BOMBE USA -VASELLINA PACIFINTA. FILO ROSSO DA REGENI A MISURATA A DEIR EZZOR ALLA TREGUA IN SIRIA ALL’ATTENTATO DI MANHATTAN A UNO SPORCO 24/9 ITALIANO PRO-MERCENARI E ANTI-SIRIA

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MONDOCANE

DOMENICA 18 SETTEMBRE 2016

 
Selfie di Obama prima di entrare in sala trucco
 
Una tregua pro domo sua. Tanto per capire chi sta con chi.
Russi e Usa concordano una tregua, dalla Turchia partono camion di aiuti, subito rifiutati dai terroristi mescolati a presunti “moderati” per farsi passare per tali  e per martiri e godere dell’affetto Usa-UE. Gli Usa bombardano il ridotto di Deir Ezzor, nel Nord-Est siriano, dove un una guarnigione dell’Esercito Arabo Siriano difende eroicamente da tre anni  la sua base aerea dall’assedio Isis, uccidendo 80 militari lealisti e ferendone 100. Il bombardamento, per opera di 2 F-16 e 2 A-10, aveva permesso ai miliziani del califfato di occupare una posizione strategica che sarebbe stata utile a Damasco per la programmata offensiva su Raqqa. Offensiva  progettata anche da forze curde, però assolutamente inadeguate alla bisogna, per quanto supportate dagli Usa, ma bloccata, stavolta, dai turchi. Quindi priorità assoluta al blocco dei lealisti. Ma, ore dopo, l’esercito patriottico è riuscito a riprendersi il punto strategico. I russi hanno immediatamente denunciato la gravissima violazione della sovranità siriana e il manifesto intento di evitare la rotta dei jihadisti. Stessa denuncia fatta delle ripetute rotture della tregua ad Aleppo da parte dei mercenari ristretti in un ultimo quartiere a est della città.
 
Simultaneamente l’altro elemento del Duo dell’Apocalisse Usa-Israele, che il giorno prima aveva perso un caccia e un drone sotto i colpi della contraerea siriana, tornava ad attaccare posizioni siriane vicino a Quneitra, sul Golan occupato e annesso da Israele e dove la linea verde di separazione tra zona siriana e zona sequestrata è stata dai comandi israeliani affidata ai terroristi di Al Nusra (oggi Fatah el Sham per far dimenticare 5 anni di orrori su prigionieri e civili e farsi accreditare come alternativa ad Assad dai pacifinti, Assopace, Formigli e, ovviamente “la comunità internazionale”). L’intervento dei caccia israeliani avveniva a sostegno dei terroristi messi in difficoltà da un attacco lealista.
 
Botti a Manhattan: non guardate le bombe che buttiamo, guardate quelle che ci buttano
 
 
E, perfetto controcanto inteso a distogliere l’attenzione da questi episodi criminali e dalle relative proteste russe, come anche a rilanciare la militarizzazione universale, la necessità delle guerre e dell’espansione degli Stati di polizia e a ricucire le lacerazioni dell’architettura dell’11 settembre, l’immancabile nuovo auto-attentato (30 feriti) a Manhattan. Salteranno fuori, man mano, nomi arabi, magari siriani e i cavalieri dell’apocalisse avranno riferrato i propri destrieri e potranno riprendere il galoppo. Per Giulietto Chiesa si tratterà forse di attentatori sauditi.
 
Tutto questo si inserisce in un quadro che innumerevoli episodi, prove, testimonianze oculari hanno confermato e continuano a documentare. Vi si inseriscono le missioni anticostituzionali e anti-parlamentari del regime Renzi-Nato a Tripoli e alla diga di Mosul, come anche le Forze Speciali italiane addette alle operazioni sporche in Libia, Siria, ameri-kurdistan siriano e israelo-kurdistan iracheno. Da quando Daish (acronimo di “Stato Islamico in Iraq e nel Levante”, che si scrive e pronuncia con la “i” e non con la “e”, Daesh, come la scrivono i nostri poliglotti vernacolari, dato che nella grafia inglese la “e” si pronuncia “i”. Lo steso vale per Al Qaìda, non Al Qaeda, tanto meno Al Quaeda).
 
L’Isis non è ancora tutta da buttare
Tutto questo operare Usa-Israele-Nato-Golfo serve a evitare, ormai forse solo a rinviare, la rotta definitiva di Isis, come rischia di essere conseguita dai governativi iracheni, siriani, con russi, hezbollah e iraniani. Man mano che le truppe e milizie popolari di Baghdad, interconfessionali con sunniti e sciti, si riprendevano il territorio sottratto dalle forze surrogate della coalizione nemica, da aerei senza identificazione, ma anche spudoratamente con insegne Usa e britanniche, piovevano rifornimenti di armi e logistica sui mercenari.  E dove le bande di Al Baghdadi venivano meno, ci si adoperava, con istruttori, armaioli, forze speciali, e truppe sulle dighe, acchè almeno i peshmerga del despota feudale e narcoboss Massud Barzani potessero tener testa alle legittime forze del legittimo Stato iracheno.
 
 
Idem  per i curdi siriani che, rinnegato l’accordo con Damasco per cui, ottenuta l’auto-amministrazione, avevano contribuito alla resistenza contro l’assalto imperialista e islamista, presi da fregola espansionista sotto tutela padronale Usa, si sono rovesciati nel proprio contrario e, invitati gli americani a farsi una gran bella base in Rojava, se ne sono fatti ascari, con annessa pulizia etnica degli autoctoni, per l’occupazione di centri e territori arabi, non curdi.  Cosa per ora  riuscita agli israelocurdi iracheni invadenndo Kirkuk e altre aree arabe. Occupazione ovviamente funzionale, nei piani USraeliani e wahabiti, come in quelli dei subalterni curdi, all’antico piano di frantumazione anche di questo stato nazionale, laico, progressista, multietnico e multi- confessionale arabo (rimangono da squartare Libia, Egitto, Algeria. Quanto ai possedimenti famigliari dei Saud e cugini, quelli non preoccupano: sono ‘ndrine tenute dalla Banda del Golfo e Stati non lo sono mai stati)
 
Da mesi, anzi da anni, se riandiamo ai Balcani, all’Iraq di Saddam, all’Afghanistan retto dal governo laico comunista di Najibullah, tutta questa serie di aggressioni e distruzioni, che il Tribunale di Norimberga, per altri versi discutibilissimo, ha sancito “massimo crimine contro l’umanità”, passa come un TAV sui neuroni e sulla coscienza morale dell’opinione pubblica in virtù di un fattore decisivo: il costante, puntuale, fedele, ossequioso, fiancheggiamento di una muta di pacifinti. Irrilevanti nel numero e nell’intelligenza, ma promossi da rana a bue grazie ai vezzeggiamenti di politici e media (manifesto sempre house organ prediletto e siringa da usare sul corpo inerte del suo seguito sinistro).
 
Questa armata, fatta di pattuglie di amici del giaguaro e  battaglioni di utili idioti, parte in automatico, tante volte non ha neppure bisogno del fischio del pecoraro. Lo si vede dalla simultaneità con cui le varie colonne scattano, la sintonia delle parole d’ordine e, addirittura, impudicamente, l’identità delle terminologie. Dei loro trascorsi come facilitatori delle catastrofi inflitte a popoli e nazioni in Afghanistan (i turpi oppressori delle donne), Serbia (invenzioni di stragi come Racaq e Srebrenica, polizia etnica e stupri), Iraq (armi di distruzione di massa, genocidio dei curdi), Libia (Gheddafi bombarda il proprio popolo, fa stuprare le donne libiche, arraffa tesori, viva i rivoluzionari di Bengasi), Siria (viva i rivoluzionari di Daraa, Assad massacra e tortura), tutto è stato detto e anche, giocoforza, riconosciuto dagli stessi “main stream”.  Un rilancio lo tenta periodicamente il più accanito distorsore di verità tra le firme de Il Fatto Quotidiano, giornale diretto da uno che si picca di essere grande fustigatore di giornalisti falsi, faziosi e servili. Di Colombo a Travaglio toccherebbe decidere se il suo rovesciamento di ogni putridume e di ogni crimine disseminato sulla Terra da Israele e Usa in virtù costituisca un falso, sia fazioso, o manifesti servilismo.
 
Il guano del Colombo
 
Netaniahu lavato da Colombo
 
Furio Colombo: “Assad è il peggiore di tutti, usa senza scrupoli armi chimiche, bombarda il suo popolo, la polizia del tiranno ha dato vita  a una strategia tragica e disumana, cattura i figli adolescenti  o bambini dei leader della rivolta e ne fa ritrovare i corpi straziati dalla tortura”. Colombo è un forsennato sopravvissuto della propaganda del trucido, roba che neppure Goebbels dopo aver divorato il cuore di un ebreo. Il suo fanatismo sionista lo rende un imbarazzo perfino per il Mossad, al quale appartiene o non appartiene, ma al quale pare voler fornire servizi che vanno al di là di quanto il pur ipercriminale servizio terroristico ritiene utilmente attenmdibile. La parola che ripete più spesso è “bambini”, riflesso di inconscio(?) senso di colpa alla luce di quattro generazioni di bambini palestinesi catturati, sparati, carcerati, torturati, uccisi. Così anche, riflesso condizionato da transfert di colpa per i milioni di palestinesi cacciati e dispersi nel mondo, il suo ossessivo perorare incondizionata, illimitata, universale accoglienza ai rifugiati. E pensare che uno così, che ci dà finalmente un motivo per allestire campi di rieducazione, o esili sul primo meteorite che passa, domina la politica estera di un giornale che si vuole “libero e indipendente”.
 
Il baraccone di vivandiere, puttane, imbonitori e venditori di intrugli che ci  sferraglia addosso ogni volta che si tratti di coprire scelleratezze imperiali, da febbraio, dal momento in cui un giovane italiano al servizio di centri di spionaggio e pulizie etniche angloamericane, è stato buttato sulla soglia dell’ENI e tra i piedi del presidente Al Sisi, colpevole di aver sostituito il più fidato e servizievole fratello musulmano, ha intossicato piazze, redazioni, schermi  avvolto nel sudario di Giulio Regeni. Svuotata questa davvero sporca speculazione sul corpo di una probabile vittima di sue scelte sbagliate, da quella che la magistratura ha definito la piena collaborazione dei colleghi egiziani, ecco che il baraccone di giro ha trovato modo di farsi apprezzare dai buoni e dai farlocchi ricorrendo ai curdi. Trascinandosi dietro, ahinoi, anche un po’ di gente onesta che crede di far bene. Che si fa in quel caso? Si va lì in mezzo a  buttargli tra le gambe qualche petardo di verità? Si partecipa con proprio striscione alternativo incuranti che le proporzioni sono tra quattro formiche e un formicaio? Ci si astiene con muto disprezzo? Forse l’unica cosa che serve, o che è possibile,  è dargli addosso nei social media.
 
Dimensioni vere dei territori curdi
 
 
Il 24 settembre si aprono i tombini
C’è un presidente Usa che, obbedendo a ordini superiori, ma divertendosi un sacco, fa il surf su un mare di sangue. Dopo l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, la Somalia, sta sbranando la Siria e lo Yemen. Un genocidio dopo l’altro, orrori che il mondo non aveva mai visto. E quando si accorge di qualche perplessità in giro, fa saltare per aria un po’ di cittadini suoi., a titolo di diversivo. I teschi che galleggiano attorno a lui, falciati dalla sua tavola affilata, sono milioni . Lo insegue, per succedergli, una psicopatica con la bava alla bocca che vuol far meglio di lui e che già ha esibito orgasmi quando Gheddafi veniva sodomizzato da una baionetta consegnata dalle sue stesse mani. Questo nostro regime di cialtroni, ladri, decerebrati e famelici, ha il 40% dei giovani fuori lavoro e i suoi vecchi alla canna del gas, non contento di vedere cadere a pezzi il paese e contribuire in tutti i modi a sfasciarlo, s’impegna a collaborare negli sterminii altrui. 500 soldati a Mosul, 4000 mila in Afghanistan, 300 finte crocerossine e veri tagliagole a Tripoli, solo per citare i crimini di guerra più recenti. Chi ci ordina tutto questo se non i capobastone a Washington, Bruxelles e Tel Aviv? Avete visto anche un solo sorcio uscire dai tombini a protestare che così gli si avvelena l’habitat?
 
Il 24 settembre scenderà in piazza tutto il cucuzzaro che, dall’11 settembre da esso entusiasticamente accreditato, alle scuse per ogni guerra che ne è stata tratta, impesta l’ambiente con le bombe puzzolenti della nonviolenza, del pacifismo, dei diritti umani e del femminismo. Ordigni sganciati sugli stessi obiettivi che vengono colpiti dalla Nato e dai terroristi al suo servizio. Si mettono in scena i curdi di Turchia, bene accetti da tutti per come li massacra Erdogan, per poi, nel secondo atto, far emergere il protagonista vero: i curdi di Rojava, quelli che, svaporati perché mai esistiti i “rivoluzionari democratici che manifestavano pacificamente contro il dittatore Assad”, sono diventati i vessilliferi di democrazia, socialismo, partecipazione dal basso, femminismo. Tutta roba praticata in Siria da decenni, più onestamente e al servizio di nessuno. Curdi che da minoranza inclusa nella nazione siriana si sono involuti in microimperialisti che uggiolano al guinzaglio dei megaimperialisti Usraeliani, si travestono da Forze Democratiche Siriane (autentiche come il precedente Esercito Libero Siriano), irrompono in territori arabi e ne espellono, all’israeliana, i titolari. Sguatteri del piano padronale di frantumare la Siria. Siria che, insieme all’Iraq, è il cuore di quella civiltà araba senza la quale non avremmo nemmeno  conosciuto né Aristotele, né Eschilo e staremmo ancora lì a bruciare streghe e pagani.
 
 Bandiere curde e dei terroristi su unità mercenaria degli Usa
 
L’elenco di quelli che si aggregano sotto queste insegne lo conoscete. Il sound system  lo forniscono Cia e Dipartimento di Stato con sul cassone gli esperti Amnesty, HRW, Avaaz. Vociferano lì attorno confraternite pretesche varie, pacifisti e nonviolenti di ogni coloratura, dal nero al bianco, organismi del mondo delle zoccole dette giornalisti, Arci e affini rotti a ogni chiamata a nefandezze umanitariste, CGIL e altri sindacati specializzati in pratiche sodomitiche sui lavoratori (compresi gli ineffabili UBS condotti per mano dalla famigliola della Rete dei Comunisti), o in furti di fondi associativi per gioielli e vacanze (vedi la cronaca di oggi su Angeletti e Barbagallo), l’impazzita giunta comunale di Livorno, la Casa Internazionale delle Donne, gli infiltrati delle associazioni curde e, a fianco dello scontato detrito PRC (vivo come un bruco che ha fallito il passaggio successivo), nientemeno che la “Sinistra Anticapitalista”. E’ una delle micromonadi  trotzkiste disperse nella galassia dei neuroni a perdere, che si dice anche antimperialista ma sostiene “la lotta dei settori democratici e progressisti siriani contro il dittatore Assad”. Se arrivasse alla dimensione di un granello di pulviscolo galattico, per il sole imperialista sarebbe il corpo più prezioso da farsi girare attorno. Pensate, gente che giura su una lotta di classe  e la sostiene stando al fianco di chi va facendo strame di oppressi e sfruttati in tutto il mondo! Roba da far spostare di qualche grado l’asse terrestre.
Aggiungo qui sotto due commenti arrivati al mio blog e che non potevano essere più puntuali, precisi e dotati di quella stringatezza che a me, mondocane, sfugge.
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Qualcuno poi si adombra quando uso il termine “imperialismo di sinistra”.
Eppure da molti anni, essere di “sinistra” è proprio il nuovo abito indossato dall’imperialismo. Un abito fatto di “diritti umani”, “democrazia”, “diritti di genere”  e persino “antifascimo”. D’altra parte, Milosevic, Saddam Hussein e Gheddafi non erano forse definiti come dei “nuovi Hitler”? E’ forse un caso che non si sia detto “nuovi Stalin”?
Persino con Putin c’è una certa riluttanza a paragonarlo a un novello Stalin, anche se la tentazione trapela spesso. La titubanza non dipende certo dal fatto che sarebbe una lampante idiozia, ma perché, evidentemente, si è convinti che l’epiteto “nuovo Hitler” faccia più presa, o che, simmetricamente, “nuovo Stalin” possa non essere inteso propriamente come un insulto.
A meno che non sia un motivo banalmente scaramantico, perché Hitler fu sconfitto mentre Stalin vinse.
Fatto sta che l’ideologia neocons è assolutamente bi-partisan e da diversi anni ha trovato nella “libertaria”,  “femminista” e “dirittumanista” Hillary Clinton la propria campionessa.
Poco da stupirsi quindi che il PRC si faccia incantare dalla patina di “femminismo”, “democrazia” e “socialismo” dei Curdi siriani. Che siano alleati agli Usa, che siano cioè alleati degli alleati dei tagliagole, che cerchino di conquistare città non curde, che abbiano attaccato a tradimento l’Esercito Arabo Siriano, tutto ciò non viene semplicemente “sottaciuto”. Il problema di fondo è che non viene nemmeno preso in considerazione, perché la sinistra ha sugli occhi fette di salame ideologiche storiche che non glielo consentono.
In barba allo sbandierato “internazionalismo”, la sinistra (intendo quella che possiamo assumere in buona fede) non riesce a vedere nemmeno un elefante al di fuori del proprio ristretto campo visivo totalmente ideologico e puramente formale.
Ci sarà un motivo perché la sinistra italiana ormai vivacchia alla meglio solo in qualche Villa Serena sparsa qua e là, senza alcuna speranza di riprendere vigore.
Piotr
 
@alex nessuna simpatia per i sindacati confederali.
Possono organizzare manifestazioni contro il Pinochet del Cairo, contro i perfidi regimi di Assad e Putin, sono complici della confindustria e delle peggiori leggi su pensioni e sul lavoro, sono complici dello smantellamento dello stato sociale. E ne possiamo mettere quante ne vogliamo.
Ci sono talmente tante colpe REALI che e’ inutile inventare cazzate. I sindacati tutto fanno tranne manifestare contro immigrati clandestini e campi rom, non fosse altro che sono in prima fila a quella mangiatoia creata da questa folle invasione incontrollata che non ha ne’ capo ne’ coda , che non da’ garanzie a coloro che avrebbero il sacrosanto diritto di essere accolti, non da’ altro futuro che la carità pelosa, false speranze e certezze di un futuro di stenti ed illegalità a chi “tocca bomba” fottendosene (noi) di chi resta indietro, ed esacerba la popolazione creando le basi di uno scontro tra poveri. “Accoglienza” arci-caritas-ong -marina militare del cazzo, cosa crediamo di accogliere un miliardo di persone in Italia? Quale credi che sia lo scopo, oltre ad arricchire la mafia delle ong? Magari destabilizzare un continente con numeri non sopportabili in tempi cosi’ brevi …
Con buona pace degli utili idioti dei noborders e delle anime candide che gridano al razzismo quando si cerca di ragionare su dati pragmatici e sul mondo reale.
Luca.
 
Pubblicato da alle ore 17:56

CRIMEE : PREMIERES LEGISLATIVES RUSSES DEPUIS LE RETOUR A LA RUSSIE MALGRE LE BLOCUS OCCIDENTAL ..

Luc MICHEL pour EODE/ 2016 09 18/

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 crimee douma 2016

La stratégique va prendre part pour la première fois à une élection destinée à désigner les députés du parlement national russe. La Crimée et la Ville autonome de Sébastopol participent donc pour la première fois à une élection russe. Ce Dimanche, ce sont les premières élections législatives russes pour les habitants de Crimée, rattachée en mars 2014 par la Russie à l’issue d’un référendum d’autodétermination. “Un taux de participation élevé montrera le niveau de soutien à notre président Vladimir Poutine. Nous cherchons à dire à chaque citoyen qu’il faut venir voter et manifester ainsi notre unité”, explique à l’AFP Andreï Kozenko, vice-président du parlement local et candidat du parti pro-Kremlin Russie Unie.

LA QUESTION CENTRALE DU BLOCUS ET DES SANCTIONS

La Crimée est sous sanctions spéciales et c’est le grand sujet d’inquiétude ! Le porte-parole de la diplomatie américaine John Kirby a déclaré à l’occasion de ces élections : « Notre position sur la Crimée est claire : la péninsule reste partie intégrante de l’Ukraine (…) Les sanctions prises contre la Russie resteront en vigueur jusqu’à ce que la Russie rende le contrôle de la Crimée à l’Ukraine ».

La Crimée avait été démocratiquement rattachée en mars 2014 à la Russie à l’issue d’un référendum d’autodétermination. EODE avait alors organisé la Mission internationale de Monitoring du Référendum. L’UE et l’OTAN, qui n’aiment pas les referenda, ont « considéré comme illégal » celui-ci. En représailles, la Russie et la Crimée ont été durement frappées par des sanctions économiques américaines et européennes. Le gouverneur de Crimée, Sergueï Axionov, tête de liste de Russie Unie dans la région, se veut rassurant: “Nous pourrons percer tous les blocus”, est-il écrit sur ses affiches électorales, omniprésentes dans les rues.

LES ETATS-UNIS CONDAMNENT LES ELECTIONS LEGISLATIVES EN CRIMEE 

Les Etats-Unis condamnent les élections législatives en Crimée !

 « Les Etats-Unis ne reconnaissent pas la légitimité et ne reconnaîtront pas les résultats des élections [législatives] pour la Douma russe organisées le 18 septembre en Crimée, sous occupation russe », a déclaré le porte-parole de la diplomatie américaine John Kirby dans un communiqué, ce vendredi 16 septembre.

Les Américains continuent à se mêler de ce qui ne les regarde pas. C’est une constante de leur politique. Cette fois, cela ne donnera rien, car la volonté du peuple compte plus que les menaces, impuissantes par ailleurs, d’un État étranger. La population de la péninsule est non seulement russe en très grande majorité, elle est très reconnaissante à Moscou, et à Poutine personnellement, de l’avoir sauvée du chaos ukrainien. Et elle va voter en masse pour la première fois en 25 ans …

Ce matin les élections législatives ont commencé sans problème sur le territoire de la Crimée, où 1207 bureaux de vote ont ouvert leurs portes.

Luc MICHEL / EODE Elections Observatory

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Photo : Une affiche électorale du gouverneur de Crimée, tête de liste du parti “Russie Unie”, le 10 septembre 2016 dans une rue de Simferopol / AFP

Grandi opere nel grande Texas. Il caso della Trans-Pecos Pipeline

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16 SETTEMBRE 2016 

meeting

Anche nel Texas conservatore, le comunità locali si ritrovano a doversi opporre all’invasività delle grandi opere. Sta accadendo nel West Texas dove la difesa della proprietà si salda alle esigenze di protezione ambientale dagli appetiti dei potenti. Tutto il mondo è paese…

di Fabrizio Salmoni

Non bastava la più grande delle grandi opere americane, l’oleodotto Keystone che porterà il petrolio casalingo dall’Alaska al Golfo del Messico, a minacciare infiniti danni ambientali. Ora ad essere minacciata seriamente di inquinamento e devastazione è l’ultima frontiera americana, l’area del Big Bend, il territorio nel West Texas compreso nella grande curva che il Rio Grande traccia tra El Paso e il fiume Pecos. Difficile descrivere quella splendida, ampia regione, rimasta quasi incontaminata fino alla seconda metà degli anni 1980 che comprende un’area naturale, la Chinati State Natural Area, e due parchi spettacolari: il Big Bend National Park, grande quanto la Valle d’Aosta, e l’omonimo State Park, poco più piccolo, dove si ritrovano ancora tracce delle antiche piste che i Comanche percorrevano per razziare fino al Messico. Il paesaggio è unico nella sua primordiale bellezza, tutto quello che si può sognare guardando un film western: deserto, montagne, praterie, sorgenti d’acqualimpida, piatte mesas, piccoli e grandi canyons che si diramano a ventaglio dalle Davis Mountains fino al Rio Grande; 1200 specie di piante e un’infinita fauna di mammiferi, uccelli, rettili. Una storia di contrasti etnici con radici nella difficile convivenza tra anglo e messicani e con picchi nella Guerra per le Saline del 1877, nelle faide famigliari, e nelle forme dell’attuale contrasto all’immigrazione clandestina; un teatro di scontri crudeli con Apache, Comanche, rivoluzionari di Pancho Villa, desperados che fino agli anni 1950 – raccontano i vecchi – sconfinavano in Texas, sostituiti nei tempi più recenti da narcos e contrabbandieri. Sotto il cielo più grande che si possa immaginare, la terra che non è pubblica è disseminata di ranch estesi per decine di km quadrati dove si alleva bestiame, dove l’antico mestiere del cowboy è normalità e dove le tradizioni e le regole non scritte degli “old times” valgono talvolta più delle leggi.

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Su questa frontiera la cui integrità ambientale è già incrinata dalle conseguenze su aria e acqua del Rio Grande dell’industrializzazione selvaggia di El Paso sotto il governatorato di George W. Bush, si staglia oggi la minaccia peggiore. Nei primi mesi del 2015 un paio di miliardari hanno firmato un contratto da 770 milioni di dollari per costruire un condotto di gas naturale di circa 200 km attraverso la regione e dall’11 Maggio dello stesso anno i materiali hanno cominciato ad affluire a Fort Stockton. E’ a quel punto che le (piccole) comunità locali si sono mobilitate per il timore delle conseguenze: espropri, aumento del traffico e devastazione.

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Foto: Il Rio Grande nel Big Bend National Park

La pipeline, fatta di tubature da 1,20 m per sostenere la pressione di 230 Kg per cmq, dovrà portare 450.000 cmc di gas naturale al giorno quando dovrebbe incominciare a funzionare nella prima metà del 2017. Il gas viaggerà verso sud attraverso la frontiera nello sperduto avamposto di Presidio e verrà poi inoltrato più addentro nel Messico per uso industriale ed energetico.

Il progetto è stato commissionato dalla Commissione Federale messicana per l’Elettricità (CFE) come parte della spinta alla modernizzazione dei sistemi energetici. Un consorzio che comprende due aziende del settore, la messicana Carso e la texana Energy Transfer Partners (ETP) ha vinto l’appalto per i lavori. Il proprietario della Carso è Carlos Slim che apprendiamo essere il secondo uomo più ricco al mondo, avendo accumulato denaro imponendo costi telefonici da monopolio e tariffe sproporzionate anche sui contratti più popolari.

La ETP è guidata dal multimiliardario Kelcy Warren di Dallas, Tx., grande sponsor del Partito Repubblicano con forti legami con l’allora Governatore Rick Perry il quale, scaduto il suo mandato, è stato introdotto nel CdA dell’azienda per offrire “consulenza strategica”. Da Governatore, Perry aveva ricevuto almeno 250.000 $ in contributi elettorali da Warren. La ETP è anche coinvolta in un altro controverso progetto di megaoleodotto per trasportare grezzo dal Nord Dakota all’Illinois, investito dalla lotta dei Sioux della riserva di Standing Rock appoggiati da vari Vip tra cui l’attrice Susan Sarandon.  Ma la ETP deve anche difendersi dalla querela ricevuta per colpa di un suo operativo che avrebbe offerto i servizi di una prostituta minorenne a un proprietario terriero dell’Iowa  per convincerlo a cedere i diritti di transito per l’oleodotto sulla sua proprietà.

stoppipeline

Le controversie sul progetto Trans-Pecos riguardano la mancanza di trasparenza sulle procedure che riguardano in particolare le competenze per  autorizzazioni e normative: la questione verte sulla designazione del gasdotto, se deve essere considerato un progetto “interstate” o “intrastate”. Nel primo caso, sostengono gli oppositori, visto che attraversa un confine di stato necessiterebbe di un’autorizzazione presidenziale mentre nell’altro, rivendicato dall’azienda, solo di un’approvazione della Commissione Trasporti del Texas. Cosi nello scorso Aprile la ETP si è fatta promotrice di incontri aperti con la popolazione per avvisare che l’approvazione dello Stato era già stata concessa, un’affermazione subito smentita ufficialmente che ha costretto l’ETP a  correggersi sostenedo che solo la parte che attraversa il confine deve ottenere l’autorizzazione federale.

Poi c’è il problema degli espropri che l’ETP non può sottovalutare benchè in Texas le aziende nel settore delle condutture siano legalmente autorizzate, come ultima opzione, ad esercitare il potere di esproprio sui privati se non si addiviene a un accordo. Non si può sottovalutare perchè in Texas il trespassing cioè entrare in una proprietà privata senza autorizzazione è MOLTO pericoloso cosi come è diffusa l’antipatia per “i forestieri”. Tanto che alcuni prospectors della ETP sono già stati presi a fucilate.

Da diversi mesi quindi proprietari terrieri e attivisti della Big Bend Conservation Alliance hanno dato vita ad assemblee con i residenti delle contee interessate. Si vuole impedire, anche per vie legali, che l’impatto dell’opera sia devastante per la terra come è invece evidente nella zona di Midlands e San Angelo, quella che un tempo era un mare di erba e terra coltivabile, oggi ridotta a  terra consumata dall’industrializzazione, sacrificata all’industria del petrolio e del gas. L’esempio è davanti agli occhi di tutti, solo a due ore di distanza in auto.

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Malgrado la crescente opposizione per ora i lavori preliminari procedono cosi come i rilevamenti.

La protesta probabilmente non riuscirà a prevalere. I suoi limiti stanno nel localismo (Not in our Big Bend), nell’intreccio degli interessi di proprietari terrieri e degli ambientalisti, questi ultimi più predisposti al confronto collettivo, nella mancanza di una analisi che porti ad un gradino di critica superiore che contempli l’individuazione di una controparte politica, nel peso degli apparati di controllo e delle convenzioni culturali che regolano il tessuto sociale, nella mancanza di un riferimento politico istituzionale. Questo non può essere un Sanders, ormai già riassorbito nelle logiche clientelari del Partito Democratico, come non può esserlo il Green Party per inconsistenza. Mancano le alternative, come mi fa capire una ragazza che lavora in un piccolo ristorante della zona con un’insolita profondità: “Non posso votare Trump, dovrò votare Hillary ma non riesco a farmene una ragione e non c’è nessun altro…”. In realtà, l’unico che della protesta potrebbe in qualche misura avvantaggiarsi è il candidato libertario Gary Johnson che sottrarrebbe le quote locali di elettorato a Donald Trump.

Della vicenda della Trans-Pecos Pipeline resterà l’importanza dell’esperienza di lotta, degli episodi di solidarietà, dei momenti vissuti come comunità che,come sempre accade nei momenti difficili, vede cadere tante barriere e riesce a stabilire un linguaggio comune.

Il messaggio per noi del Pianeta Europa è la conferma della natura del nemico comune a tutta l’umanità, il capitalismo senza freni che si sta mangiando la Terra, e il sapere che anche nello Stato americano più conservatore si agitano pensieri, azioni e motivazioni che dovrebbero farcelo sentire più vicino (F.S. 15.9.2016)

bigbendcowboy

ELECTIONS LEGISLATIVES EN RUSSIE CE 18 SEPTEMBRE : VERS UNE MAJORITE SOLIDE POUR POUTINE DANS UNE RUSSIE PATRIOTE APAISEE …

Luc MICHEL/ 2016 09 18/

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

http://www.lucmichel.net/

douma 2016

“Je vous demande d’aller aux urnes, de voter, d’exprimer votre position.

Faites votre choix, votez pour la Russie !”

– V.V. Poutine.

Nous voilà loin des tentatives de “révolutions de couleur” des législatives de décembre 2011 et de la Présidentielle de mars 2012.

La 5e colonne pro-occidentale mise au pas, les partis libéraux laminés, les réseaux Sorös et les “vitrines légales de la CIA” neutralisées par la loi, la montée du patriotisme incarné par Poutine (disposant d’une popularité record d’environ 80%), fort de ses succès en Crimée et en Syrie, a changé la donne. Et malgré les sanctions économiques de l’UE dictées par les USA !

“L’opposition libérale, qui a cette fois eu l’occasion de présenter beaucoup plus de candidats que lors du scrutin précédent en 2011 et de diffuser ses clips de campagne à la télévision, a échoué à surmonter ses querelles internes et présenter une liste commune (…) les opposants qui avancent en ordre dispersé ont eu du mal à susciter l’enthousiasme des électeurs”, avoue l’AFP.

DES ELECTIONS APAISEES MALGRE LA TENSION INTERNATIONALE

Voilà des législatives apaisées où on attend à la fois une majorité forte pour les partis présidentiels, dont Russie Unie, à la Douma, et aussi des succès pour l’Opposition patriotique, KPRF national-communiste de Ziouganov et LDPR nationaliste de Jirinovski.

Le scrutin intervient dans un contexte politique exceptionnel : il s’agit de la première consultation à l’échelle nationale depuis le retour de la péninsule ukrainienne de Crimée, le déclenchement du conflit en Novorossiya, dans l’Est séparatiste pro-russe de l’Ukraine et la pire dégradation dans les relations de Moscou avec les Occidentaux depuis la fin de la Guerre froide. Le scrutin où plus de 6.500 candidats issus de 14 partis sont en compétition pour 450 sièges à la Douma d’Etat, chambre basse du parlement, intervient par ailleurs après près d’un an d’une intervention militaire inédite en Syrie “qui a fait de la Russie le maître du jeu dans le conflit syrien” (dixit l’AFP).

LA CRIMEE VOTE AUSSI

La Crimée et la Ville autonome de Sébastopol participent pour la première fois à une élection russe. Ce Dimanche, ce sont les premières élections législatives russes pour les habitants de Crimée, rattachée en mars 2014 par la Russie à l’issue d’un référendum d’autodétermination. “Un taux de participation élevé montrera le niveau de soutien à notre président Vladimir Poutine. Nous cherchons à dire à chaque citoyen qu’il faut venir voter et manifester ainsi notre unité”, explique à l’AFP Andreï Kozenko, vice-président du parlement local et candidat du parti pro-Kremlin Russie Unie.

AUSSI DES ELECTIONS REGIONALES …

Les électeurs devront également renouveler certains parlements régionaux et élire leurs gouverneurs. A ce titre, le président tchétchène Ramzan Kadyrov devra pour la première fois faire face aux électeurs depuis sa nomination à ce poste par le Kremlin en 2007.

LE DEPIT DES OCCIDENTAUX FACE AU RENFORCEMENT DE LA DEMOCRATIE SOUVERAINE RUSSE

L’éditorialiste de la Libre (Bruxelles) commente avec dépit : “La figure de Vladimir Poutine se révèle si omnipotente qu’on en oublierait que les Russes sont appelés aux urnes ce dimanche pour renouveler leur parlement et, partant, leur gouvernement. Au demeurant, personne ne s’attend à autre chose qu’à une victoire des affidés du Kremlin” …

Bravo à la Démocratie souveraine russe !

Luc MICHEL

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

http://www.lucmichel.net/

Dessin du grand Vitali Podvitski …

CHARLEOI-CATERPILAR. COMMENT ON MENT AUX CITOYENS : TARZAN EN PLASTIQUE LE CUMULARD MAGNETTE JOUE AU DUR POUR CAMOUFLER SA GESTION EN FAILLITE … ET SAIS BIEN QUE L’UE NE LE LAISSERA PAS FAIRE !

 LM pour LA REPUBLIQUE D’EUROPE/
2016 09 17/
 Capture llb magnette dur
Le cumulard (député bourgmestre de Charleroi, et encore Ministre-président de la Région walonne) Magnette, chef de file parachuté du PS à Charleroi (il n’est pas carolo), joue au dur : “retenez moi ou je fais un malheur” …
le malheur il est déjà fait, c’est la gestion calamiteuse et prébendière de la Sociale-démocratie (*) belgo-walonne, aujourd’hui en faillite, qui a conduit à la décrépitude économique et sociale de la Wallonie.
 
Autiste et arrogant, Magnette dit encore qu’ “Il ne croit pas que la décision du géant américain remette en cause les stratégies développées depuis près de vingt ans par le gouvernement wallon et les partenaires sociaux” (sic). Et compare l’Europe au Titanic : “l’Europe ne peut plus attendre, car elle est aujourd’hui comme le Titanic se dirigeant droit vers la banquise: si elle ne change pas de cap, sans délai, elle se fracassera sur la colère des peuples”. Le Bateau ivre (de privilèges et d’incapacité) de Charleroi, lui est déjà coulé …
 
* Lire sur LLB :
 
On notera encore que l’imposture de Magnette n’est possible que parce qu’une presse et une particratie complices lui servent la soupe ! “Durcir le droit” et “dire non à l’Europe” sont des inepties reposant sur une grossière propagande du mensonge. Car précisément la wallonie n’a plus aucune autonomie face aux lois de l’UE et tout pas de côté sera immédiatement sanctionné. Comme disait Audiard, “le drame avec les cons c’est qu’ils osent tout” …
 
LM
 
(*) Ne dites plus “PS”. La Sociale-démocratie belgo-walonne, comme toutes ses soeurs européennes, ,’a plus rien de “socialste” depuis longtemps. Depuis ces jours d’Aou^t-septembre 1914 où elles ont trahit la classe ouvrirère européenne pour faire la guerre en défense des bourgeoisies et des autocraties nationales …

Piacenza, operaio travolto e ucciso da tir durante picchetto. Usb: “Autista incitato”. Ma pm: “Non c’era protesta in corso”

La vittima è un egiziano di 53 anni, padre di cinque figli. E’ stato travolto dal mezzo mentre scioperava per il mancato rispetto degli accordi sottoscritti per le assunzioni a tempo determinato dei precari. La denuncia del sindacato Usb: “Ammazzateci tutti”. L’uomo alla guida del mezzo indagato per omicidio stradale. Il procuratore: “Allo stato attuale delle indagini riteniamo che l’autista non si sia accorto di aver investito l’uomo che è stato visto correre da solo incontro al camion che stava facendo manovra”. L’avvocato del presidente della Gis: “Il mio cliente non ha istigato nessuno, non era nemmeno nelle vicinanze. E i filmati lo provano”
Travolto e ucciso da un tir durante un picchetto davanti all’azienda di logistica dove lavorava a Piacenza. Abdesselem El Danaf, operaio egiziano di 53 anni e padre di cinque figli, è morto alle 23.45 del 14 settembre nella sede piacentina del corriere espresso Gls mentre scioperava per il mancato rispetto degli accordi per le assunzioni a tempo determinato di 13 colleghi precari. L’autista del tir è stato fermato dalle forze dell’ordine dopo essere sfuggito al linciaggio dei colleghi. Il 43enne è stato rilasciato in mattinata e risulta indagato a piede libero per omicidio stradale.
 
Video di Giulia Zaccariello
 
Le autorità stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica della vicenda. Secondo la sigla Usb era in corso una manifestazione sindacale, erano presenti sul posto agenti per motivi di ordine pubblico e la scena si è svolta sotto i loro occhi. “Il conducente del camion che ha travolto e ucciso il nostro lavoratore”, ha detto Riccardo Germani di Usb, “è stato incitato a forzare il picchetto da un addetto vicino all’azienda. Gli urlavano ‘parti, vai!’ e quello è partito investendo il nostro aderente”. La polizia di Stato in un primo momento aveva detto che alcuni agenti che hanno assistito alla scena avrebbero “tentato di fermare il tir battendo invano sulla carrozzeria, mentre questo partiva a velocità sostenuta investendo il 53enne”.
 
Diversa, infatti, la prima ricostruzione fatta dal capo della procura di Piacenza Salvatore Cappelleri. “Quando è avvenuto l’incidente non era in atto alcuna manifestazione all’ingresso della Gls”, ha detto ai giornalisti. “Grazie alla presenza di una pattuglia della polizia in quel momento sul posto abbiamo potuto effettuare subito una ricostruzione attendibile dell’incidente. Quando il tir è uscito dalla ditta, dopo le regolari operazioni di carico, ha effettuato una manovra di svolta a destra”. Il pm ha anche escluso “categoricamente” che qualche preposto della Gls abbia incitato l’autista a partire. “Davanti ai cancelli”, ha continuato, “in quel momento non vi era alcuna manifestazione di protesta o alcun blocco da parte degli operai, che erano ancora in attesa di conoscere l’esito dell’incontro tra la rappresentanza sindacale e l’azienda. Allo stato attuale delle indagini riteniamo che l’autista non si sia accorto di aver investito l’uomo che è stato visto correre da solo incontro al camion che stava facendo manovra. Per questo si è deciso di rilasciare l’autista che, tra l’altro, è anche risultato negativo ai test di accertamento per le sostanze stupefacenti e l’alcol”. “La procura e la polizia hanno escluso categoricamente qualsiasi istigazione. Il mio cliente viene accusato dal fratello della vittima di aver istigato l’autista a partire ma nulla di ciò è mai avvenuto, dato che non era neanche nelle vicinanze. La prova è rappresentata dai filmati acquisiti dalla procura”, dice l’avvocato Alfredo Zampogna, legale del presidente della Gis Antonio Romano.
 
Il gruppo di lavoratori Usb invece continua a ribadire la versione iniziale e in un comunicato ha denunciato le “gravi tensioni delle scorse ore”: “‘Ammazzateci tutti’”, si legge nella nota del sindacato, “è il grido dei lavoratori della logistica di Piacenza. Un nostro compagno, un nostro fratello è stato assassinato durante il presidio e lo sciopero dei lavoratori della Seam, ditta in appalto della Gls questa notte davanti ai magazzini dell’azienda. Il gravissimo fatto è l’epilogo di una serata di gravi tensioni, l’Usb aveva indetto una assemblea dei lavoratori per discutere del mancato rispetto degli accordi sottoscritti sulle assunzioni dei precari a tempo determinato”. Per il responsabile del settore logistica nazionale del sindacato Riadh Zaghdane si è trattato di  “un omicidio padronale”.
 
Intanto è arrivata la condanna da parte del governo. “Non doveva accadere”, ha scritto su Twitter la viceministra allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, poi rilanciata dallo stesso presidente del Consiglio, “vicina alla famiglia operaio deceduto. Responsabilità non restino impunite, nessuno può morire manifestando”. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha incontrato nel pomeriggio i rappresentanti Usb e ha ribadito che “ad ogni lavoratore deve essere garantito il diritto di manifestare le proprie posizioni in condizioni di sicurezza”: “Esprimo”, ha detto, “profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia per la morte di Abd Elsalam Ahmed Eldanfe. Spetta alla magistratura accertare l’esatta dinamica dei fatti e le responsabilità connesse, confermando l’impegno del ministero a portare avanti le attività di vigilanza utili per assicurare la legalità nei luoghi di lavoro”.
 
di F. Q. | 15 settembre 2016

TTIP, ITALIA CHIEDE UFFICIALMENTE DI CONTINUARE TRATTATIVE

italia ttip
settembre 16 2016
Ttip: Italia e altri 11 Paesi scrivono lettera a Ue per continuare trattative. Incontro Malmstroem-Froman, prossimo round 3 ottobre a New York.
 
Continuare i negoziati con gli Usa sull’accordo di libero scambio Ttip, e proseguire con la firma di quello con il Canada, il Ceta. E’ la richiesta che 12 Paesi tra cui l’Italia – ma non Francia e Germania – hanno rivolto alla Commissione Ue in una lettera, in vista della riunione informale dei ministri del commercio che si terrà a Bratislava il prossimo venerdì dove dovranno chiarirsi le reali posizioni dei diversi Paesi, tra loro divisi. Intanto la commissaria al commercio Cecilia Malmstroem ha incontrato oggi a Bruxelles il suo omologo americano Michael Froman, con cui è stato deciso di avviare il prossimo round di negoziati il 3 ottobre a New York.
 
“Siamo fiduciosi”, scrivono alla Malmstroem il ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda e i colleghi di Irlanda, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Finlandia, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Spagna e Portogallo, “che sarà in grado di raggiungere gli obiettivi in linea con il mandato” ricevuto dai 28 nel 2013. Per questo, sottolineano i 12 stati membri, “ribadiamo il nostro impegno e sostegno dato alla Commissione nei negoziati” e “guardiamo alla continuazione dei negoziati del Ttip con gli Usa”. I ministri dei 12 hanno ribadito il loro sostegno anche all’accordo commerciale con il Canada, che deve più solo essere firmato per entrare in vigore in modo provvisorio. “Aspettiamo la firma del Ceta il 27 ottobre e l’applicazione provvisoria dell’accordo” ritenuto “ampio e profondo” e “basato sulla realtà dei modelli commerciali di oggi”.
 
Nell’incontro odierno tra Malmstroem e Froman, che si rivedranno anche a Bratislava dove si giocherà una partita cruciale sul futuro dei negoziati con gli Usa, sono stati “discussi i prossimi passi per andare avanti” e, hanno assicurato i due, “abbiamo diretto le nostre squadre per fare il maggior numero di progressi possibili al prossimo round programmato per il 3 ottobre a New York”. Uno dei tentativi, secondo fonti europee, è cercare di lasciare comunque una porta aperta per proseguire le discussioni dopo le elezioni americane, ormai imminenti.