8 Dicembre. Ritorno a Venaus

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VALSUSA NOTIZIE

Voci indipendenti dalla Val Susa

Un ennesimo grande corteo No Tav per dire no alla pacificazione e a sottolineare la situazione di stallo tra le forze in campo.

Inserito il 9 dicembre 2015

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di Fabrizio Salmoni

foto di Leonardo Capella

Migliaia di No Tav hanno rifatto il percorso di dieci anni fa quando la forza dei numeri e della determinazione cacciò le Forze dell’Ordine dai terreni destinati a ospitare il cantiere Ltf per il tunnel geognostico. Fu uno dei pochi casi nella storia dell’ordine pubblico in Italia in cui polizia e carabinieri, schierati a difesa di obiettivi della protesta, dovettero ritirarsi pressati da vicino dalla folla (l’ultimo a memoria fu la devastazione della sede torinese del Msi nell’aprile 1975).

E’ stata, quella di oggi, non soltanto una celebrazione: non poteva esserlo visto che i più infidi governi di centrosinistra hanno intorbidato le acque con l’imbroglio dell’Osservatorio Tecnico e con l’allestimento di un cantiere-fortino difeso permanentemente da contingenti militari in un luogo impervio, la Val Clarea alle spalle di Susa, autosecluso dal resto del territorio, per evitare che la “liberazione” da parte delle forze popolari si ripetesse. Le cose sono andate avanti fino all’attuale stallo: da una parte una resistenza diffusa, mai domata seppur oggetto di attacchi giudiziari senza precedenti da parte di una cellula deviata della magistratura che pare rispondere più al potere politico che al diritto; dall’altra, una lobby devastatrice, trasversale all’imprenditoria clientelare e alle istituzioni che procede nel progetto a testa bassa, sprezzante di ogni norma e alimentata da contributi pubblici a fondo perduto. Con risultati deludenti rispetto ai tempi e agli obiettivi prefigurati (dopo tre anni sono a due terzi dello scavo di una discenderia) ma fiduciosa nella costante iniezione di fondi (anche ridotti, ma va bene lo stesso) e nel  tentativo di rendere l’opera irreversibile. In mezzo, il fallimento della campagna di criminalizzazione del movimento da parte della magistratura con l’elmetto a seguito delle quattro ripetute sentenze che hanno escluso dai processi in corso l’aggravante del terrorismo, indiscrezioni da dentro Telt e, non ultimo, un malcontento delle Forze dell’Ordine che comincia a filtrare per canali non ufficiali (non è un caso che Virano si sia spinto nei mesi scorsi a chiedere una tregua sul campo in cambio di una forte riduzione di truppe).

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Con la marcia del decennale, i No Tav fanno sapere che non c’è la pacificazione insinuata a mezzo stampa dal Pd (il partito che si è preso la responsabilità maggiore della devastazione e del progetto e che ne è ormai prigioniero), che non si vogliono le compensazioni, che la lotta contro grandi opere e sprechi è proliferata anche fuori della Val Susa (oggi in corteo c’erano delegazioni del Terzo Valico, dei No Triv marchigiani, dei No Tav veneti e trentini) e che si mantiene una forte pressione politica sui sindaci del territorio ad evitare sbandamenti opportunistici. Non è una novità che, a seguito del recente incontro con il ministro Delrio, i comportamenti del sindaco di Susa e di alcuni altri vicini al Pd abbiano dato adito a sospetti e ad accuse di ambiguità (respinte sdegnosamente) accettando un ennesimo “tavolo di lavoro” senza porre le precondizioni annunciate (sospensione dei lavori e Opzione Zero). C’erano quasi tutti i sindaci di Valle oggi, con fasce e gonfaloni; c’erano anche, particolarmente festeggiati, quelli di Venaria e Rivalta che hanno sfilato dietro lo striscione Amministratori No Tav, non a caso alternativo a quello più generico Amministratori Valle di Susa. Ma l’attenzione era concentrata maggiormente su Sandro Plano. “Perchè non se ne va dal Pd se è No Tav?” è la domanda più ricorrente su un’appartenenza che per i valsusini non è una garanzia. Nei giorni prossimi si prevede di monitorare ancora più strettamente le mosse dei sindaci in occasione del primo incontro al “tavolo” del governo.

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Tangibile è stata la presenza nel lungo corteo del Movimento 5 Stelle: tutti gli eletti del Piemonte in Parlamento e gli amministratori locali con special guest Alessandro Di Battista a cui si vuole ricordare di citare la Torino-Lione tra le opere da cancellare per recuperare risorse qundo va in Tv. E’ infatti il M5S la forza politica a cui gran parte dei valsusini rivolge le speranze di risolvere lo stallo attuale: perchè si può resistere sul terreno (è già pronta la nuova generazione di No Tav) ma ci vorrà un governo che dica definitivamente basta al progetto. Un impegno a cui i Cinque Stelle non potranno sottrarsi, già a partire dalle prossime elezioni per il sindaco di Torino, se vorranno mantenere credibilità e il vasto serbatoio di voti della Valle.

(F.S. 8.12.2015)

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8 Dicembre. Ritorno a Venausultima modifica: 2015-12-09T22:19:30+01:00da davi-luciano
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