Suicidi, licenziamenti, furti per sopravvivere questa è l’Italia tanto cara alla società civile

Susseguono nell’indifferenza mediatica, nel disprezzo dei moralmente superiori le persone che si tolgono la vita o commettono stragi familiari perché disoccupati da lungo tempo, pensionati costretti a rubare un tozzo di pane, licenziati che perdono casa e famiglia, donne licenziate perché incinta, si sa, la famiglia da proprio sui nervi nella società civile devota al capitalismo ed ai bimbi-merce.

PER LORO DIRITTI NON CE NE SONO, NESSUNO MARCIA PER IL REDDITO DI CITTADINANZA, NESSUNO PER PENSIONI DIGNITOSE.
I diritti li decide la società civile quali sono, che provvede anche a distrarre le masse dirottandole sulla caccia alle streghe di gruppi che non sono loro allineati rei di non adeguarsi al pensiero unico da loro imposto
Genova: Riceve due cartelle Equitalia, 50enne si suicida lanciandosi da un ponte
feb 2, 2016
Tragico episodio nel levante genovese, dove un uomo si è ucciso dopo aver ricevuto due cartelle delle tasse. La vittima è un ex tappezziere di 50 anni, disoccupato, che si è gettato nel vuoto dopo aver ricevuto due cartelle esattoriali di Equitalia da diverse migliaia di euro.
Ieri pomeriggio intorno alle 15 l’uomo ha parcheggiato la sua auto sul ponte di corso Europa sul il torrente Sturla e si è lanciato nel vuoto. Alcuni passanti hanno dato l’allarme. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il 118 e i vigili del fuoco.
La vittima lascia la moglie e una figlia di 9 anni. I carabinieri si occupano delle indagini: in base alle prime ricostruzioni il 50enne avrebbe accumulato il debito negli anni a causa delle difficoltà incontrate sul lavoro a causa di una malattia invalidante. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le cartelle esattoriali, arrivate pare in base agli studi di settore, secondo cui il tappezziere avrebbe dovuto guadagnare molto di più di quanto dichiarava.
Nel 2012 si era verificato un caso analogo a Rivarolo.
Dolianova: Sotto sfratto, bracciante agricolo 52enne si suicida con un colpo di fucile
Dramma della disperazione a Dolianova. Ettore Corda, 52 anni, bracciante agricolo, ha deciso di togliersi la vita sparandosi al volto con un fucile da caccia. Si ipotizza che la causa del gesto possa essere legata a motivazioni familiari. L’uomo si era separato da poco dalla convivente e pare fosse sotto sfratto. Corda lascia un figlio appena maggiorenne. Sono in corso le indagini da parte dei Carabinieri.
Fabriano: Imprenditore si suicida in garage con i gas di scarico
Si è tolto la vita nel garage di sua proprietà in via Brodolini intossicato dal monossido di carbonio.
Prima di suicidarsi avrebbe chiuso la porta d’ingresso e acceso la macchina: i familiari lo hanno ritrovato nel garage ormai primo di vita. Se ne è andato così un uomo di 75 anni, imprenditore fabrianese conosciuto da molti in città. Il gesto estremo oggi pomeriggio intorno alle ore 18.
Sul posto i sanitari del 118 che hanno cercato a lungo di rianimarlo e una pattuglia dei carabinieri della compagnia di Fabriano che indagano.
Pavia: Ausiliaria incinta licenziata all’ospedale dopo 10 anni di precariato
E’ incinta e viene licenziata dopo dieci anni da precaria all’ospedale di Voghera, senza alcuna spiegazione nè da parte dall’azienda (ora Asst), nè dalla cooperativa Oasi Lavoro che l’aveva assunta. Al centro del caso, un’operatrice socio-sanitaria di quarant’anni, alla prima gravidanza: la Cgil, il sindacato a cui la donna è iscritta e delegata di base (circostanza che alimenta ulteriori sospetti), considera «gravissima» la vicenda e ha già impugnato il licenziamento, avviando la causa destinata a concludersi in tribunale se non subentrerà prima un accordo bonario tra le parti. «Abbiamo chiesto sia all’azienda che alla coop di motivare il provvedimento, ma finora non abbiamo ottenuto risposte», spiega Lorena Bini, la sindacalista che segue la vertenza dei precari con il collega Oreste Negrini. «Siamo di fronte a un vero e proprio licenziamento in bianco – attacca Negrini – una misura ingiustificata e ingiustificabile presa nei confronti di una persona che opera da un decennio in uno dei reparti più importanti dell’ospedale civile, che ha accumulato notevole esperienza ed è benvoluta da tutti». Oltre alla 40enne in dolce attesa, anche un’ausiliaria dell’ospedale di Varzi ha perso il lavoro: i loro nomi non figurano nell’elenco dei 120 precari i cui contratti (che scadevano proprio oggi) sono stati prolungati di alcuni mesi. Ma anche su questo fronte le organizzazioni sindacali non ci vedono chiaro. Nel mirino le diverse scadenze contrattuali: per 13 operatori la proroga arriva fino al 30 giugno, per gli altri a fine agosto. «Non si capiscono le ragioni di questa diversità di trattamento – sottolinea Negrini – sembra quasi che ci siano precari di serie A e precari di serie B. In queste condizioni di totale incertezza sul futuro, mi chiedo come si possa pretendere dai lavoratori che agiscano con serenità». Il ricorso a una proroga dopo l’altra è legato anche al braccio di ferro sull’appalto tra Oasi e Temporary, l’agenzia che si è rivolta al Tar dopo avere perso la gara per la gestione del lavoro interinale negli ospedali: la causa si è conclusa a metà dicembre ma la sentenza ancora non è stata resa nota e quindi si continua a guadagnare tempo.
Mira: Alla Zeolite scattano 38 licenziamenti
Licenziamento collettivo per tutti e 38 i dipendenti della Zeolite srl di Mira. Si è conclusa nel peggiore dei modi ieri pomeriggio la vertenza Zeolite negli ex uffici della Provincia di Venezia. Gli operai per protesta fuori dalla sede in via Forte Marghera hanno organizzato dei picchetti dimostrativi che però non sono serviti. L’azienda si trova all’interno dell’area Benckiser e produce zeolite (un alluminio silicato cristallino, polimeri e silicati solubili) e si trova all’interno dell’area Benckiser. La situazione quest’anno si è complicata a causa di un contenzioso con la Reckitt sulla gestione delle utenze comuni.
Ora per ripartire i 38 lavoratori che erano in organico, in cassa integrazione straordinaria, speravano che venisse accolto il piano di separazione delle acque, piano che la stessa Zeolite si diceva disponibile ad illustrare al Ministero dello Sviluppo economico entro qualche settimana. Un piano però hanno fatto capire alla Reckitt Benckiser, che l’azienda non aveva mai comunicato ufficialmente.
Ieri di fatto all’ex Provincia la richiesta di avvio della di mobilità.
«L’azienda- spiega Davide Stoppa per la Filctem Cgil – pur non avendo smentito l’ intenzione di tentare il percorso per riaprire le attività industriali, ha chiesto alle organizzazioni sindacali di aprire la procedura di licenziamento collettivo per tutti, facendo capire di non credere al progetto che potrebbe ridare speranza ai lavoratori. È chiaro come questa richiesta vada in netto contrasto con le affermazioni fatte da Zeolite relative alla volontà di riaprire l’attività. Ricordiamo che i costi dei servizi comuni sono stati la causa delle vertenze che ancora oggi vi sono tra le due società e che l’autonomia di Zeolite da Reckitt Benckiser darebbe la soluzione alla vertenza. Abbiamo sottolineato come sia inaccettabile non aver rispettato gli accordi presi a settembre sull’apertura della mobilità volontaria, unico strumento per aiutare i lavoratori a trovare aziende interessate ad assumerle per beneficiare degli sgravi».
Ma non solo: «Abbiamo chiesto in modo forte – spiega la Filctem – che l’azienda non continui a dare false speranze ma ad essere chiara nei confronti del futuro dei 38 dipendenti oggi a casa in cassa integrazione e da settembre licenziati». L’incontro si è chiuso con la decisione aziendale di aprire una procedura di mobilità sia volontaria che di licenziamento collettivo. La Cgil però non perde la speranza anche se ormai è ridotta al lumicino. «Come Cgil – conclude Stoppa – riteniamo fondamentale perseguire tutti i percorsi anche attraverso nuovi incontri istituzionali nazionali per salvare i posti di lavoro prima di arrivare ad accordi sui licenziamenti».
Alessandro Abbadir
Fonte nuovavenezia
Bolzano: Clochard-operaio morto di freddo sotto i cartoni, aveva perso il lavoro e la famiglia
Da solo, coperto solo dai cartoni che utilizzava come rifugio di fortuna. È morto così Cesare Murroni, 57 anni, ritrovato ieri mattina in via Alto Adige nell’angolo che una volta ospitava l’ingresso alla zona ristorante dell’Hotel Alpi. Ed è stato proprio un operatore della mensa Clab – dove Cesare lavorava da cinque anni come tuttofare – a trovare il suo corpo privo di vita. Il senzatetto era immobile a terra da diverse ore. La prima analisi medica ha escluso qualsiasi tipo di violenza. Il decesso sarebbe legato a un malore e alle precarie condizioni di vita di Murroni. Non si può escludere che tra le cause scatenanti ci sia il freddo notturno che è andato ad aggravare alcuni mali di cui soffriva la vittima. Cesare nato nel 1959, era originario della Sardegna, lavorava alla mensa Clab da cinque anni, ma non aveva fissa dimora. Molti anni fa aveva perso il lavoro da operaio, e la sua vita aveva preso una brutta china che lo aveva portato ad allontanarsi dalla famiglia. I servizi sociali stavano cercando di trovargli una sistemazione, proprio in settimana avrebbe appuntamento per vedere un alloggio. Era un grande lavoratore – dice Sante Giandon, presidente della mensa Clab, dove Cesare lavorava da 5 anni – era stato assunto e guadagnava anche bene, faceva anche gli straordinari». Nemmeno il giorno di Natale si era fermato Cesare Murroni. Aveva consegnato i pranzo di Natale ai centri profughi e poi forse lo aveva passato da solo. Perché così viveva, solo, anche se una famiglia ce l’aveva ma se ne era separato, forse a causa di difficoltà economiche. I figli, però, di tanto in tanto continuava a vederli, venivano a trovarlo a lavoro: «Venivano dei ragazzi – ricorda Giandon – ma del suo privato lui non parlava, era riservato, e anche con gli altri era silenzioso e rispettoso, mai una parola fuori posto, era una persona intelligente, anche se viveva, si capiva, un momento di difficoltà: aveva il problema del bere e non si adattava a vivere e dormire con altre persone, forse per questo si era ritrovato a dormire per strada. So che per lui si erano attivati i servizi sociali e che ogni tanto andava a vedere con loro qualche sistemazione ma per qualche ragione non andava bene. Proprio questa settimana avrebbe dovuto vedere un alloggio, ma non ha fatto in tempo».
A trovarlo ieri mattina proprio un collega, con cui Cesare faceva il servizio. «L’ho visto – dice Giandon – sotto a due cartoni, è stato bruttissimo, un vero colpo per tutti noi». Alla mensa Clab, punto di riferimento per tanti anziani che vivono situazioni di solitudine e in alcuni casi anche di indigenza, Cesare era di casa: «Domenica non era venuto, pensavamo che stesse poco bene, ogni tanto mi diceva che non si sentiva bene e allora lo spostavo, cercavo di fargli fare dei lavori poco pesanti. Forse a pensarci bene, era già morto, qualcuno dice di aver notato il suo corpo privo di vita già dal pomeriggio di due giorni fa». Adesso nei prossimi giorni, sarà fatta luce sulle cause del decesso, ma una cosa è certa, Cesare non aveva mollato, voleva rimettersi in sella, lavorava e aiutava gli altri, forse a lasciarlo solo ci si è messa anche la sua salute, intaccata dai patimenti e le difficoltà.
Fonte altoadige
Padova: 80enne ruba generi alimentari da un supermarket, denunciato
Ha rubato alcuni prodotti alimentari dal supermercato Prix di via Chiesanuova probabilmente per fame: a essere trovato con le mani nel sacco un anziano 80enne nato ad Adria. L’uomo sabato mattina, verso mezzogiorno, stava guadagnando l’uscita con alcuni generi alimentari non pagati quando è stato notato e fermato. Una volta avvertite le forze dell’ordine, gli agenti sono arrivati sul posto e, raccolta la denuncia, lo hanno deferito in stato di libertà.
Suicidi, licenziamenti, furti per sopravvivere questa è l’Italia tanto cara alla società civileultima modifica: 2016-02-02T21:16:37+01:00da davi-luciano
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Un pensiero su “Suicidi, licenziamenti, furti per sopravvivere questa è l’Italia tanto cara alla società civile

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