Dopo il trapianto del fegato da un mese vive in macchina

OVVIAMENTE LA SOCIETA’ CIVILE TACE. E’ un autoctono. che crepi pure nell’indigenza e indifferenza, anzi, VIETATO PARLARNE
 
18, aprile 2016
Il municipio non pagava più l’affitto del suo alloggio. “Ero un cuoco, poi mi sono ammalato  –  racconta l’uomo – Adesso divido l’automobile con mia moglie e mio figlio. Siamo stati  dimenticati dal Comune”
 
Non hanno nulla da perdere. L’unico bene che possiedono è quell’utilitaria rossa con l’assicurazione scaduta che ogni sera diventa un giaciglio di fortuna, posteggiata in piazza Indipendenza a pochi passi dal bar Santoro. Che gli offre qualcosa da mangiare e un bagno per le necessità. Dentro l’auto un paio di coperte di lana, qualche scialle pesante per affrontare la notte e cuscini malandati. Addosso sempre gli stessi vestiti sdruciti e sporchi.
 
Un po’ di ristoro lo trovano soltanto una volta alla settimana a casa di una cugina. Per il resto la loro casa è quella vecchia automobile. Rosalia La Vardera, 45 anni, il marito Andrea Tomaselli di 51 anni e il figlio adolescente Emanuele, una casa non ce l’hanno da tempo. Quei due vani in affitto in piazza Turba, quando lui lavorava come cuoco e lei come collaboratrice domestica, adesso sono un vago ricordo.
 
All’improvviso è arrivato un brutto incidente, una delicata operazione alla mandibola e l’epatite C che sono costati ad Andrea Tomaselli la perdita del lavoro. Così i Tomaselli si ritrovano a non potere più pagare l’affitto della casa, bussano ai servizi sociali del Comune che li piazzano in uno degli alloggi, gestiti dall’associazione “Madre Serafina Farolfi” in corso Tukory. Qui rimangono per quattro anni, in attesa di avere assegnata una casa popolare accumulando sedici punti nella graduatoria. Da quel momento, però, l’amministrazione comunale se ne lava le mani. Parcheggia la famiglia in quell’alloggio che dovrebbe servire all’associazione per ospitare i bambini malati di cancro in cura all’ospedale “Di Cristina”, e dopo un po’ inizia a non pagare più le spese a carico della famiglia.
 
“Ci hanno illuso – dicono i coniugi Tomaselli – ci hanno dato un tetto, ma neanche un euro per mangiare e dopo poco tempo siamo diventati un peso per l’associazione che gestiva la casa. Pensavamo fosse una soluzione temporanea, ma sono passati quattro anni”. L’affitto, le utenze e il mantenimento. È l’associazione a farsene carico per puro spirito umanitario, finché, ridotta sul lastrico per le ingenti spese, intenta una causa contro il Comune e procede con lo sgombero coatto dei Tomaselli che a luglio scorso si ritrovano per strada. “È stato un vero calvario – raccontano – Non veniva più nessuno a trovarci, a chiedere di noi. A bussare poi un giorno è stata la polizia municipale per lo sgombero”.
 
Fuori da casa, in tasca hanno soltanto seicento euro, ultima donazione dell’associazione “Serafina Farolfi” che gli consentirà di pagare un paio di mesi di affitto di un’abitazione vicino piazza Vittoria. Finiti i soldi, non resta che la strada.
“Ho subito il trapianto del fegato a dicembre – racconta Andrea Tomaselli – praticamente non posso fare nulla. Dovrei condurre una vita sana e serena, invece, mangio gli scarti dei clienti del bar Santoro. Anche mia moglie e mio figlio che è soltanto un ragazzo si stanno ammalando di depressione. Purtroppo siamo costretti a vivere di espedienti. Nei mesi scorsi abbiamo pure tentato di occupare una casa per la disperazione, finendo nei guai”.
 
Adesso è quasi un mese che la famiglia vive in un’automobile. “Sono disposta a fare qualsiasi lavoro – dice Rosalia La Vardera – lo faccio per mio figlio che temo possa prendere una cattiva strada. Si vergogna della sua condizione, non parla più, va tutto il giorno in giro, Dio solo sa dove. In questo momento non abbiamo neanche i soldi per comprare un po’ di pane. Non chiediamo molto. Ci basta una stanza sicura, dove mio marito possa riposare viste le sue condizioni di salute”.
 
Dopo il trapianto del fegato da un mese vive in macchinaultima modifica: 2016-07-14T19:38:07+02:00da davi-luciano
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