Archivi giornalieri: 2 agosto 2015
Un uomo di Libia. Ominicchi d’Italia.
http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/07/un-uomo-di-libia-ominicchi-ditalia.html
VENERDÌ 31 LUGLIO 2015
ALERTE INFO/ L’INDE A RETIRE SA DEMANDE D’ACHAT DE 126 “RAFALE” FRANÇAIS
# LUCMICHEL. NET / Luc MICHEL/ En Bref/
Avec India Times/ 2015 07 31/
Le ministre indien de la Défense a annoncé, ce vendredi, que New Delhi avait retiré sa demande d’achat de 126 “Rafale” français.
Le ministre indien de la Défense avait dit, à la fin du mois de mai, que New Delhi avait besoin de 36 “Rafale”, alors qu’auparavant, l’Inde avait commandé 126 de ces avions de combat français. Les frais élevés de ces avions constituent un obstacle à la finalisation, par New Delhi, du contrat d’achat de 126 “Rafale”.
En arrière-plan deux événements :
* La mauvaise réputation de la France en matière de fournitures d’armements, qui s’est rapidement dégradée au niveau mondial, avec le Dossier du refus de livrer les navires de commandement « Mistral » à la Russie (qui les avait déjà payés) pour des motifs politiques liés à la crise ukrainienne et criméenne.
LIRE sur PCN-SPO :
EFFET ‘MISTRAL’ POUR LA FRANCE : PAS DE CONTRAT DU SIECLE POUR LE ‘RAFALE’ EN INDE
* L’entrée de l’Inde à l’OCS (avec le Pakistan et l’Iran), l’Organisation de Coopération de Shanghai, alliance géopolitique dominée par Moscou et Pékin , et opposée au Bloc de l’OTAN et des USA, dont la France de Sarkozy et Hollande est redevenue depuis 2008 un des vassaux principaux des Américains. L’OCS vise évidemment à la coordination et à la complémentarité des armements au sein des armées de ses membres.
VOIR sur EODE-TV :
GEOPOLITIQUE/ COMMENT MOSCOU ET PEKIN BATISSENT L’ALTERNATIVE A LA DOMINATION MONDIALE AMERICAINE / LUC MICHEL SUR AFRIQUE MEDIA TV
Luc MICHEL
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Libia: le manipolazioni della Clinton (e di Luttwak),
Il prof. Edward Luttwak, politologo e analista americano più conosciuto a Roma che a Washington, da tempo presenzia tutti gli spazi mediatici del nostro Paese; da Vespa a Formigli, da Lilli Gruber alla Zanzara, Luttwak è intervistato da tutti su tutto e dispensa consigli agli italiani sull’intero scibile umano; alcuni geniali (come quando propose di dare in gestione il sito di Pompei alla Disney), altri un po’ meno, soprattutto quando parla di politica estera e si abbandona alla strenua e difesa a prescindere della Casa Bianca.
Qualche tempo fa, a Piazza Pulita, l’ha detta grossa; parlando della Libia ha spiegato che con la disastrosa guerra del 2011, gli Usa non c’entravano nulla: “L’intervento è stato fatto dai francesi e gli inglesi” ha esclamato; e ancora “Responsabili sono Cameron e Sarkozy, erano loro gli entusiasti”.
Un’enormità di questo tipo non si perdona neanche al simpatico Luttwak.
4 LIVELLI DI IRRESPONSABILITÀ
Recentemente il Washington Times ha ricostruito, attraverso documenti segreti ritrovati a Tripoli dopo la caduta di Gheddafi, l’operazione di manipolazione orchestrata da Hillary Clinton (allora Segretario di Stato americano), per legittimare l’intervento militare Usa in Libia.
I documenti sono una serie di telefonate registrate (e confermate dai diretti interessati), intercorse tra alti ufficiali del Pentagono, un membro democratico del Congresso americano e Saif Gheddafi, figlio del Colonnello, nei giorni cruciali della guerra.
Dai documenti appaiono con chiarezza 4 livelli d’irresponsabilità e approssimazione con cui Washington si è rapportata alla crisi libica:
1) il Pentagono agiva indipendentemente dal Dipartimento di Stato, per evitare una guerra che (incredibilmente) erano i militari a non volere e i politici ad imporre.
2) la Cia non aveva la minima idea di cosa stesse realmente accadendo sul terreno, all’interno della guerra civile.
3) il Dipartimento di Stato (cioè la Clinton) non aveva istituito alcun canale diretto di gestione crisi con il regime libico (che, al contrario, aveva il Pentagono), né aveva conoscenza di chi fossero realmente i “ribelli anti-Gheddafi” e di quanti jihadisti e islamisti vi erano al loro interno.
4) La Clinton manipolò le informazioni su un presunto genocidio in atto da parte del governo libico; genocidio smentito dal Pentagono e dalle organizzazioni umanitarie operanti in Libia.
Sarah Leah Whitson, direttore esecutivo del Medio Oriente per Human Rights Watch ha confermato al Washington Times che vi erano state atrocità ma “nulla che potesse far pensare ad un genocidio imminente”. Amnesty International, in un report del settembre 2011, svelò che i crimini erano compiuti anche dai ribelli (torture, esecuzioni sommarie di civili e rapimenti di lavoratori stranieri).
GENERALI “PACIFISTI” E POLITICI GUERRAFONDAI
Come scrivemmo già nel 2011, Hillary Clinton forzò le informazioni, inaugurando la teoria della guerra umanitaria preventiva: colpire Gheddafi non per i crimini commessi ma per quelli che avrebbe potuto commettere. Una vera follia. L’intelligence militare spiegava, al contrario, che Gheddafi aveva dato precisi ordini di non colpire i civili per evitare reazioni internazionali.
Dalle registrazioni si evidenzia come il Pentagono (nella figura dell’Ammiraglio Mullen allora Capo di Stato Maggiore congiunto) non si fidasse delle relazioni che il Dipartimento di Stato e la Cia impacchettavano ad Obama, “ma non c’era nulla che potesse fare per contrastarle”.
La signora Clinton fu inamovibile nel trascinare la Casa Bianca nell’avventura libica (e Obama nel farsi trascinare), ignorando gli avvertimenti del Pentagono secondo cui “gli interessi degli Stati Uniti non erano in gioco, mentre e la stabilità regionale poteva essere minacciata” nel caso di caduta del regime.
Charles Kubic, uno dei mediatori del Pentagono in Libia ha rivelato che dopo la prima settimana di missili americani sulle basi libiche, Gheddafi era disposto a cedere il suo governo per una transizione pacifica a due condizioni: l’eliminazione delle sanzioni contro di lui e l’insediamento di una forza militare in Libia che impedisse la consegna del paese ai jihadisti; “Tutti pensavano che fosse una cosa ragionevole. Ma non il Dipartimento di Stato“.
RICORDIAMOCI QUESTA STORIA
Con buona pace del prof. Luttwak, la Casa Bianca non può esimersi dalle responsabilità di quella guerra disastrosa.
HUNDREDS OF PALMER IN USA: AMERICAN TOURISTS KILL MORE THAN 380 LIONS IN AFRICA EVERY YEAR!
KH for PANAFRICOM / Avec Mailonline/ 2015 07 30/
https://www.facebook.com/panafricom
https://vimeo.com/panafricomtv
Press Review.
Lion Cecil is not the only one …
American tourists kill more than 380 lions in Africa EVERY YEAR.
International Union for the Conservation of Nature says 600 shot annually.
International Fund for Animal Welfare: Americans kill 64 per cent of those!
“There are an estimated 30,000 lions left in Africa, meaning around two per cent of the entire population of the big cats is being killed legally by hunters every year”.
“MAILONLINE” (JULY 30, 2015) DESCRIBES THE HIDDEN REALITY BEHIND THE CASE OF WALTER PALMER :
Excerpts. “American tourists kill more than 380 lions in Africa every year, according to two conservation charities. The International Union for the Conservation of Nature (IUCN) estimates tourists in search of a trophy kill 600 of the big beasts annually. When combined with a report by the International Fund for Animal Welfare, which found that between 1999 and 2008 Americans brought home lion trophies amounting to 64 per cent of kills made, that gives a figure of more than 380 killed every year by American nationals (…)
The report said: ‘Of these trophies, the number imported into the U.S. in 2008 was larger than any other year in the decade studied and more than twice the number in 1999. The global director of IUCN’s Biodiversity Conservation Group, Jane Smart, told The Washington Post that the 600 figure is actually several years old and the true number is likely to be higher (…)”
PALMER’S GROUP OF HUNTER “SAFARI CLUB INTERNATIONAL”:
A LEGION OF MURDERER!
Following “Malonline” “The record book on the Safari Club International website, the group Palmer belongs to, which allows hunters to log their kills and see how they measure up to each other. The hunting group he belongs to, Safari Club International, hosts an online record book where hunters can log their kills of lions and other big game and see how they measure up with others. The website says: ‘You can submit your score and method of kill for any species, and it will interactively show you where you would rank in the book if your entry was submitted today. The group has records of more than 2,000 lions killed and a November 2014 blog post highlights the top 10 African lions shot by members. The post says: ‘The African lion is one of the most challenging and dangerous hunts. Virtually anyone who imagines an African Safari envisions the big maned lion charging the implacable hunter shouldering his European double rifle.”
KH / PANAFRICOM