NAZIONE ARABA

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MONDOCANE

DOMENICA 3 GENNAIO 2016

Giorni fa si sono visti messaggi in rete dati sul sostegno all’Isis da parte della popolazione araba a Mosul. Dati che intendevano convincerci che, dopotutto, l’Isis è bene accetto tra le popolazioni invase. Si tratta, con evidenza solare, di dati propagandistici e grotteschi per chiunque avesse anche solo una limitata conoscenza, sul posto, degli arabi e della loro anima.
Ora sul Fatto Quotidiano, a firma Guido Rampoldi (ex-Repubblica, uno informato, ma impostato malamente su balle imperialiste), esce qualcosa di più attendibile. Riguarda l’intero mondo arabo che a che fare con l’Isis e, prima, con Al Qaida (di cui Rampoldi accredita l’autenticità, autodeterminazione e autogerminazione).
Li riporto per rettificare certe illusioni seminate dal nemico. Sono tratti da un sondaggio di ben altra competenza e correttezza: 18.311 interviste – non quattro a Mosul – in 12 paesi dell’ “Arab Opinion Index 2015”, con margine d’errore 2-3%.
Solo il 7% degli arabi ha dell’Isis un parere favorevole, o anche solo in parte favorevole. Un arabo su due, più astuto di Rampoldi, lo considera il prodotto di potenze straniere, come già accadde con Al Qaida e Osama bin Laden. Il 72% ritiene che “nessuno abbia il diritto di dichiarare infedeli i seguaci di altre religioni”.
Mentre, per merito delle forze patriottiche irachene e siriane, con il supporto di Iran e Hezbollah e a dispetto dei continui rifornimenti della Coalizione Usa all’Isis e dei bombardamenti sulle truppe patriottiche in avanzata e a dispetto di curdi e turchi che cercano di arginare la vittoria degli aggrediti, si profila la sconfitta militare del cosiddetto Stato islamico, ne è già pienamente consumata la disfatta culturale: il progetto di un’Umma integralista frazionata tra i vari staterelli che l’imperialismo ha progettato di far nascere dalle divisioni nazionali formulate da Sikes-Picot nel 1915.
A questo proposito va contrastato il discorso di vari utili idioti pacifisti e di sinistra, come di amici del giaguaro proni all’imperialismo, secondo cui quei confini erano arbitrari e si farebbe bene a ridisegnarli lungo linee tribali, etniche, confessionali, alla maniera della balcanizzazione.
Quelle configurazioni di nazioni multietniche e multiconfessionali furono, sì, imposizioni arbitrarie, funzionali al controllo colonialista. Ma, primo, servirono a superare un’arcaica e imbelle struttura tribale, come faceva gioco agli imperi precedenti, romano, bizantino, ottomano, italiano (vedi la Libia di Gheddafi, ora rispedita nel Medioevo). E, secondo, nella successiva lotta di liberazione dal colonialismo e di resistenza a sionismo e imperialismo, quei popoli “diversi” forgiarono un’unità ideale, ideologica, politica, culturale. Unità che rispondeva poi, in buona parte, al loro lontano retaggio geografico, culturale e storico. Solo la Siria, che organicamente racchiudeva anche Libano e Palestina, fu divisa in tre pezzi. Detto con pieno rispetto per le poi maturate istanze nazionali dei palestinesi, anche queste con radicata legittimità storica.
 
E se questi elementi strutturali e strutturanti non bastassero, credo che la storia di gran parte d’Europa, frazionata in mille contee e principati fino all’Ottocento, ci insegna a riconoscere come formativa e legittimante di una nazione la volontà dei popoli che vi si riconoscono. E su questo, per quanto riguarda gli Stati arabi che si sono dissanguati nel contrasto a sionismo e imperialismo, non credo vi possano essere dubbi.
 
Pubblicato da alle ore 17:35
NAZIONE ARABAultima modifica: 2016-01-13T21:34:25+01:00da davi-luciano
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