Cop21, Mercalli: E’ solo aspirina, non basta a curare clima

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LaPresse

  • 12 DICEMBRE 2015
Cop21, Mercalli: E' solo aspirina, non basta a curare clima

Torino, 12 dic. (LaPresse) – “Sempre meglio di niente ma per il clima è un accordo davvero piccolino”. Luca Mercalli commenta a LaPressel’accordo sul clima raggiunto a Parigi. Ma il meteorologo e climatologo è scettico sul reale valore delle misure firmate dai quasi duecento Paesi che hanno partecipato alla conferenza mondiale sui cambiamenti climatici (Cop21). “Non entro nel merito degli aspetti amministrativi-giuridici del vertice – spiega Mercalli – perché il mio settore di ricerca è diverso. Ma posso dire che se per la politica e la diplomazia è stato difficile e importante arrivare a questo punto, per il clima è un accordo modesto. Gli uomini sono bravi a litigare e non mettersi d’accordo, ma il clima non aspetta. Le leggi fisiche se ne infischiano delle difficoltà relazionali degli uomini”.

L’accordo, quindi, per il meteorologo torinese rappresenta solo un punto di partenza. “E’ come un’aspirina, ma non basta a curare le malattie climatiche”. Mercalli è scettico anche su due dei nodi più complicati sui quali il dibattito si è concentrato: mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali entro il 2020 e l’obbligo per i Paesi di verificare ogni cinque anni gli obiettivi raggiunti. “E’ solo burocrazia climatica – spiega -. E’ tutto tempo perso, siamo già in ritardo. Bisogna fare tutto il possibile subito”.

Per Mercalli, però, l’intesa potrebbe comunque portare il vantaggio di sensibilizzare la collettività. “E’ importante che tutti i cittadini inizino a fare la propria parte e Cop21 può stimolare un cambiamento dal punto di vista culturale e dell’acquisizione di responsabilità da parte di tutti. Come abbiamo visto anche con l’enciclica di papa Francesco Laudato si’, è più un problema etico che politico. I trattati sono asettici e, anche se le leggi possono aiutare, sono le persone che devono rendersi conto che il futuro dipende dalle scelte di tutti. Le due strade – conclude Mercalli – devono andare avanti insieme ma deve esserci un moto di consapevolezza complessivo”.

Chiesti 9 anni e mezzo per il compressore bruciato

post — 14 dicembre 2015 at 18:14

merda

9 anni e mezzo, questa è la pena che il procuratore generale Maddalena ha chiesto oggi al Tribunale d’Appello per Chiara, Claudio, Nicolò e Mattia.
Una requisitoria astiosa, sprezzante di tutte le precedenti sentenze ed arrogante, nel voler a tutti i costi far passare una lettura dei fatti che non corrisponde al vero.
Per Maddalena è terrorismo, come per i precedenti pm oggi lasciati alla cattedra perché già usciti con le ossa rotte dai precedenti gradi di giudizio.
E’ terrorismo e chi non lo capisce, secondo lui, è superficiale e non “sa”: non conosce il terrorismo, le Br e i colpi di rivoltella.
Chi non decide di chiudere in galera per 10 anni i No Tav, insomma, sottovaluta le loro personalità criminali e non li prende sul serio.
La campagna mediatica di questo secondo grado di giudizio è iniziata mesi fa, con una procura impegnata sui principali quotidiani locali ad auto-promuoversi paladina della battaglia contro il Movimento No Tav, anche se formalmente presentata come la”difesa della democrazia e dello Stato”.
Molte le citazioni aberranti quest’oggi, viene scomodato pure Renzi per dare una nota di attualità a questa pagliacciata che pare ambientata 40 anni fa (non entriamo nei dettagli tanto la solfa è sempre la stessa, quella recitata da Padalino e Rinaudo in primo grado).
Un Maddalena ostaggio dei suoi fantasmi, gli stessi di Caselli e dei suoi tirapiedi, che vuole l’opera finita anche a costo di continuare ad usare l’esercito e spendere inutilmente troppi soldi che in questo paese servirebbero a ben altro.
E’ la sua battaglia, anzi la loro, e stanno dimostrando di volerla portare a termine nonostante oramai abbiano assunto dei caratteri grotteschi e non siano più credibili, probabilmente neanche in quel loro mondo in cui pensano di rappresentare l’eccellenza.
Ciò che resta, mentre attendiamo la sentenza, è capire alla fine di questa storia chi pagherà il prezzo per la lunga e pesante detenzione che i nostri giovani hanno subito (1 anno di carcere di massima sicurezza), senza dimenticare che sono ancora sottoposti a misure cautelari.
In seguito, quando questa truffa del Tav sarà finalmente fermata, bisognerà capire chi risarcirà il popolo italiano di tutti i soldi spesi inutilmente per quel cantiere, per la polizia a guardia delle reti, per tutta la violenza subita e per quel nostro pezzo di splendida montagna distrutto per sempre.

Di sicuro Maddalena come Caselli (e a ruota tutti gli altri) si godranno le loro pensioni d’oro e non saranno chiamati a rispendere di alcunchè, nonostante tutto…
Venerdì parleranno le difese, lunedì prossimo ci sarà lo spazio per eventuali repliche.

Banche, Boschi: “Mio padre perbene. Dal governo nessun favoritismo”

Banche, Boschi: "Mio padre perbene. Dal governo nessun favoritismo"

(lapresse)

La ministra delle Riforme: “Mi sento un po’ in colpa. Se è finito nelle cronache, è perché è mio padre”

10 dicembre 2015

ROMA – Nel giorno in cui sulla vicenda del salvataggio di quattro banche da parte del governo cala pesantemente la tragedia del pensionato suicidatosi per aver perso tutti i suoi risparmi, la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi prende le difese di un altro anziano, schierato dall’altra parte della barricata: suo padre Pier Luigi, per otto mesi vicepresidente della Banca Etruria, proprio uno degli istituti messi sotto accusa da quei clienti che hanno visto evaporare i loro investimenti nei fondi obbligazionari.“Mio padre è una persona perbene e se sento del disagio è verso di lui e la mia famiglia” dichiara la ministra alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. Il senso di colpa, spiega Boschi, se lo porta addosso perché va di pari passo con la visibilità e il peso politico guadagnati in qualità di volto e spesso portavoce del governo Renzi. “Se mio padre è finito nelle cronache, è perchè è mio padre e mi spiace. Ma lo conosco, conosco la mia famiglia e affronteremo questo momento” assicura la ministra.

La ministra fa capire di non aver potuto nulla per evitare la gogna e le facili strumentalizzazioni al papà. Piuttosto, rimarca il ministro, proprio l’esecutivo di cui è parte “ha commissariato la banca in cui per otto mesi è stato vicepresidente mio padre. Quindi il governo non ha fatto favoritismi né leggi personali”.  Il governo, prosegue, “ha fatto ciò che riteneva giusto e che poteva fare”. Ovvero, salvare quelle quattro banche.

“Sul piano politico non c’è nessun disagio – chiarisce Boschi – perché il nostro governo è intervenuto per evitare che quattro banche chiudessero. Queste quattro banche avranno un futuro ridimensionato, ma avranno un futuro”. Mentre, per i loro risparmiatori, “ci sarà un intervento ulteriore che presenteremo nelle prossime ore per andare incontro a chi non è stato tutelato per attenuare il peso della situazione che si è creata”. “Stiamo approfondendo un intervento ulteriore nella Legge di Stabilità per andare incontro” agli obbligazionisti straordinari, afferma ancora Boschi, “ci sono varie ipotesi di interventi di carattere di solidarietà: dobbiamo capire quanto intervenire a livello pubblico e quanto trovare soluzioni alternative”.

“Anche Bankitalia – ricorda Boschi – ha detto che ci sono responsabilità proprio dell’Europa e la Commissione europea ha replicato. Io credo che ci voglia in qualche modo la capacità di chi ci rappresenta a livello europeo di starci davvero. Sento in questi giorni tante polemiche da parte di alcuni esponenti di opposizione rispetto alla situazione attuale del nostro Paese, però quando si trattava di affrontare queste scelte in Europa che noi oggi subiamo, non erano in Parlamento ma in qualche trasmissione televisiva. Credo dunque che ci voglia la collaborazione di tutti se vogliamo avere una soluzione diversa per il nostro Paese a cominciare dal ruolo che giochiamo in Europa, che stiamo cercando di giocare in Europa”.

Piuttosto, come accaduto per tante altre criticità del sistema Italia, anche per il settore bancario Maria Elena Boschi invita a cercare le responsabilità dell’accaduto nel passato, quando “i governi precedenti non hanno ritenuto di intervenire sulle banche, anche se c’erano elementi di sistema di fragilità”. “E’ una situazione che ha radici

 

negli anni – ribadisce Boschi -. C’era anche un quadro comunitario differente, ma oggi non sono più possibili interventi. E’ giusta ogni proposta in Parlamento anche per una commissione di inchiesta vera, approfondita, per accertare le responsabilità a vari livelli”.

NoTav: la Corte d’Appello respinge la richiesta di “terrorismo” avanzata dalla Procura

Spinta dal Bass

lunedì, dicembre 14, 2015
NoTav: la Corte d’Appello respinge la richiesta di “terrorismo” avanzata dalla Procura

Oggi 11/12 dalla corte d’assise d’appello di Torino arriva l’ennesimo no alla accusa che aveva chiesto l’acquisizione di altri documenti e testimoni al fine di provare che l’azione contro il cantiere di Chiomonte del maggio 2013 fu eseguita con finalità di terrorismo.

Il dibattimento non  sarà in sostanza rinnovato rispetto a quello di primo grado dove i 4 imputati erano stati assolti dalla finalità di terrorismo e condannati solo per i reati fine a 3 anni e 4 mesi. I giudici di appello hanno detto sì all’acquisizione solo degli atti sui quali accusa e difesa concordavano.

Tra queste carte c’è la sentenza della Cassazione a livello di motivazione recentemente depositata dove a proposito del ricorso dei pm contro l’annullamento dell’imputazione più grave si dice che era “ai limiti dell’inammissibilità”.

Nell’ordinanza la corte definisce “ininfluenti” le carte e i testimoni che la procura generale voleva introdurre. Il pg Marcello Maddalena, che al pari di altri suoi colleghi non andrà in pensione il 31 dicembre a causa della sospensiva decisa dal consiglio di stato, prenderà la parola lunedì per ribadire che gli imputati vanno condannati anche per terrorismo. Maddalena posa il suo ragionamento sul ricorso contro la sentenza di primo grado presentato dai pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, fedeli al teorema Caselli, smentito già in due occasioni dalla Cassazione, oltre che dalla sentenza della corte d’assise.

E’ chiaro che la contesa vera va ben al di là del processo relativo alle azioni contro  i cantieri del Tav. Caselli, ora in pensione, intendeva allargare ulteriormente la possibilità di bollare come eversive tutte le manifestazioni di resistenza attiva a livello sociale e politico.

La linea dell’ex procuratore fin qui ha ricevuto dai giudici solo bastonate, ma i rappresentanti dell’accusa non intendono demordere.

Lunedì dunque parlerà il pg, venerdì 18 toccherà alle difese e il 21 dicembre dovrebbe esserci la sentenza

Frank Cimini da Giustiziami

Guerra civile in Francia? La paventa Valls

dic 11, 2015
 
Manuel-Valls
Manuel Valls
 
di Eugenio Orso
 
Attendendo i ballottaggi di domenica prossima per le regionali in Francia, governo e socialistoidi euroservi fanno di tutto per spaventare i francesi, astenutisi in buon numero al primo turno, in modo che vadano a votare numerosi al secondo contro il Front National. Costoro agitano il pericolo “estrema destra”, non tanto e non soltanto per recuperare terreno e conquistare qualche regione nei ballottaggi, visto il calo di voti (ma purtroppo non il crollo) nel primo turno di domenica scorsa, ma principalmente per sbarrare la strada al Fronte delle Le Pen, partito notoriamente patriottico, anti-unionista e filo russo, l’unico veramente dalla parte del popolo francese, classi subalterne e operai compresi.
 
L’atteggiamento del partito socialista francese e dei suoi esponenti è coerente con il loro ruolo di servi della troika e della Nato, abbastanza simile a quello del piddì in Italia, perché i collaborazionisti anti-nazionali dei poteri esterni se non sono fatti con lo stampino, almeno a grandi linee si assomigliano. Per seminare la paura nei francesi, interviene anche il primo ministro Manuel Valls, meno impopolare e disprezzato del presidente Hollande, che ai microfoni di France Inter paventa il rischio di una guerra civile in patria.
 
Alla vigilia del secondo turno delle regionali, il primo ministro francese ha risposto alle domande di Léa Salamé e Patrick Choen per la citata televisione (vedi: franceinter.fr/emission-le).
 
Oltre alla rituale necessità di combattere Daesh, ovunque dall’Iraq alla Siria e domani senza dubbio in Libia, secondo Valls che si sposta sul piano interno, in questo storico momento ci sono due visioni della Francia. Ovviamente quella buona non può essere la visione del Front National, che, anzi, predica la divisione e può portare addirittura alla guerra civile. Un politico in malafede evoca solitamente scenari di morte e distruzione, come ad esempio la guerra civile e il sangue che scorre per le strade, quando vuole spaventare il “parco buoi” elettorale e indurlo a darsi una mossa … votando nel senso da lui indicato, anche contro il proprio interesse.
 
Il programma del Fronte è un disastro, dice Valls. Invece l’azione del suo governo è stata positiva – si potrebbe controbattere – ha diminuito la disoccupazione – chômage per l’oltralpe – che è oltre il dieci per cento, risolto il problema della sicurezza dei francesi? Nessuno ha ancora provato il programma di un FN al governo, ma la popolazione può giudicare, sulla propria pelle, l’azione del governo Valls e dei socialistoidi. Questo non ha importanza, perché il FN è squalificato a priori, essendo per definizione razzista e antisemita. Allora non resta che una soluzione, pena la guerra civile! Meglio che socialisti e sinistri votino in Provence-Alpes-Côte d’Azur per il candidato di Sarkozy e del “centro-destra”, Christian Estrosi, perché la priorità è fermare quel mostro frontista di Marion Maréchal-Le Pen.
 
Non si tratta di noccioline, perché la regione del sud, con Marsiglia, ha circa cinque milioni di abitanti. Lo stesso Estrosi, in linea con il suo compare di fede euroserva Valls, ha definito la rivale in Provenza un danno immenso per la società, una che vuole trasformare la regione in laboratorio dell’”estrema destra” per il settarismo, l’istigazione alla violenza e la negazione dei diritti delle donne. Quando si tratta di fronteggiare una formazione non allineata e non controllata dalle élite della finanza, salta anche il politicamente corretto. Naturalmente le eurocrazie – e la Nato! – non possono che approvare sia le parole di Valls che quelle di Estrosi.
 
Ricordiamoci che il grottesco Bersani, “argine al populismo” in Italia con tutto il piddì, profetizzava nel 2013, sotto elezioni, un repentino impoverimento di massa, la catastrofe per i ceti popolari, le sette piaghe d’Egitto, la pestilenza, le cavallette, in caso di uscita del paese dall’eurozona. Il meccanismo è sempre quello, a ben vedere, comune a tutti i politici collaborazionisti, nel nostro specifico caso della troika. Un po’ come la madonna nelle sue apparizioni più celebri, da Fatima a Medjugorje, che minacciava con trista regolarità guerre e sciagure per il volgo dei credenti, mai una sola volta cose belle e futuri radiosi!
 
Valls ed Estrosi ci rivelano che la “diabolisation” (per noi demonizzazione) del Front National non avrà mai fine, anche se il Fronte non è più il partito di Le Pen padre e nonno, non è antisemita, non vuole rinchiudere le donne in casa (come fa l’islam più ortodosso, anche in Europa), non vuole ricoverare nelle cliniche psichiatriche i gay (Urss) o marchiarli con un triangolo rosa (il Winkel nazista), ma punta a liberare la Francia dalla trappola dell’euro e ad allontanarla dai pericoli di guerra insiti nella Nato e nelle alleanze occidentali (a guida americana). Questa prospettiva, di autentica liberazione, è ciò che fa infuriare i Valls e gli Estrosi, divisi solo fittiziamente da colori politici ormai sbiaditi, ma uniti nel servire il padrone sopranazionale. Uniti a tal punto che Valls esorta i sinistri a votare per Estrosi, per Xavier Bertrand (Nord-Pas de Calais contro Marine Le Pen), per Philippe Richert (Alsace-Champagne-Ardenne-Lorraine contro Florian Philippot vice-presidente del FN), segno che socialisti e centro-destra di Sarkozy, alla fine della fiera, sono la même chose: traditori della Francia e dei francesi, esattamente come il piddì e il nuovo centro destra, qui, da noi, sono traditori dell’Italia e degli italiani!
 

Israele acquista la maggior parte del petrolio dell’ISIS

ma Obama nega e se lo dice lui, che è un democratico e abbronzato, non lo si può criticare, mica è Bush. Arriva perfino a dire che è Assad che lo fa rubare ai terroristi e poi glielo ricompra….patetico per non dire criminale di guerra
 
dic 10, 2015
 
Trafico-de-petroleo-Iraq-Turquia
Fuel tankers from Iraq head in a long line across a desert road
 
di Alfredo Jalife-Rahme
Il portale israeliano Globes da voce all’informativa del giornale bitannico-quatarense “Al-Araby Al-Jadeed” circa il fatto che “Israele acquista la maggior parte del petrolio contrabbandato dal territorio sotto controllo degli jihadisti dello Stato Islamico”.
Globes sottolinea che i contrabbandieri turchi e curdi trasportano il petrolio dai territori controllati dagli jihadisti in Siria ed in Iraq e lo rivendono ad Israele secondo l’informativa dei media russi ed arabi.
Tuttavia si sbaglia nell’indicare il livello di produzione che colloca nel minimo insignificante dai 20.000 ai 40.000 barili diari , quando in realtà si producono 2 milioni di barili dal giorno, a tale livello che, se gli jihadisti fossero membri dell’OPEC, sarebbero il nono produttore, quasi al livello del Messico o del Venezuela.
 
Secondo Globes, il petrolio viene estratto a Dir A-Zur e in due giacimenti in Iraq e viene poi trasportato alla città curda di Zakhu, in un triangolo territoriale vicino alle frontiere di Siria, Iraq e Turchia.  Vedi: Israel buys most oil smuggled from ISIS territory – report
 
Risulta che gli operatori di mercato (intermediari) di Israele e della Turchia arrivano alla città di Zakhu, dove si accordano sui prezzi, ed il petrolio viene contrabbandato alla città turca di Silop, marcato come di origine delle regioni Kurde dell’Iraq e venduto ad un prezzo tra 15 e 18 dollari al barile, sul mercato israeliano, da un uomo sui 50 anni, con doppia cittadinanza greco-israeliana, conosciuto come il dr. Farid, che fa trasportare il petrolio attraverso vari porti turchi e poi su altri porti, con Israele fra i suoi principali destinatari, essendo il più importante il porto di Ashdod (Israele).
Mentre il petrolio del tipo Brent e WTI era venduto rispettivamente a 45 e 41 dollari al barile, gli jihadisti lo rivendono a basso prezzo fino ad un terzo del suo valore. Un Dumping petroliero geopolitico terrorista?
 
Globes occulta che il petrolio contrabbandato viene anche acquistato dalle compagnie multinazionali anglossassoni Exxon, BP e Conoc, il cui obiettivo delinerato risiede nell’abbassare i prezzi per affondare le risorse della Russia.
La guerra degli jihadisti è multidimensionale e comprende anche il fatto di abbattere il prezzo dell’”oro nero”.
 
Di sicuro Globes ha svelato i legami di David Korenfeld Federman ed i suoi intermediari come un intimo amico del premier israeliano Netanyahu ,mediante la “fetida legge di Korenfeld”, la cui sposa, Sandra Kershenobich, risulta essere una aviatrice senza elicottero: riscuote 5 mila dollari al mese dalla cancelleria di Tel Aviv per non fare nulla.
Il Financial Times aveva riportato che Israele otteneva il 75% del suo rifornimento di petrolio dal Kurdistan iracheno, quando più della terza parte di tali esportazioni passano per il porto turco di Ceyhan.
 
Più in là dei legami dietro le quinte, che sono operanti tra Israele e il Kurdistan iracheno, che anela ad una sua indipendenza, il Financial Times informa che il 77% della domanda di Israele, di 240 mila barili al giorno, proviene dal petrolio curdo, che molte volte si confonde con il contrabbando degli jihadisti nei sepolcri delle mafie multietniche e multi teologiche regionali.
L’esagerata durezza di Israele di fronte all’arrichimento dell’uranio da parte dell’Iran, mon ha alcuna equivalenza con il suo irrispetto delle leggi internazionali che tanto si attrezza a calpestare.
 
Il Financial Times espone che “il governo di Israele non commenta la fonte del suo rifornimento di energia, che considera materia di sicurezza nazionale”.
Secondo Al-Araby Al-Jadeed, “Israele si è trasformato in una certa forma nel principale acquirente del petrolio jihadista.  Senza Israele, la maggiorparte del petrolio prodotto dagli jihadisti sarebbe rimasto deambulando tra l’Iraq, la Siria e la Turchia. Più ancora,. le principali imprese non avrebbero ricevuto il petrolio se non ci fosse stato  dall’inizio un acquirente in Israele.
 
Russia Insider” (agenzia) si è aggiunta al plotone di denuncia globale e commenta che “Israele è il principale acquirente del petrolio jihadista”.
Si azzarderà uno dei ” 62 paesi della coalizione anti ISIS “che viene diretta dagli USA, ad imporre sanzioni nello ” stile iraniano” ad Israele, per la sua ennesima violazione delle leggi internazionali e per il suo finanziamento indiretto del terrorismo jihadista mediante l’acquisto clandestino del petrolio di contrabbando?
 
Desta attenzione il fatto che la intensa indagine dell’acquisto clandestino del petrolio contrabbandato dagli jihadisti dell’ISIS,  sia stata realizzata da Al-Araby Al-Jadeed, con sede a Londra, che ha iniziato le pubblicazioni del suo periodico in Settembre del 2014 e delle sue trasmissioni televisive nel  Gennaio del 2015 con il finanziamento del Qatar, sotto la direzione del palestinese Azmi Beshara, nato a Nazareth e in precedenza membro del Knesset.
 
Quale è il nome del gioco? Chi sta ingannando chi?
La sua sintesi è demolitrice: “Il petrolio del gruppo islamico finanzia la sua sete sanguinaria (…) come arriva ad Israele”?
Al-Araby Al-Jadeed dimostra ampiamente ed in dettaglio la “rotta verso Israele” del contrabbando del petrolio dell’ISIS “trasferito ad Israele attraverso i porti turchi di Mersin, Dortyol e di Ceyhan”: un operativo transnazionale che viene appoggiato da “un funzionario di profilo molto alto dell’Occidente”. Chi sarà questo elemento dell’Olimpo occidentale? Apparterrà alla farisea coalizione anti ISIS dei 62 paesi diretta dagli Stati Uniti?
Domanda stupida: perchè il rotativo britannico -qatarì non cita le mega multinazionali petrolifere anglosassoni Exxon Mobil e BP che partecipano nella lucrativa suba asta del petrolio clandestino dell’ISIS?
 
Gli operatori di mercato del petrolio, la Petraco (britannica), Vitol (Svizzera Olanda) e laTrafigura (Olanda) sono stati indiziati come i principali gestori della vendita dell’illecito petrolio jihadista ad Israele. Questi operatori hanno un giro d’affari rispettivamente di 270 mila milioni di dollari, 127 mila 600 milioni di dollari nel 2014, Petraco (Isole del Canale) ha sede in un paradiso fiscale britannico.
 
La pirateria neoliberale anglosassone che ha sede nei paradisi fiscali anglosassoni rappresentano un gruppo di isole divise in due settori, Jersey e Guernsey, di 195 kilómetri quadradi e 150 mil abitanti – sesto luogo globale come PIL procapite , nel Canale della Manica si ostentano come dipendenze della Corona Britannica ma non fanno parte nè del Regno Unito nè dell’Unione Europea.
Pirateria finanziaria fiscale con incesto petroliero jihadista nel suo centro di gravità: Israele.
Fonte: La Jornada
 
Traduzione: Manuel De Silva

FERROVIE: LAVROV, FIRMA CERTIFICAZIONE TECNOLOGIA ITALIANA

ah aveva il russo in casa per far contratti, come avrebbe potuto dire in quel frangende ad Obama “Obbedisco”? Si adeguerà. Speriamo non rifili il TAV alla Russia, già vedo la CMC all’opera…
 
(ANSA) – ROMA, 11 DIC – «Oggi siamo alla firma di un altro documento molto importante: l’istituzione di un’impresa per la certificazione delle tecnologie italiane nel campo delle ferrovie russe». Lo ha annunciato in una conferenza stampa il ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov commentando gli argomenti che sono stati discussi nell’incontro bilaterale