Archivi giornalieri: 20 febbraio 2016
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Pieve Torina, si dà fuoco al cimitero – Muore a 48 anni un marchigiano
Mettere fine ad un genocidio
Blitz antagonista con petardi al cantiere Tav di Chiomonte
Antagonisti? Ma quali antagonisti erano quasi tutti “pensionati”!!!
http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/02/20/news/ccc-133825772/
In una trentina hanno tentato l’assalto: dispersi dalle forze dell’ordine
di CARLOTTA ROCCI
20 febbraio 2016
Blitz No Tav al Cantiere di Chiomonte. Ieri sera una trentina di manifestanti, che avevano partecipato ad un apericena in valle, si sono avvicinati alle reti per lanciare petardi e fuochi d’artificio. Il lancio ha causato diversi piccoli incendi nel sottobosco che non hanno provocato grossi danni. Le forze dell’ordine hanno risposto con i lacrimogeni e gli idranti.I manifestanti, la maggior parte di area antagonista, si sono avvicinati alle reti che delimitano l’area strategica passando dietro al museo archeologico e alla cantina sociale, ormai ben distanti dalla zona di cantiere. L’azione di disturbo è durata poco e i manifestanti sono stati dispersi dall’intervento delle forze dell’ordine. Il lancio di fuochi d’artificio in direzione delle reti e delle forze dell’ordine schierate a difesa del cantiere, però, hanno causato piccoli incendi che per fortuna non si sono propagati e non hanno richiesto l’intervento dei vigili del fuoco.
Il Re degli sgambetti teme lo sgambetto
Una cicatrice di 57 km lungo le nostre vite di Luca Mercalli
C’era una volta il Granducato di Frecciagialla, nel quale tutti volevano essere più veloci degli altri, soprattutto quando si trattava di truffare e rubare. Un giorno un gruppo di notabili e relativi lacchè ideò un progetto, tanto assurdo quanto costoso: traforare la catena dei Monti Orinali, ma non nel punto più stretto, come avevano già fatto i loro antichi predecessori, bensì in quello più largo, in modo da spillare più denari dalle tasche dei sudditi. Tracciarono una riga di 57 chilometri sulla mappa e dissero: qui passerà una nuova ferrovia, percorsa da treni velocissimi, in grado di trasportare enormi quantità di merci e passeggeri, tutti immaginari, in quanto tanto la ferrovia quanto il tunnel sotto la catena degli Orinali c’erano già, e pure utilizzati molto al disotto della loro capacità.
Gli abitanti della val Durenzia, sorpresi da tanta stoltezza, si opposero, ricalcolarono le prestazioni eccellenti della ferrovia esistente, dimostrarono l’inutilità di quella nuova grande e costosissima opera, e lottarono vent’anni contro il folle progetto. Ma il Granducato inviò milizie, sparò, bombardò, pagò alcuni giornali e fortificò la valle, finché gli abitanti, schiacciati dai carri armati dovettero desistere.
Venne il giorno dell’apertura del cantiere: fanfare, funzionari e pomposi discorsi celebrarono il progresso vincente sull’arretratezza dei popoli dei Monti Orinali. La gigantesca fresa iniziò lo scavo e la prima tranche dei finanziamenti internazionali tanto attesi venne erogata e subito sparì.
Ancora soldi, ne servono ancora! L’opera è irta di difficoltà! Grandi macchinari invasero la Val Durenzia, nubi di polvere amiantifera, fuliggine di motori, traffico di autotreni, scoppi di esplosivi, cumuli di de-triti devastarono la pace locale. È il progresso, signori, fate largo! da questo tunnel passeranno sviluppo, crescita, modernità, velocità, ricchezza e prosperità che si fermeranno nella stazione internazionale tutta cristalli e scintillii, costruita proprio qui, per voi, nel bel mezzo dei Monti Orinali! Progettata da architetti famosi, addirittura dall’Oriente! Suvvia, sgombrate, largo alla betoniera, avanti con i conci, forza con l’esplosivo!
Per qualche mese il cantiere procedette spedito e febbrile, poi iniziò a rallentare. Dove c’erano macchinari rombanti ne funzionava solo qualcuno, torme di operai giorno e notte si ridussero a un solo turno, domenica chiuso. Il prezzo dell’energia aumentava e così quello di cemento, rame, ferro, lubrificanti, pezzi di ricambio. Tempo dopo, una venuta d’acqua inarrestabile, proveniente dalla grande diga presente sopra il tunnel, causò vittime, fece lievitare i costi e ostacolò i lavori. La fresa rimase bloccata a causa del cedimento di una faglia. I finanziamenti internazionali si esaurirono e il Granducato aveva sempre maggiori difficoltà a garantire i servizi essenziali, chiudevano scuole e ospedali, crollavano monumenti, i treni normali erano al collasso, la gente in miseria rumoreggiava per le strade. L’ultimo luogo ancora in attività era proprio il cantiere del supertunnel sui Monti Orinali, per sostenere il quale erano state promulgate leggi speciali e tassazioni insostenibili. Molti anni mancavano ancora a bucare la montagna e tutti si chiedevano a cosa servisse, visto che anche sulla vecchia ferrovia ormai non passava quasi più nessuno. Il progresso passava per le telecomunicazioni e quasi più nessuno viaggiava, per gli alti costi dell’energia, per i rischi climatici e anche perché era meno faticoso materializzarsi in ogni parte del mondo su uno schermo virtuale. Anche di merci ne circolavano meno: i costi delle materie prime erano alle stelle e tutti riciclavano e risparmiavano, acquistando il più possibile prodotti locali. Insomma, di quel tunnel indemoniato più nessuno sentiva l’esigenza.
Ma bisognava andare avanti. Ormai molti dei notabili che lo avevano ostinatamente imposto erano sotto terra, ma avevano lasciato in eredità un intrico di leggi e di cavilli a seguito dei quali la megamacchina procedeva senza controllo. Certo, il rame sempre più caro, il gasolio sempre più scarso, il cemento sempre più prezioso, rallentavano l’attività, ma il gigantesco cantiere, pur lento e stanco, non si fermava. La televisione ripeteva ossessivamente: vedrete, porterà lavoro, sviluppo, prosperità. Passarono altri anni e i grandi mezzi meccanici erano bloccati e arrugginiti. Le ortiche crescevano tra le baracche e un solo minatore con una carriola entrava e usciva dalla galleria con il suo carico di detriti. Infine anch’egli – malato di silicosi e senza salario – desistette, ma scolpì sulla roccia i nomi di coloro che con tanta ostinazione avevano promesso quell’opera salvifica. Intanto erano stati spesi tanti ducati quanti i pezzetti di roccia estratti dalla montagna. Tutto inutile. Il Granducato di Frecciagialla a causa dell’imponente debito era stato cancellato dalle carte geografiche e nessuno voleva più averci a che fare.
I cumuli di smarino avevano riempito il fondo della Val Durenzia come colline moreniche, e ogni volta che soffiava il vento dell’ovest liberavano nugoli di polvere amiantifera. I paesi furono abbandonati, la gente emigrò, e solo i più caparbi rimasero a saccheggiare quel che di ancora buono si poteva portar via dal cantiere: ferraglia, vecchie macchine, cavi elettrici. E quando non ci fu più nulla da portar via, non rimase che uno scuro antro e il vento a sibilare tra i rottami.
No Tav, ancora sui sentieri verso il cantiere. Lacrimogeni e idrante.
Una settantina di persone si sono ritrovate ieri sera per il consueto appuntamento settimanale dell’ apericena ai cancelli di Chiomonte, una pratica che, di pari passo alle cene in Val Clarea, va avanti ormai da molti mesi.
Quello di ieri è stato un momento particolarmente movimentato. Dopo essersi riempiti la pancia, grazie al solito caratteristico lauto banchetto, un gruppo ha preso il sentiero delle vigne, mentre un altro è rimasto ai cancelli.
E’ chiaro come questi appuntamenti stiano diventando sempre più fastidiosi per chi comanda il cantiere, la risposta delle FF.OO non tarda infatti ad arrivare prima con il lancio di lacrimogeni e l’utilizzo dell’idrante nell’area archeologica e successivamente anche alla centrale in risposta alla battitura dei cancelli da parte dei no tav.
Da sottolineare come il primo obiettivo dell’idrante non fossero gli attivisti presenti, colpiti in un secondo momento, ma il tavolo con sopra il cibo, segnale anche questo di una spropositata agitazione da parte delle guardie a difesa del fortino, che prosegue poi con l’identificazione di alcuni manifestanti a margine dell’iniziativa.
Sarà che qui in Val di Susa la paura non è proprio di casa, ma reazioni come quella di ieri sera non ci fanno che scappare un sorriso e ci fanno dire ancora una volta ai signori a difesa del cantiere che la nostra determinazione non si fermerà certo a causa di due lacrimogeni e un po’ di acqua
Avanti no tav!
ARRESTO DI LAZZARO, FERRENTINO ATTACCA I 5 STELLE: “ANZICHÈ GIOIRE PER UN ARRESTO, SI OCCUPINO DEL FUTURO DELLA VAL SUSA”
ValsusaOggi
Giornale online indipendente – Diretto da Fabio Tanzilli – redazione@valsusaoggi.it
riceviamo da ANTONIO FERRENTINO (Consigliere regionale Pd)
Sul caso dell’imprenditore Lazzaro bisogna evitare strumentalizzazioni da tifosi; l’unica cosa che conta è l’operato della magistratura che va rispettato, sempre.
Durante la mia attività amministrativa e politica in Val di Susa, ho dedicato molto tempo al tessuto produttivo della stessa, preoccupandomi di far crescere economicamente il territorio, cercando di creare le condizioni migliori per aumentare i posti di lavoro e migliorare il sistema produttivo.
Non ho mai favorito le singole persone o le singole attività, anzi, mi sono occupato di cose di cui nessuno mai aveva avuto “voglia” di occuparsi in precedenza, come ad esempio quando assieme al Senatore Stefano Esposito avevamo chiesto che la Sitaf procedesse con gare ad evidenza pubblica proprio per evitare possibili favoritismi.
I grillini avevano già condannato Lazzaro anni fa, quando aveva messo per la prima volta piede all’interno del Cantiere di Chiomonte, assieme a lui erano state condannate le maestranze, le forze dell’ordine e chiunque si occupava dell’opera TAV.
Detto ciò, anziché gioire per un arresto, farebbero meglio ad occuparsi maggiormente del futuro della Val di Susa e delle aziende in difficoltà che, evidentemente, non vivono di soli slogan. Manteniamo separate le vicende giudiziarie di un imprenditore dalla battaglia politica.
Quando c’è un’indagine, qualsiasi persona seria dovrebbe evitare di strumentalizzare l’accaduto contro gli avversari politici, bisogna avere rispetto e aspettare che le indagini in corso vengano concluse.
Purtroppo l’impegno che certi grillini impiegano nello scrivere comunicati è inversamente proporzionale all’impegno profuso alla ricerca di soluzioni capaci di migliorare la qualità della vita dei Piemontesi.
MANETTE A DUE IMPRENDITORI IN VALSUSA PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA
18/02/2016
Cinque milioni di euro sottratti dai conti dell’azienda, giocati persino al Casinò pur di poterli togliere dal patrimonio a disposizione dei creditori per il fallimento di Italcoge. Per questo la Guardia di finanza di Susa ha arrestato Ferdinando Lazzaro e il cognato Ignazio Farrauto, entrambi sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta. Oltre ai prelievi in contanti e alle giocate ai tavoli verdi, i due cognati avrebbero ideato un sistema di società utilizzate per gestire lavori e cantieri, sempre in modo da sottrarre fondi (dal 2007 al 2011) al patrimonio della società dichiarata fallita nel 2011.
La Italcoge era già stata coinvolta nelle polemiche per il cantiere Tav di Chiomonte, attività principale dove aveva concentrato la propria attività.