Le Filippine di Duterte dicono “No” a Obama e aprono a Russia e Cina

di Massimiliano Greco – 16/09/2016
filippine duerte
Fonte: l’Opinione Pubblica
 
Le Filippine perseguiranno politiche estere e militari “indipendenti” non legate agli interessi degli Stati Uniti: è questo il succo del discorso tenuto dal presidente Rodrigo Duterte.
 
Il paese asiatico può ora guardare anche verso la Cina e la Russia al fine di acquisire nuove armi in modo che possa migliorare le proprie capacità di affrontare le insurrezioni e il terrorismo che affliggono il Paese.
 
Duterte ha infatti dichiarato di star considerando l’acquisto di armi da Mosca e Pechino e che porrà fine ai pattugliamenti congiunti con le forze degli Stati Uniti nel Mar Cinese Meridionale, ufficialmente per evitare di restare coinvolto in un conflitto non negli interessi di Manila.
 
Duterte ha aggiunto che due Paesi – non meglio identificati – hanno concesso alle Filippine un prestito agevolato della durata di 25 anni per acquistare equipaggiamento militare. È chiaro comunque che Duterte allude a Russia e Cina. In seguito ha aggiunto che il Ministro della DifesaDelfin Lorenzana, e personale tecnico delle forze armate visiteranno Cina e Russia per scegliere il miglior equipaggiamento.
A tal proposito ha aggiunto il presidente filippino di non aver bisogno di F-16: “non dobbiamo fare la guerra a nessun Paese”, specifica. Inoltre ha sottolineato come a Manila servano aerei a elica per combattere terroristi e insorti, non aerei a reazione. Tuttavia, ha anche precisato che non intende recidere il cordone ombelicale che unisce Manila a Washington.
 
“Non stiamo sciogliendo le nostre alleanze militari. Ma di certo, seguiremo una politica estera indipendente.” Nell’annunciare quello che si presenta come un vero cambiamento definitivo nella politica di Difesa del Paese, Duterte ha detto di voler comprare armi“laddove siano a buon mercato, non ci siano vincoli e ci sia trasparenza”.
 
Il tutto, dopo un solo giorno dalla richiesta, avanzata da Duterte, circa il ritiro delle truppe USA da Mindanao. Il portavoce presidenziale Ernesto Abella si è affrettato a dichiarare che si tratta solo di una “ingiunzione” e di un “avvertimento” circa i rischi che i soldati americani si trovano ad affrontare, e cioè i terroristi di Abu Sayyaf, una costola di Al Qaeda. Intanto il portavoce del Pentagono, comandante Gary Ross, nel frattempo ha affermato che il rapporto USA-Filippine “è stato una pietra miliare della stabilità per oltre 70 anni”.
 
È presto per dire se tutto ciò porterà a una rottura definitiva o, più probabilmente, a un diverso assetto delle relazioni estere filippine, magari meno incentrato sulle forniture americane, che attualmente ammontano al 75% della spesa militare di Manila. In ballo ci sono i soldi e le forniture militari, certo, ma la volontà di autonomia da Washington, non fosse altro che per le intemperanze di Obama, entrato più volte a gamba tesa nelle questioni interne filippine, fra cui il modo duro con cui Manila affronta la lotta contro i trafficanti di droga e la solita questione dei diritti umani, è una potente spinta al cambiamento.
 
Di certo c’è che Obama sarà ricordato come il presidente che è riuscito a distruggere o quanto meno a incrinare gran parte dei rapporti-chiave della politica estera americana dell’era neocon (primo fra tutti quello con Israele), oltre ad aver collezionato una serie di stalli: UcrainaSiria, il “veto” alla partecipazione all’AIIB dei cinesi, la questione del Mar Cinese Meridionale; ai quali si aggiungono le difficoltà nell’affrontare l’ISIS.
 
Tuttavia chiunque sarà il prossimo presidente eletto a Washington, la strategia non potrà che cambiare dagli ultimi otto anni. Sia Trump, vicino alle idee della Old Right americana che la Clinton, in buoni rapporti sia con i neocon che con Israele, rappresentano infatti due punti di vista differenti da Obama e ciò influirà sicuramente anche nei rapporti con Manila. Non ci resta che aspettare.
Le Filippine di Duterte dicono “No” a Obama e aprono a Russia e Cinaultima modifica: 2016-09-27T19:53:15+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Le Filippine di Duterte dicono “No” a Obama e aprono a Russia e Cina

  1. It’s a reality that is very sad but, the grdeat majority of guys experiencing problems of low
    testosterone that are being treated by ther general
    care practitioners, and in some cases, by an endocrinologist, discover that
    their delineated, cookie cutter protocol doesn’t operate anymore.

    Feel free to surf to my page: dr johanan rand

I commenti sono chiusi.