Il nuovo 11-S. in Europa: l’obiettivo dello “show mediatico” con il massacro terrorista in Francia

nov 16, 2015
 
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di Manuel Freytas
 
Bisognava creare una nuova versione dell’11 Settembre. Questa volta era necessario crearla in Europa, per risollevarsi dalla sconfitta militare che la Russia ha proporzionato distruggendo il terrorismo in Siria. L’operazione terrorista diffusa attraverso i media e che si sta sviluppando in Francia serve loro per continuare ad alimentare il clima di paura verso il terrorismo su scala mondiale.
Questo clima serve per rendere attuale la guerra contro il terorrismo come strategia di invasione e di conquista, con massacri militari giustificati dal “pericolo del terrorismo internazionale”.
 
Con questa strategia gli USA ed i loro complici imperiali della NATO hanno giustificato l’invasione e la conquista di vari paesi, a partire dall’11 Settembre del 2002.
Dopo l’attentato alle Torri Gemelle invasero l’Afghaniztan e l’Iraq, distrussero e si impadronirono della Libia, e cercarono di fare lo stesso creando una invasione di mercenari terroristi in Siria dal 2011, dove però hanno appena ricevuto una strepitorsa sconfitta per mano delle forze militari russe.
 
In sintesi, loro (l’elite imperiale) avevano necessità di generare un nuovo AVVENIMENTO TERRORISTICO SPETTACOLARE (mediatizzato in una metropoli imperiale) per rifarsi dalla vergognosa sconfitta in Siria.
 
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Manuel Freytas
 
Consideriamo che, in soli 45 giorni, il poderoso apparato militare della Russia ha ridicolizzato ed ha sbaragliato la strategia di invasione mediante il terrorismo (controllato dagli USA e dalle potenze della NATO) nel territorio della Siria.
Questo ha messo allo scoperto l’utilizzo dei gruppi terroristi (finanziati e addestrati dalla CIA e dai servizi occidentali ) per invadere paesi senza utilizzare forze militari proprie.
 
Putin e la Russia hanno preso il controllo militare della Siria e la hanno trasformata in una Waterloo della stategia Made in USA-Israele-NATO con lo Stato Islamico e i gruppi mercenari che, nel corso di oltre quattro anni, hanno distrutto ed assassinato centinaia di migliaia di persone in Siria.
 
Dopo lo sterminio militare dei loro seguaci terroristi in Siria, Washington, i suoi soci imperiali, i loro reggicoda dei network mediatici internazionali, sono rimasti tutti senza argomenti e senza parole per riuscire a vendere con credibilità l’esistenza del terrorismo indistruttibile che in realtà era stato generato e manipolato dalle proprie viscere.
La potenza e la precisione dell’apparato militare della Russia ha trasformato il fantoccio terrorista di Washington e dei sui associati in un Mito senza fondamento reale. Ormai non era più possibile collocare il terrorismo assassino jihadista sotto il proprio controllo ed indicarlo come” il grande pericolo per l’umanità”.
 
Ed è così che la strategia della CIA e del Pentagono hanno avuto un lampo di immaginazione ed hanno tirato fuori dalla manica i sanguinosi attentati terroristi di questo Venerdì a Parigi con più di 140 vittime e decine di feriti.
Il momento di approfittare di questa operazione sanguinosa avutasi con il terrorismo in Francia non si è fatto aspettare.
 
Il fantoccio del Presidente francese, Francois Hollande, ha dichiarato lo “Stato di Emergenza” ed ha chiuso tutte le frontiere.
Il primo sconfitto imperiale in Siria, Barack Obama, ha dichiarato in conferenza stampa di emergenza che l’operazione terrorista in Francia “è un attacco contro tutta l’umanità e contro i valori universali che condividiamo”.
 
I suoi soci imperiali, anche loro sconfitti in Siria, non si sono fatti indietro. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, anche lei si è mostrata “profondamente commossa” per effetto degli attentati. Il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, ha offerto alla Francia tutto l’aiuto che sia necessario a Parigi. “Sono turbato per causa degli avvenimenti di questa notte a Parigi. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con il popolo francese. Faremo quello che possiamo per aiutarli”, ha segnalato Cameron.
 
In sintesi, una nuova messa in scena della “Guerra Contro il Terrore”. Attraverso il sanguinoso massacro terrorista di Parigi, trasformato in show mediatico internazionale, cercano di far rinascere dalle sue ceneri la strategia, già sconfitta, di conquista imperiale mediante l’utilizzo del terrorismo jihadista e mercenario.
 
Il nuovo spettacolo sta per iniziare.
 
*Manuel Freytas, giornalista, editore, analista e studioso di geopolitica e strategie. Di nazionalità portoghese ha pubblicato varie sue opere tradotte in molte lingue. Vive a Lisbona.
 
 
Traduzione: Luciano Lago

Putin: 40 paesi finanziano lo Stato Islamico

i ribelli democratici anti assad, bella gente eh? come dimenticare il coro delle anime belle della società civile che urlavano per un intervento umanitario sbattendo in faccia i profughi vittime di Assad mentre scappano dai tagliagole tanto amati dalle Grete e Vanesse??

nov 16, 2015
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Ribelli “moderati” con armi sofisticate USA
 
In dichiarazioni pronunciate questo Lunedì davanti alla stampa, nel corso del vertice del Gruppo dei 20 (G-20), Il presidente della Russia ha indicato che, come sembra, vi sono 40 paesi, inclusi alcuni componenti del G-20, che forniscono aiuti finanziari al gruppo terrorista dell’ISIS (Stato Islamico- Daesh in arabo).
Vladimir Putin non si è limitato ad accuse generiche ma ha fornito esempi per mettere in evidenza ai partecipanti la veridicità delle informazioni raccolte dall’intelligence russa.
 
“Nel corso del vertice abbiamo fornito esempi basati sulle nostre informazioni circa il denaro che ricevono le unità del Daesh (……). Questo denaro procede da 40 paesi, fra i quali ci sono alcuni membri del G-20”, ha detto il presidente della Russia, Vladimir Putin.
Nella riunione svoltasi alla presenza dei leaders dei principali paesi emergenti nella città turca di Antalya (sud est), il mandatario russo ha inoltre sottolineato l’importanza di frenare il contrabbando di petrolio portato avanti dagli estremisti takfiri del Daesh.
 
Nello stesso contesto, Putin ha mostrato alcune foto prese  da un aereo in cui si si contempla con chiarezza la dimensione degli affari illegali del petrolio e dei prodotti petroliferi che realizza il gruppo terrorista.
Da ricordare che alla fine del 2014, il direttore del Servzio Federale di Sicurezza della Russia (FSB),Alexánder Bórtnikov, ha indicato che, fra i clienti del petrolio rubato illegalmente dall’Iraq e dalla Siria, figurano alcuni paesi europei, che acquistano a prezzi irrisori.
 
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Putin al vertice di Vienna
 
Oltre al contrabbando del crudo, lo Stato Islamico dispone di altre fonti per finanziarsi, come il traffico di organi, e la vendita dei resti archeologici e storici.
Il presidente della Russia ha sottolineato che nei momenti in cui si richiede uno sforzo internazionale contro questo gruppo terrorista, non si deve dover segnalare che un paese sia coinvolto più o meno nella lotta contro i takfiri dello Stato Islamico.
 
Allo stesso modo, Putin  ha manifestato  la disponibilità  di Mosca per contribuire alla lotta contro i terroristi del Daesh ma ha messo in risalto che questo percorso nel paese avrà necessità dell’aiuto degli Stati Uniti, dei paesi europei, dell’Iran, dell’Arabia Saudita ed ella Turchia.
Nella prima sessione di questo vertice, Putin ha richiamato, nella domenica, tutta  la comunità internazionale ad “unire gli sforzi” per fare fronte alla minaccia terroristica.
Le dichiarazioni del presidente russo si sono prodotte dopo che si sono verificati gli attentati terroristici che hanno sconvolto Parigi, provocando 140 morti. Un giorno dopo di questa giornata sanguinosa, lo stesso ISIS ha minacciato di attaccare anche Roma, Londra e Washington.
 
Nonostante tutti i buoni propositi di lotta al terrorismo, espressi nel corso del vertice di Vienna, si registra la notizia in data di oggi, 16 Novembre, che gli USA hanno rifornito un nuovo carico di armi e munizioni all’organizzazione dei ribelli SAC (Coalizione dei ribelli), una sigla che ragguppa diversi gruppi terroristi che combattono contro l’Esercito Siriano. La notizia è stata trasmessa dall’agenzia Reuters e risulta che non sia la prima volta ma che, già nel mese di Ottobre, gli USA avevano fornito 50 quintali di armi e munizioni a questo gruppo di ribelli jihadisti che gli USA definiscono “moderati”.
 
Un funzionario militare statunitense ha dichiarato che il carico non è stato trasportato in Siria direttamente da mezzi USA ma da “altri”, alludendo a mezzi turchi che sono quelli che di solito si occupano di fornire armi ai gruppi ribelli jihadisti in Siria.
 
La strategia del Pentagono, come dichiarato dal portavoce, Jeff Davis, è quella di armare e sostenere i gruppi di “ribelli moderati” i quali, secondo gli USA, dovrebbero combattere contro l’ISIS e contro l’Esercito siriano.
 
In realtà, come già accaduto ultimamente nel mese di Luglio, il primo gruppo di combattenti addestrato ed armato dagli USA, è stato sequestrato dal gruppo di Al Nusra (Al Quaeda in Siria) e le loro armi sequestrate, come attestato da vari rapporti. Lo stesso era accaduto in precedenza e risulta che tutte le armi fornite dagli USA sono finite ai gruppi terrristi di Al-Nusra o dell’ISIS.
 
Continua quindi, al di là delle dichiarazioni ufficiali, il doppio gioco della coalizione USA di armare i gruppi terroristi che mirano a rovesciare il regime del Presidente Al-Assad per instaurare un governo islamico sotto la “protezione” degli USA, dell’Arabia Saudita e della Turchia.
 
Fonti: Hispan Tv
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

1200 terroristi europei dell’ISIS ritornano ai loro paesi

nov 18, 2015
 
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Miliziani europei in Siria
 
Incalzati dai bombardamenti e dall’offensiva russo siriana, per salvarsi la pelle, alcune centinaia di miliziani jihadisti europei, che combattevono nelle file dello Stato Islamico, vista la mala parata si avviano a ritornare nei loro paesi d’origine.
Secondo le informazioni dei servizi di intelligence e in base anche a quanto pubblicato dall’agenzia Associated Press, circa 250 terroristi sono già rientrati in Francia, altri 350 verso il Regno Unito, si parla di 250 circa oin Germania, 130 in Belgio e un totale di 125 in Svezia, il resto dei terroristi sono sparsi in altre localtà del continente.
 
Al principio dl 2015 il Centro Nazionale Antiterrosista degli USA (NCTC) aveva stimato che più di 20.000 stranieri di 90 paesi, tra cui figurano migliaia di cittadini statunitensi ed europei, si erano uniti ai terroristi dell’ISIS per combattere nelle loro file ed espandere l’ideologia takfiri in Iraq ed in Siria. In realtà le stime sono inferiori alla realtà visto che i servizi di intelligence russi avevano calcolato che vi fossero, soltanto in Siria, circa 40.000 miliziani stranieri provenienti da vari paesi fra cui anche circa 2.000 dal Caucaso e dalla Cecenia. Una armata internazionale di mercenari jihadisti armata, finanziata e rifornita da paesi come Arabia Saudita, Qatar, Turchia, oltre che dagli Stati Uniti ed i loro alleati. Vedi: L’armata internazionale dello Stato islamico
 
Una situazione ben diversa rispetto a quella di una “guerra civile fra siriani” come veniva descritta dai media occidentali. Attualmente rischia di franare tutto il castello di menzogne costruito dalla propaganda dei media sulla guerra in Siria. Contribuisce a farlo franare anche la Russia di Putin che, nella riunione di Vienna, ha esibito le foto della lunga fila per Km. dei camion cisterna che vanno a trasportare il greggio estratto illegalmente dai pozzi in Siria ed in Iraq. La domanda sottoposta agli occidentali era la seguente: “dite di essere una coalizione nata per combattere l’ISIS ma poi comprate il petrolio da loro ed avete permesso questo traffico senza bombardare i camion cisterna ed interrompere il flusso di greggio. Complimenti “! Sembra che abbia esclamato Putin.
 
Adesso il pericolo imminente per l’Europa è quello dei “foreign fighters” di ritorno dal Medio Oriente. Non è chiaro quello che faranno i miliziani jihadisti che hanno ricevuto un buon addestramento militare, spesso nei campi appositamente creati dagli USA in Turchia ed in Giordania, di certo alcuni di loro sono stati arruolati al fanatismo ed alla Jihad e non rinunceranno a mettere in pratica quanto hanno appreso in Siria ed in Giordania.
 
Difficile pensare che vogliano tornare alla vita normale e che si adattino a lavorare in qualche supermercato o fast food di Parigi, di Londra o di Bruxelles.
Questo spiega perchè i servizi di intelligence europei, dopo i fatti di Parigi, siano mobilitati ed in allarme. Tuttavia è ormai tardi e la situazione rischia di essere molto critica. I governi occidentali avevano trascurato queste conseguenze nefaste della loro politica di appoggio strumentale ai gruppi terroristi quando si proponevano l’obiettivo di rovesciare a tutti i costi il regime di Bashar al-Assad in Siria e quando in precedenza, avevano utilizzato i gruppi jihadisti di Al Quaeda in Siria per rovesciare il  colonnello Gheddafi in Libia.
 
Il più preoccupato adesso è il presidente Hollande ed il suo ministro Laurent Fabius, quello che nel 2013 aveva persino dichiarato che il gruppo terrorista Al Nusra in Siria “stava facendo un buon lavoro”, suscitando le proteste ed una denuncia alla Corte di Giustizia Europea da parte di un gruppo di profughi siriani residenti in Francia. Vedi: Denuncia contro Laurent Fabius alla Corte di Giustizia.
Adesso, quello che Fabius definiva il “buon lavoro”, viene fatto in Francia dagli stessi terroristi, che Fabius ed Hollande hanno contribuito a sostenere ed armare in Siria.
Li chiamavano gli “oppositori moderati” al regime di Assad anche se mettevono le autobombe dentro i mercati o davanti alle scuole ad Aleppo o ad Homs. In questi giorni l’appellativo è cambiato, li chiamano “terroristi fanatici”, ma sono sempre gli stessi, hanno solo cambiato il luogo di azione.
Qualcuno in Francia, magari i parenti delle vittime, forse si azzarderanno a chiedere il conto ad Hollande ed a Fabius delle loro azioni?
 
Fonti:    Hispan Tv
 
 
Traduzione e nota: Luciano Lago

Putin smaschera Arabia Saudita, Qatar, Emirati e Turchia. Da loro arrivano i soldi all’Isis

Novembre 17, 2015 Redazione

Al G20 il presidente russo ha distribuito un rapporto americano che analizza i flussi di denaro provenienti dai cittadini di questi Stati. «Sono molti i ricchi arabi che giocano sporco»

Sono gli «angeli investitori» i cui fondi «sono semi da cui germogliano i gruppi jihadisti» ed arrivano da «Arabia Saudita, Qatar ed Emirati». Oggi sulla Stampa c’è una interessante corrispondenza di Maurizio Molinari da Antalya (Turchia) dove si è svolto il G20.
Molinari racconta la mossa a sorpresa del presidente russo Vladimir Putin che, al termine del summit, è stato molto esplicito nello spiegare che «l’Isis è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20». E giusto per avvalorare le sue parole ha fatto distribuire ai presenti un dossier americano preparato a Washington dalla Brookings Institution in cui si analizzano dati raccolti nel 2013 e pubblicati nel 2014 che raccontano chi sono coloro che, attraverso donazioni private, foraggiano i terroristi. Follow the money, si diceva una volta. E le piste portano a cittadini del Qatar e dell’Arabia Saudita che hanno aiutato l’Isis «attraverso il sistema bancario del Kuwait».

DONAZIONI PRIVATE. I governi degli Emirati, dell’Arabia Saudita e del Qatar, a parole, condannano i terroristi. Ma cosa fanno per bloccare gli «angeli investitori»? Molinari riporta le parole del rapporto:

Fuad Hussein, capo di gabinetto di Massoud Barzani leader del Kurdistan iracheno, ritiene che «molti Stati arabi del Golfo in passato hanno finanziato gruppi sunniti in Siria ed Iraq che sono confluiti in Isis o in Al Nusra consentendogli di acquistare armi e pagare stipendi». «Una delle ragioni per cui i Paesi del Golfo consentono tali donazioni private – aggiunge Mahmud Othman, ex deputato curdo a Baghdad – è per tenere questi terroristi lontani il più possibile da loro». David Phillips, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa ora alla Columbia University di New York, assicura: «Sono molti i ricchi arabi che giocano sporco, i loro governi affermano di combattere Isis mentre loro lo finanziano». L’ammiraglio James Stavridis, ex comandante supremo della Nato, li chiama «angeli investitori» i cui fondi «sono semi da cui germogliano i gruppi jihadisti» ed arrivano da «Arabia Saudita, Qatar ed Emirati».

DOPPIOGIOCO TURCO. Putin non ha messo in imbarazzo solo chi governa gli Stati suddetti. Suo obiettivo polemico è stata anche la Turchia, paese in cui, secondo il Cremlino, abitano altri «angeli investitori».

Ankara assicura di aver rafforzato i controlli lungo la frontiera ma un alto ufficiale d’intelligence occidentale spiega che «la Turchia del Sud resta la maggior fonte di rifornimenti per Isis». «Ci sono oramai troppe persone coinvolte nel business nel sostegno agli estremisti in Turchia – conclude Jonathan Shanzer, ex analista di anti-terrorismo del Dipartimento del Tesoro Usa – e tornare completamente indietro è diventato assai difficile, esporrebbe Ankara a gravi rischi interni». Lo sgambetto di Putin è stato dunque anche a Recep Tayyp Erdogan, anfitrione del summit.

Foto Ansa

 

Esperti francesi adesso accusano le politiche svolte dal loro governo in Libia ed in Siria per la crescita del terrorismo

nov 17, 2015
 
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Polizia francese presidia le strade
 
Alcuni componenti della opposizione politica ed analisti francesi stanno iniziando ad esprimere il loro rifiuto alle politiche portate avanti dalla Francia in Siria. Il precedente primo ministro francese François Fillon è uno di questi. Fillon non ha potuto occultare la sua indignazione, in un programma di televisione, motivata per la politica portata avanti dalla Francia negli anni passati nel mondo arabo.
 
Altri due antichi responsabili dei servizi di spionaggio e di controspionaggio francese hanno entrambi  dichiarato che la Francia ha profondamente sbagliato ad immischiarsi nella politica estera di stati stranieri.
 
Yves Bonnet y Alain Chouet hanno stigmatizzato, in efetti, che il loro paese ha provocato un caos nell’essere intervenuto in Libia ed in Siria contro i regimi di questi due paesi.
 
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Alain Chouet ex capo servizi segreti
 
Fra l’altro Alain Chouert ha detto che “…gli attacchi di Parigi devono essere inseriti nella continuità dell’attacco contro l’aereo russo in Egitto, negli attacchi anti-sciiti di Beirut e di Baghdad e probabilmente sono il preludio ad altri attacchi in paesi occidentali, africani e arabi nella lotta contro il jihadismo wahabita. Questo costituisce un campo indebolito, lo stato islamico cercherà di provocare tensioni violente ed un muro di odio tra le masse musulmane e l’Occidente, tra le comunità musulmane che risiedono nei paesi dell’Europa ed all’estero. Il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è quello di spingere questi paesi ospitanti a differenziare le misure coercitive ed a modulare queste misure contro comunità musulmane. Ovviamente si tratta di una trappola a cui non bisogna cadere”.
 
In particolare i due ex responsabili dei servizi hanno criticato il fatto che il governo Hollande abbia fornito armi in quantità ai gruppi jihadisti con l’obiettivo di rovesciare il governo di Al-Assad in Siria.
 
Fillon condivide questa opinione ma evita di esprimerla apertamente perchè lui stesso ha fatto parte dell’esecutivo quando la Francia aveva deciso di intervenire in Libia per rovesciare il leader libico Muammar Gheddafi, utilizzando come alleati i ribelli estremisti, includendo alcuni gruppi collegati con Al-Qaeda- Egli adesso ritiene tuttavia che l’Occidente debba allearsi con la Russia ed associarsi con Bashar al-Assad nella lotta contro l’ISIS. (………………………….)
“Nella misura in cui non è possibile mettere un poliziotto dietro ogni cittadino, la minaccia persisterà per quanto esiste in Siria, in Iraq, nelle grandi aree Sahel controllate dai criminali islamisti. Di conseguenza, è più che mai urgente porre fine all’esistenza di queste zone di illegalità e di ripristinare l’autorità degli stati responsabili anche se il loro sistema politico non ci soddisfa, come nel caso della Siria di al-Assad”, ha dichiarato Alain Chouet.
 
L’antico primo ministro, che si è smarcato dall’ex presidente Nicolas Sarkozy, riconosce anche l’errore commesso da Parigi nell’appoggiare i ribelli armati in Siria ed in Libia, una politica che ha finito per ritorcersi contro la stessa Francia.
Fillon ha criticato anche il fatto che, mentre si sviluppavano questi attacchi aerei operati contro l’ISIS da alcuni giorni, il governo francese non aveva preso forti misure di prevenzione di fronte ad attacchi terroristici. Egli ha richiesto anche misure drastiche contro gli estremisti jihadisti sul territorio frnacese.
L’ex ministro ritiene necessaria l’espulsione dei falsi iman stranieri che predicano la violenza ed ha richiamato all’apertura dei centri di internamento per alloggiare persone suscettibili di costituire una minaccia per la sicurezza. Questo tuttavia fa temere che le libertà e la democrazia si trasformino in vittime delle azioni antiterroriste nel paese.
 
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

“Allahu akbar” è un brand che abbiamo inventato “noi”

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Ora il nostro dovere da uomini liberi quali siamo è quello di far dialogare, prima che sia troppo tardi, il vero Islam con l’Europa profonda, rifiutando le categorie ufficiali dello “scontro di civiltà”.
di Sebastiano Caputo14 novembre 2015
 
Ora che spuntano fuori i primi passaporti dei criminali,  tireranno fuori qualche versetto del Corano, ci racconteranno la favola del “cattivo musulmano” e diranno che questo è l’Islam nella sua totalità. Nessuno però spiegherà alle famiglie delle vittime innocenti che “Allahu akbar” è un brand inventato da “noi”. I terroristi dell’Isis – che celebrano i fatti di Parigi minacciando Roma, Londra e Washington – sono stati addestrati, armati e finanziati dalle stesse potenze occidentali che ora rischiano di essere colpite da nuovi attentati. I criminali europei che inneggiano alla Jihad sono il riflesso di una cultura europea profondamente sradicata: vestono Nike o Adidas, ascoltano rap, hanno il culto delle armi e della prigione, consumano stupefacenti, ostentano i beni materiali, usano un linguaggio violento e apologeta di una cultura ghettizzata. Le tesi teologiche non hanno ragione di essere prese in considerazione in questo contesto. La Tradizione e il Libro sono un’altra cosa.
 
Qui abbiamo a che vedere con la geopolitica. La verità è che il Califfato sta arretrando sia in Siria che in Iraq e dopo l’intervento militare russo non gode più dello stesso sostegno – mediatico, economico e diplomatico – che inizialmente gli era stato promesso. Questo attacco nel cuore di una capitale europea rappresenta il colpo di coda prima della resa finale. Quando ero a Damasco un amico siriano citava queste parole profetiche di Bashar Al Assad: “il terrorismo non è una carta che puoi giocare e poi rimettere in tasca. Il terrorismo è uno scorpione che può pungerti in qualsiasi momento”. Il presidente siriano, di confessione alawita, un ramo dell’Islam sciita, ci aveva avvertiti”questa guerra contro di noi porterà lo scontro a casa vostra”. Così è stato e continuerà ad essere se la nostra politica estera rimarrà la stessa.
 
La solidarietà di tutti noi va al “petit peuple” francese e in particolare ai musulmani presi in ostaggio dai jihadisti i quali dovranno sopportare la violenza mediatica degli islamofobi di destra come di sinistra. Quelli che, inneggiando alla guerra Santa, fanno il gioco dei terroristi. Nemmeno il tempo di contare il numero delle vittime che il flusso mediatico ha già elaborato lo slogan #JeSuisParis ripetuto compulsivamente dal coro massmediatico. Il clima di anteguerra, fomentato dai più acerrimi sostenitori dell’occidentalismo guerrafondaio, doveva nascere in Europa, possibilmente in uno dei Paesi più colpiti dall’immigrazione. Del resto non è interessato a nessuno l’attacco organizzato dagli stessi registi che l’altro giorno ha colpito il quartiere sciita controllato da Hezbollah. Lo “scontro di civiltà” esige uno scenario semplice quanto artificiale: l’occidente giudaico-cristiano, protestante, libero, sviluppato, democratico, progressista, bianco contro un’orda barbarica di arabo-musulmani che al grido “Allah akbar!” (Dio è grande!) taglierà gole e si farà esplodere nei luoghi pubblici. Ora il nostro dovere da uomini liberi quali siamo è quello di far dialogare, prima che sia troppo tardi, il vero Islam con l’Europa profonda, rifiutando le categorie ufficiali dello “scontro di civiltà”. Il premier iraniano Rohani, che ha dovuto cancellare la sua visita a Roma, è il benvenuto.

Il terrorismo come alibi del Potere dominante

di Luciano Lago – 09/11/2015
Fonte: Controinformazione
 
Nella turbolenta epoca in cui viviamo, in un mondo dilaniato da conflitti per l’egemonia, accade di frequente che un avvenimento eccezionale catalizzi l’attenzione dell’opinione pubblica e si scateni da questo una campagna mediatica per spiegare e raccontare gli avvenimenti secondo la versione ufficiale dettata in modo uniforme dalle centrali dei media e dalle grandi agenzie di informazione che trasmettono attraverso le reti Tv ed i giornali in tutto il mondo occidentale e non solo di quello.
 
Non esiste dubbio che il maggior numero di avvenimenti che colpiscono l’opinione pubblica, oltre alle calamità naturali, sono quelli che si riferiscono agli attacchi terroristici, avvenimenti che producono nell’opinione pubblica un clima di tensione, di insicurezza e, spesse volte, di panico.
Questo e’ stato il caso dell’attentato avvenuto a Parigi contro i vignettisti di Charlie Hedbo e, più’ di recente degli attentati a Tunisi, quello attuato al museo e gli attacchi terroristici contro i bagnati presenti nella spiagge tunisine, frequentate da turisti occidentali.
 
Chi come noi si occupa di controinformazione , in questi casi cerca di analizzare a fondo ed in modo critico gli avvenimenti, diffidando delle informazioni ufficiali e sottolineandone le incongruenze, cercando in parallelo altre fonti alternative ma, oltre a questo, applicando anche una logica politica che cerca di individuare i reali obiettivi dell’atto terroristico e le finalità  ultime che questo si propone.
Non sempre si indovina ma spesso, a distanza di tempo, quelle che inizialmente sono soltanto delle ipotesi o congetture, ignorate dai media ufficiali, spesso si rivelano reali e concrete alla luce dei successivi avvenimenti dai quali arrivano le conferme di quello che si era soltanto supposto o di cui vi erano evidenze in fonti non accreditate.
 
Così è accaduto ad esempio nell’Italia degli anni ’70 quando i vari attentati che scuotevano la commozione dell’opinione pubblica venivano accreditati alla abituale pista “neo fascista”, salvo poi, grazie a rivelazioni fatte dagli stessi esponenti della classe politica, si è scoperta  la realtà di una “strategia della tensione” messa in atto da mandanti che erano nelle centrali dei servizi e degli apparati paramilitari occulti (Gladio) che erano a loro volta al servizio del potere atlantista per i suoi scopi, mascherati dalla difesa anti sovietica.
Peculiare fu il caso dell’abbattimento dell’aereo di Ustica ove sono stati necessari oltre 30 anni di indagini, depistaggi e processi per arrivare poi alla verità, inizialmente sempre negata dalle autorità dell’epoca come una ipotesi “complottista”.
 
In epoche più recenti, in un mondo divenuto globale, abbiamo avuto gli avvenimenti dell’11 Settembre con tutto quello che è venuto dopo, tanto da costituire questo avvenimento, per il potere egemonico degli Stati Uniti, la “Pearl Harbor” della nostra epoca, il pretesto che ha consentito a Washington di scatenare le sue guerre in tutto il mondo ed operare la destabilizzazione di intere nazioni dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Somalia alla Libia, alla Siria, ecc., un avvenimento che ha consentito l’abrogazione del principio sancito della inviolabilità dei diritti del cittadino (“habeas corpus”) nei suoi diritti civili con l’emanazione del “Patrioct Act” e subito dopo il “Presidential Military Order”, firmato dall’allora presidente George W. Bush che ha permesso l’applicazione di normative da stato di emergenza che hanno dilatato enormemte ogni potere da stato di polizia dell’ Amministrazione USA e che perdurano ancora oggi. Vedi: Legislazione antiterrorismo e limitazioni alla libertà personale
 
Possiamo pensare davvero che tutto questo sia stato casuale?
La grande maggioranza della gente normale pensa che questo sia possibile e che tutto sia dovuto al fanatismo di uno sparuto gruppo di terroristi islamici, privi di reali competenze tecniche, i quali hanno architettato, progettato ed eseguito il più grande attentato di tutti i tempi senza disporre di collegamenti con governi o con servizi segreti.
 
La maggior parte dell’opinione pubblica è stata convinta dalla versione accreditata dai media che sia stato possibile, contro ogni legge fisica, che tre gigantesche torri, fatte di acciaio e di cemento armato, possano essere state polverizzate, crollando sulla loro verticale, non per una demolizione controllata ma a causa dell’impatto prodotto dall’urto di due aereonavi fatte di alluminio e che il Pentagono, l’edificio più protetto del pianeta, potesse essere attaccato da un semplice aereo civile.
Basta considerare che, a questa versione ufficiale, non credono oggi neppure le associazioni professionali come quella degli ingegneri USA che hanno fatto dichiarazioni pubbliche in proposito, chiedendo la verità, naturalmente ignorate dai media ufficiali. Vedi: Architetti & Ingegneri sconvolgono gli USA: “Le tre Torri distrutte da cariche esplosive”
 
Vedi anche: Were Did the Towers Go?  della dr.ssa Judie Wood (docente in materiali) che ha scritto un testo di analisi scientifica sul crollo delle torri.
Si potrebbe continuare esaminando una per una le “strane circostanze” degli attentati alla Metro di Londra dell’11 Marzo che hanno lasciato una scia di interrogativi mai spiegati dalle autorità, come ad esempio la rivendicazione arrivata dopo due mesi attraverso un video di Al Jatzeera, l’identità degli attentatori ed i loro spostamenti fra Europa ed Israele. Vedi: “Attentati a Londra sempre più oscuri”
 
In ogni caso, al di là dei tanti dettagli, esistono delle evidenze logiche che sono alla portata di qualsiasi mente critica e che per scoprirle non ci sia bisogno di alcuna indagine speciale ma soltanto del senso comune. Sarebbe sufficiente andare a fondo nelle questioni e verificare prima di tutto a vantaggio di chi, di quali poteri siano andati il compimento di questi atti terroristici e quali finalità ci sia nel creare un clima di terrore e di apprensione nell’opinione pubblica.
 
Questa spiegazione reale sugli avvenimenti, se fosse divulgata, potrebbe mettere in questione la fiducia della gente nello stesso sistema e nelle stesse istituzioni occidentali, nell’affidabilità dell’apparato mediatico che abitualmente propina versioni di comodo su ogni avvenimento di questo genere, avrebbe l’effetto di rivelare il castello di menzogne su cui tutto il sistema di potere è basato nell’inganno dei cittadini, nella copertura di giganteschi interessi (dal’industria degli armamenti al petrolio) e nel perseguimento dei suoi scopi.
 
Se questo avvenisse davvero, crollerebbe la fiducia nei governi, nelle classi politiche e negli organi di stampa, nelle TV di massa,  determinando un vero terremoto. Ovvio che questo non è permesso che possa accadere e che tutto l’apparato di potere vigila perchè non accada. Da qui le accuse di “complottismo” per coloro che si ostinano a dubitare o negare le versioni ufficiali, da tale accusa nasce il discredito, l’emarginazione di chi propone queste tesi o si muove la macchina della diffamazione e del ridicolo con opportuna distorsione delle tesi non conformi (accuse frquenti  di essere quelli del complotto degli ” illuminati”, dei “rettiliani”, la “Spectre”, ecc..).
 
Eppure ci sarebbero un paio di osservazioni logiche ed elementari da fare:
1) perchè dare tanta evidenza alle azioni terroristiche fornendo a queste una enorme cassa di risonanza mediatica con ore ed ore di trasmissioni quando il fenomeno si dovrebbe contenere ed evitare l’eventuale emulazione da parte di  altri soggetti ?
2) come si spiega che le conseguenze pregiudizievoli delle azioni terorristiche sono sempre a carico delle persone o dei popolazioni che i terroristi affermano di voler difendere, anzi costituiscono sempre il pretesto per le politiche imperialiste e di invasione che producono poi il terrificante bilancio di centinaia di migliaia di vittime di iracheni, afgani o, libici, palestinesi, somali o siriani che sono stati vittime delle guerre scatenate dagli USA e dall’Occidente?
 
Di fatto abbiamo dei governi che facilitano il lavoro svolto dei terroristi e delle organizzazioni di terroristi che agevolano l’operato dei governi.
Il paradosso è stato raggiunto con gli attuali avvenimenti in Medio Oriente dove si è reso evidente che gli Stati Uniti, la massima potenza che aveva a suo tempo, dopo l’11 S.. dichiarato di scatenare una “guerra al terrore” contro Al-Qaeda, l’organizzzazione dichiarata responsabile ufficiale del crollo delle torri, oggi si trova schierata a sostenere e rifornire di armi i ribelli del ramo siriano di Al Qaedail Fronte al-Nusra ed altri gruppi consimili, in quanto questi risultano utili alla strategia USA per rovesciare il governo di Al-Assad in Siria, ritenuto ostile agli interessi geopolitici di Washington. A poco servono le patetiche e ridicole dichiarazioni fatte dall’Amministrazione Obama di considerare questi “ribelli moderati” al contrario dell’ISIS quando risulta che, grazie ai collegamenti fra i vari gruppi, le armi americane ed i miliziani addestrati dalla CIA sono finiti nelle file dell’ISIS dove attuano i peggiori atti di terrorismo contro le popolazioni civili e coloro che sono considerati “eretici”.
 
Lo stesso era avvenuto con l’operazione fatta dalla NATO in Libia ,dove erano stati arruolati i mercenari jihadisti affiliati ad Al-Qaeda per rovesciare il regime del colonnello Gheddafi, anche lui considerato ostile agli interessi occidentali.
 
Questo solo fatto evidente dovrebbe far aprire gli occhi a chi ancora crede o ha creduto in passato al castello di menzogne costruito dalla propaganda dei media e dei governi occidentali.
 
Non sappiamo tuttavia se la gente comune sarà in grado di comprendere la perversità intrinseca della stessa natura del potere, che oggi non si identifica più con un singolo Stato o governo ma con centrali di potere sovranazionali che operano cinicamente per raggiungere i loro fini al di sopra dell’interesse dei popoli, travolgendo ogni ostacolo, al di fuori di ogni regola di giustizia e di umanità.
 
Come qualcuno ha scritto di recente “il potere è stato edificato su una montagna di cadaveri e seguirà mietendo le sue vittime”.

Pasolini ucciso una seconda volta, Diego Fusaro

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Tutti intenti a celebrare Pasolini nell’anniversario della sua morte (2 novembre 1975). Non vi è giornale, canale televisivo e radionifico, sito internet e programma, che non si produca, oggi, in una commovente e lacrimevole rievocazione del pensatore Pasolini, l’innocente stritolato dagli ingranaggi terribili del potere.
 
Perfino in prima serata, nella trasmissione su Rai3 di Fabio Fazio, il tempio dell’anima bella della sinistra politicamente corretta e della gente di una “Certa Kual Kultura” (Stefano Benni), si è ampiamente discusso dell’eroe ucciso per le sue idee. Se ne è parlato, certo, in termini celebrativi, senza mai andare a toccare i cristalli del potere: ed ecco, allora, che, con Morandi e Maraini in studio (chi meglio di loro, del resto, potrebbe parlare del poeta e del pensatore?) si è presentato Pasolini come un calciatore provetto e un po’ stralunato, familiare e simpatico, anche se un po’ sulle sue.
 
Ovviamente, in questo modo pagliaccesco di affrontare la questione, non si è fatto mai cenno a ciò che Pasolini diceva della televisione e del capitale, del potere e della civiltà dei consumi. Nemmeno un cenno, nemmeno una parola. Almeno, nel famoso dialogo televisivo con Enzo Biagi, a suo tempo, questi problemi si erano in certa misura affrontati. Oggi non è più possibile, tanto sono capillari il dominio mediatico e l’ottundimento programmato delle coscienze.
 
Perché, in fondo, nel tempo della mediacrazia e dell’integralismo economico-consumistico Pasolini deve essere ricordato così, e dunque, diciamolo, deve essere ucciso una seconda volta: come un giusto e candido, morto quasi per caso, un poeta eccellente spentosi prematuramente; mai – si badi – come lo sferzante critico della società di mercato, di quella civiltà dei consumi che, come magistralmente raffigurato in “Salò” (1975), fa quotidianamente mangiare merda ai suoi sudditi, torturandone le anime ancor prima dei corpi. Non lo si deve mai ricordare come colui che disse apertamente che “l’antifascismo archeologico” e liturgico serve oggi da alibi per legittimare la società dei consumi e il classismo planetario, ossia il nuovo fascismo che si presenta come libertà universale.
 
Insomma, Pasolini fa oggi tristemente la fine del Che Guevara sulle magliette, effigie trionfante della società contro cui entrambi, pur diversamente, hanno combattuto.
 
La società di mercato, si sa, è forte proprio perché tutto digerisce, dirottando anche le voci oppositive nei circuiti della mercificazione. Celebra Pasolini e, insieme, lo addomestica e lo normalizza: ce lo restituisce in forme “decaffeinate” e inoffensive, come soprammobile e come monumento, mai come possibile compagno nelle lotte contro il fanatismo economico-consumistico dilagante sotto il cielo. Insomma, lo ricorda encomiandolo e, insieme, lo uccide una seconda volta anestetizzandolo.
 
È la prassi del potere, in fondo. Ed è anche quello che vorrei chiamare il “complesso di Achille”, in riferimento alle pagine conclusive del primo poema omerico: quelle in cui Priamo si reca al cospetto del principe acheo che ha barbaramente ucciso suo figlio, per pregarlo affinché gli restituisca il corpo di Ettore di modo che possa avere giusta sepoltura. Achille scoppia in lacrime, commosso dal dolore di un padre che gli ricorda il suo: “a queste voci intenerito Achille, membrando il genitor, / proruppe in pianto” (Iliade, XXIV, vv. 643-644).
 
Il complesso di Achille torna ora a farsi sentire al cospetto di Pasolini: tutti, compreso il potere che l’ha messo a morte, prorompono in lacrime a ricordarlo, a celebrarne la memoria, e evocarne tutti i momenti fuorché quelli che potrebbero tornare a mettere in discussione l’ordine totalitario del nuovo fascismo della civiltà dei consumi.
 
E intanto il potere è pronto di nuovo a uccidere, silenziando e diffamando, chiunque osi svelare gli arcani del dominio, le leggi del pensiero unico e le forme dell’ingiustizia che non ha smesso di dilagare. E rinsalda ogni giorno il suo dominio, rendendo gli schiavi sempre più indisponibili alla rivolta, sempre più incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano:
 
“La morte non è
 
nel non poter comunicare
 
ma nel non poter più essere compresi”.
 
(Una disperata vitalità)

Italia saudita. Detto fatto

Ovviamente l’Arabia Saudita che bombarda gli yemeniti dopo aver massacrato i cittadini del Bahrein rispetta i diritti umani come le donne, merita tutta la fiducia ed amore dell’Occidente mica come quel cattivone di Assad
 
di Miguel Martinez – 09/11/2015
 
Fonte: kelebeklerblog
saudita
Due notizie viste nel giro di un quarto d’ora.
Detto:
Renzi a Riad: “L’Italia riparte, basta con chi sa solo insultare”
09 novembre 2015
RIAD – “L’Italia vuole ripartire, non è fatta solo da chi sa urlare e insultare per la strada. Basta con chi vuole bloccare il paese”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi, in diretta su sky tg24, parlando con i giornalisti a Riad, nel corso della due giorni di visita in Arabia Saudita. Il riferimento del premier è, ovviamente, alla manifestazione antigovernativa del leader della Lega Matteo Salvini, che si è tenuta ieri a Bologna.
 
“L’Italia è ripartita – ha aggiunto Renzi – ora è il momento di renderla sempre più solida nel mondo e lo scopo del governo è proprio quello di rimette il Paese al suo posto”.
Fatto:
 E l’Italia infatti riparte, senza perdere tempo a insultare per strada, aiutando – dietro lauto pagamento – l’esercito saudita che in questi giorni è impegnato a compiere stragi nello Yemen.
Quando arriveranno i primi profughi yemeniti, sapremo a chi attribuire le responsabilità.
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Veronesi: “L’Isis va ascoltato: è minoranza che vuole una patria”

per questo ammazza civili e sgozza bambini? 

L’oncologo “difende” le ragioni dei terroristi: “Sono una minoranza che cerca di avere uno Stato”

– Sab, 14/11/2015 
 

L’Isis va ascoltato“. Dopo gli attentati di Parigi, dopo i 128 morti, le parole di Umberto Veronesi fanno discutere.

Faranno discutere. I tagliagole dell’Isis, i terroristi dello Stato Islamico, secondo il famoso oncologo, dovrebbero sedersi a un tavolo con l’Occidente e trovare un accordo. Più precisamente, all’Isis andrebbe garantito uno Stato.

“Sono contrario all’idea di fare guerra all’Is – ha detto Veronesi all’Adnkronos – perché violenza chiama violenza. Più loro tagliano teste, più noi bombardiamo: qualcuno deve fermare questa catena di azione e reazione e deve farlo con il dialogo e la tolleranza religiosa. L’Is va ascoltato”.

L’oncologo invita a fare uno sforzo pacificatore “da chi si ritiene civile, contro l’irrazionalità”. “L’Isis – continua – sono un gruppo di sunniti che si sentono emarginati in Iraq e hanno creato un movimento molto estremista, di fatto perché vogliono una patria e chiedono all’Iraq di cedere una piccola area, non più grande della Lombardia, per creare lo stato islamico. In pratica si tratta di un gruppo diviso da confini artificiali da tantissimi anni”.

Per Veronesi “l’Is va ascoltato, le sue ragioni vanno comprese, perché come altre minoranze in Europa e nel mondo chiede una ‘patrià. Questo non significa – sottolinea però – che la violenza come quella di Parigi possa in qualche modo essere legittimata, ma piuttosto che la pace non può che passare attraverso il dialogo e la tolleranza”.

“La reazione immediata di coloro che chiedono una vendetta – aggiunge Veronesi – è più che comprensibile in questo momento, ma si tratta di una reazione emotiva, che dovrebbe essere superata a favore di dialogo e trattative. Soprattutto – sottolinea – non bisogna fomentare l’anti-islamismo o in generale il conflitto religioso””.

Secondo Veronesi “l’Islam è una religione pacifica nella sua essenza. Più si attacca, più si subiranno attacchi. Siamo noi – conclude – a dover fare uno sforzo, anche se è difficile. Perché altrimenti ci metteremmo sul loro stesso piano, e non ne usciremmo”.