Formigoni condannato non risarcisce i danni: impignorabile lo stipendio da parlamentare

i cittadini comuni si suicidano ridotti allo stremo. E’ questa la democrazia che piace ai politically correct sempre in piazza contro chi minaccia queste “conquiste”
 
by francesco · 26 aprile 2016
 
j3424x5c
A “salvarlo” dal risarcimento danni da 5000 euro che dovrebbe versare alla trasmissione Report è una legge del 1965, che sancisce l’impignorabilità dello stipendio di un parlamentare. E così, Roberto Formigoni, condannato per lite temeraria, pur essendo stato dichiarato “colpevole” non verserà il dovuto a Milena Gabanelli e soci.
 
Condannato per lite temeraria, in seguito a una querela per diffamazione presentata contro il programma televisivo Report, in onda su Rai3. Nonostante il Tribunale l’abbia dichiarato colpevole e condannato al pagamento di 5.000 euro a titolo di risarcimento danni, Formigoni però molto probabilmente non pagherà il dovuto. Non sarebbe infatti intestatario di alcun conto corrente aggredibile e, per effetto di una legge risalente al 1965, la diaria e lo stipendio di un parlamentare sono per legge impignorabili e non sequestrabili.
 
A svelare la questione è proprio Milena Gabanelli che, durante l’ultima puntata di domenica 24 aprile, ha mandato in onda un servizio dedicato alla questione, “Gli impignorabili”. Sulla pagina Facebook di Report si legge: “Qualche anno fa Formigoni ci ha aveva fatto una causa per diffamazione, l’anno scorso si è chiusa e il condannato è stato lui perché il giudice ha ritenuto che la lite fosse temeraria ed è stato condannato a pagare oltre alle spese anche a risarcire a noi un danno per 5000 euro. Bene, la settimana scorso ci scrive il nostro avvocato che non li paga e purtroppo, da un controllo effettuato presso la Banca Nazionale del Lavoro del Senato, risulta che Formigoni non è titolare di conto corrente, per cui apparentemente non ha fondi aggredibili. Firmato avvocato Caterina Malavenda”. Conclude il post con il caustico commento della redazione di Reporta: “Si vede che lo stipendio da parlamentare lo incassa in contanti, ma se a qualunque comune mortale condannato che non paga viene pignorato un quinto delle stipendio, perché con Formigoni non si può? La risposta dell’esperto”.
Si tratta della legge 1261 del 31 ottobre 1965 che regola la “determinazione dell’indennità spettante ai membri del Parlamento” all’articolo 5 dice infatti che “l’indennità mensile e la diaria non possono essere sequestrate o pignorate”. Un meccanismo pensato dai legislatori dell’epoca per impedire che i parlamentari potessero in qualche modo essere ricattati e quindi divenire meno liberi e indipendenti. Come spiega l’avvocato Fulvio Pastore, membro del direttivo dell’Assocazione costituzionalisti, interpellato da Report per sviscerare la questione dell’impignorabilità prevista dalla legge 1261, la clausola è stata infatti  inserita a suo tempo per evitare che dei creditori, pignoramdo queste somme, potessero privare i parlamentari “dei mezzi di sussistenza e quindi condizionarne la libertà e l’autonomia”. Attualmente però sembra quasi rivelarsi un boomerang questa prerogativa parlamentare, stando alla vicenda Formigoni.
 
Anzi, Formigoni non è nemmeno il primo parlamentare ad aver beneficiato del codicillo inserito nella legge 1261: come mostrato da Report. Già Domenico Scilipoti, infatti, che doveva circa 200mila euro all’ingegnere Alberto Recupero e l’ex deputato Nicola Fornichella, che doveva liquidare 140mila euro alla società di comunicazione 2B Team, ne approfittarono.
Formigoni pagherà? Non è dato saperlo attualmente, ma la Gabanelli ha proposto una mediazione: potrebbero andar bene alcuni di quei quadri che, stando ad alcune intercettazioni telefoniche relativa all’inchiesta Ferrovie Nord Milano, sarebbero stati acquistati dalla società para-pubblica e trasferiti a casa Formigoni.
 

Di Maio al pranzo con i membri italiani della Trilateral

ah ecco perché gente altolocata diceva che ora i 5Stelle sono qualificati per governare. Ora frequentano le persone giuste e non sono contrari alla Ue ed euro. Chi se ne frega del voto, delle piazze alle quali si è raccontata un’altra storia.
 
Il Fatto: un lunch talk con il leader grillino lo scorso 22 aprile. L’Ispi è il think tank più autorevole sulla politica internazionale, conta come presidente onorario l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano
sabato 30 aprile 2016 
 
Stefano Feltri sul Fatto oggi ci racconta di un pranzo di Luigi Di Maio, avvenuto il 22 aprile, con l’Istituto Studi per la politica internazionale, l’ISPI di Milano:
 
Ieri l’Istituto studi per la politica internazionale, l’Ispi di Milano, ha dato notizia di un lunch talk che ha ospitato nel suo palazzo lo scorso 22 aprile, con Di Maio. L’Ispi è il think tank più autorevole sulla politica internazionale, conta come presidente onorario l’ex capo delloStato Giorgio Napolitano, ma il dibattito-pranzo con Di Maio è a suo modo un evento. Nella foto sul sito dell’Ispi, alla sinistradi Di Maio c’è ilprofessor Carlo Secchi, già rettore della Bocconi e presidente della berlusconiana Mediolanum, ma soprattutto presidente del ramo italiano della Trilateral Commission.
 
dimaio trilateral
La foto del pranzo di Di Maio all’ISPI sul sito dell’istituto
 
La Trilateral, ricorda Feltri sul Fatto, è uno dei bersagli preferiti dei complottisti:
 
Nata nel 1973 per iniziativa di David Rockefeller, con il supporto di Henry Kissinger, la Trilaterl è un network molto esclusivo che riunisce l’élite politico-economica del Nord America, dell ’Europa e dell’Asia. Per la riservatezza dei suoi incontri a porte chiuse e il peso dei partecipanti che producono paper per dare idee ai decisori politici – laTrilateral è seconda nelle teorie dei complottisti soltanto al Club Bilderberg.
 
All’Ispi, che ha organizzato l’evento italiano della Trilateral (Paolo Magri dirige l’Ispi e la Trilateral Italia), c’erano anche Mario Monti, presidente onorario della Trilateral Europa, oltre che “i vertici di di aziende e istituzioni trai quali Pirelli, Intesa Sanpaolo, A2A, Eni, Dalmine”. Pirelli e Intesa finanziano la Trilateral, cui partecipano i rispettivi vertici.
 
Sul blog di Beppe Grillo una settimana fa un intervento di Roberto Fico aveva criticato gli incontri della Trilateral:
 
Nel 2012 era il Bilderberg, oggi è la Trilaterale, riunita per tre giorni a Roma sotto la protezione di un imponente apparato di sicurezza. Forse è il caso di ricordare cosa sia la Trilaterale, quanto questa organizzazione delle élite economiche abbia influito sulle politiche dei Paesi occidentali. La dottrina della Trilaterale è riassunta nel Rapporto del 1975: la democrazia entra in crisi quando ci sono troppi cittadini coinvolti e attivi; i cittadini non hanno gli strumenti per governare la cosa pubblica; troppa domanda politica e partecipazione ostacolano il funzionamento del sistema. Il fondamento della dottrina della Trilaterale è insomma la netta separazione fra potere (kratos) e popolo (demos): un pensiero antidemocratico penetrato nella società attraverso i media e realizzato progressivamente dagli esecutivi occidentali. Quando si comprimono i diritti perché altrimenti “non sono sostenibili”, quando si allentano i contrappesi della Costituzione e si restringono gli spazi di partecipazione perché “ci vuole governabilità”, dietro tutto questo c’è la dottrina della Trilaterale. Il Ministro Boschi convocato alla riunione dei potenti non è che il simbolo di un Governo senza autonomia, una misera pedina al servizio di interessi altri, non della volontà popolare. Tutto questo con il beneplacito di un Presidente della Repubblica che ha accolto serenamente una riunione della quale non ci è dato sapere nulla, perché non c’è uno straccio di giornalista che possa o voglia (come il Presidente della Rai) raccontare nulla. Questa vicenda non può essere chiusa sotto silenzio, utilizzeremo ogni strumento per vederci più chiaro.
 
Tre giorni dopo Di Maio andava a pranzo all’ISPI.

MASTRAPASQUA: PER LA MOGLIE 20 POLTRONE, PER IL FRATELLO 70 CARICHE ACCUMULATE

e la gente deve fare sacrifici imposti da sti soggetti
La famiglia di Antonio Mastrapasqua se la passa alla grande. L’ex presidente dell’INPS, che si intascava uno stipendio da 1,2 milioni di euro, è indagato per truffa, ma non può lamentarsi.
 
Sua moglie Maria Giovanna Basile si limita a occupare 20 poltrone in numerose aziende, dalla Rai fino ad alcune aziende sanitarie fiorentine e romane e si occupa di consulenza e pianificazione aziendale oltre che a interessarsi al campo immobiliare. Tra l’Automobile club d’Italia e la Rai, la Basile occupa alcune posizioni focali nelle maggiori aziende italiane.
 
Sono 70 le cariche accumulate in carriera dal fratello di Antonio, Pietro Mastrapasqua. Al momento ne detiene 13, perciò può dedicare parte del suo tempo libero ad uno sudio legale con sede a Milano e Roma. Adesso lavora per Imprefidi Lazio, Marsh, Sia, Ma.Ti Service e Silpe, oltre a essere sindaco dell’As Roma. A causa dei troppi impegni ha però dovuto abbandonare alcuni incarichi, tra cui quello nell’Aci Vallelunga Spa, prontamente lasciato alla cognata, la Basile. Le poltrone non sono però l’unico problema dei Mastrapasqua.
 
Giusto per non farsi mancare nulla, Antonio ha trovato posto (sgradito) anche nalla Procura di Roma, da quando è iniziata l’indagine per rimborsi fasulli e cartelle sanitarie truccate. Ma Il presidente dell’Inps si dichiara fiducioso e aspetta: “Resto – dice -, non sono io il mostro, l’accusa dei Nas non mi tocca”.
 

SPAGNA SOCCORRE BARCONE CON 44 A BORDO, LI SALVA E LI RIMPATRIA TUTTI.

dove non regna mafia capitale
 
by francesco · 8 giugno 2015
 
imm242342332
Un gommone con a bordo 44 migranti di origini subsahariane, e stato intercettato ieri dal Salvataggio marittimo spagnolo e dai mezzi della Guardia Civil a circa 15 miglia a sudovest dellisola di Alboran, nel mare di Alboran. Lo si apprende da fonti della Capitaneria di porto di Motril (Granada). I migranti sono stati trasferiti a bordo della motovedetta Salvamar Hamallos e sono sbarcati in serata a Motril, assistiti da volontari della Croce Rossa. Fra loro cerano sette donne e quattro bambini, fra tre e otto anni det. Tutti e 44 sono stati trasferiti in un centro di soggiorno temporaneo, in attesa delle procedure per il rimpatrio, che avverrà a breve.

Francia, scontri in diverse città per proteste contro Jobs act: 124 fermi e 28 agenti feriti

job act francia
Scontri a Rennes, in Francia, nel corso di una manifestazione contro la riforma del lavoro (afp)
 
Sessantamila in piazza a Parigi. Tre poliziotti sono gravi. I disordini più pesanti a Rennes dove le forze dell’ordine hanno caricato i manifestanti e sparato gas lacrimogeni
28 aprile 2016
 
PARIGI –  È un vero e proprio bollettino da guerra civile quello comunicato dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, al termine della quarta giornata di mobilitazione contro la riforma del codice del Lavoro in Francia. la polizia ha dovuto procedere a 124 fermi tra casseurs e facinorosi che si sono introdotti nei cortei pacifici per seminare violenze e disordini. Ventotto sono gli agenti feriti di cui tre in condizioni gravi.
 
La riforma proposta dal governo di François Hollande è soprannominata ‘Legge El Khomri’ dal nome della ministra del lavoro, Myriam El Khomri. A indire le dimostrazioni erano stati sindacati e associazioni studentesche, per la quarta volta in meno di due mesi.
 
Secondo la Cgt, il principale sindacato di Francia, a Parigi hanno sfilato 60mila persone. Altre fonti parlano di 50mila persone in provincia. Solo a Marsiglia sono stati fermati 57 facinorosi che si erano introdotti nella centralissima stazione ferroviaria di Marseille Saint-Charles approfittando del corteo. Stesso copione in altre città dove gruppi di ‘casseur’ incappucciati si sono introdotti nella marcia pacifica per inscenare violenze e disordini. In molti casi la polizia ha risposto con cariche e lacrimogeni.
 
I disordini più gravi sono avvenuti a Rennes, dove un gruppo di giovani ha tentato di entrare nel centro storico della città, bloccato dalle forze dell’ordine che hanno sparato gas lacrimogeni e caricato. Solo qui sono stati eseguiti 17 fermi. Almeno altri 5 a Parigi, dove sono stati feriti due poliziotti (di cui uno è grave), come anche a Tolosa.
 
A Nantes si è ripetuta una scena simile, quando gli agenti hanno bloccato una delle vie che portano al centro cittadino con un camion-cisterna dotato di cannoni ad acqua. I dimostranti hanno lanciato oggetti contro la polizia e hanno insultato gli agenti, che hanno risposto sparando gas lacrimogeni.