Turno di RFI: dacci oggi la nostra corruzione quotidiana

Questa volta tocca a RFI. Indagato il Presidente. La corruzione quotidiana avvelena questo paese e ruba il nostro futuro.

di Davide Amerio.

Anche oggi in  non ci facciamo mancare le misure cautelari per qualche burocrate di stato. Questa volta tocca a Dario Lo Bosco, presidente di  (Rete Ferroviaria Italiana, partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato) e anche presidente della  (Azienda Siciliana Trasporti). Sarà ovviamente la magistratura ad accertare le responsabilità. La novità sembra risiedere, sostengono gli inquirenti, nell’aver trovato un “libro mastro” delle mazzette, con nomi e cifre, nelle mani di un imprenditore agrigentino che ha pagato per velocizzare alcune pratiche e ora vuota il sacco con i magistrati.

L’elenco dei mis-fatti, dei nomi, dei ruoli di questa farsa che è diventata la nostra Repubblica popola da molti anni i libri di . In realtà non sono più libri. Sono enciclopedie con aggiornamenti annuali in fascicoli senza una scadenza. Il dato certo è che questa  endemica e diffusa corrode il paese e brucia quelle risorse economiche di cui abbiamo bisogno per mantenere uno stato di benessere.

Cosa c’è che non va in noi Italiani? Nel 1651  pubblicava il ““, uno dei testi più importanti della storia del pensiero politico. In esso Hobbes individuava le ragioni della necessità di avere uno “Stato”. Secondo il filosofo l’uomo lasciato allo “stato di natura” è succube delle passioni e della paura che lo spingono verso una condizione di guerra perenne degli uni contro gli altri per sopravvivere. Gli uomini bramano le stesse cose e sono disposti a sopraffare i propri simili per ottenerle.

Lo Stato è lo strumento prodotto dall’uomo, e non dalla natura, concepito in termini razionali per impedire uno stato di guerra continua nel quale ogni individuo è privato della possibilità di godere del prodotto del proprio lavoro e di perseguire la felicità. Allo Stato gli uomini delegano il potere di essere rappresentati.

Uno Stato si dice che è istituito quando una moltitudine di uomini si accorda e pattuisce, ognuno con ogni altro, che, a qualsiasi uomo, o assemblea di uomini, sarà dato dalla maggioranza il diritto di rappresentare le persone di tutti loro, il che vuol dire di essere il loro rappresentante, e ciascuno di loro, sia colui che ha votato a favore sia colui che ha votato contro, autorizzerà tutte le azioni e tutte le decisioni di quell’uomo o di quell’assemblea di uomini allo stesso modo come se esse fossero sue azioni e sue decisioni, e tutto ciò allo scopo di vivere in pace fra loro e di essere protetti contro gli altri uomini. Da questa istituzione di uno Stato sono derivati tutti i diritti e le facoltà di colui o di coloro a cui è stato conferito il potere sovrano da parte del popolo riunito in assemblea […] (Th. Hobbes, Leviatano, II, cap. XVIII)

La concezione hobbesiana implica uno stato “forte” e autorevole che acquisisce il diritto di piegare anche con la coercizione la volontà dei singoli. Non a caso questo pensiero è stato sovente alla base della  giustificazione di uno “stato autoritario” nel corso della storia.

Ma se la ragione di uno Stato è quella di “proteggere” i singoli, come può uno Stato corrotto – nel quale proprio i rappresentanti delegati a gestire i conflitti e armonizzare gli interessi dei singoli vengono meno al loro dovere istituzionale, – svolgere il suo compito?
Può sembrare banale, ma non lo è. La tolleranza e la complicità nei confronti della corruzione indica lo smarrimento di qualsiasi principio che lega lo “Stato” al popolo su cui deve vigilare.

La nostra Costituzione (la più bella del mondo!) è ricca di valori volti a offrire alle persone lo spazio, gli strumenti, e la possibilità di ricercare la propria felicità, di sviluppare le proprie attitudini, di godere del benessere, perché riconosce (sotto il profilo storico) l’importanza che queste cose hanno nel consentire il progresso di tutta la comunità e di mantenerla in una condizione di “pace”.

È questo senso originario dello “Stato” come comunità che abbiamo smarrito. Le persone che svolgono il loro compito istituzionale in modo onesto e trasparente sono considerate estranee ad esso. Le ideologie sono solo più un paravento di carta dietro al quale si consumano nefandezze quotidiane.
Eppure tanto è evidente questa condizione tanto più sembra esserci tolleranza e accondiscendenza verso questo sistema.

Se non torniamo a pensare di meritare qualcosa di meglio che questo modello di non-stato pervaso dalla corruzione saremo condannati all’infelicità e a una arcaica condizione di sudditanza.

(D.A. 29.10.15)

Confindustria Piemonte, inutile l’opera e fallimento della legge 4/2011

Progetto fondato sul nulla e inutilità dell’opera, il giudizio.

di Valsusa Report

Lo si prevedeva già dal 2011 al sorgere della legge regionale che doveva favorire le ditte nei lavori dell’alta velocità, una legge forse al limite della legalità, come già affermato da qualcuno, e che stranamente non ha mai ricevuto un duro stop. Nei fatti a distanza di 4 anni dall’approvazione, non è servita a nulla se non ai titoloni sui giornali piemontesi e non. Il benestare dei favorevoli all’opera aveva così ottenuto nuovi consensi che fecero pesare l’ago della bilancia in un territorio già dichiarato depresso.

Le ditte chi vi hanno lavorato, di cui tre fallite, non sono rimaste d’accordo su lavori e appalti, gli unici ancora oggi nel cantiere risultano ditte appaltatrici di grandi affari. E non sono mancate le infiltrazioni scorrette di ditte oggi al vaglio dei tribunali, come segnalato nell’, che ha smascherato l’asfaltatura delle strade del cantiere della Maddalena. La conclusione, se si vuol dire, arriva oggi dalla Commissione Trasporti dove in audizione Confindustria Piemonte definisce “il progetto fondato sul nulla” e privo di qualsiasi politica di trasporto dalla gomma al ferro.

All’attacco i 5 stelle che in un comunicato riferiscono: “in commissione trasporti abbiamo ascoltato i rappresentanti di Confindustria Piemonte. Come prevedibile hanno confermato il fallimento della legge regionale 4/2011, approvata da centrodestra e centrosinistra all’unisono, mirata a “far lavorare” le aziende del territorio. Dovrebbe essere ben chiaro a tutti che una legge non può consentire di indirizzare gli appalti, nemmeno qualora si intenda favorire le ditte locali. Tant’è che oggi nel cantiere lavorano principalmente imprese non valsusine e nemmeno piemontesi”.

V.R. 29.10.15

LA LETTERA / LA STAZIONE INTERNAZIONALE DI BUSSOLENO? LA FARANNO CON IL BAMBÙ

ValsusaOggi

Giornale online indipendente – Diretto da Fabio Tanzilli – redazione@valsusaoggi.it

     10/27/2015   


di RICCARDO HUMBERT

“Passiamo da una decisione all’altra e ci tormenta anche il fatto che i nostri giudizi sono, non solo distorti, ma anche incostanti”. L’ha detto Seneca. E’ forse l’unica giustificazione per spiegare l’ultimo exploit dei supereroi romani che, a tre anni dalla presentazione di quella che avrebbe dovuto essere la stazione internazionale di Susa, hanno scoperto quello che i bambini della valle sapevano da sempre: per portare i turisti sul cocuzzolo della montagna con ai piedi un paio di sci è forse meglio partire da Bussoleno.

Il treno c’è già, ma questo i supereroi romani non possono saperlo, e va verso paesi ignoti anche a Onda Verde, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui Sauze d’Oulx viene costantemente pronunciato “Sos d’us”. L’architetto con gli occhi a mandorla Kengo Kuma, che si è preso tre milioni di euro per progettare una vela di alluminio che riprende i tetti in pietra della Valle di Susa senza neppure prevedere una losa, non sembra molto preoccupato. Anche se non la fanno lui si gode i sui (o i nostri?) soldi a Hokkaido con le sue gheise.

Non che i bambini di Bussoleno siano più felici poiché Wolverine e l’Uomo Viragno hanno deciso di costruire il nuovo “condensatore sociale” (come è stata chiamata la bufala della stazione di Susa) proprio da loro, però, considerato che la cittadina ha caratteristiche culturali e territoriali diverse, sono curiosi di conoscere il nuovo progetto. Pare infatti che verrà affidato all’architetto nord-coreano Hyon-su Kang nell’ambito di un interscambio culturale ed economico che prevede grandi forniture di avena, miglio e sorgo.

In considerazione della minore influenza della pietra di Luserna sui tetti di Bussoleno è previsto un ampio uso del bambù che consente, inoltre, un grande risparmio economico. L’inaugurazione è prevista alla presenza del presidente Kim Jong-un. In tempi di ristrettezze l’architetto riceverà un compenso di soli due milioni di euro, ma solo se non verrà soppresso dal presidente nel caso che il manufatto non fosse di suo gradimento. La comunità di Bussoleno fa pressione presso l’Uomo Viragno e i suoi Thunderbolts per una sollecita conferma e soprattutto per evitare che fra tre anni si opti per Borgone.

Riccardo Humbert

I dieci lavori che attirano il maggior numero di psicopatici

The Independent ha chiesto recentemente a Statista di compilare una classifica della top ten dei lavori che attraggono il maggior numero di psicopatici. Usando un ranking compilato da Alternet, la classifica rivela che al primo posto assoluto si piazzano gli amministratori delegati (i famigerati Ceo), poi gli avvocati e, infine, chi lavora per i media.
Il resto della classifica presentata senza commento (e senza sorpresa):
 
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Notizia del: 20/10/2015
 

Usa e Mar cinese meridionale: libertà dei mari o libertà di provocazione?

usa-cina
Diego Angelo Bertozzi
“L’arte della provocazione”, oppure “La libertà dei mari come libertà di provocare”: ci si potrebbe divertire con la fantasia per sintetizzare con efficacia il comportamento degli Stati Uniti in un luogo caldo del pianeta – per le tante rivendicazioni territoriali e perché area di proiezione dell’ascesa cinese – che non ha certo bisogno di essere surriscaldato.
La Marina a stelle e strisce ha messo ora in atto quanto da tempo stava progettando ai massimi livelli (rapporto rivelato agli inizi di ottobre dal Financial Times), vale a dire il pattugliamento all’interno delle 12 miglia (distanza che delinea le acque territoriali sottoposte alla sovranità di un Paese costiero) degli isolotti rivendicati dai cinesi: nella mattina di martedì il cacciatorpediniere “USS Lassen” ha navigato a 11 miglia al largo del Subi Reef (nelle isole Nansha/Spratly), scatenando dure reazioni da parte di Pechino (“un atto provocatorio” e una “palese violazione della sovranità cinese”, si legge in un editoriale dell’agenzia di stampa ufficiale Xinhua) giunte fino alla convocazione dell’ambasciatore statunitense.
Gli obiettivi di una tale mossa possono essere sintetizzati così: da una parte – sempre secondo il documento citato dal quotidiano finanziario – si tratta di sfidare con singoli atti dimostrativi “gli sforzi della Cina nel rivendicare gran parte del corso d’acqua strategico attraverso l’ampliamento di rocce e scogliere sommerse per farne isole abbastanza grandi per piste di atterraggio militari, apparecchiature radar e alloggi per truppe”; dall’altra di confermare agli occhi dei propri alleati come le Filippine o il Giappone (che qualche dubbio lo nutrono), e di possibili partner come il Vietnam, il proprio impegno nella sicurezza di tutta l’area in caso di escalation dell’assertività cinese.
Un comportamento provocatorio ampiamente annunciato e che rientra appieno nella “filosofia” di documenti come l’aggiornamento della dottrina militare statunitense contenuti nel “A Cooperative Strategy for 21st Century Seapower: Forward, Engaged, Ready”, rilasciato nel marzo scorso dalla Marina, dal Corpo dei Marine e dalla Guardia costiera, che indica in Pechino l’avversario principale. Ancora una volta la proclamata difesa dei “beni comuni” e della “libertà di navigazione” nei mari nasconde l’intenzione di Washington di ostacolare e fermare la comparsa di un potere statale in grado di ostacolarne l’egemonia militare e politica, soprattutto in un palcoscenico strategico di “importanza crescente come la regione Indo-Pacifico” dove – si legge nel documento – “il continuo sviluppo e la messa in campo di sistemi d’arma anti-accesso/Area denial (sfidano il nostro accesso marittimo globale”. Il documento delinea un ricetta che non lascia adito a dubbi: il rafforzamento della presenza militare, in linea con il nuovo Manifest Destiny rappresentato dal “Pivot to Asia” fondato sull’indispensabilità della presenza a stelle e strisce: delle 120 navi che saranno messe in acqua da qui al 2020 (a fine 2014 erano 197), il 60% navigherà proprio tra l’Oceano Indiano e il Pacifico mettendo in mostra i gioielli di famiglia: Littoral Combat, navi dotate di sistema di difesa missilistica contro missili balistici di medio-corto raggia, caccia F-35C Lightning II Joint Strike, droni MQ-4C Triton, e squadroni MV-22 Osprey (velivolo per il trasporto truppe). A questo si aggiungono una Forza di spedizione rapida di Marines nel Pacifico occidentale e la distribuzione di Marines in Australia.
Notizia del: 28/10/2015

343 accademici inglesi boicottano le università israeliane

sicuramente anche da noi abbiamo tanti accademici fascisti ed antisemiti, così è definito chiunque non gradisca il massacro di palestinesi e che possono liberamente professare tale obiezione senza essere costretto alle dimissioni no?
 
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Più di 300 docenti provenienti da decine di università britanniche hanno espresso il loro sostegno al boicottaggio accademico contro il regime israeliano per la sua aggressione contro i palestinesi.
Come ha riportato ieri il quotidiano The Guardian, circa 343 studiosi provenienti hanno firmato una lettera per sanzionare Israele, intitolata “Un impegno dagli studiosi del Regno Unito per i diritti dei palestinesi.”
“Come docenti universitari associati delle università britanniche, siamo profondamente preoccupati per l’occupazione illegale dei territori palestinesi da parte degli israeliani” hanno sottolineato i professori.
Essi hanno definito le brutalità di Israele una “violazione intollerabile dei diritti umani” imposta dal regime di Tel Aviv contro il “popolo palestinese” e la loro resistenza.
I firmatari hanno ribadito che non accetteranno inviti a visitare le istituzioni accademiche israeliane o a partecipare ad eventi organizzati o finanziati da queste ultime.
 
Fonte: Hispantv

“E’ probabile che il mondo dovrà affrontare un’altra crisi finanziaria globale nei prossimi cinque anni”

le banche vogliono un altro QE
 
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Molti dei problemi alla base della crisi del 2008 rimangono irrisolti
 
Il mondo non si è pienamente ripreso dai problemi del 2008, il che significa che un’altra crisi è possibile, afferma il direttore generale della China Banking Regulatory Commission, Min Liao.
“E’ probabile che il mondo dovrà affrontare un’altra crisi finanziaria globale nei prossimi cinque anni. Il motivo sta nel fatto che molti dei problemi alla base della crisi del 2008 rimangono irrisolti. Le fragilità sono ancora lì, ad esempio nel sistema bancario ombra, nell’alto indebitamento, la mancanza di riforme strutturali, la sostenibilità dei mercati emergenti e ad alta frequenza “,  ha detto Liao in un’intervista in occasione del vertice sull’agenda globale del World Economic Forum.
“L’economia reale non può recuperare al livello pre-crisi nel prossimo futuro, e rimane incerto se un inasprimento dei regolamenti sia in grado di controllare i rischi provenienti da un sistema bancario ombra e tecnologie dirompenti. Pertanto, la prossima crisi potrebbe nuovamente coglierci impreparati”, ha detto l’economista.
Liao ha sollecitato l’inasprimento delle norme internazionali in materia di sistema bancario ombra, che vede come una minaccia per l’economia globale.
“Le recenti turbolenze del mercato azionario cinese testimoniano i rischi provenienti da un sistema bancario ombra, che è armato con le nuove tecnologie. La preoccupazione è la stessa negli Stati Uniti e in Europa”, ha aggiunto.
 
Nel mese di settembre, un team di analisti di Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto dicendo che la crisi finanziaria globale è entrata nella sua terza fase. Questa fase è caratterizzata da prezzi estremamente bassi delle materie prime, la crisi economica in Cina e di altre economie emergenti, e una bassa inflazione globale.
Notizia del: 28/10/2015

L’ex capo della NSA riceve 32,5 milioni di dollari per la sua startup

nsa
Keith Alexander era a capo della NSA all’epoca delle rivelazioni di Edward Snowden
 
Da quando ha lasciato il governo, l’ex capo della NSA, Keith Alexander, è stato molto occupato, scrive Michael Krieger sul suo blog. Dopo aver evitato ogni responsabilità di sorta, nonostante abbia utilizzato sistematicamente la Costituzione degli Stati Uniti come carta straccia, il signor Alexander sta facendo ciò che ogni funzionario del governo fa dopo aver lasciato un incarico governativo: fare più soldi possibili.
L’ex capo della National Security Agency ha ricevuto finanziamenti per la sua sturt-up in sicurezza informatica da un prominente società di venture capital, mettendo in evidenza i continui legami tra Silicon Valley e Washington nonostante le recenti tensioni.
La Kleiner Perkins Caufield & Byers ha investito 32,5 milioni nella IronNet Cybersecurity Inc., per sviluppare ulteriormente una piattaforma progettata per proteggere le infrastrutture delle imprese da potenziali minacce informatiche.
La IronNet è stata fondata da Keith Alexander, che è stato direttore della NSA nel 2013 quando Edward Snowden ha rivelatolo scandalo spionaggio che interessava la NSA, con l’aiuto di aziende tecnologiche.
Notizia del: 28/10/2015

ARRESTATO IN IRAQ UN COLONELLO DELLE FORZE ISRAELIANE CHE COMANDAVA I TERRORISTI DELL’ISIS

“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.
Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.
Proverbio Arabo
AUTORE 
Arrestato in Iraq un colonello delle forze israeliane che comandava i terroristi dell'ISIS

Arrestato in Iraq un colonello delle forze israeliane che comandava i terroristi dell’ISIS

Secondo le informazioni trasmesse da un comandante delle Forze di Mobilitazione Popolari dell’Iraq (quelle che combattono assieme all’Esercito Iracheno),  le stesse forze popolari irachene hanno preso priogioniero un colonello israeliano che aveva partecipato alle operazioni terroriste dello Stato Islamico.
Come ha segnalato il comandante: “Il nome del colonello israeliano è Yusi Oulen Shahak il quale occupa il posto di colonello nella “Brigata Golani” dell’esercto israelinao, con il codice di sicurezza militare n.: Re34356578765az231434”.

L’organizzazione militare irachena sta provvedendo all’interrogatorio del colonello israeliano per capire le ragioni per cui questo ufficiale si trova a combattere assieme le forze dell’ISIS e la presenza anche di altri funzionari sionisti nei territori. Le forze di sicurezza irachene hanno detto che il colonello catturato ha già fatto confessioni di grande impatto.
Vari miliziani dello Stato Islamico, arrestati l’anno passato, già avevano confessato che gli agenti israeliani del Mossad e di altri organismi di spionaggio e dell’intelligence israeliana erano presenti nella prima ondata di attacchi dell’ISIS in Iraq e nella conquista della città di Mosul, avvenuta  nell’estate del 2014, ma nessun agente israeliano era stato arrestato fino ad ora.

Oltre a questo, viene data notizia dell’agenzia iraniana Tasnin News, che le forze irachene hanno catturato non uno, ma quattro “consiglieri militari” a fianco dell’ISIS, dei quali tre “con doppia cittadinanza Usa e israeliana”, mentre il quarto è “di un paese del Golfo Persico”.

Dalla cattura di questo ufficiale e da altre prove, si inizia a comprendere quindi da chi fosse pilotata l’offensiva dell’ISIS che avvenne l’anno scorso e che fu sotto i riflettori di tutti i media, enfatizzata come “il grande pericolo per l’Occidente”, per cui si richiedeva l’intervento armato degli USA, della NATO, dei paesi europei, con tutto il corredo di esecuzioni capitali degli uomini in arancione perfettamente inquadrati e filmati con sceneggiatura di tipo Hollywoodiana.

Fin dall’inizio noi di Controinformazione.info, e di pochi altri organismi di informazione alternativa, abbiamo sostenuto che l’ISIS e lo Stato Islamico, come gli altri gruppi terroristi, erano gruppi che operavano dietro una regia che risale agli USA ed a Israele (la strategia del caos) e siamo stati accusati dai “grandi giornalisti” di fare “complottismo” e disinformazione.

Adesso, dopo tutte le altre prove ed ammissioni già fatte dagli stessi esponenti delle amministrazioni statunitensi, francesi (che sono ormai disponibili sul web) e dalle numerose confessioni di miliziani catturati, si scoprono le prove definitive: elementi delle forze armate Israeliane e di altri paesi infiltrati fra i terroristi con funzioni di comando e di coordinamento.

Aspettiamo di vedere  quale dei giornali e delle TV ufficiali vorranno pubblicare questa notizia,  che risale a due giorni fa. Possiamo scommettere: daranno sempre e comunque la colpa ad Assad.

Fonti:  Fars News       Veterans Today

Traduzione e sintesi: Luciano Lago

Ros, mafia interessata a Valle Susa

Redazione ANSATORINO27 ottobre 201517:10NEWS

(ANSA) – TORINO, 27 OTT – Mafia a caccia di subappalti in Valle di Susa: è il sospetto che i carabinieri del Ros hanno comunicato alla procura di Torino in una annotazione confluita agli atti del maxi-processo di ‘ndrangheta chiamato “San Michele”.
    Secondo gli investigatori, nel 2011 un imprenditore del Torinese “legato a Cosa Nostra” (del settore trasporto rifiuti) contattò uno degli indagati e, “sapendo del suo interesse per i lavori del Tav”, chiese un aiuto per operare nella Valle.