REFERENDUM NO TRIVELLE

Alla faccia di quanto il governo si è impegnato a fare al vertice COP 21 di Parigi  contro il riscaldamento globale e la sostituzione dei  combustibili fossili con le energie rinnovabili, i mari e le terre del nostro paese continuano ad essere trivellati e devastati per estrarre ancora idrocarburi fossili.
Centinaia di piattaforme petrolifere stanno bucando il fondo del mare e il territorio provocando danni ingenti ad ambiente e salute, con un ritorno ridicolo in termini di occupazione e guadagno e gravissime perdite di occupazione e reddito nei settori di agricoltura, turismo, pesca e lesioni irreversibili al paesaggio. L’8 aprile vedremo un filmato che ci mostrerà quanto una bellissima regione d’Italia è stata devastata dalle trivelle e che cosa ne è venuto alla salute della popolazione.
Il referendum contro le estrazioni a tempo indeterminato entro le 12 miglia dalle coste, perlopiù di compagnie straniere, è stato chiesto e ottenuto da ben 9 regioni italiane. Il sì al divieto è sostenuto dal Coordinamento Nazionale dei Comitati No Triv, da tutte le organizzazioni ambientaliste e dal Movimento 5 Stelle.
Con una mossa da magliaro, il governo Renzi ha voluto strozzare la campagna referendaria fissandola in termini strettissimi, al 17 aprile, anziché unirla alle amministrative di giugno e buttando così 350 milioni di euro. Invita all’astensione e spera di impedire il raggiungimento del quorum.
 
Dimostriamogli che il suo trucco non funziona, impediamogli di svendere la nostra salute, l’ambiente, mare e territori, il clima, ai suoi amici delle lobby petrolifere.
VOTIAMO SI IL 17 APRILE.
E intanto vediamoci tutti l’8 aprile a sera a Manziana.

REFERENDUM CONTRO LE TRIVELLE PETROLIFERE

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Il governo riprivatizza l’acqua che 27 milioni di italiani hanno voluto pubblica e devasta mari e terre con centinaia di piattaforme per l’estrazione di gas e petrolio. I profitti vanno a compagnie straniere, i danni a ambiente, vita marina, pesca, agricoltura, turismo, sono nostri.Trascurando energie pulite e rinnovabili, si incentivano i gas climamutanti che minacciano la catastrofe planetaria. Anziché farci votare a giugno contro le trivelle entro le 12 miglia dalla costa, nello stesso giorno delle amministrative, il governo,  buttando 350 milioni, ha voluto strozzare i tempi per impedire il quorum. Mostriamogli che non ci ha fregati.

RANIERO MAGGINI, WWF e Coordinamento Nazionale Vota SI,ci parlerà di cosa è in gioco per tutti noi. FULVIO GRIMALDI presenterà il filmato“BEVO, MANGIO, RESPIRO PETROLIO”.

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MANZIANA

8 APRILE ORE 20.30

SALA COMUNALE

PIAZZAFIRENZE

SIRIANI E ALLEATI CELEBRANO LA PASQUA LIBERANDO PALMIRA, SITO ARCHEOLOGICO E CENTRO ABITATO.

IL TERRORISMO E’ LA RISORSA DEGLI SCONFITTI.
 
Felicissima Pasqua e Pasquetta! la sorpresa più bella? Palmira liberata dalle Forze Speciali siriane, da Hezbollah e dalle Brigate iraniane, sotto copertura aerea russa.. Il mercenariato Isis dei criminali Nato e del Golfo è in fuga. Avanti verso Raqqa e la totale liberazione della Siria. Mercenari e mandanti cercano di rifarsi col terrorismo. In Medioriente e in Europa.
Palmira libera

Lyon Turin projet d’arrêté préfectoral de dérogation contre la protection de la biodiversité

NO TAV Maurienne relaie l’info et vous invite à répondre à la consultation publique qui concerne le chantier du tunnel de base :  voir ci dessous

Communication du Comité NDDL GPII 73 réuni le 24 mars   (faites circuler!)

Sur l’itinéraire du Lyon Turin, et à la demande de la société TELT, l’Etat engage une pseudo concertation qui a lieu jusqu’au 3 Avril pour prendre un arrêté  qui permettra aux entreprises de déroger aux Lois protégeant la nature…. rien que cela! 
27 habitats écologiques sont concernés et seront détruits par les travaux.
 
Vous avez tous compris: NDDL est passé par là! 
Pour éviter les recours concernant le non respect de certaines lois environnementales….. l’Etat prend désormais les devants et décide que ses propres lois ne méritent pas d’être respectés. Inadmissible !
 
Donc :
1- Lyon Turin et NDDL, meme combat ! 
2- Attention, ce genre de comportement abject se propage à tous les projets inutiles…
 
Merci à tous d’aller sur le lien ci dessous  AVANT LE 3 AVRIL et de dire ce que vous en pensez!  (cool, vous avez tout le week end de Pâques pour le faire!)
 
Pour répondre directement à la consultation publique et donner son avis: 
(pour remplir le questionnaire, le nom de la consultation = TELT / le département = Savoie)
Pour consulter les documents 
(6 dossiers dont certains font 312 mo, bon courage!! mais transparence oblige, vous saurez tout!)
Pour ceux qui veulent faire simple, le comité NDDL GPII 73 propose  le texte ci-dessous à copier-coller (n’hésitez pas à le personnaliser) 
“Je m’oppose à ce projet de dérogation aux lois qui protègent l’environnement, les habitats, les espèces animales et végétales dont nous avons tant besoin. D’autant plus que l’utilité publique du Lyon Turin est totalement contestable. Pourquoi voter des lois démocratiquement si elles sont ensuite si facilement contournables par un préfet ?  Uniquement pour empêcher d’éventuels recours juridiques par les citoyen-nes comme pour le projet NDDL ?
Cette manoeuvre est d’autant plus inacceptable  au moment où est votée une “grande loi” sur la biodiversité, et où Hollande affirme vouloir renforcer  la démocratie environnementale”
 
Le comité NDDL GPII 73 vous remercie pour votre action!

Pekino fustiga Obama accusato di voler creare un secondo Medio Oriente nel Mare sud della Cina

chi? Il santo premio nobel per la pace Obama? NOoo impossibile
Mar 25, 2016
 
Marineros-chinos
Forze di marina cinesi
 
di Alfredo Jalife Rahme
 
Mentre ricevono a Pekino a Henry Kissinger e Christine Lagarde, direttrice del FMI, nel Foro per lo Sviluppo della Cina 2016, i dirigenti cinesi, per mezzo dei loro strateghi militari, si prendono il tempo di avvisare cira il possibile inizio di un conflitto interminabile, allo stile di un secondo Medio Oriente, se Obama persiste nelle sue provocazioni contro la Cina nel Mar cinese del sud, dove le Filippine hanno appena concesso alle forze militari USA di accedere nell’area che risulta oggetto di disputa con la Cina.
 
Si nota che, con i suoi 92 anni d’età, Henry Kissinger, – il polemico ex segretario di Stato, oggi grande alleato della Rockefeller Foundation e della la petroliera ExxonMobil, il quale è stato da poco ricevuto dallo Zar Vladimir Putin e se ne va sciolto fra Mosca e Pekino.
 
Gli USA hanno appena annunciato che le proprie forze militari avranno una presenza a rotazione in cinque basi nelle Filippine – una di quelle, la base aerea Antonio Bautista, sarà installata nelle vicinanze delle isole contese di Spratly, nello splendente Mar Cinese meridionale- dietro un accordo di sicurezza per 10 anni.
 
Gli USA sono stati a fare pressione su vari paesi del blocco consolidato del sud est asiatico – specialmente Filippine e Vietnam – per confrontarsi con Pekino per la supremazia nel Mar sud della Cina. Il progetto di collocare un sistema missilistico difensivo degli USA in Corea del Sud come rappresaglia e reazione al recente test nucleare della Corea del Nord, la miniaturizzazione di una presunta bomba ad idrogeno e il suo possibile collocamento satellitare, così come ai lanci missilistici di Pyongyang– hanno messo molto nervosismo alla Cina ed alla Russia, paesi di frontiera con la Corea del Nord.
 
I missili “difensivi” contro la Corea del Nord costituiscono una eccelsa giustificazione per dare il pretesto al Pentagono di mettere sotto assedio missilistico e nucleare la Cina e la Russia nel lontano Oriente. Peng Guangqian, uno stratega militare cinese, si scaglia contro il falso schema degli USA nel Mar Cinese meridionale: “gli Usa, forse preoccupati per la loro influenza declinante e sospettosi per l’ascesa della Cina, hanno intavolato un numero di azioni meschine nel Mare del Sud della Cina”, quando Washington è lo Stato meno qualificato per criticare gli altri per la loro militarizzazione”, visto che dispone di un numero schiacciante di sottomarini nucleari, di bombardieri furtivi, di massicci gruppi di portaerei nucleari e di navi da guerra da Guam alle Haway.
 
Peng sostiene che, “se i mari del sud si andranno a militarizzare, gli USA saranno i principali responsabili, per effetto delle loro istruzioni e delle loro esercitazioni militari congiunte che hanno scatenato un pandemonio nella regione”. Più ancora Peng critica gli USA “che hanno stabilito una rete militare intorno alla parte occidentale dell’Oceno Pacifico”.
 
Peng conclude ferocemente che “gli USA non sono un paese della regione, nè la parte querelante nel Mar della Cina Meridionale”.
 
Matthew Allen, nel rilevante portale “Russia Insider”, considera, circa l’esasperazione della Cina: “quando uno dei grandi poteri economici e militari del mondo avvisa circa la possibilità di un secondo Medio Oriente, la cosa migliore è acoltare. Specialmente quando coordina la sua politica estera con la Russia”.
 
L’ostilità di Obama verso la Cina non è recente, come di comprende dalla sua recente intervista polemica alla rivista The Atlantic.
 
Più che la Russia, Obama ha determinato che sia la Cina il vero nemico degli USA quando tutti le sue azioni ostili lo rivelano: dalla sua politica del perno (pivot) passando dall’accerchiamento fatto con l’accordo commerciale transpacifico (TPP) – di fa cui fa parte anche il Messico neoliberista ed italita- fino alle recenti incursioni nel mar della Cina Meridionale con il pretesto di riaprire la “libera navigazione, “ come se Pekino avesse piacere di essere circondata , asfissiata e di scollegarsi dal mondo esterno.
 
Cosa avranno voluto significare i geostrateghi cinesi con la metafora emorragica di un “secondo Medio Oriente”?
 
Guerre regionali, cambiamenti di regime, rivoluzioni colorate teledirette e la balcanizzazione in 10 paesi del sud est asiatico: tutte operazioni dirette dagli USA che portano almeno un quarto di secolo nella matrice di origine per tutti gli sviluppi mediorientali?
 
Sembrerebbe che la Cina sia disposta ad acclimatarsi a dovere o a sottostare alla lacerante metamorfosi tanto del “confronto” come della “cooperazione – la classica politica del “bastone e della carota”: the stick and the carrot–che gli USA le assestano in forma simultanea.
 
Roger Baker, del portale texano -israeliano Stratfor, che si presenta come la CIA dietro le quinte, argomenta – in riferimento ad un testo previo molto discutibile ed erroneo da circa otto anni sulla geopolitica della Cina: una grande potenza chiusa , secondo la visione obliqua ed interessata degli USA e di Israele.- che la Cina dispone di tre imperativi primordiali geopolitici:
 
1) mantenere l’unità interna nelle regioni cinesi della maggiornaza Han; 2 Mantenere il controllo delle sue regioni di ammortamento (Xinjiang, Tíbet y Mongolia), 3) Proteggere la costa dall’usurpazione esterna”.
 
Gli USA hanno cercato, con diversi mezzi indiretti, di destabilizzare le province buddiste del Tibet e quella islamica sunnita Xinjiang, mentre, in date recenti, ha impedito il predominio di Pekino nel conteso Mar della Cina Meridionale, dove ha aizzato altri paesi regionali che rivendicano anche la loro sovranità marittima.
 
A giudizio di Baker, la “crescita economica cinese ha creato un quarto imperativo”: proteggere le rotte commerciali strategici della Cina, le sue risorse ed i suoi mercati della proibizione esterna”, per cui cerca i mezzi per assicurarsi le sue vulnerabili linee di rifornimento, espandere la sua presenza marittima ed estendere la sua presenza finanziaria e la politica internazionale”.
 
I quattro imperativi geopolitici della Cina entrano in collisione con due dei cinque imperativi degli USA, in particolare con il quarto ed il quinto:
 
1) Dominare la foce del grande Mississipi (traduzione: il controllo del Golfo del Messico); 2) “eliminare tutte le minacce terrestri nella foce del grande Mississipi (traduzione: neutralizzare Cuba)”; 3) “il controllo delle vicinanze oceaniche del Nord America “: controllare il mar dei Caraibi (traduzione: implementare i postulati geopolitici di Spykman); 4”controllare gli oceani mondiali (traduzione: contro la Cina) e 5) “prevenire l’ascesa di qualsiasi sfida potenziale (traduzione la Russia e la Cina).
 
Baker ha sentenziato : gli USA vedono la Cina in ascesa e l’espansione dell’Armata cinese come una sfida diretta alla sootostante strategia di sicurezza nazionale statunitense. A cosa porterà l’inevitabile decadenza degli Stati Uniti di fronte all’ascesa irresistibile della Cina ed alla risurrezione miracolosa della Russia?
 
Fonte: La Jornada
 
Traduzione: Manuel De Silva

Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, accusa la Clinton di essere la responsabile della creazione dell’ISIS

Mar 25, 2016
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Rudy Giuliani
 
Parlando nel corso di una riunione della associazione Reilly Factor, l‘ex sindaco della città di New York ha affermato che la signora Clinton è la responsabile della creazione dell’organizzazione terrorista che controlla parti della Siria e dell’Iraq, visto che lei (la Clinton) era la Segretaria di Stato durante il primo mandato del Presidente Barack Obama.
“Fu lei che aiutò a creare l’ISIS”, ha affermato Giuliani, “Hilary Clinton potrebbe considerarsi un membro fondatore dell’ISIS”.
 
“Per essere stata lei parte di una Amministrazione che si è ritirata dall’Iraq. Per essere stata lei parte di una Amministrazione che ha permesso che il premier Al Maliki (ex primo ministro iracheno) rimanesse in carica, cosa che ha obbligato gli sciiti a realizzare elezioni. Per non essere intervenuta in Siria nel momento adeguato. Per essere parte di una Amministrazione che ha tracciato 12 linee rosse sulla sabbia e si è fatta ridere dietro”.
 
Interrogato dal presentatore, Bill O’Reilly, di come e in che modo si possa indicare come responsabile, O ‘ Reilly ha segnalato che la Clinton non poteva imporre una politica al Presidente Obama. La sua unica opzione , ha detto, era quella di dimettersi.
 
Si questo è quello che avrebbe fatto un patriota”, ha risposto Giuliani.  Fonte: Huffington Post
 
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US Secretary of State Hillary Clinton (R), Kuwaiti Minister of State for Foreign Affairs Mohammed Al-Sabah Qlors and Prince Saud Al-Faisal Minister of Foreign Affairs of Saudi Arabia attend a meeting in Marrakech on November 2, 2009. Clinton met her counterparts on the sidelines of teh Sixth Future Forum, organized by Morocco and Italy. AFP/PHOTO/Abdelhak Senna (Photo credit should read ABDELHAK SENNA/AFP/Getty Images)
 
Nota: Quindi anche negli USA si inizia a mormorare circa le pesanti responsabilità della Clinton circa la creazione dello Stato Islamico e la diffusione di questo in Siria ed in Iraq.
Naturalmente Giuliani omette di dire quello che altri commentatori, come Paul Craig Roberts (ex assistente dell’Amministrazione Reagan), dicono apertamente: fu la Clinton a far armare e finanziare i gruppi jihadisti in Siria per ottenere il rovesciamento del governo di al-Assad in Siria. Fu lei, assieme al responsabile della CIA, ad ordinare la creazione dei campi di addestramento per i miliziani in Giordania e poi in Turchia, fu lei ad organizzare un ponte aereo per trasferire tonnellate di armi nella base in Turchia di Incirlik, da dove le armi furono consegnate nelle mani dei teroristi jihadisti,in collaborazione con Arabia Saudita e Qatar che provvedevano agli arruolamenti ed al pagamento dei salari ai mercenari. Tutto questo seguendo le indicazioni strategiche date dalla DIA (Defence Intelligence Agency) e dal governo israeliano, per arrivare ad una nuova mappa del Medio Oriente, puntando sulle divisioni settarie ed etniche della regione ed alimentando la guerra tra le fazioni sunnite salafite e sciite.
 
Per la Clinton, candidata della lobby sionista negli USA, la politica di Washington doveva seguire esattamente le linee strategiche disegnate anni prima dai piani dei consiglieri sionisti della Casa Bianca, come Zbigniew Brzezinski e Paul Wolfowitz, in particolare si doveva  realizzare il rovesciamento dei governi arabi  laici e nazionalisti, come quello di Saddam Hussein, di Gheddafi e di Al-Assad e favorire l’ascesa dei gruppi integralisti salafiti appoggiati dall’Arabia Saudita e dagli Stati del Golfo, visto che questo era ed è nell’interesse di Israele. Per la Clinton è attualmente prioritario isolare e neutralizzare l’Iran, considerato la maggiore minaccia per Israele e rovesciare i governi alleati di Teheran, come quello di Damasco e di Baghdad.
 
Se la Clinton dovesse arrivare alla Presidenza USA è sicuro che il numero record di guerre intraprese dall’Amministrazione Obama, sarebbe nettamente superato e raddoppiato  da questa donna che rappresenta le tendenze più guerrafondaie degli USA e gli interessi della lobby delle industrie dell’armamento e del Pentagono. Un personaggio che ha l’appoggio concorde di tutte le grandi lobby USA e dell’elite finanziaria per proseguire le politiche intraprese da Bush e da Obama.
 
Non a caso anche in Italia, i grandi opinionisti dei “giornaloni” del sistema, come Repubblica ed il  Corriere della Sera (Panebianco and company) hanno già iniziato la loro campagna di convincimento affermando (senza pudore) “perchè a noi conviene Hilary Clinton “.
 
 
Traduzione e nota: Luciano Lago

ISIS, guerra delle valute, tassi FED, corsa all’oro: gli scenari della “terza guerra mondiale a pezzi”

Mar 18, 2016
 
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La terza guerra mondiale
di  Luisanna Deiana
 
La crescente instabilità degli scenari internazionali già nell’agosto 2014 veniva riassunta in modo essenziale nelle parole di Papa Francesco, che in modo provocatorio ma efficace dichiarava “siamo entrati dentro la terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”. In questa guerra frammentata gli scontri avvengono su più livelli, oltre a quello geopolitico con importanti aree di crisi lungo i confini dell’ex Russia Sovietica (Ucraina, Caucaso, Ossezia del Sud, Siria, Afghanistan), si combatte una guerra economico-finanziaria tra deflazione e tassi d’interesse per l’accaparramento delle risorse e dei maggiori mercati del pianeta.
 
Intriso d’acume e essenzialità tipici della tradizione gesuitica, il giudizio storico del Papa sulle vicende contemporanee è passato quasi inosservato sulla stampa occidentale che raramente offre un’analisi correlata degli eventi internazionali. Una narrazione frammentata lascia spazio alle interpretazioni, non consente di individuare i mandanti e permette di orientare più facilmente l’opinione del lettore. La dichiarazione del pontefice ha invece trovato un’eco adeguata sulla stampa russa che vi ha letto un chiaro riferimento alla correlazione esistente tra le aree di crisi in Siria e Ucraina e gli effetti politici ed economici a livello mondiale.
 
Proviamo allora a leggere gli avvenimenti internazionali con un approccio sistemico, cercando le analogie tra aree geopolitiche e livelli di crisi economico-finanziaria:
 
ISIS e Guerra santa : le regioni su cui si è diffuso il fondamentalismo islamico corrispondono alle aree d’attrito tra l’ex blocco sovietico e la politica neocon degli USA di fine novecento e andando ancora a ritroso coincidono con i paesi arabi che nell’ottocento erano contesi tra l’impero britannico e quello zarista. I gruppi fondamentalisti sono però un fenomeno solo contemporaneo che compare per la prima volta alla fine degli anni 70 nell’Afghanistan guidato dal Partito Democratico Popolare Afghano, di influenza sovietica. Con l’applicazione della riforma agraria, le gerarchie religiose islamiche vennero fortemente penalizzate e ben presto i mujaheddin (santi guerrieri), ricevettero consistenti finanziamenti dagli USA di Carter e Arabia Saudita per intraprendere la jihad (guerra santa) contro “il regime dei comunisti atei senza Dio“. Il vero obiettivo dell’ingerenza americana era chiaramente estromettere la regione dal controllo russo. Gli Stati Uniti succeduti nel novecento agli inglesi come potenza coloniale, durante la guerra fredda cercarono di ostacolare la diffusione del comunismo nei paesi arabi che gravitavano nell’area sovietica. Il programma firmato da Carter a luglio del 1979 prevedeva il finanziamento segreto dei gruppi fondamentalisti in funzione anticomunista e la creazione di centri di reclutamento e addestramento in Pakistan.
 
Il fondamentalismo prima e i movimenti ultranazionalisti poi si sono radicati nei decenni seguenti nelle regioni periferiche dell’ex-Unione Sovietica continuando ad essere armati da USA e Arabia Saudita: Afghanistan, Cecenia, Balcani, Ucraina e ancora Iraq, Siria, fino a diffondersi nel continente africano dove Russia e Cina stanno finanziando lo sviluppo di importanti mercati energetici.
 
E’ palese che la vera matrice di questi movimenti disgregatori è da ricondursi ai paesi finanziatori che ne determinano la nascita e la morte. Come dimostrano i recenti e rapidi arretramenti dello Stato Islamico dopo l’intervento russo, i veri protagonisti della mischia mediorientale sono USA, Turchia e Arabia Saudita da un lato e Russia, Iran e Libano dall’altro. Le principali conseguenze di queste forze distruttive sono rilevanti non solo sul piano umanitario e geopolitico, ma sono uno strumento di condizionamento delle vicende politiche economiche di intere aree. Ne sono un chiaro esempio le sanzioni economiche imposte alla Russia dopo la crisi di Crimea del 2014. L’obiettivo strategico USA di allontanare l’intesa russo-tedesca si consolida quindi nelle ritorsioni russe con l’embargo dei prodotti alimentari europei che rappresentano nel comparto agroalimentare europeo un danno stimato di 12 miliardi dollari annui.
 
In un certo senso la politica di “contenimento” verso la Russia prosegue da oltre due secoli sugli stessi territori della Heartland (Cuore della terra) o Eurafrasia, e la teoria di inizio novecento del geografo inglese Mackinder trova ancora oggi riscontro nella contrapposizione tra la talassocrazia degli USA e il blocco continentale Russia-Cina che controlla più del 50% delle risorse mondiali.
 
Guerra dei Mari Cinesi: sul fronte orientale lo scontro tra Cina, USA, Corea del Sud e Vietnam per il controllo degli arcipelaghi del Mare Cinese Orientale e Meridionale non necessita di intermediari e i protagonisti si sfidano frontalmente senza temere lo schieramento di armi strategiche, come hanno fatto i cinesi lo scorso febbraio armando l’isola di Woody di missili terra-aria e aerei da combattimento. In gioco è il controllo delle acque strategiche per le rotte marittime dei rifornimenti energetici asiatici, delle zone ricche di giacimenti di petrolio e gas, nonché di vitali risorse ittiche dei mari orientali.
 
Uno degli scenari più allarmanti a livello internazionale è rappresentato dalle continue escalation di toni tra Corea del Nord e Usa-Corea del Sud che vanno avanti dal 2013. L’imprevedibilità nordcoreana nel passare dalle parole ai fatti anche per episodi di marginale rilievo, preoccupa fortemente gli interlocutori internazionali, tanto da vedere Cina e USA simbolicamente unite nell’imposizione delle ultime sanzioni economiche alla Corea del Nord.
 
Guerra economico-finanziaria. Occorre premettere che l’aumento dei tassi d’interesse statunitensi, stabiliti dalla Federal Reserve, la banca centrale più influente al mondo, implica un generale raffreddamento dell’economia mondiale e un significativo rientro dei capitali negli Stati Uniti provocando conseguenze tragiche nei mercati emergenti e sulle economie in fase deflattiva. L’apprezzamento del dollaro è un richiamo verso i capitali globali in dollari che rientrano negli States con un enorme volume di investimenti (nel mercato azionario, dei futures e nell’acquisto dei titoli del debito statunitense) riducendo notevolmente la liquidità disponibile e gli investimenti all’estero. Il rialzo dei tassi FED consente agli Usa di appropriarsi della quota maggiore della rendita finanziaria che viene prodotta su scala mondiale, questo in virtù del ruolo del dollaro come principale moneta degli scambi internazionali. Infatti la redistribuzione del capitale finanziario nelle diverse parti del mondo è strettamente correlata alla rimuneratività che queste garantiscono e l’apprezzamento del dollaro costituisce un irresistibile richiamo al rientro dei capitali in patria.
 
Ripercorrendo le crisi finanziarie mondiali degli ultimi quarant’anni, diviene evidente la correlazione esistente tra aumento dei tassi FED, orientamento dei flussi di capitale, crisi economiche e conseguenze politiche. Agli inizi degli anni ’80 tutti i paesi dell’America Latina furono investiti da una drammatica crisi economica (dovuta all’improvvisa mancanza di capitali in dollari rientrati in patria con i rialzi FED), che portò i paesi sulla bancarotta e condizionò l’avvicendamento dei poteri politi. Negli anni ’90 fu la volta delle Tigri asiatiche che con la ripresa della politica del dollaro forte finirono nella spirale di feroci speculazioni finanziarie che portarono alla svendita a prezzi stracciati degli asset strategici ai capitali americani.
 
La crisi americana del 2008 seguita alla bolla speculativa di Titoli Subprime ha temporaneamente congelato i rialzi dei tassi FED e a dicembre 2015 si è chiuso un periodo di relativa stabilità nei mercati finanziari.
 
L’aumento dei tassi FED deciso il 16 dicembre 2015, il primo dopo 10 anni, ha avuto immediate conseguenze sui mercati internazionali, in particolar modo sulla Cina, che in vista dei preannunciati rialzi, già a partire da luglio ha iniziato ad adottare le contromosse economiche svalutando lo yuan per tutelare le esportazioni. Gli investitori internazionali attendevano un apprezzamento del dollaro già dal 2014 e la Cina, consapevole degli enormi rischi derivanti dalla stretta sui capitali in dollari, ha intrapreso nel 2015 alcune strategie correttive: la svendita dei treasury americani per liberarsi di un’importante quota del debito americano e la svalutazioni dello yuan, con l’obiettivo di tutelare le esportazioni e compensare le perdite derivanti da una fugga di capitali. E’ da notare che la stampa occidentale demonizza il ruolo della Cina nell’attuale instabilità finanziaria, mentre basterebbe osservare i flussi di capitale per cogliere le rilevanti implicazioni dei mercati azionari americani sul resto del mondo.
 
Sempre correlato all’aumento dei tassi FED è la spregiudicata mossa ultra-espansiva di Mauro Draghi del 10 marzo scorso. Con il QE, il taglio dei tassi, l’aumento della liquidità alle banche e il piano d’acquisto dei titoli, la BCE intende sopperire al profondo cambiamento che l’apprezzamento del dollaro ha imposto ai flussi di capitali. Infatti l’espansione di bilancio operato dalla Banca Europea corrisponde ad una aumentata offerta di valuta che ne genera quindi il deprezzamento, equivalendo ad una svalutazione monetaria. In estrema sintesi, la politica di Draghi è con altri strumenti una svalutazione dell’euro, parallela a quella dello yuan cinese. Nelle parole di Draghi, “tutto è cambiato a partire da dicembre” è evidente il riferimento alla rivalutazione del dollaro e la guerra FED – BCE attende le prossime mosse che potrebbero portare a un rinvio del secondo rialzo dei tassi sul dollaro. In piena campagna elettorale, i candidati delle prossime presidenziali americani faranno molta fatica a difendere un dollaro forte che implica diametralmente un calo delle esportazioni nel manifatturiero.
 
Corsa all’oro: sintomatico della profondità della crisi e dell’instabilità economica internazionale è la riscoperta dell’oro come bene rifugio. Con la quotazione del 4 marzo, l’oro è entrato nella fase rialzista con una quotazione che ha raggiunto 1.279,60 dollari l’oncia toccando una crescita record del 22,% rispetto ai minimi dello scorso dicembre. Alla base di questa recente corsa all’oro vi è la volatilità dei mercati azionari, l’apprezzamento del dollaro, le aspettative di deflazione e il diffuso pessimismo per quanto riguarda l’economia globale che favoriscono l’accumulo di risorse in oro per prevenire le bufere dei mercati e l’acuirsi delle crisi geopolitiche internazionali.
 
Fonte: Sponda Sud

Con la primavera inizia la fase avanzata del progetto mondialista di disarticolazione dell’Europa

Mar 20, 2016
 
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Migranti trasportati dalla Marina Militare
 
di Luciano Lago
 
Con l’arrivo della buona stagione, dalla Sicilia alla Calabria si registra lo stesso copione degli anni scorsi: ricominciano gli sbarchi di migliaia di migranti sulle coste nazionali e si tornano a contare i morti annegati nel Canale di Sicilia, il braccio di mare che separa la Libia dall’Italia. Ieri sulle coste siciliane sono sbarcate quasi 1.500 persone: 700 a Palermo e gli altri divisi tra Pozzallo e Augusta. L’invasione prosegue più massiccia di prima.
 
Le cause di questo nuovo afflusso bisogna ricercarle anche nella chiusura della rotta balcanica che dirotta verso le coste italiane masse di migranti di varie provenienze.
 
Il fenomeno non è spontaneo, come i media del sistema vorrebbero far credere, ma al contrario viene fortemente sospinto ed incentivato da alcune organizzazioni internazionali.
 
Già in precedenza avevamo messo in risalto il ruolo centrali mondialiste nel fomentare l’immigrazione di massa come strumento della geopolitica del caos per destabilizzare e disarticolare la struttura sociale dei paesi europei. Si era messa a fuoco anche la sostanziale complicità di Washington nel favorire l’invasione di massa dell’Europa da parte dell’ondata migratoria, considerando anche il ruolo decisivo avuto dagli USA nella destabilizzazione dei paesi del Medio Oriente e dell’Asia. L’invasione di migranti e la disarticolazione dei paesi europei è un obiettivo che rientra nella strategia egemonica degli Stati Uniti di mantenere sotto l’ombrello della protezione atlantica le province europee dell’impero americano.  Vedi: migrazioni di massa come arma geopolitica
 
Se andiamo ad analizzare quali siano le cause dell’ondata di sbarchi che sta portando migliaia di clandestini sulle coste italiane e su quelle della Grecia, risulta evidente quanto questa massiccia ondata migratoria non sia un fenomeno spontaneo ma sospinto ed incentivato da precise organizzazioni mondialiste e da un paese NATO (la Turchia) che utilizza queste masse di profughi come arma di ricatto verso l’Europa. In ultima analisi siamo portati a concludere che è in atto la spallata finale contro i paesi europei per annientare le identità nazionali e procedere alla fase avanzata del piano di sostituzione delle popolazioni e delle identità europee.
 
Non si possono passare in secondo ordine le rivelazioni dei servizi segreti austriaci su quante ONG siano coinvolte nel finanziamento e nel traffico dei migranti anzi queste rivelazioni, aggiunte alle altre, ci forniscono l’ennesima prova che conferma quanto gli USA siano i responsabili dell’attuale emergenza immigratoria. Vedi:  Servizi segreti austriaci: Usa e Soros finanziano l’invasione dell’Europa
 
Risulta facile notare come ci sia stata sempre una costante ingerenza statunitense nelle questioni interne dell’Unione Europea come ad esempio quelle che, nell’anno appena trascorso, hanno riguardato le trattative avutesi tra Grecia del governo Tsipras e la Troika, fatto che ha messo pienamente in luce come la vera posta in gioco del Grexit non fosse soltanto una questione economica ma che l’eventuale fuoruscita della Grecia dal sistema dell’euro e dalla UE rappresentasse in realtà una questione geopolitica e si era capito come i contendenti in campo non fossero soltanto la Grecia e Bruxelles ma Washington e Berlino.
 
Altrettanto accade con la questione migratoria che coinvolge tutti i paesi europei ed in particolare quelli della rotta balcanica con la Grecia in prima fila e l’alleato della NATO, la Turchia, messo in una posizione di detonatore della crisi grazie al rapporto privilegiato che il governo di questo paese intrattiene con Berlino e con Washington.
 
In tutte queste situazioni gli Usa, nonostante abbiano recitato la parte dell’osservatore disinteressato, hanno dimostrato come la costruzione europea sia di fatto del tutto funzionale agli interessi egemonici atlantisti e così come questa costruzione, in ogni suo possibile allargamento, favorisce, attraverso la NATO, l’estensione dell’egemonia statunitense, ogni suo possibile arretramento ne limita il campo d’azione. Possiamo ricordare di quanto affermava Bzrezinski quando assegnava all’Europa il ruolo di mera “testa di ponte democratica degli Stati Uniti in Eurasia”, sostenendo che:
 
«Qualunque espansione del campo d’azione politico dell’Europa è automaticamente un’espansione dell’influenza statunitense. Un’Europa allargata e una NATO allargata serviranno gl’interessi a breve e a lungo termine della politica europea. Un’Europa allargata estenderà il raggio dell’influenza americana senza creare, allo stesso tempo, un’Europa così politicamente integrata che sia in grado di sfidare gli Stati Uniti in questioni di rilievo geopolitico, in particolare nel Vicino Oriente». Vedi: A Plan for Europe
 
Questo spiega l’interees di Washington nel favorore le possibilità di allargamento ulteriore dell’unione Europea (alla Turchia, alla Serbia ed alla Macedonia) e la sua azione di pressing sui paesi che sono tentati di uscirne fuori.
 
Bisogna capire che il peggiore incubo di Washington è quello di dover assistere ad un riavvicinamento fra Europa e Russia ed in particolare che gli sforzi della strategia USA sono tutti indirizzati ad impedire con ogni mezzo una possibile alleanza tra Russia e Germania, che costituirebbe l’unica seria minaccia alla supremazia planetaria dell’impero “talassocratico” che un tempo era della Gran Bretagna e oggi degli Stati Uniti.
 
Interessante notare che, nonostante la massiccia propaganda mondialista, in alcuni paesi si è risvegliato il senso dell’identità nazionale e si è percepito il livello della minaccia costituito dal fatto di aprire le porte all’ondata migratoria.
 
Uno di questi è l’Ungheria di Orban, ma non è il solo visto che su posizioni simili si trovano la Repubblica Ceka, la Slovacchia e la Polonia, oltre all’Austria, alla Danimarca ed altri paesi che hanno chiuso le frontiere.
 
Dichiarazioni di Viktor Orban
 
Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria, l’altro giorno ha dichiarato: “risulta attualmente proibito in Europa affermare che l’immigrazione di massa porta con sé il crimine ed il terrore in Europa”.
 
“L’Europa, la nostra casa comune, attualmente non è libera”, ha affermato Orban in un discorso tenuto per le celebrazioni del giorno dell’indipendenza ungherese e questo discorso è risuonato come un grido di resistenza per tutta le nazioni europee minacciate nella loro identità e nella sovranità dei loro paesi.
 
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La “bestia nera” dei globalisti europei, l’uomo che ha resistito fermamente a tutte le minacce di sanzioni e di rappresaglie da parte dei suoi poderosi soci della UE (Germania e Francia in primis), per causa della sua chiara difesa della identità nazionale ungherese di fronte alla valanga degli ultimi arrivati dal terzo mondo, ha ricordato che oggi l’Europa non è libera perchè non è permesso dire la verità. Esiste un “patto del silenzio” fra le autorità europee e le forze dell’ordine e con i grandi media per presentare al pubblico una immagine deviata e buonista della crisi dei rifugiati sminuendo o mettendo sotto silenzio i numerosi casi di tensioni sociali, scontri culturali, problemi di sicurezza e di ordine pubblico, creazione di ghetti, sobillazione dell’estremismo e costi inassumibili. Una censura più insidiosa della matita rossa delle dittature- aperta e riconosciuta- che distingue fra le cattive notizie che riguardano gli immigrati mediante pressioni politiche e finanziarie ed affinità ideologica. Una piaga su cui Orban mette il dito senza cercare di dissimulare.
 
Risulta proibito affermare che quelli che arrivano non sono in massima parte riìfugiati ma che l’Europa è minacciata dall’immigrazione”, ha proseguito Orban in un discorso storico.
 
E’ proibito dire che ci sono decine di milioni pronti a partire alla volta dei nostri paesi. Proibito dire che l’immigrazione porta con se il crimine ed il terrore nelle nostre nazioni.
 
E’ proibito segnalare che le masse che arrivano, proveniendo da altre culture ed altre forma di civiltà, mettono in pericolo il nostro modo di vita, la nostra cultura, i nostri costumi e le nostre tradizioni cristiane.
 
E’ proibito dire che non si tratta di una catena di conseguenze causali ed involontarie ma una operazione preparata e pianificata da molto tempo; una massa di gente diretta contro di noi.
 
E’ proibito dire che Bruxelles sta forgiando piani per trasferire qui centinaia di migliaia di stranieri e farli installare quanto prima fra di noi.
 
E’ proibito ammettere che il tentativo di installare questa gente qui è quello di rimodellare il paesaggio culturale e religioso d’Europa ed alterare le sue caratteristiche etniche eliminando l’ultima barriera contro il mondialismo: gli Stati Nazione”.
 
(……………….)
 
“Oggi si è scritto nel libro del destino che i poteri mondiali occulti e senza volto elimineranno tutto quello che è unico, autonomo, ancestrale e nazionale. Mescoleranno culture, fedi e popolazioni fino a che la nostra poliforme e orgogliosa Europa si trasformi in docile e perda la sua vitalità. Se andiamo a rassegnarci a questo risultato, il nostro destino sarà segnato e finiremo per essere digeriti nelle enormi trippe degli Stati Uniti d’Europa”.
 
Mai parole sono state più profetiche.

La mano di Erdogan dietro gli attentati di Bruxelles, confessione di un agente dell’intelligence di Ankara

 
Mar 26, 2016
 
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Recepit Erdogan
 
Da Redazione.  Arrivano nuove informazioni circa gli attentati di Bruxelles che mettono in luce i possibili mandanti degli attentati.
 
Un  comunicato del Comando delle forze curde/siriane recita: “Le forze popolari curde che combattono in Siria oggi [24 Marzo] sono riuscite a catturare  un qualificato funzionario dei Servizi Segreti di Intelligence della Turchia (MIT)  il quale,  una volta “sottoposto ad interrogatorio”, ha coinvolto il Presidente Erdogan”.
 
Al sito web di informazioni e strategie militari, ” Veterans Today”,  è stato dato accesso alle confessioni registrate che hanno rivelato il ruolo del MIT [Milli Istihbarat Teskilati, Servizi Segreti turchi] nelle esplosioni di Bruxelles ed i piani per effettuare ulteriori attacchi in giro per l’Europa.
 
Il “funzionario sospetto” ha confessato il suo ruolo nella pianificazione – a Raqqah – dell’attacco di Bruxelles, in collaborazione con l’ISIS.
 
L’informazione che ha portato alla sua cattura proviene da un’intercettazione effettuata dai russi. Ci è stato riferito che questi ultimi non sono stati coinvolti nella cattura, ma che una squadra di Spetsnaz [corpi speciali russi] potrebbe essere stata messa a disposizione come supporto.
 
I Servizi Segreti turchi gestiscono un centro di pianificazione operativa posto in un complesso sotterraneo di Raqqah, secondo il nostro riluttante informatore [il funzionario catturato]. Il centro, costruito al di sotto di un impianto di atletica, contiene scorte di armi chimiche e biologiche, tra le quali il gas sarin, il virus per l’influenza suina e tonnellate di materiali per la produzione di altri tipi di gas.
 
Le forze  USA, coordinandosi con l’unità siriana “Tigre”, hanno bombardato  quel complesso nell’Ottobre del 2014. L’operazione aveva portato  alla cattura di alcuni ufficiali del Qatar, dell’Arabia Saudita e della Turchia in meno di una mezza dozzina di operazioni congiunte realizzate segretamente.
 
La registrazione  dell’interrogatorio che abbiamo ricevuto fino ad ora dal Segretario Generale del DESI [Dipartimento di Sicurezza e Informazioni per l’Europa], Dott. Haissam Bou Said, indicano che, dietro agli orribili attentati suicidi, c’è proprio il MIT e che alcune cellule terroristiche turche erano state impiantate anni fa in Europa, in collaborazione con un’infrastruttura del crimine organizzato attiva nel traffico degli esseri umani e della droga, al lavoro con gruppi israeliani e sauditi per effettuare attacchi terroristici “false flag”.
 
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Terroristi autori attentati a Bruxelles
 
Il Presidente Erdogan, secondo la nostra fonte, ha introdotto le cellule terroristiche addestrate dal MIT nascondendole all’interno del flusso di profughi, attentamente orchestrato, per poi indirizzarle presso le comunità della criminalità turca, con sede in Germania, Belgio ed Olanda.
 
Fonti dell’intelligence statunitense hanno notato che, da oltre un decennio,  la criminalità organizzata turca è concentrata a Monaco di Baviera, che costituisce  il “ground zero” per gli attacchi terroristici che dovrebbero colpire gli Stati Uniti alla vigilia delle prossime elezioni presidenziali.
 
Nel corso di una intervista rilasciata ieri, il Colonnello James Hanke, former G2 (Intelligence Chief) of NATO’s largest command, 3rd Army, ha fatto le seguenti dichiarazioni:
La NATO era stata messa al corrente di un piano di destabilizzazione della UE predisposto dalla Turchia. La disoccupazione in Europa è andata progressivamente aumentando in conseguenza dell’aumento dei salari, delle imposte e delle strette regolamentazioni ambientali mentre una buona parte dei posti di lavoro nella manifattura sono stati trasferiti in Turchia tanto da crearsi in questa nazione una base industriale manifatturiera, inclusa una industri di armamenti, eclissando la crescita economica della UE.
 
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Il colonello Jim Hanke, da giovane, quando prestava servizio in Vietnam
 
La crisi dei rifugiati, prefabbricata dalla Turchia e coordinata con Israele e l’Arabia Saudita, rappresenta semplicemente il passaggio successivo in una strategia di destabilizzazione, a cui fa seguito la fase a cui stiamo assistendo, quella dell’offensiva terroristica.
Peggio ancora la UE, con il suo ceto burocratico corrotto ed incompetente e con i suoi organismi di intelligence da lungo tempo infiltrati dal MIT e dal Mossad, non dispone di alcuna seria capacità di lotta al terrorismo.
Inoltre con una stampa ed i media controllati e la conseguente ascesa di movimenti populistici, tutto questo favorirà una implosione della UE, una ribalcanizzazione dell’Europa, anche se può sembrare un gioco di parole.
 
 
Traduzione: Manuel  De Silva

Allarme tardivo: alcune migliaia di militanti dell’ ISIS entrati in Europa come profughi

Mar 25, 2016
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Profughi in fuga verso la Turchia
 
di Luciano Lago
 
Nel mese di Settembre dell’anno scorso erano state diffuse informazioni sia da fonti russe che da fonti occidentali ove si parlava del fatto che oltre 4mila militanti di ISIS risultavano entrati in Europa come profughi:
 
“Più di 4mila militanti dell’organizzazione terroristica dello “Stato Islamico” (ISIS) sono entrati nell’Unione Europea nei panni dei profughi, segnala il giornale “Sunday Express” riferendosi alle dichiarazioni di una fonte nel gruppo fondamentalista. Secondo il militante jihadista, l’operazione per il trasferimento dei militanti in Europa ha avuto successo.
La fonte ha detto che combattenti di ISIS si sono infiltrati nel flusso di profughi nelle città portuali turche di Smirne e Mersin, da cui attraverso il Mediterraneo si dirigono verso l’Italia. In seguito i membri di ISIS si recano in altri Paesi europei, in particolare in Svezia e Germania.
 
Questa informazione è stata confermata da 2 scafisti locali.
Secondo la testimonianza di uno di loro, “ha aiutato almeno 10 terroristi ad entrare in Europa. Alcuni hanno detto che vogliono visitare le loro famiglie, altri “per essere pronti”, “- ha raccontato…….” Vedi: Sputnik News
 
Queste informazioni non erano state pubblicate dai media occidentali e non si sa quanto siano state prese in considerazione dai servizi di intelligence occidentali, considerando che, due mesi dopo, il 13  Novembre, è iniziata la campagna di attentati in Europa con gli attacchi avvenuti a Parigi al Bataclan ed altri luoghi della capitale francese.
 
Noi stessi di controinformazione.info, attraverso informazioni captate dalle nostre fonti libanesi ed iraniane, il 3 Febbraio di quest’anno avevamo scritto che centinaia di terroristi stavano fuggendo dalla Siria attraverso la Turchia per sottrarsi a sicura morte o cattura da parte delle forze dell’Esercito siriano ed Hezbollah, in fase di controffensiva sul terreno e di riconquista delle posizioni che si trovavano sotto controllo degli Jihadisti.
La fuga dei terroristi veniva coperta dall’artiglieria turca che in quei giorni aveva iniziato a bombardare le posizioni curde e siriane oltre la frontiera. Scrivevamo nel nostro articolo che “i terroristi e molti di questi che fuggono sono intenzionati ad imbarcarsi verso la Grecia e da lì entrare in Europa, visto che questi dispongono di falsi documenti siriani sottratti, con cui potranno mescolarsi ai richiedenti asilo nei paesi europei dove arriveranno.
 
Risulta certo che Il comando dell’ISIS e degli altri gruppi terorristi ha dato ordine, ai militanti dello Stato Islamico e di Al Nusra che riparano in Europa, di compiere attacchi terroristici all’interno dei paesi europei. In particolare in Francia, in Belgio in Italia ed in Gran Bretagna”.  Vedi: Centinaia di terroristi scappano in Turchia di fronte all’offensiva dell’Esercito siriano…
 
Il segnale di allarme per quanto poteva accadere era chiaro ma, anche in questo caso, da parte dei media europei, non era stata data molta attenzione a queste notizie che avrebbero potuto suonare come un allarme per i servizi di intelligence e le polizie europee. Probabilmente non si volevano creare problemi al governo turco di Erdogan, visto che questo governo, lo stesso che ha coperto prima, per anni, l’infiltrazione dei terroristi in Siria e poi la loro fuga, era quello che stava trattando con le autorità di Bruxelles e con la Merkel in particolare, per avere i finanziamenti per i profughi e la possibilità di far integrare la Turchia nella Unione Europea.
 
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Bruxelles aereoporto esplosioni
 
In un arco di tempo minore di due mesi si sono verificati gli attacchi terroristici a Bruxelles che hanno lasciato il loro seguito di 32 vittime e di molti feriti. Molto strano il livello di impreparazione riscontrato nei servizi di intelligence belgi che avevano catturato due giorni prima il terrorista più ricercato per gli attentati di Parigi, Salah Abdeslam,  il quale si nascondeva e viveva tranquillamente a 300 mt. da casa sua con la complicità di amici e coinquilini. L’approssimazione e l’impreparazione dei responsabili dei servizi di sicurezza belgi hanno lasciato sconcertata l’opinione pubblica belga ed europea. Questo nonostante si sapesse che il Belgio rappresentava il paese in assoluto che poteva “vantare” il maggior numero di “foreign fighters” espatriati in Siria e l’esistenza di alcuni quartieri a Bruxelles, come a Molenbeek,  dove vige la Sharia, che vengono comunemente denominati “Belgistan” e sono considerarti “off limits” anche per la Polizia.
 
Dall’altra parte non era difficile prevedere che, nel flusso dei profughi che si imbarcavano per la Grecia e che si trovavano alla frontiera della Macedonia, si trovassero anche molti ex militanti dell’ISIS e degli altri gruppi terroristi, fuggiti dalla Siria, alcuni dei quali erano stati persino fotografati vicino al confine con indosso ancora i pantaloni militari dell’uniforme da miliziani. Nessuno però ci aveva fatto caso.
 
I ministri dell’interno di Italia, Francia e Belgio, negavano sempre che ci fossero infiltrazioni tra i profughi nei barconi che trasportavano i clandestini. Angelino Alfano sosteneva, a sprezzo di ogni ridicolo, che i terroristi non viaggiano nei barconi ma piuttosto si imbarcano in aereo per fare un viaggio sicuro, probabilmente anche con polizza inclusa della Europe Assistance o di altre compagnie. Vedi: Alfano: “Non c’è traccia di un nesso fra immigrazione e terrorismo”
 
Un ministro belga, Didier Reynders, aveva persino proposto di fare un monumento ai giovani che partono per combattere in Siria. Il presidente francese Hollande, per parte sua, l’anno precedente, nel corso di una intervista, aveva rivendicato l’appoggio fornito dalla Francia ai miliziani jihadisti che combattono in Siria. Il suo ministro degli esteri, Laurent Fabius, circa un anno prima aveva sostenuto che il gruppo di Al Nusra, ramo di Al Qaeda in Siria, “stava facendo un buon lavoro”. Vedi: Youtube.com/watch/
 
La tedesca Angela Merkel è quella che si precipitava ad Ankara per trattare con il presidente turco Erdogan, uno dei principali sostenitori dei gruppi terroristi in Siria, per accettare le sue richieste ed ammettere la libera circolazione dei cittadini turchi senza passaporto nell’ambito dei paesi europei. Tutti i governi europei concordemente disprezzavano e diffamavano il governo di Damasco, il presidente siriano Bashar al-Assad e sostenevano che in Siria ci fosse un fronte di “oppositori democratici” che combattevano contro la “feroce dittatura di Assad” ed i grandi media ripetevano ossessivamente questa “narrazione”, evitando di informare la situazione reale, in particolare il fatto reale che in Siria operava un esercito di mercenari, fanatici jihadisti, provenienti da oltre 80 paesi, arruolati dall’Arabia Saudita e paesi satelliti, armati e sostenuti dai sistemi di intelligence dei paesi occidentali.
In pratica la Siria era diventata un enorme campo di addestramento al terrorismo per alcune migliaia (si calcola dai 55.000 ai 65.000 elementi) di terroristi fanatizzati, arrivati da tutto il mondo e di cui circa 5.000 provenienti dai paesi europei.
 
I cittadini europei, quelli che abbiano ancora un minimo senso critico, possono comprendere da queste notizie in quali mani sia la loro sicurezza e di come siano “ben difesi” da queste autorità europee in relazione al pericolo di una ondata di attacchi terroristici che potrebbero abbattersi a breve in altre città europee con le stesse modalità di quelle verificatesi a Parigi ed a Bruxelles, colpendo persone comuni senza colpa alcuna.
 
Meglio dire che una colpa alla stragrande maggioranza dei cittadini europei probabilmente la si può imputare: non essersi mai accorti di quale fosse il livello dei politici dei governi eletti (o non eletti come in Italia) dei loro paesi e delle autorità dell’Unione Europea.
 
Dante Alighieri la aveva individuata nei suoi concittadini: l’aveva definita l’Ignavia.

RACCOLGONO CIBO PER ITALIANI POVERI: IN 3 AGGREDITI A BASTONATE DA 30 ENERGUMENI CENTRO SOCIALE

raccogliere cibo per gli italiani? Atto razzista e fascista GLI ITALIANI DEVONO MORIRE DI FAME SE E’ DECISO DALLA SOCIETA’ CIVILE MORALMENTE SUPERIORE
Qual’è il problema? Se da fastido che gruppi non di sinistra raccolgono cibo per gli italiani poveri, PERCHE’ NON LO FANNO LORO?  SARA’ FORSE PERCHE’ SE NON E’ MAFIA CAPITALE NON BISOGNA SCOMODARSI a sfamare gli italiani che a quanto pare NON SONO CONSIDERATI NE’ FRATELLI NE’ UMANI. BEllo l’antifascismo anti discriminazione, complimenti allo strano senso di SOLIDARIETA’, complimenti per il grande senso di civiltà, queste sarebbero le lotte per la democrazia?!?! Da vomito
 
Vergognoso agguato sabato mattina a Rimini, davanti ad un supermercato. Sul posto erano presenti alcuni attivisti di Solidarietà Nazionale, che stavano svolgendo la loro consueta colletta alimentare a favore degli italiani meno fortunati di fronte al Conad.
Ma a qualcuno non va bene che vengano aiutati gli italiani. Così, poco prima delle 11 – quelli dei centri sociali si svegliano tardi – sono stati aggrediti da una trentina di esagitati del famigerato centro sociale “Casa Madiba” armati di bastoni.
 
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I tre ragazzi di Solidarietà Nazionale sono stati feriti. Il più grave, sembra abbia riportato fratture al volto. Sul posto si sono precipitate tutte le forze dell’ordine: Polizia, Carabinieri e Municipale. La strada è stata chiusa. Presente anche la Digos.
 
Poco dopo l’agguato, sulla pagina Facebook di Casa Madiba è apparso anche un delirante messaggio:
 
Si sono difesi in 30 contro 3, e armati di bastone.
 
Rissa davanti al Conad di via Dario Campana, il racconto dei testimoni. Guarda il VIDEO
15:14 – 26 Marzo 2016
Mirco Ottaviani, responsabile regionale di Forza Nuova, è tra i tre militanti di Forza Nuova feriti nella rissa scatenatasi sabato mattina, intorno alle 11.30, davanti al supermercato Conad di via Dario Campana. Altri due attivisti sono invece illesi. I militanti di estrema destra si trovavano davanti al market con il loro banchetto: stavano effettuando la colletta alimentare a favore degli italiani poveri. La rissa si è scatenata con gli attivisti di Casa Madiba che lamentano invece una provocazione verso alcuni poveri alloggiati nella casa Don Gallo. I ragazzi di Casa Madiba, secondo quanto raccontato, sono arrivati successivamente con secchi e scope per protestare simbolicamente e a quel punto i rivali avrebbero estratto catene e cinghie per aggredirli. Uno dei ragazzi di Forza Nuova descrive invece l’arrivo del corteo e l’aggressione fatta da un gruppo molto più numeroso.
Nel video le testimonianze di uno dei feriti e di una commessa del supermercato