TAV, PLANO SCRIVE A DEL RIO E FOIETTA: “AL TAVOLO NON SI DOVRÀ PARLARE DI COMPENSAZIONI E TRACCIATI. CHIEDIAMO CONFRONTO TECNICO SU OPZIONE ZERO” / ECCO IL TESTO INTEGRALE

Giornale online indipendente – Diretto da Fabio Tanzilli – redazione@valsusaoggi.it

   02/05/2016  

image

di SANDRO PLANO (Presidente Unione Montana, sindaco di Susa)

Nell’incontro del 28 ottobre tra il Ministro Graziano Delrio e i Sindaci dell’Unione Montana Valle Susa, il Commissario Paolo Foietta e il Presidente Sandro Plano sono stati congiuntamente incaricati di definire le modalità e il calendario di riunioni per discutere dei problemi connessi al progetto di questa infrastruttura. In tale occasione l’Unione Montana aveva espresso la necessità di una discussione libera, ovvero che comprendesse la cosiddetta “opzione zero”. Già in quella sede e in successive interviste il Commissario aveva affermato di avere mandato dal Governo per discutere esclusivamente sul “come” realizzare l’opera, atteggiamento che non ha facilitato l’avvio del tavolo di confronto.

Nel corso di successive riunioni degli Amministratori è emersa la necessità di riesaminare le ragioni che hanno portato all’avvio del progetto di una nuova linea ferroviaria. Il primo quaderno dell’Osservatorio aveva illustrato la situazione del trasporto tra la Francia e l’Italia e già in quel documento erano emersi dati che dimostravano l’inutilità dell’opera. Era un testo redatto nel periodo ante crisi e quindi molto datato.

Da allora la situazione economica del Paese è peggiorata, contestualmente è diminuita la necessità di trasporto di merci e passeggeri e non si scorgono, nel medio termine, scenari tali da giustificare un investimento così oneroso per le finanze dello Stato. Ribadendo la validità dell’opzione zero, si chiede un confronto tra tecnici, presieduto da una persona super partes, trasmesso in streaming.

In questo tavolo non si dovranno esaminare temi riguardanti compensazioni e tracciati, ma prima di qualsivoglia discussione si deve avviare un’operazione “verità” sulle effettive necessità del trasporto, sull’attualità del progetto e sulla sua sostenibilità economica.

Polonia nel mirino?

rivoluzione colorata in corso. Il governo contesta l’euro e la Ue, va abbattuto. Si certo, per la libertà di espressione che ovviamente vige in tutti gli altri paesi occidentali, soprattutto quelli filoeuropeisti no? Che caso che non avvengano mai quando i governi SALVANO LE BANCHE, Lì la cosiddetta società civile non SI MUOVE.
ah ECCO LA COLPA: HA PROMULGATO UNA LEGGE CHE TASSA LE BANCHE, si un governo euroscettico e di destra, ma come? La lotta contro le banche non era di sinistra (vedi caso Mps, Etruria etc?) Quando nell’europa delle banche (unica che esiste e che sarà mai concessa di esistere, le ciance sull’europa dei popoli è una stupida favoletta per far durare sto gioco per sempre)  SI METTE IN PERICOLO LE BANCHE ECCO CHE SCATTA L’ACCUSA DI PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA
 
LA DEMOCRAZIA ANCHE QUINDI, E’ UNO STRUMENTO INVENTATO AD USO E CONSUMO ESCLUSIVO DELLE BANCHE?!?!?!
 
polonia
Da Comedonchisciotte del 27-1-2016
 
Il 10 gennaio scorso in venti città polacche si sono tenute manifestazioni e cortei a favore della libertà di espressione e contro la controversa legge sui media appena promulgata dall’esecutivo di destra di Diritto e giustizia (PiS). Su invito del Comitato della difesa della democrazia (Kod), la cosiddetta espressione della società civile che in dicembre scorso ha difeso l’autonomia della Corte costituzionale e che pare abbia legami con l’Open Society di George Soros, la gente è scesa nelle strade di Varsavia, Cracovia, Danzica, Poznan, Lodz, Lublino, Breslavia, Kielce, Katowice e Rzeszow. A Cracovia l’esperto di media, professor Tomasz Goban Klas, ha detto ai 5mila presenti (un vero oceano) che il telecomando è il nuovo “simbolo di libertà, perché con il telecomando è possibile sconfiggere le tv del governo”, scegliendo i canali concorrenti (magari su CNN o Fox News) e cercando le vere notizie su internet (magari su Lercio).
“Ogni potere autoritario aspira ad avere il controllo sui media ma noi non lo permetteremo” ha dichiarato poi Jaroslaw Kurski, viceredattore del quotidiano Gazeta Wyborcza. Suo fratello, Jacek Kurski, ex vice-ministro della Cultura, il giorno prima era stato nominato dal PiS nuovo presidente della televisione polacca Tvp, mentre la giornalista e scrittrice Barbara Stanislawczyk è stata chiamata alla guida della Polskie Radio. Due fedelissimi del governo, occorre ammetterlo, tanto da scatenare le vibrate proteste delle organizzazioni nazionali e internazionali dei giornalisti e anche un allarme dalla sempre presente Unione europea.
 
Cosa ha fatto di diverso il governo polacco rispetto ai quelli italiani dal pentapartito in poi? Nulla, ha lottizzato l’informazione pubblica ma almeno ha avuto la decenza di fare una legge al riguardo, mentre qui da noi i giornalisti e i capi-struttura di viale Mazzini si pongono proni al potente di turno per loro scelta e senza bisogno di imposizioni. Certo, con Berlusconi sono stati meno zerbini del solito ma forse anche perché il Cavaliere poteva contare sull’altra metà del cielo mediatico per difendersi. Il problema non è la legge sul servizio pubblico e nemmeno quella che a dicembre ha portato sotto il potere del presidente la nomina dei giudici costituzionali: il problema è che in Polonia c’è un governo di destra che ammicca alle idee di Victor Orban. Insomma, la bandiera del pericolo fascista sta sventolando.
E le piazze si riempiono, i cortei sfilano con le bandiere polacche e quelle dell’Ue insieme: Bruxelles sta forse preparando una Maidan 2.0 in Polonia per scalzare un governo sgradito alle lobby e ai potentati? I fatti paiono dirci di sì. Mettiamoli in fila. Tre giorni dopo le manifestazioni, il 13 gennaio, un primo screzio diplomatico si è tenuto tra il ministro della Giustizia polacco, Zbigniew Ziobro e il Commissario europeo, Gunther Oettinger: il primo, in una lettera al vetriolo, ricordava come già una volta nella storia i tedeschi avessero deciso di supervisionare la Polonia e lo invitava a guardare in casa propria riguardo alla tematica della libertà di stampa, riferendosi al silenzio mediatico rispetto ai fatti di Colonia a Capodanno. […]
 
Ma c’è di più e di peggio. Perché dopo lo scontro, il vice-presidente della Commissione Europa, Frans Timmermans, ha inviato alle autorità polacche due lettere con richieste di chiarimenti e informazioni. Come dire, uno Stato sovrano con un governo eletto democraticamente attraverso libere elezioni deve comunque rendere conto al Grande Fratello comunitario. Lo stesso ministro, Zbigniew Ziobro, si definì “basito” per la richiesta giunta da Bruxelles, salvo diventare furibondo quando con poche ore di ritardo arrivò la notizia in base alla quale la Commissione Europea aveva aperto un’indagine senza precedenti riguardo la nuova legislazione polacca e sui rischi che questa infranga le regole della democrazia.
E l’Ue può farlo, poiché sotto il cosiddetto meccanismo della “rule of law”, Bruxelles può imporre a un Paese membro di cambiare qualsiasi misure presa se questa pone un minaccia sistemica ai valori fondamentali dell’Unione. E la faccenda è seria, perché in base al meccanismo introdotto nel 2014, dopo che la Commissione ha offerto un’opinione e poi dato una raccomandazione sui tempi in cui un Paese deve agire, se questo non lo fa scatta l’articolo 7 del Trattato di Lisbona che prevede la sospensione del diritto di voto nel Consiglio Europeo.
 
Insomma, guerra. Ma si sa, la politica arriva fino a un certo punto. Per inviare i messaggi in maniera chiara serve altro. Detto fatto, due giorni dopo, il 15 gennaio, Standard&Poor’s a sorpresa abbassa il rating polacco da A- a BBB+ con outlook negativo e sapete con quale motivazione? “Indebolimento delle istituzioni”. Insomma, il primo caso di palese downgrade politico! 
 
Nel report, infatti, non si parla affatto di problemi economici – e basta vedere lo stato di salute della Polonia per capire come mai – o di solvibilità dello Stato ma unicamente di clima politico nel Paese che appare sfavorevole soprattutto per i settori bancario e finanziario. E chi è stato l’analista a compiere questo vero e proprio golpe? Il tedesco Felix Winnekens, specialista in questioni legate all’Europa centrale. Che caso.
Ora, al netto che mi piacerebbe sapere come la legge sulla Corte costituzionale o sui media pubblici possa influenzare lo spread polacco e che farei notare a Standard&Poor’s che la Polonia vanta per la prima volta nella storia recente un surplus di commercio estero (forse lo zloty debole che favorisce l’export e sfavorisce l’import di beni tedeschi dà fastidio a Berlino), occorre sottolineare come ormai la decenza sia sepolta. Sapete cosa aveva firmato poche ore prima del downgrade il presidente polacco, Andrzej Duda? Una legge sulla tassazione bancaria in base alla quale dal prossimo febbraio sarà obbligatorio per banche, compagnie assicurative e altre istituzioni finanziarie fornire un contributo al budget nazionale con lo 0,44% del valore dei loro assets. E sapete cosa aveva approvato nella mattinata di quello stesso giorno il presidente Duda? 
 
Una bozza di legge in base alla quale si tutelavano i cittadini che avevano contratto prestiti e mutui in franchi svizzeri, pratica molto diffusa ad Est e che ora erano in difficoltà finanziaria dopo l’addio al peg con l’euro. Eh beh, direi che un downgrade dopo poche ore è davvero sintomo di professionalità e fedeltà verso i padroncini da parte di Standard&Poor’s.
 
Insomma, all’Europa non sono andate giù le due vittorie del PiS alle presidenziali e alle politiche dello scorso anno e quindi comincia ad agire. Ma anche agli Usa non piace l’andazzo che circola a Varsavia, tanto più che la Polonia è membro Nato e i suoi confini sono strategici per i dispiegamento di mezzi e truppe in quello che l’Alleanza Atlantica intende trasformare in progetto duraturo: ovvero, basi di sicurezza fisse nate dalle ceneri di quelle emergenziali in chiave anti-russa proprio durante la crisi ucraina. E se la CNN, ad esempio, sta facendo un lavoro egregio nel dipingere l’esecutivo polacco come un covo di pericolosi fascisti, tutta la vecchia nomenklatura politica spazzata via dalla vittoria del PiS sta organizzando le manifestazioni di piazza, quasi una prova generale di quella che potrebbe diventare l’ennesima primavera a colori finanziata da Dipartimento di Stato Usa e fiancheggiata dalle lungimiranti autorità europee.
Come spiegare altrimenti il fatto che poco prima delle elezioni parlamentari dello scorso ottobre, sia saltata fuori dal nulla una nuova formazione politica, Nowoczesna (Partito moderno), guidata guarda caso da un ex economista della Banca Mondiale, Ryszard Petru e che abbia preso il 7,5% e 28 seggi in Parlamento praticamente in poche settimane di campagna elettorale? Il tutto con enormi disponibilità economiche e il supporto quasi unanime dei media: insomma, o abbiamo a che fare con un genio del marketing politico o con l’ennesimo pupazzo cui tirano i fili filantropi alla George Soros. Non so perché ma propendo per la seconda ipotesi, visto che in Polonia l’esercito dei trombati a causa della vittoria del PiS comprende i servizi speciali e molti oligarchi, per i quali il denaro non è un problema, così come l’organizzazione dal nulla di manifestazioni di massa e proteste varie. L’uomo delle provvidenze, con solidi legami con il mondo bancario, salta fuori all’improvviso e noi dovremmo credere alla versione polacca dell’american dream. Fossi il governo di Varsavia starei molto attento, visto che al porto di Danzica arrivano i tanker che portano il petrolio saudita a sconto in Europa nell’ambito della strategia di Ryad di rubare quote di mercato alla Russia. Se dovesse succedere qualcosa, sarebbe quasi un capolavoro: mandare un segnale a Varsavia e contemporaneamente additare come principale, possibile responsabile Vladimir Putin. Ecco l’Europa dei diritti, quella che coccola i migranti e vuole abbattere governi democraticamente eletti ma scomodi. Volevamo l’inferno, l’abbiamo trovato.
di Mauro Bottarelli – 01/02/2016
Fonte: Comedonchisciotte
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

Sosteniamo Mario, Il Barbiere notav!

post — 5 febbraio 2016 at 10:14

mario-vetrinaL’appuntamento è Lunedì 8 febbraio alle ore 14 a Bussoleno davanti al negozio di Mario, il barbiere del paese, l’invito è a partecipare numerosi.

Mario lo conosciamo tutti, è il barbiere arrestato nel 2012 e protagonista con gli altri 53 no tav del processone chiusosi lo scorso anno. Ma lunedì ci troveremo davanti al suo negozio, in piazza della stazione per parlare di un’altra ingiustizia che lo ha colpito, nel 2013.

Proprio a giugno durante l’inizio del maxi processo arriva la guardia di finanza. Un semplice controllo dicono, nella realtà gli uomini in grigio iniziano a cercare un appiglio, una qualsiasi balla a cui attaccarsi, alla fine saranno le lamette, contate e ricontate a portare virtù “…qui non ci siamo troppe lamette e poche ricevute…”. Ebbene sì, troppe lamette acquistate non corrisponderebbero al numero di clienti dichiarato dal barbè e così inizia il balletto dei verbali e degli interrogatori. Per farla breve è arrivata la chiusura della pratica, accertamento fiscale eseguito dalla guardia di finanza per conto dell’agenzia delle entrate ai danni di Nucera Mario barbiere, titolare e lavoratore unico della sua attività, 16.000 euro di multa più le sanzioni ancora da comminare, convocazione presso gli uffici ecc.

Lunedì ne parleremo direttamente con lui, per raccontare una storia anomala, unica nel paese (non si ha traccia di altri accertamenti fiscali di così ampia fantasia per non scivolare nel volgare) che sa più di ritorsione contro un  no tav che di altro.

Il Senatore Stefano Esposito (PD) condannato – ecco la sentenza

dal sito notavtorino.org:

Sen (Pd) Esposito: nuova condanna

La nuova sentenza del tribunale civile di Torino è del 2 Febbraio: colpevole di diffamazione nei confronti di Livio Pepino, ex magistrato oggi presidente del Controsservatorio Valsusa, autore con Marco Revelli del libro “Non solo un treno… La democrazia alla prova della Valsusa”. 

Nell’estate del 2012 Esposito, all’uscita del libro, si lasciò andare a quelle che oggi vengono riconosciute come dichiarazioni diffamanti, in maniera particolarmente odiosa, attraverso un attacco al figlio di Livio Pepino basato su affermazioni totalmente infondate

Esposito deve pagare 17.500 euro, che si aggiungono agli altri oltre 20.000 per analoga condanna subita il 26 Novembre 2015, di cui sono state rese note in questi giorni le motivazioni. 

Il conto delle sue parole in libertà sale…

Livio Pepino autorizza a pubblicare la lettera che scrisse a “La Stampa” e un piccolo estratto della sentenza, le riporto qui di seguito

6 luglio 2012 lettera di Livio Pepino alla stampa

Caro direttore,

involontariamente ho riempito, in questi giorni, la cronaca cittadina e non intendo, ora, abusare della sua ospitalità.

Mi limito dunque a due flash: a tutela non della mia immagine, che non ha nulla da temere dai falsi del signor Esposito, ma del minimo etico che dovrebbe caratterizzare le relazioni tra le persone e nella politica.

Comincio col ringraziarla per aver pubblicato “notizie” che circolavano da tempo nel sottobosco di politici di second’ordine e di sedicenti agenzie di stampa a fini di ricatto: il mio silenzio sulla questione Tav in cambio della non divulgazione di “notizie” riguardanti un presunto “addestramento alla guerriglia” (sic!) di mio figlio in campi del Kurdistan.

Che si tratti di notizie del tutto false risulta dallo stesso sito che il sig. Esposito invita a consultare a conferma (dove si leggono idee, analisi, dichiarazioni e nulla di più), così come totalmente falsa è l’affermazione del sig. Esposito secondo cui mio figlio sarebbe colpito da alcune delle misure cautelari da me criticate.

In attesa che siano i giudici, da me richiesti, a dire chi mente e chi dice la verità, credo sia bene che l’opinione pubblica sappia.

E tuttavia non nascondo una profonda amarezza. Non per me, ma per il metodo seguito e per alcuni atteggiamenti che lo hanno accompagnato.

Il metodo di colpire i padri attraverso i figli o i figli attraverso i padri ricorda sinistramente lo stalinismo e supera quello che, nel nostro Paese, è stato chiamato il “metodo Boffo”.

Per questo fa male che i responsabili della forza politica di cui il sig. Esposito fa parte – che pure ha, proprio a Torino, tradizioni di grande moralità e trasparenza – non abbiano sentito il dovere di prendere le distanze.

Pazienza, anche se la democrazia si nutre di rigore morale e di rispetto delle persone.

Inutile aggiungere che non mi lascerò intimidire e moltiplicherò il mio impegno nel sostenere le ragioni del No al Tav.

Cordialmente

livio pepino

 

2 febbraio 2016

Tribunale Torino, 4^ sezione civile, 2 febbraio 2016, Pepino c. Esposito

estratto

La presente controversia è stata radicata dal dott. Livio Pepino, il quale ha lamentato la lesione della propria immagine di cittadino, magistrato esponente di spicco dell’Associazione Magistratura Democratica, derivata dalla pubblicazione sul quotidiano on-line “lospiffero.com” in data 3.7.12 di un articolo dal titolo «Figlio di giudice si addestra col PKK” e nel quale l’autore, evidenziava che «l’erede ha momentaneamente abbandonato il campo di battaglia valsusino per le montagne del Kurdistan, dove ha raggiunto i guerriglieri del PKK».

Il contenuto del testo pubblicato eccede il legittimo esercizio del diritto di critica ‒ ed integra perciò condotta illecita ‒ non solo per difetto della prova circa la veridicità delle circostanze e caratteristiche ivi riferite sul figlio, ma ancor prima e soprattutto per difetto di quelle ulteriori condizioni di pertinenza e continenza richieste per la legittimità del contenuto della notizia – il viaggio di Pepino Daniele, accostato alle critiche rivolte dall’on. Esposito alle opinioni del dr. Livio Pepino ‒ e delle modalità di esercizio della critica stessa nei confronti di quest’ultimo.

Le connotazioni negative riferite alle convinzioni ed all’attività del figlio che corredano la notizia si palesano invero chiaramente strumentali a sminuire la credibilità e l’autorevolezza delle opinioni contrarie ripetutamente e pubblicamente espresse dal padre sulla TAV; e detto legame strumentale è ampiamente sufficiente a far ritenere sussistente in capo al dr. Pepino non solo la legittimazione attiva ma anche il suo interesse ad agire al fine di far accertare il contenuto diffamatorio dell’articolo nei propri confronti.

La Suprema Corte ha avuto modo ancora recentemente di ribadire come «in tema di azione di risarcimento dei danni da diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca soggiace al limite della continenza, che comporta moderazione, misura, proporzione nelle modalità espressive, le quali non devono trascendere in attacchi personali diretti a colpire l’altrui dignità morale e professionale, con riferimento non solo al contenuto dell’articolo, ma all’intero contesto espressivo in cui l’articolo è inserito, compresi titoli, sottotitoli, presentazione grafica, fotografie, trattandosi di elementi tutti che rendono esplicito, nell’immediatezza della rappresentazione e della percezione visiva, il significato di un articolo, e quindi idonei, di per sé, a fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi» (così Cass. Sez. 3, n. 25739 del 05/12/2014). Tanto più ‒ si vuole qui evidenziare ‒ allorché le critiche si estrinsechino in attacchi per cosi dire trasversali, riguardino cioè non direttamente la figura del contraddittore preso di mira – il dr. Livio Pepino, al quale è indirizzato nell’articolo l’omaggio (non privo di una certo qual carattere di untuosità) di «alfiere della non violenza» ‒ bensì quella di un appartenente allo stretto suo nucleo famigliare, con il neppur troppo celato intento di colpire sul piano mediatico il primo. Con una logica che, lungi dal costituire leale confronto di posizioni diverse, evoca fantasmi di inquietante allusività caratteristica di avvertimenti trasversali tipici di situazioni ai limiti della legalità.

Quale interesse pubblico può ravvisarsi nell’accostamento tra la personalità e la figura di un ex magistrato di pubblica notorietà e che ha rivestito importanti ruoli in ambito locale e nazionale ‒ che ha ripetutamente e pubblicamente preso posizione avverso la realizzazione di un’opera pubblica, la costruzione dell’alta velocità in Valle di Susa, su cui si è così profondamente divisa l’opinione pubblica locale e nazionale – e le presunte vicende personali del di lui figlio? Con l’effetto, evidente e certamente prevedibile da parte dell’autore, di suscitare nel lettore la percezione di una sorta di alleanza familistica che accomuna il primo al figlio su un terreno latamente trasgressivo, e riconduce ad un unico filtro ‒ di pretesa illiceità ‒ le opinioni avverse di entrambi in ordine alla realizzazione della TAV.

La pubblicazione della nota ripresa dal sito dell’on. Stefano Esposito si rivela lesiva dell’onore e della reputazione del dr. Livio Pepino, e quindi illecita e produttiva di danno alla sua immagine, anche perché contenente notizie che sono rimaste in questa sede del tutto prive di fondamento. Nessun elemento di prova è stato fornito in questa sede del fatto che Daniele Pepino si sia recato in Kurdistan «per migliorare alla scuola del PKK lo studio di tecniche di guerriglia e approfondire il concetto di guerra civile totale». La totale assenza di prova in ordine alla veridicità delle gravi accuse che formano il nucleo di quanto affermato (invero con stupefacente disinvoltura) nelle dichiarazioni dell’Esposito riprese sull’articolo pubblicato on line da “Lo Spiffero”, costituisce l’ultima, ma non meno importante, ragione per ritenere diffamatorio il contenuto della notizia ed addivenire per tale motivo a declaratoria di responsabilità dei convenuti per lesione dell’onore e dell’immagine del dr. Livio Pepino.

Per questi motivi

Il Tribunale di Torino,

condanna il convenuto on. Stefano Esposito al pagamento in favore dell’attore Livio dott. Pepino a titolo di risarcimento danni della somma di euro 15.000,00, oltre interessi legali da oggi al soddisfo, e della ulteriore somma di euro 2.500,00 ai sensi dell’art. 12 legge n. 47 del 1948. 

LUC MICHEL ON THE BURUNDI CRISIS ON ‘THERWANDAN. COM’ :

 

LIKE SYRIA, BURUNDI IS A WAR-THEATER BETWEEN THE CHINA/RUSSIA AXIS AND US/EU AXIS”

PANAFRICOM/ 2016 02 04/

PANAF - BURUNDI lm sur Therwandan (2016 02 04) FR

Excerpts :

“It didn’t come as a surprise when Luc Michel, today, accused the US and Belgium, of fuelling the Burundian conflict.”

“Syria is not alone. Deep down in the center of sub-Saharan Africa, Burundi is Middle East’s Syria. Burundi’s pre and post election political maneuvers, violence, attempted coups, are a result of this bipolar fight for global supremacy. Nowhere can it better be illustrated than in the UNSC when Russia and China protected President Nkurunziza against the wrath of the US and EU allies. What lies at the center is not only resource war (control of Burundi’s Nickel and Eastern DRC), but political leverage. Since day one, through Rwanda, US and her allies have allegedly committed acts aimed to bring Nkurunziza’s government to its knees.”

* Full article on :

http://www.therwandan.com/blog/like-syria-burundi-is-a-war-theater-between-the-chinarussia-axis-and-useu-axis/

PANAFRICOM

PANAFRIcan action and support COMmittees /

https://www.facebook.com/panafricom

https://vimeo.com/panafricomtv

______________________

* Soutenez le Nouveau Panafricanisme en action !

Aller LIKER la Page de nos réseaux …

https://www.facebook.com/panafricom

NEOCOLONIALISME/ DES TROUPES BELGES AU BURUNDI ?!

# PANAFRICOM/ DE L’INGERENCE A L’INVASION ETRANGERE ? NON AU RETOUR DU CRIMINEL COLONIALISME BELGE AU BURUNDI !

Luc MICHEL pour PANAFRICOM/

Avec Burundi24 – France24/ 2016 02 05/

PANAF - BURUNDI troupes belges (2016 02 05) FR

Les néocolonialistes çà ose tout. C’est à cà qu’on les reconnaît. Voici le ministre Reynders, une sorte de Fabius belgicain, issu du parti libéral MR englué dans les affaires de corruption africaine, qui propose sur FRANCE24 une intervention des troupes belges, toujours partantes pour toutes les aventures coloniales depuis le sanglant roi Léopold II, le bourreau génocidaire du Congo, au Burundi. Vu le passif de la Belgique, ex mandataire coloniale, dans ce pays c’est indécent !

* Sur le rôle de la Belgique (Gouvernement et Cour)

dans les génocides du Burundi et du Rwanda, écouter l’analyse de Luc MICHEL :

LUC MICHEL SUR ‘LA VOIX DELA RUSSIE’: 20 ANS DE CRISE DANS LES GRANDS-LACS

https://vimeo.com/91858591

« LA BELGIQUE PRETE A PARTICIPER A UNE FORCE D’INTERVENTION AU BURUNDI » (FRANCE24)

Sur France24 ce 3 février, le ministre des Affaires étrangères Reynders annonce que la Belgique est « prête à participer à une force d’intervention au Burundi ». Le média atlantiste appuie ces déclarations d’un reportage apocalyptique sur la capitale du Burundi où « de nouvelles attaques à la grenade ont fait au moins un mort à Bujumbura »..

LA BELGIQUE RETROUVE SON VIEUX COMPLICE RWANDAIS …

Face au Burundi, Bruxelles retrouves son vieux complice Kagame. Le soutien du régime Kagame à ceux qui veulent renverser Nkurunziza et son système n’est en effet qu’un secret de polichinelle. Paul Kagame, l’homme fort de Kigali, qui vient lui de modifier la constitution pour s’éterniser au pouvoir, vient de faire une déclaration sur la situation au Burundi. Sans surprise, et en écho au ministre belge, il annonce que « le président Nkurunziza s’est enfermé dans une tour et laisse ses escadrons de la mort perpétrer un génocide! » Il réitère sa « disponibilité à arrêter le génocide » et « demande ainsi le feu vert de la communauté internationale! »

Les hérauts de l’insurrection, traîtres burundais qui exploitent les réseaux sociaux et des radios installées au Rwanda, soutiennent ces demandes d’intervention étrangère. Après avoir organisé la « révolution de couleur » du printemps 2015 dans quelques quartiers de Bujumbura, ce que la presse d’Etat russe a nommé « le maidan burundais » et soutenu le putsch avorté de mai 2015 ;

* Lire sur la sale politique belge dans la région des Grands-Lacs :

Luc MICHEL, GEOPOLITIQUE & IDEOLOGIES / DU GENOCIDE RWANDAIS AU MILLIONS DE MORTS DU CONGO : MANIPULATIONS ET RESPONSABILITES OCCIDENTALES

http://www.lucmichel.net/2014/04/05/eode-think-tank-geopolitique-ideologies-du-genocide-rwandais-au-millions-de-morts-du-congo-manipulations-et-responsabilites-occidentales/

LM / PANAFRICOM

PANAFRIcan action and support COMmittees /

https://www.facebook.com/panafricom

https://vimeo.com/panafricomtv

______________________

* Soutenez le Nouveau Panafricanisme en action !

Aller LIKER la Page de nos réseaux …

https://www.facebook.com/panafricom