Hillary Clinton implicata nel colpo di stato in Honduras

ma le donne non sono migliori dell’uomo a prescindere???
 
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luglio 09 2015
 
 
La candidata alle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti e i suoi principali consiglieri lavorarono per rimuovere Zelaya dal potere attraverso un governo di unità nazionale.
 
I messaggi della posta elettronica personale di Hillary Clinton, pubblicati dal Dipartimento di Stato nordamericano, comprendono informazioni sul golpe verificatosi in Honduras nel 2009 contro il presidente Juan Manuel Zelaya.
 
Secondo le e-mail, che partono dal 2009 per arrivare al febbraio del 2013, l’attuale candidata alla presidenza degli Stati Uniti d’America suggerì di utilizzare Lanny Davis, uomo di fiducia di suo marito – l’ex presidente Bill Clinton – come canale di comunicazione con il presidente de facto dell’Honduras, Roberto Micheletti.
 
In questo periodo, Davis lavorava come consulente per un gruppo di imprenditori honduregni che sostennero il colpo di stato militare perpetrato contro Zelaya, un politico di sinistra visto come una minaccia per gli interessi commerciali degli Stati Uniti.
 
In uno dei messaggi di posta elettronica diretto ai suoi consiglieri, Hillary Clinton discusse la possibilità che Davies potesse aiutarla a parlare con Micheletti. Alla stesso tempo, la candidata alle prossime elezioni presidenziali e i suoi principali consiglieri lavorarono per rimuovere Zelaya attraverso un governo di unità nazionale, ma il piano non registrò «grandi progressi». Tuttavia, si creò un enorme lacuna legale, che permise all’esecutivo golpista di porre il veto sul ritorno di Zelaya.
 
Il Governo ‘de facto’ si fece promotore di elezioni ritenute fraudolente, che resero impossibile il ritorno di Manuel Zelaya, secondo la rivista The Intercept. Nei messaggi di posta elettronica, si rivela inoltre che Hillary Clinton ha scambiato informazioni sensibili ma non classificate, sull’attacco a Bengasi, in Libia, avvenuto nel 2012.
 
 
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

Sfrattata, viveva in tenda da giugno: malore fatale per la donna

il diritto alla casa per i moralmente superiori contro le discriminazioni E’ GARANTITO SOLO AI NON ITALIANI. Che dice la società civile? Che fa per i figli che questa donna di 45 anni ha lasciato?????????

pd casa diritto

Porto Recanati, Luana Brugè aveva 45 anni. Morta a casa della madre 

di Emanuela Addario
 
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Luana Brugè pochi giorni fa
 
Macerata, 8 luglio 2015 – Costretta a vivere in tenda da giugno dopo essere stata sfrattata, è morta la donna la cui storia disperata era stata raccontata dal Carlino domenica scorsa. Il dramma di Luana Brugè, 45 anni, di Porto Recanati, si è tragicamente concluso lunedì notte nell’abitazione della madre a Loreto, dove la donna si è spenta dopo un malore. Probabilmente sfiancata dalle precarie condizioni in cui si trovava, disidratata, dopo essersi accampata per giorni vicino al fiume Potenza, la 45enne era stata accompagnata a Loreto dal compagno.
 
La donna, oltre a un figlio di 25 anni, lascia una piccola di appena 6 anni avuta dall’attuale compagno e affidata ai nonni materni. «Non ce la faccio più a vivere così – aveva raccontato Brugè in lacrime al Carlino –. Mi sento male. Mi sento morire». E così purtroppo è stato. Lunedì notte Brugè è spirata in una casa vera, quella della madre. La donna, dopo aver perso l’abitazione perché non riusciva più a pagare l’affitto e senza un lavoro che potesse garantirle un guadagno anche minimo, aveva trovato riparo nella tenda acquistata per una manciata di euro al supermercato, nonostante il caldo torrido di questo periodo. Ma per lei era l’unica soluzione. Aveva detto di aver cercato un’occupazione come donna delle pulizie, ma senza risultati. E anche il compagno, che lavorava come operaio, è disoccupato. Quindi, prima di decidere di rifugiarsi nella tenda, alla coppia non era rimasto altro da fare che affidare la bimba alla nonna. «Almeno mia figlia vive decorosamente – aveva spiegato la 45enne –. Non posso portarla in questo tugurio. Noi ci arrangiamo come possibile ma lei non deve sapere nulla. Appena ho un passaggio vado a trovarla da mia madre. Qui non voglio che venga».
 
Brugè aveva abitato, fino ai primi di giugno, in via San Giovanni Bosco, nel centro di Porto Recanati. «Mio marito ha perso il lavoro da mesi e non ha trovato più nulla – aveva proseguito nel racconto delle sue difficili condizioni di vita –. Io non trovo un posto da oltre un anno. Nemmeno come donna delle pulizie. Ho provato anche negli chalet per la stagione estiva, ma già avevano il personale al completo. Ho girato dappertutto e chiesto anche aiuto al Comune, ma senza ottenere qualcosa di concreto. Non mi ha ascoltato nessuno. Il proprietario di casa, che mi aveva garantito di riuscire a farmi rimanere in casa fino a fine mese, mi ha detto che dovevo andarmene».
 
La 45enne si era già sentita male sabato scorso, a causa del gran caldo. La donna era stata soccorsa dalla Croce Azzurra che l’aveva trovata in un forte stato di disidratazione. Quella mattina erano intervenuti anche i vigili urbani e gli assistenti sociali che si erano resi disponibili ad aiutare la coppia. Purtroppo non è stato possibile. La 45enne è morta prima per un collasso cardio-circolatorio. Nessun commento da parte della famiglia della donna che si è chiusa nel proprio dolore, per proteggere la nipotina.
 
di Emanuela Addario

Mafia Capitale: «I dirigenti collusi saranno trasferiti» | Il Messaggero

i diversamente onesti possono rubare impunemente. Se sei antirazzista, hai diritti superiori alla legge. Nessuno andrà a ribltare un loro banchetto, ma che strano…….

08/07/2015 – di Redazione

Prime anticipazioni dalla relazione del prefetto Franco Gabrielli in uscita nelle prossime ore: si interrompe l’appoggio politico a Salvatore Buzzi con la giunta di Ignazio Marino, ma i dirigenti restano: “Saranno trasferiti”.

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Mafia Capitale, i dirigenti del Campidoglio collusi con il Mondo di Mezzo, il sistema criminale guidato da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, saranno trasferiti attraverso le norme previste dal Testo Unico per gli Enti Locali, che permette al ministro degli Interni di rimuovere i funzionari amministrativi di un’amministrazione anche nel caso in cui il Comune, di Roma in questo caso, non venisse sciolto per Mafia; ipotesi che ormai sembra non essere nemmeno fra quelle prese in considerazioni, sia per ragioni di merito che per ragioni eminentemente politiche.
 
MAFIA CAPITALE, I DIRIGENTI COLLUSI SARANNO TRASFERITI
 
Il Messaggero nella Cronaca di Roma riporta le voci dall’incontro del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza, dove il prefetto di Roma ha presentato preliminarmente la sua relazione alla presenza del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, con il quale l’asse sembra netto: la giunta di Ignazio Marino si distacca, e di molto, da quella di Gianni Alemanno, rispetto al rapporto con Salvatore Buzzi. Ieri il capo dei Pm avrebbe ribadito quanto già affermato in Commissione Parlamentare Antimafia.
 
Va detto che l’associazione si rapporta in modo completamente diverso con le due giunte che si sono succedute nel corso dei due anni circa di durata delle indagini con la giunta guidata da Gianni Alemanno, anche lui indagato per 416 bis, si registra l’esplosione del fatturato di Buzzi. Con l’amministrazione successiva questi contatti di Carminati, ai livelli più alti, non ci sono più, ma non c’è dubbio che rimanga la presenza estremamente pesante di Buzzi e del mondo delle cooperative che ruota attorno a lui
 
C’è però un problema: e si chiama pubblica amministrazione.
 
 L’asse è quello tra il prefetto Franco Gabrielli e il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. E se da un lato il numero uno dei pm rimarca il distinguo tra l’amministrazione di Gianni Alemanno e quella di Ignazio Marino, dall’altra è proprio Pignatone a stigmatizzare la continuità ”amministrativa” tra le due giunte: funzionari, dirigenti e impiegati responsabili di omissioni che non hanno necessariamente una rilevanza penale. Circostanze che incidono pesantemente sulla gestione della cosa pubblica. Nessuno, però, punta all’extrema ratio, vale a dire lo scioglimento per mafia della Capitale
 
“Questioni di opportunità” e di merito politico spingono ad escludere che la città venga commissariata e sciolta per Mafia “in piena Expo e alla vigilia del Giubileo”.
 
 
Ma qualcosa deve essere fatto: Ignazio Marino ha provato a rimuovere alcuni dei dirigenti più esposti, ma il Tar e il giudice del Lavoro spesso li hanno reintegrati. Il ministro degli Interni, tramite il Tuel, potrebbe avere degli strumenti più efficaci.
 
La via più opportuna sembra quella indicata comma V dell’articolo 143 del testo unico per gli enti locali, che riguarda lo scioglimento dei comuni: il ministro dell’Interno potrà rimuovere funzionari e dirigenti, sospenderli o trasferirli. E questo vale «anche nei casi in cui non sia disposto lo scioglimento». La soluzione avrebbe ancora più efficacia per il municipio di Ostia, dove le commistioni sono più forti. Sarebbe esattamente la conclusione alla quale, con un iter differente, si arrivò nel comune di Fondi dove, dopo una proposta di scioglimento per mafia, la giunta finì con il rassegnare le dimissioni, mentre il ministro dell’Interno rimuoveva i dipendenti della Pubblica amministrazione
 
Attraverso, dicevamo, la norma del 143 del Tuel.
 
Anche nei casi in cui non sia disposto lo scioglimento, qualora la relazione prefettizia rilevi la sussistenza degli elementi di cui al comma 1 con riferimento al segretario comunale o provinciale, al direttore generale, ai dirigenti o ai dipendenti a qualunque titolo dell’ente locale, con decreto del ministro dell’Interno, su proposta del prefetto, è adottato ogni provvedimento utile a far cessare immediatamente il pregiudizio in atto e ricondurre alla normalità la vita amministrativa dell’ente, ivi inclusa la sospensione dall’impiego del dipendente, ovvero la sua destinazione ad altro ufficio o altra mansione con obbligo di avvio del procedimento disciplinare da parte dell’autorità competente
 
Così i dirigenti e i dipendenti compromessi con il sistema criminale saranno trasferiti o altrimenti disciplinati.