In Arabia Saudita si mozza la testa a 47 dissidenti e si dimostra al mondo l’indole barbara e tirannica del “fedele alleato” dell’Occidente

i dirittoumanisti non organizzano alcun sit in di protesta davanti all’ambasciata? Nessuno striscione? Eh no, i dirittoumanisti a libro paga non si scagliano contro gli amici dei loro finanziatori a stelle e strisce, mica è la Libia di Ghedafi o la Siria di Assad. La società civile contro le discriminazioni DISCRIMINANO tra arabi amici e bravi e quelli cattivi a quanto pare
 
Gen 02, 2016
 
Esecuzione-capitale-2-1
Esecuzione capitale in Arabia Saudita
 
di Luciano Lago
 
Per molto tempo l’apparato dei media occidentali ha cercato di coprire, di minimizzare e di non far trapelare all’esterno le caratteristiche intolleranti. oscurantiste e fanatiche del regime saudita, nascondendo al grande pubblico le atrocità quotidiane commesse da questo regime ed occultandone i legami con la diffusione del terrorismo jihadista.
 
Per un così importante alleato degli USA e della Gran Bretagna, era meglio non interferire nei suoi “affari interni”. Era preferibile dirigere le campagne per il rispetto dei “diritti umani ” verso gli stati ostili agli interessi degli USA e dell’Occidente: la Siria, la Libia di Gheddafi, l’Iran degli Ayatollah, la Corea del Nord e la Russia di Putin.
 
Soltanto in quei paesi, secondo l’orchestra dei media occidentali, albergavano i “tiranni”, i “cattivi dittatori”, i regimi intolleranti e violatori dei diritti umani, dei gay e delle coppie omosessuali, irrispettosi anche della libertà di investimento per il cartello delle grandi multinazionali anglo USA che non potevano liberamente installarsi in quei paesi.
 
Contro questi Stati era lecito e consigliato (dal Dipartimento di Stato USA) introdurre sanzioni ed embargo commerciale: contro la Siria di Bashar Al Assad, contro l’Iran, contro la Russia.
 
Con le ultime esecuzioni capitali attuate dal regime Saudita emerge di tutta evidenza, in questi giorni, il carattere barbaro e tirannico del grande alleato dell’Occidente: l’Arabia Saudita. Lo Stato assolutista e tirannico della Monarchia dei Saud con cui tutti i paesi occidentali fanno il grande business (del petrolio e delle armi).
 
Questo carattere non è più possibile occultarlo neppure all’opinione pubblica più sprovveduta, come ad esempio quella italiana che legge i grandi “giornaloni” come Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, guarda la la TV della RAI e di Media Set e crede a tutte le “narrazioni” fatte da questi media che riprendono le corrispondenze della CNN, della Reuters, della Fox news, di ABC News, ecc. e le ripropongono al pubblico italiano.
 
Oggi stesso il Ministero della Monarchia Saudita ha annunciato l’esecuzione (mediante il taglio della testa) di 47 persone accusate di dissidenza rispetto all’ideologia wahabita/salafita che è quella ufficiale del regno saudita. Il comunicato prosegue enunciando il motivo della condanna (che naturalmente ne costituisce anche il pretesto) che è quello di aver promosso attività sovversiva e “terrorista” nel regno. Vedi: Arabia Saudita annuncia esecuzione di 47 “terroristi”
 
Il paradosso è quello che il principale stato notoriamente sostenitore ed ispiratore del terrorismo di marca jihadista, condanna dei dissidenti interni per il delitto di “terrorismo” e questo dimostra l’utilizzo strumentale del termine “terrorista” che viene fatto dai regimi dispotici e repressivi, come l’Arabia Saudita, il Qatar, il Bahrain, il Kuwait e la Turchia ( tutti stretti alleati degli USA e dell’Occidente).
 
Fra i condannati, oltre ad altri dissidenti (fra cui due ragazzi minorenni ) emerge la figura del clerico sciita, Nimr Baqer al-Nimr, un religioso che godeva di grande stima e di largo seguito nella popolazione sciita non solo in Arabia Saudita (dove è presente una minoranza di questa confessione ) ma anche nella comunità mussulmana sciita di tutto il mondo, dal Libano all’Iran ed all’Iraq ed allo Yemen, tutti paesi a maggioranza sciita. Questa persona, Nimr Baqer al-Nimr, di indole mite ed assolutamente pacifica, era stato arrestato l’8 Luglio del 2012 dalle autorità saudite e successivamente condannato alla pena capitale, dopo essere stato ferito, per aver difeso i diritti dei prigionieri ed il diritto a dissentire dalla politica di oppressione e di ingiustizia esercitata dalla famiglia reale dei Saud che comanda il paese con potere assoluto ed insindacabile.
 
Non avevano avuto effetto i numerosi appelli alla sospensione della pena che erano stati lanciati da autorità di vari paesi arabi e, oltre a questi, si era aggiunto il presidente della Commissione Sicurezza del Parlamento iraniano, Alaedin Boruyerdi. Inoltre vi era stato l’avvertimento inviato da Husein Amir Abdolahian, vice cancelliere iraniano, il quale aveva avvisato che l’Arabia Saudita “avrebbe pagato un caro prezzo per l’ingiusta esecuzione capitale di queste persone e sarebbe stata responsabile delle conseguenze”.
Il ministro degli esteri dell’Iran, Hossein Yabir Ansari, nel condannare l’esecuzione di Nimir e degli altri prigionieri ha messo in risalto che, a differenza dei terroristi radicali e fanatici (armati e sostenuti da Regno Saudita), una figura come Sheij Nimr, non aveva altro strumento che la sua parola per perseguire la sua predicazione religiosa e politica ed il suo sacrificio come martire ricadrà sulla monarchia dei Saud e ne dimostra tutta la imprudenza e la irresponsabilità. Vedi: Al Manar
 
Nimr-Baqir-Al-Nimr
Nimr Baquir Al Nimr religioso sciita
 
Forti proteste ed una energica condanna sono anche arrivate dal Libano, dal movimento sciita Hezbollah, che rappresenta la comunità sciita di quel paese, dal governo iracheno e dallo Yemen.
Dall’Iraq è arrivata la precisa accusa di Mohammed Shihud, esponente politico e membro del Parlamento di Baghdad il quale, in una intervista alla rete TV, “Al Sumariya”, ha segnalato che l’esecuzione di Sheij Nimr conferma che il regime saudita vuole “incendiare tutta la regione istigando la guerra tra le comunità religiose”.
 
Nessuna reazione invece dai governi occidentali, in particolare dai governi dei paesi europei, come la Francia, la Gan Bretagna e l’Italia che vantano stretti rapporti commerciali e di alleanza militare con l’Arabia Saudita.
 
Non tutti sanno (visto l’occultamento delle notizie in proposito) che questi governi stanno collaborando, assieme agli Stati Uniti, alla guerra di aggressione che l’Arabia Saudita sta conducendo da circa nove mesi contro lo Yemen, il più povero dei paesi della regione, reo di aver scelto un governo considerato non conforme con gli interessi della monarchia saudita. Questa guerra, quasi totalmente oscurata dai grandi media, che si produce con bombardamenti indiscriminati da parte dell’aviazione saudita, rifornita ed assistita dalle forze USA e NATO, ha prodotto fino ad oggi oltre 7.000 vittime in buona parte civili, distruzione di ospedali, scuole ed abitazioni, distruzione dei palazzi storici della capitale Sanaa, dichiarata a suo tempo patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.( Vedi: Yemen: Martirio e Resistenza di un popolo) .
 
Un conflitto sangunoso che ha creato condizioni di emergenza umanitaria per la popolazione yemenita che è anche chiusa in un embargo totale di rifornimenti dei generi essenziali e dei medicinali.  Embargo a cui collaborano le potenze occidentali  per mantenere i buoni rapporti con Riyad.  L’aggressione criminale dell’Arabia Saudita è stata pienamente appoggiata dai paesi europei (Francia e Gran Bretagna in testa) con il ministro degli esteri italiano Gentiloni che ha manifestato “comprensione” al suo omologo saudita in occasione della visita di questi a Roma. Senza contare l’invio di forniture militari che viene fatto periodicamente anche da imprese italiane che collaborano nella esportazione di parti di bombe che vengono poi utilizzate dai sauditi per massacrare la popolazione yemenita. Vedi: L’Italia smetta di appoggiare i crimini sauditi
 
Gentiloni-con-arabo-saudita1
Gentiloni con il ministro degli esteri saudita
 
Neanche una parola di riprovazione è stata pronunciata dal presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, in occasione della sua recente visita a Riyad, per “omaggiare ” monarchi sauditi ed intrecciare affari. Il business prima di tutto come vuole la tradizione
In Arabia Saudita si mozza la testa a 47 dissidenti e si dimostra al mondo l’indole barbara e tirannica del “fedele alleato” dell’Occidenteultima modifica: 2016-01-04T21:21:36+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo