RT: L’incubo americano – soltanto ricchi e poveri, sparita la classe media

Come? Il presidente di colore, in 8 anni non ha ripristinato uguaglianza, pace e bene per tutti? Il presidente che non conosce le lobbies, che proviene da main street ?? Certo, sarà stato ostacolato e minacciato…per questo i ricchi sono ancora più ricchi, lui certo non li ha aiutati vero?
 
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L’economia statunitense sta generando una ricchezza da togliere il fiato per una minoranza elitaria della popolazione a scapito di milioni di persone che adesso precipitano nelle fratture aperte nel sistema economico. E allora perché continuiamo a guardare questo penoso spettacolo anno dopo anno?
 
La classe media americana, un tempo glorificata, è sulla buona strada per essere relegata nei libri di storia; un manufatto di un’epoca passata, quando posti di lavoro ben retribuiti, accompagnati da una forte rappresentanza sindacale e dal sostegno del governo, hanno dato a milioni di famiglie americane un senso di sicurezza e anche la prosperità.
 
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Numero di miliardari che possiedono la stessa ricchezza del 50% della popolazione (e il mezzo di trasporto che occuperebbero)
 
Fate una ricerca su Google sul “sogno americano”, cinismo e scetticismo abbondano: secondo Market Watch, che cita dati Google Trends della società di brokeraggio Convergex, molti degli auto-riempitivi che appaiono coinvolgono parole piene di angoscia come “morte”, “menzogna” e “abbandonare l’America”. Nel frattempo, il 69 per cento degli americani sostiene che gli ostacoli alla realizzazione di questo sogno sfuggente “oggi sono più grandi che mai”.
 
Sì, la strada si sta svegliando, e non intendo Wall Street. [il riferimento è alla contrapposizione tra Main Street, la generica strada principale di tante cittadine americane, e Wall Street, la strada simbolo della finanza, NdT]
 
I dati economici grezzi mostrano perché la classe media americana vive in una gran paura da decenni: secondo il Pew Research Center, nel 2014 il 49 per cento del reddito negli Stati Uniti è andato a famiglie benestanti, rispetto al 29 per cento del 1970. La quota che è andata alle famiglie a reddito medio è stata del 43 per cento nel 2014, al di sotto del rispettabile 62 per cento del 1970.
 
Il dato rivela una tendenza preoccupante che indica non solo la disparità di reddito, ma la fine dell’America come paese egualitario, dove a tutti è garantito un equo tentativo nella “ricerca della felicità”.
 
Sempre più spesso, però, il paese è spaccato tra due campi contrapposti: i super-ricchi e i super-poveri. Nel 2015, il 20 per cento degli adulti americani era nel gruppo a più basso reddito, rispetto al 16 per cento del 1971. Sul lato più soleggiato dei binari, il 9 per cento sta nella categoria più alta di reddito, più del doppio del 4 per cento del 1971.
 
Che cosa esattamente sta spingendo questa costante erosione della classe media statunitense, il proverbiale canarino nella miniera di carbone per quel che riguarda l’economia americana – e la sua coesione sociale?
 
Ecco un elenco degli ostacoli principali che stanno bloccando la strada per raggiungere il sogno, secondo gli americani:
 
Declino dell’etica del lavoro                                      22%
Declino dei valori morali                                           20%
Debiti personali                                                           20%
Regole che favoriscono i ricchi                                 19%
Mancanza di opportunità economiche                   18%
Disuguaglianza economica                                        17%
Settore pubblico da ridimensionare                        17%
Declino della classe media                                         17%
Costo della sanità                                                        15%
Spesa pubblica                                                             14%
 
Fonte: 7 American Values ​​Survey annuale
 
Purtroppo, ogni discussione con numeri che abbiano una serie infinita di zeri ha la tendenza ad anestetizzare i lettori portandoli in uno stato di disperazione e noncuranza, come i cervi intrappolati nella luce dei fari di un autocarro in arrivo. In ogni caso, ecco una breve descrizione di ciò che sta ammalando l’America e gli americani, completo di infiniti zeri.
 
Pornografia in busta paga
 
Con lo stesso febbrile entusiasmo con cui esce l’originale sportivo, il tanto atteso equivalente per il Capitalismo dello Sports Illustrated Swimsuit Issue – qualcosa come ‘l’anteprima del porno della busta paga’ – è arrivato in tutte le edicole e le cifre sono semplicemente sbalorditive.
 
Tuttavia il rapporto mozzafiato non è stato redatto da Forbes, Fortune e Financial Times, ma da Oxfam, il guardiano della povertà. E giusto in tempo per il World Economic Forum di Davos, dove l’elite finanziaria sorseggia champagne tra gite alle piste da sci e seminari, fingendo preoccupazione per le difficoltà del restante 99 per cento rannicchiato alla base della Montagna dei Soldi.
 
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– Cosa pensi del fatto che il 99% della popolazione detiene l’1% della ricchezza? – . – Penso che è ancora una bella fetta di torta! –
 
Oxfam mette tutto sul tavolo nel primo paragrafo: “Un’economia per l’1% indica che la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale – 3,6 miliardi di persone – è diminuita di un trilione di dollari dal 2010. Questo calo del 41 per cente si è verificato nonostante la popolazione mondiale sia cresciuta di circa 400 milioni di persone in quel periodo. Nel frattempo, la ricchezza delle 62 persone più ricche è aumentata di più di mezzo trilione di dollari, fino a 1.76 trillioni di dollari
 
Nel frattempo, la ricchezza detenuta dai 1.826 miliardari ammonta a 7.05 trilioni di dollari, in crescita dai 6.4 trilioni dello scorso anno
 
Penso che se fossi uno di quei 1.862 miliardari questi numeri mi darebbero qualche motivo di riflessione. Pensateci: in soli sei anni, la ricchezza dei 3,6 miliardi di persone in fondo alla piramide dell’economia è scesa di 1 trilione di dollari – nonostante il loro numero sia cresciuto di 400 milioni (!). Questo è il genere di tendenze economiche che invariabilmente alimenta disordini sociali, se non una rivoluzione vera e propria, come almeno un miliardario ha recentemente avuto la lungimiranza di capire.
 
L’anno scorso, Nick Hanauer, un miliardario di capitali d’investimento, ha lanciato un avvertimento sulla rivista Politico, dove ha sostenuto, con grande costernazione dei suoi ricchi pari che sempre preferiscono un po’ più di delicatezza, che “verranno a cercarci coi forconi” a meno che non ci sia qualche genere di grande cambiamento nell’economia globale.
 
Se non facciamo qualcosa per risolvere le evidenti ingiustizie presenti in questo sistema economico, verranno a cercarci coi forconi. Nessuna società può sostenere questa crescente disuguaglianza. In realtà, non c’è esempio nella storia umana in cui sia stata accumulata ricchezza a questo modo e alla fine non siano arrivati i forconi“.
 
Nonostante gli avvisi di Hanauer, sembra che le cose vadano come al solito nella terra dei liberi e degli indebitati. Nonostante tutte le strette di mano sudate dopo la Grande Recessione del 2008, quando il mondo ha camminato come un sonnambulo sull’orlo dell’abisso economico, le “banche troppo grandi per fallire” sono più grandi e più cattive che mai, mentre continuano i bonus ai dirigenti con un’economia in panne.
 
Secondo un altro rapporto di Oxfam, “le attività detenute dalle cinque maggiori banche nel 2007 – 4.600 miliardi di dollari – sono aumentate di oltre il 150 per cento negli ultimi 8 anni. Queste cinque banche sono passate dal detenere il 35 per cento del patrimonio del settore nel 2007 al 44 per cento di oggi.”
 
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Le tasse che dovrebbero essere usate per depurare l’acqua vengono versate nei paradisi fiscali. E’ tempo di porre fine all’era dei paradisi fiscali.
 
Ma ecco il trucco: mentre queste stimate istituzioni finanziarie accumulano sempre più soldi, la “stragrande maggioranza degli americani rimane bloccata sullo stesso salario mediano del 1999”. David Cay Johnston, che fa riferimento al rapporto sui salari 2014 della Social Security Administration ( SSA), dimostra che “nel 2013 i redditi al lordo delle imposte in termini reali per il 90 per cento dei contribuenti erano gli stessi del 1966”.
 
Allora, dove è andata tutta la ricchezza d’America? Quando esattamente il sogno americano si è trasformato in un incubo grottesco? Come scrive Gabriel Zucman nel suo libro appena uscito, “La ricchezza nascosta delle nazioni,” circa 7600 miliardi di dollari sono stato accumulati in paradisi fiscali offshore come il Lussemburgo, le Grand Cayman e l’Irlanda, da dove individui ed aziende ricche sono in attesa di un “condono” per trasportare il bottino a casa sulle loro navi pirata.
 
Zucman ha dimostrato un po’ di entusiasmo ribelle che di solito non si trova nelle sale del mondo accademico: “Se una frazione significativa di persone ricche può evadere le tasse e se il resto della popolazione percepisce che le tasse non sono applicate in modo equo… la disponibilità a pagare le tasse scomparirà. ”
 
Questo messaggio fa riferimento ai nostri padri rivoluzionari, che hanno ispirato la Rivoluzione Americana contro i loro padroni britannici dichiarando “niente tasse senza rappresentanza”.
 
Dai luoghi di lavoro alle sale del potere politico, agli americani manca di certo la rappresentanza, che è alla base della loro attuale situazione ed è la ragione della tragica scomparsa della classe media americana una volta orgogliosa,
 
Senza una classe media sana e robusta, l’America non solo regredirà allo stato di paese del terzo mondo, ma sarà anche matura per un grave sconvolgimento sociale di una portata che non abbiamo mai visto.

L’Esercito yemenita che resiste ai sauditi uccide il comandante USA dei mercenari della Blackwater

Gen 31, 2016
 
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Unità missilistiche yemenite
 
Le forze yemenite che combattono sul terreno, resistendo all’aggressione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati statunitensi e britannici, hanno inflitto ieri un duro colpo all’esercito di mercenari utilizzato dagli USA per venire in aiuto dei sauditi, in forte difficoltà per la resistenza opposta dagli yemeniti, un popolo di guerrieri.
 
Risulta essere stato ucciso infatti, nella provincia di Lahij, sud est del paese, Nicholas Butros, il comandante statunitense dell’impresa privata Blackwater, che ha traferito i suoi reparti di mercenari nella penisola arabica affiancando le forze saudite.
 
La TV yemenita Al-Masirah ha informato di questo episodio, comunicando che: ” è stato ucciso il comandante delle forze statunitensi della Blackwater, nel corso di un attacco lanciato dalle forze yemenite contro la base di Al-Anad, nella zona di Lahij, nel corso del quale sono stati utilizzati missili Tonhka”.
 
Non è la prima volta che mercenari di questa impresa USA muoiono durante i combattimenti nello Yemen. Lo scorso 9 Dicembre del 2015, un militare argentino ed il suo comandante messicano (entrambi al servizio della Blackwater, sono morti nel corso degli scontri armati avvenuti nella città di Taiz (nel sud est).
 
La società nordamericana utilizza fra le sue file molti elementi arruolati, di nazionalità colombiana, messicana e panamense che sono stati inviati in Yemen ed in altri teatri di operazioni dove la Blackwater ha ricevuto incarichi per “missioni speciali”.
Inoltre, durante questo attacco, sono rimasti uccisi vari altri miliziani sauditi. L’utilizzo di questi missili da parte delle forze yemenite ha inflitto forti perdite all’Esercito saudita e, nel corso degli ultimi due mesi, sono stati abbattuti  almeno tre aerei militari sauditi e distrutti vari camions cisterna e mezzi blindati.
 
Secondo la TV Al-Masirah, l’ultimo attacco è stato realizzato giusto quando , i circa 4 mila mercenari che appoggiano l’aggressione saudita contro lo Yemen, stavano ultimando i loro preparativi per lanciare una operazione su vasta scala contro la città di Taiz.
In questa operazione, le unità missilistiche dell’Esercito yemenita hanno distrutto completamente cinque imbarcazioni militari saudite nelle acque di Al-Mokha, nella provincia di Taiz.
Nella stessa operazione le truppe yemenite hanno distrutto due carri armati sauditi e si sono impadroniti di un altro carro armato nella piana di Al-Mesraj, a Taiz. Inoltre, dopo un duro scontro a fuoco con i mercenari americano-sauditi, le forze yemenite hanno preso il controllo delle postazioni militari di Al-Rafed, al-Rafis, Nayd al-Qoba y Al-Suq , nella stessa città.
 
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Reparti della Blackwater
 
L’aggressione dell’Arabia Saudita contro lo Yemen era iniziata nel Marzo del 2015, con la luce verde e con l’appoggio degli Stati Uniti, a cui si sono aggiunti la Gran Bretagna ed Israele, fornendo aiuti, logistica, servizi di intelligence e mercenari. L’obiettivo dei sauditi è quello di rovesciare il governo del movimento Popolare (sciita) Ansarollah e restaurare il governo dell’ex presidente Abdu Rabu Mansur Hadi, fedele alleato de Rijad, estromesso dal potere da oltre un anno e mezzo.
 
L’aggressione saudita, che si è sviluppata con bombardamenti indiscriminati sulle zone civili, ha causato fino ad oggi circa 10.000 vittime di cui buona parte civili, donne e bambini, con distruzione di scuole, ospedali ed edifici residenziali.
 
Inoltre le autorità saudite, con la collaborazione di unità navali USA, hanno imposto un blocco militare aereo navale sul paese che ha prodotto una gravissima crisi umanitaria per la popolazione che manca di cibo, di acqua e di generi di prima necessità.
Un conflitto del tutto oscurato dai media occidentali e dai governi europei (di solito molto attenti ai “diritti umani”) che non vogliono “disturbare” i buoni rapporti d’affari esistenti con la monarchia Saudita, un fedele alleato della NATO e dell’Occidente.
 
Fonti: Hispantv      Syrian Free press
 
Traduzione e sointesi: Luciano Lago

Attenti alle terga! Nozze e adozioni gay oscurano la questione sociale

Gen 31, 2016
 
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Family Day al Circo Massimo
 
di Eugenio Orso
 
Parlare, oggi, di questione sociale, di scontro di classe, di conflitto, sempre latente nella società spaccata – quella vera, bene inteso, non quella “aperta” e “accogliente” dipinta dalla propaganda neoliberista – non fa audience, non attira consensi, non garantisce un alto share, annoia le masse ridotte a pollastri in batteria. Le annoia quanto o più della geopolitica, spietata e mortifera dal quadrante russo-ucraino a quello medio-orientale, che assieme alla questione sociale determina il nostro destino, individuale e collettivo.
 
La questione sociale è dimenticata, al punto che pare in sonno letargico sotto i livelli della coscienza e della memoria, completamente oscurata dalle “battaglie” per i diritti civili e delle minoranze, orchestrate dalle élite global-finanziare, dai loro servitori politici locali e dall’intero apparato ideologico, massmediatico e accademico, come lo chiamo io, a completa disposizione del sistema che ci imprigiona.
 
Le unioni civili, meglio se accompagnate dalla possibilità di adottare bambini, rappresenterebbero perciò una tappa fondamentale, per raggiungere un più alto livello “di civiltà”, irrinunciabile sotto il segno del mercato e della democrazia.
 
Quanto precede, sembra essere un dato acquisito anche in Italia, messa sotto pressione dai potentati neocapitalisti sopranazionali, perché ancora non c’è, qui da noi, in periferia, una legge che regoli la sponsorizzata e vezzeggiata ”eccezione familiare”, ovviamente a scapito e detrimento della famiglia tradizionale.
 
Molto presto, però, in accordo con i desiderata della classe dominante global-finanziaria, la legge in parola sarà operativa anche da noi, grazie al governo collaborazionista piddino e al sostegno della piazza Arci, gay e lesbiche. Infatti, il ddl Cirinnà, dal nome di una senatrice ovviamente piddina, incombe e segnerà la differenza con il passato, checché ne dicano la chiesa, i non ancora del tutto idiotizzati, i “tradizionalisti” che hanno manifestato – debolmente, in modo testimoniale, come parte sconfitta – nel recente Family Day.
 
Fin troppo evidente, ormai, che quello che si “batte” per le unioni civili è un utile idiota terminale (o addirittura in mala fede, per quanto riguarda organizzatori, capi e capetti) a sostegno della società aperta di Soros e Goldman Sachs, ancor più che del vecchio arnese liberale Karl Popper, fondata sul mercato sovrano e sugli evanescenti “diritti civili”.
 
Anzi, costui, sia o non sia gay o lesbica, abbia o no abbia alle spalle una “famiglia tradizionale” che si vuole superare, è oggettivamente un nemico degli italiani impoveriti, senza lavoro, con poca pensione, sempre di più in difficoltà economica, e un collaborazionista del grande capitale finanziario, quello che negli Usa, non a caso, ha finanziato e supportato allegramente le campagne per i diritti civili e l’”eccezione familiare”.
 
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Manifestazione Arci Gay
 
Secondo i famigerati complottisti, che sempre più spesso vedono giusto e ci prendono, dietro la lobby omosessuale americana (e mondiale), sponsorizzata dal capitale finanziario egemone, ci sono pezzi da novanta, sostenitori e finanziatori per calcolo e interesse di classe, come Soros, JPMorgan, Rockefeller Foundation, al punto che si potrebbe consigliare agli italiani la lettura dell’interessante libro Unisex. La creazione dell’uomo “senza identità”, di Perucchietti e Marletta, edito da Arianna Editrice, in cui si svelano le vere ragioni, molto concrete, del sostegno assicurato dalla finanza di rapina ai diritti della minoranza omosessuale e alla cosiddetta ideologia Gender, a partire dalla “società pilota” statunitense.
 
Si legga in rete questo articolo del 26 giugno 2013, non di fonte “complottista”, ma del Corriere.it, dal titolo Usa: JP Morgan e Goldman Sachs brindano alle nozze gay:
 
 
Addirittura i vertici della Apple si sono uniti al giubilo dei maggiori sciacalli della finanza, quando la corte suprema americana, ha definito incostituzionale il defense of marriage act, che riconosceva come matrimonio solo quello fra un uomo e una donna, e da quel momento in poi l’avanzata dell’”eccezione familiare”, per scardinare le resistenze nella società al progetto neocapitalista di dominio assoluto, è diventata travolgente in molti paesi cosiddetti occidentali, fino a investire l’Italia.
 
Solo un povero imbecille può credere che gli squali dell’alta finanza, nonché i vertici dei gruppi produttivi-finanziari, investano tempo e risorse e spendano la loro immagine per liberalità, convinti che ciò migliorerà anche l’aspetto lavorativo, aumenterà l’efficienza e risponderà a una richiesta sentita da clienti e dipendenti. Più realisticamente (e cinicamente) è meglio spendere un po’ di soldi, paragonabili a quelli spesi per la pubblicità, se non per la cancelleria, piuttosto che soccombere davanti a richieste di giustizia sociale e miglioramento dei redditi popolari, che implicherebbero riduzioni delle loro fortune per centinaia, o addirittura migliaia di miliardi di dollari. Meglio puntare sulle adozioni da parte di transessuali, per scongiurare lo spettro dell’assistenza sanitaria pubblica gratuita garantita a tutti
 
Accertato chi sono gli sponsor delle campagne occidentali per i diritti omosessuali, la diffusione dell’ideologia Gender e l’”eccezione familiare”, che si vorrebbe diventi addirittura una regola soppiantando la famiglia tradizionale, ci viene il fondato sospetto che la manovra costituisca un passo successivo – non solo di distrazione dalla questione sociale – a quello già compiuto e metabolizzato dell’idiotizzazione di massa, che ha portato alla perdita, per i più, della dimensione politico-sociale e della capacità di lottare per un futuro migliore. Un passo successivo per l’individualizzazione completa, al di fuori di qualsiasi etica, della società che deve “aprirsi” a ogni sorta di nefandezza mercatista.
 
Si lotta soltanto per i diritti gay e le unioni civili, mentre il panorama di una società socialmente devastata e sempre più ineguale resta in ombra, come se la realtà sociale non ci fosse più e non esistessero le classi, tutt’al più una generica distinzione, neppure culturale e di costume, fra ricchi (sempre più ricchi e sempre di meno) e poveri (sempre più poveri e sempre più numerosi). Aclassismo ipocrita e eccezione familiare come cavallo di troia per vincere le resistenze di natura comunitaria della famiglia tradizionale, costituiscono altrettanti inganni neocapitalistici che procedono appaiati.
 
I segnali di questo cambiamento, dagli esiti per noi devastanti sono tanti, anche in Italia. A tale proposito riporto l’inizio di un articolo recente del giornale.it (che non è una fonte complottista): Anna Maria Greco Roma L’estetica no-gender dei brand Miaoran e L72, la donna androgina di Greta Boldini, la famiglia tutta femminile annunciata dalla maison Gattinoni, con mamma Giulia, mamma Anna, baby Julia e il cane Mia. C’è la legge sulle unioni civili a far da sfondo all’apertura della manifestazione di Alta Roma e, nello stesso giorno del Family day contro le nuove norme, ecco la performance fuori calendario, un po’ rock e molto rococò, chiamata «Family Couture Day».
 
Domani, dunque, le damine del 700 trasformate in Figlie dei fiori anni ’70 dal creativo di Gattinoni, Guillermo Mariotto, lanceranno anche un messaggio pro coppie gay : ilgiornale.it/news/politica/e-moda-gattinoni-pro-coppie-gay
 
Dai media all’alta moda, dalla sub-politica tributaria dei potentati finanziari alle associazioni lobbiste, tutto spinge verso uno scenario di devastazione etica nella penisola e di perdita dei più elementari riferimenti esistenziali. L’individuo deve naufragare nella più completa confusione sessuale e dei ruoli, non deve avere più alcun appiglio e difesa, per essere facile preda del mercato sovrano. La questione sociale non deve più essere sentita come una priorità, ma, al contrario, deve sparire dai palinsesti televisivi, grazie alla prevalenza dei diritti delle minoranze, o essere banalizzata annegandola nel politicamente corretto ultra liberaldemocratico, grazie alla presenza sullo schermo di sindacalisti “televisivi” alla Landini (o peggio, alla Camusso e alla Annamaria Furlan), e deve essere cancellata dalle coscienze, concedendo ampi spazi, mediatici e sulle piazze, alla potente lobby gay e lesbiche.
 
Riassumendo, in conclusione del discorso, la spinta esterna e interna all’Italia sui diritti della minoranza omosessuale, che diventano prioritari su tutto, consentirà alle élite globaliste di conseguire i due seguenti obbiettivi principali, anche nel nostro paese:
 
1) La disintegrazione progressiva della famiglia tradizionale, unità di base della società, resistenza di natura comunitaria al neocapitalismo e difesa per l’uomo, che deve essere completamente individualizzato e privato di ogni appiglio e difesa su cui poteva contare in passato.
 
2) L’oscuramento della questione sociale, non più prioritaria, e la sua sostituzione, fino al raggiungimento degli obbiettivi elitisti – nozze e adozioni – con la questione gay/lesbiche.
 
Mi si consenta, ora, un’ultimissima considerazione. La lobby gay e lesbiche, almeno a livello di vertice e di “quadri”, non può non essere consapevole dell’affiancamento interessato, in questa battaglia “di civiltà e democrazia”, da parte delle élite neocapitaliste, che finanziano, sostengono e fanno il tifo per l’affermazione oltre ogni limite dei diritti omosessuali. Per tale motivo i lobbisti gay e lesbiche sono così spavaldi, invasivi, provocatori, sicuri di sé. Per questo gli osceni gay pride, manifestazioni non d’orgoglio gay, ma di cattivo gusto, di degrado etico e di costume ottengono protezione, in occidente, e un’ampia risonanza mediatica.
 
Stiano attenti, però, costoro, a non tirare troppo la corda, a non provocare e sbeffeggiare troppo chi, appartenente alla maggioranza, se la deve vedere ogni giorno con la disoccupazione di lungo periodo, il salario in picchiata, la pensione insufficiente, le esose bollette per le utenze domestiche, le imposte e le tasse, cresciute a dismisura in fondo alla piramide sociale . Infatti, se il vento della storia cambierà improvvisamente, andando nella direzione giusta, sicuramente non ci dimenticheremo di loro, delle loro provocazioni, del supporto furbesco e interessato che hanno dato al nemico principale neocapitalista, che oggi ci tiene agevolmente sotto il tallone. E’ una minaccia, la mia? Certo che lo è!
 

Cosa difende la NATO attualmente? Il Disordine Mondiale

 
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di  Raúl Prada Alcoreza
Cosa  difende attualmente l’Alleanza Atlantica (NATO) ? L’Ordine Mondiale? No, piuttosto difende il disordine mondiale? Quando si mettono in evidenza i collegamenti tra la NATO e l’ISIS, per quanto abbiano cercato di occultarli: ad esempio quando fingono che non sia accaduto niente con lo Stato Turco, membro della NATO. Lo Stato turco che acquista il petrolio dall’ISIS e che dal suo territorio permette il transito e l’infiltrazione di convogli di terroristi carichi di armamenti destinati all’ISIS; lo Stato che abbatte un aereo russo sulla frontiera in territorio siriano, per causa degli attacchi che questi caccia bombardieri effettuano sulle linee di rifornimento dell’ISIS; lo Stato Turco che attacca la popolazione curda che sta combattendo eroicamente contro l’ISIS.
 
Da questo si rende evidente il gioco geopolitico della NATO nella guerra di quarta generazione. Guerra che andrebbe qualificata come terza guerrra mondiale, già iniziata ma con caratteristiche di bassa intensità coinvolgendo tutto il mondo.
Quando scriviamo di Stato delinquenziale, dobbiamo dire che questa è una figura ideologica che aiuta a descrivere gli Stati nazione, potenze mondiali dominanti nel sistema del mondo capitalista, nella fase del capitalismo tardivo, concretamente del capitalismo speculativo. Questa figura appare come complementare e contrapposta allo pseudo concetto inventato dalla “intelligentia” tradizionalista, dagli ideologi del neo conservatorismo nordamericano, l’ideologia dello Stato canaglia.
 
La cosa sorprendente è che l’ideologia degli Stati dominanti che qualificano come “stati canaglia” gli stati subalterni non sottomessi, un tanto ribelli, un tanto presumibilmente autonomi, hanno finito per trasformarsi in stati delinquenti; proteggono, promuovono, utilizzano la delinquenza, che affligge il mondo a proprio vantaggio. Controllano i traffici: quando non possono farlo li attaccano, pertanto a parte dei circuiti di questi traffici, li ripuliscono su grande scala attraverso il sistema finanziario internazionale, occultando metodicamente questo procedimento.
Gli Stati dominanti coinvolgono i gruppi radicali jihadisti; in un primo tempo per farli combattere l’Esercito rosso in Afghanistan, poi per attaccare e distruggere lo stato libico; attualmente per distruggere lo Stato nazione della Siria; dopo averlo fatto con lo stato dell’Iraq, per mezzo di una invasione convenzionale.
Nell’attuale congiuntura in Medio Oriente, trasferiscono l’armamento impiegato e catturato in Libia per armare l’ISIS. Coprono allora tutti i metodi delinqunziali impiegati tanto da loro stessi , la NATO, come i gorma più fosca, dallo Stato turco.
 
Quale è l’Ordine mondiale che difendono? Già non ci troviamo nel capitalismo vigoroso della rivoluzione industriale del sec. XIX, non stiamo neppure nel capitalismo monopolista e finanziario che ha dato luogo all’imperialismo del capitalismo di Stato; ci troviamo in un sistema capitalista delinquenziale, non soltanto speculativo. Questa forma di capitalismo non solo è alla ricerca di utili nel breve periodo in modo rapido, per evitare non soltanto il prolungamento degli investimenti a lungo termine, come quelli industriali, ma anche per amministrare la crisi della sovraproduzione, trasformandola in crisi finanziaria. In altre parole sfruttando fino all’osso ed impoverendo le popolazioni con la più sfacciata speculazione in mome della” libertà del mercato” e della libera circolazione dei capitali.. Un sistema che consiste nell’indebitamento su larga scala di imprese e famiglie, rifinanziamento debiti, privatizzazioni selvagge, espropriazioni e sfratti forzati delle famiglie (………….).
 
Per quanto siano legalizzati ed istituzionalizzati, anche su scala mondiale, questi procedimenti non cessano di essere delinquenziali. Ci troviamo quindi in un ordine mondiale delinquenziale, conformato sulle esigenze di questi Stati delinquenziali. La domanda è: come è stato possibile che l’ordine mondiale imperiale, già consolidato, dopo la caduta dell’URSS, abbia potuto procedere su questo percorso provvisorio, del disordine mondiale, di carattere delinquenziale? Sarà che la Federazione Russa e la Repubblica Popolare della Cina ostacolino la proiezione di una dominazione mondiale unipolare? O sarà che la crisi organica e strutturale del capitalismo sia arrivata a toccare il fondo e richieda strategie di emergenza di carattere militare? Tuttavia di una quarta generazione strategica per cercare vie cospirative di alto livello ed estremamente sofisticate? Oppure, in forma più pedestre, la decadenza della civilizzazione moderna è caduta nei giochi di potere tanto teatrali, per quanto pericolosi, in contrasto con quelli che furono questi giochi di potere di una volta?
 
Senza lasciare di considerarli giochi di potere, la differenza è che adesso si effettuano, utilizzando una figura per illustrarli, come uno sport di questi complessi apparati di intelligence, di tecnologia militare e mediatica. In questi giochi da video tape, senza fare caso ai costi sociali ed umani. Di quello che si tratta dell’astuzia della strategia, che , di sicuro, può essere ogni volta più audace e sorprendente.
 
Ci troviamo quindi già di fatto in un ordine mondiale delinquenziale, operativo, per quanto ancora non del tutto, ancora da istituzionalizzare; tuttavia già praticato. Un ordine dove non sono i delinquenti comuni che hanno scalato il potere, neppure precisamente i capi dei cartelli o dei monopoli dei traffici, ma piuttosto quelli che già avevano il controllo del potere mondiale , i quali trovano in modo vistoso, nei procedimenti e nei metodi paralleli dell’economia del ricatto, le modalità per la continuità del potere. Non è quindi, l’assunzione del potere mondiale nè da parte dei delinquenti comuni nè dei cartelli ma entrambi, meglio sono stati subordinati e sottomessi all’apparato possente del dominio del capitalismo finanziario. Nella fase finanziaria del capitalismo in voga, le procedure dell’economia politica del ricatto sono adeguate per l’appropriazione dell’eccedenza da parte del capitalismo speculativo.
 
Nelle strategie di potere, nel contesto di questo ordine mondiale delinquenziale, tutto serve per per il fine di vincere, in questo caso vincere la guerra inventata. Non importa come, il fine giustifica i mezzi. Si può essere più fondamentalisti che non gli stessi fondamentalisti; si può promuovere il terrorismo; si può permettere che gli jihadisti attacchino non solo sui loro territori, ma anche nei propri territori, quelli delle potenze, contro la loro stessa popolazione, se questo serve al fine che si vuole ottenere; isolare il nemico, non soltanto dalle sue basi sociali ma anche da qualsiasi simpatia o appoggio nella sua stessa società. Per vincere la guerra si possono impiegare tutti i mezzi, compreso quelli più esecrabili, come il terrorismo contro la propria popolazione, per educarla, perchè apprenda chi è il nemico, di cosa sia capace; per questo deve confidare nei suoi capi, nel suo esercito, nei suoi servizi di intelligence. Per questo deve dargli autonomia di operazioni, senza restrizioni, perchè si faccia quello che si deve, per vincere la guerra.
 
Dove conduce tutto questo? Possono vincere la guerra in questo modo? Nel caso che abbiano effetto le loro cospirazioni e trame, avrebbero vinto la guerra? Può essere che i loro obiettivi si realizzino; tuttavia sono obiettivi ottenuti con delle montature; sono obiettivi realizzati su di una semplice carta geografica, in modo schematico, secondo la geopolitica di quarta generazione della guerra. Dove il nemico si trasforma in una caricatura, l’amico in altra caricatura; queste caricature si caratterizzano per la loro semplicità. Si tratta di un profilo caricaturale dei combattenti degli opposti schieramenti. Il mondo reale non si riduce , in nessun modo, alla semplità di questo piano astratto di caricature. Non vinceranno la guerra, visto che la hanno vinta solo con l’immaginazione, nel mondo delle finte rappresentazioni. Mentre invece nel mondo reale gli spessori dei piani di intensità continuano ad essere articolati come stavano prima. Questa è l’illusione della vittoria, ma si tratta già di una sconfitta.
Il problema è che tutti questi giochi di potere causano stragi, distruggono stati, paesi, società. Questo è un costo troppo alto, non solo per il nemico, come pensano i cospiratori, ma anche per tutti gli amici; compreso il proprio Stato potenza, coinvolto in un gioco dal disegno tanto rischioso. Gli unici che guadagnano, in senso concreto, guadagni nel mantenere alti budget di spesa ingiustificabili, sono i servizi di intelligence, e questi complessi apparati militari- tecnologici- cibernetici – di comunicazione.
 
Per caso si tratta di mantenere uno stato di guerra permanente? Per caso credono di poter mettere nell’angolo la Federazione Russa e la Repubblica popolare della Cina, incluso vincere una guerra, dove in realtà tutti possono soltanto perdere? Quale è il senso di questa geopolitica dei giochi di potere della strategia della guerra di quarta generazione? Tutto sembra mirare alla constatazione di un qualche cosa di allarmante. Per la verità non esiste una strategia, nel senso che vuole indicare questo concetto, per lo meno, rispetto alla strategia militare. La strategia militare, quella che compone la parola strategia, che proviene dal greco stratigos o strategos, “στρατηγός”, che letteralmente significa leader dell’Esercito, e la parola militare che proviene dal latino “militarius”, che si riferisce a miles, il cui genitivo è militis, che significa soldato.
 
La strategia militare è come lo schema predisposto per gli ordinativi, le distribuzioni, le formazioni e le disposizioni militari, nella prospettiva di ottenere gli obiettivi stabiliti. La strategia militare installa una impostazione e la direzione delle campagne belliche, così come del movimento e della disposizione strategica delle forze armate. Nelle guerre convenzionali, ha il proposito di dirigere le truppe nel teatro delle operazioni, conducendole al campo di battaglia. Questo è uno dei tre aspetti dell’arte della guerra. Gli altri sarebbero; uno, la tattica militare e le manovre delle forze di comnbattimento nella battaglia; l’altra, il terzo aspetto. sarebbe la logistica militare, diretta a sostenere l’Esercito ed assicurare la sua disponibilità di equipaggiamenti oltre alla sua capacità di combattimento. Nella guerra di quarta generazione, la strategia si dissemina nella proliferazione di tattiche quasi autonome, che fanno come tragitti separati in diversi piani, non soltanto militari, ma anche politici, “ideologici”, mediatici e culturali.
 
La strategia non consiste esattamente nel vincere la guerra, nel dominare il mondo, per quanto apparentemente sembra che se lo perda. In principio questo sembra un aspetto caratteristico della guerra si bassa intensità, nella sua dimensione locale; si tratta di una guerra di contenzione e di controllo. Poi appare un’altra caratteristica, meno visibile; del fatto che si tratta non di vincere le forze nemiche in forma decisiva ma piuttosto di mantenerle occupate, logorandole mentre si guadagna il favore dell’opinione pubblica del paese delle forze nemiche, oltre a guadagnarsi l’opinione pubblica del proprio paese, sempre diffidente. Si può ipotizzare una terza caratteristica; non si tratta di finire la guerra e fondare una pace definitiva; non c’è una ultima guerra ma piuttosto una guerra permanente.
 
 
Traduzione: Luciano Lago
Gen 23, 2016