Archivi giornalieri: 26 giugno 2016
Israele va con la Russia: come cambia il Medio Oriente

LA NOTIZIA BOMBA
La notizia è di quelle che fa capire come sta cambiando il Medio Oriente; e come l’Occidente (chiuso nell’ottusità egemonica americana) stia anni luce indietro rispetto ai nuovi equilibri mondiali che si vanno definendo.
La notizia, riportata dal sito d’intelligence israeliano Debka, è questa:israeliani e russi si apprestano ad effettuare un’esercitazione militare congiunta nelle acque del Mediterraneo. Per la prima volta nella storia, le Forze Armate di Tel Aviv e quelle di Mosca opereranno insiemecoinvolgendo reparti di Marina e Aviazione dislocati nella regione (per i russi quelli della base aerea di Latakia e navale di Tartus, in Siria).
Se questa notizia fosse confermata ci troveremmo di fronte a quello che gli esperti definiscono uno “sconvolgimento strategico”.
UN COSTANTE AVVICINAMENTO
Che i rapporti tra Israele e Russia non siano più caratterizzati dall’ostilità della Guerra Fredda, lo dimostrano, da tempo, diversi segnali:
1) CRIMEA: nel 2014, Israele è stato l’unico paese, tra gli alleati degli Usa, a non votare la mozione di condanna all’Onu per l’annessione della Crimea da parte della Russia;cosa che scatenò le ire di Obama e della lobby neocon americana.
2) LEVIATHAN: nel Settembre scorso anticipammo in quest’articolo l’offerta di Putin a Netanyahu per la protezione militare e lo sfruttamento dei ricchissimi giacimenti di gas naturale che Israele detiene al largo del Mediterraneo (Leviathan); sfruttamento che consentirebbe ad Israele non solo di raggiungere autonomia energetica ma anche di diventare uno dei maggiori esportatori di gas della regione. L’articolo (che fu accolto dalla denigrazione dei soliti esperti che sanno tutto ma non ne azzeccano una) è oggi confermato dalla notizia che nello scorso vertice del 7 Giugno a Mosca, Netanyahu ha aperto alla possibilità che aziende russe cooperino nel progetto: “Le nostre porte sono aperte a tutte le compagnie che hanno esperienza nello sfruttamento di giacimenti di gas, ovviamente anche quelle russe”, un invito esplicito a Gazprom, leader mondiale nel settore, ed uno schiaffo in faccia alle sanzioni imposte da Washington.
3) SIRIA: l’intervento russo in Siria non è stato ostacolato da Israele; anzi, Tel Aviv ha persino tollerato azioni di sconfinamento di aerei russi nei propri cieli, finalizzate a colpire i ribelli anti-siriani e le bande di Al Qaeda appoggiate dagli Usa.
Attualmente Israele sembra possibilista all’idea russa di non frammentare la Siria, mantenendo sotto Assad anche il sud dietro la garanzia di una presenza di Mosca nella regione.
4) LA LOBBY DEGLI EBREI RUSSI: per quanto la lobby degli ebrei d’America rimanga la più potente del mondo e la più influente nella capacità di pressione su Israele, diversi osservatori segnalano la crescita, nell’establishment di Tel Aviv, di una lobby russa; il milione di ebrei russi emigrati in Israele iniziano ad avere ruoli importanti. Durante il viaggio a Mosca, molti esponenti della delegazione israeliana, parlavano russo (tra cui due ministri del governo in carica: il “russo” Elkin e il“moldavo” Lieberman).
UN DOPPIO SEGNALE ALL’OCCIDENTE
Il segnale che Israele manda a Stati Uniti ed Europa è doppio:
- La Guerra Fredda è finita per sempre
- L’America non è più il pivot della strategia di sicurezza di Israele in Medio Oriente
Per Israele la propria sicurezza è più importante dell’alleanza con gli Usa; e la sicurezza di Israele oggi è garantita più dalla determinazione russa che dalla goffa e disastrosa politica estera americana.
Non sfugge il caos che l’America ha prodotto in Medio Oriente negli ultimi anni: dalla Primavera araba alla rimozione di Mubarak (per cui gli israeliani si erano opposti); dal disastro libico, all’ambiguità colpevole con cui Washington ha di fatto alimentato l’espandersi del Califfato islamico e armato e finanziato i gruppi di Al Qaeda travestiti da “ribelli moderati”.
D’altro canto agli israeliani sono chiare due cose:
- La Russia è entrata in Siria con il chiaro intento di sconfiggere il terrorismo e l’integralismo islamico a differenza di Washington la cui dipendenza dalla monarchia saudite (principale sponsor dell’Isis), ha permesso al Califfato islamico di espandersi.
- Putin è in grado di mediare maggiormente con i nemici storici di Israele (Hezbollah sciti, Siria e Iran) di quanto possa farlo Washington.
Come ha scritto in questo articolo Giancarlo Elia Valori, Israele potrebbe “sostituire – a lungo andare – gli Stati Uniti con la Federazione russa come alleato globale e come presenza di riferimento nel Medio Oriente”.
Insomma il mondo cambia, nuovi equilibri prendono forma e con essi nuove alleanze e percorsi strategici. Solo per noi europei, sottomessi alla dittatura di Bruxelles e ai ricatti di Washington la storia sembra ferma al secolo scorso.
Appendino, si avvera la seconda, tragica profezia di Fassino. Ecco cosa le disse
“Mi auguro che un giorno lei si segga su questa sedia e vediamo se poi sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di poter fare”. Così, nel maggio 2015, il primo cittadino di Torino Piero Fassino attaccava la consigliera del M5s Chiara Appendino, oggi nuovo sindaco di Torino dopo la vittoria contro il sindaco uscente, candidato del Pd. Non era la prima volta che Fassino cedeva alla tentazione di lanciarsi in simili profezie. Era il 2009 quando Fassino, dagli studi di RepubblicaTv, tuonava contro Beppe Grillo, appena escluso dalle primarie del Partito democratico. L’augurio dell’ex segretario Pd portò bene al M5s che alle politiche del 2013 raccolse il 25% dei consensi, diventando il primo partito alla Camera dei deputati. Con la vittoria della Appendino si avvera la seconda profezia di Fassino
Saccheggio della Grecia: la commissione UE pretende l’immunità per gli esecutori
Chiomonte, diventa un fenomeno sul web l’obbligo di firma per la nonna No Tav
torino.repubblica.it – 23 giugno 2016
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Marisa Meyer
Anche i 99 Posse postano la foto della donna all’uscita della caserma mentre si sorregge con un bastone. L’avvocato: “La misura le è stata applicata soltanto perchè sorpresa su un furgone di antagonisti: ma lei era a bordo perchè non riesce a camminare”
di SARAH MARTINENGHI
La signora Marisa ha 71 anni, i capelli bianchi e si appoggia a un bastone per camminare. Sorride e indossa la maglietta con la scritta “No Tav” mentre esce dalla stazione dei carabinieri di Chiomonte dove deve recarsi ogni giorno a firmare. Questa immagine sta diventando virale su Internet, postata anche dal gruppo musicale dei 99 Posse, e sta facendo discutere il popolo del web: c’è anche lei infatti tra le 23 persone raggiunte da misure restrittive (di cui 9 arrestate) per l’assalto al cantiere di Chiomonte il 28 giugno di un anno fa. “Solo un paese malato impone l’obbligo di firma ad una signora di 70 anni solo perché è un’attivista #notav Signora Marisa noi siamo con te!” è la didascalia alla foto “postata” dai 99 Posse, che in breve tempo ha ottenuto centinaia di commenti e migliaia di condivisioni.
Marisa Meyer era stata identificata su un furgone utilizzato, secondo l’accusa del pm Antonio Rinaudo, come supporto logistico durante gli attacchi. Ma la donna – è la tesi della difesa – sarebbe salita a bordo solo perché aveva chiesto un passaggio dopo la manifestazione, per i suoi problemi di deambulazione.
Nella misura emessa nei suoi confronti dal giudice per le indagini preliminari Luisa Ferracane, sono riportate le motivazioni che hanno portato l’anziana a doversi presentare quotidianamente dai carabinieri: “E’ recidiva”, e il suo nome compare in “9 segnalazioni del data base delle forze di polizia per reati legati a manifestazioni in Val di Susa, di cui 4 procedimenti penali in iscrizione, due archiviazioni, e uno già definito con decreto penale scrive il gip”. “Ma la mia assistita è uno dei volti più conosciuti perché partecipa, da sempre, a tutte le manifestazioni e intende continuare a farlo – replica l’avvocato Danilo Ghia che l’assiste – ritengo però davvero inopportuna una misura comminata su elementi insussistenti posto che Marisa Meyer ha difficoltà evidenti di deambulazione e aveva semplicemente chiesto un passaggio in quanto non in grado di camminare”.
Marisa Meyer comparirà davanti al giudice il 28 giugno per l’interrogatorio di garanzia, e spiegherà le ragioni della sua presenza sul furgoncino in cui erano stati trovati scudi in plexiglas, maschere antigas, tute nere, bombe carta e petardi. Oltre a un pezzo di toma. Quella sì che era della signora Marisa: l’aveva portata con sé alla manifestazione, e si stava riportando a casa una fetta avanzata che le avevano messo nel bagagliaio. “Ma non aveva idea di che cosa avessero nel retro del veicolo”, chiarisce ancora il suo avvocato.
Questa sera alle 21 i No Tav organizzeranno una fiaccolata di solidarietà per Marisa e gli altri arrestati e indagati a Bussoleno, nella piazza del Comune.
Interrogazione del Sen.Manconi sulla condanna della giovane ricercatrice veneziana
Pubblichiamo l’ interrogazione depositata in Aula dal Senatore del Pd Luigi Manconi sulla condanna ai danni della giovane ricercatrice condannata per aver partecipato ad un’iniziativa notav ed averne fatto una tesi scrivendo addirittura “noi” nel racconto…
Atto Senato
Interrogazione
presentata da
LUIGI MANCONI
Al Ministro della Giusitiza, al Ministro dell’Istruzione, al Ministro dell’Interno
Premesso che
da notizie di stampa si è appreso che Roberta Chiroli, già studentessa del corso di laurea in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica dell’università di Venezia Ca’ Foscari, è stata recentemente condannata dal Tribunale di Torino a una pena di 2 mesi per concorso in violenza aggravata e occupazione di terreni;
tale condanna deriva da fatti relativi a un episodio avvenuto il 14 giugno 2013 nella località di Salbertrand, in cui alcuni studenti delle scuole superiori, durante il campeggio studentesco a Venaus, hanno fatto ingresso nel cortile della ditta Itinera, bloccando la strada per qualche minuto e impedendo l’accesso ad alcuni mezzi all’interno di quel cortile;
Roberta Chiroli si trovava in Valsusa per effettuare ricerche utili alla sua tesi di laurea dal titolo: “Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità”, ed osservava i fatti descritti;
le telecamere riprendono la giovane sempre ai margini del gruppo di manifestanti e in compagnia di un’altra studentessa, anche lei mandata a processo ma assolta da tutte le accuse;
Le quarantacinque persone presenti alla manifestazione, tra cui 15 minorenni, hanno successivamente fatto ritorno a Venaus in treno e sono state identificate dalla polizia al loro arrivo in stazione; a tutti, tra cui Roberta Chiroli, che viaggiava sullo stesso treno, sono stati contestati in concorso i reati di blocco stradale, imbrattamento, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, violenza privata aggravata, invasione di terreni;
la posizione di Roberta Chiroli e dell’altra studentessa sono state distinte, avendo le due deciso di ricorrere al rito abbreviato;
di conseguenza l’avvocato Valentina Colletta, difensore delle due studentesse, ha depositato agli atti il frontespizio della tesi di Roberta Chiroli, ma non il testo completo della tesi, in quanto l’autrice non ha dato l’assenso alla pubblicazione del suo lavoro;
nel corso delle udienze, nonostante la Chiroli si fosse opposta, il pubblico ministero ha potuto produrre la tesi nella sua versione integrale – peraltro da una prima verifica effettuata dal presidente del corso di laurea in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica dell’Università Ca’ Foscari, è risultato che nessuna richiesta ufficiale di consegnare l’elaborato sia mai giunta da parte del Tribunale di Torino;
l’università Ca’ Foscari ha inoltre prodotto una dichiarazione in cui attesta di essere a conoscenza dell’oggetto dell’elaborato della Chiroli e di avere concordato l’argomento della tesi e la sua modalità, che è quella della ricerca antropologica basata sulla tecnica dell’osservazione partecipante, sviluppata da uno dei padri dell’antropologia, Bronislaw Malinowki;
premesso inoltre che
nella sua requisitoria, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 9 mesi per entrambe le studentesse e solo Roberta Chiroli è stata condannata alla pena di due mesi per ex art. 110 cp, 633 cp e 610 cp;
in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che dovrebbero essere pubblicate in trenta giorni, pare emergere che alla base dei diversi esiti processuali per le due studentesse ci sia l’utilizzazione, da parte di Roberta Chiroli, del “noi partecipativo” in alcuni passaggi della tesi, interpretati dal pubblico ministero nella sua requisitoria come concorso morale agli eventi contestati.
Si chiede di sapere se,
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti, quali siano le loro considerazioni in merito e se ritengano opportuno prendere provvedimenti per tutelare la piena libertà di ricerca nell’ambito dello studio e della formazione universitaria.
per quale ragione sin dall’arrivo a Venaus gli elementi che davano conto dell’attività di ricerca e di studio di Roberta Chiroli in base ai quali la presenza della giovane sul treno era pienamente spiegata non siano state sufficienti a scagionarla immediatamente da ogni accusa;
se i ministri in indirizzo ritengano che non vi sia differenza tra la presenza alle manifestazioni di protesta allo scopo di documentare e studiare, e la partecipazione attiva;
quali provvedimenti ritengano necessario adottare per tutelare la libertà di ricerca scientifica su fatti di conflittualità sociale ovvero oggetto di procedimenti penali, anche se condotte sul campo.
Comunicato stampa movimento No Tav
COMUNICATO STAMPA
La mattina di martedì 21 giugno la Procura di Torino ha messo in atto l’ennesima operazione giudiziaria contro il movimento No Tav, infliggendo 23 misure cautelari di vario grado ed entità ad altrettanti attivisti, valligiani e non. Com’è nella natura del movimento No Tav le persone colpite appartengono a generazioni e provenienze differenti, accomunate da un fine comune.
Alcuni attivisti hanno deciso di rifiutare o infrangere le misure cautelari comminate, che si tratti di firme quotidiane o di arresti domiciliari, aprendo uno scenario nuovo e rilanciando la lotta sia sul piano giudiziario sia su quello politico.
Il movimento No Tav ribadisce il suo pieno appoggio a tutte le persone colpite, sostenendo i percorsi che si aprono e che si apriranno, qualunque essi siano. È un’occasione per ribaltare il modus operandi di una Procura politicizzata esplicitamente contro i No Tav.
L’assemblea popolare di martedì sera e la fiaccolata di giovedì 23 giugno dimostrano che il movimento è unito e non lascia isolati i perseguitati, forte della consapevolezza di poter rilanciare una nuova fase di lotta.
Bussoleno, 25 giugno 2016
Il Movimento No Tav
Gli americani preoccupati per i bombardamenti russi in Siria contro i propri mercenari addestrati dalla CIA
Le false rappresentazioni del p.m Rinaudo – il caso di Vincenzo
A poche ore dalla scarcerazione di Vincenzo, giovane universitario Torinese, arrestato venerdì in contemporanea all’applicazione di circa una ventina di altre misure cautelari ad attvisti No Tav, vogliamo cogliere l’occasione per denunciare ciò che si può definire un abuso di potere da parte del pm Rinaudo.
Insieme a Vincenzo anche Lorenzo, giovane modenese, ha subito la stessa situazione.
Parliamo di un’azione da parte del pubblico ministero Rinaudo molto chiara, ma per fornire un quadro completo vogliamo procedere con ordine.
– in data 26/05/2016 il Gip del procedimento, Luisa Ferracane, emetteva misure cautelari in capo a 18 attivisti No Tav (9 misure di arresti domiciliari con firma, 9 obblighi di presentazione quotidiana per firma). A Vincenzo e Lorenzo, nonostante la richiesta di Rinaudo, non vengono date misure poiché, secondo il gip “…deve anticiparsi che l’esame degli atti consente di ritenere senz’altro sussistente un grave quadro indiziario a carico di tutti gli indagati, ad eccezione di C. Lorenzo e P.Vincenzo, in ordine ai quali ultimi, il pur attento esame del materiale video-fotografico in atti non ha consentito di raggiungere quel qualificato livello di probabilità di colpevolezza richiesto ai fini dell’applicazione delle misure cautelari richieste…”
-Al fine di sciogliere le riserve del gip, in merito all’identificazione dei due giovani, Rinaudo delega la DIGOS di Torino ad eseguire perquisizioni personali e domiciliari che avvengono il 17/06/2016. Vengono sequestrati, in tale occasione, alcuni indumenti. Rinaudo scrive che questi elementi dovrebbero “..fornire granitica certezza circa la diretta responsabilità degli indagati rispetto la commissione degli illeciti contestati”.
– in data 21/06/2016 scatta l’operazione giudiziaria, che dal mattimo preleva gli indagati dalla propria abitazione (quelli che trova) e li porta in questura per la notifica delle misure cautelari. Nonostante il gip avesse RIFIUTATO le misure per i due giovani, questi vengono ugualmente prelevati e portati in carcere per ordine unicamente del pm Rinaudo che li pone in stato di fermo secondo l’art 384 del c.p.p, Decreto di Fermo di Indiziato per cinque giorni dal momento del fermo, in regime di isolamento e col divieto di conferire con il proprio difensore, ai sensi dell’art 104 co. 3 e 4. C.p.p in considerazione delle esigenze di prova…
-dalle carte si evince che la motivazione dell’isolamento in carcere nel caso di Vincenzo sia la “ragionevole probabilità che il prevenuto, ove non si intervenisse, farebbe perdere le proprie tracce”. Aggiunge Rinaudo che c’è la ragionevole previsione che ciò avvenga poiché l’indagato non ha figli né attività lavorativa (infatti, nel caso di Vincenzo che è ancora studente universitario, la situazione è questa ma non ci sembra un “difetto”), che èsvincolato da legami col territorio siano essi di natura economica, sociale od affettiva (ma come?! E’ cresciuto ed ha sempre studiato a Torino, qui ha la sua famiglia e i suoi affetti).
Da qui la sua conclusione che, con lapidaria certezza, ci sarebbe il pericolo di fuga.
Aggiunge inoltre Rinaudo che i soggetti della cosiddetta area antagonista sono soliti eleggere domicilio presso indirizzi fittizi, ove sono puntualmente irreperibili. Peccato che nel caso di Vincenzo il domicilio fosse, da sempre, presso la sua casa di famiglia, con la sorella e i genitori, da dove in affetti è stato prelevato per la notifica dello stato di fermo.
– in data 23/06/2016 il gip Ferracane fissa un’udienza presso il carcere delle Vallette a seguito della richiesta del pubblico ministero Rinaudo di convalida del fermo affettato in data 21/06. In tale udienza il giudice prende in esame la richiesta di convalida del fermo e la richiesta di applicazione della misura coercitiva degli arresti domiciliari e le rigetta entrambe. Afferma, infatti, che “…non si ritiene sussistente nel caso di specie il parametro normativo di pericolo di fuga, per il quale, come noto, la giurisprudenza di legittimità richiede elementi di fatto concreti e specifici;….vi è però da evidenziare: da un lato, come tali circostanze, lungi da rappresentare elementi di fatto specifici dai quali desumere una concreta volontà di fuga dell’indagato, appaiano indicative di una mera astratta possibilità (n.b. Rinaudo aveva parlato di lapidaria certezza)in tal senso e, comunque, come il soggetto, nato, residente e domiciliato a Torino, ove peraltro ancora studia, dunque profondamente radicato in tale contesto territoriale – senza che risulti in atti un suo, recente o anche risalente, allontanamento, neanche dopo la perquisizione effettuata a suo carico il 17/06/2016 presso il suo domicilio (reale e non fittiziamente eletto, come evidenziato dal p.m)…”. Invece, rispetto alla misura coercitiva, “non sussistono a carico del fermato i gravi indizi di colpevolezza dei reati in ordine ai quali vi è richiesta l’applicazione della misura cautelare”
-il 25/06/2016 Vincenzo viene rilasciato.
Alla luce delle carte che vi abbiamo qui sopra brevemente riassunto, appare chiaro come ci sia stato da parte del p.m Rinaudo uno sforzo notevole nel tentativo di far arrestare i due giovani.
Appare anche chiaro, però, come nel fare ciò egli abbia fornito false rappresentazioni, sapendo in realtà dove vivesse il giovane (infatti la polizia è andato a prenderlo presso la sua abitazione) e cercando di negare le sue origini, le sue attività di studio e l’oggettivo radicamento presso la città di Torino.
Ora, e la domanda sorge davvero spontanea, chi pagherà per questi 5 giorni passati in carcere in regime di totale isolamento senza la possibilità di parlare neanche col proprio avvocato?
Un pubblico ministero può fornire false rappresentazioni nel momento in cui svolge la sua funzione giudiziaria?
Domande queste, che sappiamo, rimarranno senza risposta da parte di chi dovrebbe giustificare tale condotta indegna, ma che noi poniamo libera, al giudizio di tutti.
ps: consigliamo anche la lettura Le strane amicizie del pm Rinaudo (dossier completo)
Il movimento No Tav a sostegno dell’illegalità: “Pieno appoggio ai militanti che si sottraggono alla giustizia”
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25 Giugno 2016, ore 11:48
