The choice between an unnecessary train and very necessary housing – “La scelta tra un treno non necessario e una necessaria politica abitativa

 

 

http://stophs2.org/news/16076-choice-unnecessary-train-housingARRESTO HS2 - La campagna nazionale contro ferroviario ad alta velocità 2

Posted on Sep 7, 2016 by Guest Author

By Madeleine Wahlberg

You will have seen the dreadful destruction from the recent earthquake in middle Italy. As well as the tragic impact on lives, there will be the on-going massive impacts on jobs, housing, transport, health etc. Italy has not yet managed to repair the damage from the previous earthquakes not far away so it is quite unclear how they are going to find the resources to address the new devastation.

The map shows the areas with the highest probabilities of major earth movement (dark). It is clear that dealing with earthquake damage should be a prime priority for resources. Earthquakes may be unpredictable but they are not a ‘one-off’ freak event.

carta sismica europea

So here is one helpful suggestion from the residents of the Susa Valley. Avid and seasoned readers of this blog will remember that the Susa Valley is on the route of the Lyon to Turin HSR that is so controversial. Local communities have fought it for over 24 years and watched while the existing rail service (yes, there is an existing service!) is artfully downgraded so as to ‘justify’ the need for a new service.

The suggestion is that the money and, as important, the building capacity that has been allocated to the Susa Valley HSR shenanigans, should be diverted to the desperate needs of the earthquake zone.

Usefully, the EU is currently in the first phase of a mid-term review of expenditure http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2016/572679/IPOL_BRI(2016)572679_EN.pdf . They note (page 4) that it is probably necessary to shift cash between budget headings in order to cope with the refugee crisis, terrorist attacks and Russian ‘playfulness’. So it would be a perfect moment to say ‘hang on chaps – why not also move cash into a budget for repairing earthquake damage?’

Now this will be an interesting one to watch given our similar belief that there are far higher priorities for expenditure than HS2. Can the Italian, French and EU politicians work out the difference between the ‘need’ for a gravy train and the needs of people living in tents – without any gravy? Tricky!

riflessione di Madeleine Wahlberg  di STOP HS2 (alta velocità inglese) 

“La scelta tra un treno non necessario e una necessaria politica abitativa

Avrete visto la terribile distruzione del recente terremoto in Italia centrale.

Oltre al tragico impatto sulle vite, ci sarà un continuo impatto sul lavoro, abitatività, trasporti, salute, ecc. L’Italia deve ancora riparare il danno dai terremoti precedenti in zone non lontane per cui è piuttosto poco chiaro come verranno trovate le risorse per affrontare la nuova devastazione.

La mappa mostra le aree con le più alte probabilità di importanti movimenti della terra.

E’ chiaro che la priorità per le risorse dovrebbe essere i danni del terremoto.

I terremoti possono essere imprevedibili ma non sono eventi che si verificano una volta e poi basta.

Ed ecco quindi un utile suggerimento dalla gente della Val Susa.

Gli abituali avidi lettori di questo blog ricorderanno che la Val Susa è sul tragitto della controversa linea ad alta velocità Torino-Lione.

Le comunità locali l’hanno combattuta per 24 anni ed hanno visto che l’esistente servizio ferroviario (si, c’è un servizio ferroviario) è stato artatamente sottovalutato per giustificare la necessità di un nuovo servizio.

Il suggerimento è che il denaro e, altrettanto importante, le capacità costruttive allocate agli sciagurati promotori della linea Tav siano destinate ai disperati bisogni delle aree terremotate.

Appositamente, la UE è attualmente nella prima fase della revisione di spesa di medio termine.

Fanno notare che potrebbe essere necessario spostare voci di budget per far fronte alla crisi dei profughi, agli attacchi terroristici e alla “giocosità” della Russia.

Sarebbe quindi il momento giusto per dire ” Un attimo ragazzi, perchè non spostare soldi su un budget per riparare i danni del terremoto?”

Sarà interessante stare a vedere cosa succederà visto la nostra simile convinzione che ci siano altre maggiori priorità di spesa che non un Tav.

Riusciranno i politici europei, italiani e francesi a capire la differenza tra un “succoso” treno e i bisogni della gente che vive nelle tende – “senza niente da spremere”?

 

CURDI, RIBELLI MODERATI, ELMETTI BIANCHI, CORIFEI IN PIAZZA: NELLA MATRIX DELLA GUERRA MONDIALE

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/09/curdi-ribelli-moderati-elmetti-bianchi.html

MONDOCANE

LUNEDÌ 26 SETTEMBRE 2016 

All’amico Piero devo queste puntualissime citazioni:
Nacque così il socialismo feudale, metà lamentazione, metà libello; metà eco del passato, metà incombere del futuro; colpiva la borghesia al cuore con giudizi amari e spiritosamente laceranti, ma con un effetto curioso, derivante dalla totale incapacità di capire il corso della storia moderna. A mò di bandiera questi signori inalberavano la bisaccia del mendicante, per attrarre il popolo; ma quando il popolo li ha seguiti, ha visto i loro sederi ornati dei vecchi blasoni feudali e si è disperso con fragorose e irriverenti risate”. (K. Marx e F. Engels, Il Manifesto del Partito Comunista). Temo non rimanga che tirare un frego sopra tutte le nostre massime morali. La gente è troppo occupata a cercare di salvarsi la pelle. Le buone intenzioni la portano sull’orlo dell’abisso, e le opere buone ve la precipitano dentro”. (Bertold Brecht, L’anima buona del Sezuan)Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico. E chi parla del nemico è lui stesso il nemico”.
(ancora Bertold Brecht).Vergogne e Matrix d’Italia

Il 24 settembre scorso su Roma, come ho scritto nell’ultimo articolo, s’è rovesciata una piccola colata di putride vergogne. Era la chiassata pro-curdi e anti-Siria (con la foglia di fico di dare addosso all’orco Erdogan) di quella consorteria di orripilanti ipocriti su cui i sopracitati Marx, Engels e Brecht hanno ai loro tempi già pronunciato verdetti definitivi. Hanno manifestato contro il despota turco con l’evidente effetto collaterale (casuale come quello delle bombe a grappolo Usa lanciate dai sauditi sui civili yemeniti, dai nazisionisti sugli abitanti di Gaza, o del fosforo su Falluja), con l’intento di colpire il legittimo presidente siriano per interposti curdi amerikkkani. Sono esattamente gli stessi – dall’Arci alla Cgil, dal PRC ai trotzkisti, dalle Ong sorosiane alla cupola della disinformazione di regime, fino alla Rete dei Comunisti che vaneggia della nascita di qualcosa di nuovo e bello a Kobane – che lanciano in giro per l’Europa anatemi agli indirizzi dei cosiddetti “populisti, xenofobi, ultradestri”, rappresentando essi stessi la vera, autentica, ultradestra che si sia vista in Europa dopo la caduta del nazifascismo, ma forse anche da prima. Siamo in piena Matrix.

Stanno con l’UE, con la Nato, con i “valori della civiltà occidentale”, con i razzismi dell’eurocentrismo, dai trascorsi e futuri genocidii in chiave colonialista. Stanno con gli interventi umanitari che spazzano via paesi, civiltà, culture e popoli cui si imputa il demerito di farsi governare da “dittatori” cui devono una serenità e dignità che non gli spetta. Stanno con le Olimpiadi. Hanno per House Organ quasi tutta la stampa italiana: dal Corriere al manifesto. Giornaletto, quest’ultimo, cui si consente di incoronare taumaturghi della sinistra i muselidi che via via sbucano dai tombini, o di sparare qualche mortaretto in favore di manifestanti operai, purchè sulle cose che contano, sulle strategie imperiali, da Regeni-Egitto ad Assad-Putin, dal Dalai Lama alle Olimpiadi, si mantengano fedeli alla linea.
Danno degli ultradestri, antipolitici, xenofobi agli altri, mentre fanno passare i curdi per rivoluzionari e gli scuoiatori jihadisti per moderati, cioè esattamente coloro che si vendono da mercenari e masskiller agli interessi e alle operazioni genocide del tecno-nazismo imperiale. Gli reggonola coda, violando ogni briciola residua di deontologia, di ruolo super partes e di guardiani del potere, gli organismi – Federazione della Stampa, Articolo 21 – preposti alla buona gestione della professione giornalistica, tramutandosi così in botoli ringhianti al guinzaglio dei loro domatori. Ne è simbolo supremo una presidente Rai, Monica Maggioni, disinformatrice cronica dai tempi dell’assassinio dell’Iraq., frequentatrice Bilderberg, ora responsabile della Trilateral per il nostro paese: massima autorità del servizio pubblico rappresenta tutti questi presstituti formicolanti nel postribolo dove i grandi papponi complottano per l’avvio del 99% al patibolo in fondo alla via.

 
Ci si mettono anche i 5 StelleViviamo nella matrix di un gigantesco menzognificio e nei luoghi e nelle fasi in cui il boia uccidentale e USraeliano si gioca alcune esecuzioni cruciali. Il raggiro, la truffa, l’inganno diventano l’aria che respiriamo. Ora proverò a mettermi la maschera antigas, ma prima un breve excursus verso i 5 Stelle, a costo di ricevere un altro sgrullone di dileggi. Ne ho apprezzato più cose di quante ne abbia criticate e ho sempre avuto qualche problema con chi, un bel po’ a priori, si sbilancia in processi alle intenzioni e arriva a definirli virgulti di chissà quale tenebroso potere cosmico anglosionista, da Bilderberg a Goldman Sachs. I presstituti del giro Bilderberg, comandati dalla Maggioni e Giulietti (segretario FNSI), si vede come trattano i 5Stelle e io qui voglio esprimere tutta la mia solidarietà a coloro che questa canizza di allupati di sangue pentastellato a Palermo l’hanno presa a spintoni e le hanno dato dei “venduti”. Aggiungo il mio entusiasmo per l’incredibile coraggio e probità nella difesa della nostra comunità e dell’ambiente che hanno dimostrato opponendosi con il NO alle Olimpiadi a una delle greppie più ricche e putrescenti che la consorteria facente capo a Bilderberg, Trilateral e Goldman Sachs si era predisposta. In cambi gli consento anche qualche altra cantonata. In tanto una che non hanno commesso è che, tra sedicenti sinistri e sedicenti umanitaristi e sedicenti pacifisti impegnati in piazza a leccare piedi curdi in marcia con le SS americane, loro non c’erano.Gli amici dei nemici dell’umanità

Per chi hanno manifestato coloro, tutti odiatori dei 5 Stelle, che, secondo Brecht, non sanno (ma lo sanno!) che alla loro testa marcia il nemico e che, ancora meglio, sempre secondo il grande drammaturgo tedesco, sono il nemico che parla del nemico? Per coloro che ai massacratori da quasi sei anni della libera, laica e ben governata Siria hanno concesso sette basi nel Nord della Siria da loro abitata, o recentemente occupata ed etnicamente pulita. L’ennesimo grido d’aiuto viene dall’ennesimo prelato siriano, stavolta l’Arcivescovo siro-cattolico Jacques Hindo, che denuncia – ovviamente al vento degli slogan pro-curdi dei nostri manifestanti – la caccia all’uomo non curdo e non musulmano che l’YPG – fratello del PKK curdo – sta attuando in tutte le aree arabe invase, fino ad Hasakah, ancora contesa tra curdi ed esercito di Damasco, ma dove da interi quartieri i cristiani e non curdi vengono espulsi.

Questa pulizia etnica, garantita dalla copertura militare degli Usa senza la quale l’YPG, nonostante il supporto dell’incenso tribolato dai fan occidentali, resterebbe dove gli spetta di stare, è l’altra faccia dello squartamento della Siria perseguito in termini militari dal terrorismo mercenario e, ora, dal bombardamento Usa diretto con strage di guarnigioni siriane. Grazie alle disponibilità di una comunità curda, a suo tempo cresciuta per l’ospitalità data dagli Assad ai curdi in fuga dalla repressione turca e allo stesso Ocalan, gli americani hanno ora ben sette basi nel Nord della Siria, su territorio curdo, o dai curdi strappato agli arabi.

La prima è più importante è quella di Abu Hajar, vicino a Rmeilan, provincia di Hasaka, dove i curdi hanno lasciato che un vecchio campo d’aviazione per aerei usati in agricoltura venisse trasformato, con una pista di 2,5 km, in possente base aerea dove ora è anche collocato il centro operativo delle FFAA Usa in Siria. Violazione della sovranità siriana, rottura del diritto internazionale, crimine di guerra. Grazie ai curdi. Presidi di Forze Speciali Usa e Nato, ormai migliaia, sono stati costituiti a Mabrouka, nel centro di produzione di cemento Lafarge tra Kobane e Ain Issa (nord-est), ad Ain Issa stessa, a Kobane (oltre 300 militari Usa), a Tel Byder, vicino ad Hasaka, con un eliporto, a Tal Abyadh, dove sono concentrate le truppe corazzate e i loro mezzi. Tutto questo, più la menzionata pulizia etnica, costituisce secondo “Contropiano”, rivista del clan Rete dei Comunisti, il tentativo curdo, “dopo decenni di oppressione di dare concretezza al proprio progetto nazionale e democratico” (sic). Alla faccia della sovranità del paese in cui vivono. Detto da chi un tempo valutava spinte nazionali o separatiste a seconda che fossero in sintonia (Kosovo) o in contrasto (Nord Irlanda) con l’imperialismo, l’affermazione rientra a pieno titolo nell’affascinante mondo di Matrix.

Con Soros: dai Berretti Bianchi in Serbia agli Elmetti Bianchi di Aleppo. Uno per tutti e tutti per Nato.Nella quale Matrix si muovono e vanno fatti muovere e mostrati all’universo mondo, nel candore illibato dei loro caschi, gli Elmetti Bianchi di Aleppo e dintorni. Sono quei santi e martiri che recentemente, in simultanea con la necessità di distrarre dall’eccidio dell’US Airforce a Der Ezzor e di attrarre sdegno e commozione sull’agonia di Aleppo Est e dei suoi bambini, bambini, bambini, mentre le forze patriottiche stanno per liberare l’intera città, ci sono stati propinati a schermi ed edicole unificati.
Ovvio anche il sincronismo con lo tsunami scatenato da Usa, Regno Unito e Francia alle Nazioni Unite per ottenere una risoluzione che copra con l’OK del maggiordomo Ban Ki Moon quello scontro diretto con russi e siriani che era reso difficile dalla presunta comune lotta contro l’Isis, ma che ora è stato avviato col bombardamento della base siriana di Der Ezzor, proprio nel momento in cui l’Isis attaccava la guarnigione. Del resto la virago Samantha Power, ennesima femmina terrorista (dopo Albright, Susan Rice,Condoleezza Rice, Hillary e, nella cuccia, Pinotti e Mogherini) con le zanne, gli zoccoli e la coda, ambasciatrice Usa all’ONU, ha ieri dichiarato in forma solenne il suo appoggio a Isis e Al Nusra. Chiarezza è fatta anche per chi finora abboccava. Di sollievo per i siriani, in tali intemperie, è stata la rottura delle perenni esitazioni dei russi quando, da una loro nave, missili hanno polverizzato il segretissimo centro di comando degli aggressori ad Aleppo, eliminando dalla scena ben 30 tra elementi dell’intelligence israeliana, Usa, turca, saudita, britannica e qatariota. Plauso. Era ora di finirla con l’altra guancia.Un primo episodio, rapidamente archiviato perché di una falsità oscena subito svelata, era quello del bimbo Omran ad Aleppo, calato da un buco, imbrattato di sangue e polvere (poi risultato indenne) e schiaffato sul sedile di un’ambulanza degli Elmetti Bianchi. Non per essere tempestivamente esaminato e curato, ma per essere fotografato, filmato per minuti e minuti e poi sparato addosso al mondo da un’efficienza comunicativa che quel centro operativo colpito dai russi probabilmente assicurava.L’origine è sorosiana, come di tutte le furberie tese a spianare coscienze fragili e fargli passare sopra i tank e gli F16 della civiltà occidentale. Nel 1999, in pieno bombardamento di Belgrado, li vidi spuntare come “Berretti Bianchi” e fare comunella con quattro scalzacani dell’opposizione cara a Washington, Berlino, D’Alema e al Vaticano. Si qualificavano “forza di pace e di interposizione”. Sì, interposizione tra i fatti e chi li voleva conoscere. Tornati a casa, dalle parti di Pisa, balbettarono ancora qualche minchiata contro Milosevic e poi andarono underground. Erano un primo tentativo, abortito, di far credere che degli spioni e sguatteri dell’aggressore fossero eroici e disinteressati soccorritori e pacificatori sopra le parti.

Stanno ad Al Baghdadi come Bertolaso stava a Berlusconi

In Siria sono maturati. Di questi giorni, coperti di polvere, con in braccio bambini presunti estratti dalle macerie provocate dall’orrido Assad e dal cattivissimo Putin (sono sempre gli unici che sparano), li vediamo corroborare la vulgata che Aleppo Est, ultima ridotta dei jihadisti, stia venendo crocefissa. Cioè coloro che, reclutati per ogni dove da Nato, Usa e Golfo, da 5 anni assediano e colpiscono i tre quarti della seconda città della Siria, sarebbero le vittime di un assedio che non è altro che il sacrosanto dovere del governo di liberare la sua città. Gli elmetti bianchi, autonominatisi anche “Difesa Civile Siriana”, neutrale e disarmata, per quanto attivi unicamente in zone sotto controllo jihadista, da noi sono definiti Ong dei Diritti Umani. Che poi video, non ritenuti degni dei nostri canali, li mostrino aggirarsi baldanzosi con armi a tracolla in mezzo alle peggiori bande di tagliagole, è dettaglio trascurabile.

Dietro? I soliti noti.

Come nel caso di altri elementi della matrix che ci accompagna con dolcezza alla riconquista del mondo da parte delle potenze coloniali, ex e contemporanee, magari passando per una guerra mondiale atomica, tipo Amnesty, Avaaz, HRW, USAID, gli Elmetti Bianchi si apprezzano meglio quando se ne conoscono fondatori e finanziatori. Esce fuori che sono nient’altro che il braccio umanitario del peggiore mercenariato della Nato e di Israele. Fondati a Istanbul nel 2013 da James Le Mesurier, ex-ufficiale britannico e poi mercenario dell’impresa privata di contractors Olive Group, attivo in Bosnia , Kosovo, Iraq, Libia e Palestina. Olive Group, si è poi fusa con la famigerata Blackwater formando la Constellis Holdings. I finanziamenti arrivano da George Soros attraverso una ditta di PR, la Purpose Inc, che lancia campagne internazionali per l’abbattimento di Assad. Fondatore della Purpose è tale Jeremy Helmans che ha pure confondato Avaaz, anch’essa finanziata dalla Open Society Foundation di Soros e diretta da elementi con retroterra Wall Street. Negli anni dell’infiltrazione in Siria, supporto logistico agli Elmetti Bianchi è stato fornito dalla Protezione Civile turca. Nel 2013 ricevono 13 milioni di dollari da Regno Unito, Stati Uniti e idal Consiglio Nazionale Siriano (“governo siriano” di cartapesta a stelle e strisce alloggiato a Istanbul).

Tra i maggiori “azionisti” della farlocca organizzazione di intervento di soccorso e pace è USAID, l’agenzia Usa per lo Sviluppo che è uno degli strumenti principali del Dipartimento di Stato per la destabilizzazione di paesi insofferenti al vassallaggio Usa, come ben sanno i latinoamericani. Una sua relazione del luglio 2015 ammette chiaramente di aver assistito gli Elmetti Bianchi con oltre 16 milioni di dollari. Sempre passando attraverso USAID, il Dipartimento di Stato gli ha versato 23 milioni nel 2016. Lo ha confermato alla stampa, il 27 aprile, Mark Tener, portavoce del ministero.


Umanitari per intervento diretto e No Fly Zone, come Erdogan, Nato, Israele, Golfo e Washington comandano.

Oltre a fare da Protezione Civile per il terrorismo jihadista ad Aleppo, gli EB si muovono anche sul piano politico, invocando costantemente interventi occidentali e, con particolare urgenza al Consiglio di Sicurezza, la famosa No Fly Zone perseguita dalla Turchia. Intervento prontamente realizzato a Der Ezzor, No Fly Zone all’ordine del giorno dell’ONU.

La bufala delle bombe-barile che Damasco rovescerebbe da anni su Aleppo (come se i russi non potrebbero fornire di meglio all’aviazione siriana) è stata diffusa da Raed Saleh, capo degli EB in Siria, spesso fotografato sottobraccio tra “ribelli” inneggianti su prigionieri giustiziati. Dalle bombe come dai gas di Assad, Saleh si vanta di aver salvato 40.823 persone. L’insistenza sui bambini di Aleppo, su cui si straccia le vesti Furio Colombo del “Fatto Quotidiano”, e non solo lui, un giorno sì e l’altro pure, è lavoro suo. Nell’aprile 2016 a Washington gli è stato conferito il “Premio per il contributo all’assistenza umanitaria”. Alla celebrazione, l’oratrice principale è stato Gayle Smith, amministratore di USAID.

Raed Saleh, gradito ospite al Consiglio Atlantico.

Interessante anche la matrice di altri dirigenti degli EB. Mosab Obeidad, il cui assistente è stato scoperto fornire armi per 2,2 milioni ai gruppi terroristi in Siria (Vedi “Al Akhbar”, giugno 2013), era vicedirettore della Croce Rossa del Qatar, il nemico arabo più virulento contro Assad e quartier generale dei Fratelli Musulmani (la cui gazzetta in Italia è il “manifesto”). Altri dirigenti erano, prima di scoprirsi umanitari, capi di gruppi “ribelli”, come Faruq al Habib a Homs.

Specialisti di Photoshop e bufale propagandistiche, gli EB si sono fatti valere, tra le altre occasioni, oltre che con la campagna Omran, di cui ho avuto modo di parlare in un precedente post, con la sequenza strappalacrime dell’Elmetto Bianco di Aleppo che tiene in braccio una bambina sanguinante e racconta di averla recuperata insieme a molti altri civili feriti. Twitter ha scoperto che la foto era un falso. Scattato altrove in altri tempi.

Ce ne sarebbe ancora. Ma quanto qui è esposto è stato ritenuto più che sufficiente perchè agli EB venisse assegnato dalla Fondazione svedese “Right Livelihood Award” quello che è conosciuto come “Premio Nobel Alternativo” e che comporta un assegno di 352.000 dollari. Il premio è stato condiviso con l’attivista femminista egiziana Mozna Hassan, con la russa Svetlana Gannushkina, ferocemente anti-Putin ma pro-migranti e, foglia di fico, con il quotidiano turco Cumhuriyet. Nulla di cui stupirsi. Non abbiamo un Premio Nobel della Pace che dirige ben sette guerre e insegna al mondo come la polizia deve trattare i diversi? Un Giulio Regeni, collaboratore di signori dello spionaggio e degli squadroni della morte, che prende a Napoli, postumo, il Premio Giancarlo Siani, giornalista assassinato dalla Camorra? Non siamo in Matrix? Ci sveglieremo solo quando all’orizzonte vedremo profilarsi un fungo atomico?. Ed è davvero il caso, stando come stanno le cose, di andare a sfrucugliare i Cinque Stelle, unici contro guerre e sanzioni e loro responsabili veri, perchè qua perché là, o di mettersi a contare i peli nel naso a Putin?

 
Pubblicato da alle ore 18:44

LE RAPPORT SUR LE BURUNDI : UNE IMPOSTURE ONUSIENNE !

# LUCMICHEL. NET/

LUC MICHEL : « LE RAPPORT SUR LES DROITS DE L’HOMME AU BURUNDI, UNE IMPOSTURE OCCIDENTALE »

Avec Panafricom/ 2016 09 26/

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

http://www.lucmichel.net/

https://twitter.com/LucMichelPCN

LM.NET - VISUAL rapport burundi (2016 09 26) FR

Infographie : PCN-Agitprop.

LE PRESIDENT BACHAR AL-ASSAD REPOND A FRANCOIS HOLLANDE : ‘LA FRANCE EST DEVENU UN SATELLITE DE LA POLITIQUE AMÉRICAINE’

SYRIA COMMITTEES/ 

Bachar- Al-Assad répond à David Pujadas !

Pujadas : « Vous savez ce que le premier ministre français à dit de vous ? Il a dit c’est un boucher ! »

SYRIA - VISUAL bachar boucher (2016 09 26) FR

Al-Assad : « Je vais être franc avec vous. Personne ne prend plus au sérieux les déclarations des responsables français pour une simple raison c’est que la France est devenu un satellite  de la politique américaine dans la région. Elle n’est pas indépendante et n’a aucun poids. Elle n’a aucune crédibilité ».

Avec SANA/ 2016 09 26/

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees/

* Infographie : PCN-Agitprop

MESSAGE DU PRESIDENT NKURUNZIZA AUX BARUNDI …

# PANAFRICOM/ PRESIDENT NKURUNZIZA : ‘LES BURUNDAIS SONT UNIS ET ILS VEILLENT !’

 PANFRICOM/ 2016 09 24/

http://www.panafricom-tv.com/

https://www.facebook.com/panafricom/

https://www.facebook.com/Panafricom2/

PANAF - Nkurunziza mess aux barundi (2016 09 24) FR

Comme l’élite politique burundaise, le Président Nkurunziza privilégie Twitter pour délivrer ses messages (il n’a accordé aucune interview depuis le coup d’état avorté contre lu de mai 2015, à l’exception de l’entretien accordé à luc Michel).

* Voici la reproduction intégrale des twitts de S.E. le Président Pierre NKURUNZIZA

@pnkurunziza, ce samedi 24 septembre 2016 :

« LES BURUNDAIS SONT UNIS ET ILS VEILLENT ! »

Imana ni nziza. Irakunda Uburundi, Irakunda Abarundi, Irakunda Abagumyabanga. Twame twibuka kuyishimira, vy’umwihariko. Intsinzi ya @CnddFdd yo muri 2015, ni ikimenyetso c’ubwizigirwa budasanzwe Imana yatugiriye, ngo turongore u #Burundi mubihe bigoye nk’ibi.

Turanezerewe kandi yuko @CnddFdd yaraye ihejeje igikorwa kidasanzwe co kwishingira indongozi nshasha mu #Burundi bwose. L’étape franchie depuis plus d’un an est solide. Le #Burundi est dans la paix, les Burundais sont unis, quoique disent certaines langues.

C’est ma foi, c’est ce que j’ai vécu: au final, ce n’est pas le nombre de mensonges ou rumeurs qui compte, ni la force de ceux qui les disent. Au final, la vérité triomphe. Même seul, face au monde. La sagesse du #Burundi rappelle que “Ukuri guca muziko ntigusha”.

Que les élections de 2015 se soient passées dans des circonstances exceptionnelles fut “une chance” pour le #Burundi: nous avons tant appris. Les élections de 2015 au #Burundi ont ouvert les yeux à des millions, aux Burundais, au @CnddFdd, aux pays frères d’#Afrique, au monde. Il y avait plusieurs provocations, plusieurs pièges mortels pour la Nation du #Burundi, autour des élections de 2015. Tous ont été défaits.

Si le renversement des institutions du 13 mai 2015 avait réussi, personne aujourd’hui ne peut dire ce que serait devenu le #Burundi. L’objectif du putsch de mai 2015: retirer au #Burundi son droit à élire librement ses leaders, en mettant en place une transition arrangée. Ceux qui étaient derrière le coup ont vu le contraire: non seulement le putsch a échoué, mais le processus électoral s’est accéléré.

S’il n’y avait pas eu d’élections en 2015, le #Burundi ne serait pas en paix à cette heure. “Uwambaye ikirezi ntamenya ko cera”, dit-on. Au #Burundi comme ailleurs, il est fondamental de savoir d’où l’on vient, pour constater où on est, et se fixer un cap pour avancer.

CETTE VICTOIRE (AUX ELECTIONS DE 1961) A IRRITE LE COLON.

AVEC LA COMPLICITE DE CERTAINS BURUNDAIS, LE PRINCE LOUIS RWAGASORE FUT TUE

Les élections de 2015 n’étaient pas les premières au #Burundi. Il y avait eu celles de 1961, qui nous avaient conduit à l’Indépendance. Cette victoire a irrité le colon. Avec la complicité de certains Burundais, le Prince Louis Rwagasore fut tué, avec sa femme et ses enfants: le premier avait 18 mois, le second 4 mois… L’objectif, c’était d’effacer sa trace au #Burundi

Pourquoi une telle haine? Quelle menace présentaient le Prince Rwagasore et l’Uprona à ce moment pour qu’on décime toute sa famille? Et bien, Rwagasore avait commis une faute inexcusable pour le colon et ses relais burundais: il avait uni le #Burundi vers un idéal.

En 1965, de nouvelles élections. Le projet de décapitation de l’Uprona progressait, avec de nouvelles tueries. Pour régner, il fallait diviser. Ceux qui étaient tués provenaient de toutes les ethnies, avec tous un seul tort: vouloir s’unir. “Uja mw’ishamba utazi ugaca inkoni utazi”

Après la décapitation du leadership unificateur de l’Uprona, le #Burundi héritait des divisions ethniques, régionales, claniques, etc. Ces divisions ont engendré au #Burundi des horreurs cycliques, sous toutes les formes de la barbarie humaine. Jusqu’en 1993.

Là encore, le Président Ndadaye démocratiquement élu a été; ses collaborateurs, de la base au sommet, de simples citoyens, ont tous été tués. Ceux qui voulaient ces horreurs étaient contre la démocratie au #Burundi. Le leadership du Frodebu vainqueur en 1993 sera lui aussi décapité.

Après le putsch de 1993, ce sera la guerre, des négociations, les Accords d’Arusha suivis de l’intensification des combats, jusqu’en 2003. C’est en 2003, avec l’Accord Global de Cessez-le Feu, que le #Burundi connaît l’accalmie et que le pays se fixe de nouveaux horizons.

L’Accord Global de Cessez-le Feu donne au #Burundi des forces de sécurité, FDN, PNB, SNR, représentatives de la diversité sociale du pays. C’est sur base de cette confiance nationale dont jouissaient les nouvelles forces de sécurité que les élections de 2005 ont été un succès.

Hélas!, les auteurs du putsch de 1993 ont de nouveau essayé de renverser les institutions du #Burundi en 2005, après les élections. En vain.

En 2010, les élections arrivaient alors que le #Burundi était sous pression de plusieurs pièges pour freiner le processus électoral. En vain. Cette pression ne s’est jamais relâchée, entre 2010 et 2015. Mais grâce à la vaillance de la FDN, de la PNB et du SNR, le #Burundi a tenu.

LA BASE DE NOTRE VICTOIRE, C’EST L’UNITE

Dès 2012, alors que le #Burundi célébrait ses 50 ans d’Indépendance, certaines voix ont dit que le pays ne connaîtrait pas de vote en 2015. Le #Burundi a tenu face aux fausses prophéties et cette pression parce que les Burundais sont unis. La base de notre victoire, c’est l’Unité.

Aucun Burundais ne ressemble à un autre. Nous sommes tous différents. Et ce sont toutes ces différences qui font la richesse du Burundi. Aucun Burundais ne se suffit. Le militaire a besoin du policier, le policier a besoin du journaliste, nous avons besoin d’ingénieurs, etc.

Si, 54 ans après l’Indépendance, le #Burundi n’est pas aussi développé que le paraissent d’autres pays, c’est qu’il nous a manqué l’Unité. La preuve: sur 8 dernières années [de 2008 à 2016] que le @CNDD-FDD rassemble les Burundais, nous avons construit 5000 écoles. [Alors que pendant 40ans] de 1962 à 2007, il y’avait seulement 1900 écoles.

Et si des Burundais ont fui en 2015, ce n’est pas parce qu’il y avait un parti ou le pouvoir qui les pourchassait, mais à cause des rumeurs. Encore une fois, nous nous adressons à tous nos compatriotes en exil: Kaze! Le #Burundi est votre pays, le nôtre à tous.

DES ACTIVISTES EN MAL DE VISIBILITE ONT TROUVE UN SLOGAN:

“GENOCIDE AU #BURUNDI”

Aucun étranger n’aimera notre pays plus que nous-mêmes. Des activistes en mal de visibilité ont trouvé un slogan: “Génocide au #Burundi”. Nous leur avons expliqué de façon rationnelle, légalement, socialement, humainement, qu’il n’y aura jamais plus de génocide au #Burundi. Pourtant, ils reviennent avec la même pancarte: “Génocide au #Burundi”. Surtout quand c’est le moment de grandes rencontres internationales.

Chers compatriotes, donnez aux porteurs du message “Génocide au #Burundi” un seul message: “Hagarike, twarabahinyuye. Nimwisubirire inyuma”. Dites-leur de cesser ces montages de petits calculs politiciens. Qu’ils cessent leurs rumeurs. Les Burundais sont unis, et ils veillent.

@pnkurunziza

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