Archivi giornalieri: 19 novembre 2015
Putin: 40 paesi finanziano lo Stato Islamico
i ribelli democratici anti assad, bella gente eh? come dimenticare il coro delle anime belle della società civile che urlavano per un intervento umanitario sbattendo in faccia i profughi vittime di Assad mentre scappano dai tagliagole tanto amati dalle Grete e Vanesse??
1200 terroristi europei dell’ISIS ritornano ai loro paesi
Putin smaschera Arabia Saudita, Qatar, Emirati e Turchia. Da loro arrivano i soldi all’Isis
Novembre 17, 2015 Redazione
Al G20 il presidente russo ha distribuito un rapporto americano che analizza i flussi di denaro provenienti dai cittadini di questi Stati. «Sono molti i ricchi arabi che giocano sporco»
Sono gli «angeli investitori» i cui fondi «sono semi da cui germogliano i gruppi jihadisti» ed arrivano da «Arabia Saudita, Qatar ed Emirati». Oggi sulla Stampa c’è una interessante corrispondenza di Maurizio Molinari da Antalya (Turchia) dove si è svolto il G20.
Molinari racconta la mossa a sorpresa del presidente russo Vladimir Putin che, al termine del summit, è stato molto esplicito nello spiegare che «l’Isis è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20». E giusto per avvalorare le sue parole ha fatto distribuire ai presenti un dossier americano preparato a Washington dalla Brookings Institution in cui si analizzano dati raccolti nel 2013 e pubblicati nel 2014 che raccontano chi sono coloro che, attraverso donazioni private, foraggiano i terroristi. Follow the money, si diceva una volta. E le piste portano a cittadini del Qatar e dell’Arabia Saudita che hanno aiutato l’Isis «attraverso il sistema bancario del Kuwait».
DONAZIONI PRIVATE. I governi degli Emirati, dell’Arabia Saudita e del Qatar, a parole, condannano i terroristi. Ma cosa fanno per bloccare gli «angeli investitori»? Molinari riporta le parole del rapporto:
Fuad Hussein, capo di gabinetto di Massoud Barzani leader del Kurdistan iracheno, ritiene che «molti Stati arabi del Golfo in passato hanno finanziato gruppi sunniti in Siria ed Iraq che sono confluiti in Isis o in Al Nusra consentendogli di acquistare armi e pagare stipendi». «Una delle ragioni per cui i Paesi del Golfo consentono tali donazioni private – aggiunge Mahmud Othman, ex deputato curdo a Baghdad – è per tenere questi terroristi lontani il più possibile da loro». David Phillips, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa ora alla Columbia University di New York, assicura: «Sono molti i ricchi arabi che giocano sporco, i loro governi affermano di combattere Isis mentre loro lo finanziano». L’ammiraglio James Stavridis, ex comandante supremo della Nato, li chiama «angeli investitori» i cui fondi «sono semi da cui germogliano i gruppi jihadisti» ed arrivano da «Arabia Saudita, Qatar ed Emirati».
DOPPIOGIOCO TURCO. Putin non ha messo in imbarazzo solo chi governa gli Stati suddetti. Suo obiettivo polemico è stata anche la Turchia, paese in cui, secondo il Cremlino, abitano altri «angeli investitori».
Ankara assicura di aver rafforzato i controlli lungo la frontiera ma un alto ufficiale d’intelligence occidentale spiega che «la Turchia del Sud resta la maggior fonte di rifornimenti per Isis». «Ci sono oramai troppe persone coinvolte nel business nel sostegno agli estremisti in Turchia – conclude Jonathan Shanzer, ex analista di anti-terrorismo del Dipartimento del Tesoro Usa – e tornare completamente indietro è diventato assai difficile, esporrebbe Ankara a gravi rischi interni». Lo sgambetto di Putin è stato dunque anche a Recep Tayyp Erdogan, anfitrione del summit.
Foto Ansa
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Veronesi: “L’Isis va ascoltato: è minoranza che vuole una patria”
per questo ammazza civili e sgozza bambini?
L’oncologo “difende” le ragioni dei terroristi: “Sono una minoranza che cerca di avere uno Stato”
“L’Isis va ascoltato“. Dopo gli attentati di Parigi, dopo i 128 morti, le parole di Umberto Veronesi fanno discutere.
Faranno discutere. I tagliagole dell’Isis, i terroristi dello Stato Islamico, secondo il famoso oncologo, dovrebbero sedersi a un tavolo con l’Occidente e trovare un accordo. Più precisamente, all’Isis andrebbe garantito uno Stato.
“Sono contrario all’idea di fare guerra all’Is – ha detto Veronesi all’Adnkronos – perché violenza chiama violenza. Più loro tagliano teste, più noi bombardiamo: qualcuno deve fermare questa catena di azione e reazione e deve farlo con il dialogo e la tolleranza religiosa. L’Is va ascoltato”.
L’oncologo invita a fare uno sforzo pacificatore “da chi si ritiene civile, contro l’irrazionalità”. “L’Isis – continua – sono un gruppo di sunniti che si sentono emarginati in Iraq e hanno creato un movimento molto estremista, di fatto perché vogliono una patria e chiedono all’Iraq di cedere una piccola area, non più grande della Lombardia, per creare lo stato islamico. In pratica si tratta di un gruppo diviso da confini artificiali da tantissimi anni”.
Per Veronesi “l’Is va ascoltato, le sue ragioni vanno comprese, perché come altre minoranze in Europa e nel mondo chiede una ‘patrià. Questo non significa – sottolinea però – che la violenza come quella di Parigi possa in qualche modo essere legittimata, ma piuttosto che la pace non può che passare attraverso il dialogo e la tolleranza”.
“La reazione immediata di coloro che chiedono una vendetta – aggiunge Veronesi – è più che comprensibile in questo momento, ma si tratta di una reazione emotiva, che dovrebbe essere superata a favore di dialogo e trattative. Soprattutto – sottolinea – non bisogna fomentare l’anti-islamismo o in generale il conflitto religioso””.
Secondo Veronesi “l’Islam è una religione pacifica nella sua essenza. Più si attacca, più si subiranno attacchi. Siamo noi – conclude – a dover fare uno sforzo, anche se è difficile. Perché altrimenti ci metteremmo sul loro stesso piano, e non ne usciremmo”.