Fmi: “Per uscire dalla crisi gli italiani devono cambiare mentalità”

l’FMI, l’associazione di usurai internazionali, le lo impone per salvare l’euro e la Ue, mica sarete populisti razzisti euroscettici. Per fortuna che il PD esegue a menadito, come detto da Taddei e la Boschi grida alla vittoria sulla crisi. Ma hanno ragione loro, gli antisistema non ribaltano i loro banchetti, tantomeno appendono cartelli con la foto di Lagarde o Draghi con scritto io qui non posso entrare. Gli euroscettiici sono il nemico, come detto da Mattarella e i paladini della democrazia ribaltano i banchetti dei populisti. Il Pd cancella il diritto allo sciopero, ma guai, è democratico, e per niente populista quindi una mossa politically correct.
 
Secondo il Fondo Monetario internazionale ci vorranno almeno vent’anni per recuperare i livelli di occupazione precedenti al 2008. In questo periodo le istituzioni devono persuadere i cittadini che le assunzioni a tempo indeterminato non ci saranno più
di Luca Steinmann
28 luglio 2015
 
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Christine Lagarde, direttore operativo del Fmi
 
All’Italia ci vorranno almeno altri 20 anni per recuperare i livelli di occupazione precedenti alla crisi. Questo è il risultato di una ricerca condotta dal Fondo Monetario internazionale pubblicata all’interno del suo annuale rapporto sullo stato dell’Eurozona. La previsione fatta è che nel nostro Paese il tasso di disoccupazione diventerà “più alto di quello visto durante la crisi”. Ciò è in controtendenza con quanto stimato per altre economie della zona euro: in Francia, ad esempio, rimarrà a livelli pari a quelli conosciuti durante la crisi, mentre in Spagna “scenderà in modo significativo rispetto a livelli senza precedenti”. Senza promuovere rapidamente alcune riforme strutturali, dice il Fondo, il nostro Paese è destinato a cadere in una stagnazione economica che farà sentire i suoi effetti soprattutto sulle nuove generazioni.
 
Per questo gli economisti dell’Fmi ritengono che l’Italia debba immediatamente spingere sulla crescita economica attraverso cinque azioni consigliate a Roma. Quali? Eccole. Riforma della pubblica amministrazione. Miglioramento dell’efficienza della giustizia civile. Decentralizzazione della contrattazione salariale per una maggiore flessibilità nei contratti nazionali. Una legge sulla competizione per affrontare barriere regolamentari in settori quali retail e trasporti. Rafforzamento delle politiche del Jobs Act e l’introduzione di “misure concrete per ridisegnare” il cosiddetto “wage supplementation scheme in un sistema universale di sostegno” legato alla ricerca di lavoro e al training; insomma, una riforma degli ammortizzatori sociali che porti all’istituzione di un sussidio universale per chi cerca impiego. L’attuazione di queste misure, aggiunge il Fondo, possono dare segnali di ripresa se accompagnate dalla “piena attuazione di riforme già legiferate da tutti i livelli del governo italiano”.
 
Proprio su quest’ultimo punto sono arrivate le critiche del governo italiano . Il ministero dell’Economia, guidato da Pier Carlo Padoan, sostiene che i calcoli del Fmi sono stati fatti senza tenere conto degli effetti positivi introdotti dalle riforme già in atto. Un aspetto messo in evidenza anche da Carlo Cottarelli, ex commissario italiano alla spending review e ora tornato in forze proprio al Fondo. In effetti l’andamento del mercato occupazionale italiano ha registrato dei passi in avanti negli ultimi mesi: a giugno ci sono state 821.544 assunzioni contro 760.446 cessazioni (pensionamenti, mancati rinnovi, licenziamenti), con un saldo positivo quindi di 61.098 contratti. Restano però poche le assunzioni a tempo indeterminato: è tornato negativo il saldo del lavoro stabile, perché sono più i contratti chiusi e finiti che i nuovi appena attivati: 155.388 contro 145.620, il che vuol dire che ci sono 9.768 lavoratori con contratto a tempo indeterminato in meno rispetto a un anno fa. Questi numeri, al di là della risposta italiana alle previsioni del Fmi, confermano il fatto che il lavoro si fa sempre più flessibile e che l’abitudine ad avere certezze professionali coinvolge sempre meno persone.
 
L’urgenza di cambiamento, secondo gli economisti del Fmi, è dovuta proprio dalla necessità di cambiare la mentalità delle nuove generazioni che, dopo sette anni di recessione economica, stanno entrando in una fase di immobilismo. Secondo Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione europea, gli italiani scoraggiati che hanno rinunciato a cercare un’occupazione sono infatti saliti al livello record di 4,5 milioni nel primo trimestre. Significa che per ogni 100 lavoratori italiani ce ne sono 15 che cercano lavoro invano, mentre altri 20 vorrebbero lavorare ma non stanno cercando attivamente. L’atteggiamento passivo è dovuto principalmente alla diffusa sensazione di sfiducia verso il futuro: dopo aver fallito nelle loro ricerche lavorative, molti italiani perdono infatti la speranza di poter trovare un’occupazione decente e si ritirano in un immobilismo deleterio per l’economia nazionale. Si tratta del livello più alto di stagnazione lavorativa di tutta la Ue, persino maggiore della Grecia.
 
ITALIA, I DISOCCUPATI NON CERCANO LAVORO
 
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Fonte: Bloomberg
 
Nella sua previsione, il Fondo continua dicendo che le riforme sono indispensabili per fare fronte ai cambiamenti economici globali che tutti i Paesi devono preparasi ad affrontare e per i quali l’Italia è ancora molto indietro. Una visione condivisa anche da Filippo Taddei, professore alla John Hopkins University e responsabile economico del Pd: “L’intero mercato è destinato a cambiare e con esso anche la mentalità dei lavoratori italiani”, ha detto intervistato dall’Espresso. “Dobbiamo abituare la gente che l’istruzione sarà molto più lunga e costosa, le assunzioni a tempo indeterminato molte di meno, i tempi di lavoro più lunghi, i pensionamenti verranno posticipati. Le riforme non hanno solo un fine economico, ma anche e soprattutto sociale perché servono a modificare la mentalità lavorativa degli italiani”.
 
I consigli del Fmi, dunque, non hanno solo una funzione strettamente economica, ma sono delle direttive all’Italia su come abituare gli italiani ai cambiamenti e a una situazione in cui le offerte di lavoro saranno minori. Secondo la rivista americana The Atlantic, è inevitabile, infatti, dover iniziare a pensare che si andrà sempre di più verso una situazione in cui il numero di lavoratori “umani” diminuirà e quindi minori saranno anche le assunzioni. Una ricerca di economisti americani recentemente pubblicata sulla rivista mostra come la diffusione sempre maggiore di macchinari automatici nel mercato globale stia drasticamente abbattendo i costi del lavoro e limitando di conseguenza lo spazio per gli uomini , che sono destinati ad occuparsi di mestieri più flessibili e a breve termine.
Fmi: “Per uscire dalla crisi gli italiani devono cambiare mentalità”ultima modifica: 2015-08-02T20:10:37+02:00da davi-luciano
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