La sconfitta del TAV in Val Susa di Massimo Zucchetti

post — 16 novembre 2012 at 14:00

Io sono un ex giocatore di poker semiprofessionista. So cosa vuol dire dover puntare nel piatto gli ultimi spiccioli per cercare di contrastare l’ineluttabile, quando stai perdendo e sai che perderai. E come ogni giocatore di poker un po’ bravino, so immediatamente fare un calcolo di probabilità per capire quando – inevitabilmente – perderò. E’ un istinto: chi ha provato, e non per finta ma sul serio, sa cosa vuol dire.

Davanti a quello che è successo in questi giorni in ValSusa, non ho potuto fare a meno di usare questo mio istinto, ed ho capito come e perché i signori del TAV hanno perso, e perderanno, inevitabilmente.

Nella notte del 13 novembre, scortata da milleduecento uomini armati in divisa a disposizione su tre turni, la ditta Ltf (Lione-Torino-Ferroviaria) ha piazzato tre trivelle all’autoporto di Susa per realizzare alcuni carotaggi: si tratta di alcuni dei  lavori non fatti grazie alla mobilitazione del movimento No Tav nel 2010. Le trivelle – a Susa – dovrebbero funzionare circa tre giorni, e poi andarsene.

Nel frattempo, la Valsusa è letteralmente esplosa: la polizia ha bloccato subito la statale 24 e l’autostrada A32. Una militarizzazione imponente per proteggere tre trivellazioni dove dovrebbero fare quella che chiamano la “Stazione internazionale”. Nel frattempo, la Valle è tagliata a metà: tutti i camion passano in mezzo alle case, nelle frazioni, su strade strette. Poi scattano le manifestazioni, imponenti, e i blocchi dei NOTAV: dopo le 22.30 dello stessa lunghissima prima giornata, l’autostrada viene bloccata con barricate, in entrambe le direzioni, dai manifestanti. Il giorno seguente – durante il grande sciopero generale che ha interessato l’Italia – la bandiera NOTAV sventola insieme a quelle dei lavoratori e degli studenti. Che brutto giorno, hanno scelto, per iniziare a trivellare.

Le trivelle, assolutamente trascurabli, come ognuno avrà già capito, dato che il problema è diventato molto più grande di loro e dei pochi tecnici che ci lavorano, funzionano protette da barriere mobili in calcetruzzo e da centinaia di poliziotti armati e dai blindati.  Due chilometri di blindati schierati a proteggerle: per fare poche trivellazioni, i fautori del TAV devono schierare 1000 uomini, chiudere autostrada e statali e scegliersi il posto per loro più difendibile di tutta la Valle, cioè l’autoporto.

E’ chiara – da parte loro – la volontà disperata di buttare qualche spicciolo nel piatto, in vista dell’incontro al vertice fra Monti e Hollande sulla questione del TAV che si terrà ai primi di dicembre. Dopo che la Corte dei Conti francese ha nettamente stigmatizzato l’opera, l’architetto Virano ed i boiardi intorno a lui cercano di aver qualcosa da mostrare ai francesi, invece del bluff di un progetto in alto mare, che si trascina penosamente fra revisioni, cambiamenti e ridimensionamenti da due decenni.

Ma non è per questo che ho avuto, netta, la sensazione di chi perderà e chi vincerà in questa partita. Da ingegnere, ho stimato che il costo di questa operazione di “carotaggio” (secondo me, tra l’altro, tecnicamente inutile) è valutabile – tenendo conto dell’enorme spiegamento di polizia e di mezzi, dei danni inferti e subiti, delle strade e autostrade chiuse, insomma “tutto compreso” – in circa otto-dieci volte il costo di una operazione fatta in normali condizioni.

Pensiamo pure che si tratti di “condizioni eccezionali” (anche se sono condizioni che si ripetono da oltre due decenni e non mi pare che il movimento NOTAV abbia alcuna intenzione di mollare, così come mi pare che la paura da parte degli “altri” stia crescendo man mano che aumentano gli schieramenti di forze di sicurezza), ma cosa succederebbe se DAVVERO costoro dovessero aprire un cantiere reale, esteso per chilometri, con vere opere, non a Chiomonte in un’area ristretta oppure protetti dall’autoporto di Susa, ma nella vera bassa-media Valle?

Io non oso immaginare il livello di militarizzazione che sarebbe necessario, le difficoltà, gli incidenti dovuti – si badi – soltanto al dover lavorare circondati letteralmente da un fortino con militari con i fucili spianati. Mnetre un intero popolo pacificamente lo tiene sotto assedio. Militari, esatto, perché la polizia non basterebbe più: dovrebbero mandare l’esercito. E in forze.

Per quanto tempo, signori del TAV, riuscirete a giocare questa partita, in queste condizioni? Ci avrete pensato.

La mia idea è che le vostre stime dei costi vadano quintuplicate, e i tempi di esecuzione raddoppiati, perlomeno, anche se si ragiona del tutto in teoria, perché non ce la farete mai. Mai: perché la vostra quindicina di miliardi di euro diverrebbe facilmente una cinquantina, una settantina, o magari un centinaio. La ValSusa non è una anonima valle nella quale scavare un tunnel: la ValSusa non vi vuole, e in vent’anni ha fatto nascere e sviluppato un qualcosa che mai si era visto, come forza, determinazione, volontà di non mollare, popolarità (nel senso di movimento di popolo).

E allora, inevitabilmente, a meno di non trasformare una parte rilavante di una provincia italiana in un fortino militare, dovrete mollare.

Questo, al di là di tutte le ragioni di tipo ambientale, di traffico merci e passeggeri, di risorse, di tutte le mille incongruenze di un progetto talmente assurdo che noi – tecnici della Comunità Montana della ValSusa e Val Sangone – non sappiamo più come ripeterlo in una lingua che voi possiate capire. L’italiano, le decine di rapporti tecnici e di valuazioni, evidentemente non servono.

Abbiamo allora fatto uscire un altro articolo su una rivista scientifica internazionale, in inglese, ovviamente:

L.Giunti, L.Mercalli, A.Poggio, M. Ponti, A. Tartaglia, S.Ulgiati, M. Zucchetti, “ECONOMIC, ENVIRONMENTAL AND ENERGY ASSESSMENT   OF THE TURIN-LYON HIGH-SPEED RAIL”, International Journal of Ecosystems and Ecology Sciences (IJEES) Vol. 2 (4): 361-368 (2012) . ISSN:2224-4980.

L’articolo l’ho caricato qui, se percaso volete leggervelo, non si sa mai: https://docs.google.com/open?id=0B4zoX5HeBQpgSlhqUDVoazYzaTA

La rivista è indicizzata sui maggiori siti di riviste scientifiche, quali ad esempio Copernicus: http://journals.indexcopernicus.com/passport.php?id=6721
La sostanza dell’articolo riprende in breve i risultati più importanti dei tanti rapporti e studi pubblicati come Commissione Tecnica della Comunità Montana. Manzonianamente: quest’opera non s’ha da fare, per ragioni economiche, d’impatto ambientale, di traffico, energetiche,e molto altro ancora. E’ superata, un relitto tecnologico, altro che ”progresso”. L’articolo cerca d spiegarlo ad un pubblico internazionale.

Ma non è questo, ora, quelo che conta e che dovrebbe essere evidente a chiunque stia giocando al gioco “Costruiamo il TAV in ValSusa”: non potrete reggere a lungo con le poche scartine che avete in mano, e senza fiches, e senza credito, mentre la posta vi raddoppia sotto gli occhi ogni poco.

Avete perso. Perderete. Converrebbe, come facevo io nelle serate storte, buttare le carte, alzarsi, salutare tutti con un inchino, e sparire.

di massimozucchetti Lo scienziato borderline

Giuliano e Luca arrestati mentre partivano con la biciclettata “dalle Alpi ai Pirenei”

post — 3 luglio 2016 at 23:43

notavliberi

Nella tarda serata di oggi sono stati arrestati Giuliano e Luca, due NO TAV valsusini che nei giorni scorsi avevano scelto di violare gli arresti domiciliari.
Come da loro espresso nell’assemblea svolta ieri in piazza ad Almese durante la festa NO TAV, si stavano preparando per partecipare alla biciclettata “dalle Alpi ai Pirenei” in partenza domani da Venaus. Hanno scelto di disobbedire alle misure cautelari per poter continuare a partecipare alle iniziative del movimento. Anche per questo motivo a loro va tutto il nostro sostegno

TAV: il carnevale di Delrio

4.7.2016, 23:29

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(Riceviamo dal Movimento NOTAV e condividendo al 100% pubblichiamo. MZ)


La Torino Lione è un progetto in avanzato stato di decomposizione. Uno ad uno cadono i trucchi e le bugie intorno alla grande opera di cartapesta che non convince più nessuno. E così arrivano anche i saldi di fine stagione con le ipotesi di drastico ridimensionamento (1). Più che una ferrovia sembra una raccolta punti. Un illusionismo dietro il quale si nasconde però l’ennesimo bluff da smascherare.

I soldi non ci sono. Lo avevamo detto con largo anticipo (2)(3) e avevamo ragione noi. Il Governo Francese, fustigato della sua Corte dei Conti (5), ha già dovuto fare marcia indietro ammettendo che la parte transalpina della Torino Lione non è un’opera prioritaria e rinviando la decisione tra vent’anni (6). E in Italia? La progettazione creativa degli architetti di governo (Virano e Foietta) ci regala l’ultima trovata carnevalesca: una Torino Lione da realizzare a pezzetti. È Graziano Delrio, ministro e sedicente ambientalista, ad annunciarla venerdì scorso: ”useremo gran parte della linea esistente”, dice, grazie ad “un’intelligente rivisitazione dei progetti per fare le opere nei tempi giusti, con i costi minori e che siano davvero utili”. Spesso la politica non ha il senso del ridicolo.
Da oltre vent’anni Il Movimento No Tav dimostra che si può utilizzare la linea esistente. Ora anche il ministro ci dà ragione ma sotto gli slogan il cemento gronda a fiumi. Meglio andare a vedere chi resta in questa hit parade di “opere davvero utili” che vorrebbero propinarci.
Il Tunnel di Base (57 km di doppia galleria ancora da scavare sotto le Alpi) resta la priorità numero uno. Il governo lo conferma pervicacemente malgrado sia un doppione inutile del traforo ferroviario già in esercizio al Frejus, ammodernato pochi anni fa per il transito dei grandi container (high cube) e del tutto sottoutilizzato. Nei programmi di Renzi e Delrio non si può rinunciare a bruciare 8,6 miliardi di euro e oltre di denaro pubblico (7).
Nella tratta nazionale gli architetti di governo reinventano la geometria: il percorso più breve tra 2 punti? Una curva che scende vertiginosamente verso sud per poi risalire, allungando inutilmente il percorso tra Avigliana e Torino (già collegate dalla ferrovia esistente). Lo scopo? Attraversare il defunto scalo merci di Orbassano, un deserto dei tartari definitivamente abbandonato dai servizi merci di Trenitalia. 13 km tra tunnel a doppia canna sotto la collina morenica e cantieri a cielo aperto, al modico prezzo di 1,5 miliardi di euro (interamente a carico dello Stato italiano).
Ma tutto questo ha ancora uno scopo? Le merci non ci sono mai state, le previsioni esponenziali di crescita sono miseramente sconfessate dalla storia. Ma ora è il progetto Torino-Lione ad evaporare (8), fatto a fette come un salame, un pezzo si e uno no. Una realizzazione schizofrenica che mette in discussione la funzionalità stessa dell’opera. Una volta finiti l’enorme buco nella montagna e l’ottovolante ferroviario tra Dora e Sangone, i treni merci (ammesso che ci siano) continueranno a non sapere dove passare. Difficilmente potranno attraversare Torino, il cui passante ferroviario è un vero collo di bottiglia: difficile convivenza fra traffico merci e passeggeri, limitazioni di sagoma e impossibilità di far passare merci pericolose. Gli architetti di governo si aggrappano disperatamente ad una soluzione di emergenza: instradare i treni merci verso sud (ma non dovevano andare ad est?), lungo la ferrovia Torino-Alessandria-Novi Ligure (9). Peccato sia una delle linee più strette del regno, le cui sagome impediscono il transito dei grandi container.
Un gran pasticcio. L’incapacità di politici e architetti di governo è imbarazzante, i loro progetti sono inutili e fallimentari. L’unica cosa certa è il costo, inaudito, che vorrebbero farci pagare. Depredando la già esangue finanza pubblica. E violentando la nostra terra e le nostre comunità, trattate come colonie, sfigurate dalla devastazione perenne dei cantieri e dalla militarizzazione.
Se ne stanno accorgendo in molti, pare. Prima in Valsusa e a Rivalta, poi a Venaria. E infine, clamorosamente, a Torino. Il partito del cemento è in affanno, sta progressivamente sparendo dalla carta geografica. A cancellarlo sono le persone che riprendono in mano le proprie vite e il proprio futuro. Quelle che rispediranno al mittente anche gli ultimi 25 km di allucinazioni di Renzi, Delrio, Virano, Foietta & C.
Come sempre, da generazioni, abbiamo più fiato di voi. Quando vi avranno dimenticato, noi saremo ancora qui. Perché il Movimento No Tav è un interlocutore credibile: dice quello che fa, fa quello che dice. Sempre.

(1) “Delrio, nuova Torino-Lione da 84 a25 km”, ansa 1 luglio 2016 http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2016/07/01/delrio-nuova-torino-lione-da-84-a-25-km_de15cb81-5cdd-4108-9327-273990997469.html
(2) “Credito esaurito” notav.info 12 novembre 2014 http://www.notav.info/creditoesaurito/

(3) “L’UE non coprirà il cofinanziamento del 40% della Torino-Lione” notav.info 14 ottobre 2014 http://www.notav.info/post/lue-non-coprira-il-cofinanziamento-del-40-della-torino-lione-parole-di-m-cramer-pres-comm-trasp-del-parlamento-ue/

(4) “400 milioni di denaro pubblico: il costo dei Signori della Guerra del Tav” notav.info 23 marzo 2016 http://www.notav.info/post/400-milioni-di-denaro-pubblico-il-costo-dei-signori-della-guerra-del-tav/

(5) “Il treno di paglia” 8 novembre 2014 http://www.notav.info/documenti/il-treno-di-paglia/

(6) “La Commissione Duron rinvia il progetto Tav a data da destinarsi” notav.info 27 giugno 2013 http://www.notav.info/post/la-commissione-duron-rinvia-il-progetto-tav-a-data-da-destinarsi/

(7) “Torino-Lione: un destino incerto” notav.info 21 marzo 2016 http://www.notav.info/documenti/torino-lione-un-destino-incerto-con-documenti-inediti-sui-costi/

(8) “Chi ha ucciso la Torino-Lione?” notav.info 25 gennaio 2015 http://www.notav.info/post/chi-ha-ucciso-la-torino-lione/

(9) “La nuova Tav attraverserà Torino. Ma non ci saranno merci pericolose”, la stampa 3 luglio 2016 http://www.lastampa.it/2016/07/03/cronaca/la-nuova-tav-attraverser-torino-ma-non-ci-saranno-merci-pericolose-7P3ehbU5VeraxcCRQSp5eP/pagina.html

Torino, arrestati gli attivisti No Tav che erano evasi dai “domiciliari”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/07/04/news/no_tav_arrestati_gli_attivisti_che_erano_evasi_dai_domiciliari_-143390625/

Giuliano Borio, 42 anni, di Exilles e Luca Germano, 38 anni, di Chiomonte, avevano deciso di ribellarsi alle misure imposte dal tribunale di Torino come forma di protesta

di CARLOTTA ROCCI

04 luglio 2016

Torino,  arrestati gli attivisti No Tav  che erano evasi dai "domiciliari"

Sono stati arrestati gli attivisti No Tav che nei giorni scorsi  erano evasi dai domiciliari violando le miusure cautelari.
Giuliano Borio, 42 anni, di Exilles e Luca Germano, 38 anni, di Chiomonte, erano stati messi ai domiciliari ma entrambi avevano violato le restrizioni dopo essere stati bloccati sulla strada del Monceniso con tende e zaini. Ieri sera infatti erano ad Almese all’assemblea No Tav prima della partenza della biciclettata dalle Alpi ai Pirenei. Borio è stato fermato dai carabinieri e portato in carcere. Germano invece è in custodia in caserma [dei CC di Rivoli ndr ] in attesa del processo per direttissima.
Sabato è stato arrestato dalla Digos anche Gianluca Pittavino, latitante da una settimana. In tutti gli incontri pubblici No Tav aveva ribadito, come gli altri, la volontà di ribellarsi alle misure imposte dal tribunale di Torino come forma di protesta. Quando è stato fermato stava viaggiando verso Genova per incontrare un regista No Tav. E’ stato messo ai domiciliari come prevedeva la misura cautelare emessa nei suoi confronti. In un video pubbliicato sul sito notav ha già fatto sapere che non intende accettare le restrizioni e continuerà a comunicare con il Movimento No Tav.