Donne e uomini in viaggio per lavoro: chi sono le vittime italiane di Dacca

Premesso che la morte non la auguro a nessuno ed umanamente mi dispiace molto per le 9 vittime italiane in Bangladesh. Scritto questo, sulla vicenda tanto il governo quanto i media, con una controinformazione pressoché assente, hanno avuto un atteggiamento rivoltante, con il teatrino delle salme, l’elevare a missionari per conto di Dio questi imprenditori che sono uomini d’affari, non vanno là per dar loro lavoro e per aiutarli, ma chi vogliamo prender per i fondelli?????? Prima chiedono flessibilità sul lavoro, ed è stata concessa fino all’inverosimile, fino a distruggere la certezza di poter mangiare tutti i giorni e mantenersi un tetto sulla testa, fino a distruggere il futuro di GENERAZIONI. Poi se ne vanno all’estero per fuggire alla pressione fiscale DA ESPROPRIO ma su questo guai A ORGANIZZARE UNA RIVOLTA FISCALE.
Inoltre, i 4MILA SUICIDI per motivi economici, imprenditori, disoccupati, operai ASSASSINATI DALLO STATO PERCHE’ LE LORO VITE TANTO DA ESSERE CENSURATE???
Se muori all’estero, TUTTI A PIANGERE. Se muori in Italia per mano del tuo governo, SILENZIO.

2 luglio 2016

 
(Ansa)
 
Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Cinque donne e quattro uomini. Imprenditrici e imprenditori, manager, italiani in viaggio per lavoro. È questo il profilo dei nove connazionali uccisi nell’assalto di Dacca (un decimo italiano è ancora irreperibile). Donne e uomini quasi tutti attivi nel settore del tessile-abbigliamento, di cui il Bangladesh è una delle principali “fabbriche del mondo”. Provenienti da tutta Italia: dal Friuli al Lazio, dal Piemonte alla Sicilia.
 
Cristian Rossi importava capi di abbigliamento con un collega
Storie di imprenditoria e intraprendenza come quella di Cristian Rossi, 47 anni, di Feletto Umberto (Udine), che per anni aveva lavorato per il gruppo Bernardi, catena friulana di negozi di abbigoliamento, come buyer proprio in Bangladesh, dove aveva il compito di comprare la merce e seguire i fornitori. Proprio grazie all’esperienza maturata, quando il gruppo tessile friulano aveva cessato l’attività, Rossi si era messo in proprio avviando con un collega un’attività di importazione di capi di abbigliamento realizzati nelle fabbriche di Dacca per conto di aziende italiane del settore tessile.
 
Maria Riboli lascia una bimba di 3 anni
Maria Riboli era mamma di una bimba di appena tre anni. Era nata il 3 settembre 1982 ad Alzano Lombardo, ma era originaria di Borgo di Terzo, in valle Cavallina. Dopo il matrimonio si era trasferita a Solza, nell’Isola bergamasca. Maria Riboli lavorava nel settore dell’abbigliamento e si trovava in viaggio per lavoro per conto di un’impresa tessile. Da qualche settimana era in Bangladesh. Secondo le prime ricostruzioni sarebbe stata uccisa da una granata, lanciata da uno dei terroristi islamici.
 
Simona Monti era incinta
Doveva rientrare in Italia lunedì, la 33enne reatina Simona Monti, una delle vittime dell’attentato a Dacca. E doveva rimanere a Magliano Sabino, il paese dove vivono i suoi familiari, per un anno, in aspettativa, perché da alcune settimane aveva appreso di essere incinta. «Questa esperienza di martirio per la mia famiglia e il sangue di mia sorella Simona spero possano contribuire a costruire un mondo più giusto e fraterno», ha detto don Luca Monti, il fratello della giovane e sacerdote della diocesi di Avellino.
 
Adele Puglisi sempre in giro per il mondo per il suo lavoro
O come quella di Adele Puglisi, catanese di 54 anni, manager per il controllo della qualità per la Artsana, l’azienda di Grandate (Como) spercializzata in prodotti sanitari e per l’infanzia. «La vedevamo 20 giorni l’anno, era sempre in giro per il mondo per il suo lavoro», racconta un vicino di casa. Non era sposata e non aveva figli. Abitava in un antico palazzo di una stretta via nello storico rione del Fortino a Catania, dove sarebbe dovuta ritornare nei prossimi giorni. «Era una donna riservata e cortese – afferma un altro vicino – la conoscevo da anni, ma qui c’era sempre poco: stava alcuni giorni e poi ripartiva, era sempre impegnata all’estero per lavoro». È stata uccisa alla vigilia del suo rientro a casa.
 
Nadia Benedetti viveva da anni in Bangladesh
Insieme ad Adele Puglisi è morta la sua amica Nadia Benedetti, un’imprenditrice viterbese di 52 anni, managing director della StudioTex Limited, azienda con sede centrale a Londra e succursale a Dacca. Nadia si era trasferita da diversi anni in Bangladesh, ma tornava ogni volta che ne aveva la possibilità. Gli amici ricordano la sua grande passione per il lavoro, la nipote Giulia ne piange la morte su facebook: «Non c’e’ più, un branco di bestie ce l’ha portata via». Grande passione per il suo lavoro, secondo le prime ricostruzioni era allo stesso tavolo dell’Holey Artisan Bakery con gli amici e colleghi friulani Marco Tondat e Cristian Rossi. La famiglia era stata avvertita nella notte dalla Farnesina che la donna figurava tra gli ostaggi del locale.
 
Marco Tondat aveva provato un anno fa a emigrare
O come quella di Marco Tondat, 39enne di Cordovado (Pordenone). Il giovane friulano, ha raccontato il fratello Fabio, «era partito un anno fa, perché in Italia ci sono molte difficoltà di lavoro e ha provato ad emigrare. A Dacca era supervisore di un’azienda tessile, sembrava felice di questa opportunità. A tutti voglio dire che quanto accaduto deve far riflettere: non è mancato per un incidente stradale. Non si può morire così a 39 anni». Per l’intera mattinata Marco compariva nella lista dei dispersi. Poi la tragica conferma.
 
Claudio Cappelli da 5 anni in Bangladesh
Il dolore delle famiglie si unisce al ricordo di chi aveva conosciuto le vittime. Come il console generale onorario del Bangladesh in Veneto, l’avvocato Gianalberto Scarpa Basteri, che ricorda l’imprenditore Claudio Cappelli, residente in Lombardia, ucciso dai terroristi al caffè Holey Artisan Bakery. «Il dottor Cappelli – spiega Basteri – aveva una impresa nel settore tessile che produceva t-shirt, magliette, abbigliamento in genere e anche intimo. Diceva di avere avuto una esperienza positiva e di essere contentissimo. Era da più di 5 anni impegnato in questa avventura. Era entusiasta e diceva che era un Paese dove si poteva lavorare molto bene». Fatica a parlare la sorella di Claudio Cappelli: «Sono momenti tragici per tutti noi, siamo sconvolti dall’ azione di questi infami maledetti assassini».
 
Claudia Maria D’Antona aiutava le donne sfregiate con l’acido
Claudia Maria D’Antona, l’imprenditrice assassinata dai terroristi a Dacca viveva nella capitale del Bangladesh ed era nel locale con il marito Gianni Boschetti, conosciuto nel ’93 a Tirupur (India). Si erano sposati due anni fa dopo 20 anni di convivenza. Con lui, riuscito a scampare alla strage, aveva guidato prima la società Europoint poi la Fedo Trading. L’imprenditrice era anche molto impegnata con il marito nel volontariato. «Finanziavano – spiega la sorella Patrizia – un’associazione che porta esperti di chirurgia plastica in Bangladesh per curare le donne sfregiate con l’acido.
 
L’imprenditore Vincenzo D’Allasio si era trasferito ad Acerra nel 2015
Abitava con la moglie Maria nella mansarda di una palazzina rosa di quattro piani ad Acerra (Napoli), limprenditore tessile Vincenzo D’Allestro, 46 anni, ucciso ieri dal commando dell’Isis a Dacca. Era originario del casertano, di Piedimonte Matese, e si era trasferito ad Acerra (Napoli) nell’ottobre del 2015. L’imprenditore era quasi sempre fuori per lavoro. «Non si vedevano quasi mai – dice una vicina di casa – sono persone a modo e molto cordiali». Era nel locale della strage in compagnia di un’altra delle vittime italiane, Nadia Benedetti, che nella capitale ha un negozio.
Donne e uomini in viaggio per lavoro: chi sono le vittime italiane di Daccaultima modifica: 2016-07-10T20:11:21+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo