GIAVENO ESCE DALL’OSSERVATORIO TAV: “SCATOLA VUOTA A RISCHIO DI INFILTRAZIONI CRIMINALI” / PASSA LA MOZIONE DEI 5 STELLE, A FAVORE ANCHE IL PD

Giornale online indipendente – Diretto da Fabio Tanzilli – redazione@valsusaoggi.it

     11/30/2015   

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di LUCA CALCAGNO

La città di Giaveno esce dall’Osservatorio sulla Tav. Con una mozione presentata dal consigliere di minoranza 5 Stelle Federico Giovale Alet, Giaveno lascia il tavolo sull’alta velocità giudicato “una scatola vuota a rischio infiltrazioni di criminalità organizzata”.11 voti favorevoli, tra cui quello della Presidente del Consiglio Vilma Beccaria nonché consigliere Pd. “Sono favorevole – dice il consigliere – perché il mio partito è democratico e sono sicura che potrà accogliere posizioni diverse”. Un voto contrario dunque al partito, come rilevato dal consigliere.

Contrario il gruppo “Per Giaveno”. “Giaveno no perde nulla a stare nell’Osservatorio – spiega il consigliere Tizzani – perciò siamo contrario all’uscita anche per una questione di coerenza con le scelte passate”. Un riferimento critico verso il sindaco Carlo Giacone che si astiene ma dando libero voto di coscienza ai consiglieri della sua lista.

Tra il pubblico presenti anche grillini non locali, tra cui la consigliera regionale Francesca Frediani, recentemente in polemica con una parte di 5 Stelle vicini ad Alet e accusata, da un’altra ala del movimento giavenese, di far parte della presunta larga maggioranza. Anche questa volta criticata da Tizzani “Con questo voto abbiamo la dimostrazione dell’esistenza della maggioranza allargata An, Pd, M5S”.

Scendono in guerra le classi 85-86-87-88-89-90….

http://www.italianotizie24.eu/scendono-in-guerra-le-classi-85-86-87-88-89-90/

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A VENEZIA ARRIVA LA NUOVA NOTIZIA – addestramento formativo militare Classe 85-86-87-88-89-90″. Inizia così la lettera di “chiamata alle armi” che alcuni cittadini del comune dI Caomaggiore, in provincia di Venezia hanno ricevuto a casa la lettera. Le giovani leve italiche sarebbero state chiamate ad un arruolamento coatto “nell’Esercito italiano, visto lo stato di allerta che ha colpito l’Italia” quindi tu potresti essere un nuovo soldato italiano

Sanzioni per oltre 5 miliardi di euro. Così Putin mette in ginocchio un Paese

CON UNA FIRMA PUTIN DISINTEGRA LA TURCHIA E LA RIDUCE IN MISERIA: ECCO LE SANZIONI IN VIGORE DA OGGI

L’abbattimento del cacciabombardiere russo da parte della contraerei turca rischia di trasformarsi in un pericolosissimo boomerang economico sull’economia di Ankara. Una delle prime reazioni diVladimir Putin è stata quella di imporre sanzioni sugli scambi economici tra la Russia e la Turchia. Una decisione ratificata con una firma dello zar che avrà inevitabile effetto negativo soprattutto per l’economia turca che con la Russia ha un giro di affari pari a 31,1 miliardi di dollari, di cui 25,5 di importazioni e 6,7 di esportazini. La prima batosta arriva sul fronte energetico, visto che il 55% del fabbisogno di gas turco veniva comprato da Mosca. E poi, riporta il Sole 24 ore, ci sono i 3 miliardi di dollari che portano con sé i 4,5 milioni di turisti russi secondo i dati del solo 2014, oltre che il peso non trascurabile di un miliardo rappresentato dalle esportazioni di frutta e verdura.

NEL FRATTEMPO FRIGGE I TAGLIAGOLE (VIDEO)
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La batosta – Gli effetti delle sanzioni saranno evidenti sulle stime del Pil turco che secondo LubomirMitov di Unicredit Research: “Si ridurrà dal 2,9 al 2,6% il prossimo anno per il calo del turismo, dell’export e dei servizi”. Solo questi ultimi due aspetti pesano sull’economia turca per 5,8 miliardi, da sommare ai 3 miliardi di rimesse turistiche che svaniranno. Ankara dovrà rinunciare quindi a 1,8 miliardi di merci non più esportabili verso Mosca, 0,6 miliardi in servizi di trasporto e 0,3 miliardi per le costruzioni.

Il gas – Se sul fronte turistico la Turchia può anche resistere all’impatto delle sanzioni, visto che come sottolinea Yarkin Cebeci della JPMorgan si va incontro alla bassa stagione, è su quello energetico che rimangono in piedi tutti i timori di una batosta dolorosa. In particolare se la tensione dovesse aumentare: “la Turchia – sostiene Cebeci – può incontrare difficoltà nelle sue importazioni di energia. Circa il 55% delle importazioni di gas naturale della Turchia proviene dalla Russia. Tuttavia – chiarisce – tagliare le esportazioni verso la Turchia non sarà una decisione facile per la Russia. Il volume delle vendite ad Ankara è pari al 17% del totale delle esportazioni di Gazprom al di fuori dell’ex Unione Sovietica”.

FONTE: http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11855666/turchia-russia-sanzioni-economiche.html

La Turchia chiude il Bosforo alle navi russe

http://it.sputniknews.com/mondo/20151201/1640565/Turchia-Bosforo-chiusura.html#ixzz3t4ImTfFG

Veduta del Bosforo ad Istanbul

© Sputnik. Ruslan Krivobok
10:02 01.12.2015(aggiornato 14:47 01.12.2015) 

Il 30 novembre la Turchia in via unilaterale ha chiuso alle navi russe il transito del Bosforo.

All’imbocco dello stretto si è formata una coda di alcune decine di navi. 

Dal punto di vista giuridico la Turchia non ha il diritto di chiudere lo stretto alla navigazione, in quanto questo è possibile solo se il paese è ufficialmente entrato in guerra.

La misura sa di rivalsa dopo le sanzioni che la Russia ha applicato alla Turchia in seguito all’abbattimento del SU-24 avvenuto lo scorso 25 novembre, tra cui il ripristino del regime dei visti per i cittadini turchi che vogliono recarsi in Russia.


Nel video le navi russe in attesa all’imbocco del Bosforo:

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Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20151201/1640565/Turchia-Bosforo-chiusura.html#ixzz3tHQMqaoW

Ecco le prove della Russia: Erdogan coinvolto nel contrabbando di petrolio con l’ISIS

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Rivista di geopolitica e studi internazionali

2 dicembre 2015. — Medio Oriente

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La Russia ribadisce le accuse contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan di essere coinvolto nel contrabbando di petrolio con i militanti dello Stato islamico. Dopo le denunce dei giorni scorsi arrivate dal presidente Vladimir Putin, cui Erdogan aveva risposto chiedendo di provare le accuse, dicendosi pronto a dimettersi laddove provate, il ministero della Difesa di Mosca ha rincarato le dose.

«Oggi – ha detto in un briefing con i giornalisti il vice ministro della Difesa Anatoly Antonov – presentiamo solo alcuni dei fatti che confermano che un team di banditi ed elite turche che ruba il petrolio dai loro vicini opera nella regione».

«Secondo le nostre informazioni – ha aggiunto Antonov, che ha parlato di »enormi quantità di petrolio« che entrano in territorio turco attraverso migliaia di camion – la massima leadership politica del Paese, il presidente e la sua famiglia, è coinvolta in questo business criminale».

Il ministero ha poi sottolineato come dall’inizio dei raid russi in Siria, il 30 settembre scorso, si siano però significativamente ridotte per lo Stato islamico le entrate provenienti dal contrabbando di petrolio. Il generale Sergey Rudskoy ha rivelato chefino a due mesi fa «le entrate per questa organizzazione terroristica erano di tre milioni di dollari al giorno, oggi sono di circa 1,5 milioni».

Nel corso del briefing sono state diffuse foto dei camion carichi di petrolio che attraversano la frontiera tra la Siria e la Turchia, video dei raid aerei contro i depositi dell’Is e mappe con i movimenti dettagliati del contrabbando. Tra le rotte principali, una occidentale che porta agli scali marittimi turchi sul Mediterraneo, unasettentrionale che conduce alla raffineria di Patma, in territorio turco, e  orientaleche porta a una grande base nella cittadina di Zhizdra. Sempre stando a Rudskoi, parte del petrolio dell’Isis che arriva in Turchia è destinata al mercato interno e parte è venduta all’estero per la raffinazione.

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Il vice capo di Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, durante un vertice delle autorità militari, dal suo canto ha precisato che altre prove saranno pubblicate nei prossimi giorni sul sito del ministero. Dopo l’abbattimento, il 24 novembre scorso (VIDEO), di un caccia russo da parte delle Forze aeree turche con l’accusa di avere violato lo spazio aereo, Putin aveva accusato Ankara di averlo fatto perché il Sukhoi stava raccogliendo prove sul contrabbando.

Infine un’accusa rivolta all’Occidente e agli alleati arabi: la coalizione internazionale a guida Usa non conduce raid aerei contro le autocisterne e le infrastrutture dell’Isis in Siria per la produzione e il commercio del petrolio. Rudskoi ha invece notato che il numero di droni della coalizione «è triplicato».

petrolio contrabbando

No Tav, per la Cassazione l’assalto al cantiere non fu terrorismo

http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/12/01/news/no_tav_per_la_cassazione_l_assalto_al_cantiere_non_fu_terrorismo-128566115/

Secondo i giudici nel maggio 2013 i tre indagati “non volevano colpire o ferire nessuno”

di SARAH MARTINENGHI

 01 dicembre 2015
No Tav, per la Cassazione l'assalto al cantiere non fu terrorismo

Avevano lanciato bottiglie incendiarie, razzi, petardi, bombe carte contro il cantiere della Torino-Lione, all’ingresso del tunnel dove stavano lavorando gli operai. Ma non volevano colpire o ferire nessuno. Avevano distrutto un compressore e provocato danni per 94 mila euro. Ma non fu in ogni caso un atto “con finalità terroristiche”, l’assalto compiuto dai No Tav la notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013. Non fu cioè un’azione “seriamente capace” di far sentire lo Stato “effettivamente coartato” a rivedere le decisioni sull’Alta velocità.

Con queste motivazioni la Suprema Corte ha rigettato il ricorso avanzato dalla procura nei confronti di Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli e Francesco Sala (che parteciparono all’azione di danneggiamento insieme ad altre 17 persone). Il tribunale di Torino, il 22 dicembre 2014, aveva infatti annullato l’ordinanza con la quale il gip aveva applicato ai tre indagati la custodia in carcere per terrorismo uniformandosi alle indicazioni già espresse dalla Cassazione che sulle violenze dei No Tav aveva raccomandato ai giudici di merito di non ricondurre ogni forma di dissenso alla matrice terroristica. I pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano però fatto ricorso, e oggi è arrivata la decisione. Il reato di terrorism, tra l’altro, era stato già contestato ai primi quattro arrestati per quell’assalto (Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi) ed era già “caduto” con una prima pronuncia della Cassazione. 

Nel giudicare “infondato” il reclamo della Procura, i giudici hanno ripreso i passaggi di una conversazione di Alberti, intercettato con un amico a Milano in un ristorante, che aveva detto che l’obiettivo era quello di “bruciare almeno una camionetta degli sbirri e due o tre mezzi del cantiere” e che anche se erano riusciti a bruciare solo un mezzo del cantiere, l’azione aveva comunque avuto il suo senso “politico” perché “politicamente l’obiettivo era anche quello di non far male a nessuno”. Per conseguire l’obiettivo programmato, i No-Tav avrebbero dovuto “forzare un po’ di più”, ma “nessuno se la sentiva di fare male alla gente, nonostante quello che ovviamente dicono i giornali”. Una conversazione che, secondo la Cassazione è “genuina e spontanea” e quindi “affidabile” nel provare che non ci fu alcuna volontà “di ledere le persone o attentare alla loro incolumità”.

La sentenza era particolarmente attesa in relazione al processo d’appello per i quattro accusati di terrorismo: la difesa aveva espressamente chiesto un rinvio in attesa di conoscere la decisione della Suprema Corte. L’accusa, sostenuta dal procuratore generale Marcello Maddalena, dovrà quindi ora tenere in conto anche di questa seconda sentenza per calibrare la sua impostazione.

8 DICEMBRE 2005 – 8 DICEMBRE 2015, OGGI COME IERI IN MARCIA PER DIFENDERE IL FUTURO DELLA VALLE

http://www.marcoscibona.it/home/?p=981

TAV – M5S: “8 DICEMBRE 2005 – 8 DICEMBRE 2015, OGGI COME IERI IN MARCIA PER DIFENDERE IL FUTURO DELLA VALLE”

Son passati dieci anni dai fatti di Venaus, quando i Valsusini con determinazione e tenacia riconquistarono il proprio presidio sgomberato con la forza il giorno prima. Nel 2005 abbiamo preso parte a quello storico corteo lungo i sentieri di Venaus, oggi come allora saremo in marcia insieme al movimento No TAV per fermare questa enorme ingiustizia.

Nel 2005, dopo anni di dure battaglie, siamo riusciti quantomeno a bloccare il tunnel geognostico di Venaus. Oggi, dieci anni dopo, la sfida si è spostata solo di qualche kilometro, ma è sempre la stessa.

Saremo in marcia per ribadire il nostro NO ad un’opera che ruba il futuro alla Valsusa, devasta l’ambiente e mette a rischio la salute di tutta la popolazione.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Stefania Batzella, Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona, senatore M5S
Dimitri De Vita, Consigliere M5S Città Metropolitana Torino
Consiglieri comunali e attivisti M5S in Valsusa

PRINTEMPS AFRICAIN’MADE IN USA AU BURUNDI (SUR SAHAR TV, 360° AFRIQUE, 12 NOV. 2015)

# PANAFRICOM-TV/ LUC MICHEL: 

PANAFRICOM-TV & SAHAR TV (Iran) /2015 11 12/

PANAF-TV - SAHARTV LM sur Burundi (2015 11 12) FR

Séquence « LE BURUNDI AU BORD DE LA GUERRE CIVILE » (à 8.46 min)

du Magazine hebdomadaire 360° AFRIQUE,

présenté par le journaliste iranien Ahmad Nokhostine,

sur la TV iranienne francophone d’Etat SAHAR TV

Video de l’émission complète sur : https://vimeo.com/147514987

Luc MICHEL (à 13.10 min), qui analyse depuis le début de la crise la déstabilisation du Burundi par une « révolution de couleur » made in USA, expose comment les USA entendent y développer un « printemps africain » sur la modèle du soi-disant « printemps arabe » de 2011.

Il explique comment on est passé des émeutes (organisées par les groupuscules de Soros et de la NED) à un coup d’état avorté en mai, puis, le président n’ayant pas cédé et ayant été réélu, à l’action d’escadrons de la mort (organisés depuis l’étranger et qui frappent aussi bien le pouvoir que l’opposition) qui entendent provoquer une nouvelle guerre civile …

PANAFRICOM / PANAFRICOM-TV

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DENONCER L’OMNIPRESENCE DES MULTINATIONALES DANS LA COP 21 ET LA PUBLICITE HONTEUSE GENEREE EN ASSOCIANT SON NOM AU CHANGEMENT CLIMATIQUE

# LUCMICHEL. NET/ Luc MICHEL/ 2015 12 02/

avec Libé – PCN-TV /

LM.NET - LM multinationales et cop21 (2015 12 02)  FR

La cause écologique pour sauver la Planète n’a rien à voir avec les politiciens (à commencer par les Verts-kakis) et les multinationales qui usurpent le combat écologiste. Je suis fâché quand j’entent des panelistes dire sur AFRIQUE MEDIA TV que “c’est une chance pour l’Afrique” (alors que la COP 21 est aussi un piège pour les pays émergents).

Je partage totalement le constat des militants écologistes de BRANDALISM et les motivations de leur “guerrila-art” :

« Nous avons placé 600 fausses publicités dans des endroits stratégiques de la capitale : au Bourget, à la Défense, au Grand Palais, au Louvre, à Montparnasse. Sur les affiches nous détournons les messages publicitaires des multinationales comme Air France, BMW ou Total. C’est une démarche politique, nous dénonçons leur responsabilité dans le réchauffement climatique. EDF, par exemple, qui au centre même de la COP renonce à ses projets de centrales à charbon en Turquie mais il reste des projets d’investissements en Mongolie, Maroc, Chili ? »

« D’autres sponsors des négociations tels qu’Air France, Engie (ex-GDF Suez) et Dow Chemicals sont parodiés dans les affiches, ainsi que des chefs d’Etat comme François Hollande, David Cameron, Barack Obama, Angela Merkel et Shinzō Abe.»

« Je me demande comment JCDecaux va résoudre les problèmes du climat alors que ce sont eux qui polluent. Des pollueurs importants peuvent faire leur promotion comme s’ils faisaient partie de la solution, alors qu’ils font en fait partie du problème. Nous voulions parler de cette schizophrénie ».

CONTRE LA CAPATATION DELA CAUSE ECOLOGISTE PAR LE FRIC-ROI ET LA PSEUDO DEMOCRATIE SOUS CONTROLE EN UE

BRANDALISM soulève aussi la question centrale qui fait aussi de la COP 21 une imposture : « Seuls ceux qui ont l’argent peuvent parler. La société civile ne peut s’exprimer et encore plus aujourd’hui, avec l’état d’urgence. Je suis un militant pour la justice sociale et mon fil rouge est de dénoncer l’impact de la publicité sur la société ».

Luc MICHEL

* Voir le clip BRANDALISM 2015 sur PCN-TV : https://vimeo.com/147313500

* Lire sur LIBE :

En une nuit, le collectif d’artistes militants Brandalism a remplacé 600 publicités des abribus JCDecaux, à Paris, par des images subversives, ironisant sur de nombreuses multinationales comme Air France, Volkswagen ou Total. «Libé» est allé à leur rencontre …

http://next.liberation.fr/culture-next/2015/11/30/cop21-un-collectif-d-artistes-detourne-600-affiches-publicitaires-pour-denoncer-la-schizophrenie-des_1417212

* Voir mon analyse de la COP 21 sur EODE-TV et AFRIQUE MEDIA :

https://vimeo.com/147254156

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VERS LE ‘PATRIOT ACT A L’EUROPEENNE (UN ‘1984’ RAMPANT) : PARIS ET BRUXELLES EN SONT LES LABORATOIRES !

# LUCMICHEL. NET/  Luc MICHEL/ 2015 12 03/

Avec AFP – Libé – PCN-SPO/

 LM.NET - LM laboratoires du Patriot Act européen (2015 12  03)  FR

Etat d’urgence.  Alors que se multiplient les dérives liées à l’état d’urgence (qui est lui-même une justice d’exception, explique la politologue Vanessa Codaccioni à Libération ce mercredi), l’Assemblée nationale va mettre en place un «dispositif de contrôle inédit» de celui-ci, a annoncé le président de la commission des Lois, Jean-Jacques Urvoas (PS).

 DES EUROPEENS, PACIFISTES ET ECOLOGISTES, ARRETES ET EXPULSES DE FRANCE !

La première victime de l’état d’urgence c’est le principe central de l’UE, la libre circulation. Deux Belges et un Suisse sont retenus depuis lundi à Vincennes. Motif : après leur participation au rassemblement pour le climat place de la République, à Paris, ils représenteraient une «menace grave à l’ordre public».

OUI VOUS LISEZ BIEN LA MENACE GRAVE CE NE SONT PAS LES DJIHADISTES (INFILTRES DEPUIS LONGTEMPS PAR LES POLICES POLITIQUES DE L’UE) MAIS DES ECOLOGISTES RADICAUX !

Après avoir procédé à des placements massifs en garde à vue (plus de 300 personnes) à l’issue de la manifestation interdite à Paris dimanche, les pouvoirs publics ont décidé d’aller encore plus loin en envoyant en centre de rétention trois ressortissants européens, l’un de nationalité suisse, les deux autres belge. Sous le coup d’une Obligation de quitter le territoire français (OQTF), ils représenteraient une «menace grave à l’ordre public» et à un «intérêt fondamental de la société française».

Numa, 24 ans, originaire de Bienne (Suisse), est étudiant en informatique. Il est arrivé à Paris le 28 novembre à vélo. Il se confie à Libé ce mardi : «Sensible aux questions environnementales et climatiques», il a participé à la chaîne humaine déployée entre Oberkampf et Nation, dans le XIe arrondissement, avant de «suivre le mouvement» et de rejoindre la place de la République. «La police a bloqué tous les accès, alors que certaines personnes leur jetaient des projectiles. Moi, j’étais au milieu de tout ça et je ne pouvais pas sortir. J’ai essayé de m’en aller avec un groupe, en mode tranquille, pacifique, mais on a été encerclés par les forces de l’ordre.» Les manifestants sont ensuite interpellés, un à un. «Je me suis laissé faire, raconte Numa. Mais ils m’ont plaqué au sol et fait une clé de bras.» A l’issue de vingt-quatre heures de garde à vue dans un commissariat du XXe arrondissement, Numa se voit signifier une OQTF, avant d’être enfermé au centre de rétention de Vincennes. «Je rigole de la situation, dit-il. Mieux vaut ça que d’en pleurer. Mais c’est assez inimaginable.» Le jeune homme devait repartir de Paris lundi, en train, pour être de retour à l’université ce mardi.

A ses côtés, un Belge de 32 ans se revendiquant des Anonymous raconte au téléphone avoir subi le même sort. Il est arrivé en France en juillet dernier et vivait ces derniers temps dans le XVe. Il dit à Libé ce mardi :  «Je suis allé participer à la manifestation de République dimanche, où j’ai été gazé et maltraité.» Sur son OQTF, il est écrit qu’il a participé à un rassemblement interdit et qu’il représente donc une menace grave à l’ordre public. Il conteste et parle d’une «détention illégale». Marie Lindemann, membre de l’association Assfam, qui aide les personnes retenues à Vincennes, indique qu’elle va écrire à la préfecture et former un recours devant le tribunal administratif.

UN ETAT D’URGENCE QUI VISE LES OPPOSANTS POLITIQUES AU REGIME HOLLANDE : C’EST CA LE ‘PATRIOT ACT A L’EUROPEENNE’ RAMPANT !

L’Etat d’urgence vise clairement les opposants politiques au régime Hollande : hier, deux manifestants interpellés dimanche à Paris ont été condamnés à de la prison ferme et à une amende. Au total, depuis le 13 novembre au soir, 2 235 perquisitions ont été menées, résultant en 263 interpellations, 232 gardes à vue, et l’ouverture de 346 procédures judiciaires.

COMBIEN SONT VERITABLEMENT LIEES A LA LUTTE LEGITIME CONTRE LES DJIHADISTES ?

* Voir mon analyse du “Patriot Act à l’européenne” rampant

et la situation à Bruxelles sur EODE-TV et AFRIQUE MEDIA:  https://vimeo.com/147254155

 EN ATTENDANT L’ESPAGNE ?

A QUAND L’ETAT D’URGENCE ET LES BLINDES DANS LES RUES EN CATALOGNE ? LA PSEUDO ‘DEMOCRATIE’ DE L’UE EST UNE IMPOSTURE  …

Catalogne. La Cour constitutionnelle espagnole a annulé la résolution du Parlement catalan lançant le processus d’indépendance de la région, au motif qu’elle «viole les normes constitutionnelles qui attribuent au peuple espagnol la souveraineté nationale». Pas de quoi décourager le gouvernement catalan, qui a décidé de la maintenir.

Luc MICHEL

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