Ex cancelliere dello Scacchiere Lawson: “Lo strapotere di Bruxelles non è democratico”

AGGIORNAMENTO SULLA DEPUTATA CONTRO IL BREXIT UCCISA:

La notizia che il killer avrebbe urlato “Britain First” è FALSA!

La notizia è partita da una deputata di sinistra, schierata contro la Brexit.

Il suo tweet è stato cancellato, ma intanto i media italiani continuano a riportare una notizia FALSA!

Sciacalli!

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«Le grandi imprese e le grandi multinazionali amano l’Europa perché elimina la concorrenza delle piccole e medie imprese che vorrebbero liberarsi dalle catene burocratiche»,
 
«Restando dentro l’Unione si diventa partecipi di un progetto con un pesante deficit di democrazia». Così il barone Nigel Lawson, già cancelliere dello Scacchiere britannico al tempo della Thatcher, fautore della Brexit, in un’intervista rilasciata a Fabio Cavalera per il Corriere della Sera del 16 giugno.
«L’unica cosa che tutti avvertono in Europa – aggiunge – è lo strapotere di Bruxelles che, lo ripeto, non è democratico». Lawosn non vede eccessivo rischi economici in caso di Brexit: la Gran Bretagna saprebbe come rinegoziare accordi commerciali in tutto il mondo, compresa la stessa Ue.
Per quanto riguarda i rischi paventati dalle banche europee, spiega che esse «non hanno il miglior curriculum per giudicare
Sappiamo ciò che hanno combinato. A chi dobbiamo la crisi finanziaria del 2007 e del 2008? Alle grandi banche che adesso pontificano» sui rischi della Brexit.
Timori simili sono agitati anche in ambiente imprenditoriale: «Le grandi imprese e le grandi multinazionali – spiega Lawson – amano l’Europa perché elimina la concorrenza delle piccole e medie imprese che vorrebbero liberarsi dalle catene burocratiche»,
Nota a margine. Considerazioni non certo sciocche quelle dell’ex cancelliere dello Scacchiere. Che denuncia come, anche in questo referendum, il fronte europeista sta attuando una «campagna di terrore», fondata sui rischi della Brexit per la Gran Bretagna.
Il problema è che le élite europee non possono fare altro: come attrarre milioni di cittadini al sogno europeo se questo è diventato un incubo?
Un incubo che vede l’imposizione ai Paesi membri di misure di austerità che stanno depauperando popoli e nazioni.
 
E che vede i suoi cittadini privati dei propri diritti, primo dei quali la possibilità di eleggere i propri governanti, dal momento che il potere vero, quello alienato dagli Stati nazioni in favore dell’Unione Europea, è appannaggio della governance autoreferenziale di una vera e propria Casta non eletta e non sindacabile.
Già la vera Casta ha il cuore  la mente a Bruxelles. Bizzarro che tanti critici della Casta politica nostrana, che pure ha le sue colpe, siano allo stesso tempo fautori dell’insindacabile Casta europea.
L’Europa avrebbe potuto tranquillamente evitare la Brexit, che oggi paventa come incubo globale, semplicemente offrendo ai cittadini dell’Unione un nuovo patto e una vera riforma, volta alla correzione degli attuali – tragici – difetti.
Invece, come in un mercato delle vacche, ha preferito negoziare con la Gran Bretagna, anzi con il premier Cameron, un nuovo status per la sua nazione, che però lasciasse inalterata la struttura di fondo che suscita tante obiezioni nei cittadini britannici come altrove.
Davvero poca lungimiranza per un’élite che ha la pretesa di governare, in base a degli oscuri meccanismi legislativi e non a un vero e proprio Diritto, 500 milioni di persone.
Nota de l’AntiDiplomatico
 
Questo pomeriggio, mentre teneva un comizio nella città di Birstall contro l’ipotesi Brexit, la deputata inglese Jo Cox è stata uccisa accoltellata e vittima di colpi di arma da fuoco da un uomo che viene descritto come un “nazionalista”.  Da oggi pomeriggio il dibattito sulla Brexit è sospeso per lutto della deputata inglese e di fatto anche la sua concreta realizzazione pratica.
 
Notizia del: 16/06/2016

IL FAUT EN FINIR AVEC L’OTAN ! STOP A L’ESCALADE NUCLEAIRE RUSSOPHOBE ATLANTISTE !!!

PCN-NCP/ 2016 06 16/

https://www.facebook.com/PCN.NCP.org/

https://vimeo.com/pcntv

NO NATO 2

Le PCN, opposition extra-parlementaire transnationale, parti pour la libération et l’unification du Continent eurasiatique de Vladivostok à Reykjavik, s’associe solidairement aux forces politiques, syndicales et sociales qui, partout, demandent le démantèlement de l’OTAN, machine impérialiste d’agression en Eurasie et en Afrique, outil de colonisation et de vassalisation de l’Europe occidentale aux USA et à l’impérialisme yankee.

En particulier le PCN soutient la mobilisation européenne du 18 juin 2016 contre l’OTAN, les menaces de guerre, la russophobie !

 SOMMET DE VARSOVIE : UNE PROVOCATION ANTI-RUSSE !

Le prochain sommet de l’OTAN à Varsovie, les 8 et 9 juillet, s’annonce comme une provocation de plus contre la Russie. Par cet appel, les signataires entendent dire « stop » à cette escalade nucléaire avant que l’irréparable ne soit commis !

L’heure est grave. Une nouvelle crise de missiles se prépare contre la Russie, image miroir de celle qui avait conduit en 1962 l’Union soviétique à déployer des missiles à Cuba, aux portes des Etats-Unis. La situation s’est inversée : à l’époque l’OTAN luttait contre le Pacte de Varsovie ; aujourd’hui, elle se réunit à Varsovie !

NON A LA PROVOCATION CONTRE MOSCOU, CAPITALE EUROPEENNE !

Ainsi, nous soussignés, constatons que nous sommes devant une politique d’encerclement provocatrice :

* élargissement continu de l’OTAN aux frontières de la Russie, malgré les garanties données par les Occidentaux à Gorbatchev en 1989 que ceci n’aurait pas lieu ;

* déploiement d’un bouclier de défense anti-missile Aegis en Roumanie, en Pologne, en Turquie, en Espagne. Dotées de systèmes de lancement MK41, ces armes peuvent être utilisées pour des missions de défense (anti-aérienne, anti-sous-marine, antinavire), mais aussi pour des missions d’attaque contre des objectifs terrestres ;

* déploiement dans les pays Baltes, en Pologne et en Roumanie, par rotation, de quatre régiments de mille hommes chacun et d’équipements militaires permanents ;

* constitution d’un front « nordique » contre la Russie, regroupant des membres de l’OTAN (Danemark, Islande et Norvège) ou de son Partenariat pour la paix (Suède et Finlande).

modernisation des armes nucléaires tactiques de l’OTAN en Europe (B61), qui vise, comme l’a dit la senatrice américaine Dianne Feinstein le 25 mars dernier, à les rendre «plus utilisables et à nous aider à combattre et à gagner une guerre nucléaire limitée»

Pour mettre fin à cette menace nous exigeons :

* que les gouvernement européens, qui doivent ici démontrer qu’ils sont réellement européens et non pas une oligarchie compradore au service d’un occupant étranger à l’Europe, les USA, jouent la « politique de la chaise vide » au prochain sommet de l’OTAN à Varsovie ;

* qu’ils annoncent leur décision de quitter cette organisation qui n’a plus aucune raison d’être.

Nous appelons les gouvernements de l’UE à créer les conditions du retour à un ordre de paix dans le monde, fondé sur la coopération « gagnant-gagnant » proposée par les BRICS, auquel l’Europe a tout intérêt à se joindre. A défaut, ces gouvernements démontreront définitivement, si c’est encore nécessaire, qu’ils ne sont qu’une classe possédante compradore sans pouvoir politique réel, vendue au colon américain !

Les moyens que nous avons engagés au XXe siècle pour la guerre, mobilisons-les aujourd’hui pour la paix par le développement mutuel !

Le Bureau politique transnational du PCN

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La storiella del terrorista gay serve a nascondere un’operazione “fake” sfuggita di mano all’FBI?

Giu 15, 2016
 
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Orlando dopo la strage
 
di Mauro Bottarelli
Dunque, abbiamo scherzato. Certo, quella di Orlando rimane la sparatoria di massa più grave della moderna storia americana ma non si tratta di terrorismo islamista, bensì di mera omofobia. Anzi, ancora meglio: si tratta di omofobia perpetrata da un gay verso altri gay. Incapacità di fare coming out? Impossibilità di convivere con una sorta di doppia morale, musulmano rigido che è andato due volte in pellegrinaggio a La Mecca e omosessuale latente? Punendo quei ragazzi Omar Mateen ha voluto, simbolicamente, uccidere il gay che c’è in lui e che cercava di combattere, senza riuscirci? Roba che piace agli intellettuali questa, roba forte. Soprattutto, roba che allontana i cattivi pensieri. Sia riguardo la permeabilità dei controlli da parte dell’intelligence Usa su soggetti già attenzionati in passato, sia sui buchi neri dell’attacco al Pulse di Orlando.
 
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Orlando , attacco killer
 
Già, perché per colpire 100 persone, tra morti e feriti, quel fucile d’assalto è stato ricaricato più volte: se Mateen era solo, nessuno è riuscito a disarmarlo tra un caricatore e l’altro? O forse non era da solo, visto che uno dei primi intervistati dalla Fox ha parlato di armi automatiche e di due fucili che continuavano a sparare? D’altronde, i testimoni valgono fino a quando fanno comodo: anche nel caso della strage di San Bernardino alcuni parlarono subito di tre uomini muscolosi vestiti di nero, non di un uomo e di una donna minuta. Stessa cosa al Café Voltaire a Parigi. 
 
E poi, hai sparato a 100 persone, uccidendone la metà e non sei riuscito a ferire nemmeno un poliziotto quando è partita l’irruzione delle squadre swat della polizia? Nemmeno uno? Vi ricordate l’attacco a Charlie Hebdo: i due killer furono descritti come altamente professionali, freddi come il ghiaccio quando hanno ucciso i membri della redazione e il poliziotto di guardia in strada ma subito dopo, quando hanno dovuto confrontarsi con la polizia durante la fuga, sembravano Gatto Silvestro. Erano gli stessi oppure no?
E poi, se metà del locale durante l’attacco ha scritto sms e usato Whatsapp per chiamare i propri cari vedendo la morte in faccia, possibile che nessuno abbia fatto foto o video? Nemmeno uno, nell’era del selfie anche sul water? 
 
E poi tutti i testimoni hanno parlato di sangue dappertutto all’interno del Pulse: ne avete visto uno con una goccia di sangue tra quelli scampati che si abbracciavano in favore di telecamera? Non so a voi ma a me questo sembra l’attentato perfetto: serve a Obama e alla Clinton per un bello spot contro le armi facili, serve a Trump contro islam e immigrati e alla fine rischia di chiudersi come un tragico epilogo moderno alla parabola gay del Vizietto.
 
State certi di una cosa: la verità sulla peggior strage della storia Usa non la sapremo mai. In compenso, ricorderete come ieri vi abbia detto che Omar Mateen lavorasse dal 2007 per la G4S, sussidiaria Usa di una multinazionale della sicurezza britannica come guardia giurata. Bene, tra i compiti svolti da questa ditta c’è anche il trasferimento di immigrati “non messicani” dal confine sud degli Usa a Phoenix in Arizona, da dove poi questi signori spariscono senza documenti, né intimazioni a presentarsi davanti a un tribunale.
 
Bene, questa foto a  Phoenix
 
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scattata da un membro di Judical Watch ci mostra uno dei van bianchi della G4S che la scorsa settimana ha portato 35 immigrati dal posto di confine della Border Patrol di Tucson alla stazione degli pullman di Buckeye Road a Phoenix, un viaggio di 116 miglia. Insomma, Mateen aveva a che fare con immigrati “non messicani” che aiutava a far entrare illegalmente in America? Parrebbe di sì, almeno quando aveva un attimo libero tra una chat gay e l’altra. Ma la cosa peggiore è che questo compito la G4S lo svolge su mandato governativo, visto che esiste un regolare contratto di outsourcing del controllo dei confini tra Department of Homeland Security for the Customs and Border Protection Office e la ditta di Mateen, protocollato come “Southwest Border Transportation, Medical Escort and Guard Services” e con numero di pratica HSBP1012R0020.
E qual è il mandato della Customs and Border Protection (CBP)? “E’ responsabile di proteggere i confini della nostra nazione per prevenire che terroristi ed armi ad essi legate entrino in territorio statunitense”. E si tratta di un contratto non da poco, qualcosa come 234 milioni di dollari affinché la sussidiaria privata di una multinazionale della sicurezza britannica controlli i confini sud degli Usa e, non si sa per quali motivi, fornisca servizi navetta a clandestini non messicani, quindi molto facilmente anche islamici. Capite perché è meglio che nella testa della gente si fissi l’immagine di Omar Mateen come gay conflittuale piuttosto che come islamista?
 
E se la prima moglie di Mateen ha suffragato questa tesi parlando con il New York Post, la seconda pare che sapesse cosa aveva in mente la sera che si è recato al Pulse: ne sono certi sia la CNN che la Fox, citando fonti dell’FBI. E proprio per questo potrebbe essere presto arrestata. Noor Salman è la compagna del killer di Orlando e la madre del suo bambino ma già sul fatto che sia anche la seconda moglie ci sono dei dubbi: alla polizia non risulta nessun documento registrato, se non un contratto d’affitto che la definisce tale.
 
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Il Killer con famiglia
 
Interrogata più volte dalla polizia, con la quale sta collaborando, Noor avrebbe ammesso di aver saputo in anticipo del piano omicida del marito e persino di averlo accompagnato nel negozio di armi vicino casa loro a Port St. Lucie, dove Mateen ha acquistato il potente fucile usato per la strage. E ora rischia di finire in carcere per non aver dato l’allarme. 
Non solo: durante la mattanza, nei momenti concitati della contrattazione con la polizia poco prima dell’irruzione, Mateen l’avrebbe addirittura chiamata. Telefonava mentre sparava, visto che formalmente era da solo: un fenomeno.
 
La incrimineranno? La arresteranno, magari? Se sì, state certi che lo faranno in favore di telecamera e con il massimo clamore mediatico. Ma, probabilmente, si tratterà di un falso arresto. Perché il tratto di questa donna e il suo ruolo, così come il profilo da disturbato bipolare di Omar, rientrano in pieno in quello che è il ruolo anti-terrorismo dell’FBI: prevenire gli attentati, spesso facilitandoli. Di 508 atti di terrorismo, gravi e meno gravi, registrati negli Usa dall’11 settembre 2001, infatti, 243 sono stati perpetrati o vedevano coinvolti informatori dei federali.
 
E gli obiettivi di queste operazioni, i quali più tardi e per l’opinione pubblica diventeranno i responsabili dell’attacco, non solo sono quasi sempre islamici ma anche sofferenti di disturbi mentali, come la schizofrenia. Altro tratto distintivo di questi soggetti, oltre alla vulnerabilità e quindi facilità manipolatoria, è la necessità di denaro, un qualcosa che li rende pronti a tutto. E’ il caso, ad esempio, dei “quattro di Newburgh”. Nel 2009 nella cittadina di Newburgh nello stato di New York, quattro islamici furono arrestati con l’accusa di voler colpire due sinagoghe e abbattere un aeroplano: uno di loro, James Cromitie, era un ex tossicodipendente, il quale più volte aveva tentato di discolparsi e difendersi, dicendo che lui non voleva che nessuno si facesse male.
 
Un altro dei quattro era Laguerre Payan, schizofrenico che aveva la simpatica abitudine di tenere in casa bottiglie piene di urina, mentre un altro era David Williams, il cui fratello aveva necessità urgente di un trapianto di fegato. Il binomio perfetto: disturbo mentale e bisogno di soldi, tanto che anche il giudice ammise che “il governo hanno offerto i mezzi e rimosso tutti gli ostacoli rilevanti al loro piano”. Di fatto, l’FBI aveva fatto di loro dei terroristi fake. Ma utilissimi per l’opinione pubblica.
 
Direte voi, manca il quarto elemento. Certo, perché l’FBI per istigare l’attività terroristica crea una relazione forzata tra l’informatore e il bersaglio. E’ il caso di Rezwan Ferdaus, un uomo gravemente malato di depressione e costretto all’uso di un pannolone per l’incapacità di controllare l’attività del proprio corpo. Un agente dell’FBI arrivò a cooptare lo stesso padre di Ferdaus, dicendogli che il figlio era ovviamente malato di mente e in questo modo divenne il target di un’operazione dell’FBI nella quale doveva portare a termine un attacco su larga scala a Capitol Hill. Guarda caso, l’FBI sventò la minaccia e poté godersi la gloria.
 
Prima che venisse attenzionato dai federali, la fedina penale di Ferdaus era intonsa e la sua vita lontana anni luce dal terrorismo. Calcolate che un informatore dell’FBI può ottenere fino a 100mila dollari o più per un singolo caso. Come scordare poi il caso di Sami Osmakac, americano di origini kosovare, il quale è stato condannato a 40 anni di prigione (ora il caso è in appello) il 10 giugno del 2014 per aver pianificato un attentato con un autobomba e con un attacco stile Bataclan a Tampa, in Florida. Bene, non solo l’FBI fornì a Osmakac le armi che usò per i suoi video di propaganda ma pagò un informatore affinché lo istigasse, procurò e assemblò l’autobomba e pagò anche le spese per il suo trasporto nel luogo dove avrebbe dovuto esplodere. Ovvero, dove l’FBI voleva che si trovasse per sventare la minaccia.
 
Sami Osmakac non aveva alcun collegamento con gruppi terroristi e poteva a malapena pagare la manutenzione della sua auto, una Honda Accord del 1994: riferendosi a lui, Richard Worms lo definì “un cretino ritardato che non aveva nemmeno un pitale in cui fare la pipì” e uno psicologo incaricato dal Tribunale gli diagnosticò un disordine schizofrenico. Vi sembra folle tutto questo? Non è dello stesso parere l’ex vice-direttore dell’FBI dal 2004 al 2008, Thomas Fuentes: “Se stai inoltrando delle proposte inerenti al budget per un’agenzia federale, non lo fai dicendo che abbiamo vinto la guerra contro il terrore e tutto va bene, perché in questo caso la prima cosa che succede è che ti dimezzino quel budget. La logica è quella contraria al motto di Jesse Jackson: lui dice di mantenere viva la fede, io dico ci mantenere viva la paura. Mantenerla viva”. Casualmente, Omar Mateen era stato attenzionato e interrogato dall’FBI per tre volte dal 2014 in poi. Forse stavolta l’operazione è sfuggita di mano? Ma se preferite, godetevi il romanzetto pruriginoso del gay che sparacchia a caso colmo di rabbia per via della sua irrisolutezza sessuale.
P.S. Poche ore fa, il primo ministro francese Manuel Valls ha pronunciato le seguenti parole: “Ci saranno altri morti innocenti, questa è una guerra che richiederà una generazione per essere vinta”. Tutti avvisati.
Mauro Bottarelli

I MEDIA NEGANO, MA NUMEROSI TESTIMONI SI CHIEDONO, QUANTI FOSSERO I TIRATORI NEL MASSACRO DI ORLANDO

cit.”Mateen ha raccolto i telefoni degli ostaggi, secondo un testimone, ha chiamato sia le forze dell’ordine che una stazione di notizie e ha detto, “l’America deve smettere di bombardare ISIS … in Siria.” Le comiche…..Gli Usa bombardano I LORO SQUADRISTI, ricordate Al Qaeda?
 
 
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I titoli dei media tradizionali indicano e consolidano il loro racconto su un singolo tiratore, responsabile della carneficina alla discoteca di Orlando, mentre i dettagli richiamano, altro che la storia ormai ufficiale, ovvero, che la questione deve essere presa in considerazione nei diversi aspetti.
 
Mentre dubbi vengono sollevati, su Omar Mateen, sul ruolo avuto durante l’attacco, le testimonianze oculari – durante la varie fasi e senz’altro soggettive, considerando il caos del momento dell’attacco – non concordano con l’opinione unanime di azione solitaria.
 
Voglio dire, io sono abbastanza sicuro che è stata più di una persona,” il testimone Janiel Gonzalez ha detto uno stuolo di giornalisti. “Come ho detto, ho sentito due pistole sparare, allo stesso tempo,” e ha proseguito , indicando, con le dita, avanti e indietro da dove provenivano gli spari , dalle diverse direzioni.
 
Inoltre, ha spiegato, che in preda al panico, al Clubgoers,  ha avuto grande difficoltà ad uscire durante la sparatoria, che ha stimato della durata di otto minuti – un sacco di tempo per un tiratore, per ricaricare più volte. Quando Gonzalez e gli altri fuggitivi  hanno finalmente trovato una porta nascosta dietro ad una tenda,
 
C’erano probabilmente 50 persone che cercano di scavalcarsi, l’un sopra l’altro, solo per cercare di riuscire e sfuggire da quel posto, ma c’era un ragazzo che teneva bloccata la porta. Il ragazzo manteneva la porta in modo da non farci uscire.
 
Quando hanno chiesto perché stava bloccando la loro unica via d’uscita – mentre i colpi  sembravano avvicinarsi – Gonzalez ha detto che l’uomo ha risposto loro: “No, voi ragazzi dovete stare dentro . Resta dentro ” Disperati, il gruppo ha chiesto di spostarsi per dare loro una uscita sicura – ma il fermo rifiuto dell’uomo nel farlo ha suscitato una seria domanda.
 
Come ha spiegato Gonzalez, il fatto che c’era un fucile semi-automatico, e non una pistola, impiegato nella sparatoria, gli fece rendere conto che questo doveva essere un criminale pieno di odio – e poi ho “fatto due più due, e mi sono detto, che forse questo tipo cerca di impedirci di lasciare il club, lo faceva perché stavano lavorando insieme.
 
Megyn Kelly di Fox News ha intervistato l’uomo, Luis Burbano, che ha ammesso di aver bloccato l’uscita, e gli chiede : “Tu tenevi le porte in modo che il tiratore non potesse uscire, ma non avevi alcuna preoccupazione che, in questo modo stavi di fatto impedendo alle persone in fuga dal tiratore di uscire?
 
Sì, ehm … sì. E’ stato un mio pensiero. C’era sbattere, c’era da spingere la porta. Ho avuto un pensiero; ma a quel punto in quell’attimo, ho solo provato a fare quello che pensavo sarebbe stato meglio fare in quel momento “, perché, come ha spiegato, la porta si apre in un vicolo molto stretto e avrebbe creato un inganno. Burbano era preoccupato da fatto che aprire la porta desse una via di fuga al tiratore e che potesse fuggire, così ha pensato da tenerla chiusa, non pensando alle vittime.
 
Così, mentre le azioni di Burbano sono forse motivate ​​dal ‘fare la cosa giusta‘, ha messo in pericolo direttamente la vita delle persone intrappolate all’interno. Stava lavorando di concerto con l’aggressore o gli aggressori? Probabilmente no. Doveva affrontare le conseguenze del bloccare uno dei pochi luoghi sicuri, di uscita, perché le persone dentro sfuggissero a un tiratore? Senza dubbio.
 
Per quanto riguarda la descrizione fatta , forse più di un tiratore era stato coinvolto, Gonzalez in realtà non era solo.
 
Un secondo testimone ha descritto in un’intervista andata in onda su Today Show , ” Doveva esserci più di una persona , anche perché [gli spari] erano troppo continuati … E’ come se fossi in un poligono di tiro e tutto quello che senti è solo, BOOM, bang, bang … non riesco nemmeno descriverlo per bene.
 
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Nelle riprese acquisite da più testimoni fuori del club, la polizia sembrava essere impegnata in uno scontro a fuoco con una materia ignota. Mateen, tuttavia, è stato ucciso all’interno del club, secondo la maggior parte clienti.
 
Stanno sparando davanti e dietro,” la persona ripresa dal video può essere sentita dire che più di una raffica di arma da fuoco si sentiva in sottofondo. “Oh. Mio. Dio. Stanno sparando avanti e indietro.
 
 
Potrebbe anche questo dare credito ai clienti sulla presenza di molti attaccanti?
 
Ancora un altro testimone oculare del massacro si è fatto avanti per descrivere gli eventi per ABC News ’20/20 – e il suo dettagliato resoconto potrebbe essere critico. Dopo che Mateen ha raccolto i telefoni degli ostaggi, secondo un testimone, ha chiamato sia le forze dell’ordine che una stazione di notizie e ha detto, “l’America deve smettere di bombardare ISIS … in Siria.”
 
Poi ha chiamato qualcuno che conosceva,” ha ricordato l’uomo, “e ha rammentato che era il quarto tiratore, e che gli [sic] altri tre, ha citato, credo anche un nome femminile, che stava giocando con la  morte anche se aveva un giubbotto antiproiettile. E poi ha detto che c’erano tre cecchini là fuori in attesa che arrivassero i poliziotti  per sparare a loro“.
 
E anche un altro testimone degli eventi ha descritto la situazione come con più tiratori. Notando il gran numero di colpi di pistola che risuonavano, al testimone è stato chiesto da Infowars , “Allora, credi che ci fosse più di un uomo armato lì?
 
Credo ,”  ha risposto il giovane  “perché è  impossibile, per me, che una persona spari con due pistole“. Ha anche descritto, vedendo la foto di Mateen sui social media, di avere il sospetto che l’indagine ha fatto in modo di non far sembrare credibile, con la ricostruzione materiale, l’impiego di due armi necessarie per tenere conto della raffica di spari che sono stati uditi.
 
 
Non sarebbe riuscito a sparare con due pistole“, ha ipotizzato.
 
Decidete voi stessi, come sempre, quello che dicono i clienti –  contraddice il racconto corrente principale ora uniformato – cosa potrebbe significare.
 
Ma ricordate, questo, mettere in discussione quello che stanno per imboccarci il governo e i media delle corporate è irriguardoso per le vittime. Piuttosto, è per rispetto dei morti e dei feriti che le parti adeguate devono essere chiamate a rispondere – l’accuratezza e di fatto di importanza fondamentale al fine che la giustizia possa essere servita appropriatamente
 
Claire Bernish scrive per TheFreeThoughtProject.com , dove questo articolo è apparso per prima
 

LES THESES DE LUC MICHEL SUR LA 5e COLONNE CONGOLAISE SUR LE NET DE RDC : « LES ENNEMIS INTERNES DU CONGO-KINSHASA »

http://www.panafricom-tv.com

MINIPOSTS II  4

 Extrait :

« A Hong Hong, grâce au savoir faire chinois, ”la révolution des parapluies” a échoué. La Russie est en train dénouer ”le piège ukrainien”. Pourquoi faudrait-il laisser à ces ennemis internes du Congo-Kinshasa l’opportunité de se servir des populations congolaises comme des cobayes tout en sachant qu’ils finiront, après ”un bain de sang programmé”, par former des gouvernements de ”cohésion nationale” ou de ”large union nationale” sous la dictée des mêmes pyromanes ? Il est urgent de persévérer dans la recherche des voies de création d’un Congo autonome et souverain en recourant à des stratégies et méthodes différentes de celles dictées par ”les boîtes à idées” made in USA par l’entremise des ”Agences de sédition” que sont l’USAID, le NED, le NDI, etc. »

* Voir notamment :

http://www.ingeta.com/les-ennemis-internes-du-congo-kinshasa/

LES THESES DE LUC MICHEL SUR ‘CONGO.ONE. NET’ : REVISIONNISME HISTORIQUE ET ILLUSIONS EN RDC

http://www.panafricom-tv.com

MINIPOSTS II  3

Les thèses de Luc MICHEL sur une « révolution de couleur » en RDC ont bien progressé.
Un bel exemple avec cet article à qui il sert de référence et d’inspiration …

* Extrait :
« En dehors de la cinquième colonne de la résistance congolaise opérant à partir du pays, le Congo-Kinshasa a beaucoup d’ennemis internes déguisés en opposants et/ou en partisans du ‘’pouvoir’’. Ils se battent farouchement contre son autonomie et sa souveraineté.
Présentement, ils veulent utiliser les foules congolaises ignorantes de l’enjeu congolais comme des cobayes pour réaliser ‘’leur révolution de couleur’’. Esclaves volontaires, ils sont ‘’la cinquième colonne’’
du néolibéralisme au service de l’Etat profond anglo-saxon. Ils ont à leur disposition de l’argent et les médias. Soucieux d’assurer leur rôle d’élites compradores, ils se battent pour ‘’l’alternance au pouvoir’’ et non pour l’alternative au néolibéralisme. Ils sont plus que dangereux. Ils sont nuisibles. » 

http://www.congoone.net/cgo/index.php/actualites/dossiers/1510-le-revisionnisme-de-l-histoire-congolaise-et-l-illusion-du-congo-kinshasa-ile

LUC MICHEL SUR ‘AFRICANEWS HUB’ ET ‘CAMERSENAT.INFO’ : « NE PERDEZ PLUS VOTRE TEMPS AVEC LES MEDIAS OCCIDENTAUX »

http://www.panafricom-tv.com

MINIPOSTS II  2

* Extrait de AFRICANEWS HUB :

« Analyste géopolitique, il a dénoncé à plusieurs reprise la déstabilisation du Burundi par les pays tiers. Il s’appelle Luc Michel et depuis son arrivée au Burundi, il y a une semaine, il visite les provinces, rencontre la population et découvre ce pays qu’il a défendu plusieurs fois dans ses émissions sans l’avoir foulé … »

https://www.africanewshub.com/news/4961471-luc-michel-ne-perdez-plus-de-temps-avec-les-medias-occidentaux

Voir aussi CAMERSENAT.INFO ((Cameroun) :
http://camersenat.info/luc-michel-ne-perdez-plus-de-temps-avec-les-medias-occidentaux

BURUNDI. POURQUOI « IL NE FAUT PAS ALLER A ARUSHA » ?!

# PANAFRICOM/ LUC MICHEL SUR ‘BELLA AFRICA’ :
http://www.panafricom-tv.com

MINIPOSTS II  1

* Extrait de BELLA AFRICA :

Selon ce ’’panafricaniste blanc’’, ce serait comme aller à Canossa à l’image de cet Empereur allemand parti s’humilier devant le Pape. «Ce n’est pas acceptable et cela ne va pas vous apporter la paix. Cette paix passera par la fin du terrorisme, le contrôle de la frontière avec le Rwanda, et c’est là qu’il faut une force d’interposition », a-t-il conseillé.

http://www.bellaafrica.net/eastern-africa/burundi/luc-michel-il-ne-faut-pas-aller-a-arusha-cest-un-piege-des-occidentaux/

Eh? “sono ritornati ai No Tav più di centomila euro. “

http://www.lagenda.news/io-sostengo-il-torneo-storico-che-ha-una-valenza-cittadina-ma-qui-verranno-in-decine-di-migliaia/

“Io sostengo il Torneo Storico che ha una valenza cittadina ma qui verranno in decine di migliaia”

Il sindaco di Venaus Nilo Durbiano parla del Festival ad Alta Felicità

MARIO TONINI 16 GIUGNO 2016
VENAUS – Dopo l’indiscrezione uscita dal Palazzo Comunale di Susa, pubblicata sulle nostre pagine, di un possibile slittamento del Palio di Susa si sono susseguite smentite da parte di tutti gli interessati. Prima il presidente della Pro Loco Salvatore Sabato, poi il sindaco Sandro Plano, in misura diversa con diversi accenti hanno ribadito che il Torneo Storico si farà e sarà concomitante con la grande manifestazione No Tav che si svolgerà a pochi chilometri da Susa. Palio si, Palio no abbiamo sentito direttamente chi può chiarire la vicenda: il sindaco di Venaus Nilo Durbiano.

Ciao Nilo, ha sentito della polemica nata a Susa?

Ho letto ma sinceramente non ho mai avuto sentore di un problema in questo senso nelle tantissime riunioni di preparazione al “Festival ad Alta Felicità” che sono state fatte in questi mesi.

Perchè la stessa data?

Noi avevano intenzione d’inaugurare il “Percorso dei Gufi”, che è un sentiero unico in Italia, facendo una bella festa. I movimenti No Tav hanno fatto di più e messo insieme una festa costruttiva e gioiosa per dimostrare fuori dalla nostra valle che il  movimento è pacifico. Così è nato il Festival che riteniamo potrà essere un primo di altri.

Si legge della partecipazione di nomi importanti a livello nazionale. E’ vero?

Si. Ci saranno cantautori, attori e personaggi dello spettacolo. Una festa nazionale ospitata nel nostro comune. Un avvenimento che avrà pochi paragoni in tutta la valle.

E il Palio a Susa, ne risentirà negativamente.

Non credo, anzi, intanto con tutto il rispetto le due manifestazioni non sono paragonabili ed hanno pubblici differenti. Io sostengo il Torneo Storico che ha una valenza cittadina importante, ma qui a Venaus verranno decine di migliaia di persone.

La Pro Loco forse proporrà lo spettacolo del sabato in modo gratuito, quando costeranno i vostri concerti di rilievo?

Nulla, sarà tutto gratis; così come il trasporto in bus da Susa o Bussoleno e tante altre iniziative. Non sarà solo musica ma anche conferenze, dialoghi e cultura.

Posso chiederti chi finanzierà un Festival che avrà sicuramente un costo enorme?

Il comune di Venaus darà il suo contributo poi il Movimento utilizzerà i soldi che ha in cassa, ricorda che dopo il processo “ai sindaci” sono ritornati ai No Tav più di centomila euro.

Grazie. Ancora a lavoro in ferrovia?

Condannata per le manifestazioni No Tav: “Stavo solo preparando la tesi di laurea”

15 giugno 16 Venezia Today :

http://www.veneziatoday.it/cronaca/no-tav-condanna-studentessa.html

I fatti risalgono all’estate del 2013: una studentessa cafoscarina è stata dichiarata colpevole di concorso morale, avrebbe in qualche modo dato il suo contributo alle proteste

Forse si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato: fatto sta che una studentessa di antropologia è stata condannata a due mesi di reclusione (con condizionale) per avere presenziato a una delle dimostrazioni dei No Tav in Valle di Susa nell’estate del 2013, culminata in momenti di tensione. Protagonista della vicenda è una ragazza che al tempo, laureanda di Ca’ Foscari, era impegnata a scrivere una tesi sul movimento.

La condanna è arrivata mercoledì al tribunale di Torino, la donna è stata dichiarata colpevole di “concorso morale” in alcuni dei vari reati contestati dalla procura agli attivisti.

La manifestazione, svoltasi a Salbertrand (Torino), cominciò come un volantinaggio per poi concentrarsi contro la sede dell’Itinera, ditta che forniva materiali per il cantiere del Tav, con il blocco di un camion ed episodi di imbrattamento.

Il pm Antonio Rinaudo ha affermato che la studentessa non si limitò ad osservare da semplice spettatrice, tanto è vero che nella tesi raccontò i fatti in prima persona.

Quello che per la difesa era un “espediente narrativo” era invece, per l’accusa, la prova del “contributo” alla dimostrazione.

Per le stesse circostanze era imputata una ricercatrice di sociologia all’università di Calabria (oggi supplente in un istituto tecnico a Torino) che però è stata assolta. “Il mio – ha detto uscendo dal Palagiustizia – era lo studio sul campo di un movimento sociale. Credo di non avere fatto nulla di male”.

Entrambe erano difese dall’avvocato Valentina Colletta.