“Caso Regeni” e sovranità italiana

di Enrico Galoppini – 18/04/2016
Fonte: Il Discrimine
 
regeni_amnesty
Toh chi si rivede: Manconi!
 
Purtroppo bisogna sempre ripetere le stesse cose, perché effettivamente accadono sempre le stesse cose.
 
Prendiamo il “caso Regeni”.
 
Tutti, e sottolineiamo tutti i cosiddetti “media nazionali”, oggidì 18 aprile, hanno seguitato a dare spago a chi – Inghilterra in testa – pretende di sapere “la verità”. Nobile faccenda, “la verità”, mai onorata in decenni di stragi e “segreti di Stato” sempre utili per coprire qualche potente Intoccabile. E se a ciò aggiungiamo che di prezzolati e “idealisti” disposti a vendersi e ad esaltarsi per le “campagne” di Amnesty International, in Italia se ne trovano quanti se ne vuole, il resto viene da sé.
 
Per cui non sorprende affatto che i notiziari italiani abbiano fatto vedere il presidente francese Hollande in visita al Cairo “preoccupatissimo” per i “diritti umani” all’ombra delle piramidi, e lo stesso abbiano fatto con la delegazione d’affari tedesca guidata dal vice-cancelliere ed in visita nel paese del Nilo insieme ad una nutrita delegazione di imprenditori.
 
Non una parola una sui motivi di queste visite ufficiali, al centro delle quali i “nostri” giornalisti vorrebbero farci credere esservi il “caso Regeni” e lo stato dei cosiddetti “diritti dell’uomo” nell’Egitto governato dal generale al-Sisi defenestratore dei Fratelli Musulmani. Roba da stracciarsi le vesti, tanta è l’incompetenza, se non la vera e propria malafede, di questo cancro incistato nella nostra nazione che sono questi pappagalli ammaestrati a ripetere solo e sempre le veline del Badrone (occhio alla “B”, perché questi scattano sull’attenti come lo Zio Tom).
 
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“Repubblica” ne è certa: il mandante è al-Sisi!
 
Lo capisce infatti anche il mio gatto – il quale, intendiamoci, è assai più perspicace del giornalista medio italiano – che Francia e Germania, dopo la stessa Inghilterra delle “borse di studio” ai “ricercatori” che svolgono per essa un utile lavoro, sono andate in Egitto a colmare il vuoto creatosi con la fuga precipitosa della delegazione italiana d’imprese guidata – ma guarda un po’ – da quello stesso ministro Guidi costretto alle dimissioni in fretta e furia alle viste del referendum sulle trivelle.
 
A noi qui non interessa stabilire se questo o quello siano dei maneggioni e dei profittatori, ché anche di questa genìa l’Italia è strapiena, bensì cogliere il nesso di causa-effetto – evidente, come dicevamo, anche al gatto – tra la rovina degli affari italiani in Egitto (sotto il pretesto del “rispetto dei diritti umani”) e la concomitante presa al balzo della classica palla, piena di miliardi, da parte delle imprese, statali e private, d’Inghilterra, Francia e Germania.
 
Lo stesso ‘cinema’ andato in scena in Libia, dove alla débacle delle nostre posizioni è corrisposta l’immediata impennata di quelle dei medesimi soggetti che avevano voluto la fine della Jamahiriyya e che, in questo caso, non digerendo la piega presa in Egitto ed i rapporti privilegiati tra Roma e Il Cairo, hanno individuato nel “caso Regeni” – sia che l’abbiano creato appositamente, sia che l’abbiano strumentalizzato – un’occasione imperdibile per farci le scarpe definitivamente nel Nord Africa.
 
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“Ministro degli Esteri”…
 
Un Nord Africa dove per il momento “tiene” la sola Algeria, nel mirino dei noti paladini della “libertà” alleati col “fondamentalismo islamico”, mentre anche in Tunisia i nostri “alleati” sono riusciti ad assicurarsi, per “combattere il terrorismo” (da essi sponsorizzato anche grazie all’intermediazione di noti campioni dei “diritti umani” come i sauditi), posizioni strategiche impensabili ai tempi della presidenza di Ben ‘Ali (altro personaggio di non specchiata moralità, ma che almeno stava dalla nostra parte).
 
In tutto questo gioco al massacro è evidente che mentre c’è qualcuno, negli apparati dello Stato italiano, che cerca di resistere (per esempio tergiversando ‘all’italiana’ su un coinvolgimento militare in Libia), c’è anche chi – e si tratta di un’accozzaglia composita di quelle che un famoso “megadirettore” avrebbe definito “merdacce” – rema sistematicamente contro, inventandosi di continuo, dietro imbeccata di questa o quella ambasciata “alleata” o di certa “autorevole stampa internazionale”, motivi per far girare a vuoto l’Italia ed impantanarla in qualche “problema”.
 
Come se l’Italia non fosse la loro Patria, e nemmeno il cosiddetto loro “Paese”, a tanto è giunta la loro immedesimazione con gl’interessi stranieri delle pretese “grandi democrazie” che tanto potere hanno nel cooptare, con denari e propaganda, certi “italiani” con tanto di virgolette.
 
Perché ammesso e non concesso che nella fine del “ricercatore” italiano ci sia una responsabilità di qualche apparato o individuo riconducibile allo Stato egiziano, non si capisce come mai la stessa canea non viene sollevata ogni volta che un connazionale viene ammazzato in circostanze assai strane in qualsiasi parte del mondo, oppure messo in galera, senza alcun rispetto per i “diritti umani”, sulla base di fantasiosi ed indimostrabili teoremi. In America, per esempio, è accaduto un sacco di volte, da Sacco e Vanzetti in poi.
 
Vittorio_Arrigoni
Perché Arrigoni non “vale” quanto Regeni?
 
E per citare solo uno tra i molti “casi” che potrebbero alimentare illazioni ed incidenti diplomatici con sviluppi “pericolosi”, come mai per Vittorio Arrigoni non è stato messo su tutto questo casino da parte della Farnesina?
 
Non vogliamo entrare poi nella questione dei marò, perché quella è una vicenda nella quale l’India accusa i due fucilieri di Marina di aver assassinato dei pescatori indiani (“scambiati” per pirati, affermano da parte italiana), tuttavia non ci risulta che l’Italia abbia mandato a ramengo le relazioni con Nuova Delhi così come sembra intenzionata a fare con l’Egitto.
 
Stendiamo infine un velo pietoso sul Cermis o sul “caso Calipari”, ché sarebbe solo un’inutile e penosa autoflagellazione. E non osiamo addentrarci nei meandri della sequela interminabile di giovani soldati italiani morti atrocemente a causa dello spargimento di sostanze altamente tossiche nella ex Jugoslavia da parte della Nato: il problema praticamente non sussiste! Perché a prenderlo di petto ci sarebbe invece da capire quali sono i vantaggi per l’Italia nello stare sotto l’ombrello (“protettivo”!) della Nato.
 
Sono tutti “misteri”, questi, che non possono avere soluzione, in attesa di capirci qualcosa se e quando l’Italia gusterà di nuovo, un giorno, il sapore della libertà, della sovranità e  dell’indipendenza.
 
Ma sì, prendiamocela con l’Egitto, tanto altro non si può fare.
 
“Caso Regeni” e sovranità italianaultima modifica: 2016-04-24T22:01:34+02:00da davi-luciano
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