L’11 SETTEMBRE SAUDITA DI GIULIETTO CHIESA E QUELLO VERO. NON È QUESTIONE DI CAPPONI DI RENZO. E’ QUESTIONE DI VITA O DI MORTE. UNA CONFERMA USA.

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/07/l11-settembre-saudita-di-giulietto.html

MONDOCANE

SABATO 23 LUGLIO 2016

 
Curati. Non rispondo in pubblico perché non voglio dare soddisfazione né a te, né ai tuoi pochissimi tifosi. Questa non è una disputa tra giornalisti. E’ il peto di un frustrato”. (Giulietto Chiesa a Fulvio Grimaldi, 22/7/2916)
http://www.informationclearinghouse.info/article45154.htm (Paul Craig Roberts distrugge la manovra Usa “sauditi-11/9”)
 
Ragazzi, c’è un altro imbecille, un altro squilibrato, un altro disonesto, un altro infame. Uno che da Giulietto Chiesa si meriterebbe tutti gli appellativi che l’eminente collega mi ha dedicato in risposta a una mia argomentata contestazione (vedi “Giulietto Chiesa, l’iroso Debunker”). Per la verità, a buttare un occhio ad alcuni dei migliori analisti geopolitici internazionali e perfino al pubblico occhiuto ed evoluto che mi onora dei suoi commenti ai miei post sul blog e su FB, di altri imbecilli infamoni ce ne sono a iosa e, grazie allo spunto del diverbio Grimaldi-Chiesa, sembrano sollecitati a moltiplicarsi. Ma l’imbecille di cui parlo qui, e di cui potete leggere le infamie e imbecillità andando al link qui sopra, è speciale, merita attenzione e considerazione forse un tantino più alte di molti di quelli che ci raccontano le cose del mondo e, nello specifico, degli Usa.
 
Si tratta di Paul Craig Roberts, già sottosegretario al Tesoro con il presidente Reagan e poi diventato uno dei più prestigiosi commentatori  e documentati critici dell’involuzione politica e sociale statunitense e dei livelli criminali raggiunti dall’imperialismo. Gli interventi di questo politologo, basati su una perfetta conoscenza dei meccanismi  interni del potere statunitense, sono ripresi dai canali di controinformazione di tutto il mondo. Sulla questione del documento “File 17”, già parte della relazione della Commissione d’Inchiesta ufficiale sugli attentati dell’11 settembre, ampiamente noto ma ora ufficialmente desecretato, che ha fornito l’occasione a Giulietto Chiesa, Michele Giorgio e altri analisti per attribuire unruolo direttivo ed esecutivo ai sauditi, piuttosto che ai neocon di Bush, Paul Craig Roberts esprime un’opinione che, con comprensibile soddisfazione, venendo da una tale alta fonte, ho scoperto essere uguale alla mia.
 
Altro che capponi
Qualcuno tra i miei gentili commentatori sul blog e su FB mi ha invitato a non coltivare risse tra giornalisti che pure sembrerebbero schierati nella stessa trincea. Altri mi hanno ricordato la storia dei capponi di Renzo che si arruffano fra di loro mentre entrambi sono destinati a farsi tirare il collo. Ringrazio, ma invito a passare dai capponi manzoniani del ‘600 ai fatti concreti dell’oggi e di come essi afferiscano al mondo in cui viviamo e al destino verso il quale ci sentiamo trascinati. L’11 settembre è stato una svolta epocale, paragonabile alla riforma luterana e alla nascita di quel capitalismo. Non credo che gli storici futuri, se ce ne saranno, riterranno eccessivo neanche il paragone tra quell’evento e le sue conseguenze planetarie per miliardi di esseri viventi e il passaggio costantiniano dal politeismo al monoteismo e alla conseguente uccisione del mondo classico. L’interpretazione che di conseguenza si dà a quell’evento assume, a seconda di quale verso prenda e quali responsabilità indichi, un’importanza epistemologica altrettanto epocale quanto l’evento stesso. Altro che capponi.
 
Perciò torno sull’argomento portando Craig Roberts a testimone e validatore della valutazione che, forse primo da queste parti, ma non unico, ho voluto dare del rilancio del ruolo saudita e dell’implicita convalida del fin qui universalmente dimostrata farlocca teoria degli aerei dirottati e dei piloti dirottatori. Rilancio di cui in Italia, credo, spero, avventatamente, Giulietto Chiesa ha voluto essere protagonista (vedi link per il suo articolo indicato nel mio precedente post “Giulietto Chiesa, l’iroso debunker”). Chiesa non è un commentatore qualunque, né tantomeno è affiancabile alla pletora di embedded di regime e di Nato che lavorano giorno e notte alla falsificazione della realtà. Gode di credibilità, si esprime su vari social network e, a volte, sui media main stream. Se gli capita, come può capitare a chiunque, di prendere una cantonata, di asserire qualcosa dalle conseguenze in questo caso drammatiche e terribilmente fuorvianti, ritengo giusto, opportuno, urgente, deontologico, opporsi. Ovviamente con fatti e argomentazioni. che possano godere di un adeguato grado di fondatezza. L’esito dovrebbe essere, nel caso di professionista serio, un tranquillo e fattivo confronto, magari un ravvedimento. Non una gragnuoila isterica di epiteti ingiuriosi.
 
Una storia Cia nella storia Cia
Ho contestato Giulietto Chiesa per quel suo articolo in cui affermava che, le rivelazioni di “File 17” sancivano un ruolo determinante dei sauditi nellì’operazione11settembre. Ne avrebbero addirittura tirato le fila e vi avrebbero fornito il gruppo esecutivo. Registi e sicari. Quelli che fin qui tutti coloro che, a forza di evidenze inconfutabili, si sono oppposti alla versione ufficiale, hanno ritenuto fossero stati i pianificatori e gli operativi degli attentati, i neocon USraeliani, sparivano dalla scena. Niente demolizione controllata con esplosioni interne predisposte, ma, di nuovo, araba fenice, dirottatori sauditi e aerei acrobaticamente lanciati contro grattacieli pur costruiti a prova di impatto di aerei e di incendi. Vediamo cosa dice in proposito uno dei più esperti e rispettati, anche da Chiesa, analisti statunitensi. Sintetizzo.
 
 Paul Craig Roberts su Russia Today
 
Craig Roberts cita James Jesus Angleton, capo per tre decenni del controspionaggio CIA che una volta gli aveva spiegato come i servizi creino storie all’interno di storie, ognuna con la sua linea di prove accuratamente costruita, allo scopo di creare falsi percorsi di depistaggio. Lo si farebbe per imbarazzare o screditare persone, organizzazioni, Stati innocenti, che risultino fastidiosi su importanti punti dell’ordine del giorno imperiale. La storia nella storia – Giulietto, riesci a seguirci? – può essere usata come falso scopo per distrarre l’attenzione dalla versione di un evento risultata screditata, attraverso la creazione di una spiegazione alternativa, pur sempre falsa. Tutto, secondo Angleton, è predisposto fin dalla versione iniziale: quando la narrazione ufficiale finisce nei guai  si lancia la narrazione alternativa a sostegno, allo scopo di in indirizzare l’attenzione verso una nuova, bugiarda, teoria, o di sostenere la falsa storia originale.
 
A Craig Roberts, seguendo il rilancio delle “rivelazioni” sul ruolo dei sauditi nell’11 settembre, vecchie ma ora pompate alla grande, è tornata in mente Angleton e la sua “storia nella storia”. Non ci sono dubbi che, anche per merito di Chiesa che ha saputo raccogliere e pubblicare i circostanziati studi americani e tedeschi sull’11 settembre dei tanti e qualificati che non si sono bevuti la barzelletta degli aerei dirottati da saudti e lanciati contro Torri e Pentagono, la versione ufficiale dell’11/9 oscilla malferma, come un pugile groggy per le tante botte ricevute.Nessuno può più mettere in dubbio le demolizioni controllate, anche dell’edificio 7 che se ne venne giù senza essere colpito e con la velocità dela caduta libera. 100 vigili del fuoco, poliziotti, manutentori all’interno delle Torri riferirono di aver udito e percepito esplosioni multiple. Una squadra di scienziati internazionali ha ritrovato nella polvere delle macerie residui di esplosivo (termite) ancora attivi e capaci di produrre le elevatissime temperature che
tagliano l’acciaio.  2.500 ingegneri e architetti hanno pubblicato documenti che liquidano la versione ufficiale e chiedono una nuova inchiesta indipendente. Ora la versione nella versione  la fa sua, smentendosi, Giulietto, che riscopre dirottamenti e dirottatori.
 
 La storia ufficiale scricchiola? Sotto con i sauditi!
La rivelazione che l’attacco del 9/11 sarebbe stato non solo finanziato, ma addirittura diretto ed esegutio (Chiesa: “Hanno tirato le fila”, “hanno costituito il gruppo esecutivo”), secondo Craig Roberts ha l’effetto di rimpolpare la vecchia e decrepita versione ufficiale (aerei, dirottatori) e, al tempo stesso, di soddisfare la crescente consapevolezza che qualcosa non torna in quella versione. Astuti, vero? Giulietto Chiesa, Michele Giorgio e altri hanno trattato la storia del ruolo saudita come una sconvolgente rivelazione che scredita ulteriormente il regime di Bush. La ricaduta malefica, però, annota Craig Roberts, è che questa storia non solo tieni in piedi, ma rafforza la vulgata di Osama bin Laden autore dell’attentato, con esattamente i dirottatori come descritti nelle panzane iniziali. Risultato? Il regime di Bush viene condannato semplicemente per aver protetto i suoi amici sauditi e per aver occultato i loro finanziamenti. In questo modo il gigantesco inganno iniziale, elaborato da mandanti ed esecutori di Usa e Israele (ricordiamoci sempre delle spie israeliane danzanti di gioia sul terrazzo mentre filmavano i crolli e, rilasciati e rientrati, hanno dichirato in tv di essere stati mandati a riprendere l’attacco!), viene riabilitato. Nulla cambia rispetto alla favola  delle torri abbattute, del Pentagono bucato, degli aerei dirottati, di quello precipitato in Pennsylvania, ma i dubbi e la collera degli americani e di tutti gli altri è ora dirottata sui sauditi (cattivissimi amici dell’Egitto).
L’implicazione è che un gruppazzo di dirottatori, dediti ad alcol, donne e droga, inetti alla guida di un qualsiasi aereo serio, s’immolano sbattendo miracolosamente i loro Boeing contro Torri e Pentagono, è riuscito a fottere NSA, Cia, Fbi, tutte le 14 agenzie di intelligence Usa, l’intero apparato di sorveglianza militare e poliziesco della più attrezzata nazione del mondo. E che questi ipertecnologici  fuoriclasse del terrorismo siano riusciti a superare controlli di ogni genere e penetrare in tutti i piani di tre torri e negli scantinati per applicarvi con cura le necessarie cariche.
Lasciar perdere, che sia come sia l’11 settembre???
Sono tornato, grazie al contributo perspicace e documentato di Craig Roberts, su un argomento per il quale diversi amici interlocutori, tra i tantissimi che mi hanno espresso consenso, mi hanno chiesto di soprassedere, di evitare la rissa tra colleghi impegnati sullo stesso fronte.
 Mi dispiace, ma non è più lo stesso fronte. Inconsapevolmente o consapevolmente, qualcuno si è voluto allineare con questa “storia dentro la storia” fornendo un assist alla più criminale operazione mai concepita nella Storia umana, collaborando all’implicita conferma di una truffa megagalattica, a spese di un regime, quello saudita, tra i più fetidi del pianeta, ma a cui, per i suoi motivi, la cupola  di Washington vuole ora fare qualche sgambetto. Intanto facendo sparire dalla scena Israele, i cui agenti, come pubblicato su diversi media, oltre ad essere stati arrestati per aver filmato e festeggiato il crollo delle Torri, hanno poi improvvidamente dichiarato in tv di essere stati “mandati a filmare l’evento”. Ricordiamo che, con Hillary, i neocon sono pronti a riprendersi gli Usa e il mondo e, nei loro piano originale per lo sconvolgimento del Medioriente era previsto anche il rovesciamento dell’Arabia Saudita.
Con l’inganno dell’11 settembre si sono aperte le porte dell’inferno. Contro il terrorismo planetario praticato dall’imperialismo non c’è antidoto. Se non lo smascheramento del peccato orginale, gli attentati dell’11/9, a cui seguirebbe a cascata tutto il resto, la strategia della guerra al terrore, tutti gli attentati che la giustificano e via via la rilanciano. Strategia alla quale, abboccando, buona parte dell’opinione poubblica si è sottomessa. Castrandosi.. Ci abbiamo lavorato in tanti, a migliaia, a costo di mille e pesanti sbertucciamenti e sabotaggi, non ottenendo una vittoria, non ancora, ma seminando dubbi che stanno corrodendo le fondamento dell’edificio. E’ intollerabile che ci si possa prestare a riparare queste crepe, abbaiando assieme agli sciacalli alla carovana che passa. Non è una baruffa tra capponi e voglio vedere se, risparmiandosi stavolta il surriscaldamento dei nervi con conseguente grandinata di volgarità, l’augusto giornalista in questione saprà rispondere a tono. Cioè ad argomento.
Pubblicato da alle ore 16:17
L’11 SETTEMBRE SAUDITA DI GIULIETTO CHIESA E QUELLO VERO. NON È QUESTIONE DI CAPPONI DI RENZO. E’ QUESTIONE DI VITA O DI MORTE. UNA CONFERMA USA.ultima modifica: 2016-07-26T07:59:02+02:00da davi-luciano
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