Le mani di De Benedetti sull’informazione italiana

libertà di informazione eh? Giusto, democrazia. Se il monopolio è moralmente superiore nessun conflitto di interessi ovviamente
Aggiunto da Redazione il 3 marzo 2016.
debenedetti
Roma, 3 mar –
L’impero mediatico di Berlusconi? Un’indegna egemonia nel campo dell’informazione che non sarebbe tollerata “in un Paese normale”. La fusione di Rizzoli e Mondadori? Un’operazione che restringe fortemente la libertà di pensiero in Italia. Due dei tre maggiori quotidiani italiani diventano della stessa proprietà, a cui partecipa quello che finora era anche il maggiore socio del terzo? È una grande sinergia, una coraggiosa avventura editoriale, un esempio di finanza virtuosa. Capita, quando le operazioni monopolistiche te le raccontano i monopolisti stessi. Dunque, succede che il Gruppo editoriale l’Espresso (editore della rivista omonima, del quotidiano Repubblica, di Radio DeeJay, Radio Capital e m2o) abbia incorporato la Itedi (editrice de La Stampa e de Il Secolo XIX), creando un nuovo aggregato in grado di controllare il 20% del mercato italiano della carta stampata.
 
Nel frattempo Fca(Fiat Chrysler Automobiles), primo azionista di Rcs Mediagroup, editore del Corriere della Sera, con il 16,7%, uscirà distribuendo le azioni ai propri soci, il primo dei quali, la holding Exor della famiglia Agnelli con il 30%, riceverà dunque il 5% circa. Partecipazione che Exor a sua volta dismetterà sul mercato in più tranche “in linea con le prassi di mercato, nei tempi e modi opportuni”.
 
La Cir dei De Benedetti avrà “una quota superiore al 40%” della nuova società, mentre Fca deterrà il 16% circa dell’aggregato, con la famiglia Perrone (editrice del Secolo XIX) che continuerà a essere azionista di minoranza con una quota pari al 5%. Insomma, gli Agnelli smettono di essere il socio di maggioranza del Corriere della Sera per diventare soci di minoranza del nuovo monstrum editoriale. Ora il maggiore azionista di via Solferino è Mediobanca, con il 9,93 per cento. Seguono Della Valle (7,32%), Cairo (4,6%), Unipol (4,6%).
 
Resta da capire se la concentrazione della grande informazione italiana nelle mani di un gruppo fondato da un tizio che si è autodefinito “la tessera numero 1 del Partito democratico” possa o meno creare qualche problema ai tanti strenui difensori della libertà di informazione e del pluralismo.
 
Le mani di De Benedetti sull’informazione italianaultima modifica: 2016-03-06T21:28:54+01:00da davi-luciano
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