Israele alla guida della Commissione legale dell’ONU

Di Redazione il 17 giugno 2016
 
Danny Danon, rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite, sara a capo della Commissione Legale dell’Assemblea Generale
 
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Di Ibrahim Sha’ban. Al-Quds (16/06/2016). Traduzione e sintesi di Laura Cassata.
Per la prima volta dopo più di 70 anni dalla nascita dell’ONU, Israele guiderà una delle sei Commissioni dell’Assemblea Generale, la Commissione Legale. Che vergogna!
 
La votazione si è svolta in gran segreto lunedì scorso ed hanno votato a favore più dei due terzi dei paesi che fanno parte delle Nazioni Unite. Danny Danon, assistente dell’ex ministro della guerra israeliano durante l’ultimo attacco a Gaza, sarà il prossimo presidente della Sesta Commissione, la quale si occupa di questioni giuridiche legate alla sicurezza e alla pace internazionale. 
 
Il rappresentante d’Israele è una persona che, ironia del destino, dovrebbe comparire davanti alla Corte penale internazionale perché accusata di crimini di guerra, una persona che approva l’espulsione del popolo palestinese dal proprio Stato, una persona che minaccia Gaza con la guerra quando viene catturato un soldato israeliano. Danon ha dichiarato che Israele è un leader nel diritto internazionale. Sarebbe più corretto dire che Israele è un leader nella violazione del diritto internazionale, secondo i rapporti delle Nazioni Unite e degli studiosi di diritto.
 
La vergogna più grande è che anche alcuni paesi arabi hanno votato a favore d’Israele. La vergogna minore è che i paesi arabi e musulmani non sono stati in grado di fermare questa nomina: solo 46 stati hanno votato contro e 23 paesi si sono astenuti.
 
Bisogna dire che questa non è la fine del mondo, poiché la presidenza della Commissione Legale è solo una formalità procedurale. Ciò vuol dire che il presidente della Commissione non può prendere decisioni in maniera autonoma, ma può influire pesantemente su altre questioni, come l’ordine del giorno.
 
I paesi interessati alla causa palestinese, alla pace mondiale e alla giustizia non dovrebbero mancare alle riunioni della Sesta Commissione. E se ad esempio i palestinesi chiedessero un nuovo parere della Corte internazionale di giustizia dell’Aja sui diritti civili e politici dei palestinesi di Gerusalemme? Il presidente Danny Danon lo metterebbe tra i punti all’ordine del giorno o ne ostacolerebbe la discussione? E in che modo ne discuterebbe?
 
Questo semplice esempio pone delle domande difficili, come le modalità per costringere Israele ad applicare la Carta dei diritti civili e politici del 1966 e la Carta dei diritti economici, sociali e culturali.
 
La presidenza d’Israele della Commissione Legale dell’ONU è un duro colpo per i musulmani e per gli amanti della giustizia, una grande delusione per la società civile e una vergogna per i nostri Stati. L’anelito verso la libertà, la giustizia, la pace e la sicurezza dovrebbe essere un dovere di tutti gli stati e non di uno solo. Ma ormai non ha più senso piangere sul latte versato.
 
Ibrahim Sha’ban è professore di diritto presso l’Università di Gerusalemme.
 
 

Israele va con la Russia: come cambia il Medio Oriente

18GIU 16

russia israele

LA NOTIZIA BOMBA
La notizia è di quelle che fa capire come sta cambiando il Medio Oriente; e come l’Occidente (chiuso nell’ottusità egemonica americana) stia anni luce indietro rispetto ai nuovi equilibri mondiali che si vanno definendo.
La notizia, riportata dal sito d’intelligence israeliano Debka, è questa:israeliani e russi si apprestano ad effettuare un’esercitazione militare congiunta nelle acque del Mediterraneo. Per la prima volta nella storia, le Forze Armate di Tel Aviv e quelle di Mosca opereranno insiemecoinvolgendo reparti di Marina e Aviazione dislocati nella regione (per i russi quelli della base aerea di Latakia e navale di Tartus, in Siria).

Se questa notizia fosse confermata ci troveremmo di fronte a quello che gli esperti definiscono uno “sconvolgimento strategico”.

UN COSTANTE AVVICINAMENTO
Che i rapporti tra Israele e Russia non siano più caratterizzati dall’ostilità della Guerra Fredda, lo dimostrano, da tempo, diversi segnali:
1) CRIMEA: nel 2014, Israele è stato l’unico paese, tra gli alleati degli Usa, a non votare la mozione di condanna all’Onu per l’annessione della Crimea da parte della Russia;cosa che scatenò le ire di Obama e della lobby neocon americana.
2) LEVIATHAN: nel Settembre scorso anticipammo in quest’articolo l’offerta di Putin a Netanyahu per la protezione militare e lo sfruttamento dei ricchissimi giacimenti di gas naturale che Israele detiene al largo del Mediterraneo (Leviathan); sfruttamento che consentirebbe ad Israele non solo di raggiungere autonomia energetica ma anche di diventare uno dei maggiori esportatori di gas della regione. L’articolo (che fu accolto dalla denigrazione dei soliti esperti che sanno tutto ma non ne azzeccano una) è oggi confermato dalla notizia che nello scorso vertice del 7 Giugno a Mosca, Netanyahu ha aperto alla possibilità che aziende russe cooperino nel progetto: “Le nostre porte sono aperte a tutte le compagnie che hanno esperienza nello sfruttamento di giacimenti di gas, ovviamente anche quelle russe”, un invito esplicito a Gazprom, leader mondiale nel settore, ed uno schiaffo in faccia alle sanzioni imposte da Washington.

3) SIRIA: l’intervento russo in Siria non è stato ostacolato da Israele; anzi, Tel Aviv ha persino tollerato azioni di sconfinamento di aerei russi nei propri cieli, finalizzate a colpire i ribelli anti-siriani e le bande di Al Qaeda appoggiate dagli Usa.
Attualmente Israele sembra possibilista all’idea russa di non frammentare la Siria, mantenendo sotto Assad anche il sud dietro la garanzia di una presenza di Mosca nella regione.
4) LA LOBBY DEGLI EBREI RUSSI: per quanto la lobby degli ebrei d’America rimanga la più potente del mondo e la più influente nella capacità di pressione su Israele, diversi osservatori segnalano la crescita, nell’establishment di Tel Aviv, di una lobby russa; il milione di ebrei russi emigrati in Israele iniziano ad avere ruoli importanti. Durante il viaggio a Mosca, molti esponenti della delegazione israeliana, parlavano russo (tra cui due ministri del governo in carica: il “russo” Elkin e ilmoldavo” Lieberman).

UN DOPPIO SEGNALE ALL’OCCIDENTE
Il segnale che Israele manda a Stati Uniti ed Europa è doppio:

  • La Guerra Fredda è finita per sempre
  • L’America non è più il pivot della strategia di sicurezza di Israele in Medio Oriente

Per Israele la propria sicurezza è più importante dell’alleanza con gli Usa; e la sicurezza di Israele oggi è garantita più dalla determinazione russa che dalla goffa e disastrosa politica estera americana.
Non sfugge il caos che l’America ha prodotto in Medio Oriente negli ultimi anni: dalla Primavera araba alla rimozione di Mubarak (per cui gli israeliani si erano opposti); dal disastro libico, all’ambiguità colpevole con cui Washington ha di fatto alimentato l’espandersi del Califfato islamico e armato e finanziato i gruppi di Al Qaeda travestiti da “ribelli moderati”.
D’altro canto agli israeliani sono chiare due cose:

  1. La Russia è entrata in Siria con il chiaro intento di sconfiggere il terrorismo e l’integralismo islamico a differenza di Washington la cui dipendenza dalla monarchia saudite (principale sponsor dell’Isis), ha permesso al Califfato islamico di espandersi.
  2. Putin è in grado di mediare maggiormente con i nemici storici di Israele (Hezbollah sciti, Siria e Iran) di quanto possa farlo Washington.

Come ha scritto in questo articolo Giancarlo Elia Valori, Israele potrebbe “sostituire – a lungo andare – gli Stati Uniti con la Federazione russa come alleato globale e come presenza di riferimento nel Medio Oriente”.

Insomma il mondo cambia, nuovi equilibri prendono forma e con essi nuove alleanze e percorsi strategici. Solo per noi europei, sottomessi alla dittatura di Bruxelles e ai ricatti di Washington la storia sembra ferma al secolo scorso.

Appendino, si avvera la seconda, tragica profezia di Fassino. Ecco cosa le disse

 fassino appendino
20 giugno 2016 | di 

“Mi auguro che un giorno lei si segga su questa sedia e vediamo se poi sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di poter fare”. Così, nel maggio 2015, il primo cittadino di Torino Piero Fassino attaccava la consigliera del M5s Chiara Appendino, oggi nuovo sindaco di Torino dopo la vittoria contro il sindaco uscente, candidato del Pd. Non era la prima volta che Fassino cedeva alla tentazione di lanciarsi in simili profezieEra il 2009 quando Fassino, dagli studi di RepubblicaTv, tuonava contro Beppe Grillo, appena escluso dalle primarie del Partito democratico. L’augurio dell’ex segretario Pd portò bene al M5s che alle politiche del 2013 raccolse il 25% dei consensi, diventando il primo partito alla Camera dei deputati. Con la vittoria della Appendino si avvera la seconda profezia di Fassino

Saccheggio della Grecia: la commissione UE pretende l’immunità per gli esecutori

martedì, 14, giugno, 2016
 
Ecco come avviene il “risanamento” delle finanze dei paesi periferici: gli edifici governativi vengono svenduti ai privati, con l’obbligo per il governo di riprenderli in affitto, che va pagato anche se non vengono utilizzati. E cosa avviene ai funzionari UE che hanno imposto queste truffe ai danni dello Stato greco, sotto la minaccia dei “memorandum”? Assolutamente nulla, perché la UE pretende la loro immunità, pena la mancata erogazione dei “fondi di salvataggio”. Si tratta, come previsto, di una riedizione della Treuhandanstalt, ossia del più grande scempio di patrimonio pubblico della storia, avvenuto dopo l’unificazione a spese dei beni comuni dei cittadini della Germania Est. VOCI DALL’ESTERO
 
grecia
Da Keep Talking Greece
 
La Commissione Europea si è direttamente intromessa nel funzionamento della magistratura greca, chiedendo che i tecnocrati UE che lavorano per il Fondo per la Privatizzazione Greca abbiano l’”immunità”. La Commissione Europea è intervenuta due giorni dopo che i magistrati anticorruzione di Atene hanno sollevato accuse nei confronti di 3 greci e 3 cittadini UE appartenenti all’HRADF (Hellenic Republic Asset Development Fund ndVdE) per una vendita di asset pubblici che ha provocato una perdita di parecchi milioni di euro ai danni dello Stato.
 
Venerdì, il protavoce UE Margaritis Schinas ha dichiarato ai giornalisti a Bruxelles che gli esperti UE che lavorano in Grecia per il “programma greco”, dovrebbero essere coperti da una forma di “garanzia”.
 
“Secondo noi, a tutti gli esperti UE che aiutano la Grecia a migliorare la sua economia e a ritornare alla crescita (coi bellissimi risultati che abbiamo visto ndVdE) dovrebbero vedersi garantiti ampi margini di manovra.” Ha dichiarato Schinas. Contemporaneamente, ha sottolineato che “abbiamo pieno rispetto delle procedure giudiziarie” in corso contro 6 membri del vecchio Fondo di Privatizzazione. Ma il suo intervento non è stato chiaro.
 
Schinas non si è soffermato sulla richiesta dell’Eurogruppo di un’immunità per i tecnocrati che lavoreranno al nuovo Fondo di Privatizzazione Greco.
 
L’intervento della Commissione è avvenuto subito dopo che i magistrati dell’accusa hanno accusato 6 membri dell’HRADF per la vendita di 28 asset pubblici. Tre membri sono greci, gli altri tre vengono dall’Italia, la Spagna e la Repubblica Slovacca, nominati dall’Eurogruppo. Le accuse si riferiscono al periodo 2013-2014 e sono stati convocati per testimoniare di fronte al magistrato anti corruzione Costas Sargiotis.
 
Sono sospettati di “reato di slealtà” e di “utilizzo improprio” delle 28 proprietà statali.
 
Secondo l’agenzia di stampa AthensNewsAgency, un funzionario UE ha spiegato che Bruxelles teme che se non viene garantita questa immunità, nessun membro delle istituzioni europee vorrà essere assegnato al lavoro da svolgere in Grecia e questo metterebbe a rischio il successo del nuovo Fondo di Privatizzazione.
 
(Che sarebbe come dire che il boia si rifiuta obbedire agli ordini, se non ha la garanzia di non essere poi accusato di omicidio… NdVdE).
 
Pertanto l’Eurogruppo ha chiesto al Governo Greco di cambiare opportunamente le leggi, in modo che simili accuse non possano ripetersi in futuro, ha dichiarato il funzionario.
 
I sei membri e il HRADF: vendere gli asset per poi prenderli in affitto
 
Le accuse nei confronti dei sei membri dell’HRADF riguardano la vendita e riaffitto di 28 proprietà statali.
 
Secondo l’accusa, lo Stato Greco ha sofferto perdite per 575 milioni di euro.
 
Il caso riguarda due aste vinte da due società private. Le aste valevano 2 miliardi e 611 milioni di euro complessivi. I relativi contratti sono stati firmati nel maggio 2014, con lo Stato Greco che si impegnava a riaffittare le proprietà per 20 anni per soddisfare le esigenze di spazi dei servizi pubblici. Il costo di affitto per lo stato greco era di 25,6 milioni di euro per il solo primo anno. Lo Stato è obbligato a pagare anche per gli edifici rimasti vuoti o parzialmente vuoti, perdendoci 6,6 milioni di euro.
 
Esempi tipici sono l’edificio Keranis e l’edificio del Ministero della Salute.
 
L’accusa sottolinea anche che in alcuni casi, il “congruo valore della proprietà” è stato sottostimato, riducendo così la somma che lo Stato ha ricevuto e che “il valore della terra non è stato preso in considerazione, così come altri fattori del mercato immobiliare”. (fonti: euro2day.gr, huffingtonpost.gr).
 
AGGIORNAMENTO: dopo la testimonianza resa ai magistrati, i sei sono stati rilasciati. Hanno respinto le accuse, sostenendo che il loro compito era soltanto di dare una consulenza ma il loro parere non era vincolante per il consiglio dell’HRADF che doveva prendere la decisione finale.
 
Uno degli accusati è il presidente spagnolo dell’agenzia delle proprietà immobiliari del Governo Spagnolo, un altro è la sua controparte italiana e l’ultimo il presidente della Borsa slovacca. Tutti e tre hanno partecipato al Consiglio degli Esperti che ha raccomandato la vendita degli asset pubblici al consiglio dell’HTADF.
 
Le proprietà in questione sono: 5 edifici del Ministero della Cultura, dell’Interno, della Giustizia, della Salute e Istruzione, 13 uffici dell’agenzia esattoriale e 5 edifici della Polizia greca. (ProtoThema)
 
L’assurdità del programma Vendi e Ri-Affitta per gli edifici statali nel contesto del programma di privatizzazioni era già stata discussa quando l’accordo del HRADF era stato siglato e una parte di esso era trapelato alla stampa. Gli scandalosi dettagli dell’accordo sono tornati recentemente alla ribalta, quando è venuto fuori che lo Stato pagava 220 mila euro al mese per un edificio vuoto.
 
Vediamo un po’: qual era esattamente lo scopo del programma HRADF di Privatizzare e Ri-Affittare le proprietà pubbliche? Che lo Stato greco vendesse gli immobili, ricevesse un ammontare X di denaro per ripagare i creditori, e riaffittasse le proprietà vendute pagando una somma XX ai nuovi proprietari?
 
Alla fine dei giochi, la Commissione Europea dirà alla Grecia che l’”immunità per i tecnocrati UE” è una selle “azioni prioritarie” che il paese deve intraprendere nei confronti dei creditori per poter ricevere la prossima tranche di “aiuti”…
 
Ma forse il signor Schinas ha ragione! Che ingrati questi greci che non apprezzano il lavoro degli esperti europei presso il Fondo per la Privatizzazione, specialmente dal momento che quest’ultimo aiuta la Grecia a migliorare la propria economia e a ritrovare il sentiero della crescita.
 
PS e ora tutti al supermercato ad accaparrarsi un po’ di crescita, con la nuova IVA al 24%.

Chiomonte, diventa un fenomeno sul web l’obbligo di firma per la nonna No Tav

sorhttp://torino.repubblica.it/cronaca/2016/06/23/news/chiomonte_diventa_un_fenomeno_sul_web_l_obbligo_di_firma_per_la_nonna_dei_no_tav-142664982/?ref=HREC1-8

 
torino.repubblica.it – 23 giugno 2016 
Chiomonte, diventa un fenomeno sul web l'obbligo di firma per la nonna No Tav

Marisa Meyer 

Anche i 99 Posse postano la foto della donna all’uscita della caserma mentre si sorregge con un bastone. L’avvocato: “La misura le è stata applicata soltanto perchè sorpresa su un furgone di antagonisti: ma lei era a bordo perchè non riesce a camminare”

di SARAH MARTINENGHI

La signora Marisa ha 71 anni, i capelli bianchi e si appoggia a un bastone per camminare. Sorride e indossa la maglietta con la scritta “No Tav” mentre esce dalla stazione dei carabinieri di Chiomonte dove deve recarsi ogni giorno a firmare. Questa immagine sta diventando virale su Internet, postata anche dal gruppo musicale dei 99 Posse, e sta facendo discutere il popolo del web: c’è anche lei infatti tra le 23 persone raggiunte da misure restrittive (di cui 9 arrestate) per l’assalto al cantiere di Chiomonte il 28 giugno di un anno fa. “Solo un paese malato impone l’obbligo di firma ad una signora di 70 anni solo perché è un’attivista #notav Signora Marisa noi siamo con te!” è la didascalia alla foto “postata” dai 99 Posse, che in breve tempo ha ottenuto centinaia di commenti e migliaia di condivisioni.
Marisa Meyer era stata identificata su un furgone utilizzato, secondo l’accusa del pm Antonio Rinaudo, come supporto logistico durante gli attacchi. Ma la donna – è la tesi della difesa –  sarebbe salita a bordo solo perché aveva chiesto un passaggio dopo la manifestazione, per i suoi problemi di deambulazione.
Nella misura emessa nei suoi confronti dal giudice per le indagini preliminari Luisa Ferracane, sono riportate le motivazioni che hanno portato l’anziana a doversi  presentare quotidianamente dai carabinieri: “E’ recidiva”, e il suo nome compare in “9 segnalazioni del data base delle forze di polizia per reati legati a manifestazioni in Val di Susa, di cui 4 procedimenti penali in iscrizione, due archiviazioni, e uno già definito con decreto penale scrive il gip”. “Ma la mia assistita è uno dei volti più conosciuti perché partecipa, da sempre, a tutte le manifestazioni e intende continuare a farlo – replica l’avvocato Danilo Ghia che l’assiste – ritengo però davvero inopportuna una misura comminata su elementi insussistenti posto che Marisa Meyer ha difficoltà evidenti di deambulazione e aveva semplicemente chiesto un passaggio in quanto non in grado di camminare”.
Marisa Meyer comparirà davanti al giudice il 28 giugno per l’interrogatorio di garanzia, e spiegherà le ragioni della sua presenza sul furgoncino in cui erano stati trovati scudi in plexiglas, maschere antigas, tute nere, bombe carta e petardi. Oltre a un pezzo di toma. Quella sì che era della signora Marisa: l’aveva portata con sé alla manifestazione, e si stava riportando a casa una fetta avanzata che le avevano messo nel bagagliaio. “Ma non aveva idea di che cosa avessero nel retro del veicolo”, chiarisce ancora  il suo avvocato.  
Questa sera alle 21 i No Tav organizzeranno una fiaccolata di solidarietà per Marisa e gli altri arrestati e indagati a Bussoleno, nella piazza del Comune.

Interrogazione del Sen.Manconi sulla condanna della giovane ricercatrice veneziana

post — 23 giugno 2016 at 16:52

Pubblichiamo l’ interrogazione depositata in Aula dal Senatore del Pd Luigi Manconi sulla condanna ai danni della giovane ricercatrice  condannata per aver partecipato ad un’iniziativa notav ed averne fatto una tesi scrivendo addirittura “noi” nel racconto…

luigi manconi

Atto Senato

Interrogazione

presentata da

LUIGI MANCONI

Al Ministro della Giusitiza, al Ministro dell’Istruzione, al Ministro dell’Interno

Premesso che

da notizie di stampa si è appreso che Roberta Chiroli, già studentessa del corso di laurea in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica dell’università di Venezia Ca’ Foscari, è stata recentemente condannata dal Tribunale di Torino a una pena di 2 mesi per concorso in violenza aggravata e occupazione di terreni;

tale condanna deriva da fatti relativi a un episodio avvenuto il 14 giugno 2013 nella località di Salbertrand, in cui alcuni studenti delle scuole superiori, durante il campeggio studentesco a Venaus, hanno fatto ingresso nel cortile della ditta Itinera, bloccando la strada per qualche minuto e impedendo l’accesso ad alcuni mezzi all’interno di quel cortile;

Roberta Chiroli si trovava in Valsusa per effettuare ricerche utili alla sua tesi di laurea dal titolo: “Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità”, ed osservava i fatti descritti;

le telecamere riprendono la giovane sempre ai margini del gruppo di manifestanti e in compagnia di un’altra studentessa, anche lei mandata a processo ma assolta da tutte le accuse;

Le quarantacinque persone presenti alla manifestazione, tra cui 15 minorenni, hanno successivamente fatto ritorno a Venaus in treno e sono state identificate dalla polizia al loro arrivo in stazione; a tutti, tra cui Roberta Chiroli, che viaggiava sullo stesso treno, sono stati contestati in concorso i reati di blocco stradale, imbrattamento, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, violenza privata aggravata, invasione di terreni;

la posizione di Roberta Chiroli e dell’altra studentessa sono state distinte, avendo le due deciso di ricorrere al rito abbreviato;

di conseguenza l’avvocato Valentina Colletta, difensore delle due studentesse, ha depositato agli atti il frontespizio della tesi di Roberta Chiroli, ma non il testo completo della tesi, in quanto l’autrice non ha dato l’assenso alla pubblicazione del suo lavoro;

nel corso delle udienze, nonostante la Chiroli si fosse opposta, il pubblico ministero ha potuto produrre la tesi nella sua versione integrale – peraltro da una prima verifica effettuata dal presidente del corso di laurea in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica dell’Università Ca’ Foscari, è risultato che nessuna richiesta ufficiale di consegnare l’elaborato sia mai giunta da parte del Tribunale di Torino;

l’università Ca’ Foscari ha inoltre prodotto una dichiarazione in cui attesta di essere a conoscenza dell’oggetto dell’elaborato della Chiroli e di avere concordato l’argomento della tesi e la sua modalità, che è quella della ricerca antropologica basata sulla tecnica dell’osservazione partecipante, sviluppata da uno dei padri dell’antropologia, Bronislaw Malinowki;

premesso inoltre che

nella sua requisitoria, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 9 mesi per entrambe le studentesse e solo Roberta Chiroli è stata condannata alla pena di due mesi per ex art. 110 cp, 633 cp e 610 cp;

in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che dovrebbero essere pubblicate in trenta giorni, pare emergere che alla base dei diversi esiti processuali per le due studentesse ci sia l’utilizzazione, da parte di Roberta Chiroli, del “noi partecipativo” in alcuni passaggi della tesi, interpretati dal pubblico ministero nella sua requisitoria come concorso morale agli eventi contestati.

Si chiede di sapere se,

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti, quali siano le loro considerazioni in merito e se ritengano opportuno prendere provvedimenti per tutelare la piena libertà di ricerca nell’ambito dello studio e della formazione universitaria.

per quale ragione sin dall’arrivo a Venaus gli elementi che davano conto dell’attività di ricerca e di studio di Roberta Chiroli in base ai quali la presenza della giovane sul treno era pienamente spiegata non siano state sufficienti a scagionarla immediatamente da ogni accusa;

se i ministri in indirizzo ritengano che non vi sia differenza tra la presenza alle manifestazioni di protesta allo scopo di documentare e studiare, e la partecipazione attiva;

quali provvedimenti ritengano necessario adottare per tutelare la libertà di ricerca scientifica su fatti di conflittualità sociale ovvero oggetto di procedimenti penali, anche se condotte sul campo.

Comunicato stampa movimento No Tav

post — 25 giugno 2016 at 10:04

libertàCOMUNICATO STAMPA

La mattina di martedì 21 giugno la Procura di Torino ha messo in atto l’ennesima operazione giudiziaria contro il movimento No Tav, infliggendo 23 misure cautelari di vario grado ed entità ad altrettanti attivisti, valligiani e non. Com’è nella natura del movimento No Tav le persone colpite appartengono a generazioni e provenienze differenti, accomunate da un fine comune.

Alcuni attivisti hanno deciso di rifiutare o infrangere le misure cautelari comminate, che si tratti di firme quotidiane o di arresti domiciliari, aprendo uno scenario nuovo e rilanciando la lotta sia sul piano giudiziario sia su quello politico.

Il movimento No Tav ribadisce il suo pieno appoggio a tutte le persone colpite, sostenendo i percorsi che si aprono e che si apriranno, qualunque essi siano. È un’occasione per ribaltare il modus operandi di una Procura politicizzata esplicitamente contro i No Tav.

L’assemblea popolare di martedì sera e la fiaccolata di giovedì 23 giugno dimostrano che il movimento è unito e non lascia isolati i perseguitati, forte della consapevolezza di poter rilanciare una nuova fase di lotta.

Bussoleno, 25 giugno 2016

Il Movimento No Tav

Gli americani preoccupati per i bombardamenti russi in Siria contro i propri mercenari addestrati dalla CIA

 
Giu 19, 2016
 
Ribelli-moderati-CIA-2
Ribelli moderati addestrati dalla CIA
 
Il Pentagono ha espresso la sua preoccupazione per i recenti attacchi aerei fatti dall’aviazione russa contro le posizioni dei gruppi armati dell’opposizione appoggiati dagli USA (e dall’Arabia Saudita)
Secondo Peter Cook, portavoce del Dipartimento della Difesa statunitense, i comandi militari USA, per mezzo di una videoconferenza, hanno manifestato che gli attacchi delle forze russe contro i gruppi armati dell’opposizione siriana erano stati previamente denunciati da un alto funzionario della Difesa Statunitense.
Il funzionario USA ha indicato che la Russia sta continuando i suoi attacchi su Al-Tanf, anche dopo i tentativi degli USA di informare le forze russe – mediante canali appropriati – che la coalizione continua ad appoggiare dall’aria le forze che combattono contro il Daesh.
 
Cook si è lamentato che la Russia abbia contunuato a bombardare le forze siriane che combattono contro il Daesh, nonostante l’invio di aerei cacciabombardieri F-18, fatto ultimamente dagli USA per “impressionare” i piloti dei caccia russi S-24-
L’ambasciata USA in Russia ha chiesto spiegazioni a Mosca circa il motivo degli attacchi, così come garanzie che questo non torni ad accadere.
Nonostante questo, la Russia ha assicurato che continuerà a bombardare tutti i terroristi, senza discriminare nessuno e si dispiace che l’Occidente non abbia una definizione chiara di quelli che denominano “oppositori moderati” in Siria.
Prosegue l’offensiva dell’Eseercito Siriano
Nel frattempo l’Esercito siriano ha abbattuto negli ultimi giorni circa 167 componenti del gruppo terrorista Yaish al-Fath, nei combattimenti avvenuti nel sud di Aleppo e ha respinto alcuni attacchi effettuati dai terroristi contro le proprie posizioni e di quelle degli alleati nella zona di Al-Zerbeh.
Fonti vicine all’opposizione siriana hanno informato questa domenica che tra i morti ci sono 24 comandanti militari della riferita banda estremista.
L’esercito siriano inoltre ha distrutto 34 veicoli militari e cinque carri armati del Yaish al-Fath negli ultimi giorni, aggiunge la fonte.
Questi successi dell’esercito siriano preoccupano in Comando USA che sostiene alcuni gruppi di “ribelli moderati” in Siria addestrati ed armati dagli USA, nel tentativo di rovesciare il Governo di Damasco che è appoggiato dai russi e dagli iraniani. Ancora di più si preoccupa l’Arabia Saudita, fido alleato di Washington, che continua ad inviare armi ed equipaggiamenti ai gruppi terroristi per evitare la disfatta totale delle milizie mercenarie su cui Rijad ha investito per far cadere il Governo di Bashar al-Assad e stabilire un proprio protettorato sulla Siria.
La guerra in Siria, una guerra per procura sostenuta dagli USA e dai propri alleati (Arabia Saudita, Qatar e Turchia) mediante l’infiltrazione nel paese di bande mercenarie jihadiste che si sono macchiate di orrendi crimini contro la popolazione civile, continua fin dal 2011, con il suo bilancio di oltre 400.000 morti, nonostante una debole tregua proclamata nelle ultime settimane che non viene però rispettata dai gruppi estremisti.
Traduzione e sintesi: Manuel De Silva

Le false rappresentazioni del p.m Rinaudo – il caso di Vincenzo

post 25 giugno 2016 at 14:30

Rinaudo1A poche ore dalla scarcerazione di Vincenzo, giovane universitario Torinese, arrestato venerdì in contemporanea all’applicazione di circa una ventina di altre misure cautelari ad attvisti No Tav, vogliamo cogliere l’occasione per denunciare ciò che si può definire un abuso di potere da parte del pm Rinaudo.
Insieme a Vincenzo anche Lorenzo, giovane modenese, ha subito la stessa situazione.
Parliamo di un’azione da parte del pubblico ministero Rinaudo molto chiara, ma per fornire un quadro completo vogliamo procedere con ordine.

– in data 26/05/2016 il Gip del procedimento, Luisa Ferracane, emetteva misure cautelari in capo a 18 attivisti No Tav (9 misure di arresti domiciliari con firma, 9 obblighi di presentazione quotidiana per firma). A Vincenzo e Lorenzo, nonostante la richiesta di Rinaudo, non vengono date misure poiché, secondo il gip “…deve anticiparsi che l’esame degli atti consente di ritenere senz’altro sussistente un grave quadro indiziario a carico di tutti gli indagati, ad eccezione di C. Lorenzo e P.Vincenzo, in ordine ai quali ultimi, il pur attento esame del materiale video-fotografico in atti non ha consentito di raggiungere quel qualificato livello di probabilità di colpevolezza richiesto ai fini dell’applicazione delle misure cautelari richieste…”

-Al fine di sciogliere le riserve del gip, in merito all’identificazione dei due giovani, Rinaudo delega la DIGOS di Torino ad eseguire perquisizioni personali e domiciliari che avvengono il 17/06/2016. Vengono sequestrati, in tale occasione, alcuni indumenti. Rinaudo scrive che questi elementi dovrebbero  “..fornire granitica certezza circa la diretta responsabilità degli indagati rispetto la commissione degli illeciti contestati”.

– in data 21/06/2016 scatta l’operazione giudiziaria, che dal mattimo preleva gli indagati dalla propria abitazione (quelli che trova) e li porta in questura per la notifica delle misure cautelari. Nonostante il gip avesse RIFIUTATO le misure per i due giovani, questi vengono ugualmente prelevati e portati in carcere per ordine unicamente del pm Rinaudo che li pone in stato di fermo secondo l’art 384 del c.p.p, Decreto di Fermo di Indiziato per cinque giorni dal momento del fermo, in regime di isolamento e col divieto di conferire con il proprio difensore, ai sensi dell’art 104 co. 3 e 4. C.p.p in considerazione delle esigenze di prova…

-dalle carte si evince che la motivazione dell’isolamento in carcere nel caso di Vincenzo sia la “ragionevole probabilità che il prevenuto, ove non si intervenisse, farebbe perdere le proprie tracce”. Aggiunge Rinaudo che c’è la ragionevole previsione che ciò avvenga poiché l’indagato non ha figli né attività lavorativa (infatti, nel caso di Vincenzo che è ancora studente universitario, la situazione è questa ma non ci sembra un “difetto”), che èsvincolato da legami col territorio siano essi di natura economica, sociale od affettiva (ma come?! E’ cresciuto ed ha sempre studiato a Torino, qui ha la sua famiglia e i suoi affetti).
Da qui la sua conclusione che, con lapidaria certezza, ci sarebbe il pericolo di fuga.
Aggiunge inoltre Rinaudo che i soggetti della cosiddetta area antagonista sono soliti eleggere domicilio presso indirizzi fittizi, ove sono puntualmente irreperibili. Peccato che nel caso di Vincenzo il domicilio fosse, da sempre, presso la sua casa di famiglia, con la sorella e i genitori, da dove in affetti è stato prelevato per la notifica dello stato di fermo.

– in data 23/06/2016 il gip Ferracane fissa un’udienza presso il carcere delle Vallette a seguito della richiesta del pubblico ministero Rinaudo di convalida del fermo affettato in data 21/06. In tale udienza il giudice prende in esame la richiesta di convalida del fermo e la richiesta di applicazione della misura coercitiva degli arresti domiciliari e le rigetta entrambe. Afferma, infatti, che “…non si ritiene sussistente nel caso di specie il parametro normativo di pericolo di fuga, per il quale, come noto, la giurisprudenza di legittimità richiede elementi di fatto concreti e specifici;….vi è però  da evidenziare: da un lato, come tali circostanze, lungi da rappresentare elementi di fatto specifici dai quali desumere una concreta volontà di fuga dell’indagato, appaiano indicative di una mera astratta possibilità (n.b. Rinaudo aveva parlato di lapidaria certezza)in tal senso e, comunque, come il soggetto, nato, residente e domiciliato a Torino, ove peraltro ancora studia, dunque profondamente radicato in tale contesto territoriale – senza che risulti in atti un suo, recente o anche risalente, allontanamento, neanche dopo la perquisizione effettuata a suo carico il 17/06/2016 presso il suo domicilio (reale e non fittiziamente eletto, come evidenziato dal p.m)…”. Invece, rispetto alla misura coercitiva, “non sussistono a carico del fermato i gravi indizi di colpevolezza dei reati in ordine ai quali vi è richiesta l’applicazione della misura cautelare”
-il 25/06/2016 Vincenzo viene rilasciato.

Alla luce delle carte che vi abbiamo qui sopra brevemente riassunto,  appare chiaro come ci sia stato da parte del p.m Rinaudo uno sforzo notevole nel tentativo di far arrestare i due giovani.
Appare anche chiaro, però, come nel fare ciò egli abbia fornito false rappresentazioni, sapendo in realtà dove vivesse il giovane (infatti la polizia è andato a prenderlo presso la sua abitazione) e cercando di negare le sue origini, le sue attività di studio e l’oggettivo radicamento presso la città di Torino.

Ora, e la domanda sorge davvero spontanea, chi pagherà per questi 5 giorni passati in carcere in regime di totale isolamento senza la possibilità di parlare neanche col proprio avvocato?
Un pubblico ministero può fornire false rappresentazioni nel momento in cui svolge la sua funzione giudiziaria?
Domande queste, che sappiamo, rimarranno senza risposta da parte di chi dovrebbe giustificare tale condotta indegna, ma che noi poniamo libera, al giudizio di tutti.

ps: consigliamo anche la lettura Le strane amicizie del pm Rinaudo (dossier completo)

Il movimento No Tav a sostegno dell’illegalità: “Pieno appoggio ai militanti che si sottraggono alla giustizia”

 http://www.cronacaqui.it/cronaca/1644206611_il-movimento-no-tav-a-sostegno-dellillegalita-pieno-appoggio-ai-militanti-che-si-sottraggono-alla-giustizia.html

CronacaQui

25 Giugno 2016, ore 11:48

Il movimento No Tav a sostegno dell'illegalità: Pieno appoggio ai militanti che si sottraggono alla giustizia

Il movimento No Tav della Valle di Susa si impegna a dare “pieno appoggio” agli attivisti e simpatizzanti che rifiutano di sottoporsi alle misure restrittive della procura di Torino. Lo si legge in un comunicato diffuso sul web (da Bussoleno) al termine dell’ assemblea di ieri sera.
“Alcuni attivisti – si legge – hanno deciso di rifiutare o infrangere” i provvedimenti della magistratura (obbligo di firma o arresti domiciliari) “aprendo uno scenario nuovo e rilanciando la lotta sia sul piano giudiziario sia su quello politico. Il movimento No Tav ribadisce il suo pieno appoggio a tutte le persone colpite, sostenendo i percorsi che si aprono e che si apriranno”.
Sempre in rete è stato diffuso un video con un’intervista a un giovane che afferma di essere destinatario di una misura cautelare: “Non mi è stato notificato niente. Probabilmente non mi hanno trovato dove mi hanno cercato. Eppure ero tranquillo al lavoro. Da qualche giorno sono in Valle di Susa. Non accetto i domiciliari: è una misura preventiva con finalità disciplinari sul movimento”.Intanto è stato scarcerato dopo la convalida dell’arresto Vincenzo Pellicanò, uno degli 11 No Tavfiniti in carcere martedì scorso nell’ambito dell’inchiesta sull’assalto al cantiere di Chiomonte del giugno 2015. Nei suoi confronti il gip del tribunale di Torino non ha adottato ulteriori misure cautelari.“Grande sollievo” per la notizia è stato espresso dalla consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Francesca Frediani: “Adesso è il momento di riflettere sulla decisione di applicare misure così restrittive”, ha aggiunto.