Ilva, rinvio a giudizio per Nichi Vendola e la famiglia Riva. 44 persone a proces

ma lui lotta per i diritti dei gay, pazienza se avalla lo sterminio dei tarantini per mezzo dei tumori dell’Ilva. I giusti stanno al di sopra della legge
ilva

Giustizia & Impunità
 
A dibattimento tutti gli imputati che hanno scelto il rito ordinario e tre società. Tra cui l’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, e il sindaco del capoluogo ionico Ippazio Stefano. Assolto ex assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro. Ex governatore: “Ho coscienza pulita”
 
di Francesco Casula | 23 luglio 2015
 
Tre società e quarantaquattro imputati rinviati a giudizio: tra loro ci sono anche l’ex governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, l’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, e il sindaco del capoluogo ionico Ippazio Stefano, oltre a Fabio e Nicola Riva, figli del patron Emilio (deceduto lo scorso anno) e proprietari dell’Ilva che secondo la procura ionica ha emesso nell’aria sostanze nocive per gli operai e i cittadini causando “malattia e morte”. Inizierà il prossimo 20 ottobre il processo “ambiente svenduto” per il disastro ambientale e sanitario di Taranto. Il giudice per le udienze preliminari Vilma Gilli ha rinviato a giudizio tutti coloro che avevano scelto di essere giudicati con il rito ordinario, inclusi i Riva.
Le accuse per i due industriali, e per l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, l’ex responsabile delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà, l’avvocato del Gruppo Riva Franco Perli e i cinque fiduciari che componevano il cosiddetto «governo ombra» nella fabbrica Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino ed Enrico Bessone, è di associazione a delinquere per aver controllato “l’emissione di provvedimenti autorizzativi nei confronti dello stabilimento Ilva” e per “consentire al predetto stabilimento la prosecuzione dell’attività produttiva”. Manovre che avrebbero poi causato il disastro ambientale, l’avvelenamento di sostanze alimentari e l’omissione di cautele sui luoghi dove operavano i dipendenti. Fabio Riva, in conrcorso Archinà e l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti, deve difendersi anche dall’accusa di corruzione in atti giudiziari per aver versato, secondo i pubblici ministeri, una tangente di 10mila euro per ammorbidire una perizia sull’Ilva.
 
Sotto processo è finito anche l’ex Governatore di Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata per aver fatto pressioni sul direttore geneale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, affinchè assumesse un atteggiamento meno severo nei confronti della fabbrica. “Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno – commenta con una nota l’ex governatore – Sento come insopportabile la ferita che mi viene inferta da un’accusa che cancella la verità storica dei fatti: quella verità è scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti. Io ho rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto”.“Vado a processo con la coscienza pulita” conclude Vendola. Alla sbarra sono finiti anche l’ex presidente della provincia Gianni Florido, il primo cittadino di Taranto, Ippazio Stefano, Luigi Pelaggi, l’ex capo della segreteria tecnica del ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, e Dario Ticali, ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l’autorizzazione integrata ambientale alla fabbrica e l’ex assessore regionale alla sanità Donato Pentassuglia, accusati di favoreggiamento nei confronti di Archinà.
Cinque invece gli imputati giudicati con rito abbreviato. Tre dei quali sono stati assolti: si tratta del maresciallo dei carabinieri Giovanni Bardaro, dell’avvocato Donato Perrini e dell’ex assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro, che dopo la lettura del dispositivo è scoppiato a piangere: “Questa sentenza – ha commentato Nicastro – mi restituisce la serenità con la quale riprendere la mia carriere di magistrato (tornerà in servizio come pubblico ministero a Matera, ndr) e sono certo che questo processo renderà giustizia a Taranto: serve però la giustizia con “g” maiuscola perché questa nobile città non ha bisogno della condanna degli innocenti “. Il giudice Gilli ha condannato invece il sacerdote don Marco Gerardo (10 mesi) e Roberto Primerano (3 anni e 4 mesi), già consulente della procura.
Secondo l’inchiesta condotta dai carabinieri del Noe di Lecce e dalla Guardia di finanza di Taranto, la continua emissione di sostanze nocive è avvenuta con “piena consapevolezza”, cioè, avrebbe determinato un “gravissimo pericolo per la salute pubblica” causando “eventi di malattia e morte nella popolazione”, mettendo a rischio la salute dei lavoratori dell’Ilva e avvelenando i terreni su cui pascolavano greggi di pecore e le acque nelle quale si allevavano le cozze di Taranto.  La decisione del gup di Taranto Wilma Gilli, secondo Angelo Bonelli, “è un fatto importante per la città di Taranto e per tutto il popolo inquinato” che ricorda “Taranto la città dei veleni dove, 30 persone ogni anno hanno perso la vita a causa dall’inquinamento, i bambini si ammalano di tumore del +54% rispetto alla media pugliese, la diossina ha contaminato la catena alimentare e  gli operai muoiono in fabbrica per gravi incidenti sul lavoro, potrà cominciare a sperare di avere  giustizia”.Secondo il coportavoce nazionale dei Verdi “il processo ‘Ambiente svenduto’ sarà il più importante nella storia della Repubblica Italiana e mentre a Roma si approvano vergognosamente decreti salva Ilva che espugnano Taranto – ‘Dum Romae consulitur, Tarentum expugnatur’ – noi continuiamo a sollecitare la necessaria conversione industriale per passare da un’economia dei veleni ad un’economia della vita come accaduto in altri paesi europei come ad esempio a Bilbao e Pittsburgh. Per noi Verdi  – ha concluso Bonelli – che siamo costituiti come parte civile nel processo ‘Ambiente Svenduto’, Taranto non è un caso isolato: bisogna liberare l’Italia dai veleni e dalla corruzione che sono due facce dello stesso problema”.
di Francesco Casula | 23 luglio 2015

Tasse: con il caldo arriva la tassa sul condizionatore. Aggravi di circa 200 euro a famiglia.

Non bastavano i 140 anziani morti a torino per il caldo. Nessuno che grida assassini dimettetevi per carità. Governano i buoni e gli amici. Ora anche la tassa sul fresco. Grazie europa dei popoli, grazie governo dei difensori dei deboli
Dedicato anche ai simpaticoni che dicono “eh l’ha scritto libero”. No, ne parla FEDERCONSUMATORI
 

FEDERCONSUMATORI

 23/07/2015
 

condiz
Da quella sul gradino a quella sull’ombra… a popolare la ricca fauna delle tasse più curiose nel nostro Paese arriva la tassa sul condizionatore.
 
Ebbene sì, sono arrivati a tassare anche l’aria… solo quella condizionata però.
 
L’esigenza di introdurre tale tassa deriva dalla necessità per l’Italia di adeguare la propria legislazione a una direttiva europea. Una direttiva che ha il nobile scopo di tutelare l’ecosistema limitando l’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Nulla in contrario, anzi ben vengano misure in tal senso, non si capisce però perché tutto questo debba ricadere sui cittadini, già vessati da una situazione di grave difficoltà economica.
 
La direttiva in questione paragona i condizionatori agli impianti di riscaldamento, obbligando i proprietari a possedere un libretto di impianto, oltre a introdurre controlli ogni 4 anni dei condizionatori stessi.
 
Tutto ciò si traduce in una spesa non indifferente per i cittadini: per il rilascio del libretto e del primo bollino per i condizionatori si stima una spesa di 180 – 220 euro, che salgono a circa 300 se i condizionatori in casa sono più di uno.
 
A questi costi si aggiungono le ricadute indirette. Non dimentichiamo, infatti, che i condizionatori si trovano anche e soprattutto negli esercizi commerciali, nei ristoranti, negli studi di professionisti… la maggiore spesa a carico di questi ultimi sicuramente troverà modo di ripercuotersi sulle tasche dei cittadini.
 
Sono previste delle multe salate per chi non è in regola: dai 500 ai 3mila euro per il proprietario dei condizionatori.
 
Ci chiediamo se, invece di tassare ulteriormente le tasche già vuote dei cittadini, non sarebbe stato opportuno stanziare incentivi per l’acquisto di condizionatori a basso impatto energetico e per la rottamazione di quelli che consumano di più. In questo modo i benefici per l’ambiente sarebbero stati salvi e anche le tasche dei cittadini che non si possono permettere tali aggravi. Inoltre tale operazione avrebbe dato un buon impulso al mercato, quanto mai necessario in questo momento di crisi.
 
In ogni caso Federconsumatori e Adusbef sono pronte, in sede europea ed anche in ambito nazionale, a mettere in campo tutti gli strumenti per la cancellazione di tale “obolo”.

CE MARDI SOIR SUR AFRIQUE MEDIA TV/ EMISSION ‘FACE A L’ACTUALITE’ DU 28 JUILLET 2015 :

Vers 19h30 GMT ou 20h30 (Yaounde) ou 21H30 (Bruxelles/Paris/Berlin)

REDIFFUSION ce mercredi vers 16h (Bruxelles)

SIKE LM

Présentée par Manuela SIKE

Avec les panelistes, les correspondants internationaux

et Luc MICHEL (en duplex depuis EODE-TV à Bruxelles)

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm/

 THEMES DE FACE A L’ ACTUALITE DU MARDI 28 JUILLET 2015

 I- BOKO HARAM :

Intensification des attentats. Quelles sont les orientations à prendre ?

 II- GUINEE CONAKRY

Présidentielle du 11 octobre 2015 :

Comment éviter le pire ?

 CELLOU DALEIN DIALLO et les autres leaders des partis d’opposition décident de barrer la voix à ALPHA CONDE.

 III- GUINEE EQUATORIALE

La  fête du 03 août 2015 sera célébrée à OYALA, nouvelle ville créée en pleine forêt par son Excellence OBIANG NGUEMA MBAZOGO.

 AMTV/ avec EODE Press Office et PANAFRICOM /

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Ismaele, il diciassettenne sgozzato da due albanesi gelosi

perché mai parlare di questo orrendo delitto a sangue freddo? La vittima è italiana, uccisa da due delinquenti, due risorse. Se fosse stata una risorsa la vittima si sprecherebbero fiaccolate e parole di solidarietà, video interviste con i familiari ma dato che per fortuna la vittima è italiana SILENZIO altrimenti si alimenta il razzismo. Eguagliaza
Aggiunto da Francesco Meneguzzo il 22 luglio 2015
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Uno dei due giovani albanesi fermati per l’efferato omicidio del diciassettenne Ismaele Lulli
 
Pesaro, 22 lug – Un ragazzo come tanti, Ismaele Lulli, diciassettenne di Sant’Angelo in Vado, provincia di Pesaro, lo studente all’Istituto alberghiero di Piobbico trovato morto domenica con la gola tagliata, quasi decapitato probabilmente da un solo violentissimo colpo, in un boschetto vicino al paese famoso per i tartufi.
 
Responsabili di quella che appare una vera e propria esecuzione, tanto per cambiare, due giovani albanesi: un ventenne residente a Urbania – pochi chilometri di distanza – e un diciannovenne residente nello stesso paese della vittima, di cui non sono state ancora rese note le generalità. Questi, prima interrogati per ore dai carabinieri, sono stati sottoposti a fermo. Tra gli indizi a loro carico, anche il fatto che i relativi cellulari sono stati agganciati dalla cella telefonica del luogo in cui è stato trovato il corpo di Ismaele.
 
Dalle ricostruzioni degli investigatori tra gli immancabili social, sui quali si svolge una parte sempre più importante della vita di molti giovanissimi, emergerebbe anche il movente, se così si può chiamare: la fidanzata diciannovenne dell’albanese di Urbania, ingelosito dalla sua frequentazione con Ismaele. Un dramma della gelosia, quindi, consumato a colpi di post su Facebook e altri social, fino all’efferato omicidio cui i nostri milioni di gentili ospiti ci hanno ormai abituato.
 
Due presunti assassini non proprio sprovveduti, per altro, se è vero – come sospettano gli investigatori – che sono stati loro stessi a digitare e trasmettere alla madre dello sfortunato giovane uno strano sms alle 16 di domenica: “Cambio vita, vado a Milano. Non mi cercate”. Un espediente per depistare le indagini e ritardare il ritrovamento del corpo, nel frattempo gettato in un piccolo dirupo.
 
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Un’immagine di Ismaele Lulli
 
Un ragazzo dagli interessi del tutto comuni: dalle discoteche, alla musica, al volontariato nella protezione civile. Conosciuto da tutti in paese, aveva tanti amici, e tra questi – forse l’unico inconsapevole errore nella sua giovane esistenza – anche i due albanesi che l’avrebbero massacrato e che, stando alle ultime notizie, avrebbero fatto le prime ammissioni: “È come se si stessero rendendo conto ora dell’enormità del fatto”, racconta una fonte investigativa che parla di “un delitto da videogame” in relazione al gesto spropositato per un motivo tanto futile.
 
Vero è che con le risorse che ci siamo tirate a bordo non c’è limite al peggio – basti ricordare tra i tanti l’assurdo omicidio del ventisettenne ternano David Raggi lo scorso marzo ad opera di un marocchino ubriaco (già espulso nel 2007 e rientrato su una carretta del mare) – ma non sembrano averci fatto l’abitudine i tantissimi parenti, amici e conoscenti che all’uscita dei due delinquenti dalla caserma dei carabinieri di Sant’Angelo in Vado hanno tentato di linciarli. Invece, sono arrivati sani e salvi al carcere di Villa Fastiggi a Pesaro, lasciandosi alle spalle una comunità cui nessuno restituirà più, oltre a Ismaele, anche la tranquillità costruita nel tempo. Anche questo è un danno irreparabile.
 
Conoscevo Ismaele da quando era bambino”, gridava tra le lacrime un anziano del posto. Tutti noi, in realtà, lo conoscevamo, perché Ismaele è il ragazzo della porta accanto, quello che vedi nascere e crescere accanto alla tua famiglia, a te e ai tuoi figli, che dovevamo difendere e che invece ci siamo fatti sottrarre da bestie la cui effimera considerazione della vita non merita accoglienza e tanto meno comprensione.
 
Francesco Meneguzzo