COS’È L’ISIS? LA RUSSIA LO SPIEGA AGLI OCCIDENTALI RIMBAMBITI DALLA PROPAGANDA DEI MEDIA

25/09/2015

Russia: “Non siate stupidi, Isis è uno strumento USA per destabilizzare il Medio Oriente”

“Il processo di trasformazione del gruppo terroristico dell’Isis in uno Stato con un proprio esercito, polizia, bilancio, tasse e strutture sociali non sarebbe mai avvenuto senza l’aiuto dell’Occidente e delle monarchie del Golfo Persico”.

Gli analisti russi, ripresi dall’agenzia di stampa TASS, puntano il dito contro l’Occidente e gli Stati Uniti per quel mostro (lo Stato islamico) che secondo loro sarebbe stato partorito a tavolino.

di Franco Iacch ( analisidifesa)

L’Isis nasce come una cellula di al-Qaeda in Iraq nel 2013. In pochissimo tempo è cresciuto a dismisura, riuscendo a dichiarare guerra ad alcuni paesi. Nell’estate dello scorso anno i fondamentalisti conquistano Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq e dichiarano la nascita di un califfato che si estende da Aleppo, nel nord della Siria, alla provincia di Diyala, a est dell’Iraq, con una popolazione di sei milioni di persone.

“Nonostante fosse ad un livello embrionale, l’Isis già riceveva finanziamenti e rifornimenti da diversi paesi. Tra questi il Qatar, lo stesso paese che ospita il comando delle forze armate degli Stati Uniti in Medio Oriente”.

Sappiamo che ad un certo punto, dal Qatar sono stati trasferiti allo Stato islamico una somma di 300 milioni di dollari tramite conti correnti fittizi. Il principale conto era registrato in una banca svizzera a Berna (poi sequestrato). Proprio da questo fondo, l’Isis avrebbe attinto per porre le sue basi.

“Lo Stato Islamico, oggi, ha risorse finanziarie proprie. Oltre alle azioni tipiche dei terroristi (sequestri, estorsioni, opere d’arte), il califfato ricava cospicui utili dalla vendita del petrolio alla Turchia, Giordania e Siria”.

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E’ strano come l’Occidente (così come una certa stampa) non si ponga questa domanda: il governo del presidente siriano Bashar Assad acquista il petrolio dallo Stato islamico a prezzi gonfiati. Perché? Proprio il contrabbando è la terza fonte principale di reddito dello Stato islamico.

“Mettono in scena degli spettacoli. Non sono mica stupidi. I terroristi distruggono delle copie in gesso. Il patrimonio trafugato è stato già venduto al mercato nero e magari è già esposto in qualche villa miliardaria”.

L’intero studio è un attacco agli Stati Uniti rei, secondo i russi, di aver creato lo Stato islamico.

“Suvvia. La coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, creata apparentemente per combatter lo Stato islamico, è una farsa. Dei 60 paesi membri, solo due o tre effettuano raid con truppe di supporto sul campo. Solo una nuova coalizione internazionale con Siria, Arabia Saudita, Giordania, Egitto, Russia e Stati Uniti sarebbe in grado di sconfiggere lo Stato islamico. La leadership russa ha sottolineato questa idea più di una volta”.

Il bilancio dell’Isis? Centinaia di miliardi di dollari. Fondi illimitati che gli consentono di disporre di un esercito di 150 mila militanti a libro paga. Senza il sostegno esterno, lo Stato islamico non sarebbe mai stato in grado di mantenere i territori sequestrati”.

“Cosa è lo Stato islamico? lo strumento principale di Washington creato per destabilizzare la situazione in Medio Oriente. Lo scopo degli Stati Uniti è quello di stravolgere la situazione nella Regione con l’obiettivo finale di riconquistare posizioni chiave in Medio Oriente”.

E se i russi avessero ragione?

Se cosi fosse, la strategia USA sarebbe chiara. Perché se l’Isis riuscisse a spodestare Assad, potrebbe poi rivolgersi verso l’Asia Centrale ed il Caucaso del Nord, da dove sarebbe in grado di rappresentare una minaccia alla sicurezza della Russia e della Cina.

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Concludono gli analisti russi: “In Europa il piano ha funzionato. Centinaia di migliaia di profughi dalla Siria e dal Nord Africa richiedono costi colossali per sostenere il programma di assistenza, che porterà ad un danno economico nell’Unione europea. Gli Stati Uniti hanno potranno portare avanti facilmente il progetto di cooperazione transatlantica”.

di Franco Iacch ( analisidifesa)

Vladimir Putin rappresenta la maggiore sfida per i sostenitori del “Nuovo Ordine Mondiale”

http://www.controinformazione.info/vladimir-putin-rappresenta-la-maggiore-sfida-per-i-sostenitori-del-nuovo-ordine-mondiale/

Da  Ago 30, 2015
Putin fra i suoi soldati

By Jonas E. Alexis

Contrariamente a quello che Darwin sosteneva nelle sue teorie, la Storia o l’Universo ed anche gli esseri umani non sono stati creati senza un senso o senza un proposito. Esiste un “logos” (principio o ragione in greco) nella Storia che può essere compreso da coloro che amano la verità.

In risposta alla nozione che prevale tra i sostenitori del Nuovo Ordine Mondiale (NWO), secondo i quali Putin sarebbe la reincarnazione di Hitler, un dittatore,un aggressore, una brutta copia di James Bond, e che la Russia avrebbe violato il diritto internazionale, Putin ha brillantemente dichiarato: “Vi invito a pubblicare la mappa del mondo nel vostro giornale e sottolineare tutte le basi militari esistenti degli Stati Uniti in essa. I sommergibili nucleari americani si trovano in allerta permanente di fronte alle coste norvegesi; sono equipaggiati con missili che possono arrivare a Mosca in 17 minuti. Al contrario noi abbiamo smantellato tutte le nostre basi a Cuba già da molto tempo, anche quelle non strategiche. Dunque saremmo noi  quelli denominati aggressori”?

“In quanto a noi (russi), non risulta che ci stiamo allargando in qualsiasi luogo; risulta invece che l’infrastruttura della NATO, inclusa l’infrastruttura militare, si sta muovendo verso le nostre frontiere. Questo sarebbe un atteggiamento di aggressione? Alla fine gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato relativo ai missili antibalistici, che costituiva in gran parte la pietra angolare dell’intero sistema di sicurezza internazionale”. “I radar, le basi ed i sistemi antimissile si trovano nel territorio europeo o nel mare, per esempio nel Mar Mediterraneo ed in Alaska. Abbiamo sostenuto molte volte che tutto questo affossa la sicurezza internazionale. Ritenete che questa sia una dimostrazione del nostro atteggiamento aggressivo”?

A questo punto Putin realmente demolisce  il progetto sionista che gli agenti del NWO hanno cercato di implementare per anni in Occidente. Gli agenti del NWO non accetteranno mai la sfida di Putin e precisamente perchè hanno utilizzato gli Stati Uniti per distruggere i paesi del Medio Oriente ed altre regioni (Somalia, Sudan Nigeria, ecc.). Una volta di più, se questa è una notizia nuova per qualcuno, basta guardare come sono stati ridotti paesi come l’Iraq e l’Afghanistan.

D’altra parte mentre i “neocons” ed altre “navi ammiraglie” sioniste vogliono sviare la nostra attenzione verso paesi come la Russia, la Cina, il Brasile e la Corea del Nord, le stesse persone non vogliono affrontare il fatto che la nostra attenzione dovrebbe essere posta sul paese che ha danneggiato l’America e gran parte dell’Occidente: Israele.

La Russia e la Cina non hanno mai minacciato di annientare qualsiasi paese, Israele invece lo ha fatto. Se questo per qualcuno non fa notizia, allora bisogna basarsi sullo storico militare israeliano, Martin van Creveld, il quale dice in modo inequivoco:

“Disponiamo di varie centinaia di ogive nucleari e missili e possiamo lanciarli contro obiettivi in tutte le direzioni, incluso su Roma. La maggior parte delle capitali europee sono obiettivo delle nostre forze aeree…Abbiamo la capacità di portare il mondo nell’abisso assieme a noi. E vi posso assicurare che questo accadrebbe prima che Israele vada nell’abisso”.

Immaginiamoci se Putin o un esponente iraniano avessero proferito tali dichiarazioni. osa credete che farebbero gli agenti del NWO ? Avrebbero prodotto tale dichiarzione in modo incestuoso ed incoerente in tutti i mezzi di informazione fino all’infinito? Ricordate come in modo ridicolo avevano trasmesso continuamente la menzogna che Ahmadinejad voleva cancellare Israele dalla carta geografica? Adesso in questo si trova nel suo ruolo. Prendere un microfono, presentare la dichiarazione di questo Creveled a qualsiasi americano o europeo che si incontri. Cancellare la parola Israele e sostituirla con uno spazio bianco. Chiedere a qualsiasi persona che riempia lo spazio in bianco con qualsiasi paese del mondo. Credete forse seriamente che andrebbero ad inserire Israele in quello spazio? Fare la prova e vedrete che  il risultato è allucinante.

Quello a cui stiamo assistendo è che Putin continua a vincere sugli agenti del NWO e li sbaraglia nel loro stesso gioco. Putin non utilizza neppure termini molto tecnici. Lui ha soltanto utilizzato il senso comune ed una piccola dose di comprensione. Gli agenti del NWO non erano in grado di intendere una logica elementare. Si trovavano in un blocco mentale.

Qualcuno potrebbe facilmente dire che Putin è un prodotto di quella che Hegel avrebbe chiamato “l’astuzia della ragione”. L’astuzia della ragione è semplicemente “un termine per una dinamica occulta o dialettica che riassume le conseguenze delle azioni in modo imprevisto per gli attori”. Come Robert C. Tucker riassume il concetto di Hegel qui di seguito:

“…In realtà, l’idea che la ragione non funziona soltanto nella Storia in un modo che potrebbe sembrare ragionevole in superficie. (La ragione) non è attualizzata in questa o in un’altra delle sue fasi, come conseguenza delle azioni svolte dagli uomini coscientemente e che adottano come proprio ideale , nel cercare di tradurre alla realtà attraverso il loro modo di vita e di condotta”. La Storia allora esegue i suoi secondi disegni razionali in forma indiretta ed in modo furtivo. Li realizza chiamando in causa l’elemento irrazionale della natura umana, le passioni”.

Hegel afferma molto chiaramente che questo mondo “non è preda di fattori esterni e di cause contingenti, ma piuttosto viene retto dalla provvidenza”. Hegel si muove ad affermare che gli eventi nel mondo si svolgono attraverso una provvidenza, di fatto attraverso la Divina Provvidenza”, e questa Divina Provvidenza è la saggezza , assieme con il potere infinito, che è cosciente dei propri fini, ovvero in assoluto di un disegno razionale del mondo…. Pertanto, contrariamente a quello che Darwin espose come teoria metafisica, l’universo o anche gli esseri umani non sono insignificanti o incontrollabili. Esiste un Logos della Storia che può essere compreso da coloro che amano la verità. Se la Storia non ha un senso, allora non ci sarebbe ragione di combattere per quello che è giusto, per ottenere la verità e per dissipare i miti e l’ideologia.

Hegel scrive:
“Che la Storia del mondo viene retta da un disegno finale, che rappresenta un processo razionale, la cui razionalità non è quella di una tematica in particolare, ma di una ragione divina e assoluta- questa è una proposizione la cui verità dobbiamo supporre; la prova si radica nello studio della Storia del mondo, che è l’immagine e l’affermazione della ragione”.
Un esempio classico del principio di Hegel qui sarebbe di nuovo la persona di Putin e l’Unione Sovietica. In pratica nessuno avrebbe creduto che l’URSS avrebbe prodotto un uomo come Putin. Senza dubbio egli è imperfetto; come si possono trovare difetti nella vita di ciascun essere umano individuale, non ci sono dubbi che si possono identificare alcuni suoi difetti.

Tuttavia, che possa piacere o no Vladimir Putin, egli senza dubbio sta sta procurando forti arrabbiature agli agenti del NWO e questa è una buona cosa. Come abbiamo segnalato in precedenza, Putin ha cambiato in qualche modo il corso della Storia quando ha argomentato che il Nuovo Ordine Mondiale adora Satana. Putin si trova allineato e conforme con il pensiero cristiano ed aggiungo qui anche mussulmano, se egli ci dice che satana pretende di distruggere “le Nazioni del Mondo” (Isaia 14:12), Non è un caso che i suoi figli seguiranno il loro padrone.

Ancora una volta è pertinente portare il giudizio dell’ebreo statunitense neocon, Michael Ledeen. Parlando di alcuni fatti terribili Ledeen non ha esitato ad affermare:
“La distruzione creativa è il nostro secondo nome, tanto all’interno della nostra società come all’estero. Noi abbattiamo il vecchio ordine ogni giorno, dal commercio alla scienza, alla letteratura, all’ arte, all’architettura ed al cinema alla politica ed alla legge. I nostri nemici hanno sempre odiato questo turbine di energia e creatività che minaccia le loro tradizioni (quali che siano) e la vergogna per la loro incapacità di sostenere il ritmo—Noi dobbiamo distruggerli per avanzare la nostra missione storica”.

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Questa argomentazione si può facilmente verificare in altri territori: ad esempio intorno al 2003, i Neocons hanno disegnato una linea sulla sabbia ed hanno iniziato a designare il nome dei paesi che dovevano essere distrutti: “Algeria, Libia, Egitto, Sudán, Líbano, Siria, Iraq, Arabia Saudita, Irán, Hezbollah, Hamas, la Autorità Palestinese e l’ islamismo’.” Ma ‘ c’è di più: nel 1992 un documento sorprendente fu trovato negli uffici di Paul Wolfowitz nel Pentágono.

Barton Gellman del Washington Post lo definì “un piano destinato a stabilire la direzione della nazione USA per il prossimo secolo”. Il ” Wolfowitz Memo” richiamava ad una permanente presenza militare degli Stati Uniti nei sei continenti per dissuadere i potenziali “competitors” degli USA ad aspirare ad un maggiore ruolo regionale o globale. La contenzione, la strategia vittoriosa della guerra fredda fu accantonata per dare luogo ad una nuova strategia ambiziosa disegnata “per stabilire e proteggere un nuovo ordine ad avanzare nella nostra missione storica”.

Per quanto la nota di Wolfowitz fu denunciata e sconfessata successivamente, quella nota si trasformò di fatto nella strategia politica statunitense, come riportato alla pagina 33 della National Security Strategy (NSS) rilasciata dal Presidente Bush il 21 di Settembre del 2002. Un giornalista del Washington Post, Tim Reich lo descrive come “una pietra miliare della politica estera degli USA” che investe i principi fondamentali che hanno guidato i successivi presidenti nel corso di 50 anni: contenzione e dissuasione”.
Questa è chiaramente una attività coperta che si trova chiaramente manipolata dalle mani guida degli agenti del NWO come Leedeen, Bill Kristol, Daniel Pipes, ecc..

A volte questo piano occulto può essere considerato realmente malvagio ed anche diabolico. Se qualcuno ha necessità di avere le prove basta chiedere a mr. Daniel Pipes.
Pipes ha detto che l’America deve appoggiare i ribelli/terroristi e mercenari in Siria e lo stesso Assad in modo che entrambi finiscano massacrandosi gli uni con gli altri! Quando il sangue scorrerà per tutte le parti in Siria, quando Assad ed i terroristi non esisteranno più, allora gli agenti del NWO potranno proclamare la vittoria.

Questo è un vero piano diabolico. Così quando Putin ha iniziato a sfidare questa diabolica premessa in termini morali e religiosi, Kevin Barrett ed io eravamo più che felici di acclamare quest’uomo. Come ha detto Barret l’altra volta: “che Dio benedica il Presidente Putin, il quale mette il timore di Dio nel Nuovo Ordine Mondiale”.

Fonte: Veterans Today

Traduzione: Luciano Lago

Nella foto in alto: Putin fra i suoi ufficiali

Nella foto in basso: lo stratega neocon statunitense Michael Ledeen

Il generale iraniano Qassem Soleimani si è recato a Mosca per riunirsi con Putin

17/12/2015

Il comandante della Forza di “Al Quds”, del Corpo delle Guardie della Rivoluzione iraniana (CGRI), generale Qassem Soleimani, si è recato la scorsa settimana a Mosca per riunirsi con il presidente russo, Vladimir Putin, ed alti ufficiali russi, ha indicato l’agenzia Fars News.
“Il generale Soleimani è stato protagonista di un incontro al vertice con il presidente Vladimir Putin ed alti ufficiali dell’Esercito e delle forze di sicurezza russe, in una visita di tre giorni portata a termine la scorsa settimana con il fine di realizzare una verifica dgli accordi raggiunti nella riunione dello scorso mese di Novembre tra Putin e il leader supremo della Rivoluzione Islamica dell’Iran, l’ “Ayatolá Sayyed Ali Jamenei”, hanno indicato fonti bene informate alla Fars News”.

Le stesse fonti hanno informato che il generale Soleimani ed anche il presidente Putin hanno discusso sugli ultimi avvenimenti in Siria, in Iraq, nello Yemen e nel Libano.

Secondo dette fonti, nel corso dell’incontro tra Putin ed i suoi generali di alto rango con il generale iraniano Soleimani, il presidente russo ha chiamato quest’ultimo “il mio amico Qassem”.
Pochi giorni dopo che la Russia aveva iniziato la sua campagna aerea contro i gruppi terroristi in Siria, vari media occidentali hanno affermato che il generale Soleimani aveva visitato Mosca per animare la Russia ad entrare nella guerra.

Il generale Soleimani aveva visitato Mosca il 24 di Luglio per riunirsi con il ministro della difesa russo, Serguei Shoigu e con il presidente Putin, avevano informato i media occidentali in Agosto.

Il riscatto del pilota russo dell’aereo Su-24 abbattuto dai caccia turchi sulla Siria, sembra certo che sia stato organizzato dal generale Soleimani, secondo diversi media.

Gen. Soleimani, comandante iraniano, sul terreno siriano
Gen. Soleimani, comandante iraniano, sul terreno siriano

Nota: non c’è dubbio che l’incontro al vertice tra Putin e il massimo capo militare iraniano sia il preludio ad un più forte coinvolgimento delle forze militari iraniane nel conflitto in Siria e che la Russia a sua volta si prepari per intensificare ulteriormente gli sforzi per far avanzare l’offensiva anti terroristica in Siria, probabilmente utilizzando anche delle propri reparti speciali con armamenti sofisticati, per assicurare una buona copertura alle proprie truppe ed alle forze siriane ed iraniane.

Questa potrebbe essere la diretta risposta di Putin e dell’Iran alle minacce di intervento diretto saudita proferite da Riyad, in occasione del lancio della coalizione dei paesi sunniti con il pretesto di combattere lo Stato Islamico ma che in realtà mira a rovesciare il governo di Bashar al-Assad e smembrare il paese arabo.

La Russia non ha alcuna intenzione al momento di cedere sulla questione siriana dove sta giocandosi tutto il suo prestigio ed il suo potere militare. Allo stesso modo l’Iran è deciso a difendere l’alleato siriano in modo sempre più diretto, come ribadito dalla suprema guida della Repubblica islamica, Hassan Rouhani, anche per essersi assunto l’onere della difesa delle comunità sciite del Medio Oriente, attualmente  aggredite dall’intolleranza e dal fanatismo sunmita wahabita ispirato dall’Arabia Saudita e protetto dagli USA e dai loro alleati.

Nelle prossime settimane sarà importante vedere quali saranno gli effetti militari di questi accordi sul campo.

Fonte: Al Manar

Traduzione e nota: Luciano Lago

I P.M. testimoni? No Grazie!

post — 17 dicembre 2015 at 19:57

TANKO_PM

E’ iniziato nella tarda mattinata il processo a carico di sette dei nove fermati nella notte tra il 19 ed il 20 luglio 2013 nel corso di una passeggiata in Val Clarea.

Quella notte le forze dell’ordine, dopo aver lanciato un numero spropositato di lacrimogeni, caricarono i manifestanti con una manovra a tenaglia, impedendo loro ogni via di fuga. Tutti i fermati furono brutalmente picchiati e riportarono lesioni. Tra questi vi era Marta che denunciò pubblicamente ed in Procura di essere stata picchiata, abusata sessualmente ed ingiuriata anche da un’agente donna. Marta è già stata prosciolta dalle accuse mossele, mentre i suoi compagni sono stati tutti rinviati a giudizio. La posizione degli agenti che la picchiarono, le toccarono il seno e la vagina e le diedero ripetutamente della puttana, è stata archiviata perché, così hanno spiegato la Procura ed il G.I.P., i toccamenti dovevano considerarsi mere manovre di soccorso, gli epiteti e le ingiurie rientrerebbero nel novero di generiche quanto consentite imprecazioni e le gravi lesioni riportate andrebbero addebitate non agli agenti di Polizia ma piuttosto agli stessi manifestanti. Non ha avuto miglior esito il procedimento penale scaturito dalla denuncia di un altro manifestante, il cui pestaggio fu persino ripreso da un operatore RAI: la posizione degli agenti è stata archiviata con motivazioni non meno risibili. Analoga sorte ha avuto il procedimento penale avviato contro i Carabinieri che picchiarono un ragazzo minorenne: all’archiviazione in questo caso è seguita anche una denuncia per calunnia. Il procedimento penale che vede imputato il ragazzo è ora in corso davanti al Tribunale per i Minorenni di Torino. Per gli altri manifestanti feriti non risultano neppure mai avviate indagini.

Quella notte al cantiere Tav erano presenti anche i due pubblici ministeri Padalino e Rinaudo, i medesimi che, oltre a gestire la più parte dei fascicoli relativi alle vicende legate alle contestazioni contro il Tav, hanno sostenuto l’accusa nei confronti di tutti i fermati, contemporaneamente gestendo e richiedendo l’archiviazione di tutti i fascicoli nei quali gli stessi fermati rivestivano il ruolo di persone offese perché picchiati dalle ff.oo., le stesse ff.oo. a cui, peraltro, sono state delegate le indagini, sia a sostegno delle accuse mosse ai manifestanti che a sostegno delle accuse mosse dai manifestanti contro le stesse ff.oo.. Altro che il conflitto di interessi del Ministro Boschi!

Al quotidiano La Repubblica, due giorni dopo i fatti, i p.m. avevano dichiarato: “siamo titolari di gran parte delle inchieste sui disordini legati alla protesta No Tav e volevamo renderci conto di persona della realtà del fenomeno. In più sapevamo che c’ era in programma questa manifestazione notturna e sulla base dell’ esperienza pregressa e anche di certe indicazioni inequivoche che arrivavano dai siti vicini alle frange più estreme del movimento era plausibile che ci sarebbero stati degli scontri”, “siamo rimasti sino alle tre, l’ attacco al cantiere è stato di una violenza inaudita. Ci sono stati lanci di sassi, razzi tirati ad altezza d’ uomo e soprattutto l’ uso pericolosissimo di bottiglie molotov. Il tutto secondo una strategia militare che pareva studiata nei minimi dettagli. Ora ci siamo fatti un’ idea precisa di quello che accade veramente in quelle notti”, “ eravamo lì esclusivamente per capire di cosa si parla in realtà quando si fa riferimento agli attacchi al cantiere. Un conto infatti è leggere i rapporti, un altro è vedere di persona che cosa accade quando si parla di “passeggiate notturne” alle reti di recinzione”. Ed allora, visto che i manifestanti hanno sempre sostenuto una versione differente dei fatti e visto che i P.M. erano presenti, che avevano dichiarato di aver visto tutto “di persona”, di essersi resi conto di una violenza inaudita, di aver visto lanci di sassi, razzi e quant’altro, la difesa di due degli imputati ha chiesto di poterli sentire come testimoni. Certo, c’è un piccolo problema: la stessa persona non può essere contemporaneamente pubblico ministero e testimone. E chi sperava che tale situazione avrebbe indotto i pubblici ministeri ad astenersi dalla pubblica accusa almeno per ragioni di ovvia opportunità è rimasto deluso.

Padalino e Rinaudo hanno invece dichiarato di essere stati effettivamente presenti al cantiere ma di non aver visto assolutamente nulla! Hanno poi aggiunto che la loro presenza era dettata da indagini in corso e chi svolge indagini, appunto, non può essere chiamato a testimoniare.

Ora: non ci si illude di poter conoscere le ragioni per le quali si può impunemente affermare prima una cosa e poi un’altra diametralmente opposta senza destare alcun sospetto o curiosità da parte di giudici terzi, ma ci si chiede: come hanno fatto i P.M. a sostenere di essersi recati al cantiere per svolgere indagini su fatti che non si erano ancora verificati? Forse volevano dire che stavano indagando su altro, ma se stavano indagando su altro e poi assistono a fatti di reato, su questi ultimi fatti non dovrebbero assumere la veste di testimone lasciando ad altri quella di P.M.?

Forse dovremmo smettere di farci tante domande?

Tav, Virano al Tar contro Antitrust

Dopo parere non vincolante, ‘attenuto solo a interesse pubblico’
 
© ANSA
 
17 dicembre 2015
(ANSA)-TORINO
Il direttore generale di Telt, società incaricata di realizzare la Torino-Lione, Mario Virano, ha dato mandato ai propri legali di impugnare dinanzi al Tar il parere dell’Antitrust,non vincolante,secondo cui ci sarebbe “incompatibilità post-carica fino al 23 febbraio 2016” con il suo precedente incarico di Commissario straordinario di governo. Lo rende noto lo stesso Virano. “Mi sono attenuto al solo interesse pubblico nell’assunzione del nuovo incarico, dimettendomi da tutti quelli precedenti”.

L’ammuina a 5 stelle sulla mozione di sfiducia alla Boschi

 15/12/2015 di Alberto Sofia
 
Boschi5
Il M5S evoca le dimissioni della ministra, accusata di conflitto d’interesse per il caso Etruria. Ma è una mossa spot, con la sfiducia presentata alla Camera, dove Renzi non rischia. «Al Senato torna la stabilità», si sono difesi. Ma è un assist al premier, pronto a blindare ministra e governo. E Fi? Pronta ad accodarsi al M5S, come Lega e Si. Ma è ancora faida nel partito del Cav
 
Più che un tentativo di spallata al governo Renzi, un’ammuina a 5 Stelle. Una mossa spot, forse utile per galvanizzare l’elettorato di Beppe Grillo. Non certo per far dimettere il ministro Maria Elena Boschi. Non avrà alcun effetto la mozione di sfiducia individuale annunciata dal M5S contro la ministra delle Riforme e dei rapporti con il Parlamento, accusata di conflitto d’interesse nel caso Etruria. E già contestata, nel bel mezzo della Leopolda, dallo scrittore Roberto Saviano. Critiche e richieste di dimissioni dalle quali tutto il Pd – compresa la minoranza dem – ha preso le distanze.
 
LA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO BOSCHI: L’AMMUINA A 5 STELLE –
 
Ora, a blindare la poltrona della Boschi (di fatto, rafforzando il governo) ci ha pensato, paradossalmente, lo stesso M5S. Il motivo? Tutto dipende dalla scelta dei pentastellati di presentare la mozione di sfiducia alla Camera. Non al Senato, dove – almeno senza il salvagente dei verdiniani di Ala, ndr – i numeri precari della maggioranza avrebbero potuto far traballare la poltrona – e le sicurezze – della figlia di Pierluigi Boschi. Il padre della ministra, vicepresidente (fino al commisariamento, ndr) e membro del consiglio di amministrazione di Banca Etruria, uno dei quattro istituti di credito salvati dal contestato decreto governativo del 22 novembre scorso.
 
Al contrario, non è un mistero che a Montecitorio la maggioranza sia a dir poco blindata. Tradotto, non c’è alcuna possibilità che Boschi salti. Né l’ombra di rischi o pericoli per l’esecutivo. Non è un caso che la stessa ministra ostenti e sbandieri sicurezza: «Discuteremo e poi vedremo chi ha la maggioranza». Tutto mentre la “strategia” pentastellata non è certo passata inosservata tra i banchi di Montecitorio. «La solita propaganda, senza nessuna reale intenzione di infastidire il governo….», c’è chi ironizza in casa dem. E non bastano nemmeno le “giustificazioni” in diretta tv del vice-presidente della Camera, Luigi Di Maio, ospite a Otto e mezzo. Simili a quelle già espresse dal capogruppo Crippa alla Camera. «Abbiamo valutato il calendario dei lavori dei due rami del Parlamento e si è optato, vista l’urgenza della questione e visto il ritorno imminente della legge di Stabilità in Senato, di presentare la mozione alla Camera».
 
LA DIFESA DEL M5S: «AL SENATO TORNA LA LEGGE DI STABILITÀ». MA PURE ALLA CAMERA IL LAVORO NON MANCA… –
 
Questione di urgenze, dicono. Ma la scelta sembra convincere poco. E, quantomeno, comporterà un voto scontato. Tanto che dentro il M5S, pur coperto da anonimato, c’è chi ammette come la mossa abbia poco senso: «Perché non al Senato? Eh, bella domanda….», spiega sconsolata una fonte interna a Giornalettismo. Dai vertici pentastellati, però, insistono: «Nell’ultimo anno tre decreti governativi intervengono sulla banca della famiglia Boschi: il primo, sulle banche popolari che ha fatto schizzare il valore delle azioni. Il secondo, ha salvato la banca dal fallimento, azzerando i risparmi di migliaia di persone». E ancora, il terzo, «che ha salvato Pierluigi Boschi da ogni responsabilità perché la Banca di Italia è in conflitto di interesse in questa vicenda ed è improbabile che vorrà fare un’azione di responsabilità contro un banchiere coinvolto». Ma non ci sarà nemmeno bisogno di entrare nel merito delle accuse. Basteranno i numeri di Montecitorio a blindare la ministra.
 
«Boldrini convochi d’urgenza una conferenza dei capigruppo per calendarizzare la mozione», attaccano però dai vertici M5S. Convinti che servisse accelerare i tempi. In realtà, calendario alla mano, un voto non si avrà di certo prima della prossima settimana. Prima, perché bisogna rispettare il regolamento: devono passare almeno tre giorni dalla presentazione della mozione, prima di votarla. Poi, perché da giovedì Montecitorio ha già altri impegni. Se al Senato si attende il ritorno della Stabilità, nell’Aula della Camera la legge non arriverà prima di mercoledì per la discussione. Colpa dell’elevato numero di emendamenti, così come del ritmo rallentato delle votazioni in commissione Bilancio. Così il presidente Francesco Boccia ha chiesto e ottenuto lo slittamento dell’avvio dei lavori. Il timing? Chiusura in commissione – almeno questo è l’obiettivo del governo, ndr- entro martedì mattina. Poi altre 24 ore serviranno ai tecnici per il lavoro di rifinitura. Solo dopo il provvedimento verrà esaminato dall’assemblea. Pronta a votarlo entro il fine settimana. Resteranno pochi giorni prima della pausa natalizia. Tre. Quatto al massimo, nell’ipotesi di lavorare pure il 24, per la vigilia del Natale: improbabile. Senza dimenticare come ci sia anche il nodo Consulta, dato il 30esimo nulla di fatto. Da martedì si voterà a oltranza, alle 19. Un accordo ancora non c’è, nonostante si cerchi un cambio di schema. Fuori Forza Italia, travolta dalle faide interne. Dentro lo stesso M5S: non c’è più un veto assoluto dei pentastellati su Augusto Barbera. Per un via libera, però, servirà che si esprima l’assemblea. O, i militanti on line: «Dipenderà dei tempi», si spiega. Di certo, ha chiarito il pentastellato Danilo Toninelli, «Sisto non lo votiamo. Poi si ragioni su una terna, ne discuteremo». Il nome nuovo da affiancare a Barbera e Modugno (il candidato M5S, ndr) è quello del giurista vicino a Mattarella Alessandro Pajno, evocato dai centristi. Ma le trattative sono ancora in corso. Un nodo che non potrà non incidere sui lavori dell’Aula. Quindi, anche sulla calendarizzazione della mozione di sfiducia alla Boschi.
 
C’è chi è ottimista per la prossima settimana. Altri sono pronti a scommettere che i tempi saranno ben più lunghi. «A quel punto accuseranno Boldrini di voler prendere tempo: uno schema già visto», si mormora in Transatlantico.
 
RENZI VUOLE CHIUDERE SUBITO CON IL VOTO –
 
Tutto mentre ad Arezzo viene aperto un terzo filone d’inchiesta sul caso Etruria, ancora senza indagati. Un “capitolo” dell’indagine dove si ipotizza un conflitto di interessi che avrebbe origine dalla relazione di Bankitalia sul commissariamento della stessa Etruria nel febbraio 2015. Le contestazioni ipotizzate ad ex dirigenti? Avrebbero incassato fondi per 185 milioni, formalmente deliberati, di cui ne sarebbero stati erogati realmente 140 a vantaggio di 18 ex amministratori, 15 consiglieri e 5 sindaci revisori, come ha anticipato l’Ansa. Un filone che si aggiunge agli altri due su Etruria: quello sull’ostacolo alla vigilanza, del marzo 2014. E a quello sulle false fatturazioni. Procedimenti che restano sullo sfondo delle accuse mosse alla Boschi.
 
Se c’è qualcuno che vuole chiudere subito il passaggio della mozione, però, è lo stesso Renzi. Non è un caso che i vertici dem spingano per votare il prima possibile. Convinti che, grazie all’assist M5S, il passaggio finirà per rafforzare il governo. E la posizione della ministra: «Abbiamo numeri larghi, non temiamo nulla», ha spiegato il capogruppo Ettore Rosato.
 
FORZA ITALIA, FRONDA CONTRO BRUNETTA: E IL CAPOGRUPPO NEL 2014 DICEVA NO ALLE MOZIONI DI SFIDUCIA INDIVIDUALI –
 
Se il governo è convinto di uscire più forte dal voto, chi teme contraccolpi è invece Forza Italia. E a finire sotto accusa è ancora Renato Brunetta, il capogruppo già depotenziato dall’assalto dei frondisti di Vito che volevano la sua testa. Già ieri l’ex ministro aveva attaccato Boschi e anticipato l’intenzione di far convergere il partito del Cav sulla mozione di sfiducia, insieme alla Lega di Matteo Salvini. Tanto era bastato per far ripartire la faida azzurra. Certo, l’unico a esporsi, da Palazzo Madama, era stato Altero Matteoli. «Di solito le mozioni di sfiducia individuali contro i ministri hanno finito per rafforzarli. Anche nel caso Boschi sarà così. Fi rifletta». Ma dietro c’è tutto un partito che ribolle, in silenzio. «Ormai anche il garantismo abbiamo dimenticato», si lamentano alcuni deputati. E un big spiega a Giornalettismo: «Mai mi hanno convinto le mozioni di sfiducia individuali, dai tempi del caso Mancuso (il primo, ndr)».
 
BRUNETTA
Dello stesso avviso, fino a un anno fa, ero lo stesso Brunetta, quando il partito del Cav il 4 novembre 2014 blindò l’ex Angelino Alfano. «Non abbiamo mai creduto allo strumento della mozione di sfiducia individuale, nemmeno alla sua piena costituzionalità», sentenziava allora il capogruppo. Oggi, a quanto pare, ha cambiato idea. Tanto che lo stesso ex ribelle azzurro Raffaele Fitto, ora a capo di Conservatori e Riformisti, ne ha approfittato per attaccare il partito di Berlusconi: «Ora è il M5S a dare la linea».
 
SI VERSO LA SFIDUCIA, PD BLINDA BOSCHI –
 
Verso il sì alla mozione di sfiducia si avvia anche Sinistra Italiana, seppur tra i distinguo. «Per ora non abbiamo firmato nulla. Leggeremo la mozione del M5S e ci comporteremo di conseguenza», ha spiegato Arturo Scotto. La direzione, però, è quella di un voto contro la Boschi, come ha lasciato intendere lo stesso Scotto, precisando come «quando c’è un voto di sfiducia contro un ministro o una parte del governo, di solito, l’opposizione vota la sfiducia al governo». Il tema rimasto «senza risposte», accusano però da Si, resta quello di una legge sul conflitto d’interessi, «sepolta sotto l’insegna del Nazareno, con ddl che giacciono in commissione dal 2013».
 
In realtà, un tema dimenticato ormai da anni dal centrosinistra, al di là di qualche reminiscenza propagandistica. Parole senza effetti, come le accuse del M5S alla Boschi. Blindata anche dalla minoranza PD. Da Bersani e i suoi fedelissimi, fino a tutte le correnti interne più a sinistra, è un coro: «Facciamo fatica a capire dove sia il conflitto d’interesse evocato. E Saviano? «Ha sbagliato, non ci sono i motivi per le dimissioni», spiegano ancora. Nessuno in casa dem ha letture alternative. Boschi può già esultare, al di là dell’ammuina a 5 Stelle e delle giravolte di Brunetta.