Mari alla Francia, il Governo non si ferma: “Nessuna revoca dell’accordo”

venerdì, 19, febbraio, 2016
PILI: MARE ALLA FRANCIA, IL GOVERNO NON SI FERMA
 
RENZI ORDINA, NESSUNA REVOCA DEL TRATTATO
 
PARLAMENTARI SARDI PD VOTANO A FAVORE ACCORDO ITALIA-FRANCIA
 
222 CONTRARI,146 A FAVORE: LO SPETTRO PETROLIFERO DIETRO L’ACCORDO
Scrive il deputato sardo Mauro Pili su faceboook
 
“Nessuna revoca e modifica del trattato che regala i mari del Nord Sardegna e della Liguria alla Francia. Con un voto scandaloso il governo ha respinto stamane l’ordine del giorno con il quale si chiedeva di bloccare e revocare quel patto che cede gran parte delle aree pescose del Nord Sardegna alla Francia. E’ stato il governo ad ordinare alla sua maggioranza di votare contro, nonostante le rimostranze in tutto il territorio nazionale e la grande mobilitazione dell’opinione pubblica non solo sarda. Con una spregiudicatezza senza precedenti il governo Renzi di fatto ha deciso di andare avanti con la cessione di specchi acquei rilevantissimi ai transalpini fregandosene delle proteste che sono arrivate dalle associazioni di categoria e dalle stesse regioni. Un atto grave che mette in discussione non solo i confini marittimi ma priva le attività economiche legate alla pesca di importanti e decisive aree di mare ritenute tra le più pescose”.
 
Lo ha appena dichiarato il deputato sardo di Unidos Mauro Pili subito dopo il voto dell’ordine del giorno a sua firma con il quale si chiedeva il blocco dell’accordo che cede i mari al nord della Sardegna alla Francia e la sua revoca immediata. Hanno votato a favore dell’ordine del giorno di Pili 146 deputati, 222 i contrari. Numerose le sottoscrizioni dell’ordine del giorno da parte di deputati di ogni parte politica e altrettanti gli interventi di tutti i gruppi parlamentari a sostegno. Hanno votato a favore i 5 stelle, forza italia, lega dei popoli, sel e la maggioranza del gruppo misto, hanno votato contro il Pd, scelta civica, il Centro destra e il centro democratico.
 
Un voto di una gravità inaudita che non lascia margini. Il governo e la sua maggioranza sanno bene che quell’accordo o si revoca o si approva. E nel momento in cui hanno scelto di non indicare la strada della revoca significa che intendono ratificarlo. Non ci sono mezze misure proprio perché i confini sono l’unico oggetto dell’accordo stesso. E’ fin troppo evidente a questo punto che dietro questa operazione si celano altri interessi. Da una parte la sudditanza del governo Renzi verso la Francia e dall’altra possibili scambi di altra natura, dal capitolo della difesa militare a quelli delle ricerche petrolifere. Non è un caso che nella stessa giornata di un anno fa siano stati sottoscritti nello stesso comune di Caen accordi che riguardavano i ministri della Difesa. La modifica dei confini marittimi potrebbe aprire un capitolo anche legato alle piattaforme petrolifere sulle quali diverse società stanno puntando da oltre due anni. Non è un caso che proprio sul lato ovest dove stati pure modificati i confini a mare siano state avanzate diverse richieste di prospezioni petrolifere e di gas. Pesca a Est e petrolio ad ovest. Uno scenario inquietante dove l’unico dato certo è che il governo Renzi se ne frega della Regione sarda, che ignora totalmente, e dall’altra persegue con una spregiudicatezza esemplare interessi in mano di lobby di ogni genere. Ciò che è più scandaloso è il voto dei parlamentari sardi del Pd che hanno seguito alla lettera l’ordine del partito votando contro la Sardegna o non partecipando al voto. Un atto di una gravità inaudita sia sul piano politico che sostanziale. Per questa ragione avvieremo una mobilitazione durissima per impedire la ratifica di questo patto suicida firmato dall’Italia ma che fa morire la pesca del nord Sardegna con la complicità e il silenzio della Regione Sarda. Tutto questo è inaccettabile e va impedito in ogni modo”.
 
 
L’ordine del giorno prevedeva 4 impegni e questa è la sua formulazione finale:
 
IMPEGNA IL GOVERNO
 
ad assumere iniziative per revocare e/o rivedere tale accordo che costituirebbe un danno economico rilevante per il mondo della pesca a partire da quello sardo;
 
ad assumere con somma urgenza iniziative affinché le autorità francesi rispettino le norme vigenti, ribadendo con la necessaria chiarezza che l’accordo di Caen del 21 marzo 2015 non è in vigore e non ha nessuna efficacia né giuridica né operativa;
 
a segnalare formalmente i fermi, perpetrati dalle autorità francesi a danno delle imbarcazioni sarde e non solo, in tratti di mare di competenza internazionale;
 
assumere, nell’ambito della delega, iniziative per attivare la zona economica esclusiva a favore del mondo della pesca a partire da quella sarda;
 
Mauro Pili

Sgomberata famiglia con figlio 15enne in dialisi, tensioni a Palermo

Complimenti, stato italiano e società civile. Non sono profughi che arricchiscono mafia capitale, che crepino pure in mezzo alla strada. Guai parlare di due pesi e due misure, per la società dell’eguaglianza.
venerdì, 19, febbraio, 2016
polizia
Palermo – Tensione a Palermo per un nuovo sgombero, questa volta in via Anwar Sadat, di una famiglia con un quindicenne malato gravemente e in dialisi, che occupa abusivamente un immobile. La famiglia 9 mesi fa ha occupato un appartamento della palazzina che necessita di interventi di ristrutturazione. Sul posto numerosi cittadini che solidarizzano con la famiglia, polizia e carabinieri.
 
“Nell’ultimo mese questo ragazzo ha perso 17 chili. Non ci risultano interventi di supporto o alternative prospettate alla famiglia, composta da marito e moglie e due figli minorenni – dice Zaher Darwish, segretario del Sunia di Palermo – Quello che riguarda la famiglia è un caso complicato, che si conosce da tempo. Giovanni, sta a letto, ha metastasi in tutto il corpo. Per questo non è umano il silenzio assordante dell’amministrazione comunale. L’assessore comunale e il sindaco devono intervenire per tutelare il minore e la famiglia”. (AGI)

Pieve Torina, si dà fuoco al cimitero – Muore a 48 anni un marchigiano

non è un profugo, nessuno si curerà di questa persona che è una non persona, non apparirà sui giornali, a nessuno interesserà di lui e della sua famiglia. Un altro omicidio di stato, oppresso dai debiti, sarà certo classificato come il solito italiano ricco evasore e la putrida coscienza della società civile è “salva”.
Ma siamo sicuri che si è allungata la durata della vita? Tra suicidi, morti malati per tumore sempre più giovani..
 
cimotero
Oppresso dai debiti, saluta la mamma e si dà fuoco davanti al cimitero
 
PIEVE TORINA – Sì è dato fuoco davanti al cimitero in località Appennino di Pieve Torina. Oppresso da problemi economici che lo avevano gettato in uno stato di depressione, è andato a salutare la madre per l’ultima volta, poi ha comprato una tanica di benzina e si è dato fuoco davanti al piccolo cimitero dove è sepolto il padre.

Mettere fine ad un genocidio

COMUNICATO EQUIVITA
18.02.2016
 
Nel 2011 l’appello dei medici argentini – Medicos de los pueblos fumigados – che solamente oggi, per la prima volta, vengono citati dai grandi media, denunciava l’impressionante numero di malformazioni neonatali, disturbi riproduttivi, neurologici, epatici, di cancri in adulti e bambini, provocati dall’uso irresponsabile e massiccio di glifosate (vedi Comunicati EQUIVITA del 29.7.11 e del 30.7.11, su www. equivita.it).
 
Essi chiedevano, dall’Università di Cordoba e Rosario (2010 e 2011) di far fronte a tale grave emergenza, la cui responsabilità ricadeva (e ricade tutt’ora) sia sulle Autorità che sulle aziende chimico farmaceutiche (produttrici dei pesticidi e, allo stesso tempo, detentrici dei brevetti sulle piante GM, responsabili di un aumento quadruplo nell’uso di tali veleni).
 
I medici argentini chiedevano soprattutto – oltre al divieto di irrorazione per via aerea e alla limitazione di quella terrestere – una riclassificazione della tossicità dei prodotti usati in agricoltura in quanto:
 
“sfortunatamente al momento la classificazione si basa su di una tossicità fornita dal’OMS , determinata dal test LD50  orale su ratti. La base scientifica per la sua estrapolazione per l’intossicazione umana è debole. I roditori reagiscono agli xenobiotici (composti estranei all’organismo) in modo diverso dagli esseri umani, in quanto hanno maggiore capacità di disintossicazione metabolica dagli organofosfati. Non è affatto certo, quindi, che un pesticida risultato di bassa tossicità sui roditori lo sia anche negli umani.”
 
Oggi un altro terribile allarme dei “Medicos de los pueblos fumigatos” della Red Universitaria de Ambiente y Salud, nonché dei medici brasiliani Abrasco, viene finalmente diffuso oltreoceano.
 
L’allarme riguarda sempre i pesticidi, in particolare l’ insetticida ovo-larvicida piriproxifene, prodotto dal Sumimoto Chemical (una costola giapponese della Monsanto) usato massicciamente in Brasile, anche attraverso irrorazioni su bacini di acqua potabile.
 
Tale larvicida è stato approvato dall ‘Agencia Nacional de Vigilancia Sanitariae e dall’OMS, e viene usato largamente in tutto il Mondo, anche in Italia.
 
Secondo le associazioni di medici sopra citati il piriproxilene potrebbe essere responsabile di causare microcefalia neonatale, una problematica in vertiginoso aumento in Argentina e che era stata imputata in prima battuta al virus Zika (il quale non aveva mai prodotto malformazioni fetali pur colpendo una larga fetta della popolazione). Tra i 3.893 casi di microcefalia confermati al 20 gennaio 2016, 49 bambini sono morti ma solo per cinque di loro è stata confermata l’infezione da Zika.
 
L’OMS non ha mai confermato tale correlazione ma ad ora lo Stato brasiliano del Rio Grande do SUL ha sospeso l’uso del piriproxilene.
 
I medici brasiliani dell’ Associazione Abrasco chiedono con urgenza uno studio epidemiologico che tenga conto di questo nesso di causalità.
 
Il loro intervento ha voluto inoltre sottolineare come l’uso di tale larvicida sia inutile oltre che dannoso, in quanto non risolve per lo più il problema del proliferare delle zanzare nelle zone interessate, sottolineando il puro interesse economico di questa commercializzazione.
 
Quale che sia il risultato  delle future analisi , il Comitato Scientifico Equivita, a sostegno dei medici sovracitati, lancia un appello affinché l’argomento dei danni prodotti dai pesticidi venga sottoposto con la massima urgenza all’ ICC (Internationa Criminal Court)  istituita nel 2002 che si occupa di genocidio e di crimini contro l’umanità.
 
Comitato scientifico EQUIVITA
Tel: 06 32110421/ 335.8444949www.equivita.it
ccp: 1026977056 intest “Fondo Imperatrice
nuda contro la sperimentazione animale”

Blitz antagonista con petardi al cantiere Tav di Chiomonte

Antagonisti? Ma quali antagonisti erano quasi tutti “pensionati”!!!

http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/02/20/news/ccc-133825772/

In una trentina hanno tentato l’assalto: dispersi dalle forze dell’ordine

di CARLOTTA ROCCI

20 febbraio 2016

Blitz antagonista con petardi al cantiere Tav di Chiomonte

Una foto d’archivio (lapresse)

Blitz No Tav al Cantiere di Chiomonte. Ieri sera una trentina di manifestanti, che avevano partecipato ad un apericena in valle,  si sono avvicinati  alle reti per lanciare petardi e fuochi d’artificio. Il lancio ha causato diversi piccoli incendi nel sottobosco che non hanno provocato grossi danni. Le forze dell’ordine hanno risposto con i lacrimogeni e gli idranti.I manifestanti, la maggior parte di area antagonista, si sono avvicinati alle reti che delimitano l’area strategica passando dietro al museo archeologico e alla cantina sociale, ormai ben distanti dalla zona di cantiere. L’azione di disturbo è durata poco e i manifestanti sono stati dispersi dall’intervento delle forze dell’ordine. Il lancio di fuochi d’artificio in direzione delle reti e delle forze dell’ordine schierate a difesa del cantiere, però, hanno causato piccoli incendi che per fortuna non si sono propagati e non hanno richiesto l’intervento dei vigili del fuoco.

Il Re degli sgambetti teme lo sgambetto

renzi
E’ un periodo che Renzuccio nostro si mostra nervosetto e si mette perfino a lanciare anatemi contro quella Ue a cui deve così  tanto. Sta riscoprendo il furore “euroscettico”a scoppio ritardato, poverino. Ricordate quando fu nominato da Napolitano facendo le scarpe a Letta jr?  (#hashtag: Enrico stai sereno), perpetrando il fratricidio? Strada facendo, si è fatto un bel po’ di nemici.  Pesta piedi di qua, pesta piedi di là, ora a quanto pare è venuto il suo turno. La sottoscritta non si è mai bevuta la commedia  del poliziotto buono e del poliziotto cattivo nella sua querelle con Juncker. Eppoi, diciamolo pure, Renzi ha eseguito fedelmente e pedissequamente  tutti i famosi “compiti a casa”, richiesti dalla Troika. L’unica divergenza può essere sulle sanzioni alla Russia, peraltro rientrate.
 
Arrivano carrettate di tasse sotto le più disparate sigle, continuano i suicidi ad opera di Equitalia,  si praticano tagli lineari su tutti i servizi di pubblica utilità, arrivano barconi di immigrati a gogò (“noi salviamo vite”, si è messo a gridare con enfasi), non mette in discussione Schengen, ma anzi, si permette perfino di tirare per la giacchetta quei paesi che praticano respingimenti ed erigono muri, e nella sua politica non si intravedono sostanziali motivi di dissenso dal diktat di Bruxelles.
 
Però è anche vero, che Draghi e la Troika sono i suoi burattinai di riferimento. E che il “pupo” Renzi è a loro che deve la sua nomina. Perciò se pretesti veri e propri per dargli il solito benservito anticipato del “unfit to lead” non ce ne sono, si possono sempre inventare. Dopotutto SUPERIOR STABAT LUPUS.
Loro l’hanno messo su e sempre loro possono buttarlo giù. Si tratta di vedere quando, come e perché gli taglieranno i fili. E quel giorno, purtroppo,  ci sarà poco da ridere perché ne metteranno in piedi un altro peggiore. Di sostituti, ne hanno a stoccaggio nei loro magazzini criminali.
 
Gira in questi giorni ilrumor” da parte di un giornale renziano doc. Il Foglio, secondo cui sarebbe in arrivo un benservito simile a quello che fece fuori Berlusconi nel 2011. Ecco in che modo:
 
Al terzo giorno di ribassi massicci sui titoli bancari italiani, gli analisti e le società di intermediazione mobiliare non mancano di considerare uno scenario che traccia un parallelismo tra l’aumento dello spread del 2011 che fu evento scatenante delle dimissioni del governo Berlusconi e l’odierno aumento del rischio bancario come detonatore per una destabilizzazione di Matteo Renzi.
Tra gli altri, anche all’interno di Mediobanca, prima banca d’affari italiana con sede a Milano e Londra, ci si interroga su tale ipotesi, soprattutto alla luce delle recenti schermaglie tra Roma e Bruxelles su molteplici fronti. Destabilizzare Renzi servirebbe, nell’ottica dei tecnocrati europei – dice qualcuno in Mediobanca – a costringerlo a richiedere aiuto all’Europa a fronte di precisi paletti.
 
ll candidato tecnico sostitutivo, però, ci sarebbe già ed è un altro bocconiano: il presidente dell’Inps Tito Boeri la cui idea di estendere il sistema contributivo a tutte le pensioni ex abrupto a Bruxelles e Berlino piace tantissimo (meno gradita la proposta di flessibilizzazione dell’uscita dal lavoro). Una manovra da 100 miliardi di risparmio per le casse dello Stato.L’obiettivo dei poteri forti del Vecchio Continente è chiaro: fare fuori un premier spendaccione che destabilizza la linea rigorista. Risalita dello spread e tonfi a ripetizione delle banche quotate a Piazza Affari non sono solo causati da un contesto macroeconomico negativo, ma potrebbe anche esservi un intento punitivo nei confronti del Paese. (fonte Il Giornale).
E, tuttavia, proprio le banche sarebbero la spia del malessere del renzismo. Prima la grana di Banca Etruria (dai potenziali conflitti di interessi del ministro Boschi al pasticcio dei rimborsi agli obbligazionisti) e ora quella della riforma del credito cooperativo.
 
Purtroppo non è possibile al riguardo praticare la teoria montanelliana del “turiamoci il naso”, come avveniva per la DC durante la Prima Repubblica, sgangherata finché si vuole,  ma ancora sovrana. Ovvero, teniamoci Renzi, perché poi se salta lui,  ne arriva uno peggio. Il “pupo” è un prodotto “a termine” tipico di questa logica, e in quanto tale, la sua durata a Palazzo Chigi la stabiliscono loro e solo loro. Loro l’hanno fatto e loro lo distruggeranno.
 
Rischio contemplato, caro Matteo. Le banche non hanno più alcun bisogno della democrazia e non perdono l’occasione per farcelo capire: da un “tecnico” Goldman Sachs chiamato per “distruggere la domanda interna”, ad un altro Aspen Institute, ad un terzo “ineletto”,  amico delle massonerie.
Pertanto, non puoi nemmeno appellarti al popolo “sovrano” che ti ha eletto, nel tentativo di  sottrarti agli sgambetti e rimanere in sella, o Matteuccio da Rignano. Quel popolo non c’è e non esiste, e tu  lo hai scavalcato accettando di nascosto come un ladruncolo,  una oscura “nomina”  di Palazzo.  Il gioco lo conosci e  tu ne fai parte.
E allora come disse il Grande Fiorentino…
 
Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui

Una cicatrice di 57 km lungo le nostre vite di Luca Mercalli

post — 18 febbraio 2013 at 17:38

di Luca Mercalli

C’era una volta il Granducato di Frecciagialla, nel quale tutti volevano essere più veloci degli altri, soprattutto quando si trattava di truffare e rubare. Un giorno un gruppo di notabili e relativi lacchè ideò un progetto, tanto assurdo quanto costoso: traforare la catena dei Monti Orinali, ma non nel punto più stretto, come avevano già fatto i loro antichi predecessori, bensì in quello più largo, in modo da spillare più denari dalle tasche dei sudditi. Tracciarono una riga di 57 chilometri sulla mappa e dissero: qui passerà una nuova ferrovia, percorsa da treni velocissimi, in grado di trasportare enormi quantità di merci e passeggeri, tutti immaginari, in quanto tanto la ferrovia quanto il tunnel sotto la catena degli Orinali c’erano già, e pure utilizzati molto al disotto della loro capacità.

Gli abitanti della val Durenzia, sorpresi da tanta stoltezza, si opposero, ricalcolarono le prestazioni eccellenti della ferrovia esistente, dimostrarono l’inutilità di quella nuova grande e costosissima opera, e lottarono vent’anni contro il folle progetto.    Ma il Granducato inviò milizie, sparò, bombardò, pagò alcuni giornali e fortificò la valle, finché gli abitanti, schiacciati dai carri armati dovettero desistere.

Venne il giorno dell’apertura del cantiere: fanfare, funzionari e pomposi discorsi celebrarono il progresso vincente sull’arretratezza dei popoli dei Monti Orinali. La gigantesca fresa iniziò lo scavo e la prima tranche dei finanziamenti internazionali tanto attesi venne erogata e subito sparì.

Ancora soldi, ne servono ancora! L’opera è irta di difficoltà! Grandi macchinari invasero la Val Durenzia, nubi di polvere amiantifera, fuliggine di motori, traffico di autotreni, scoppi di esplosivi, cumuli di de-triti devastarono la pace locale. È il progresso, signori, fate largo! da questo tunnel passeranno sviluppo, crescita, modernità, velocità, ricchezza e prosperità che si fermeranno nella stazione internazionale tutta cristalli e scintillii, costruita proprio qui, per voi, nel bel mezzo dei Monti Orinali! Progettata da architetti famosi, addirittura dall’Oriente! Suvvia, sgombrate, largo alla betoniera, avanti con i conci, forza con l’esplosivo!

Per qualche mese il cantiere procedette spedito e febbrile, poi iniziò a rallentare. Dove c’erano macchinari rombanti ne funzionava solo qualcuno, torme di operai giorno e notte si ridussero a un solo turno, domenica chiuso. Il prezzo dell’energia aumentava e così quello di cemento, rame, ferro, lubrificanti, pezzi di ricambio. Tempo dopo, una venuta d’acqua inarrestabile, proveniente dalla grande diga presente sopra il tunnel, causò vittime, fece lievitare i costi e ostacolò i lavori. La fresa rimase bloccata a causa del cedimento di una faglia. I finanziamenti internazionali si esaurirono e il Granducato aveva sempre maggiori difficoltà a garantire i servizi essenziali, chiudevano scuole e ospedali, crollavano monumenti, i treni normali erano al collasso, la gente in miseria rumoreggiava per le strade. L’ultimo luogo ancora in attività era proprio il cantiere del supertunnel sui Monti Orinali, per sostenere il quale erano state promulgate leggi speciali e tassazioni insostenibili. Molti anni mancavano ancora a bucare la montagna e tutti si chiedevano a cosa servisse, visto che anche sulla vecchia ferrovia ormai non passava quasi più nessuno.    Il progresso passava per le telecomunicazioni e quasi più nessuno viaggiava, per gli alti costi dell’energia, per i rischi climatici e anche perché era meno faticoso materializzarsi in ogni parte del mondo su uno schermo virtuale. Anche di merci ne circolavano meno: i costi delle materie prime erano alle stelle e tutti riciclavano e risparmiavano, acquistando il più possibile prodotti locali. Insomma, di quel tunnel indemoniato più nessuno sentiva l’esigenza.

Ma bisognava andare avanti. Ormai molti dei notabili che lo avevano ostinatamente imposto erano sotto terra, ma avevano lasciato in eredità un intrico di leggi e di cavilli a seguito dei quali la megamacchina procedeva senza controllo. Certo, il rame sempre più caro, il gasolio sempre più scarso, il cemento sempre più prezioso, rallentavano l’attività, ma il gigantesco cantiere, pur lento e stanco, non si fermava. La televisione ripeteva ossessivamente: vedrete, porterà lavoro, sviluppo, prosperità. Passarono altri anni e i grandi mezzi meccanici erano bloccati e arrugginiti. Le ortiche crescevano tra le baracche e un solo minatore con una carriola entrava e usciva dalla galleria con il suo carico di detriti. Infine anch’egli – malato di silicosi e senza salario – desistette, ma scolpì sulla roccia i nomi di coloro che con tanta ostinazione avevano promesso quell’opera salvifica. Intanto erano stati spesi tanti ducati quanti i pezzetti di roccia estratti dalla montagna. Tutto inutile. Il Granducato di Frecciagialla a causa dell’imponente debito era stato cancellato dalle carte geografiche e nessuno voleva più averci a che fare.

I cumuli di smarino avevano riempito il fondo della Val Durenzia come colline moreniche, e ogni volta che soffiava il vento dell’ovest liberavano nugoli di polvere amiantifera. I paesi furono abbandonati, la gente emigrò, e solo i più caparbi rimasero a saccheggiare quel che di ancora buono si poteva portar via dal cantiere: ferraglia, vecchie macchine, cavi elettrici. E quando non ci fu più nulla da portar via, non rimase che uno scuro antro e il vento a sibilare tra i rottami.

No Tav, ancora sui sentieri verso il cantiere. Lacrimogeni e idrante.

post — 20 febbraio 2016 at 12:31

Una settantina di persone si sono ritrovate ieri sera per il consueto appuntamento settimanale dell’ apericena ai cancelli di Chiomonte, una pratica che, di pari passo alle cene in Val Clarea, va avanti ormai da molti mesi.

Quello di ieri è stato un momento particolarmente movimentato. Dopo essersi riempiti la pancia, grazie al solito caratteristico lauto banchetto, un gruppo ha preso il sentiero delle vigne, mentre un altro è rimasto ai cancelli.

E’ chiaro come questi appuntamenti stiano diventando sempre più fastidiosi per chi comanda il cantiere, la risposta delle FF.OO non tarda infatti ad arrivare prima con il lancio di lacrimogeni e l’utilizzo dell’idrante nell’area archeologica e successivamente anche alla centrale in risposta alla battitura dei cancelli da parte dei no tav.

Da sottolineare come il primo obiettivo dell’idrante non fossero gli attivisti presenti, colpiti in un secondo momento, ma il tavolo con sopra il cibo, segnale anche questo di una spropositata agitazione da parte delle guardie a difesa del fortino, che prosegue poi con l’identificazione di alcuni manifestanti a margine dell’iniziativa.

Sarà che qui in Val di Susa la paura non è proprio di casa, ma reazioni come quella di ieri sera non ci fanno che scappare un sorriso e ci fanno dire ancora una volta ai signori a difesa del cantiere che la nostra determinazione non si fermerà certo a causa di due lacrimogeni e un po’ di acqua

Avanti no tav!

ARRESTO DI LAZZARO, FERRENTINO ATTACCA I 5 STELLE: “ANZICHÈ GIOIRE PER UN ARRESTO, SI OCCUPINO DEL FUTURO DELLA VAL SUSA”

http://www.valsusaoggi.it/arresto-di-lazzaro-ferrentino-attacca-i-5-stelle-anziche-gioire-per-un-arresto-si-occupino-del-futuro-della-val-susa/

ValsusaOggi

Giornale online indipendente – Diretto da Fabio Tanzilli – redazione@valsusaoggi.it

     02/19/2016  

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riceviamo da ANTONIO FERRENTINO (Consigliere regionale Pd)

Sul caso dell’imprenditore Lazzaro bisogna evitare strumentalizzazioni da tifosi; l’unica cosa che conta è l’operato della magistratura che va rispettato, sempre.

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Durante la mia attività amministrativa e politica in Val di Susa, ho dedicato molto tempo al tessuto produttivo della stessa, preoccupandomi di far crescere economicamente il territorio, cercando di creare le condizioni migliori per aumentare i posti di lavoro e migliorare il sistema produttivo.

Non ho mai favorito le singole persone o le singole attività, anzi, mi sono occupato di cose di cui nessuno mai aveva avuto “voglia” di occuparsi in precedenza, come ad esempio quando assieme al Senatore Stefano Esposito avevamo chiesto che la Sitaf procedesse con gare ad evidenza pubblica proprio per evitare possibili favoritismi.

I grillini avevano già condannato Lazzaro anni fa, quando aveva messo per la prima volta piede all’interno del Cantiere di Chiomonte, assieme a lui erano state condannate le maestranze, le forze dell’ordine e chiunque si occupava dell’opera TAV.

Detto ciò, anziché gioire per un arresto, farebbero meglio ad occuparsi maggiormente del futuro della Val di Susa e delle aziende in difficoltà che, evidentemente, non vivono di soli slogan. Manteniamo separate le vicende giudiziarie di un imprenditore dalla battaglia politica.

Quando c’è un’indagine, qualsiasi persona seria dovrebbe evitare di strumentalizzare l’accaduto contro gli avversari politici, bisogna avere rispetto e aspettare che le indagini in corso vengano concluse.

Purtroppo l’impegno che certi grillini impiegano nello scrivere comunicati è inversamente proporzionale all’impegno profuso alla ricerca di soluzioni capaci di migliorare la qualità della vita dei Piemontesi.

MANETTE A DUE IMPRENDITORI IN VALSUSA PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

Ferdinando Lazzaro e il cognato sono accusati di aver sottratto all’azienda Italcoge fallita 5 milioni di euro sottratti dai conti dell’azienda

18/02/2016

CLAUDIO LAUGERI
SUSA

Cinque milioni di euro sottratti dai conti dell’azienda, giocati persino al Casinò pur di poterli togliere dal patrimonio a disposizione dei creditori per il fallimento di Italcoge. Per questo la Guardia di finanza di Susa ha arrestato Ferdinando Lazzaro e il cognato Ignazio Farrauto, entrambi sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta. Oltre ai prelievi in contanti e alle giocate ai tavoli verdi, i due cognati avrebbero ideato un sistema di società utilizzate per gestire lavori e cantieri, sempre in modo da sottrarre fondi (dal 2007 al 2011) al patrimonio della società dichiarata fallita nel 2011.  

La Italcoge era già stata coinvolta nelle polemiche per il cantiere Tav di Chiomonte, attività principale dove aveva concentrato la propria attività.