Funzionario Cgil prende a pugni un operaio e lo manda all’ospedale

i picchiatori sono “fascisti”…finalmente gli operai si sono accorti della “qualità” dei loro presunti “difensori”...
 
giovedì, 25, febbraio, 2016
 
cgil
GENOVA, 25 FEB – Un pugno sul collo ha mandato in ospedale un operaio Piaggio Aero di Genova oggi in forza a Villanova D’Albenga. A sferrarlo sarebbe stato un ex collega, ex rsu Piaggio di Finale, ora funzionario Cgil. L’episodio, confermato da testimoni, è avvenuto stamani nello stabilimento Piaggio di Villanova d’Albenga, dopo l’assemblea dei lavoratori.
 
“C’è stato un parapiglia verbale – dice un testimone – i genovesi hanno detto che ci avevano visto lungo quando occuparono la fabbrica mentre da Savona li definivano violenti. Poi un mio collega si è girato e il funzionario gli ha dato un pugno facendolo cadere ed è arrivata l’ambulanza”. L’operaio, visitato all’ospedale di Pietra ligure, è tornato a casa.
 
In passato c’erano state tensioni tra Fiom savonese e lavoratori Piaggio di Sestri Ponente che accusavano i sindacalisti savonesi di aver abbandonato Genova al suo destino, la chiusura: nel marzo del 2014 davanti a Confindustria Genova c’era stato un lancio di uova contro la delegazione di Finale ligure. (ANSA)

Breedlove shock: se necessario USA pronti a guerra e vittoria con Russia in Europa

siamo sull’orlo della terza guerra mondiale grazie al “premio nobel per la pace” ed ai giornali che non fanno altro che denigrare Trump per elogiare la Clinton, “LA REGINA DELLE RIVOLUZIONI COLORATE”

http://it.sputniknews.com/mondo/20160225/2168203/NATO-geopolitica-difesa.html?utm_source=m.facebook.com%2F&utm_medium=short_url&utm_content=aHfB&utm_campaign=URL_shortening

14:13 26 FEBBRAIO 2016

Generale Philip Breedlove

© AP Photo/ Charles Dharapak

18:11 25.02.2016

Le forze armate statunitensi in Europa sono pronte a “combattere e sconfiggere” la Russia, se necessario, ha dichiarato il comandante supremo delle forze alleate della NATO in Europa, il generale statunitense Philip Breedlove.

“Siamo pronti, se necessario, a combattere e vincere,” — ha detto Breedlove durante un’udienza della commissione Forze Armate della Camera dei Rappresentanti, in cui vengono discusse le misure contro “l’aggressione russa” in Europa, segnala “RIA Novosti”.

Ha inoltre detto che la Russia “ha scelto di diventare nemico” degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica e minaccia l’Europa.

Intervenendo nella commissione delle Forze Armate degli Stati Uniti della Camera dei Rappresentanti, ha accusato la Russia di cercare di “riscrivere le regole” delle relazioni sulla scena internazionale.

La Russia considera gli Stati Uniti e la NATO “vincoli alle sue aspirazioni egemoni”, ritiene Breedlove, che comanda le forze armate americane in Europa.

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Italia-Francia, sabato 5 marzo il controvertice dei No Tav

IN VAL DI SUSA

VENEZIA. Vertice Italia-Francia dell’8 marzo, il 5 ci sarà un contro vertice in Val di Susa, a cui parteciperanno anche rappresentanti dei “No Grandi Navi” e “No Grandi Opere” che organizzano la…di LIDO

24 febbraio 2016

 

VENEZIA. Vertice Italia-Francia dell’8 marzo, il 5 ci sarà un contro vertice in Val di Susa, a cui parteciperanno anche rappresentanti dei “No Grandi Navi” e “No Grandi Opere” che organizzano la contestazione prevista a Venezia il giorno dell’incontro Renzi Hollande. La manifestazione di Venezia è prevista con inizio alle 10, quando ci sarà il raduno davanti la stazione di Santa Lucia. Itinerario e luogo di conclusione non sono ancora stati comunicati dagli organizzatori alla Questura.

Il contro vertice è co-organizzato dai comitati “No TAV–Non LGV” e dagli amministratori pubblici italiani e francesi della Valle di Susa, ha l’obiettivo di anticipare il vertice di Venezia offrendo all’opinione pubblica gli argomenti politici, economici e tecnici dell’opposizione alla Torino-Lione. Gli organizzatori vogliono fare presente a Renzi e Hollande «tutti gli inganni, responsabilità e contraddizioni di Italia, Francia e Unione Europea relativi alla proposta di costruire una nuova ed inutile linea ferroviaria, devastante per l’economia e per l’ambiente».

Spiegano gli organizzatori: «Bisogna presentare ai membri delle delegazioni italiana e francese le alternative» a partire dall’opzione zero «che risolvono i problemi trasportistici e ambientali sulla direttrice ferroviaria che attraversa le Alpi tra

 

Torino e Lione. Mostrare a chi deve decidere, a livello nazionale e internazionale e all’opinione pubblica, l’unità nella lotta alla “grande opera inutile ed imposta” Torino-Lione, espressa da tutte le componenti: cittadini, amministratori locali, consiglieri regionali, nazionali ed europei».

Chomsky: «La destra Usa un pericolo per la specie umana»

Intervista. Lo scrittore e filosofo statunitense su “global warming”, guerre Nato e presidenziali. «Con le politiche dei Repubblicani il rischio di una guerra mondiale è molto serio» Noam Chomsky

 NEW YORK

20.02.2016

«La specie umana è di fronte a una situazione che non ha precedenti nella storia dell’homo sapiens. Siamo al bivio di una situazione mai verificatasi prima: e molto presto dovremo decidere se vogliamo che la specie umana sopravviva in qualcosa che abbia le sembianze dell’esistenza che conosciamo, o se vogliamo creare una devastazione planetaria così estrema da non poter neppure immaginare cosa ne potrebbe emergere».

È con terrificante lucidità e pessimismo che un autore e filosofo del livello di Noam Chomsky testimonia, per la prima volta in tanti anni di interviste, il cinico imbarbarimento globale della vita umana nel caos di distruzione senza fine né alternative.

Qual è la sua opinione sulla decisione della Corte Suprema Usa, con l’ultimo imprimatur di Scalia, che con un voto di maggioranza ha bloccato ogni tentativo legislativo dell’amministrazione Obama di limitare le disastrose conseguenze del “global warming”?

La decisione è molto importante ed è gravissima. I cinque giudici della Corte Suprema conoscono bene il valore politico di quel voto. Di fatto, lo stesso comunicato stampa diffuso al termine della votazione sottolinea non a caso che «questa decisione non ha precedenti nella storia degli Usa».

Ritiene quindi che si sia trattato di una decisione politica, che esula dal ruolo giuridico del “balance of power” costituzionale?

Certamente. I cinque giudici repubblicani sono la Corte Suprema. E ora con la morte di Scalia nulla cambierà. Il voto di maggioranza repubblicano elimina ogni futuro passo giuridico per una corte di appello ed elimina tutti i giudizi dei tribunali che hanno preceduto questa decisione. Il loro messaggio ai partecipanti alla conferenza di Parigi è, in pratica, “andate a quel paese”. Non che la conferenza di Parigi avesse conseguito un granché nel limitare il global warming, ma va tenuto presente che il problema più spinoso e difficile era ottenere che gli accordi presi tra governi fossero vincolanti per un trattato internazionale. E la Francia ben sapeva che il Partito repubblicano non avrebbe mai ratificato in senato accordi vincolanti per il proprio governo. Per conseguenza i cinque giudici repubblicani che sono la Corte Suprema hanno praticamente espresso, con la loro decisione, quel che pensano della rapida corsa verso la distruzione del pianeta e della specie umana.

Possono ignorare (a loro discapito) le gravi ripercussioni economiche e sociali di questa scelta?

I leader repubblicani conoscono le conseguenze quotidiane delle epocali migrazioni di intere popolazioni da un emisfero all’altro, come non si è mai verificato nella storia. Sanno anche della distruzione di quella parte del mondo che conosciamo come civilizzato e dei rischi che questo comporta, ma ogni candidato in lizza per la corsa alla Casa Bianca nella campagna presidenziale odierna nega ogni evidenza degli effetti del global warming e non ha intenzione di far nulla. Il Partito repubblicano odierno, vorrei aggiungere, costituisce una delle organizzazioni più pericolose nella storia dell’umanità.

Perché questa mentalità di estrema destra repubblicana, oggi in America, la spaventa più della mentalità di estrema destra che percorre l’Europa?

L’estrema destra in Europa è sì tremenda, ma non tanto da sostenere la necessità di accelerare la distruzione della vita sul pianeta.

Il bilancio della Difesa Usa per il 2016–17, approvato la settimana scorsa senza alcun dibattito a livello congressuale, quadruplica la spesa per rafforzare gli arsenali Nato e tutelare la “sicurezza” degli alleati dell’Europa orientale, ai confini con la Russia. Qual è il messaggio?

Certamente esistono rischi di un aggravarsi di scontri e tensioni strategiche strumentali tra i paesi appartenenti alla sfera d’influenza russa e le zone di influenza americana. Ma gli Stati Uniti potrebbero mai accettare sui propri confini quanto sta avvenendo su quelli della Russia? Sarebbe pensabile un dispiegamento di missili Nato al confine con il Canada e il Messico? Verremmo tutti inceneriti. Questo ulteriore potenziamento della Nato ritengo che costituisca una strategia, una provocazione geopolitica molto pericolosa. Concordo in questo con quanto sosteneva durante la Guerra Fredda George Kennan, secondo il quale il «deterrente nucleare» avrebbe creato le basi di un confronto terminale per l’esistenza dell’intera umanità. Non è un’esagerazione, sono in corso forti tensioni ed esempi recenti, come l’abbattimento del jet russo da parte della Turchia, sono segnali che potrebbero esplodere in un confronto nucleare.

Vuol dire che guerre sempre più estese implicano il rischio di una Terza Guerra mondiale?

Non sarebbe la prima volta in cui siamo stati sull’orlo di un conflitto nucleare. Intendiamoci, qualsiasi sia la provenienza di un attacco nucleare significa la fine della specie umana. Uno scontro fra due superpotenze comporta quello che viene chiamato nuclear winter. Una tragedia di proporzioni catastrofiche. Questo oggi mi fa pensare a quanto disse Einstein quando gli venne chiesto quale arma sarebbe stata usata, nella prossima guerra, dopo il nucleare. Rispose che l’unica arma che sarebbe rimasta a disposizione dell’uomo era un ascia di pietra. Il rischio di una guerra mondiale è molto serio.

Ritiene che i leader della globalizzazione abbiano una strategia oppure il tentativo di generare una catastrofe “controllata” gli è sfuggito di mano?

Si dovrebbe vivere sotto una pietra per non rendersi conto dei danni provocati. L’industria “fossile” da decenni è consapevole delle conseguenze devastanti della politica industriale fondata sul petrolio. Gli executives della Exxon-Mobil non sono stupidi, bensì dediti a una specifica ideologia di massimalizzazione dei profitti e delle quotazioni azionarie. Tutto il resto ha un valore insignificante rispetto a questo. È come per i credenti nei vari fondamentalismi, siano essi evangelici cristiani o estremisti islamici. Sono come dogmi religiosi dinanzi ai quali non esiste né dubbio né argomentazione. Sappiamo tutti che è molto facile non dar credito a quanto ci conviene credere come verità, ma in questo caso il rifiuto di voler credere all’evidenza dei fatti storici comporta conseguenze letali.

In tale disastroso contesto, quali rischi corriamo nel 2016, anno di elezione del prossimo presidente degli Stati uniti?

I rischi sono serissimi. Se i commenti dei leader repubblicani in lizza per la presidenza corrispondono alla realtà che verrà dalla futura Casa Bianca, dobbiamo aspettarci un vero disastro e cioé: ignoriamo il global warming, stracciamo gli accordi sul nucleare raggiunti con l’Iran, aumentiamo la nostra Potenza militare, interveniamo con maggiore aggressività e determinazione nel resto del mondo malgrado i rischi di scatenare una guerra mondiale. Se un paese con il potere degli Stati Uniti avalla queste strategie politiche, le probabilità di sopravvivenza della specie umana sono ridotte al minimo.

BUSSOLENO, BLITZ DEI NO TAV CONTRO LA TRIVELLA DEL NUOVO ELETTRODOTTO / UN ATTIVISTA CI SALE SOPRA

Giornale online indipendente – Diretto da Fabio Tanzilli – redazione@valsusaoggi.it

     02/25/2016 

BUSSOLENO – Tensione questa mattina a Bussoleno, per il blitz degli attivisti No Tav contro i sondaggi della trivella del nuovo elettrodotto di Terna. La località scelta era tra Bussoleno e San Giorio, sotto il ponte autostradale. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia, che hanno sgombrato i no tav dal mini cantiere. Durante il blitz, uno degli attivisti è riuscito a salire sulla trivella, tentando di bloccarla. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per far scendere in sicurezza l’attivista. Intorno a mezzogiorno, dopo lo sgombero delle forze dell’ordine, il camion con la trivella si è allontanato.

PERCHE’ DOBBIAMO VOTARE SI’ AL REFERENDUM NO TRIV DEL 17 APRILE

20 Febbraio 2016 

1)     CON I QUESITI REFERENDARI ABBIAMO GIA’ OTTENUTO RISULTATI IMPORTANTI, ADESSO FACCIAMO UN ALTRO PASSO!

L’esecutivo del governo Renzi per mesi ha fatto di tutto (a livello lecito e sottobanco, mettendo in campo un mix di strumenti normativi e di ricatti basati su logiche di scambio) per evitare ad ogni costo che si potesse giungere a questo importante appuntamento referendario. La determinazione con cui l’attuale compagine governativa, in maniera a volte subdola e/o sfacciatamente vergognosa, ha finora perseguito la finalità di ostacolare l’idea stessa che milioni di italiani potessero dire la loro in materia di perforazioni per la prospezione, ricerca, coltivazione di idrocarburi, ha infatti aspetti davvero grotteschi, come il ricorso alla Legge di Stabilità per eludere principi e prassi decisorie che fino a poco tempo fa sembravano inderogabili pilastri del cosiddetto “Sblocca Italia”. E’ il caso della scomparsa “per magia”, tramite semplice emendamento, dei principi di “strategicità, indifferibilità, urgenza, pubblica utilità”, che rappresentavano l’anima stessa del decreto legge “Sblocca Italia” (poi Legge n 164/2014). E’ il caso della titolarità all’esproprio già prima dell’esito delle attività di prospezione e ricerca, così come della facoltà di assoggettare quote considerevoli di territorio per costruire infrastrutture funzionali agli impianti ed alle attività di trasformazione e trasporto degli idrocarburi al di fuori delle aree di concessione. E’ altresì il caso dell’abolizione del diritto di decisione da parte dello stesso presidente del consiglio, al termine di tempi ristretti e di un iter che esclude l’intesa “in senso forte” tra Stato ed Enti locali in sede di  Conferenza dei Servizi. Lo stesso Piano delle Aree (dove le Companies  potrebbero avanzare richieste o meno)  è stato semplicemente cancellato, così lasciando alle multinazionali la facoltà non solo di continuare ad avanzare richieste di permessi e concessioni in modo selvaggio e senza criteri condivisi da Enti locali e territori, ma addirittura concedendo loro la facoltà di avvalersi di un doppio regime legislativo per l’ottenimento dei titoli. Insomma, di 6 quesiti referendari ammessi il Novembre scorso dalla Corte di Cassazione, la Corte Costituzionale ne ha salvato solo uno, a seguito appunto degli emendamenti in Legge di Stabilità, che pur assorbendo 3 dei quesiti proposti, ne lasciava elusi altri due, attualmente impugnati per “conflitto di attribuzione” da sei delle 10 Regioni che avevano depositato i quesiti a Settembre. Ad oggi si attende il provvedimento di ammissibilità il prossimo 9 Marzo.

2)     LE CONDIZIONI PER DARE UNA SPINTA CONTRO IL FOSSILE SONO FAVOREVOLI.

Chi da anni avverte il peso sulla propria vita, sulla propria pelle, nel condizionamento delle scelte economiche, in quanto vive e lavora a ridosso di centri oli, raffinerie, hub portuali, pozzi petroliferi, centri e/o pozzi di stoccaggio di petrolio e di gas; quanti vivono con sotto i piedi oleodotti e gasdotti; quanti bevono e coltivano la terra con acque provenienti da falde inquinate da centinaia di sostanze chimiche, da metalli pesanti, da idrocarburi; i pescatori, i lavoratori del settore turistico/alberghiero, oggi non si chiedono SE appoggiare questo referendum, ma COME continuare ad accumulare forza sociale e politica per voltare pagina, per chiudere con leucemie, tumori, avvelenamento di acqua, aria, suolo, cibo, per andare finalmente oltre il modello energetico fondato sulle fossili. La combinazione, negli ultimi mesi, della campagna planetaria di pressione dal basso verso i lavori della conferenza internazionale sul clima a Parigi (COP 21), con la forte sensibilizzazione provocata dalla lettera enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”, ha fatto da detonatore per le lotte territoriali contro le grandi opere, in un contesto internazionale di accelerazione dell’iniziativa bellica, di forte e veloce cambiamento degli assetti geopolitici, mentre resta perdurante la tendenza al ribasso storico del costo unitario di produzione del barile.
3)     IL VOTO DEL 17 APRILE FAVORISCE UNA GRANDE COALIZIONE SOCIALE PER ATTUARE LA TRANSIZIONE ENERGETICA FONDATA SULLE RINOVABILI PULITE.
Il voto del 17 Aprile è un voto immediatamente politico, in quanto, al di là della specificità del quesito, residuo di trabocchetti e scossoni, esso è l’UNICO STRUMENTO di cui i movimenti che lottano da anni per i beni comuni e per l’affermazione di maggiori diritti possono al momento disporre per dire la propria sulla Strategia Energetica nazionale che da Monti a Renzi resta l’emblema dell’offesa ai territori, alle loro prerogative, alla stessa Costituzione italiana. Lo sanno bene le centinaia di comitati e di associazioni, i comitati che lottano contro le piattaforme a mare, così come contro la Tap, contro le centinaia di chilometri di tubi delle reti di gas su faglie sismiche, contro centrali e pozzi di stoccaggio che provocano sismicità indotta per decreto ministeriale; lo sanno i produttori ortofrutticoli, gli allevatori, così come le reti per l’opzione Combustione Zero Rifiuti Zero. Se alle centinaia di associazioni a carattere nazionale si sono aggiunti i comitati No Tav della Val di Susa, così come il Forum nazionale per l’Acqua Pubblica, la Confederazione Cobas, la Fiom, non è certo in virtù di una squallida operazione di sommatoria aritmetica delle piccole convenienze locali. Di certo chi conosce gli equilibri sociali, politici, culturali, economici, di chi gestisce (tra l’altro senza mandato elettorale!) le sorti di circa 60 milioni di italiani, sa bene che il referendum “questo referendum”, rappresenta la porta stretta attraverso cui solo uno potrà passare: o vinceranno la furbizia ed il gioco sporco che il governo Renzi sta conducendo con estrema arroganza e sicumera in nome della TTIP, delle lobbies inceneritorie, finanziarie, delle multinazionali, o vinceranno le ragioni di chi chiede diritti, dignità, rispetto dei territori e della salute, affermazione del valore d’uso attraverso esercizio diffuso, decentrato  e diretto, dal basso, di più democrazia. Non abbiamo scelto noi il quesito su cui far convergere, in questa delicata fase di transizione autoritaria e centralizzatrice dei poteri, l’intelligenza e la potenza delle reti del conflitto e della proposta per quello che fino a pochi anni or sono si definiva comunemente “un altro mondo è possibile!”. Abbiamo comunque uno strumento di convergenza comune, una tabella che indica con chiarezza il percorso praticabile. Sappiamo bene che ci attende un percorso duro ed irto di ostacoli, ma dobbiamo essere fieri di quanto siamo riusciti a fare finora; ancor più di quanto stiamo facendo, senza smettere di essere ambiziosi! Portare al voto 26 milioni di italiane/i (tanti ne occorrono per il quorum!), sapendo tra l’altro che i sondaggi danno il Sì al 40% (nemmeno per lo scorso referendum su Acqua Pubblica e Nucleare a Febbraio davano tanto!), vuol dire sintonizzarsi fraternamente, solidarizzare, crescere concentrandosi sull’obiettivo. Vuol dire mettere a disposizione non un freddo dispositivo di propaganda, ma attivare un sentire comune, attivare saperi e progettualità essenziali per la sfida della transizione. La transizione alle rinnovabili pulite non può essere una delega in bianco alla miglior convenienza delle lobbies energetiche. E’ anzitutto controllo consapevole esercitato dal basso in condizioni di condivisione e di formazione/autoformazione costante; è espropriazione del monopolio alienato della scienza e pratica della soddisfazione a misura di bisogni collettivi individuati.

4)     LA SPINTA REFERENDARIA COSTRINGE MOLTE COMPAGNIE A RINUNCIARE.

 Soltanto fino a poche settimane fa sarebbe stato azzardare immaginare che, dopo la pioggia di richieste di permessi, alcune compagnie potessero abbandonare il campo. La spinta referendaria, letta come recepimento formale di una pressione materiale costante e crescente dovuta ai crescenti cicli di lotta sviluppatisi nell’intero paese, in terra ed in mare, ha creato, contrariamente ai servili desiderata dell’esecutivo centrale, un quadro di forte incertezza normativa. Adesso è un fatto che il governo ha dovuto emanare un apposito decreto di azzeramento per il permesso in Adriatico “Ombrina mare due” della Rockhopper, una delle più discusse e controverse concessioni a mare, che nonostante ripetute mobilitazioni di massa, ricorsi, leggi regionali, sembrava ineluttabilmente in fase di avvio operativo. Stessa sorte per l’odiato permesso chiesto dalla compagnia Petroceltic di fronte alle isole Tremiti; per un permesso della Appennine Energy nello Jonio, dove inoltre, in questi giorni, la Shell abbandona i giacimenti nel golfo di Taranto, inviando al Ministero dello Sviluppo Economico la lettera con cui rinuncia al permesso di cercare il petrolio nel mare fra Puglia, Basilicata e Calabria, con le istanze riguardanti i due permessi di ricerca d7482fr-sh e d7482fr-sh.

5)    I TERRITORI CONTINUANO A CONTARE.

In pochi mesi il processo messo in atto dalla strategia referendaria ha consentito di ottenere un vero e proprio capovolgimento dell’impianto centralizzatore e decisionista del famigerato “Sblocca Italia”. Un primo banco di prova riguarda il recupero delle competenze regionali nelle procedure di Via per il progetto di stoccaggio di petrolio e di gas che dovrà provenire dal nuovo Centro Oli di “Tempa Rossa”, in Basilicata, destinati alla raffinazione off shore. La giunta regionale pugliese torna, grazie all’assorbimento dei quesiti referendari negli emendamenti della Legge di Stabilità, a disporre di  poteri e competenze, mentre i cittadini ed i movimenti dispongono nuovamente di un importante interlocutore istituzionale, che nel peggiore dei casi potrà essere destinatario di azioni di conflitto e di pressione. Come ai tempi delle mobilitazioni per sollecitare le amministrazioni comunali a deliberare per chiedere ai rispettivi presidenti di giunta regionale l’impugnazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia, il referendum agisce da esplicito catalizzatore motivazionale all’azione deliberante di giunte e consigli comunali contro numerose richieste di permessi, come sta accadendo in diversi comuni campani e lucani in questi giorni, dove sono i sindaci a convocare esponenti di comitati No Triv e movimenti a loro sostegno.

6)    RENZI TEME LA DEBACLE PER LE “SUE” RIFORME ISTITUZIONALI.

 Abbiamo poco tempo per riuscire ad incidere in modo adeguato ed efficace. Il Governo, obbligato a stabilire una data per la celebrazione del referendum No Triv, non a caso sceglie la prima domenica utile per legge. Oltre a sacrificare senza batter ciglio l’equivalente dell’ammontare annuale delle royalties (non meno di 350 milioni di Euro!), pur di evitare l’election day, sta tentando di sabotare i tempi per il normale dispiegamento di una campagna elettorale degna di questo nome. In realtà il presidente del Consiglio non vuole che la strada per il referendum confermativo istituzionale, stabilito ad Ottobre 2016, tra cui la revisione del Titolo V della Costituzione (di cui lo Sblocca Italia è una sostanziale anticipazione), possa in alcun modo essere ostacolato da altri fenomeni di grande catalizzazione del dissenso. Il referendum del 17 Aprile rappresenta in realtà un potente momento di accumulo positivo di energie sociali, di saperi, di creatività, di veloce incremento di relazioni operative tra reti consolidate. Lo stesso Renzi ha più volte dichiarato che in caso di sconfitta del “suo” referendum istituzionale abbandonerebbe il suo ruolo attuale e la stessa politica. Allora, diamo una mano al campione del decisionismo neoliberista a lasciare campo libero ad una grande coalizione per il bene comune! Il quadro è quindi complesso e dinamico. Gli elettori hanno voglia e necessità, dopo anni di lotte, di potersi esprimere non solo nel merito dei quesiti ammessi, ma dell’intera Strategia Energetica Nazionale. Raggiungere il quorum in tempi così brevi e sapendo coinvolgere vittoriosamente 26 milioni di cittadine/ italiane/i, significherebbe saper guidare dal basso un intero processo di trasformazione sociale e politica di un paese ammuffito ed intristito da una crisi asfittica, con effetti trascinanti anche per le lotte di altri paesi europei.

Comunicato dell’assemblea Nodalmolin riunita a Vicenza per 12 marzo

10 anni dopo la costruzione della base americana a Vicenza i venti di guerra soffiano per il mondo con ancora maggiore intensità.

La forza americana che ha utilizzato questa base per cercare di imporre con le armi il suo ordine all’Afghanistan e all’Iraq non basta più allo scopo perchè conflitti e scontri si sono allargati e hanno investito tutta l’area mediorientale fino a coinvolgere una buona parte dell’ Europa.

Tutto il dispositivo di guerra dell’occidente è stato mobilitato, dalla Nato alle varie gendarmerie europee e nazionali e si sta dispiegando per raggiungere i seguenti obiettivi:

1) nel mare mediterraneo 5 navi da guerra per impedire imbarchi e sbarchi di popolazioni che fuggono da guerre e terrorismo;

2) in Turchia per sostenere l’invasione della Siria e assieme all’Arabia Saudita, altro alleato fedele dell’occidente, sconfiggere non l’isis ma i curdi del Rojava, il regime di Assad e quindi i suoi alleati russi e iraniani;

3) in Libia per rimettere in sella seguaci fedeli all’occidente in grado di mettere in sicurezza le fonti energetiche, controllare la costa e i porti per impedire gli imbarchi, porre fine alle divisioni tribali con i bombardamenti e incursioni armate fino a immaginare la tripartizione dell’intera regione in 3 entità così come era in epoca ottomana per affidarle alla protezione di Italia, francia e granbretagna.

L’assemblea del movimento che si è opposto ieri alla costruzione della base militare Usa e oggi alla guerra in qualsiasi forma venga declinata chiede a tutti i movimenti costituitisi in questi anni, dal NoMuos in Sicilia a Gettiamo le basi in Sardegna a Camp Darby a Pisa, a tutti i comitati e singoli cittadini che non intendono sostenere una lotta contrabbandata come lotta al terrorismo ma in realtà fatta per il controllo e il dominio delle fonti energetiche, di terre da espropriare, di popolazioni da utilizzare come manodopera a basso prezzo, di profughi e migranti da recintare in territori fuori dall’europa di mobilitarsi affinchè l’Italia:

– non partecipi alla campagna militare in la Libia, e tantomeno la guidi dopo aver invaso e saccheggiato quel paese negli anni del fascismo colonialista;

– non sostenga l’utilizzo della Nato per operazioni di polizia nel mare Egeo contro profughi e migranti in fuga da guerre e miseria ed infine

– non operi a favore dell’invasione della Siria con operazioni di fiancheggiamento o sostegno militare alle truppe della Turchia e dell’Arabia Saudita che lo chiedono e agli Usa che le sostengono.

Ci impegniamo quindi a scendere in piazza immediatamente all’eventuale annuncio di un intervento militare in Libia e invitiamo le altre realtà di movimento a fare altrettanto.

Ora con la concessione agli americani di utilizzo della base siciliana di Sigonella per compiere incursioni di droni e aerei da combattimento in libia nonostante i modi e i tentativi del governo italiano di minimizzarlo e mistificarlo risulta evidente che questa decisione di partecipare alla campagna militare in libia è stata presa e prelude ad un sempre più esteso impegno armato dell’italia e della nato nel mediterraneo e in nordafrica contro ogni impegno precedentemente dichiarato di non partecipare ad azioni di questo tipo in quei territori senza la richiesta di un governo libico legittimo e senza un mandato onu e in ogni caso contro il nostro dettato costituzionale. senza dimenticare infine che questa politica è la più adatta ad alimentare il giusto risentimento di quelle delle popolazioni e a spalancare porte all’Isis per un sempre maggiore seguito e reclutamento.

Invitiamo quindi tutti a partecipare ad ogni forma di mobilitazione, informazione, contrasto contro le guerre e contro chi le auspica e alimenta.

Contro tutto questo ci impegniamo a indire forme di mobilitazione per denunciare le responsabilità del governo italiano e di chi oggi lo guida, cioè il Pd, chiedendo a tutti di dissociarsi e di ritrovarci il 12 marzo alle 15,30 davanti la base usa di Vicenza Ederle, sede con il dalmolin del  dispositivo strategico di comando della Nato, dell’africom e dell’esercito americano per il sudeuropa.

Vicenza  24 febbraio 2016

Plano, in rappresentanza dei sindaci, in audizione in RegioneSpiegate le ragioni del no alla TAV

24 febbr 2016

Lagenda news :

http://www.lagenda.news/plano-in-rappresentanza-dei-sindaci-in-audizione-in-regione/

Mario Tonini 

TORINO. Si è tenuta questa mattina, in Consiglio regionale, un’audizione chiesta dai sindaci dell’Unione Valle Susa alla II Commissione, quella Trasporti.

Tema dell’interrogazione la costruzione della linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione.

E’ il sindaco di Susa e presidente dell’Unione dei Comuni Valle di Susa Sandro Plano che illustrato le ragioni tecniche ed economiche che spingono le amministrazioni, che lui rappresenta, ad avversare la costruzione.

I consiglieri della Commissione regionale trasporti, presidente Nadia Conticelli vicepresidente Antonio Ferrentino, hanno ascoltato le ragioni poste durante l’audizione.

Sono intervenuti anche Mauro Marinari, sindaco di Rivalta, Angelo Patrizio di Avigliana e Nilo Durbiano di Venaus.

Ha preso la parola anche Gabriella Soffredini assessore a Bussoleno.

Il sindaco Sandro Plano sull’audizione: “Noi abbiamo criticato l’opera alla Regione, che ha un potere di controllo sul territorio, rispetto ai costi e al suo uso dichiarato  nei progetti. Andremo anche presso il Senato della Repubblica a portare la nostra voce, le nostri idee suffragate da cifre precise”.

Il vicepresidente Antonio Ferrentino commenta: “E’ chiaro che il presidente Sandro Plano non mette in discussione che il traffico da gomma possa passare alla linea ferroviaria, come hanno fatto gli altri paesi europei. Quello presentato è un documento che dice poco riguardo al futuro del traffico e alle possibilità di modernizzare il nostro Paese”.

“Audizione sindaci valsusa, il no al tav dimostrato con i numeri nel disinteresse dei consiglieri PD”

24 febbr 16

Frediani (m5s): 

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2016/02/tav-frediani-m5s-audizione-sindaci-valsusa-il-no-al-tav-dimostrato-con-i-numeri-nel-disinteresse-dei-consiglieri-pd/

Audizione dei sindaci dell’Unione dei Comuni Valsusa, insieme ai primi cittadini di Rivalta e Venaria Reale, in Commissione regionale trasporti. Esclusi dall’incontro i tecnici dei Comuni, ai quali è stato persino vietato di assistere ai lavori.

Gli amministratori locali hanno illustrato i dati tecnici sul progetto TAV mettendo a disposizione dei commissari tutta la propria documentazione. 

L’esatto contrario di quanto avvenuto nella precedente audizione di Foietta del 22 ottobre quando aveva annunciato numerosi documenti ancora non pervenuti alla Commissione nonostante siano passati ormai diversi mesi e nonostante un nostro accesso agli atti.

E’ stato un dibattito ingessato per le strette regole imposte dalla Commissione consiliare ed anche per il palese disinteresse dimostrato dai consiglieri del PD. 

Sono comunque emersi punti interessanti: la fermata di Ferriera non è una richiesta del territorio, ed anzi potrebbe incidere pesantemente sul traffico di Avigliana, inoltre i sindaci denunciano la militarizzazione del territorio e l’esclusione da ogni processo decisionale vista l’indisponibilità del Governo a discutere di opzione zero.

Significativo l’interesse dei sindaci di Rivalta e Venaria Reale, a dimostrazione di come il TAV non sia un problema circoscritto alla Valsusa ma esteso a buona parte della provincia di Torino ed allo stesso capoluogo.

Imbarazzante invece lo sdoppiamento dell’amministrazione di Sant’Antonino, con il sindaco seduto tra i No TAV ed il convinto Sì TAV Antonio Ferrentino, Consigliere dello stesso comune, presente in veste di consigliere regionale PD.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte