TRE PAESI CONTROLLATI DAI ROTHSCHILD (ISRAELE, USA E GRAN BRETAGNA) STANNO ATTACCANDO LO YEMEN

 http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/2016/01/tre-paesi-controllati-dai-rothschild.html

giovedì 21 gennaio 2016

Israele, USA e Gran Bretagna hanno contribuito alla guerra mortale dell’Arabia Saudita sullo Yemen con l’invio di aerei da guerra per bombardare il paese.

Sharaf Luqman portavoce esercito yemenita ha detto che caccia appartenenti ad USA, Israele e Gran Bretagna hanno bombardato direttamente lo Yemen non guidati da piloti arabi in quanto non sono in grado di condurre missioni con aerei da guerra moderni.
L’ufficiale ha detto che l’esercito yemenita ed i combattenti del movimento Houthi Ansarullah hanno abbattuto 3 F-16 jet da combattimento, 10 elicotteri Apache e decine di droni.
400 militari provenienti da paesi europei e latinoamericani principalmente dalla Colombia, sono stati reclutati per combattere i sauditi nello Yemen.
I colombiani spediti nello Yemen nell’ambito di un accordo tra Emirati Arabi Uniti, alleato occidentale, ed una societa’ di servizi di sicurezza USA precedentemente  chiamata Blackwater.
Washington ha anche aiutato i sauditi nei loro bombardamenti dello Yemen, fornendo la logisticia e l’intelligence alla forza saudita aerea.
Negli ultimi 10 mesi l’Arabia Saudita ha ucciso 8300 persone nello Yemen.
Gli attacchi aerei iniziati il 26 marzo hanno come scopo di colpire gli Houthi e gli alleati e ripristinare il presidente fuggitivo Abd Mansour Hadi Rabbuh che e’ un fedele alleato di Riyad.Fonte :
http://presstv.com/Detail/2016/01/21/446733/Yemen-US-Britain-Houthi-Daesh/

 Pubblicato da 15:59

Notificate misure cautelari a Stefanino e Luca

post — 27 gennaio 2016 at 16:17

padalinoE’ di stamattina la notizia della notifica a due No Tav della Valsusa, Stefanino e Luca, di misure cautelari richieste dal solerte pubblico ministero Padalino.
Ce lo immaginiamo ogni volta seduto alla scrivania ad inveire contro i No Tav che alla fine, in un modo o nell’altro, riescono sempre a rilanciare e a superare situazioni difficili.
E’ facile infatti pensarlo mentre si arrabbia, parlando dei No Tav con vari sottoposti, poliziotti in visita e chissà chi altro, e ragiona su quale dispositivo, insieme al complice della crociata Rinaudo, riuscirà a far applicare da un gip a questi montanari che non si arrendono alla “ragion di stato”.
Sarà una fantasia, chi lo sa, sta di fatto che il pm con l’elmetto aveva chiesto per Stafanino e Luca l’arresto per una cena di settembre in Clarea ed una protesta un po’ più vivace a loro attribuita; il gip Rocci si è “limitata” ad un divieto di dimora da Chiomonte con l’obbligo di firma 3 volte a settimana, tra gli altri motivi citando un generico “…essi non risultano capaci di contenere autonomamente la controspinta a delinquere..”…parole che in certi casi, visti i tempi che corrono, suonano quasi come un complimento.
Detto questo, a casa di Stefanino stamane sono arrivati in 8 alle 6,30, 4 in divisa e 4 in borghese per la notifica dopo giorni di appostamenti lungo il sentiero che porta alla sua casa, avevano forse qualche timore di non riuscirci?
Laddove la politica non riesce a dare risposte sensate se non l’emanazione di qualche dictat e il progetto dell’Alta Velocità fa acqua da tutte le parti, ecco che obblighi di firma, fogli di via e divieti di vario genere diventano lo strumento nella mani della questura torinese e dei loro amici pubblici ministeri per provare a creare qualche fastidio.
Per combattere la noia che loro provocano, perché di paura possiamo dirlo ne fanno sempre meno,  rilanciamo con ancora più forza l’appuntamento di venerdì 29 gennaio alle ore 21 al campo sportivo di Giaglione per una passeggiata notturna fino al cantiere.
Avanti No Tav!
Solidarietà a Luca e Stefano!

Siria, così CIA e Arabia Saudita hanno armato i jihadisti

Il New York Times rivela: miliardi di dollari sauditi hanno alimentato il terrorismo in Siria, organizzato dalla gigantesca operazione della CIA Timber Sycamore

Redazione
 
martedì 26 gennaio 2016 11:12
di Matteo Carnieletto.
 
I ribelli siriani sono stati finanziati da Stati Uniti e Arabia Saudita. E questa non è una notizia. La notizia – quella vera – si chiama Timber Sycamore, nome in codice usato dalla CIA per coprire le operazioni di addestramento e finanziamento dei ribelli in cooperazione con l’Arabia Saudita a partire dal 2013.
 
Già nell’ottobre di quell’anno, il Washington Post scriveva, citando fonti militari, che «la CIA sta aumentando i propri sforzi per  addestrare i combattenti dell’opposizione in Siria». I miliziani vengono addestrati in una base in Giordania per poi esser inviati sul fronte siriano. L’addestramento fornito dagli americani ai siriani è ridotto all’osso: tecniche militari di base oltre a ingenti quantità di armi.
 
All’epoca non si sapeva nulla di Timber Sycamore. Rappresentava un’azione di destabilizzazione come tante. Del resto, come abbiamo spiegato in un altro articolo, il Dipartimento di Stato americano impiega moltissime risorse ogni anno per finanziare movimenti o associazioni che si oppongono a dittatori o politici poco graditi alla Casa Bianca. Pensiamo per esempio all’Angola degli anni ’80 o all’Afghanistan, dove il governo americano – come scrive Bruno Ballardini in ISIS, il marketing dell’Apocalisse, «non solo istruì militarmente i talebani (.), ma organizzò anche un piano per rendere durevole nel futuro l’odio della popolazione verso gli ‘atei comunisti’ con un programma di educazione destinato alle scuole».
 
Ma in cosa consiste Timber Sycamore? Lo spiega con precisione il New York Times del 23 gennaio 2016. In parole povere, a partire dal 2013, gli USA avrebbero addestrato i ribelli siriani, in particolare avrebbe insegnato loro a utilizzare con precisione gli AK47 e a usare missili anticarro, mentre i Sauditi li avrebbero finanziati e avrebbero fornito loro le armi. Del resto Bashar Al Assad è un nemico comune e casa Saud punta a sradicare l’asse sciita (Iran, Iraq e Libano). Come ha spiegato Mike Rogers, ex deputato repubblicano del Michigan: «Loro hanno capito che hanno bisogno di noi e viceversa».
 
Impossibile dire con precisione quanto i sauditi spendano per armare i ribelli e far cadere Assad. Il New York Timesipotizza un costo pari ad alcuni miliardi di dollari a partire dal 2013.
 
I protagonisti principali di questo progetto? Uno è il principeBandar bin Sultan, che si è premurato di fornire migliaia di AK47 e e milioni di munizioni ai ribelli. Molto probabilmentequeste armi sono state fatte arrivare dai Paesi dell’Est Europa grazie alla connivenza americana, spiega il New York Times. Per gli americani invece il protagonista è John O. Brennan, dal 2013 direttore della CIA. I due sono amici fin dagli anni ’90. A quell’epoca Brennan era l’uomo dell’Agenzia a Riad. Non si sono mai persi di vista. Secondo la ricostruzione fornita dal New York Times, sono stati loro a organizzare Timber Sycamore.
 
I motivi di questa alleanza sono intuibili e sono due: abbattere Assad e isolare l’Iran. Ma America e Arabia Saudita non hanno fatto i conti con quello che ora è il protagonista principale dello scacchiere mediorientale: lo Stato islamico, che ora governa su una terra fatta a brandelli anche da americani e sauditi.
 

GOLDMAN-SACHS E IL PREZZO DEL PETROLIO (LA SPERANZA E’ DI FAR AFFONDARE LA RUSSIA

26/01/2016

Il prezzo del petrolio sembra muoversi irresistibilmente verso lo zero, sulla base delle aspettative di una Cina sempre più in crisi e del petrolio iraniano che si appresta a inondare i mercati mondiali, provocando un aumento dell’offerta sulla domanda. Almeno questo è quello che vogliono farci credere.

Il Brent è sceso sotto i 30 dollari al barile e continua a diventare sempre meno caro. Il basket del petrolio OPEC è sceso a 25 dollari al barile, la messicana Pemex ha perso un dollaro al barile, il greggio canadese è sceso a 15 dollari. “Il nostro business sta morendo dentro” – ha scritto il Wall Street Journal riportando le parole del proprietario di un’azienda dell’Illinois, e facendo riferimento agli analisti della Barclays che prevedono che i costi dell’industria scendano ancora del 20%, dopo essere caduti di un quarto nel 2015.

Il prezzo del petrolio, riaggiustato con le fluttuazioni attuali, sembra una linea retta che scende in verticale dallo scorso settembre, quando cominciò a cadere dai 50 dollari al barile agli attuali 29. 

Ma cosa è successo di tanto eclatante nel mercato mondiale nel mese di settembre? A settembre la “Goldman Sachs” ha abbassato le sue aspettative per il prezzo medio del petrolio nel 2016, portandole a 20 dollari al barile, e subito hanno fatto eco Merrill Lynch, Bank of America e le altre.

I 20 dollari indicati dalla Goldman Sachs non erano una previsione ma un obbiettivo. I Ministeri dell’Economia fanno le loro previsioni, mentre la Goldman Sachs fa il mercato.

I contratti petroliferi coprono solo il 2% del mercato delle materie prime, il resto è composto solo da titoli speculativi, futures e altri derivati. I prezzi dei futures non sono determinati dalla domanda e dall’offerta, ma dalle “aspettative”, mentre il mercato è controllato dalle più grandi banche degli Stati Uniti, insieme alle agenzie di rating, dagli esperti “indipendenti” e dai media.

In realtà, il motivo principale per il calo dei prezzi del petrolio è la rivoluzione dello shale negli USA, che ha fatto aumentare la produzione americana del 50%. Il numero degli impianti di trivellazione degli Stati Uniti è diminuito dei 2/3 dal momento dal suo picco nel 2014, anche se la produzione si è mantenuta a un livello stabile – circa 9,2 milioni di barili al giorno.

Il fenomeno dello scisto americano trascende il fattore prezzo. Le banche hanno fornito il credito che ha permesso alle aziende shale di rimanere a galla in ogni caso, per sostenere la produzione americana, il cui declino potrebbe rovinare tutto il gioco.

Quando i prezzi hanno cominciato a cadere, l’Arabia Saudita ha annunciato che non avrebbe tagliato la sua produzione, paralizzando così tutti gli sforzi dell’OPEC per controllare il mercato. Da questo punto in poi, ad ogni dichiarazione della monarchia, i prezzi sono scesi. L’ Arabia Saudita ha chiuso l’anno con un deficit di bilancio di 100 miliardi di dollari, mentre la produzione effettiva è diminuita di 400 mila barili al giorno, ovvero circa il 4% negli ultimi sei mesi. “Andremo incontro alla domanda dei clienti, e non ci saranno più limiti alla produzione” – ha detto il Ministro saudita del Petrolio ai primi di gennaio “Un genio può fare un incantesimo, ma non bisogna esagerare con il Vecchio Hottabych (si cita un mago arabo in una fiaba russa – ndr). Per ogni Hottabych ci sarà sempre un lupo.

Se “La Cina ha rallentato”, perché dovrebbe ricominciare a crescere a fine anno? Per vincere, quando si scommette, bisogna sapere quando si deve smettere. Direi che è il momento.
L’autore è un influente giornalista ed economista russo oltre che commentatore di Odnako, una rete TV nazionale su cui l’argomento è stato discusso. Il suo punto di vista riflette il pensiero delle elite conservatrici russe, orientate al protezionismo. 

Fonte: russia-insider.com

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.

Piemonte il M5S presenta proposta di legge per i processi di mafia

In Regione Piemonte il M5S presenta una legge per obbligare l’ente a costituirsi parte civile nei processi di mafia.

 di Redazione.

Il 26 gennaio presso la prima Commissione (seduta legislativa) della , verrà discussa la proposta di legge del M5S per stabilire l’obbligo della  di costituirsi parte civile nei  di .

La norma, di cui è prima firmataria Francesca Frediani, prescrive:

Art. 1
(Aggiunta dell’articolo 5 quinquies nella legge regionale 18 giugno 2007 n. 14 )

1. Dopo l’ articolo 5 quater della legge regionale 18 giugno 2007, n. 14 (Interventi in favore della prevenzione della criminalità e istituzione della Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie) è aggiunto il seguente:

“Art. 5 quinquies
(Costituzione di parte civile della Regione Piemonte)
1. E’ fatto obbligo alla Regione di costituirsi parte civile in tutti i processi penali di mafia, relativi a fatti commessi nel proprio territorio.
2. La Regione Piemonte destina le somme liquidate a titolo di  a seguito della costituzione di parte civile alle iniziative promosse per il raggiungimento degli obiettivi generali della presente legge. “.
 

Art. 2
(Clausola di neutralità finanziaria)
1. La presente legge non comporta alcun onere a carico del bilancio regionale.

Addio Ai Comuni Sotto I 5.000 AbitantiSi Salvano Giaveno, Susa, Bussoleno, Almese E Avigliana

http://www.lagenda.news/addio-ai-comuni-sotto-i-5-000-abitanti/L'Agenda.News
comuni

MARIO TONINI 26 GENNAIO 2016

Prendete una carta delle nostre valli e una gomma. Pronti? Adesso cancellate tutti comuni dal Sestriere a Villar Dora eccezion fatta per Susa, Bussoleno, Avigliana, Almese, Alpignano e Giaveno. Giusto Condove, con i suoi 4800 abitanti potrebbe sperare in un improvviso aumento demografico per arrivare alla soglia! E Cesana, Oulx, Borgone e tutti gli altri? Potrebbero sparire dalla mappa dei municipi d’Italia.

Lo stabilisce la proposta di legge numero 3420 che propone l’accorpamento di quelli più piccoli attraverso l’intervento delle regioni che saranno costrette alla fusione, pena il taglio dei fondi Statali. I deputati proponenti sono in realtà appena 20, tutti insoddisfatti dalle soluzioni normative attuali che propongono incettivi e contributi per i comuni che mettono insieme parte della propria amministrazione per ridurre le spese. Un’opportunità sfruttata da pochi amministratori locali che se la proposta diventasse legge  dovranno rassegnarsi ad una decisione che verrà presa d’imperio dai governatori.

Potrebbero sparire nell’arco di due anni ben 34 comuni pari al 95% del totale che, dovrebbero fondersi con uno o più comuni vicini fino a raggiungere la cifra dei 5.000 abitanti. Stiamo parlando di Bardonecchia, Cesana Torinese, Chiomonte, Claviere, Exilles, Giaglione, Gravere, Meana di Susa, Moncenisio, Oulx, Salbertrand, Sauze d’Oulx, Sauze di Cesana, Sestriere, Borgone Susa, Bruzolo, Caprie, Chianocco, Chiusa di San Michele, Condove, Mattie, Mompantero, Novalesa, Rubiana, Sant’Ambrogio di Torino, Sant’Antonino di Susa, San Didero, San Giorgio di Susa, Vaie, Venaus, Villar Dora e Villar Focchiardo.

Dopo aver spogliato dei poteri le province e dopo aver incrementato, forse, le competenze delle regioni, si pensa ora di ottimizzare l’apparato dei piccoli comuni con quella che ai governatori può apparire come una velata minaccia: le regioni che non provvederanno a quanto sancito dalla proposta di legge perderanno fino alla metà dei contributi.

Ma si sa una proposta di legge, il più delle volte, rimane tale.

TELT ex LTF deve restituire parte del maltolto

post — 26 gennaio 2016 at 10:08

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La Corte di Appello di Torino – terza sezione civile – ha dimezzato le richieste che LTF aveva preteso da Perino, Bellone e Vayr a titolo di risarcimento danni per la mancata realizzazione del sondaggio S68 all’autoporto di Susa a gennaio del 2010.
LTF dopo una citazione per danni di 228.238 euro + spese legali, forte di una sentenza di primo grado a lei favorevole aveva preteso ed ottenuto il pagamento in data 19/01/2015 di  € 220.802,82 (191.966,29 per danni + 23.077,53 per spese legali e 5.759,00 per registrazione della sentenza) soldi che abbiamo potuto versare grazie al contributo ed alla generosità di migliaia di NO TAV di tutta Italia e non solo.
Ora la Corte di Appello ha fissato i danni in € 98.193,15 e le spese legali di primo e secondo grado in 13.000 € +IVA e tasse varie per cui LTF dovrà restituirci poco meno di 110.000 euro che andranno alla cassa di resistenza.
Un grande e sentito ringraziamento di tutto il movimento ai nostri legali che hanno saputo difenderci in modo superlativo.

Quei sottomarini di Putin pronti alla battaglia

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/i-56-sottomarini-putin-pronti-battaglia-1216530.html

il Giornale, ultime notizie

Nel 1990 la Marina dell’Unione Sovietica contava una flotta di 240 sottomarini

 – Lun, 25/01/2016 – 10:51
Mosca riprenderà i primi pattugliamenti strategici lungo le latitudini meridionali a copertura di possibili obiettivi con i nuovi sottomarini classe Borei. Ad eseguirli saranno i nuovissimi Borei. Il settimo sottomarino classe Borei- Progetto955/A, “Imperator Aleksandr III”, è entrato ufficialmente in produzione il 18 dicembre scorso. Il comando supremo dei sottomarini classe Borey, nella penisola di Kamchatka, è operativo dallo scorso ottobre. La base è totalmente autosufficiente ed in grado di equipaggiare, rifornire ed armare l’intera classe.

I primi tre Borei-Progetto 955, sono lo “Yury Dolgoruky” K535 che si è unito alla Flotta del Nord nel gennaio del 2013, seguito dal K-550 “Aleksandr Nevskij” alla fine di dicembre dello stesso anno. Il “Vladimir Monomakh” K-551 è entrato in servizio nel 2014. Il quarto Borei, lo “Knyaz Vladimir” (Progetto 955/A) è in costruzione dal luglio 2012 presso il cantiere Sevmash, nel nord della Russia. La costruzione del quinto sottomarino a propulsione nucleare il “Knyaz Oleg” è iniziata nel luglio dello scorso anno. I lavori sul “Generalissimus Suvorov” sono iniziati alo scorso novembre. L’ultimo della classe, lo “Knyaz Pozharskiy”, dovrebbe essere avviato nel dicembre del prossimo anno. Nonostante le indiscrezioni, non ci sono conferme su altri due possibili sottomarini. I sottomarini di quarta generazione classe Borei comporranno la spina dorsale del deterrente nucleare strategico della Marina russa. Andranno a sostituire i sottomarini classe Typhoon, Delta-3 e Delta-4. Entro il 2020, la Marina russa conta di operare su un totale di otto sottomarini balistici classe Borei: tre 955 e cinque 955-A. Considerando le modifiche strutturali, non sarebbe un errore definire i sottomarini 955-A come una classe Borei-II.

Progettata su uno scafo idrodinamico pensato per ridurre le emissioni di rumore a banda larga, la classe Borei è la prima nella marina russa ad utilizzate una propulsione “pump-jet”. I sottomarini Borei sono lunghi 170 metri, con un diametro di 13 metri ed una velocità massima in immersione di 46 chilometri all’ora conferita dal reattore nucleare OK-650. La profondità operativa è attestata sui 380 metri (test massimo avvenuto a 450 metri). Ad oggi l’intera classe non può ancora entrare in servizio deterrente perché non possiede l’armamento per compierlo. Ogni Borei dovrebbe trasportare da sedici a venti missili “Bulava” (solo per i 955A), ognuno dei quali dotato da sei a dieci testate Mirv. I russi nutrono ottimismo per i missili “Bulava” ed i sottomarini classe Borei, a cui è demandata la deterrenza nucleare almeno fino al 2050 (dopo l’abbandono degli studi sul missile R-39UTTH Bark). I lanci di prova si concluderanno entro l’anno. I missili saranno lanciati dai sottomarini della Flotta del Nord e del Pacifico. Il missile a tre stadi “Bulava”, nome in codice Nato SS-N-30 Mace, è la versione navale del più avanzato missile balistico russo, l’SS-27 Topol-M. Può essere lanciato anche in movimento. Trasporta fino a 10 testate Mirv, può colpire bersagli fino ad otto mila chilometri di distanza ed è progettato per equipaggiare esclusivamente i sottomarini nucleari classe Borei (le modifiche sui Typhoon sono state ritenute troppo costose). Nonostante i numerosi fallimenti dovuti a difetti di fabbricazione, l’esercito russo sostiene che non vi è alcuna alternativa al “Bulava”. A causa del fallimento durante i test dei nuovi missili intercontinentali “Bulava”, i Borei non sono ancora in grado di svolgere il loro compito primario e cioè la deterrenza nucleare. Ogni missile “Bulava” (lungo 12,1 metri, diametro di 2,1 metri e pesante 36,8 tonnellate) è armato con 6-10 testate termonucleari per 96-196 testate a sottomarino. La possibile copertura di obiettivi sensibili, considerando la gittata di ottomila chilometri, potrebbe essere il Mare di Barents ed il Mare di Okhotsk. Se i russi lanciassero da queste aree, potrebbero colpire qualsiasi punto degli Stati Uniti continentali Il primo Borei, lo “Yury Dolgoruky” K535, è costato al governo russo poco meno di 720 milioni di dollari, inclusi capitoli di ricerca e sviluppo.

Il Cremlino attualmente affida il pattugliamento nucleare strategico ad alcuni sottomariniereditati dalla Marina Sovietica. Ancora in servizio l’unico superstite della classe Typhoon, il TK-208 Dmitriy Donskoy 824. E’ il più grande sottomarino mai entrato in servizio ed è stato opportunamente modificato per lanciare i missili Bulava.

Mosca ha ancora in linea di fuoco sei sottomarini classe Delta-IV. Equipaggiati con dodici missili SS-N-23 Skiff, ognuno dei quali dotato di quattro testate MIRV da 100 kilotoni, rappresentano l’attuale spina dorsale russa del deterrente strategico. Risultano in servizio il K51 Verkhoturye, il K-84 Ekaterinburg, il K-18 Karelia, il K-114 Tula, il K-117 Bryansk ed il K-407 Novomoskovsk. Qualora la situazione lo richiedesse, il Cremlino potrebbe rischierare in pattugliamento strategico anche tre Delta III: Il K-223 Podolsk, il K-433 Svyatoy Georgiy Pobedonosets ed il K-44 Ryazan.

Entrati in servizio a metà degli anni ’80, il Cremlino mantiene ancora in servizio la terza generazione di sottomarini lanciamissili antinave rappresentata dalla classe Oscar-II. Sono stati progettati nello specifico ruolo “carrier-killer”, per contrastare cioè le portaerei americane ed impedire la loro proiezione strategica. In servizio risultano sei battelli classe Oscar-II: il K-150 Tomsk, il K-442 Chelyabinsk, il K-410 Smolensk, il K-119 Voronezh, il K-456 Vilyuchinsk ed il K-186 Omsk. I russi hanno sempre mantenuto un certo riserbo sull’intera classe Oscar. Nonostante non sia mai stato confermato, il Cremlino sta sviluppando una versione migliorata della classe Oscar-II con due battelli, il “Belgorod” ed il “Khabarovsk”. Il destino di questi ultimi sottomarini è particolare: rientrano nell’esclusiva categoria delle “armi del giorno dopo”. Il “Belgorod” ed il “Khabarovsk” saranno i primi sottomarini ad essere equipaggiato con siluri radioattivi a propulsione nucleare in grado di contaminare i target economici delle coste nemiche come le aree di pesca. Saranno armati con il sistema “Ocean Multipurpose System: Status-6”, stato progettato per “provocare danni inaccettabili, contaminando vaste zone costiere nemiche rendendole completamente senza vita per lunghi periodi di tempo”. Il prototipo dovrebbe essere pronto entro il 2019 con prove in mare previste per l’anno successivo. E’ un ICBM sottomarino con una testata al cobalto, un’arma nucleare strategica. Lo Status-6 è stato concepito per essere un sistema missilistico automatico di rappresaglia. Qualora gli USA dovessero spazzare via la leadership russa con un attacco preventivo, gli Status-6 verrebbero lanciati dalle profondità del mare. La sua testata al cobalto sarebbe devastante per le risorse naturali come la pesca ed i giacimenti di petrolio offshore. Lo Status-6 è stato progettato per affamare dal mare i sopravvissuti ad un olocausto nucleare.

Sono 17 i sottomarini nucleari d’attacco in servizio con la Marina russa. In pattugliamento quattro sottomarini classe Victor III, il B-388 Petrazavodsk, il B-138 Obninsk, il B414 Danil Moskovskiy ed il B-448 Tambov. Restano in servizio anche dieci temibili Akula, uno dei capolavori dell’ingegneria navale russa. Risutano attivi il K-317 Pantera, il K-331 Magadan, il K-154 Tigr, il K-391 Bratsk, il K-157 Vepr, il K-459 Kuzbass, il K-328 Leopard, il K-295 Samara ed il K-461 Volk. Da ritenere attivo anche il K-335 Gepard, unico classe Akulla-III realizzato.

Lo scafo interamente in titanio della classe Sierra, rappresentava un incubo per la NATO e gli Stati Uniti. Silenziosi e pesantemente armati, erano anche costosissimi. Mosca riuscì a completarne soltanto quattro, demolendo il quinto battello in costruzione. Risultano operativi due Sierra-II: il K-534 Pskov ed il K-336 Nizhniy. La spina dorsale dei nuovi sottomarini nucleari d’attacco sarà rappresentata dalla classe Yasen.

Il “K-329 Severodvinsk”, primo sottomarino d’attacco russo progetto 885 classe “Yasen”, ha completato le prove finali nel dicembre del 2013 ed è stato consegnato alla Marina con molte perplessità. Una commissione governativa istituita per l’occasione ha poi dato il via libera per la messa in servizio con alcune migliorie che sarebbero state adottate nei successivi Yasen. Lo Stato Maggiore della Marina non sarebbe stato pienamente convinto del “Severodvinsk” per problemi tecnici non meglio specificati. Il sottomarino d’attacco nucleare multiruolo classe “Yasen” ha un dislocamento in immersione di 13.800 tonnellate. E’ lungo di 119 metri, con una velocità massima di trentuno nodi in immersione. Può immergersi fino a 600 metri, anche se la profondità operativa si attesta sui 500 metri. Ha un equipaggio di novanta uomini, tra cui trentadue ufficiali. I sottomarini classe Yasen sono considerati (dai russi) come i migliori battelli del pianeta. Alcune caratteristiche, le poche fino ad oggi trapelate, parlano di un doppio scafo in acciaio amagnetico in modo da rendere minima la traccia acustica e, quindi una maggiore capacità di sopravvivenza del battello rispetto ai già temibilissimi Akula I/II. Si tratta di un sottomarino monoalbero alimentato da un reattore termo-nucleare OK-650V da 200 MW raffreddato ad acqua. La torre di comando ha una forma ovale idrodinamica, mentre lo scafo è suddiviso in dieci scomparti. I classe Yasen (sette le unità previste oltre al Severodvinsk) saranno equipaggiati anche con i missili da crociera supersonici Kalibr con un’autonomia di volo di circa 2500 km. I contratti firmati dal ministero della Difesa russo e la United Shipbuilding Corporation nell’ambito del programma di approvvigionamento dei sistemi d’arma, prevedono equipaggiamenti per altri sette sommergibili classe “Yasen” entro il 2020. Le migliorie proposte dalla commissione della Marina russa sono già state implementate nel secondo, terzo e quarto sottomarino della serie: il “Kazan”, il “Novosibirsk” ed il “Krasnoyarsk”. Faranno parte del “Progetto 885m”, la classe Yasen-M aggiornata.

I russi, infine, possiedono venti sottomarini d’attacco diesel-elettrici appartenenti alla classe Kilo ed Improved Kilo. L’ultima evoluzione è la classe Varshavyanka. Il quarto Varshavyanka, il ‘Krasnodar’, è entrato in servizio lo scorso novembre. I sottomarini diesel-elettrici classe “Varshavyanka” entro il 2016 equipaggeranno la Flotta da Guerra del Mar Nero. Questi sottomarini rappresentano un elemento chiave della strategia navale russa nel Mediterraneo, dove Mosca ha formato una task force permanente composta da dieci navi di superficie. La costruzione del primo sottomarino, il ‘Novorossiysk’ ha preso il via nell’ agosto del 2010, seguito dal “Rostov Na Donu” nel novembre 2011, dalla “Stary Oskol” nell’agosto del 2012 e dal quarto battello, il “Krasnodar” entrato in cantiere il venti febbraio del 2014. Il quinto battello, il ‘Veliky Novgorod’ ed il sesto, il ‘Kolpino’, sono in costruzione dal 30 ottobre dello scorso anno. La Flotta del Mar Nero non riceveva nuovi sottomarini da 23 anni ed operava soltanto con ‘L’Alrosa’, battello classe Kilo entrato in servizio nel 1990. I sottomarini russi soprannominati dalla US Navy come “Buchi Neri nell’oceano / Black Holes in the ocean”, una volta immersi non sarebbero più identificabili. I classe Varshavyanka (Progetto 636m) sono propulsi da motori a diesel-elettrici a bassissima emissione di rumore e possono colpire bersagli a lunghe distanze senza essere rilevati dai radar antisommergibile nemici. La classe Varshavyanka è una versione migliorata della Kilo (quest’ultimo al di sotto dei cinque nodi di velocità risulta invisibile ai sonar passivi), con tecnologia stealth avanzata. Ha un dislocamento di 3.100 tonnellate, raggiunge una velocità di 20 nodi, può immergersi fino a 300 metri e trasportare equipaggi di 52 persone. I sottomarini, armati con 18 siluri, mine ed otto missili da crociera “Kalibr 3M54” (NATO SS-N-27 Sizzler), svolgeranno missioni anti-sommergibile (Hunter Killer) in acque relativamente poco profonde. Tutti e sei sottomarini saranno impiegati presso la base navale “Novorossiysk” entro il 2016. Il ‘Novorossiysk’ è già in servizio nel Mar Nero dal 22 agosto dello scorso anno. Il ‘Rostov-on-Don’ e lo ‘Stary Oskol’, raggiungeranno la base di Novorossiysk dopo che avranno concluso la fase di sperimentazione con la Flotta del Nord.

Discorso a parte, infine, per la classe “Lada”, inizialmente prevista per entrare in servizio con la Flotta da Guerra del Baltico. Nonostante le smentite, il Cremlino avrebbe stornate i finanziamenti per il nuovo progetto Kalina”. I nuovi sottomarini di quinta generazione classe ‘Kalina’, potrebbero entrare in produzione tra il 2020 ed il 2025. Lo sviluppo del sistema AIP dovrebbe essere completato entro il 2017, con primo battello dotato di propulsione indipendente dall’aria pronto entro il 2018. Il nuovo sistema di propulsione è stato sviluppato presso il cantiere Sevmash, il più grande del paese. La classe Lada entrerà comunque nella storia. Il secondo battello, il “Kronstadt” e probabilmente l’ultimo della classe, il “Sebastopoli”, saranno i primi ad essere equipaggiati con il sistema indipendente dall’aria.

I sistemi AIP consentono al sottomarino non nucleare di operare senza l’utilizzo dell’aria esterna. I vantaggi, almeno concettualmente, sono molti. Mentre per il reattore di un sottomarino nucleare si deve pompare continuamente liquido di raffreddamento, generando una certa quantità di rumore rilevabile, i battelli non nucleari alimentati a batteria con sistema AIP, navigherebbero in silenzio. Un sottomarino propulso con sistema AIP, potrebbe operare per missioni di pattugliamento o deterrenza per 30/40 giorni. Un sottomarino classe ‘Lada’ è equipaggiato con sei tubi lanciasiluri da 533 mm e può sparare missili da crociera. E’ progettato per difendere le basi navali e le linee di comunicazione sul mare. Può essere efficacemente impiegato sia contro navi di superficie che contro sommergibili in ruolo Hunter Killer.

La Marina russa, ad oggi, dispone di 56 sottomarini in servizio attivo. Nel 1990 la Marina dell’Unione Sovietica possedeva una flotta di 240 sottomarini.

IN VAL DI SUSA UNA CICLOPICA CITTA’ DI 15000 ANNI FA?

http://selosotelodico.blogspot.it/2012/02/in-val-di-susa-una-ciclopica-citta-di.html?m=1

mercoledì 29 febbraio 2012

Cinquecento giovani sulle tracce di Rama, 
distrutta da un’alluvione. 

È il 1974 ed è bello ripercorrere le atmosfere di quegli anni con i giovani esploratori del Gruppo 4 in Val di Susa, tra leggende e misteri

 
Antiche leggende e affascinanti ipotesi 
 
Dieci o quindicimila anni fa, in Val di Susa, c’era una città ciclopica che si estendeva da un capo all’altro della valle e che fu poi distrutta da una catastrofica alluvione: la mitica Rama, città sacra, abitata da genti di pelle scura forse provenienti dall’India (dove — casuale coincidenza? — si venera da millenni un uomo-dio dallo stesso nome Rama), che conoscevano i metalli ed erano molto progrediti nelle scienze. 
 
Molte leggende, ancora vive nella valle, sembrano testimoniare questi remoti avvenimenti. 
 
Dal momento che un geniale mercante, digiuno di archeologia, un secolo fa compì la più grande delle scoperte archeologiche quando, affidandosi alle « favole » di Omero, trovò i resti di Troia, non c’è ragione di escludere a priori l’affascinante ipotesi di Rama e di non tentare di trovarne qualche traccia. 
 
Come l’antica Delfo Un gruppo di giovani torinesi del club « Spazio 4 » ha fatto propria questa « ipotesi di ricerca ». 
 
Ogni domenica, divisi in pattuglie, perlustrano la valle, si arrampicano sui monti, s’inoltrano nelle caverne, interrogano i montanari e tornano alla base con rapporti sensazionali, seppur redatti nello stile sobrio delle comunicazioni scientifiche, che poi pubblicano sulla loro rivista « Laforghiana ». Rovine di Rama, finora, non ne sono riapparse (operiamo senza mezzi, non possiamo fare scavi»). 
 
Però hanno scoperto tante cose strane da far supporre che questa valle sia stata, e forse un po’ lo sia ancora, un centro di culti iniziatici, una « Delfo druidica » dove l’intervento di extraterrestri fin dai più lontani tempi potrebbe avere avuto la sua parte: « La Val di Susa è una miniera di misteri», dicono gli esploratori di « Spazio 4 ». Prima di giudicare fantascientifiche queste tesi, ascoltiamo i protagonisti delle appassionanti avventure. Innanzitutto, chi sono.
 
Quattrocentottanta iscritti: ragazzi e ragazze tra i quindici e i trent’anni (studenti, operai, impiegati, giovani professionisti, insegnanti) divisi in gruppi che si dedicano alla ricerca nelle scienze emarginate dagli studiosi patentati come l’ufologia, la parapsicologia, l’esoterismo, l’archeologia di civiltà leggendarie: « Vogliamo abbattere i muri in cui la scienza ufficiale ha imprigionato la nostra sete di sapere. Lo facciamo con serietà, mente aperta e senza pregiudizi ». Aborrono tra loro le gerarchie, schivano la facile notorietà perché temono di essere fraintesi: e si sono dati per simbolo il poeta Laforgue che, nell’Ottocento, sognava « umanità sorelle nello spazio ». Loro, sognano un nuovo umanesimo planetario, un’era meravigliosa in cui tutti i popoli della Terra, e oltre, saranno affratellati nell’unica avventura degna di esseri intelligenti: l’esplorazione dell’ignoto. Ma è ora di chiedergli: Che cosa avete trovato in Val di Susa? Sono in tanti, nel piccolo alloggio di via Avigliana che è la loro base, ma delegano a rispondere Giancarlo Barbadoro, impiegato progettista alla Fiat, che di « Spazio 4 », insieme alla moglie Daniela (pure impiegata alla Fiat) è il centro propulsore: «Abbiamo trovato coppelle levigate con misteriosi graffiti e incisioni un po’ dappertutto, specialmente nei luoghi dove si racconta che le masche, cioè le streghe, accendono i loro fuochi e fanno le loro danze: come ad An Beglian nel comune di Villar Focchiardo, che viene indicato come il centro di questi riti; o come al “Truc dei ciò”, sopra il comune di Borgone, dove il monte presenta un’area spoglia di terra, con una piattaforma che la voce popolare chiama “Pera dei fò” dove altre masche rispondono con i loro fuochi al fuoco di An Beglian. Qui c’è anche un dolmen. Un altro dolmen, cinque menhir e diverse incisioni di figure umane abbiamo trovato alla cava Mountarchet, vicino a recinti di massi rizzati e allineati come quelli che i celti denominarono cromlech. Ma la scoperta più interessante l’abbiamo fatta sempre nella zona di Villar Focchiardo: una grande scultura che abbiamo battezzato “Masso mascherone”, vicino ad altre due piccole, molto simili a quelle messicane di cultura olmeca-tolteca che raffigurano uomini dai tratti felini, cioè i famosissimi uomini-gatto di cui parla Kolosimo in “Astronavi della preistoria”. E qui, forse, bisognerebbe aprire un altro discorso sulle ricerche compiute dal nostro gruppo ufologico nella valle ». Purtroppo il gruppo ufologico, di cui sono presenti accanto a Barbadoro alcuni dei soci più attivi, è molto abbottonato: « C’è una congiura del silenzio su queste cose », ci dice Roberto Tosi (impiegato alle Ferrovie). « Noi facciamo accurate indagini ovunque in Piemonte venga segnalato un importante avvistamento e sappiamo che i palloni sonda sono quasi sempre un alibi per mettere tutto a tacere. In queste condizioni, se uno di noi avesse per ipotesi incontrato un extraterrestre, non lo direbbe mai ai giornali. C’è il rischio di passare per matto». Base di dischi volanti Dobbiamo accontentarci di notizie sulle voci che corrono nella valle. E’ noto nel mondo dell’ufologia che sulla Val di Susa passa una delle principali traiettorie ortoteniche dei « dischi volanti »: e non si esclude che ciò accada da secoli e forse da millenni, dal momento che già Anassagora e poi Tito Livio, Seneca, Benvenuto Cellini hanno testimoniato di oggetti misteriosi nel cielo. Nella valle, oltre che dei frequenti passaggi, si parla anche di incontri con gli extraterrestri, specialmente intorno al Musine che con le sue numerose caverne potrebbe essere una base degli Ufo. E qui viene indicato un montanaro che inseguendo una pecora smarrita si è trovato sulla soglia di una caverna illuminata occupata da tre uomini in casco e tuta bianca spaziale: « E’ un po’ difficile che questa gente sia influenzata dalla letteratura fantascientifica», commentano i ragazzi di « Spazio 4 ». Ma aggiungono: « Purtroppo i protagonisti di queste avventure, anche quando riusciamo a rintracciarli, negano sempre tutto. Il silenzio, in questa valle di misteri, è una legge molto rispettata. Comunque, il nesso tra gli extraterrestri e questi misteri, che pur ha un credibile fondamento in altri luoghi del mondo, qui è ancora da dimostrare ». Lasciamo dunque i dischi volanti e torniamo a Rama. Che cosa provano, rispetto all’esistenza preistorica di Rama, i vostri ritrovamenti archeologici?, chiediamo a Barbadoro. « Vicino a Villar Focchiardo abbiamo scoperto un graffite che rappresenta un uomo e un sole: un contadino del luogo provvede a mantenere pulito e a ripassarne il disegno. Da questa osservazione ci è venuta l’idea di fare ricerche sui culti ancora praticati nella valle. Ebbene, oggi possiamo affermare che la gente della Valle di Susa (e probabilmente anche di valli vicine, come quella di Lan zo) pratica ancora riti druidici in segreto. Mi riferisco a interi paesi, non a pratiche sporadiche individuali: paesi il cui parroco è convinto di avere parrocchiani di sicura e praticata fede cristiana. In una di queste parrocchie alle falde del Musine, lo stregone druidico è proprio il sacrestano. “Ci siamo fatti cristiani per paura”, spiegano i valligiani, tra i quali il ricordo delle persecuzioni contro i catari e contro i valdesi è ancora vivo ». « E dunque — proseguono quelli di “Spazio 4” — l’accertata sopravvivenza di culti antichissimi in Val di Susa non potrebbe testimoniare dell’esistenza nel passato di una cultura religiosa e iniziatica molto importante? E non sarà quelle stessa di cui le leggende s’j. Ruma conservano il ricordo? Noi speriamo di riuscire un giorno a provarlo perché siamo convinti che le favole popolari sono molto meno… fiabesche di quanto si crede». Avete assistito a questi riti? I ragazzi di « Spazio 4 » si consultano perplessi. Poi Barbadoro deciso risponde: «Sì».

Le foto che seguono sono tratte da un articolo interessante su  Rama 

Muos, la Cassazione conferma sequestro del sistema radar Usa

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/catania/cronaca/16_gennaio_25/muos-cassazione-conferma-sequestro-sistema-radar-usa-33b8245e-c346-11e5-b4ef-cb5738f54dc3.shtml

Rigettato il ricorso presentato dall’avvocatura dello Stato per conto del ministero della Difesa. Legambiente: «Grande soddisfazione, ma la battaglia continua»

di Redazione online

Il sistema radar Usa

Il sistema radar Usa

CALTANISSETTA – Nuovo capitolo della vicenda Muos, il contestato impianto satellitare Usa realizzato nella riserva del Sughereto di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. La struttura resterà sotto sequestro perché la Cassazione ha rigettato il ricorso dell’avvocatura dello Stato per conto del ministero della Difesa. Rimane dunque vigente l’ordinanza emessa il 1 aprile del 2015 dal Gip di Caltagirone, confermata poi dal Tribunale per il Riesame di Catania, su richiesta del procuratore Giuseppe Verzera, che ha bloccato la prosecuzione dei lavori per la realizzazione dell’impianto di Telecomunicazione nella base americana. La Cassazione ha anche condannato il ministero della Difesa al pagamento della spese processuali. Il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, competente per territorio su Niscemi, ritiene che il sistema di comunicazione del dipartimento della Difesa Usa, Mobile user objective system, o Muos, è sottoposto ai vincoli di rispetto ambientali perché realizzato in un’aerea protetta con inedificabilità assoluta. Tesi condivisa dal Gip Salvatore Ettore Cavallaro, che il 1 aprile del 2015 ha disposto il sequestro della struttura. Il provvedimento, che era stato eseguito dal nucleo di polizia giudiziaria della Polizia municipale e dai carabinieri della Procura, era stato confermato il 27 aprile del 2015 dal Tribunale del riesame di Catania, presieduto da Maria Grazia Vagliasindi.

La vicenda giudiziaria

Un primo sequestro del Muos era stato adottato nell’ottobre del 2012 su richiesta dell’allora procuratore Francesco Paolo Giordano che aveva ritenuto illegittime le autorizzazioni concesse dalla Regione Siciliana, ma era stato poi annullato dal Tribunale del riesame di Catania che invece valutava validi gli atti del governo dell’isola. Ma nel febbraio 2015, il Tar di Palermo, accogliendo il ricorso del Comune di Niscemi, ha annullato tutte le autorizzazioni delle Regione, imponendo il blocco dei lavori. Su questo fronte è ancora pendente un ricorso al Consiglio di giustizia amministrativo di Palermo. Ma per la Procura di Caltagirone è stata la svolta giudiziaria: non si è posto più il problema sulla legittimità delle autorizzazioni, perché non esistono più e quindi, per l’accusa, il «Muos è abusivo».

Legambiente: grande soddisfazione

Legambiente Sicilia esprime «grande soddisfazione per la decisione della Cassazione e ribadisce che «il sistema satellitare di comunicazioni militari realizzato a Niscemi è e rimarrà assolutamente abusivo». «Da anni lo diciamo: il Muos è abusivo – dice Gianfranco Zanna, presidente regionale di Legambiente Sicilia – è stato costruito in un’area protetta, la Sughereta, con inedificabilità’ assoluta. La Cassazione ha finalmente messo un punto fermo. Ancora una volta, però, resta forte l’amarezza di una politica inadeguata e miope che non riesce a salvaguardare né la salute dei siciliani né il suo territorio». Intanto, come ricorda Legambiente nella nota, è in corso la verifica sulla pericolosità delle emissioni dell’impianto per la salute ambiente e traffico aereo disposta da Consiglio di giustizia amministrativa. La prossima udienza è fissata per il 3 febbraio.

Orlando

Commenta la sentenza anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: «Un nuovo importante passo è stato compiuto, da un lato, per affermare il diritto dei cittadini e degli enti locali a partecipare ed essere attori delle scelte che li riguardano e, dall’altro, per affermare la vocazione pacifica della Sicilia, la cui posizione strategica deve essere spunto per promuovere azioni di pace e dialogo e non per nuove strutture e interventi militari».

Movimento 5 Stelle: interrogazione in Senato

«Il Muos è illegittimo – tuona Vincenzo Santangelo del Movimento 5 stelle – L’impianto satellitare previsto a Niscemi non può essere installato su un territorio tutelato da vincoli ambientali, e la sentenza della Cassazione conferma ciò che diciamo da tempo: questo progetto non può andare avanti. Non solo per l’ambiente ma anche per la salute: non è stata accertata la sua pericolosità per la popolazione». «Solo pochi giorni fa – aggiunge – abbiamo presentato una interrogazione in Senato a firma dei siciliani Bertorotta, Santangelo, Catalfo e Giarrusso con la quale abbiamo chiesto conto anche dell’impossibilità di effettuare i test previsti dalla legge. Ho ribadito la necessità di insistere e continueremo su questa strada finché non venga rispettato l’articolo 32 della Costituzione che tutela il diritto alla salute dei siciliani».

25 gennaio 2016 | 10:33