una certa magistratura dominante) ha fatto politica – un eventuale reato costituzionale -, ovvero i giudici sono stati uno strumento per cambiare il colore politico del governo, per destabilizzare il paese. Praticamente tutte le opposizioni, quelle interne e/o gli avversari politici del grande disegno di cambiamento del 2011 sono stati prima messi alla berlina, quindi eliminati dalla scena ed oggi incredibilmente riabilitati perché il fatto non costituisce reato! Non vi dico i danni causati nel mentre…

Più o meno come in Tangentopoli – memento le parole di Justice A. Scalia sulla dubbia democraticità dei comportamenti dei PM milanesi, ndr –  dove però si andò ad incidere su un indubbio malaffare più antropologico che criminale, dopo 50 anni di vacche grasse e sostanziale impunità la classe politica aveva acquisito atteggiamenti nella gestione della cosa pubblica decisamente insostenibili (sebbene anche in tale caso il paese andasse molto bene in comparazione degli altri paesi europei, non a caso anche in tale momento storico una presidenza dem USA forte post JFK vide annichilire il nostro benessere assieme alla svendita del nostro patrimonio industriale, quella precedente aveva visto l’eliminazione di Aldo Moro).

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Quanto accaduto è gravissimo, alcuni asseriscono fu un vero golpe. Notasi che i fatti del 2011 sono molto più gravi e lampanti rispetto al 1993/95 (sebbene ai tempi venne svenduta la spina dorsale dell’industria privata italiana), oggi non una ma quasi tutte le procure italiane rilevanti hanno agito all’unisono, Milano, Roma, Torino, Venezia, Taranto… [molte di queste, diciamo quelle più “ballerine“, hanno visto un avvicendamento al vertice a valle/cavallo degli eventi citati, ndr]. Ed il finale è da ridere, tutti assolti o quasi – anche in mafia capitale – perché il fatto, ripeto, non costituisce reato, memento la farsa degli scontrini di Marino e Cota.

Nella valutazione di cosa è accaduto tralascio l’etica, morta. Lascio perdere anche il bene dello stato, parole vuote che nessuno capirebbe.
Mi fermo ai danni materiali: oggi l’accaduto ha definitivamente ammazzato il benessere del paese abbattendo un governo democraticamente detto per volere ed interessi stranieri. Grazie a tale blitz “molto mediatico” si è fermata la crescita italiana! Infatti nel 2010/11 l’Italia era messa molto meglio degli altri paesi EU, di fatto non avevamo subito nessuna ripercussione dalla crisi subprime ed avevamo un amico ricco (Gheddafi) che ci salvava sempre quando c’era l’emergenza. Forse per questo andavamo abbattuti.

Oggi siamo in parabola discendente assoluta, non ci siano mai ripresi dal 2011 e quello che doveva essere un impulso momentaneo per cambiare l’indirizzo politico (ripeto, cambiamento voluto dall’estero e più precisamente dall’amministrazione Obama per conto dei paesi europei vistisi sorpassati dal Belpaese nel post subprime) non si è fermato ed anzi si è trasformato in uno strumento di continuità per uccidere il benessere di Roma ovvero del principale alleato USA non anglosassone in Europa.

Infatti la vera condanna italiana post 2011 è quella dell’emigrazione, italiani giovani e preparati, imprenditori che se ne vanno e non ritorneranno più nell’inferno fiscale italiano, col cavolo che vorranno farsi statassare per tenere su una baracca ormai in crollo. Forse per questo sono arrivati i migranti, per sostituire gli italiani che se ne vanno e dunque per indebolire a termine l’Italia, rendendola accessibile in tutto e per tutto… Insomma il piano per una colonia, tempo 10 anni.
Dopo quanto successo nessuno crede più nell’indipendenza della magistratura, alcuni la considerano addirittura in contrapposizione con gli interessi del paese. Chiaramente, esistesse un diritto i colpevoli andrebbero processati per alto tradimento: sembra incredibile che dopo tale immenso danno al Paese da parte dei giudici italiani – asserviti ad un progetto straniero –nessuno chieda oggi la sacrosanta separazione delle carriere in magistratura o quanto meno di far loro pagare in sede civile per i danni causati per dolo o colpa grave nell’esercizio delle loro funzioni. Si, perché un golpe sarebbe doloso…

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Spero abbiate capito cosa è successo. Oggi l’emergenza giudiziaria italiana è rientrata solo perché Brexit e fine del mandato obamiano hanno costretto a cambiare registro i burattinai che permisero gli eventi dall’esterno: finalmente si sono accorti che tale sciagurata decisione del 2011 sta oggi andando contro i loro stessi interessi e dunque a vantaggio dell’asse franco-tedesco che vuole sostituirsi agli anglosassoni in Europa (la storia ci dirà come il vero colpevole sia stato Cameron – non a caso ostracizzato dalla politica UK per leso interesse sovrano -, si sa che dopo la seconda guerra mondiale, da Portella della Ginestra in avanti, l’ultima parola sulle operazioni geostrategiche italiane passa da Londra e da una certa nobiltà romana, la stessa che il giudice Priore sospettò implicata nell’affaire Moro).

Comprendo i burattinai stranieri che non essendo italiani hanno fatto (più o meno, chi la fa l’aspetti…) i loro interessi. Non vanno invece perdonati – nel caso – i traditori nazionali, i veri colpevoli, parlo dei nostri connazionali asserviti al progetto. Che andrebbero processati per tale enorme misfatto. Ossia per alto tradimento.
Vedremo.

Jetlag per Mitt Dolcino

Fonte: http://scenarieconomici.it

Link: http://scenarieconomici.it/golpe2012ab/

9.10.2016