FINALE DU MERITE PANAFRICAIN DES PREMIERES DAMES

# MME HINDA DEBY, PREMIERE DAME DU TCHAD, 
REMPORTE LE PRIX DU “MERITE PANAFRICAIN DES PREMIERES DAMES 2016”
MERITE 1ERE DAMES FINALES   6
SUR AFRIQUE MEDIA TV …
MME CONSTANCE MANGUE DE OBIANG REMPORTE LE TROPHEE D’ARGENT;
MERITE 1ERE DAMES FINALES   7
AFRIQUE MEDIA
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GABON. L’AVIS D’UN CANDIDAT A LA PRESIDENTIELLE CONTRE PING …

L’AVIS DE Bruno Ben MOUBAMBA CANDIDAT MALHEUREUX A LA PRESIDENTIELLE GABONAISE : «nos Institutions Républicaines compétentes ont parlé. Je prends acte» !

 PANAFRICOM/ 2016 09 03/

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POG20091

Une analyse d’un correspondant gabonais …

Gabon : La Déstabilisation En Marche.

Jean Ping, un homme dangereux pour le Gabon et l’Afrique.

M. Bruno Ben MOUBAMBA, candidat malheureux à la présidentielle gabonaise : « Je crois que Ali Bongo a volé. Mais, Ping n’est pas exemple de reproche. Car, il sait qu’il m’a aussi volé. C’est vrai que je ne suis pas d’accord avec la réélection d’Ali, mais nos Institutions Républicaines compétentes ont parlé. Je prends acte ».

A observer le soutien sans faille des occidentaux à Ping, qui vient de s’auto-reproclamer Président, au mépris des lois gabonaises, n’est rien d’autre que la remise en scène du schéma Ivoirien. Pourquoi, Jean Ping ne fait il pas de réclamation auprès du Conseil Constitutionnel ou de la Cour Suprême ?

Nous nous devons, quelques soient nos griefs légitimes, de nous unir en bataillant pour le respect des décisions de nos Institutions, bafouées par la France et ses réseaux. C’est le cas de l’Afrique qui se bât pour sa Souveraineté. Mieux vaut parfois avoir son ennemi devenu l’ennemi de ton pire Ennemi comme ami.

Panafricains et Panafricaines, soutenons le Peuple Frère du Gabon en exigeant le Respect de ces Institutions Républicaines.

Dans La Dignité, Nous Vaincrons !

PANAFRICOM

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LA STREGA SANTA, IL PAPA, I NAZISIONISTI DI PARIGI, GLI AMMAZZA-SIRIA IN PIAZZA

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MONDOCANE

SABATO 3 SETTEMBRE 2016

 
 La Giudecca, girone dei traditori
 
Tra il 2 e il 4 settembre si verifica una serie di eventi che sono il segno, direbbe forse Roland Barthes, dell’abisso di degrado e turlupinatura in cui è precipitata la società occidentale a forza di direzioni religiose al diapason dell’ipocrisia e della superstizione, di amici del giaguaro che hanno totalmente inquinato lo spettro dell’azione e del pensiero sinistri, e di media corrotti fino all’ultima macchia di inchiostro e facinorosamente al servizio del potere che dovrebbero controllare e contenere. Parlo di papa Bergoglio, dei commandosnazisionisti di Charlie Hebdo, di Teresa di Calcutta Premio Nobel e ora pure santa, e dei rettili sorosiani che si fanno passare per pacifisti e scendono in piazza “per la Siria” su mandato di chi la vuole uccidere.
 
Da Je suis a Je ne suis pas
Virtuosi dei due pesi e due misure, sono arrivati a scrivere “Je ne suis pas Charlie” dopo che, appena l’anno scorso, urlando a tonnellate di piombo, rotative arroventate e lenzuolate di carta “Je suis Charlie”, erano arrivati a stracciarsi le vesti e a ripubblicare il delinquenziale fogliaccio nella propria testata. Eppure si trattava dello stesso Charlie Hebdo, della stessa rivista inventata, mantenuta in vita a dispetto della scarsa circolazione e rilanciata tramite False Flag stragista, dello stesso campione della satira contro i deboli e le vittime e a sostegno dei forti e prepotenti, che quindi satira non è per niente. “The chicken come home to roost” dicono in Inghilterra, colorita metafora traducibile con “le galline tornano al pollaio” che significa “i nodi vengono al pettine”. E Charlie-martire ti viene ricacciato in gola.
 
Lutto planetario, rivolta morale, guerra totale per la libertà d’espressione, a costo di farsi scuoiare dal Califfo, dopo l’eccidio di 12 embedded sion-imperiali nella redazione di Charlie Hebdo. Uccisi da sconosciuti mascherati, che però avevano avuto cura di lasciare la loro (?) identificazione sul cruscotto e che avevano manovrato nel e attorno al palazzo del giornale per una buona mezz’ora, da vicino osservati (assistiti) da vetture della polizia che poi si sono cortesemente scansate quando i mascherati, compiuta la missione, esigevano via libera per allontanarsi. Collaborazione di Stato tanto apprezzata da essere poi ripetuta al Bataclan (due ore di ritardo degli interventi, niente immagini della scena della strage, uccisione dei presunti terroristi) e a Nizza, dove un camion percorre indisturbato 2km di lungomare affollato, travolge un’ottantina di persone, appare poi senza una tacca nella carrozzeria nonostante l’impatto con tutti quei corpi (avete visto cosa succede al cofano quando si urta un cane?), non si lascia dietro né sangue né corpi sfracellati a 90km/ora, tanto che un preoccupatissimo ministro dell’Interno ordina alla polizia nizzarda di distruggere tutte le prove registrate dalle cento telecamere disseminate sul percorso. False Flag da salvare.
 
 
E ora lutto nazionale, rivolta morale, guerra totale contro una simile libertà d’espressione da parte degli stessi “indignados” per la fetecchia sui terremotati dello stesso rivoltante giornale. Due pesi due misure, legge mosaica numero uno con cui l’Occidente insegna ad affrontare la realtà. ”Je suis”, quando raffigurava il Profeta, che guida 1,5 miliardi di esseri umani uguali a noi, nelle fattezze di un maiale; “Je ne suis pas”, quando lo stesso strumento deforme del laboratorio dello scienziato pazzo nazisionista schiaffa le vittime del terremoto sotto salsa di pomodoro e tra lasagne. Eppure la coerenza è perfetta. La satira è tale quando sfotte e vetrioleggia i potenti, è abuso di potere nel nome di associazioni a delinquere quando sbertuccia, cioè offende, umilia, le vittime e chi contrasta il potere. Perciò Crozza fa ridere quando impersona Tim Cook, superdelinquente della corruzione morale e intellettuale universale, oltreché ladrone di tasse, o quando fa la caricatura del supergaglioffo fiorentino. Non fa ridere quando motteggia sui Cinque Stelle o sull’ ex-sindaco Marino. Concludendo: Charlie Hebdo non è che la manifestazione di una volgarità cavernicola a cui la Cupola mondialista ha assegnato il compito di fomentare, col razzismo e l’eurocentrismo, quello Scontro di Civiltà che giustifica Stati di polizia e guerre d’aggressione finalizzati alla dittatura mondiale.
 
Mummie e streghe. Tutto fa soldo.
Facendosi precedere dalla santificazione di un papa in odore di CIA e di un altro papa manifestamente CIA, sobillatore di popoli, finanziatore di quinte colonne fasciste in collusione con la mafia e distruttore di Stati sovrani; rafforzata la speculazione su un Anno Santo in disarmo, sepolto sotto Mafia-capitale, trascinato per le vie della capitale la mummia di un santo  imbroglione, incazzoso, ma nobilitato dal ruolo di picchiatore squadrista e di falsificatore di stigmate all’acido, il papa che tutti quelli che a noi stanno sul cazzo celebrano come un novello fraticello d’Assisi raggiunge un insuperabile apogeo nella caratterizzazione del suo pontificato (i “segni” di Barthes) con l’elevazione agli altari di Madre Teresa di Calcutta, autentico ipogeo dell’etica e della verità.
 
Tuttavia, se si guarda ai meriti dei tanti santificati nel corso del tempo, Bergoglio fa pure bene, la vecchia ragazza sta in linea. C’è coerenza, tipo con Santa Elena, madre di Costantino, o con Teodora, imperatrice di Bisanzio, grandi massacratrici di pagani e perciò grandi autrici di miracoli. Anche Madre Teresa ne ha fatti. Ne volete un elenco per difetto?
 
Miracoli degni di canonizzazione
Visitate da missioni di medici veri (che poi ne scrissero inorriditi) le cliniche della suora, manco infermiera, manco portantina, risultavano degli orrendi tuguri sporchi e puzzolenti dove, su brande e pagliericci, senza farmaci, senza la minima profilassi igienica, agonizzanti da linfomi, colera, tbc, peste bubbonica, lebbra e tumori allo stadio terminale, straziati dai dolori, invocavano anestetici e antidolorifici che la Santa negava perché “il tuo dolore ti avvicina al dolore di Gesù e ti apre le porte del paradiso”. In compenso li toccava con le sue dita miracolanti. E i lamenti dei moribondi si trasformavano in sacramenti. Altra era la cura che la vecchia aveva per i suoi acciacchi. Li andava a curare nelle più esclusive cliniche svizzere e anche italiane. Ora potete andare a pregare davanti al ritratto della santa appeso nella clinica romana “Salvator Mundi”. Le fatture le pagava con le donazioni miliardarie che riceveva per le sue “opere di bene”.
 
Un “segno” per capire chi fosse questa santa ci è dato anche dall’identità dei donatori. Personcine dabbene che, in cambio delle sue forsennate campagne contro l’aborto e il divorzio e del suo sostegno al loro modo di condurre le cose, la gratificavano, non solo di ricche donazioni, ma di inviti a prolungate vacanze nelle rispettive sontuose residenze. Il migliore di costoro aveva la rogna ed era Ronald Reagan, di cui, ospitata spesso nel suo ranch a Santa Barbara in California, promuoveva in giro per il mondo le politiche militari ed economiche che hanno impostato il Nuovo Ordine Mondiale, come poi perfezionato dai Bush e da Obama e ora affidato a Hillary.
 
Ronald, il cowboy, era un angioletto rispetto ad altri donatori presso i quali Teresa cercava ristoro e amorosi sensi. Come Anastasio Somoza, ultimo della dinastia Somoza che depredò e piagò il Nicaragua dagli anni ’30 fino alla rivoluzione sandinista del 1979. Il presidente Usa ammetteva: ”E’ una gran bastardo, ma è il nostro bastardo”. E Somoza, dittatore dal 1967 al 1979, una delle figure più sanguinarie e corrotte tra quelle messe su dagli Usa nel cortile di casa latinoamericano, era pure il bastardo di Teresa. Come  lo era un maniaco ossessivo delle stragi dei suoi sudditi l’altro fiduciario della Cia e del Pentagono nella regione, Francois Duvalier, detto Papà Doc, dittatore di Haiti dal 1957 al 1971. Gli succedette il figlio Jean-Claude, Bebè Doc, sul trono fino al 1986. Con questi due criminali il popolo di Haiti scomparve in un oceano di miseria e di sangue della cui continuità si occupavano i famigerati “Tonton macoute, i pretoriani del regime antesignani, nella gestione della società, degli umanitaristi dell’Isis e di Al Nusra. Oceano di fame e di sangue su cui, grata e soddisfatta, veleggiava la futura santa assieme a Papà e a Bebè. Ora di Haiti si occupa, in modi non del tutto dissimili, la Fondazione Clinton. Della cui generosità e ospitalità Teresa, ora nelle grazie del Signore, non può più godere, ma sicuramente ne trarranno beneficio le sue suorine.
 
 Duvalier padre e figlio
 
Quanto al Premio Nobel, visto quel che ci vuole per meritarselo, Teresa non poteva fare davvero di meglio quando si precipitò con tutte le sue 13mila rughe in Kosovo e, da brava mafiosa albanese, si impegnò alla morte per sottrarre i kosovari albanesi alla sanità pubblica serba e per cacciarli in quella privata da lei allestita a sostegno e con il conforto dei camerati tagliagole dell’UCK.
 
Per ulteriori fatti, storie, miracoli, vicende edificanti della santa donna, basta fare una passeggiatina per Wikipedia e affini. A supporto del severissimo processo di canonizzazione vi avrà attinto di sicuro anche la commissione insediata dal papa. Da questo meraviglioso papa attorno al quale fioriscono rose, violette, pace e letizia. Fratelli e sorelle buonasera.
 
 Manifestazione sporca
 
 
 Manifestazione pulita (Marinella Correggia)
 
Vermi contro Stalingrado
Poco da scherzare c’è sui quattro gatti spelacchiati che si sono radunati il 2 settembre ai Santi Apostoli di Roma per celebrare Siria delenda est, obiettivo fatto passare per manifestazione per la pace. Erano più numerose le sigle dei rispettivi attivisti, ma quel che conta è che nell’Istituto di formazione di infiltrati, spie, provocatori e inquinatori, qualche credito in vista del diploma se lo sono guadagnati. Nomino solo le sigle più collaudate, quelle in cima al registro dei buoni: Amnesty, Arci, Tavola della Pace, Un ponte per, Amici di Padre Paolo Dall’Oglio…. Tutta gente che da anni si fa valere sui banchi della Buona Scuola Imperiale. L’oggetto sociale di questo florilegio di amici del giaguaro essendo la riproposizione della guerra d’aggressione e del colonialismo genocida che vi prospera, in termini di diritti umani, pacifismo, nonviolenza e democrazia, svolto tale compito nei confronti dell’Egitto delendum est con l’operazione Giulio Regeni,  la convocazione successiva è stata per “Aleppo, la nuova Sarajevo”.
 
Come nel caso della Sarajevo dei pellegrini Nato, preti, tutine bianche, traffichini Ong, cianfrusaglia nonviolenta varia, dove, per la gioia di Madeleine Albright e del Clinton maschio, un assedio e una cacciata della popolazione serba diventavano il martirio dei bosniaci (armati e addestrati per conto Cia da Osama bin Laden), pianti e lamentazioni occultavano le metaforiche pugnalate che, nel contempo, si infilavano nella schiena del popolo siriano. Ovviamente, nella chiassata si sono osservati rigorosamente tutti i punti dell’ordine di servizio Nato. Una cifra a cazzo di cane, ma terrorizzante, sulle vittime dei quasi 6 anni di conflitto; la riproposizione, a dispetto dello sputtanamento consolidato, dell’immagine del bambino Omran, provata costruita e oscenamente falsa; le tonnellate di cenere sulla testa (di Assad) per l’infanticidio di massa in corso e sul quale si strappano con particolare foga i capelli la lobby nazisionista e quella dell’accoglienza UE (entrambi corresponsabili di quei bambini morti o in fuga); tortura, sparizioni forzate, bombe sugli ospedali (implicitamente attribuiti ad Assad); e, immancabile, l’invocazione di corridoi umanitari (esistenti, ma gestiti da russi e siriani) e della tregua (per consentire agli invasori di riprendersi dalle mazzate), mai di una fine all’aggressione.Tutti temi in cima alle priorità delle veline Nato-Golfo-Israele-curdi-jihadisti distribuite ai collaborazionisti italioti. Insomma, il mandato è stato eseguito, magari con ridicola consistenza numerica, ma con formidabile spirito di servizio.
 
Potrebbe apparire incongrua, sul piano della deontologia giornalistica come su quello della pura logica la presenza di certi partecpanti. Aleppo è difesa dalle truppe patriottiche e assediata, per un terzo, da terroristi mercenari. E’ libera e colpita dai mortai e dall’artiglieria di al Nusra per gli altri due terzi. Gli unici corridoi umanitari sono quelli garantiti dai russi e gli unici soccorsi arrivano grazie a questi corridoi. Aleppo è la Stalingrado della Siria, altro che Sarajevo, come intesa a suo tempo dalle spie pellegrine. Avrebbe poco senso, anzi nessuno, la partecipazione a una manifestazione di chiaro segno di parte – e di quale parte poi! – di organismi deputati alla nostra informazione:  Articolo 21 e Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Il primo, associazione che si pone come custode del sacro principio “Stampa cane da guardia del potere”, la seconda, sindacato, cui spetta garantire ai giornalisti la libertà da condizionamenti ed asservimenti. Come questi due istituti intendano la loro missione statutaria, a Piazza Santi Apostoli l’abbiamo visto ribadito e perfezionato. 
 
A proposito, questi due dioscuri del giornalismo libero e onesto stavano anche alle caciare per l’adepto di John Negroponte, Giulio Regeni. Noblesse oblige.
 
Pubblicato da alle ore 19:43