Per aiutarsi tra di loro queste banche aumentano costi conti correnti

28 settembre 2016, di Alessandra Caparello
 
ROMA (WSI) – Banco Popolare, Unicredit, Ubi banca sono alcune delle banche che hanno ritoccato o lo faranno con il saldo di fine anno i conti correnti dei propri clienti. “Una maggiorazione” di 25 euro per i clienti di Banco Popolare come recupero del contributo dell’istituto al Fondo nazionale di risoluzione delle crisi bancarie, il fondo istituito presso Banca d’Italia che ha permesso il salvataggio delle quattro banche finite in risoluzione nello scorso novembre.
 
Dal 1° luglio scorso invece è toccato ai clienti di Unicredit che hanno visto ritoccato il canone mensile di alcune tipologie di conto corrente – in particolare si tratta dei conti MyGenius Silver, Gold e Premium – di circa 2 euro al mese, portando il costo totale rispettivamente a 5,7 e 12 euro al mese. La banca di Piazza Gae Aulenti ha giustificato l’aumento con una serie di “eventi” che hanno comportato maggiori costi per l’istituto, così come scritto nero su bianco, nell’estratto conto del primo trimestre di quest’anno. Gli eventi a cui fa riferimento la banca sono l’aumento Iva del 2013, l’entrata in vigore dell’accordo Facta sulla lotta allevasione fiscale operativo dal 2014 e l’adeguamento del sistema informativo e l’accordo per la creazione del single Resolution fund, il fondo di risoluzione europeo in vigore dal 1° gennaio 2016.
 
In estate è stata la volta di Ubi banca che ha aumentato di 12 euro i costi del conto corrente dei suoi clienti, giustificato da un aumento dei costi di produzione. I rincari, come sottolineano gli istituti coinvolti, sono dovuti alla situazione di crisi che sta vivendo oggi il sistema bancario con i tassi bassi, un’economia debole, a cui si aggiungono “costi normativi crescenti”.
 
A ben vedere però non tutte le banche hanno aumentato i costi dei conti correnti: non l’hanno fatto Intesa Sanpaolo, MPS né Bpm. Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori come Adusbef e Federconsumatori che denunciano:
 
“Si tratta dell’ennesimo furto con destrezza ai danni dei correntisti costretti a pagare gli errori dei banchieri ed una gestione dissennata del credito e del risparmio”.
 
Fonte: La Stampa

PHILIPPINES : LE PRESIDENT DUTERTE EN DANGER ?

EODE/ GEOPOLITIQUE/

MALGRE LES INJURES DE DUTERTE LES ARMEES US ET PHILIPPINE ORGANISENT DES MANŒUVRES COMMUNES : UN PRESIDENT EN DANGER ?

 LM pour EODE/ 2016 10 04/

Avec AFP – Twitter/

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 EODE - GEOPOL philippines duterte en danger (2016 10 04) FR 1

“La relation (avec l’armée américaine) n’a pas changé”

– Le porte-parole du ministère philippin de la Défense,

Arsenio Andolong.

EODE - GEOPOL philippines duterte en danger (2016 10 04) FR 2

« Manille et Washington débutent leurs manoeuvres malgré les injures de Duterte » dit l’AFP ce jour …

Les Philippines et les Etats-Unis ont lancé mardi leurs manoeuvres conjointes annuelles dans un contexte tendu par les injures de Rodrigo Duterte contre Washington, et ses menaces de réorienter sa diplomatie vers Pékin. Connu pour son franc-parler et son langage populaire, le président philippin a depuis son investiture fin juin multiplié les critiques contre les Etats-Unis, ancienne puissance coloniale avec laquelle Manille a conclu un traité de défense mutuelle en cas de guerre. Ces derniers jours, il a affirmé que les manoeuvres conjointes avec les Etats-Unis seraient les premières et les dernières de son mandat, et menacé de dénoncer le pacte de défense conclu par son prédécesseur Benigno Aquino.

L’accord prévoit une augmentation des effectifs militaires américains dans l’archipel pour contrer l’expansionnisme chinois en mer de Chine méridionale. “Réfléchissez-y à deux fois car je vais vous demander de quitter les Philippines”, a déclaré dimanche M. Duterte dans une des tirades dont il a le secret, et qui visait cette fois les Etats-Unis.

“Les Américains, je ne les aime pas”, a-t-il affirmé. “Ils me réprimandent publiquement. Alors je leur dis: +Allez vous faire voir! Allez vous faire foutre!+”, a-t-il poursuivi tout en laissant à nouveau entendre qu’il souhaitait réorienter la diplomatie philippine vers Pékin et Moscou.

UN PRESIDENT EN DANGER …

La semaine dernière, il avait avancé que la CIA projetait de l’assassiner, quelques semaines après avoir qualifié Barack Obama de “fils de pute” quand il avait appris que ce dernier prévoyait d’évoquer avec lui la question des droits de l’Homme. M. Duterte s’est fait élire en mai en promettant d’en finir en quelques mois avec le trafic de drogue, affirmant que l’archipel risquait de devenir un narco-Etat.

Les manoeuvres qui ont débuté lundi impliquent 2.000 militaires des deux pays et dureront jusqu’au 12. Elles incluent des exercices dans les eaux proches de zones de mer de Chine méridionale au coeur du contentieux avec Pékin. La Chine revendique l’essentiel de cette mer, y compris sur des zones très proches des côtes de nombreux pays d’Asie du Sud-Est. Elle s’est engagée dans des opérations de construction d’îlots artificiels et de bases militaires sur de minuscules récifs disputés.

La Cour permanente d’arbitrage (CPA) de la Haye a donné raison à Manille le 12 juillet en estimant que la Chine n’avait aucun “droit historique” sur cette mer stratégique.

Mais M. Duterte s’est refusé à utiliser cette décision pour faire pression sur la Chine. Au contraire, il a affirmé qu’il n’y aurait plus de patrouilles communes en mer avec les Etats-Unis.

Pour autant, le secrétaire américain à la Défense Ashton Carter a estimé jeudi que l’alliance américano-philippine était en “béton armé”. “La relation (avec l’armée américaine) n’a pas changé”, a déclaré à l’AFP le porte-parole du ministère philippin de la Défense, Arsenio Andolong. A Washington, le porte-parole du Pentagone Jeff Davis a indiqué lundi que l’armée était parfaitement consciente des propos controversés de M. Duterte …

Illustation : Tweet de l’Afp et dessin de Vitaly Podvitski.

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Torino, al via il maxiprocesso d’appello ai No Tav. Il pg Saluzzo: “Continuiamo sulla linea di Caselli”

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Al dibattimento per gli scontri dell’estate 2011 intorno al cantiere di Chiomonte 53 imputati: in primo grado ne furono condannati 47

04 ottobre 2016
 
“Sono qui per proseguire lungo la linea tracciata dalla procura di Torino di Gian Carlo Caselli, che condivido in pieno: una linea di grande rigore all’interno, naturalmente, di una cornice di garantismo”. Il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, scende in campo di persona per rappresentare la pubblica accusa, in appello, al maxi processo ai No Tav: cinquantatré imputati per gli scontri in Valle di Susa dell’estate del 2011, “uno dei momenti più caldi” della contestazione al supertreno Torino-Lione.Il magistrato ha voluto dare un segnale di continuità rispetto a un’impostazione che aveva scatenato polemiche e tensioni molto forti. Ma ha anche detto, a margine dell’udienza, di auspicare un “processo normale”. In primo grado il dibattimento era stato ospitato nell’aula bunker delle Vallette, destinata di solito ai casi di mafia e terrorismo. Una scelta che i No Tav avevano interpretato come un tentativo di criminalizzare il movimento: ogni udienza era scandita da proteste, cori, invettive, slogan e persino parapiglia con la polizia. Il processo d’appello si svolge invece a Palazzo di giustizia: “Ho stabilito che la causa venga celebrata qui – precisa Saluzzo – per recuperare un clima di normalità. Questo non significa che saranno tollerate intemperanze. Faremo un processo: un’accusa, una difesa, i fatti e le motivazioni dietro i fatti. Discuteremo e poi tireremo le conclusioni”. La prima udienza, oggi, si è dipanata in assoluta tranquillità. Le schermaglie sono state in punta di diritto e sono terminate con lo stralcio – per problemi di notifica degli atti – di cinque posizioni.Il maxiprocesso, il 27 gennaio 2015, terminò in primo grado con 47 condanne (per quasi 150 di carcere) e sei assoluzioni. Due le giornate al vaglio dei giudici: quella del 27 giugno, quando le forze dell’ordine sgomberarono il grande presidio No Tav alla Maddalena di Chiomonte, dove oggi sorge il cantiere, e quella del 3 luglio successivo, quando si ebbe il primo assalto alle recinzioni appena istallate. Quasi duecento gli agenti che accusarono lesioni.

“Auspichiamo che l’appello rappresenti un momento di riflessione anche per le istituzioni”, dichiara Francesca Frediani, consigliere regionale M5S in Piemonte. La polemica è legata ad “Archiviato”, un documentario che parla di “reati commessi dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni” dei No Tav. Il 20 ottobre è prevista la proiezione in Senato, e il sindacato di polizia Coisp protesta: “Si vuole gettare fango su chi serve il Paese indossando una divisa”.

Travaglio smerda la stampa italiana e si schiera con la Raggi: “La monnezza siete voi”

http://web-news24.com/2016/09/29/travaglio-smerda-la-stampa-italiana-si-schiera-la-raggi-la-monnezza-siete-2/

DI  · 29 SETTEMBRE 2016

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La fortuna del M5S sono i partiti, di destra e di sinistra, che governano e si presentano così male da regalargli milioni di voti, gratis. La sfortuna del M5S è la stessa: vince quasi sempre dove i partiti hanno fallito, dunque non riesce mai a governare città normali, ma solo voragini di bilancio e cumuli di macerie. Accade a Roma, è già accaduto a Parma e Livorno. Fa eccezione la sola Torino – metropoli governata meno indecentemente di altre, ma per 20 anni sempre dalle solite facce – dove Chiara Appendino ha vinto più per i suoi meriti che per gli altrui demeriti.Paola Taverna fu presa in giro, un paio di mesi fa, quando paventò un complotto dei partiti per far vincere i 5Stelle, nella speranza che fossero travolti dalla catastrofe che avrebbero ereditato e si sputtanassero proprio nell’ultimo miglio prima delle elezioni decisive del 2018. Ma vedeva giusto, e lo sapeva anche Virginia Raggi, che infatti in campagna elettorale evocò più volte una “bomba a orologeria” sotterrata dai partiti e pronta a esplodere all’indomani delle elezioni.

Ora la bomba è esplosa, e si chiama spazzatura. L’ordigno perfetto per mettere in crisi la propaganda pentastellata sui “rifiuti zero” e contrapporle la propaganda partitocratica sui 5Stelle incapaci di governare.Appena tre settimane dopo l’insediamento della giunta Raggi, i partiti che hanno sgovernato la Capitale e i giornaloni che fino all’altroieri tacevano sui malgoverni aggreppiati ai loro “editori”, sono già pronti a puntare il dito contro la neosindaca, come se i rifiuti che ricoprono Roma fossero colpa sua.

La campagna è così lurida, più fetente ancora della monnezzaa 40 gradi, che si commenta da sola.La verità la conoscono tutti: i partiti hanno regalato 40 anni di monopolio del settore al noto galantuomo Manlio Cerroni, 90 anni, un arresto e due processi a carico, titolare della discarica più grande d’Europa (Malagrotta) e di un’infinità di impianti di trattamento, nonché finanziatore trasversale di mille campagne elettorali. Poi uno si meraviglia se la differenziata è al 34%. Malagrotta andava chiusa, per l’Ue, nel 2007: la chiuse Marino nel 2013. Solo che non seppe inventarsi una valida soluzione alternativa: i quattro impianti di trattamento biologico meccanico (2 della municipalizzata Ama e 2 del solito Cerroni), che producono combustibile per i termovalorizzatori, non bastavano. Infatti fu sufficiente un prevedibile aumento della spazzatura a Capodanno 2014 per mandare in tilt il sistema. Idem nel luglio 2014, quando uno dei quattro Tbm andò in manutenzione.Allora l’Ama noleggiò dal solito Cerroni un tritovagliatore mobile (separatore di rifiuti), richiamato in servizio pure per tamponare la nuova crisi dell’estate 2015.

Intanto l’Ama, solito carrozzone pieno di raccomandati di partito e parenti di politici, lanciò un progetto per rendere autosufficiente il ciclo dei rifiuti con quattro mirabolanti “ecodistretti”: il primo impianto attende ancora i permessi della Regione.A ottobre Marino fu sfiduciato astutamente dal suo partito e arrivò il commissario Francesco Paolo Tronca, il superprefetto venuto da Milano per salvare Roma. Anzi, scrisse estasiato il Corriere, per “demarinizzare il Campidoglio”. Il suo primo atto fu a dir poco rivoluzionario: “Tronca ha cambiato la disposizione dei mobili nell’ufficio del sindaco. Marino, come segno di ‘discontinuità’ da Alemanno, mise un divanetto nero, usò un altro ingresso e spostò la scrivania: non più girata a guardare il Vittoriano, bensì rivolta verso i Fori: ora con Tronca la scrivania torna dov’era”. Altro che Che Guevara.

Non contento, Renzi – turibolavano i giornaloni – meditava di affiancargli un altro superprefetto, l’Arcangelo Gabrielli, come commissario straordinario al Giubileo. E non solo: erano in arrivo pure “sette subcommissari”, più un “Dream Team”, più una “Cabina di Regia”, più un “tavolo di dieci componenti”. E tutti giù con le lingue. “La parola chiave è una sola: squadra” (l’Unità). “Tronca ha uno stile misurato e molto sobrio” (il Messaggero). “Riservato e sostenitore del basso profilo, sicuro di sé, uomo dello Stato e degli stivali nel fango, esaltato dalle esperienze nella Protezione civile e nei Vigili del fuoco… Adora i problemi perché non vede l’ora di risolverli… Mangia al massimo un’oliva all’ascolana nei rinfreschi, lavora fino all’eccesso pretendendo che i collaboratori facciano altrettanto, e non conosce ferie” (Corriere). Uomo di “una serenità olimpica” (Corriere), “domò la piena del Tevere nel 2008” (il Messaggero) con le nude mani e la sola forza del pensiero. Insomma, c’erano tutte le premesse perché Roma tornasse più bella e più superba che pria.Ora la domanda sorge spontanea: che avrà mai fatto SuperTronca, da ottobre a giugno, con la Kryptonite e gli altri superpoteri, per trovare il modo di smaltire i rifiuti? Mistero.

A leggere i giornaloni e i commenti dei partiti, è come se il supereroe non avesse mai governato Roma. E come se prima di lui non l’avessero governata Marino e, in simbiosi con Cerroni, le giunte Alemanno, Veltroni, Rutelli, Carraro&C. Infatti ora, a edicole unificate, si leggono interviste quotidiane al presidente-Ad di Ama Daniele Fortini, che se la prende col neoassessore Paola Muraro, ex consulente Ama, costretta a tappare i buchi altrui col solito tritovagliatore ora sotto inchiesta: come se in un’azienda di 7800 addetti il presidente-Ad fosse un passante e una consulente contasse più di lui. Le colpe si sa benissimo di chi sono, ma chi è stato eletto per governare non deve perder tempo a ricordarlo: deve impiegare tutto il tempo per trovare soluzioni. Perché il tempo è già scaduto.

Expo, 11 arresti a Milano: “Associazione a delinquere per favorire Cosa Nostra”. Gip: “Imprenditori non hanno voluto vedere”

 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/06/expo-11-arresti-milano-associazione-delinquere-per-favorire-cosa-nostra/2884799/

Expo Milano 2015, padiglione della Francia

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La Guardia di finanza ha eseguito le misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Dda con al centro reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l’aggravante della finalità mafiosa. Commissariata la Nolostand del gruppo Fiera di Milano: “Indagati in contatto con i vertici”. Sequestro preventivo di beni per 5 milioni di euro. In manette anche l’ex presidente della Camera penale di Caltanissetta. Procuratore capo Francesco Greco: “Vicenda inquietante”
di  | 6 luglio 2016

Undici persone sono state arrestate a Milano (4 in carcere e 7 ai domiciliari) con l’accusa di associazione a delinquere per favorire Cosa Nostra: a loro è riconducibile un consorzio di cooperative a cui erano stati affidati tra le altre cose appalti per quattro padiglioni di Expo 2015. Secondo i pm gli affari al nord servivano anche per finanziare” un clan a Pietraperzia (Enna). In manette tra gli altri sono finiti il presidente di Dominus Scarl Giuseppe Nastasi, il suo collaboratore Liborio Pace e l’ex presidente della Camera Penale nissena Danilo Tipo. La Guardia di finanza ha eseguito le misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm, Paolo Storari e Sara Ombra, con al centro reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l’aggravante della finalità mafiosa. Sono stati sequestrati preventivamente beni per 5 milioni di euro: durante le indagini sono stati trovati 400mila euro in contanti in un camion diretto dalla Lombardia in Sicilia. In tutto sono stati sequestrati contanti per 1,4 milioni di euro. L’indagine “è importante” in quanto questa volta “segnala” in Lombardia non “le infiltrazioni di ‘ndrangheta, ma di Cosa Nostra”, ha sottolineato Boccassini, che ha evidenziato come in particolare Nastasi avesse “legami con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo“. Nota per la sua “forte vicinanza” con la famiglia Messina Denaro” diCastelvetrano. Boccassini ha annunciato la richiesta di rito immediato.

E’ “chiaro”, scrive il gip di Milano Maria Cristina Mannocci nell’ordinanza di custodia cautelare, che un “meccanismo quale quello emerso dalle indagini è stato reso possibile da amministratori di aziende di non piccole dimensioni, consulenti, notai e commercialisti che in sostanza ‘non hanno voluto vedere’ quello che accadeva intorno a loro”. Il giudice parla di “gravi superficialità“, ma “certamente anche grazie a convenienze”, da parte di “soggetti appartenenti al mondo dell’imprenditoria e delle libere professioni”. E per “alcuni” di loro “si profila peraltro un atteggiamento che va oltre la connivenza”. Il procuratore capo di Milano Francesco Greco in conferenza stampa l’ha definita una “vicenda inquietante”: “Le organizzazioni criminali sono riuscite a inserirsi nelle partecipate pubbliche. L’indagine ha messo alla luce una rete di riciclaggio all’estero, che puntiamo a svelare completamente attraverso rogatorie con altri Paesi”. Gli arresti ha aggiunto, dimostrano ancora una volta “una stretta interconnessione tra organizzazioni criminali mafiose e criminalità economica”. “Non sono individuate responsabilità penali in capo a Ente Fiera o a Expo”, ha precisato Boccassini.

Al centro dell’inchiesta c’è il consorzio di cooperative Dominus Scarl specializzato nell’allestimento di stand, che ha lavorato per la Fiera di Milano da cui ha ricevuto in subappalto l’incarico di realizzare alcuni padiglioni per l’Esposizione universale dell’anno scorso. Il principale indagato è il presidente del consorzioGiuseppe Nastasi e il suo collaboratore Liborio Pace. Ai due e a Calogero Nastasi (padre di Giuseppe) è contestato di aver operato con il fine di favorire la famiglia di Cosa Nostra dei Petraperzia (Enna). In manette con l’accusa di riciclaggio anche l’avvocato di Caltanissetta Danilo Tipo, ex presidente della Camera Penale nissena, difensore nel processo per la strage di Capaci ed ex consigliere comunale per il centrodestra nel comune siciliano. A Tipo sono stati sequestrati 300mila euro a ottobre scorso: mentre era in corso una perquisizione in una cooperativa, Pace ha consegnato i soldi all’avvocato che a sua volta li ha messi in buste bianche e li ha nascosti nella sua automobile. Con le forze dell’ordine si è giustificato dicendo che si trattava di denaro ottenuto in nero con le sue parcelle.

Gli arrestati sono accusati di aver ottenuto dalla Fiera di Milano 20 milioni di euro di appalti in tre anni di fatturato attraverso la società Nolostand spa, società del gruppo Fiera di Milano, che in mattinata è stata commissariata dal Tribunale di Milano “perché alcuni indagati nell’inchiesta hanno contatti con dirigenti e vertici della società”. Il consorzio di cooperative per Expo 2015 ha realizzato gli allestimenti espositivi del Palazzo Congressi, dell’Auditorium, dei padiglioni della Francia e del Qatar e della Guinea, nonché dello stand Birra Poretti. Secondo le indagini le società del consorzio erano intestate a prestanomi di Giuseppe Nastasi, il principale indagato. Le società coinvolte ricorrevano a una sistema di fatture false per creare fondi neri. Il denaro, secondo l’accusa, era poi riciclato in Sicilia. Nel corso delle indagini, è stato ‘intercettato’ anche un camion partito dalla Lombardia e diretto in Sicilia con dentro nascosti 400mila euro in contanti. Il veicolo era guidato dal collaboratore del consorzio Dominus, Liborio Pace. Il commissariamento di Nolostand, ha spiegato Ilda Boccassini, chiesto e ottenuto dalla Procura come misura preventiva “è un messaggio che viene lanciato ai grossi gruppi, alle multinazionali, per dire ‘guardate che con i vostri comportamenti colposi state consentendo infiltrazioni di associazioni mafiose’”.

Nel decreto con cui è stata disposta l’amministrazione giudiziaria della Nolostand spa, si legge che l’utilizzo “di prestanome a capo del consorzio Dominus” ha consentito “agli indagati di aggirare sia i controlli istituzionali svolti dalla Dia e dalla Prefettura, che le procedure di internal audit, controlli e verifiche che, seppur formalmente attivate, non hanno evidenziato anomalie in ragione della mimetizzazione degli indagati all’interno del Consorzio”. Nel decreto si segnala che “i soggetti indagati (…) per reati di associazione di stampo mafioso e riciclaggio, hanno avuto, ed hanno nell’attualità, contatti continuativi con dirigenti ed organi apicali di Nolostand” finalizzati “all’ottenimento o alla proroga di importanti commesse nel settore dell’allestimento di eventi espositivi/fieristici milanesi”.

Nolostand “non fa gare pubbliche”, ha aggiunto Boccassini, “e se vogliamo qua c’è un ente pubblico che non fa gare pubbliche, ma questo è un altro tema in capo alla politica”. I pm hanno spiegato che, tra l’altro,Calogero Nastasi, padre di Giuseppe, arrestato nell’inchiesta e principale indagato, aveva “legittimamente” un ufficio in Fiera Milano. Calogero Nastasi, infatti, era l’amministratore di diritto del consorzio Dominus (ha preso in subappalto lavori dalla controllata del gruppo Fiera Nolostand) riconducibile, invece, di fatto al figlio.

Le indagini della Dda di Milano si sono avvalse anche di rogatorie avviate presso le autorità di Slovenia,Slovacchia e del Liechtenstein per “mettere le mani su conti correnti esteri che fanno riferimento ad alcuni degli 11 arrestati”.

Il Coisp contro i NoTav: «Fermate il loro film al Senato»

https://www.left.it/2016/10/04/il-coisp-contro-i-notav-fermate-il-loro-film-al-senato/novanta_2016100415324872

 

 

CHECCHINO ANTONINI 4 OTTOBRE 2016

«Il partito dell’antipolizia entra in Senato, e sotto la guida dell’instancabile Manconi»: Franco Maccari, segretario del Coisp, piccolo sindacato di polizia, stavolta tuona contro la proiezione in Senato, annunciata per il prossimo 20 ottobre, di “Archiviato, l’obbligatorietà dell’azione penale in Val Susa”, un film che documenta come gli illeciti commessi da agenti e funzionari di pubblica sicurezza ai danni di manifestanti o fermati, ampiamente documentati dai media, non determinino, specialmente a Torino, i medesimi esiti giudiziari di quelli commessi dai manifestanti. «Centinaia di denunce e procedimenti penali avviati nei confronti di attivisti e simpatizzanti del Movimento NoTav, anche e soprattutto per reati bagatellari, trovano immancabile sbocco in processi e sentenze, mentre le decine di querele, denunce ed esposti per gli abusi compiuti dalle forze dell’ordine, anche gravemente lesivi dei diritti e dell’incolumità dei manifestanti, non sono mai giunti al vaglio di un processo», fanno sapere i promotori dell’iniziativa. Ma per Maccari è solo «cineforum di propaganda diffamatoria contro le Forze dell’Ordine» e su loro «presunti reati».

Infastidisce Maccari la presenza tra gli altri dell’ex magistrato torinese Livio Pepino, «noto per le sue posizioni di vicinanza ai manifestanti» e del senatore Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani di Palazzo Madama, «per gettare fango su coloro che rischiano la propria incolumità per difendere la legalità e tutelare la sicurezza dei cittadini. L’accanimento di Manconi in tal senso è ormai patetico: siamo davvero curiosi di sapere se da piccolo sia per caso stato malmenato da qualche bambino vestito da poliziotto ad una festa di carnevale».
Per questo si chiede al Presidente del Senato di non consentire che, «in così importanti sale istituzionali, si consumi l’ennesimo vergognoso insulto a chi serve il Paese vestendo una Divisa. Da parte nostra percorreremo ogni via legale per tutelare l’onorabilità delle Forze dell’Ordine dalla propaganda falsa e gravemente diffamatoria, come quella a cui punta questo presunto documentario».

Già, l’onorabilità. Chi è il partito dell’antipolizia, quello che ne denuncia le storture in nome della Costituzione o chi ne rivendica gli abusi? Maccari è un personaggio balzato agli onori delle cronache per gli attacchi ai familiari delle vittime di “malapolizia”, da Haidi e Giuliano Giuliani (in particolare Maccari si ostina a non sapere che Carlo raccolse l’estintore solo dopo aver visto la pistola di Placanica puntata ad altezza d’uomo. Ogni anno prova a organizzare una contromanifestazione in Piazza Alimonda) fino ai genitori di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, ai parenti di Giuseppe Uva e Michele Ferrulli. Al punto che a Patrizia Moretti, la mamma dell’Aldro, è apparso come un vero e proprio stalker, «un vero torturatore morale». Maccari la querelò, assieme a decine di parenti di vittime e anche giornalisti che avevano osato stigmatizzare lo stile Coisp. Ovviamente il procedimento venne archiviato. L’episodio più clamoroso fu la manifestazione di solidarietà in Piazza Savonarola, a Ferrara con i quattro autori dell’omicidio Aldrovandi, nel marzo del 2013, quasi sotto le finestre dell’ufficio di Patrizia, dipendente del Comune di Ferrara. La donna fu costretta a scendere e srotolare la gigantografia della foto di suo figlio dopo l’uccisione. Con Maccari e gli attivisti Coisp, c’era anche un senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni. Solo tre giorni fa, in una nota, Maccari è tornato all’attacco contro gli «inaccettabili accostamenti fra la morte di Giulio Regeni e quella di altre persone decedute in Italia in ben altre circostanze, come certamente è il caso di Federico Aldrovandi, che sono di gravità inaudita e, subdolamente, trasmettono il chiaro messaggio che le Forze dell’Ordine italiane torturano ed uccidono i cittadini». È successo il giorno dopo la partecipazione dei genitori di Giulio Regeni al Festival di Internazionale, con Manconi.

Lo scorso anno la mamma di Aldrovandi ha scelto di ritirare le denunce contro Maccariperché «convinta che una sentenza di condanna non potrebbe cambiare persone che, da quanto capisco, costruiscono la loro carriera sull’aggressività e sul rancore. Non ci potrà mai essere un dialogo costruttivo. Non sarà una sentenza a fare la differenza nel loro atteggiamento. Rifiuto di mantenere questo livello basato su loro bugie e provocazioni per ferirmi ancora e costringermi a rapportarmi con loro. Io ci sto male, per loro, credo di capire, è un mestiere». Maccari, però, ha chiesto la sua citazione in tribunale per comparire come testimone (succederà il 12 ottobre). Una strategia processuale che trova lo sdegno dell’avvocato di Patrizia Moretti, Fabio Anselmo, secondo il quale il fatto «si commenta da solo, perchè questa è la prova che non è certamente Patrizia che va cercando polemiche o rivalse. Nonostante la madre di Federico abbia voluto rimettere le querele nei confronti di tutti, Maccari vuole a tutti i costi questo processo, pur sapendo benissimo di poterlo fermare in qualunque momento: dovesse mettersi male per lui può accettare successivamente la remissione di querela». Facile, no?

ECCO CHI E’ MATTEO RENZI E GLI INTERESSI DELLA SUA FAMIGLIA

http://web-news24.com/2016/10/01/matteo-renzi-gli-interessi-della-sua-famiglia/

DI  · 1 OTTOBRE 2016

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Come i Renzi abbiano usato Stato, amministrazioni, giunte comunali e provincie per arricchirsi prima e continuare a farlo ora, visto che, secondo la nostra fonte, piazzerebbe parenti e amici ovunque.
Ma partiamo dall’inizio dell’ascesa ”renziana”. La Procura di Firenze apri un’inchiesta per fare alcune verifiche a seguito di alcune denunce sugli sperperi di Matteo Renzi all’epoca in cui era presidente della Provincia, sinceramente non sapiamo che fine abbiano fatto quelle inchieste, ma emerse
che avevano creato un carrozzone, la Florence Multimedia, che ha speso 9,2 milioni di euro dal 2006 al 2009 pagando fatture a un’impresa privata di Matteo Spanò, già manager della stessa Florence e amico di Renzi.
La Guardia di Finanza (per l’esattezza il nucleo di polizia tributaria di Firenze, Gruppo tutela spesa pubblica, sezione accertamento danni erariali) ascoltò per due ore e mezzo Alessandro Maiorano,il dipendente comunale che fece gli esposti contro Renzi e la sua gestione. Si parlò di spese della provincia e delle fatture di cui ha parlato Luigi Lusi nei confronti della Web and Press, società che era di Patrizio Donnini, amico e in rapporti di affari con un socio delle sorelle e della mamma di Matteo Renzi. Majorano consegnò molte fatture dal 2004 al 2009, della Provincia e di Florence Multimedia, che in pratica confermavano l’operato della Provincia (all’ora guidata da Renzi) e della Florence Multimedia. A prescindere dall’esito di quelle indagini, quello che emerse anche in seguito dagli atti delle camere di commercio , un continuo un intreccio tra le attività pubbliche del sindaco Renzi, con quelle private dei suoi AMICI e della sua famiglia.
Per i scettici , che pensano sempre che siamo faziosi…se volete conferme andate sul sito internet della società della famiglia Renzi, la Eventi 6 Srl, che si occupa di diffusione di giornali e comunicazione, spicca un logo, quello della società che ha curato il sito (“powered by Dot-Media”) e vedrete che realizza gran parte del suo fatturato annuo grazie al Comune e alle sue partecipate. Vi evidenziamo che la nota ”Eventi 6”, sempre dei Renzi, fu quella che organizzò la campagna per Renzi sindaco del 2009, all’insegna dello slogan “Firenze prima di tutto”, e anche la Dot-Media ha curato le campagne di comunicazione che diedero lustro all’immagine del Comune e di Renzi e che portano contemporaneamente soldi a questa società legata alla sua famiglia; si va dalla ”Notte Tricolore”, alla centrale del latte ”Mukki”, all’acqua pubblica. Ora lo scriviamo in modo ancor più chiaro per quelli che trovano difficoltà a capire.
RENZI in qualità di SINDACO, pagava con i soldi dei contribuenti una società partecipata che aveva l’incarico di curare l’immagine del Comune di Firenze e di Matteo Renzi, potrebbe rientrare in una certa logica, se quei soldi dei contribuenti non fossero entrati nelle tasche della famiglia Renzi. Semplificando, Matteo Renzi non solo si curava l’immagine con le tasse dei fiorentini,ma quei soldi li faceva arrivare in famiglia. Ma non finisce qui, procediamo. Scopriamo ancora l’acqua calda, ma è bene evidenziare che le società Dot-Media fino al 2008 fatturava non più di 9 mila euro l’anno, ma……accadde una magia, nel 2009 Renzi diventa Sindaco di Firenze e le fatturazioni di quella società lievitano in dodici mesi a 137 mila euro!!! Ci furono poi due consiglieri comunali di opposizione, Tommaso Grassi di Sel e Ornella De Zordo, e tramite loro si scoprì che la Dot-Media non ne aveva incassati 137 mila,ma bensì 215 mila euro dal comune e dintorni. Nel 2012 Dot-Media ha fatturato 17 mila euro al comune che si aggiungono ai 215 mila euro fatturati dal 2009 alle quattro partecipate del Comune: Firenze Parcheggi, Mukki, Publiacqua e Ataf.
Dot-Media ha un legame societario con la Eventi 6. La società dei Renzi (amministrata da Matilde Renzi, 28 anni, che ne controlla come l’altra sorella maggiore di Matteo, Benedetta il 36 per cento mentre la mamma, Laura, ne detiene solo l’8 per cento) si chiamava Chil e nasce nel 1993. Matteo ne è stato fondatore e socio fino al 2004. Si occupa di ispezioni nelle edicole per i giornali e di eventi e ideazione di campagne. Il suo fatturato con l’entrata di Matteo Renzi nei posti di comando è assai ragguardevole: si va dai 7,2 milioni del 2007, ai 6,8 milioni del 2008 , quando trasferisce la sua sede a Genova e passa di mano. La famiglia Renzi però continua ad operare grazie alla Eventi 6, creata nel 2007 che ha comprato nell’ottobre 2010 l’azienda dalla Chil, facendo decollare il giro di affari fino ai 3 milioni e 967 mila euro del 2011.

Lettera Presidio Europa a RAI di Torino per corretta informazione sul TGR

Gentile Direttore Carlo de Blasio,

abbiamo visto con attenzione il vostro breve servizio del TG R del 1° ottobre alle ore 1930: https://www.youtube.com/watch?v=1v4xst8VaiQ : “TAV – Lo Stato francese, la Regione

 tg r TG R del 01-OTT-2016 ore 1930

www.youtube.com

TG R del 01-OTT-2016 ore 1930. TAV – Lo Stato francese. la regione Rhone Alps, dal dipertimento della Savoia e TELT hanno fimato un accordo per sostenere l’e…

Rhône-Alpes, il Dipartimento della Savoia e TELT hanno fimato un accordo per sostenere l’economia nelle zone occupate dai cantieri per l’Alta velocità.”

 Si tratta di una notizia francese che riguarda una regione francese.

Crediamo, nello spirito dell’obbligo di completezza delle infomazioni del servizio pubblico, che la vostra redazione potrebbe dare anche questa notizia che proviene dal Senato della Repoublica francese :

Le Figaro: Le Sénat veut geler le financement de lignes TGV, 29-sept-2016 http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2016/09/29/97002-20160929FILWWW00056-le-senat-veut-geler-le-financement-de-lignes-tgv.php  

 figaro Le Sénat veut geler le financement de lignes TGVwww.lefigaro.fr/

di cui abbiamo riferito nel nostro Comunicato Stampa del 29 settembre 2016 qui sotto riprodotto e già a voi inviato: L’occasione che Renzi aspettava: risparmiare i soldi della Torino – Lione per fare il Ponte sullo stretto di Messina

Questa è una notizia francese che riguarda però un progetto italo-francese.

Vi ringraziamo per l’attenzione, rimaniamo in attesa di leggervi.

Ccordiali saluti.

PresidioEuropa No TAV

www.PresidioEuropa.net/blog

L’OCCASIONE CHE RENZI ASPETTAVA: RISPARMIARE I SOLDI DELLA TORINO – LIONE PER FARE IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

 Il Senato francese chiede che il progetto del tunnel ferroviario transfrontaliero della

Lione – Torino sia sottoposto ad una “contro-perizia”

Ecco l’occasione che Renzi aspettava: risparmiare i soldi della Torino – Lione per fare il Ponte sullo Stretto di Messina


Il quotidiano Le Figaro[1] scrive oggi che lo Stato francese deve “congelare per una quindicina d’anni il finanziamento di nuovi progetti di linee ad alta velocità” (LGV) per “dare priorità alla modernizzazione delle reti esistenti“, ha detto un gruppo di lavoro del Senato in un rapporto pubblicato giovedì. Ma anche per cercare di non soffocare sotto il debito di SNCF Rete di 44 miliardi di €.

Essi chiedono anche che i grandi progetti – superiori a 100 milioni di euro – decisi prima del 2014, tra cui il tunnel ferroviario transfrontaliero per la futura linea ad alta velocità tra Lione e Torino, siano soggetti ad una “contro-perizia” della Commissione generale per gli Investimenti – che dipende dal Primo Ministro.

Ricordiamo che Renzi ha confermato nel 2015 a Venezia l’accordo capestro con la Francia grazie al quale il nostro Paese si è impegnato a soccorrere la Francia sostenendo la maggioranza dei costi per la costruzione del tunnel di 57 km della Torino Lione. Infatti, escluso il contributo europeo, l’Italia pagherà il 55% dei costi, sostenendo un costo al chilometro di circa 356 milioni e ottenendone in cambio 12 km sui 57 totali.

I progetti di Linea ad AV tra Bordeaux e Tolosa e Dax, Poitiers a Limoges e Montpellier a Perpignan “appaiono come investimenti eccessivi” e la loro costruzione “merita di essere rinviata, almeno per quindici anni“, dice il gruppo di lavoro di otto senatori di destra e sinistra posto al lavoro nel mese di febbraio dalla Commissione finanze del Senato.

Questo congelamento deve essere sfruttato per “investire pesantemente” nel rinnovamento della rete ferroviaria, gli autori stimano “indispensabile liberare ulteriore 1 a 2 miliardi €” all’anno.

Più in generale, i fondi dedicati alla rotaia, alle strade e ai canali sono ritenuti “insufficienti per far fronte agli impegni” e l’Agenzia per il finanziamento delle infrastrutture di trasporto (AFITF) avrà bisogno di un “incremento netto di risorse nei prossimi esercizi di bilancio “.

Le Figaro: Le Sénat veut geler le financement de lignes TGV, 29-sept-2016

http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2016/09/29/97002-20160929FILWWW00056-le-senat-veut-geler-le-financement-de-lignes-tgv.php

L’Etat doit “geler pendant une quinzaine d’années le financement des nouveaux projets de lignes à grande vitesse” (LGV) pour “donner la priorité à la modernisation des réseaux existants”, estime un groupe de travail sénatorial dans un rapport publié jeudi.

Le projets de LGV reliant Bordeaux à Toulouse et Dax, Poitiers à Limoges et Montpellier à Perpignan “apparaissent comme des investissements excessifs” et leur construction “mérite d’être différée, à tout le moins pendant une quinzaine d’années”, affirme le groupe de travail de huit sénateurs de droite et de gauche mis en place en février par la commission des finances du Sénat.
Ce gel doit être mis à profit pour “investir massivement” dans le renouvellement du réseau ferroviaire, les auteurs estimant “indispensable de dégager 1 à 2 milliards supplémentaires” chaque année.

L’Etat et la SNCF y consacrent actuellement 2,5 milliards par an et le gouvernement s’est engagé à porter progressivement ce montant à 3 milliards d’ici 2020.
Les sénateurs préconisent en outre une “reprise, même partielle de la dette de SNCF Réseau” par l’Etat “ou son cantonnement dans une structure dédiée” afin de “redonner des marges de manœuvre” à l’entreprise publique, dont le “fardeau” dépasse 44 milliards d’euros.

Deux options rejetées la semaine dernière par l’exécutif, qui refuse d’alourdir les déficits publics.
Plus globalement, les crédits consacrés aux rails, routes et canaux sont jugés “insuffisants pour faire face aux engagements souscrits” et l’Agence de financement des infrastructures de transports (Afitf) aura besoin d’une “nette augmentation de ses ressources dès les prochains exercices budgétaires”.
Les sénateurs proposent à cette fin de “concevoir une nouvelle forme d’écotaxe, que ce soit sous la forme d’une redevance kilométrique ou d’une vignette” pour les poids lourds.

Ils demandent également que les grands projets – supérieurs à 100 millions d’euros – décidés avant 2014, notamment le tunnel ferroviaire transfrontalier de la future LGV Lyon-Turin, fassent l’objet de “contre-expertises” du Commissariat général à l’investissement – rattaché au Premier ministre.

LA CONFRONTATION PAKISTAN-INDE ET LA ‘GUERRE GELEE’ DU CACHEMIRE : UNE DES CONTRADICTIONS INTERNES DE L’ORGANISATION DE COOPERATION DE SHANGHAI …

# EODE/

FLASH GEOPOLITIQUE/

EODE - FLASHGEO cachemire (2016 10 04) FR

… Où le Pakistan, lié étroitement aux USA et infiltré par le wahhabisme (armée et services secrets ISI), n’a rien à faire (Inde et Pakistan en font partie depuis Juiller 2015) !

LM

Avec Twitter/2016 10 04/

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