Giudiziaria: battute finali per il processo a carico di Barbara Bonino – Quotidiano online della provincia di Biella

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L’ex assessore regionale ai trasporti è accusata di calunnia nei confronti del movimento No Tav, dopo alcune dichiarazioni rilasciate a un periodico torinese

E’ proseguito oggi, in tribunale, a Biella, il processo che vede imputata Barbara Bonino, all’epoca dei fatti assessore regionale ai trasporti, di calunnia, insieme al direttore di un periodico torinese.

Tutto ruota attorno ad alcune affermazioni, fatte dall’imputata, che definiva i No Tav dei terroristi. Era bastato questo per scatenare l’ira di Alberto Perino, leader del movimento in difesa della Valsusa, per avviare una causa legale. In aula, sono sfilati gli ultimi testi, tra cui un dirigente della Digos, che ha evidenziato come, nel periodo considerato, il clima tra le parti fosse particolarmente teso.

Si torna in aula il 15 febbraio 2016, quando verrà chiusa l’istruttoria, prima di passare alle conclusioni finali.

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No Tav Francia: comunicato sentenza Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato Francese ha rifiutato il ricorso per l’annullamento della dichiarazione d’utilità pubblica dell’opera Lyon Turin

di Redazione.

 del coordinamento degli oppositori all’opera della nuova linea ferroviaria Lyon Turin :

Il , rifiutando il ricorso di annullamento della dichiarazione d’utilità pubblica dell’opera Lyon Turin :

– ha rifiutato il diritto fondamentale delle persone handicappate o con mobilità limitata di poter informarsi ed esprimersi senza discriminazione,

– ha rifiutato il diritto dei cittadini e dei contribuenti a beneficiare di un dibattito pubblico sull’opportunità di un’opera vecchia trent’anni il cui costo è stato moltiplicato per dieci,

– ha rifiutato il diritto dei cittadini d’essere ascoltati da commissari inquirenti imparziali, indipendenti e disenteressati, senza conflitti d’interessi,

– ha rifiutato il diritto dei cittadini di non vedersi impegnati in deficit pubblici colossali per il futuro…

Nel momento della diffusione d’un documentario su France 3 che dimostrava trucchi  e menzogne, le manovre tra i subappaltatori e il capo dell’opera per valuazioni che non sono per niente indipendenti;

Nel momento in cui la nuova linea ferroviaria Perpignan-Figueras in “partenariato pubblico privato” è fallita perché è costata per km di rotaia, 6 volte meno di quanto  costerebbe il Lyon-Turin;

Quando si è saputo che la linea ferroviaria Tours-Bordeaux è già in difficoltà finanziaria prima ancora che i treni circolino sulla rotaia nuova; che sono dunque i contribuenti  che ne pagano il prezzo ;

Quando l’ex ministro Louis Besson ha dichiarato pubblicamente nel documentario di “Pièces à conviction”, diffuso da France 3 il 4 novembre, che ha fatto in modo con Jacques Chirac che quest’opera sia imposta in violazione di ogni principio repubblicano e soprattutto dell’articolo 14 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino

Quando l’Ufficio (?) europeo alla lotta contro la frode investiga sulle infiltrazione mafiose in quest’opera;

Il Consiglio di Stato ha rifiutato innanzitutto ogni principio fondamentale della Repubblica che garantisce dei diritti a ogni cittadino.

“Per fermare questo’opera insensata, l’opposizione continuerà a denunciare l’inganno, la menzogna e la violazione delle regole repubblicane. Da oggi interverrà a livello europeo per bloccare un’opera imposta da qualcuno nel segreto dell’urna, a dispetto di coloro che pagano questa pessima gestione.”

TPP: Caselli completamente fuori tema.

 
giovedì 12 novembre 2015
 
Ieri Repubblica ha pubblicato un articolo di Giancarlo Caselli in cui l’ex procuratore capo della Procura di Torino commenta e fornisce la sua opinione sulla sentenza emessa dal Tribunale Permanente dei Popoli. Un intervento dall’impianto accusatorio molto debole. Ma prima di entrare nel merito è utile contestualizzare cosa sia il Tpp. Nasce a Bologna nel 1979 come diretta prosecuzione del Tribunale Russell, che nel 1967 si espresse sui crimini in Vietnam e nel 1974-76 sulla dittatura cilena. “Per volere dei popoli e delle vittime latinoamericane, l’occasionalità del Tribunale Russell – si legge sulla scheda informativa del Tpp – fu trasformata in tribuna permanente di denuncia per le collettività che si fossero trovare a sperimentare l’assenza e l’impotenza del diritto internazionale”

Il suo operato si basa sui principi espressi dalla Dichiarazione universale dei diritti del popoli del 1976 e sugli altri strumenti internazionali di protezione dei diritti umani. Il suo funzionamento è semplice. Ogni sessione deriva da una specifica richiesta fatta dalla parte lesa insieme agli attori della società civile, che viene vagliata attentamente dal Tribunale stesso prima di essere messa in cantiere.

Le sessioni sono articolate da più udienze tematiche e sono pubbliche. Le parti accusate vengono avvisate dal Tribunale per essere invitate alla presenza e alla difesa, cui viene riservato uno spazio specifico.

La sentenza emessa, essendo il Tpp un tribunale d’opinione, non ha alcun effetto giuridico. Sono state più di 40 le sessioni in cui il Tpp si è occupato di violazioni di diritti in varie parti del mondo, anche decisamente più gravi di quello che è capitato e capita tutt’oggi in Val di Susa.
La sessione appena conclusa domenica scorsa ad Almese si è occupata di “Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere”, ed è andata a indagare attraverso numerose testimonianze se siano stati violati i diritti di informazione e partecipazione nei processi decisionali che portano gli Stati a realizzare le cosiddette grandi opere. I giudici hanno ascoltato vari attori in gioco: amministratori, tecnici, avvocati e attivisti.

La parte accusata ha rinunciato a difendersi. 
Ma cosa hanno ascoltato i giudici? I sindaci hanno raccontato la storia dell’Osservatorio, dell’accordo di Pra Catinat, di come siano stati estromessi dal tavolo le amministrazioni No Tav. I tecnici hanno raccontato di come i dati siano stati sistematicamente ignorati, gli attivisti di come abbiano subito la repressione e gli avvocati di come siano stati condotti i processi, dal reato di terrorismo e all’uso spropositato delle misure cautelari. 
Nel suo articolo Caselli non prende in considerazione né il funzionamento né soprattutto lo scopo stesso di questa sessione: decidere se i diritti fondamentali delle comunità locali fossero stati violati oppure no. 
Numerose sono state le violazioni di alcune convenzioni internazionali, come quella di Aarhus del 1998 sull’informazione e partecipazione dei cittadini in materia ambientale. 

Il Tpp non doveva giudicare il comportamento dei manifestanti, su cui si sofferma in maniera spasmodica l’ex magistrato. Ripetiamo, doveva verificare se i governi avessero coinvolto nel modo corretto le popolazioni locali nei processi decisionali. 
In fondo, tra le sue raccomandazioni, il Tpp ha invitato lo Stato italiano a riaprire un vero tavolo di confronto in cui venga presa in considerazione l’opzione zero, cosa che non accadrà al prossimo tavolo Delrio, dove gli amministratori vengono invitati a partecipare ma senza mettere in discussione la linea Torino-Lione.
Invece. l’ex procuratore capo parla di altro nel suo articolo, definendo questo importante Tribunale “sedicente”, di fatto mettendone in discussione legittimità e autorevolezza, ma senza mai entrare nel merito della sentenza. 

Si lascia andare spesso, nei toni e nei termini dimostrando di non aver abbandonato la linea di pensiero che lo ha accompagnato nella fase finale della sua carriera come capo della Procura della Repubblica di Torino.

Luana Garofalo 
Ecco l’articolo a firma Caselli: